della stampa laicista contro la Chiesa e il papa
“Ma è vero che la Chiesa ha fatto questo?” È con questa domanda, inviatami da un fedele smarrito, che comincia tutto. Una domanda semplice, sincera, nata dopo aver letto, come tanti, il titolo comparso il 18 giugno sulla prima pagina de La Stampa: “Una legge sul fine vita, c’è il via libera del Vaticano.”
Domanda legittima. Perché chi ama la Chiesa si allarma quando la sente tirata in ballo in questioni decisive. E chi vive la fede, intuisce istintivamente che c'è qualcosa che non torna, che quel titolo non è una notizia, ma una forzatura, uno slogan travestito da informazione.
Allora è giusto rispondere. Con chiarezza. E denunciare, con rispetto ma senza esitazioni, il meccanismo sistematico con cui certa stampa laicista manipola la percezione della realtà ecclesiale, non per servire la verità, ma per minare la fede dei semplici e l’autorevolezza della Chiesa.
Un titolo, mille menzogne
Il titolo di La Stampa ha già fatto il danno prima ancora che il lettore apra l’articolo. Nel corpo del testo, in effetti, si ammette che la dottrina della Chiesa non è cambiata: l’eutanasia è ancora considerata moralmente illecita, il suicidio assistito non è compatibile con l’antropologia cristiana, e la via evangelica è l’accompagnamento, non la soppressione.
Ma questo non interessa. L’importante è il colpo d’occhio. Il “via libera del Vaticano” è una menzogna diffusa con finta autorevolezza, un messaggio sintetico ma potente, costruito per disorientare, scandalizzare e insinuare l’idea di una Chiesa che cede.
Il trucco: riesumare i “morti d’ufficio”
Per dare forza alla tesi, l’articolo non si affida alle parole dell’attuale presidente della Pontificia Accademia per la Vita, mons. Renzo Pegoraro, nominato da Papa Leone XIV il 27 maggio 2025. No. Viene invece ripescata una dichiarazione di mons. Vincenzo Paglia, predecessore ormai emerito, che ha compiuto 80 anni e non ha più alcun ruolo attivo o rappresentativo.
È come citare un ex-ministro in pensione per spiegare la linea attuale di governo. Una forzatura evidente, ma funzionale a chi vuole creare una narrativa: quella di una Chiesa ormai aperturista, conciliante, pronta a benedire ogni legge in nome della compassione. È l’antico trucco mediatico: usare le voci del passato per screditare il presente.
In questo caso, il presente si chiama Papa Leone XIV, e disturba. Disturba perché non concede, non si piega, non strizza l’occhio. E perciò, va oscurato.
Parolin: diplomazia, non dottrina
Va anche registrato, per completezza, un intervento del Card. Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano. Incontrando rappresentanti istituzionali, ha auspicato che la legge sul fine vita “sia rispettosa della dignità umana”. Parole nobili e assolutamente condivisibili, ma non certo un’approvazione morale.
Parolin ha parlato da diplomatico, non da teologo. Ha ricordato che ogni legge deve fondarsi su criteri di giustizia e rispetto, non su ideologie. Ma chi vuole leggere in quelle parole una svolta dottrinale, commette un abuso. È un'altra forzatura giornalistica: usare la prudenza vaticana per rivendicare appoggi che non ci sono.
Repubblica e La Stampa: due manovre, un obiettivo
In parallelo, Repubblica ha colpito direttamente la persona del Papa, scrivendo che Leone XIV “non ama la gente”. Perché? Perché non fa bagni di folla, non cerca la telecamera, non si presta a semplificazioni mediatiche. Ma ciò che viene presentato come freddezza è in realtà sobrietà, concentrazione sull’essenziale, fedeltà al silenzio del Vangelo.
Il bersaglio, ancora una volta, è il Papa. Non perché abbia sbagliato, ma perché non piace a chi vorrebbe un’altra Chiesa. Una Chiesa fluida, compiacente, piegata sul consenso, capace di accarezzare tutte le richieste del mondo e dimentica del Cielo.
La Chiesa: salda, nonostante i titoli
La dottrina non è cambiata. Non può cambiare. Non si tratta di rigidità, ma di fedeltà.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 2277) dice chiaramente: “L’eutanasia è moralmente inaccettabile. Un’azione o un’omissione che provoca la morte per eliminare il dolore costituisce un omicidio gravemente contrario alla dignità della persona umana.”
La Chiesa non rifiuta la sofferenza: la redime. Non elimina il debole: lo accompagna. Non teme la morte: la attraversa con Cristo. Le sue leggi non sono di convenienza, ma di salvezza. E il Magistero è il medesimo, ieri, oggi e sempre.
La vera notizia: Leone XIV non si piega
Quello che dà fastidio è che Papa Leone XIV non è manipolabile. È un Papa che parla poco e prega molto. Che corregge gli abusi senza proclami, che ricentra la liturgia, che richiama i sacerdoti alla sobrietà, alla dottrina, al silenzio. Non è popolare tra i salotti, ma è riconosciuto dai pastori fedeli come un dono per la Chiesa.
E allora, proprio perché non si può accusarlo apertamente, lo si circonda di menzogne indirette, di sospetti insinuati, di titoli esplosivi e contenuti ambigui. È la nuova persecuzione della verità: più raffinata, ma non meno velenosa.
A chi mi chiede: “Ma è vero che la Chiesa ha fatto questo?”, oggi rispondo con forza: no, non è vero. La Chiesa non ha cambiato idea, non ha firmato nessun via libera alla morte, non ha smesso di credere nella vita eterna.
