Suggestioni a "prima lettura" in merito all'omelia
di Leone XIV nella Messa d'inizio del Ministero petrino
L’omelia di Papa Leone XIV, pronunciata in occasione della Santa Messa per l'inizio del ministero petrino (18 maggio 2025), si presenta come un testo densissimo di implicazioni teologiche, ecclesiologiche e pastorali che, nel tono pacato e colmo di riverenza nei confronti del predecessore, Papa Francesco (2013-2025), manifesta nondimeno un orientamento chiaramente differente, segnato da un desiderio di ripresa dell’autenticità della fede cattolica nel solco della Tradizione apostolica.
Non si tratta di una rottura fragorosa, né di una denuncia frontale, ma di una "purificatio per elevationem", cioè di un atto di discernimento nel quale si cerca di distinguere l’essenziale dal transitorio, il permanente dall’occasionale, con l’obiettivo di ricondurre la Chiesa alla sua vocazione propria: custodire, difendere e annunciare integralmente il "depositum fidei".
Il punto di partenza, già nella citazione di Sant’Agostino (354 d.C. - 430 d.C.), è cristocentrico, contemplativo, liturgico. L’accento posto sulla Pasqua come orizzonte interpretativo della transizione petrina segnala la volontà di rifondare il pontificato sulla centralità del Mistero pasquale, evitando derive sociologiche, immanentistiche o pragmatiche.
In ciò si intravede un primo segnale di svolta: non si fa del pontificato uno strumento di costruzione politica della fraternità, ma si afferma che l’unità ecclesiale scaturisce da Cristo, Pastore e Agnello, morto e risorto per noi. È la verità rivelata che fonda l’unità, non il contrario.
Le parole del nuovo Papa sul Conclave sono altrettanto significative: lo Spirito Santo, dice, "ha saputo accordare i diversi strumenti musicali". Questa immagine, apparentemente semplice, rimanda a una concezione organica e gerarchica della Chiesa, dove l’unità non nasce dalla contrattazione o dal compromesso, ma da un’armonia superiore, invisibile e soprannaturale, che solo la grazia può operare.
Emerge qui, con finezza, una critica a una concezione assemblearistica e orizzontale della Chiesa, talvolta affiorata in precedenza, nella quale il "sensus fidei" rischiava di essere ridotto a maggioranza o consenso culturale. La riflessione sulla missione di Pietro si radica nella Scrittura e nei Padri, evitando quelle letture decostruzioniste del primato che, in nome del servizio, ne svuotano il significato dottrinale e istituzionale.
Il Papa parla di "amore oblativo", non semplicemente di "vicinanza", e riafferma che il compito del Vescovo di Roma è pascere, cioè governare spiritualmente, nella carità, ma anche nella verità.
Quando cita l’episodio evangelico di Giovanni 21, egli distingue, come fa il testo greco, tra l’ "agápē" chiesto da Gesù e la "philía" che Pietro può offrire. È una riflessione teologicamente sofisticata, che mostra come l’amore cristiano non sia riducibile a un sentimento umano, bensí la partecipazione all’amore divino: solo chi è stato amato radicalmente può amare oltre misura.
Questo richiamo alla carità soprannaturale si salda con un’ecclesiologia che torna a essere mistica e sacramentale, non funzionale o sociologica. L’insistenza sull’essere "pietre vive" e sul fondamento di Cristo come pietra angolare non è solo una metafora spirituale, ma un’impostazione dogmatica: la Chiesa non si costruisce dal basso, non è frutto di una cultura sinodale intesa in senso assembleare: essa cresce per attrazione verso il suo fondamento, che è Cristo.
In questa luce, la funzione petrina torna a essere interpretata in chiave di presidenza nella carità e nella verità, secondo la lezione delle Costituzioni dogmatiche "Lumen Gentium" del 1964 e "Pastor Aeternus" del 1870 del beato Papa Pio IX (regnante dal 1846 al 1878).
Il momento decisivo dell’omelia giunge quando il Papa si volge alla realtà storica, denunciando con parole misurate ma ferme le ferite del mondo: l’odio, la paura del diverso, il paradigma economico predatorio.
Tuttavia, anche qui si nota una marcata differenza di impostazione rispetto a certe accentuazioni del pontificato precedente: la critica al paradigma economico non scivola nel linguaggio sociologico o ideologico, ma resta ancorata all’antropologia cristiana e alla carità come principio ordinatore.
Quando si cita la "Rerum Novarum" di Papa Leone XIII del 1891, si recupera il cuore autentico della Dottrina sociale della Chiesa: la carità come principio fondativo dell’ordine sociale, non come suo sostituto. Non si tratta, dunque, di "sognare" un mondo nuovo con categorie mutuate da ideologie mondane, quanto piuttosto di operare per una società ordinata secondo giustizia, sussidiarietà e solidarietà, fondata sulla legge naturale e sul Vangelo.
