Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 30 marzo 2015

Il neo-clero

Che ne dite di questa Analisi da Traditio Liturgica? Non conoscevo la secolarizzazione dell'Oriente greco. Comunque sto preparando un articolo perché mi ha suscitato molte osservazioni e considerazioni che è bene condividere e ulteriormente approfondire.

Il clero ha una grande responsabilità all'interno della Chiesa: è in grado di stimolare e far lievitare una realtà o, al contrario, di deprimerla e necrotizzarla.

In Occidente, il concilio di Trento aveva certamente in mente questo quando istituì i seminari, luoghi deputati alla formazione intellettuale e spirituale del clero.

Non sono di quelle persone che pensano ai seminari come a luoghi ideali. Come ogni scelta umana, anche questo tipo d'istituzioni risentono di limiti e problematiche di varia natura emerse nel corso del tempo.
Ammetto, però, che la loro istituzione aveva un fine positivo: formare un clero di alta qualità. Che ci sia riuscito o meno, poi, è un altro paio di maniche e dipende da luoghi, tempi e persone. La caricatura con la quale si apre questo post ci indica che, nonostante tutto, nella Francia dell'Ancien Règime, il clero non era visto nel modo migliore e che i buoni esempi continuavano a rimanere una minoranza.

Nel tempo attuale, tuttavia, è successo qualcosa di totalmente nuovo, che solo in parte il mondo tradizionalista cattolico ha notato: la nascita di un neo-clero. Questo neo-clero è in rottura più o meno apertamente palese con il passato religioso ed è composto da uomini che, francamente, potremo definire "né carne né pesce".

Non li si può qualificare laici, poiché appartengono ad uno status differente, distinto e appartato da quello laicale. Non li si può definire chierici, poiché hanno profonda idiosincrasia verso tutto quello che definisce il chierico in senso proprio (il dedicarsi alla preghiera, alla riflessione quotidiana sui misteri della fede, al santuario, alla cura delle realtà ecclesiastiche, ad un'istruzione tradizionale...).
Sono sostanzialmente dei chierici desacralizzati che, appena possono, preferiscono il bar all'oratorio, la piazza al presbiterio, la festa e la danza alla compostezza ieratica. Nei casi più tristi, finiscono per avere una doppia vita nella quale manifestano una grande scioltezza e una tranquilla indifferenza, cosa impensabile fino a sessant'anni fa. In questa doppia vita essi si sentono veramente loro stessi!
Non sono "né carne né pesce" ma desiderano la libertà dei laici, pur non essendo tali, e i privilegi dei chierici, pur essendo contro la figura tradizionale del chierico. In questo modo tengono i piedi su due staffe.

Man mano che nell'ambito di una Chiesa vengono meno le vecchie generazioni, emerge sempre più la presenza di questo neo-clero un po' adolescenziale, un po' semplicista, in spessi casi sans souci e superficiale, molto vitalista, sempre animato da una viscerale avversione alle forme religiose tradizionali.

La gente di una certa età che ha ancora il ricordo di uno stile più impegnato e riservato, denomina questi chierici in modo gentile ma serio come “preti moderni”. In realtà, questa definizione significa semplicemente “non preti”.

Già nei lontani anni '80 ricordo uno studente cattolico di teologia che mi confidava: “In seminario ci danno un'istruzione ma non abbiamo alcun modello da seguire. Chi devo seguire io? A chi mi devo ispirare?”. Costui come tutti i suoi compagni di classe finì per divenire un “prete fai da te”, ossia si ritagliò un'immagine di prete come pensava o credeva fosse meglio. L'istituzione non voleva o non aveva il coraggio di fornigli alcun modello, men che meno un modello sacrale, cosa aborrita già da allora. Oggi, che pure un papa sta desacralizzando la sua figura, le cose sono ancor più precipitate verso l'improvvisazione e la secolarizzazione.

Non si creda che questo sia un problema precipuo al mondo cattolico. Anche altre realtà ecclesiastiche lo vivono da tempo, seppure in forma e modalità diversa.
Ad esempio in Grecia esiste il fenomeno dei “ preti signorini”. Costoro, che tendono ad aumentare sempre più, sono preti non sposati che non vivono in monastero. Sono iscritti nel numero dei monaci di un monastero in modo puramente formale, per giustificare il fatto d'essere celibi, ma non sono in grado di condurre una vita religiosa sotto l'obbedienza di una regola. Ricordo uno di essi che molto sinceramente mi disse: “Non sono in grado e non voglio vivere in monastero!”.