La verità è che la fede oggi va difesa anche dai titoli dei giornali. Perché lì si gioca una battaglia sotterranea: non per far crollare la Chiesa, ma per corromperne l’immagine, per stancare i fedeli, per farli vivere in un dubbio sottile, che toglie luce alla coscienza.
Ma noi sappiamo chi siamo. E sappiamo Chi ci guida. “Le mie pecore ascoltano la mia voce, e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno.” (Gv 10,27) Nessun titolo ci ruberà la verità. Nessuna insinuazione ci farà dimenticare il volto mite e saldo del nostro Pastore. E se il mondo ci chiama rigidi, noi rispondiamo con dolcezza: siamo solo fedeli.
(Don Mario Proietti)
(Don Mario Proietti)
8 commenti:
In occasione del Giubileo dei Governanti, il 21 giugno scorso, il Santo Padre Leone XIV ha pronunciato parole che giungono con un perfetto tempismo e suonano come un grave monito: «per avere allora un punto di riferimento unitario nell’azione politica, piuttosto che escludere a priori, nei processi decisionali, la considerazione del trascendente, gioverà cercare, in esso, ciò che accomuna tutti. A tale scopo, un riferimento imprescindibile è quello alla legge naturale, non scritta da mani d’uomo, ma riconosciuta come valida universalmente e in ogni tempo, che trova nella stessa natura la sua forma più plausibile e convincente. Di essa già nell’antichità si faceva autorevole interprete Cicerone, il quale nel De re publica scriveva: “La legge naturale è la diritta ragione, conforme a natura, universale, costante ed eterna, la quale con i suoi ordini invita al dovere, con i suoi divieti distoglie dal male […]. A questa legge non è lecito fare alcuna modifica né sottrarre qualche parte, né è possibile abolirla del tutto; né per mezzo del Senato o del popolo possiamo affrancarci da essa né occorre cercarne il chiosatore o l’interprete. E non vi sarà una legge a Roma, una ad Atene, una ora, una in seguito; ma una sola legge eterna e immutabile governerà tutti i popoli in tutti i tempi” (Cicerone, De re publica, III, 22)».
Il Papa ha proseguito affermando che la legge naturale «universalmente valida al di là e al di sopra di altre convinzioni di carattere più opinabile, costituisce la bussola con cui orientarsi nel legiferare e nell’agire, in particolare su delicate questioni etiche che oggi si pongono in maniera molto più cogente che in passato, toccando la sfera dell’intimità personale», implicito riferimento a quanto sta accadendo.
Alla fine del discorso, il Pontefice ha additato proprio la figura di san Tommaso Moro come esempio per tutti i politici, una figura che «non esitò a sacrificare la sua stessa vita pur di non tradire la verità». Il Lord cancelliere si rifiutò di accettare l’Atto di Supremazia con cui il re Enrico VIII si auto-proclamava capo della Chiesa d’Inghilterra, disconoscendo il primato del Papa. Tommaso Moro fu beatificato da Leone XIII nel 1886 e canonizzato da Pio XI nel 1935 per poi essere dichiarato patrono degli statisti e politici cattolici da Giovanni Paolo II nel 2000. Non è un caso che Lone XIV abbia citato proprio la figura di un santo inglese, contraltare di un Regno Unito che invece volta così platealmente le spalle alla legge naturale varando leggi inique sempre più in aperto contrasto con essa...
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2025/06/lex-naturalis-non-abrogatur-la-voce-di.html?m=1
https://www.renovatio21.com/papa-leone-nomina-al-dicastero-per-la-vita-consacrata-sostenitori-delle-benedizioni-gay-promotori-del-rito-amazzonico-e-nemici-della-messa-antica/
E per favore, con sommo rispetto, chiedo al Papa di non continuare
a siglare cappellini, a prendere pupazzetti , ecc. ecc.per favore si finisca
con l'era del Papa star.Passi tra la folla benedicendo e basta!
Che la dottrina sull'eutanasia sia già cambiata o meno si può discutere, ma certo può OGGI benissimo cambiare così come è cambiata quella sulla pena di morte. Tutto ciò che non è dogmaticamente definito può oggi essere messo in discussione ed essere modificato. La conferma che sia così è data dal fatto che di tutto si discute: eutanasia, ordinazioni femminili, esistenza ed eternità dell'inferno, moralità dell'ergastolo, omosessualità, ecc.
Argomentazione sofista e superficiale. In base a quale principio tutto ciò che viene messo in discussione può essere modificato?
E chi dice che, ad esempio, la sacralità della vita non sia dogmaticamente definita?
Udienza Generale 25 giugno 2025- Papa Leone XIV LIS
Vatican News
https://www.youtube.com/watch?v=5czAkbXSgGw
Io do la papalina a te, tu dai una papalina a me....
https://telenord.it/genova-riconoscimento-ai-figli-di-coppie-di-donne-piciocchi-replica-a-salis-assolva-ai-suoi-doveri-istituzionali-con-sobrieta-90926
L'articolo e' di ieri. Oggi il tg regionale ha mostrato l'incontro delle coppie femminili con la sindaca Salis nella sala di rappresentanza di Palazzo Tursi, sede del Comune. E la registrazione degli atti di nascita con due madri.
E' stato dato rilievo alla figura di una avvocatessa, Ilaria Gibelli, che si batte per i diritti degli omosessuali e che oggi ha REGOLARIZZATO l'atto di nascita di sua figlia.
Piciocchi , l'ex vicesindaco , e" padre di 6 figli e ha anche una nipotina.
Ha inoltre una coppia di ragazzi in affido.
Per chiarezza.
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