La sintesi tra missione e carità che il Papa Leone XIV propone non è mai annacquamento dell’identità cristiana. Al contrario, egli afferma chiaramente che l’unità non annulla le differenze, ma le valorizza solo se sono orientate a Cristo.
Qui si coglie un altro segnale della svolta in atto: non si tratta di relativizzare la verità per favorire l’incontro, bensí di offrire la verità come dono, nella consapevolezza che ogni vero dialogo non compromissorio e teso ad evangelizzare e a convertire nella libertá nasce da un’identità solida, da una fedeltà vissuta.
Quando il Papa afferma che "questa è l’ora dell’amore", lo fa non in senso intimistico o soggettivo, ma in senso ontologico: è l’amore di Dio che fonda la missione, che precede ogni progetto, che costituisce il criterio di ogni discernimento.
Infine, il riferimento a Papa Pecci (Leone XIII, pontefice dal 1878 al 1903), e in particolare alla "Rerum Novarum", è una scelta eloquente e tutt’altro che neutra. In un tempo in cui la Dottrina sociale della Chiesa rischiava di essere interpretata in chiave fluida e progressista, il Papa richiama una delle sue fonti più solide e strutturanti, per riaffermare che solo la carità vissuta nella verità può essere fermento di pace.
Con questo, Leone XIV mostra di volersi situare nella grande tradizione dei Papi "dottrinari", da san Pio X (1903-1914) a Pio XII (1939-1958), passando per Giovanni Paolo II (1978-2005) e Benedetto XVI (2005-2013), che hanno visto nel Magistero non uno spazio di aggiornamento alle mode del tempo, ma un esercizio di fedeltà dinamica alla Verità rivelata [Magari! Invece il loro era modernismo moderato, ma pur sempre modernismo -ndr].
In conclusione, l’omelia segna un momento teologicamente significativo e, in filigrana, anche storico. Papa Leone XIV non rompe con il suo predecessore, ma lo supera nel senso autentico della parola: lo assume, ne custodisce i semi buoni e ne mostra un compimento più profondo e radicato nella Tradizione. È il passo iniziale di un pontificato che si annuncia sobrio ma deciso, teocentrico e non autoreferenziale, impegnato a condurre la Chiesa lungo il difficile cammino della verità nella carità, senza cedimenti né improvvisazioni.
Daniele Trabucco
In conclusione, l’omelia segna un momento teologicamente significativo e, in filigrana, anche storico. Papa Leone XIV non rompe con il suo predecessore, ma lo supera nel senso autentico della parola: lo assume, ne custodisce i semi buoni e ne mostra un compimento più profondo e radicato nella Tradizione. È il passo iniziale di un pontificato che si annuncia sobrio ma deciso, teocentrico e non autoreferenziale, impegnato a condurre la Chiesa lungo il difficile cammino della verità nella carità, senza cedimenti né improvvisazioni.
21 commenti:
Manca una denuncia delle eresie del dubbio "predecessore", ma questo forse sarebbe stato chiedere troppo. Per il momento ci possiamo accontentare. Certo però che se il fantasma di Bergoglio fosse stato lasciato riposare dovunque si trovi sarebbe stato ancora meglio.
Rallegriamoci cautamente. Sulle interpretazioni di fatti e persone è stato posto il sigillo del 'conflitto', che caratterizza l'interprete e le sue interpretazioni del momento e/o quelle più datate.
Siamo stati scottati, raggirati,. turlupinati per decenni in tutti i modi, da quelli più sottili a quelli più grossolani. Stiamo in guardia. Il professor Trabucco spontaneamente fa le sue interpretazioni colte, che devono essere ancora verificate dal tempo appena iniziato di Leone.
Per dirla con Mic speriamo e preghiamo.
Ringraziamo Iddio, la Vergine Santissima, San Giuseppe, San Michele per il dono del Pontefice, e di questo Pontefice!
Se solo osserviamo cosa succede nelle democrazie occidentali, nelle elezioni politiche brogliate e truccate, perché ci siano uomini del sistema nei vertici ed esecutori,
dobbiamo ringraziare anche Giovanni Paolo II per la Universi Dominici gregis che ha mantenuto blindato il conclave: lì non son riusciti, stavolta, a mettere mano.
Più passa il tempo più si fanno chiare le dimissioni di papa Benedetto.
Solo un cieco resta al buio.
Preghiamo per il Papa!
Eh sì, esiste anche un modernismo raffinato, di lusso: quello dell'eletto. Tutto sta nel non lasciarsi infinocchiare.
Vieni, o Spirto Santo!