Questi “signorini” sono simili al clero latino con la differenza che mentre in Occidente il clero si è ritagliato un suo preciso status, in Oriente il “signorino” si fa uno status a suo uso e consumo con il rischio di divenire molto individualista e, in fin dei conti, di obbedire solo a se stesso. Queste persone, sottoposte ad un maggior rischio  d'individualimo, sono gli episcopabili odierni!

Per essere più chiaro ancora: un vescovo scelto da questi “signorini” e con queste caratteristiche invece di pensare al bonum ecclesiae, finirà per attingere ai soldi della Chiesa e rimpinguare il suo conto corrente sottoponendo la Chiesa stessa ai suoi capricci e promuovendo gente incapace e cortigiana, punendo ed isolando le persone più degne. Sta succedendo e succederà sempre più ...

Ricordo un monaco atonita di una certa responsabilità che mi ripeteva: "Stanno saccheggiando la Chiesa, la Chiesa è piena di ladri". Si riferiva a questo. E non si creda che questo sia solo un problema orientale. È un problema universale!

Per aliam viam, ci troviamo sempre dinnanzi alla stessa problematica posta dall'esistenza del neo-clero. Nel caso greco il neo-clero bizantino non può mostrare aperta antipatia per le tradizioni ma le svitalizza rendendole pura formalità, cose da farsi per poi sbarazzarsi di paramenti sacri e simboli religiosi e correre al caffé del paese per parlare di amenità. Un appartenente al neo-clero greco, così, non s'immerge nella liturgia come in un mistero con il quale riempire di grazia se stesso e i fedeli (prospettiva spirituale-monastica, misterica e mistica) ma la tratta come il palcoscenico di un teatro nel quale mostra se stesso e per questo solo fatto cerca lodi e consensi. Invece di succedere il contrario come dovrebbe, Dio, come in Occidente, diviene lo sfondo e l'uomo emerge in primo piano col rischio di oscurare tutto.

Il neo-clero è un flagello per la Chiesa ovunque esso appaia. Purtroppo questo flagello è quanto si merita l'uomo attuale, raramente in grado di poter offrire una qualità migliore a se stesso e agli altri. Ecco, quindi, una delle ragioni dell'implosione del Cristianesimo in se stesso: quando il neo-clero diviene sempre più prevalente, Dio è spinto sempre più sullo sfondo e l'uomo, con il pretesto di Dio, mette in mostra se stesso. Alla fine è la Chiesa stessa che cambia natura e diviene qualcos'altro. Da questa neo-chiesa i cristani fedeli non potranno che appartarsi o fuggire, essendo oramai divenuta una realtà tossica. Ecco in parte spiegata la fuga dalla pratica religiosa, in questi ultimi decenni.

21 commenti:

mic ha detto...

Dobbiamo dedurne che la secolarizzazione è intervenuta pesantemente anche in oriente? Bisognerebbe conoscere qualcosa di più sull'oriente russo che, nella morale, ad esempio, appare più saldo e fermo. E la morale dovrebbe discendere dalla fede...

Anonimo ha detto...

ho tra i miei contatti facebook anche dei preti "ortodossi" e quindi già da qualche anno ho constatato di persona come anche il clero greco viva una grande secolarizzazione. Ai paludamenti neri e austeri alternano gli abiti borghesi firmnati. Insomma l'idea che ne ho avuto è proprio quella di un uomo che fa il pope come un lavoro; si veste da pope quando gli è richiesto dal suo incarico e poi si veste alla moda frequentando locali notturni e divertimenti mondani quando è libero dal lavoro...... l'unica differenza col clero postconciliare cattolico è che i greci seppur solo "a lavoro" usano la talare

Anonimo ha detto...

p.s. nel mio commento precedente mi riferivo a pope greci, non ho contatti coi russi. loro ancora credo siano più sani anche se il pericolo è pure per loro.

Angelo ha detto...

Sì, la modernità ha toccato anche la Chiesa orientale. Già fin dagli anni '70 l'Athos era pieno di gru e macchine da lavoro. Una volta vidi un monaco athonita che fumava una sigaretta fuori dal monastero: segno di noia occidentale. E' probabile che il clero orientale sia spesso ignorante, supponente, a volte iscritto alla massoneria (v. Atenagora), di dubbia moralità, etc. Ma hanno mantenuto le forme, e questo è fondamentale: "Fate quel che dicono, non quel che fanno".

mic ha detto...

