Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 16 maggio 2025

Il significato autentico del motto di papa Leone XIV

Propongo un’analisi bella e profonda del prof. Daniele Trabucco (docente universitario di Diritto) del motto scelto da Papa Leone XIV per il suo stemma.
Il significato autentico del motto di papa Leone XIV

Il motto scelto da Papa Leone XIV, eletto in data 08 maggio 2025, "In illo uno unum", non si comprende adeguatamente se non alla luce della grande metafisica cristiana di ispirazione agostiniana. 
La fonte è il commento di sant’Agostino di Ippona al Salmo 126 (127 secondo la numerazione ebraica), dove si legge: "Multi enim sunt, et unum sunt: non in se ipsis, sed in illo uno sunt unum". L’unità, dice Agostino, non è posseduta dai molti in virtù di sé, ma solo nella misura in cui essi partecipano a quell’Uno in sé semplice e indiviso, che è Dio stesso. In altri termini, ciò che è molteplice non può darsi come uno se non per elevazione e radicamento in una fonte superiore dell’essere, che rende possibile la comunione senza dissolvere le distinzioni. 
In questa prospettiva, il motto papale non ha nulla a che fare con vaghi auspici di pace o con una retorica dell’inclusione, come taluni commentatori si sono affrettati a suggerire. Esso è, invece, l’affermazione di un principio metafisico e teologico: l’unità autentica, nella Chiesa, nell’uomo, nel mondo, è possibile solo a partire da Colui che è Uno per essenza, non per somma di parti. Cristo, Verbo incarnato, è l’Uno nel quale i molti possono essere uno, poiché in Lui la molteplicità dell’umanità è assunta e redenta nell’unica Persona divina. L’unità ecclesiale, dunque, non è il risultato di compromessi tra visioni o sensibilità diverse, bensì è la conseguenza ontologica della partecipazione al Cristo totale, Capo e Corpo, fondamento e fine.
La modernità, segnata da una tensione continua tra individualismo e collettivismo, ha perduto la nozione di unità come partecipazione all’essere. Si crede, oggi, che l’unità si costruisca mediante contrattazione, consenso, uniformità esteriore. Leone XIV, con la sobrietà ieratica del suo motto, richiama, invece, alla verità profonda: che la Chiesa non è un’istituzione umana da tenere insieme per via organizzativa o dialogica, ma un mistero ontologico, generato e mantenuto da Dio. "In illo uno unum" significa, allora, non solo "in Cristo uno", ma anche: fuori da Lui c'é il disgregarsi inevitabile. Perché ciò che non si radica nell’essere, si consuma nel divenire. Agostino, che parla dalla profondità della sua riflessione sull’essere e sull’amore, offre la chiave di lettura decisiva: voler essere uno "in se ipsis", dice, significa cadere nella dispersione. In altre parole, voler essere uno senza l’Uno significa perdere sia l’unità, sia se stessi. (Daniele Trabucco)

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Il pensiero di Agostino fa cristiano un concetto Plotiniano (e in origine Platonico) : 1) quell' unità "ricevuta" è tuttavia reale, ed eterna 2) quell' Uno dà unità non necessariamente ma volontariamente, Egli è creatore, e conosce e ama ogni creatura.

Anonimo ha detto...

La talare bianca di Leone XIV e il calzino rosso del cardinale Robert Francis Prevost
https://gloria.tv/post/Ejbfd7CtVtvq2wrth1znEqLzd
Ma...siamo a mezzo servizio? Oppure con un piede "sì"e con le scarpe"pomì"?
Bravissimi artigiani calzaturieri d'Italia, non vi sembra di essere in ritardo?
Quando regalerete al nostro pontefice delle calzature rosse (non troppo squillanti, neh )?

by Tripudio ha detto...

E dunque il cardinal Müller avrebbe suggerito a Leone XIV di revocare le restrizioni alla liturgia tridentina.

tralcio ha detto...

Benedetto XVI si mise al lavoro nella vigna , consapevole della presenza pericolosissima dei lupi. Si è accorto che il branco indossava la talare e gli ha fatto lo scherzo da prete, perciò ispirato.

Francesco coi lupi ci parlava e molto volentieri, fino a devastare la vigna. Il mondo ha sperato di aver finalmente preso possesso della Chiesa, ma ululava alla luna.

Così con il sole arriva il leone e per i lupi sono canoni amari!

tralcio ha detto...

Fuori dall’Essere nulla sussiste.
L’Uno è l’uni-verso.
L’epoca che parla di multiverso non lo sa.
Si può essere uno nell’Uno.
Non si può essere altrove.
Quindi nell’Uno c’è la separazione per chi la vuole: eternamente decisa. Per giustizia. L’inferno c’è e non è vuoto.
La divina misericordia chiama all’unita’ partecipata, che è la beatitudine.
Allora la storia della creatura conosce la gloria.

Anonimo ha detto...

I conti non tornano, non possiamo entrare nelle intenzioni del defunto papa abdicatario e le congetture ex post non reggono né a destra né a estrema destra.
Benedetto si fece da parte speranzoso, se non convinto, che Scola gli sarebbe succeduto, pur sapendo che i lupi dal 2005 fossero ancora attivi.
Ne avremmo parlato se avessimo avuto un Leone, un Pio o un Gregorio nel 2013 ?

Anonimo ha detto...

L 'Uno è Dio, che ha creato l'universo.
L'universo è un ' unità nella quale gli opposti coincidono.
Ma l'essere dell'unità non può esser l'Uno.
L ' unità dell'universo consta di parti ma l'Uno non ha parti né può averle.
L ' Uno in sè non ha parti né può esser parte dell' essere dell'universo.
L ' Essere dell ' Uno non ha parti e non è parte eppure è.
L ' idea dell'Uno si può applicare solo a Dio, senza dirci ancora
nulla della sua natura, se una o trina.
La natura di Dio ci viene comunicata dalla Rivelazione, che va
distinta in vera e falsa.
L ' esistenza di Dio, in quanto esprimibile nell'idea dell'Uno, può
invece esser deteriminata dalla ragione.