Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 29 gennaio 2016

Il Pastore Protestante che difese la Messa tradizionale cattolica: ho molta paura che i Cattolici si trasformino in Riformati

Stralcio dal blog Traditio catholica [qui]. Cose a noi note, sofferte e denunciate; ma sentirle confermare da un protestante!
Leggiamo ora alcuni brani di un'onesta e chiara lettera che un Pastore luterano ha inviato al sacerdote cattolico Joachim Zimmermann, Dusseldorf, Germania. (Da Una Voce Korrespondez, I Jahrg. Heft 3/4, pp. 127-129”.
Splendore della Messa Antiquior
Roma, San Nicola in Carcere.
Non è versus populum: è un Altare basilicale.
Una Chiesa che abbandona la sua lingua cultuale abbandona se stessa. 
Essa sottopone non solo la sua lingua, ma anche la sostanza della Fede, di cui questa lingua è l'eccipiente e il veicolo, alle variazioni e ai mutamenti che di continuo implica l'evoluzione linguistica. 
Il contenuto della Fede non sarà per questo meglio compreso, ma, al contrario, non lo sarà più affatto. 
Tengo a sottolinearlo che il « popolo » comprenda la Messa non è questione di lingua, ma di insegnamento e di istruzione. 
I sacerdoti che nella loro catechesi si servono come di mezzi di propaganda per Cristo e la Chiesa dei « negro spirituals », non dovranno poi meravigliarsi se i fanciulli non sapranno più nulla del mistero del Kyrie eleison
Lutero non ha bandito il Latino dalla Messa (anche se, come generalmente viene ammesso, per ragioni pedagogiche). 
Egli ha voluto il tedesco per le letture e il sermone, ma, per il Canone, si è accontentato di fare delle mere proposte per germanizzarlo e purificarlo (la cosiddetta messa tedesca); purtroppo, per far questo, lo ha miseramente distrutto. 
Il popolo doveva cantare in tedesco, ma il Gloria, il Sanctus e l'Agnus, si mantennero, naturalmente in lingua latina, fino a quasi tutto il secolo XVIII. 
Non bisogna, però, dimenticare una cosa: è vero che le chiese luterane usano da molto tempo la lingua tedesca per il servizio divino. 
Ma questa lingua era nuova. 
Lutero ha creato una lingua liturgica che, col passare dei secoli, è diventata, per così dire, una lingua sacra. 
E ciò è durato fino al tempo dell'Illuminismo. 
Nella restaurazione liturgica del secolo scorso, questa lingua è stata ripresa, ed è stata mantenuta anche nel nuovo Rituale (I-IV) ufficialmente in uso presso di noi. 
Ciò che in questa lingua sorprende per la sua vetustà, ha assunto precisamente la stessa funzione che aveva il Latino nella Messa Romana, conservare il contenuto originario. 
L'abbandono di questa lingua comporterebbe quello del contenuto dogmatico. 
Il nostro tedesco moderno, per molte e gravi ragioni che non posso qui elencare, non è più in grado di esprimere in modo adeguato ciò che Lutero poteva ancora esprimere nel tedesco del suo tempo. 
È così, per esempio, che noi possiamo ancora cantare in quel tedesco melodie gregoriane in modo abbastanza soddisfacente.
Invece, se io volessi farlo sui testi tradotti recentemente dai cattolici, mi si spezzerebbe la lingua e il cuore. 
Lo stesso si deve dire del nuovo Ordinario della Messa: a parte gli slittamenti dogmatici che gli si possono rimproverare, in tale lingua non si può pregare. 
Basta confrontare la versione tedesca del Credo niceno della Nostra Agenda I con quella contenuta nel vostro Ordinario della Messa: il solo cursus ritmico della lingua rivela un abisso tra le due traduzioni. 
In breve: io ritengo oggi impossibile esprimere il contenuto della nostra Fede in un tedesco moderno... 
I cattolici farebbero bene a studiare un po' più profondamente le tristi esperienze delle Chiese riformate. 
Ch'io sappia, nessuno ancora ha intrapreso un lavoro di tanta importanza. 
E ci sarebbe molto da imparare. 
Per esempio, la mensa della Parola più riccamente imbandita — per noi protestanti, il sermone — ha tutta una sua storia. 
Infatti, quanto si è predicato nelle nostre chiese! 
I risultati? 
Buoni frutti, senza dubbio: non sarò io certamente a negare che la Parola di Dio deve essere spiegata. 
Ma per noi è di gran lunga più importante la nozione di Sacramento e la sua comprensione. 
Se la predicazione fosse tanto abile ed efficace quanto si pretende, da 400 anni ad oggi come dovrebbero essere devote e istruite le nostre comunità! 
La separazione tra Parola e Sacramento che impera tra noi da tanto tempo, e la sostituzione della prima al secondo, non solo hanno mortificato nei nostri fedeli la capacità di un reale ascolto, ma hanno talmente intellettualizzato e resa astratta la proclamazione della Parola, che essi non sono più in grado, per quanti sforzi si facciano per tradurla, di comprenderla nella sua efficacia sacramentale. 
A queste riflessioni è il caso di aggiungerne un'altra. 
La dissoluzione della Messa al tempo dell'Illuminismo — dissoluzione pressoché totale — è incominciata con gli esperimenti.
Ci si voleva sbarazzare del « ciarpame » medioevale e farsi più comprensibili. 
Nel convincimento, soggettivamente sincero, che molti inconvenienti potevano essere rimossi con un adattamento ai costumi più raffinati, alle convinzioni religiose dei tempi nuovi, alle, esigenze personali del singolo, si è finito col dare libero corso alla proliferazione di innumerevoli rituali. 
Il risultato è stato quello di vuotare le chiese, proprio come oggi. 
C'è un libro che Le consiglio a questo proposito: la Storia delle antiche forme della Messa nella Chiesa protestante tedesca, dalla Riforma ai nostri giorni, di P. Graff. 
Leggendo quest'opera potrà constatare con suo grande stupore che il vostro « Novus Ordo Missae » già esisteva quasi per intero nel Secolo dei Lumi, se si fa astrazione di qualche espressione legata alle circostanze di tempo. 
È così che la mia prima reazione nell'esaminare i nuovi formulari della Messa (in tedesco) è stata questa: 
i cattolici commettono esattamente gli stessi errori che noi abbiamo commesso in passato e che, del resto, commettiamo di nuovo. 
Il Novus Ordo consente troppe scelte e alternative. 
La conseguenza sarà che ognuno farà quello che meglio gli sembrerà: di qui un caos liturgico senza rimedio e, presso ogni parroco, la comparsa di un particolarismo veramente dittatoriale... 
Della comunione nella mano da noi ancora non si parla. 
I comunicandi ancora s'inginocchiano, e quasi dappertutto lo fanno alla balaustra. 
Per quanto riguarda la celebrazione versus populum, io ho avuto fin dal principio e per istinto delle gravi riserve... 
Che quasi tutti i Cattolici siano caduti nel seducente tranello, dipende, come io temo, da una decurtata concezione del carattere e della funzione del sacerdote e, particolarmente, da un profondo mutamento della fede nella Transustanziazione, cioè nella Presenza reale del Corpo e del Sangue del Signore. 
Ho molta paura che i Cattolici si trasformino in Riformati, e lascino a noi Luterani (pochi) la conoscenza dell'est, per il quale Lutero ha tanto combattuto. 
Cosa ben triste! 
Comincio a scoprire le magnificenze della Messa romana, e molti altri con me, nel momento in cui i Cattolici sembrano volerle perdere. 
Cosa accadrà? 
Sono diventato uno straniero nella mia Chiesa e non potrei più ormai trovare asilo nella vostra... 
(Una Voce-Italia, Marzo 1972 pagg.6-7-8)