Il problema, caro Angelo è quando la 'forma' diventa un guscio vuoto in ragione sia di chi celebra indegnamente che di chi partecipa senza esser stato 'formato'. Se il "fare quel che dicono" sono i retti insegnamenti, la trasgressione clericale è contenuta nelle eccezioni che ci sono sempre state (chi davvero conosce, ama e serve il Signore) e i fedeli sono salvaguardati.

RAOUL DE GERRX ha detto...

OT. Publiée par le journal "Rivarol", une interview importante de Mgr Faure, le nouvel évêque consacré par Mgr Williamson :

http://tradinews.blogspot.pt/2015/03/rivarol-mgr-jean-michel-faure-menzingen.html

Luís Luiz ha detto...

Una domanda: sono già 15 giorni dalla negazione dei due dogmi da parte di Jorge Bergoglio. Il post di mic su questo blog è stato scritto un giorno dopo e quello di Antonio Socci, dopo altri due giorni. Ancora nessuna risposta. Fino a quando dobbiamo canonicamente aspettare per poter dire che o il dogma cattolico è stato "annullato" come l'inferno e le anime, o che abbiamo davanti a noi una contraddizione ambulante nella figura di papa Francesco?

Anonimo ha detto...

Pertinentissima osservazione..... risposta: in Vaticano (Sede Apostolica Franceschina) è stato adottato il sistema all'ITALIANA. Con riverberi mondialisti, ovviamente.

Luís Luiz ha detto...

Su Infocatolica, una intervista al cardinale Müller, il grande difensore della ortodossia.

http://www.infocatolica.com/?t=noticia&cod=23621

Caldi elogi a Jorge Bergoglio e alla Teologia della Liberazione e, naturalmente, silenzio assoluto sulla negazione dell'inferno e dell'immortalità dell'anima.

Con amici così, il dogma non ha bisogno di nemici.

Franco ha detto...

Se non ho capito male il discorso di Amerio e Redaelli, la volontà è mossa dall'intelligenza, che le mostra l'oggetto gratificante, il Bene verso cui muoversi.
Oggi l'intelligenza è limitata, perchè la nostra è una RAGIONE STRUMENTALE, che coglie nella natura e nel mondo solo le forme utili alla decostruzione e manipolazione tecnica. Di fronte a casa mia c'è un megastore di strumenti informatici: entrando si ha l'impressione che tutto sia stato costruito dall'uomo; l'uomo vede le lampadine e non la Luna; l'idea di Dio è nei più di fatto del tutto assente. L'uomo moderno non riesce a vedere nel mondo i segni del "digitus Dei". Perfino i teologi si astengono dalla "teologia razionale", quella che parte dall'osservazione della natura,
come nelle "cinque vie" di san Tommaso, e si ritirano nella ridotta della "svolta antropologica", per cui le tracce di Dio possono essere ( stentstamente ) colte solo negli impulsi del subconscio.

Sfugge una cosa molto importante: le leggi che reggono gli enti del mondo hanno un valore assoluto, giustificabile solo se provenienti da un Potere Supremo. Per cui paradossalmente, proprio lo studio della microfisica e della logica potrà fornirci il "balcone sull'infinito" che attualmente ci sfugge.
Proprio la Patristica greca era pieno del senso del mondo come "teofania", realtà materiale in cui balugina e talora splende la luce di Dio creatore.

Se i "preti giovani" si comportano così, è perchè non riescono più a cogliere
interiormente il Sacro a cui darsi "con tutta
l'anima, con tutto il cuore e con tutta la mente".
Nel campo della cultura cristiana ha diritto di
cittadinanza anche la "mistica razionalistica".

Anonimo ha detto...

Un'agenzia di stampa, un tempo rispettata ed autorevole voce cattolica (sia pure post-conciliare)
diventata simile a Repubblica.

http://www.riscossacristiana.it/francescani-dellimmacolata-la-strana-vicenda-del-sequestro-di-beni-linformazione-scorretta-dellagenzia-zenit-di-paolo-deotto/

Rr ha detto...

Ricordate il mio post di alcuni gg fa sul prete venuto a visita di controllo? Beh, lui è la rPersonificazione di quanto scritto.
Ieri, a Messa, ne ho visto e sentito un altro. Tutto entusiasta e felice, tutto gioia ed amore . Cinquantenne, voce in falsetto ( o da castrato, si sarebbe detto ai tempi di Lulli).
Sono andata avanti per tutta la celebrazione pregando NS di darmi la pazienza di sopportare fino alla fine e di non farmi essere acida e maligna. Ma non ho fatto la Comunione perché avrei dovuto riconfessarmi.
Rr
Ps: qualcuno più esperto di me mi sa spiegare perché nel Rito ambrosiano NO ad ogni Messa delle Palme cambia il Vangelo, per cui a quella acuì ho assistito si ee' letto il brano su Btania, Maria ed il nardo?

tralcio ha detto...