Un Papa restauratore davvero
Maurizio Blondet 19 Maggio 2025
Il nuovo Papa "custodisce i semi buoni del predecessore.....", sostiene il prof. Trabucco in conclusione di questo articolo che somiglia ad una sinfonia rossiniana in un continuo crescendo di ottimismo e bontà. Su quali siano questi semi credo che si avrà modo di argomentare e riflettere a lungo.
¥¥¥
Rischia di restare un leone di pochi giorni, ridotto a vita, dalla tecno/scienza dei lupi, in un addestrato cucciolo buonista.
Continuiamo a pregare e a sperare. Però se davvero vogliamo ribadire la centralità di Cristo, perché non c'era il Crocifisso sull'altare?
Dunque alla intronizzazione era presente Zelensky, da imbucato o da invitato di rango? Non è dato sapere, certamente l'incontro privato con Sua Santità non sarà stato casuale per entrambi. La Curia Vaticana non lascia nulla al caso, ovviamente!
Temo grandemente 'na sola universale!
https://www.maurizioblondet.it/un-papa-esauratoire-davvero/
Pourquoi ces drapeaux israéliens accrochés sur les barrières contenant la foule lors de la messe d'intronisation de Léon XIV ? Qui les a autorisés ?
E intanto, il globalismo europeista celebra con entusiasmo la vittoria del suo candidato alle elezioni presidenziali rumene. Me lo immaginavo. Non dir gatto finché non ce l'hai nel sacco.
E quelle arcobaleno?
https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2025/05/19/0326/00555.html
Udienza di stamattina... Sinodalita, Abu Dabi... Tutto si prosegue?
Bisognerebbe conoscere meglio la sua infanzia, con due fratelli maschi più grandi non deve essere stata rose e fiori.
"Infine, il riferimento a Papa Pecci (Leone XIII, pontefice dal 1878 al 1903), e in particolare alla "Rerum Novarum", è una scelta eloquente e tutt’altro che neutra. In un tempo in cui la Dottrina sociale della Chiesa rischiava di essere interpretata in chiave fluida e progressista, il Papa richiama una delle sue fonti più solide e strutturanti, per riaffermare che solo la carità vissuta nella verità può essere fermento di pace".
Il giorno prima della cerimonia di intronizzazione, Leone XIV tenne un discorso a un convegno della Fondazione Centesimus Annos sul tema “Superare le polarizzazioni e ricostruire la governance globale: le basi etiche” dove al parlare del rapporto tra dialogo e dottrina ha detto:
"Abbiamo qui un aspetto fondamentale per la costruzione della “cultura dell’incontro” attraverso il dialogo e l’amicizia sociale. Per la sensibilità di molti nostri contemporanei la parola “dialogo” e la parola “dottrina” suonano opposte, incompatibili. Forse quando sentiamo la parola “dottrina” ci viene in mente la definizione classica: un insieme di idee proprie di una religione. E con questa definizione ci sentiamo poco liberi di riflettere, di mettere in discussione o di cercare nuove alternative.
Si fa urgente, allora, il compito di mostrare attraverso la Dottrina Sociale della Chiesa che esiste un significato altro, e promettente, dell’espressione “dottrina”, senza il quale anche il dialogo si svuota. I suoi sinonimi possono essere “scienza”, “disciplina”, o “sapere”. Così intesa, ogni dottrina si riconosce frutto di ricerca e quindi di ipotesi, di voci, di avanzamenti e insuccessi, attraverso i quali cerca di trasmettere una conoscenza affidabile, ordinata e sistematica su una determinata questione. In questo modo una dottrina non equivale a un’opinione, ma a un cammino comune, corale e persino multidisciplinare verso la verità.
L’indottrinamento è immorale, impedisce il giudizio critico, attenta alla sacra libertà della propria coscienza – anche se erronea – e si chiude a nuove riflessioni perché rifiuta il movimento, il cambiamento o l’evoluzione delle idee di fronte a nuovi problemi. Al contrario, la dottrina in quanto riflessione seria, serena e rigorosa, intende insegnarci, in primo luogo, a saperci avvicinare alle situazioni e prima ancora alle persone. Inoltre, ci aiuta nella formulazione del giudizio prudenziale. Sono la serietà, il rigore, la serenità ciò che dobbiamo imparare da ogni dottrina, anche dalla Dottrina Sociale". DISCORSO DEL SANTO PADRE LEONE XIV
AI MEMBRI DELLA FONDAZIONE CENTESIMUS ANNUS PRO PONTIFICE - https://www.vatican.va/content/leo-xiv/it/speeches/2025/may/documents/20250517-centesimus-annus-pro-pontifice.html
La dottrina sociale della Chiesa continuerà a essere interpretata in modo progressista; un cambiamento del genere non è possibile da un giorno all'altro.