9 commenti:

exodus/berni ha detto...

Mandate una copia dell'articolo al vescovo Romano Rossi, e ditegli anche che Roberto De Mattei non è solo uno storico ma anche un difensore vero della Chiesa Cattolica tradizionale, come anche la Dr.ssa Maria Guarini è una vera teologa.
E spiegateGli anche che il popolo se ben formato non ha bisogno della lingia volgare, perché deve capire.
Purtroppo è uno dei molti modernisti che ha lasciato che alcune religiose laiche di Enzo Bianchi fingessero col velo bianco in testa di stare in un monastero benedettino, e non si capisce a fare cosa.
cercate in internet enzo bianchi ha immesso religiose laiche vestite da mezze/suore nel monastero di Civitella S.Paolo, e trovate la foto di tre vecchie suore ed aklcune laiche col velo da suore di Bose con in mezzo il vescovo.

exodus/berni ha detto...

Per vedere bene le foto, cliccate Civitella S.Paolo Monastero Benedettine - accanto scritta fraternità di Bose.

Una volta e fino a poco tempo fa quel monastero era delle suore di clausura benedettine.
Ecco cosa fanno i nuovi vescovi e cosa autorizzano - Libera nos Domine.

Annarè ha detto...

Tristissima e bellissima verità: chi volesse oggi tornare nella Santa Chiesa è quasi impossibilitato dal modernismo, non troverebbe più ciò che secoli fa ha lasciato. Veramente triste iniziare a scoprire i limiti della Riforma protestante, iniziare ad amare la S.Messa cattolica e scoprire che i cattolici stanno abbandonando questo per abbracciare il nulla protestante. Una grave e pesante responsabilità grava sulle spalle dei ministri di Dio, ci sarebbe da tremare spaventati per il tradimento in corso. Oramai i protestanti ci dicono cosa è giusto, i mussulmani difendono il presepe, i semplici fedeli partendo dal basso tentano di difendere la famiglia di Dio, credo che le pietre abbiano incominciato a parlare.

Bah ! ha detto...

Una vecchietta al proprio parroco :
"Padre , io non so quel che dico perche' non conosco il latino ",
" Nonna , state tranquilla e continuate a pregare , perche' il diavolo lo conosce benissimo "!