Messa della domenica delle palme.
Chiesa stracolma.
Nel presbiterio, attorno e dietro all'altare, una cinquantina di adolescenti con in mano rami di palma e di ulivo.
Al momento della consacrazione il sacerdote (dicendo di non esserne disturbato, ma anzi...) li chiama attorno a sè, proprio davanti all'altare, ma chiedendo di stare rivolti verso l'altare e non verso l'assemblea.
Tuttavia un certo numero di ragazzi e ragazze se ne sta girato dall'altra parte...
Si verifica così un assembramento fatto di celebrante, chierichetti in uniforme e "civili" con fronde.
Ai piedi dell'altare le catechiste e dietro a loro, non "presidiati" una decina di panche piene di ragazzini, diciamo abbastanza indisciplinati e disattenti.
Ed eccoci alla consacrazione.
I fedeli inginocchiati nelle prime panche dopo i ragazzini possono solo chiudere gli occhi, per cercare di non vedere lo "spennamento dei rami di ulivo, il lancio di foglioline, il chiacchiericcio", i sorrisini di chi sta sull'altare verso "il popolo".
Naturalmente al momento dell'eucaristia non uno di tutti costoro ha ritenuto di esimersi di andare a ricevere il santissimo sacramento.
Osservavo, pensando alla domenica delle palme. Una folla esultante, coinvolta nella festa, pronta ad acclamare l'eroe del momento.
;a non a capire bene chi fosse, ne' a difenderlo quando la massa ha propeso per la crocifissione.
Il sacerdote nell'omelia lo aveva detto bene, chiedendoci di non essere superficiali e distratti.
Peccato che, sotto i suoi occhi, distrazione e superficialità abbiano travolto tutto... Ma si sa, the show must go on. Cosa resterà nei ricordi? Un vago trionfalismo: la chiesa era piena... Piena ... di sè.

Pietro C. ha detto...

La secolarizzazione è un fenomeno che tocca tutte le Chiese. Fa parte della struttura dell'uomo scegliere quello che è più facile e ben pochi fanno il contrario. Quindi appena se ne offre l'occasione il clero (ovunque sia e a qualcunque chiesa appartenga) sceglie la comodità. Il Fanar (il patriarcato greco a Istanbul) è un luogo interessante storicamente ma rilassato clericalmente: è una corte non meno di quanto lo è il Vaticano. Queste corti sono frequentate da preti mondani, orgogliosi e supponenti, con tanta voglia di far carriera. I buoni esempi normalmente se ne stanno alla larga o fanno gli eremiti. Su di essi si può trovare il volto migliore della Chiesa. In Italia il clero cattolico è in gran parte secolarizzato ma lo è pure il clero ortodosso (russo greco o romeno che sia). Sono dati di fatto sui quali non si può che convenire.

Pietro C. ha detto...

Vorrei suggerire a Maria Guarini di guardarsi bene da una lettura ideologica corrente in diversi ambienti tradizionalisti. Questa lettura ideologica dice pressapoco: "Se eravamo senza Vaticano II la Chiesa sarebbe rimasta nello splendore, non nella decadenza". Questa lettura semplicista non tiene conto che anche le Chiese che conservano la tradizione ecclesiastica sono oggi coinvolte dal vento della decadenza perché questo è il problema odierno. Diffidare da chi ha letture sepliciste e in bianco e nero: la realtà è complessa!

mic ha detto...

Pietro C.,
sono ben consapevole di come lo splendore della Chiesa sia stato offuscato in tutte le epoche e come anche prima del Concilio non fossero tutte rose e fiori.
Proprio recentemente mi è capitato di riflettere che a noi (come ad ogni generazione) non è dato tanto "restaurare", quanto sempre "instaurare omnia in Christo"...
I germi della decadenza, oggi esplosi all'ennesima potenza vengono da lontano. Se il concilio appare come uno spartiacque, è perché in esso sono confluite le istanze antropocentriche mutuate dall'abbandono della filosofia perenne e della metafisica che, attraverso le applicazioni 'pastorali' innovatrici, hanno fatto precipitare la crisi. Tant'è che oggi viviamo un momento di particolare e intenso 'passaggio' epocale che viene da un passato prossimo e remoto e da un presente di grande frammentazione e disorientamento persino provocato...
Comunque la Tradizione non è una bandiera da issare ma una miniera in cui scavare per trovare la vena aurifera di cui è portatrice per portarne alla luce, vivere e riaffermare i tesori che appartengono anche al Soprannaturale ed è l'Azione divino-umana di Cristo a rendere tali, non altro.