L'impressione che si ricava leggendo l'omelia è che l'apostolo dell'amore non sia san Giovanni, ma san Pietro. Questo da solo è uno svuotamento della funzione petrina. Se considera ancora brano dell’omelia:
"...al contrario, a lui è richiesto di servire la fede dei fratelli, camminando insieme a loro: tutti, infatti, siamo costituiti «pietre vive» (1Pt 2,5), chiamati col nostro Battesimo a costruire l’edificio di Dio nella comunione fraterna, nell’armonia dello Spirito, nella convivenza delle diversità".
San Pietro fu chiamato a confermare i suoi fratelli nella fede, perché fu il primo ad essere confermato in essa. Il discorso del Papa sovverte questa realtà, dando l'impressione che egli sia stato confermato dalla fede dei suoi fratelli. Sempre in questo contesto, egli amplia il fondamento della Chiesa su Pietro, perché secondo san Pietro tutti sono pietra viva e da lì afferma che la funzione del Papa è quella di servire la fede dei fratelli.
Resta da vedere in che modo i Papi modernisti moderati come Giovanni Paolo II e Benedetto XVI fossero Papi "dottrinari".
Da semplice osservatore son convinto che coloro che pensano che l’attuale Papa possa allontanarsi da quanto fatto da Francesco o meglio inserire una retromarcia si stiano illudendo.
Dall’Udienza ai Rappresentanti di altre Chiese e Comunità ecclesiali e di altre religioni, 19.05.2025
Uno dei punti forti del pontificato di Papa Francesco è stato quello della fraternità universale. Su questo lo Spirito Santo lo ha davvero “spinto” a far avanzare a grandi passi le aperture e le iniziative già intraprese dai Pontefici precedenti, soprattutto a partire da San Giovanni XXIII. Il Papa della Fratelli tutti ha promosso sia il cammino ecumenico sia il dialogo interreligioso, e lo ha fatto soprattutto coltivando le relazioni interpersonali, in modo tale che, senza nulla togliere ai legami ecclesiali, fosse sempre valorizzato il tratto umano dell’incontro. Dio ci aiuti a fare tesoro della sua testimonianza!
E ancora:
Desidero rivolgere un saluto particolare ai fratelli e alle sorelle ebrei e musulmani. A motivo delle radici ebraiche del cristianesimo, tutti i cristiani hanno una relazione particolare con l’ebraismo. La Dichiarazione conciliare Nostra aetate (n. 4) sottolinea la grandezza del patrimonio spirituale comune a cristiani ed ebrei, incoraggiando alla mutua conoscenza e stima. Il dialogo teologico tra cristiani ed ebrei rimane sempre importante e mi sta molto a cuore. Anche in questi tempi difficili, segnati da conflitti e malintesi, è necessario continuare con slancio questo nostro dialogo così prezioso.
I rapporti tra la Chiesa Cattolica e i musulmani sono stati segnati da un crescente impegno per il dialogo e la fraternità, favorito dalla stima per questi fratelli e sorelle «che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini» (ibid., 3). Tale approccio, fondato sul rispetto reciproco e sulla libertà di coscienza, rappresenta una solida base per costruire ponti tra le nostre comunità.
Cosa c’è che possa intravvedere un cambio di passo?
Ho visto un suo fratello con la moglie presente alla intronizzazione ed il fratello lo ha salutato con un abbraccio. Fratello e cognata, piccola borghesia. Forse era il fratello più grande di sei anni, non so. Incarnati entrambi saldamente, marito e moglie, mi è sembrato. Ipotesi personale: forse il fratello più grande, di cinque o sei anni, giocava con il più piccolo in una maniera che per il piccolo non era punto divertente. Così spontaneamente il piccolo cominciò ad imitare quello strano e quieto gioco che vedeva in Chiesa durante la Messa. Può darsi. Non so. Mi sembra però che la vita lo abbia poi posto spesso a contatto con maschi troppo e/o malamente incarnati, tipo il defunto J.B. Ora non ha più da temere da parte di nessuno. Sì sì, no no e gli altri vanno al posto che compete loro. Coraggio!
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Rotola la testa di mons.Paglia
l 'interpretazione psicoanalitica dell'infanzia di Leone XIV lascia il tempo che trova.
sono completamente d'accordo con lei, caro Anonimo 20:33, roba da strizzacervelli, niente a che vedere con la fede cattolica; il post ricorda tanto il vecchio famoso film "Io ti salverò", con Gregory Peck e Ingrid Bergman, di Alfred Hitchcock, uscito nel 1945, ma allora si era in piena epoca di ubriacamento psicoanalitico, freudiano; sappiamo bene, però, quale è sempre stata la posizione del magistero cattolico sulla cosidetta scienza psicoanalitica
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