Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 25 gennaio 2016

Mattia Rossi, La domenica di Septuagesima

La Domenica di Septuagesima [che ricorreva ieri], nel Rito Romano Antiquior è celebrata nel 64° giorno prima di Pasqua e segna l'inizio di un tempo di preparazione alla Quaresima.
Il Tempo di Settuagesima abbraccia la durata delle tre settimane che precedono immediatamente la Quaresima e costituisce una delle parti principali dell'Anno Liturgico. È suddiviso in tre sezioni ebdomadarie, di cui solamente la prima porta il nome di Settuagesima; la seconda si chiama Sessagesima; la terza Quinquagesima. È chiaro che questi nomi esprimono una relazione numerica come la parola Quadragesima, donde deriva la parola Quaresima. La parola Quadragesima sta ad indicare la serie dei quaranta giorni che dobbiamo attraversare per arrivare alla festa di Pasqua. Le parole Quinquagesima, Sessagesima e Settuagesima ci fanno quasi vedere tale solennità in un lontano ancora più prolungato; però non è meno importante il grande oggetto che comincia ad assillare la santa Chiesa, la quale lo propone ai suoi figli quale mèta verso cui devono ormai tendere tutti i loro desideri e tutti i loro sforzi. (dom Prosper Guéranger. L'Anno Liturgico)
Il breve articolo che segue ci mostra come il gregoriano, “canto della Chiesa” è realmente incarnazione sonora della Parola di Dio, suono dell’Invisibile, epifania sonora del Verbo, splendida preziosa veste di una liturgia insostituibile, che modella sulla stessa melodia alcuni tratti significativi dei cantici della penitenza e dell'attesa con quelli della gioia pasquale. Così come arricchisce di sonore correlazioni parti diverse che si richiamano e arricchiscono vicendevolmente nel corso dell'intero Anno Liturgico. Esempio fra tanti: esiste un fil rouge che collega tra loro i brani di ispirazione battesimale [Se ne può cogliere un assaggio qui: Prospettiva battesimale della Quaresima e della Pasqua nella liturgia romana].
All'apparenza semplici sfumature, ma in realtà frutto di profondità spirituali inesorabilmente perdute nel Novus riformatore. (M.G.)

La domenica di Septuagesima
di Mattia Rossi

clicca sull'immagine per ingrandire
San Pio X, nel suo Catechismo Maggiore, trattando delle domeniche di settuagesima, sessagesima e quinquagesima, precisa: “La Chiesa dalla domenica di settuagesima fino al sabato santo tralascia nei divini uffici l’Alleluia, che è voce di allegrezza, ed usa paramenti di color violaceo, che è color di mestizia, per allontanare con questi segni di tristezza i fedeli dalle vane allegrezze del mondo ed insinuare ad essi lo spirito di penitenza”.
E questo è immediatamente percepibile dall’introito di settuagesima: “Circumdederunt me gemitus mortis, dolores inferni circumdederunt me: et in tribulatione mea invocavi Dominum, et exaudivit de templo sancto suo vocem meam” (Mi circondano gemiti di morte e i dolori dell’inferno, in mezzo alla tribolazione ho invocato il Signore ed Egli, dal suo tempio santo, ha esaudito la mia preghiera).
Non passa, né potrebbe passare, inosservato il pesante allargamento iniziale su “gemitus” (pes quadrato + bivirga episemata). Ma nemmeno sfugge la correlazione che questa prima domenica penitenziale ha con la quaresima e, in particolare, con l’introito della III che, oltre a un medesimo impianto musicale, con il testo dell’introito di settuagesima, fa quasi a specchio: “Oculi mei semper ad Dominum quia ipset evellet de laqueo pedes meo : respice in me, et miserere mei, quoniam unicus et pauper sum ego”.
Come ben insegna sempre Pio X, poi, dalla settuagesima l’Alleluia viene sostituito dal Tractus. E in questa prima domenica, in questo inizio di cammino che condurrà alla Passione, ma anche alla Risurrezione, oltre ai richiami quaresimali, troviamo anche il rimando alla Pasqua.
Il tratto, appunto, con un testo fortemente drammatico come il “De profundis”, è modellato sulla stessa melodia dei cantici (tratti) della Veglia pasquale. Nell’inizio della penitenza è già racchiuso, quasi in guisa di assaggio, il gusto melodico proprio della Pasqua. [Fonte]

1 commento:

Maria Grazia ha detto...

Non sapevo questa differenza del ciclo liturgico novus et vetus.
più approfondisco e più vedo che i cambiamenti non sono stati solo formali ma sostanziali.