Anonimo ha detto...

Anonimo,

Adesso il volpi può procurare il suo salario mensile di 5000 €...

Ma non capisco mai nella Repubblica i bene di un ONLUS può essere rubato dal Vaticano...quando il beneficiario non è il Vaticano...


Romano

Franco ha detto...

@ Pietro C. Nel 1961 ( dunque prima dell'apertura del Concilio ) uscì un libro molto importante: "L'eclissi del sacro nella società industriale" di Sabino Acquaviva. Nel saggio era documentata la crisi religiosa già in atto non tanto sulla base di impressioni, quanto di dati statistici precisi.
Pare che Pio XII nei suoi ultimi anni fosse angustiato da preoccupazioni sul futuro, che prevedeva difficile per i cambiamenti nel costume. Certo la promozione del culto di Santa Maria Goretti e di santa Rita da Cascia voleva essere un richiamo al valore della purezza e della fedeltà al vincolo matrimoniale, spinte fiino all'eroismo se necessario ( culti oggi caduti nell'oblio ). Probabilmente l'allentamento dei freni disciplinari a seguito del Concilio, con l'accentuazione del tema della libertà, provocò la "breviario manus" denunciata da Romano Amerio, con lo scivolamento nel sociologismo populista e l'abbassamento del rigore degli studi ecclesiastici, segnato dall'abbandono dell'apologetica in nome del "volemose bene" indiscriminato e qualunquistico.
Ultimamente nella libreria della Facoltà Teologica di Milano ho trovato in svendita parecchi libri di teologia e spiritualità "more antiquo" ma validissimi con il timbro del PIME, Pio Istituto Missioni Estere. Non servono più o è l'attività missionaria a essere in via di dismissione?

Pietro C. ha detto...

"Ultimamente nella libreria della Facoltà Teologica di Milano ho trovato in svendita parecchi libri di teologia e spiritualità "more antiquo" ma validissimi con il timbro del PIME, Pio Istituto Missioni Estere. Non servono più o è l'attività missionaria a essere in via di dismissione?"

Entrambe le cose, penso. Non dimenticherò mai i "consigli spirituali" di quel seminarista a cui accenno nel mio post (quello in cerca di identità sacerdotale). Una volta prete (oggi è canonico confessore nella cattedrale), disse ad una fedele: "Beh, se anche nell'al di là non esistesse nulla, cerchiamo di vivere in modo da non rimproverarci nulla". La verità è che questo neo-clero è agnostico!

Franco ha detto...

@ Pietro C. In sostanza hanno messo la genuina fede cristiana in un KANT... nel senso che si tratta di un agnosticismo postcristiano in cui l'esistenza di Dio e la sopravvivenza dell'anima sono mantenuti come "postulati della ragion pratica", puntelli per rimanere "dignitosamente morali" pur con una fede sminuIta e scolorita. Il problema è che: 1) questo atteggiamento è solitamente insufficiente quando ci si chiede di essere eroici, ben oltre la moralità della gente per bene ( vedasi il caso di san Massimiliano Kolbe ); 2) una fede depotenziata non può essere trasmessa alla nuova generazione.
Quanto ai dubbi sull'aldilà del seminarista, mi viene da dire che oggi, mancando il supporto dell'inserimento in un "popolo cattolico" sempre più assottigliato e in crisi di identità ( non si canta più coralmente "Noi vogliam Dio"), occorrerebbe riconfermare ogni singolo punto cruciale della dottrina con un'apologetica
precisa e convincente, tale da penetrare nell'interiorità e dare all'anima pace e coraggio.

Anonimo ha detto...

Non si puo far un confronto fra un prete Catolico e un pope Ortodosso, Un prete Catolico pasa degli anni in seminario, un greco puo diventare pope, se ha una bella voce (fundamentalmente) e con una preparazione di sei messi.Naturalmente prima del concilio la preparazione nei seminari Cattolici, era catolica, e si insegnava la retta dottrina, oggi se gli insegna ad essere protestanti ed e per quello che non sono piu preti catolici, cosi come i popo greci sono pratticamente dei funzionari religiosi, solo che rispetano la liturgia che e tanto in piu dei nostri. Misericordia Dio mio