Japhet ha detto...

Juan Manuel Rodriguez de la Rosa
traduzione, con adattamenti, a cura di Ilaria Pisa



La Chiesa dei primi tempi dovette fronteggiare il paganesimo, allora maggioritario, e lo scontro fu inevitabile, dal momento che il Cristianesimo proveniva dal Cielo, mentre il paganesimo era tutto mondano. Benché sconfitto, esso non scomparve del tutto e – grazie all’azione del Nemico – entrò nella Chiesa sotto forma di eresia.

L’eresia era un principio nuovo, foriero di divisione, scaturito dalla “scelta” (donde l’etimo) che alcuni fecero: mentre i Cristiani infatti accettano l’intero depositum fidei, gli eretici scelsero le verità che preferivano, per confezionare una religione “confortevole” a propria misura. L’eresia nacque da ciò, e se il Cattolicesimo spingeva all’universale, essa frammentava nel particolare.

La Riforma protestante, eretica per eccellenza, portò alla più traumatica frattura dell’universalità cattolica, frattura che fu anche geografica e politica e condusse a sottomettere lo spirituale al temporale [cuius regio, eius et religio].

La liturgia cattolica, che esprime la fede della Chiesa – soprattutto nel Santo Sacrificio della Messa, che rende presente il Mysterium fidei, il più sacro della fede cattolica, la luce abbacinante che inonda la Chiesa e il mondo tutto – ha resistito alla Riforma mantenendo la sua unità e la sua universalità: ha retto alle spinte centrifughe e particolaristiche, perché rappresenta la reale universalità della Chiesa, unità di fede, di dogmi, di sacramenti…

La Messa [tridentina] è come un muro a tenuta stagna, che mantiene intatta la fede, la Parola vivente di Dio, che costantemente ci parla, rendendo sempre presente la realtà del Calvario, della Santa Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. E’ per tale motivo che tutto, nella Messa, è meditato, pulito, attento, misurato, controllato e bellissimo; non v’è spazio per l’improvvisazione, per volgarità, estrosità, sensualità, bruttezza. Questo muro inoppugnabile ci protegge dall’eresia, dalla perversione della fede cattolica nei liquami del mondo, un mondo abbandonato ad istinti ferali. La Santa Messa ci protegge dalle brutture del mondo e dal flagello dell’eresia, e soprattutto protegge il SS. Corpo e il Preziosissimo Sangue del Nostro Redentore.

E’ il Cielo, il Paradiso a proteggerci in ogni Messa [tridentina]. L’Eterno Padre, l’Agnello di Dio, lo Spirito Santo, l’Immacolata Concezione e tutta la Corte celeste assistono alla Santo Sacrificio dell’Agnus Dei. Le grazie di questo Sacrificio sono così inimmaginabili, così ineffabili, ma così reali da lasciare l’anima quasi tramortita; l’anima è come “ferita” dai frutti del Sacrificio, al punto che la ferita non può essere curata se non alla Messa successiva, in cui però diventa vieppiù profonda, fino a che l’anima capisce che la sua vita è la Santa Messa stessa. La Santa Messa è la luce inestinguibile che illumina il cammino della fede che porta alla patria celeste.

La Santa Messa ha sempre indispettito i nemici interni ed esterni alla Chiesa, semplicemente perché è la medicina per il malato. La Verità è così luminosa che il suo bagliore acceca chi si rifiuta di riconoscerla.

irina ha detto...

Questa del capire o non capire il latino è una castroneria. Quando impariamo la lingua madre non capiamo, ripetiamo prima in modo approssimativo poi sempre meglio. Con la ripetizione non solo migliora la pronuncia ma, pian piano si chiarisce anche il significato. Tant'è che oggi le lingue si insegnano non partendo più dalla grammatica ma da facili situazioni comprensibili dalle quali piano piano si risale al vocabolario, alla grammatica per poi approdare alla sintassi.Le persone, prima della rivoluzione sincretistica,seguivano e rispondevano in latino senza conoscere il latino ma comprendendolo. Quella era la lingua della Madre Chiesa nella quale erano cresciuti ed anche la preghiera personale, nella propria stanzetta, era in latino.Il contadino, con la seconda elementare, che aveva ricevuto una buona e costante educazione nella fede usava naturalmente lo stesso latino del medico o dell'aristocratico possidente.

RAOUL DE GERRX ha detto...

Un saint prêtre me disait, dans mon enfance : « Eh quoi ! Le Bon Dieu ne comprend pas le latin ? N'est-ce pas pour Lui que nous, prêtres, célébrons la Sainte Messe ? Quand nous entrons dans une église pour L'adorer, croyez-vous qu'Il ne comprenne pas tout ce que nous lui chantons, même en latin ? »

RAOUL DE GERRX ha detto...

Un saint prêtre me disait, dans mon enfance : « Eh quoi ! Le Bon Dieu ne comprend pas le latin ? N'est-ce pas pour Lui que nous, prêtres, célébrons la Sainte Messe ? Quand nous entrons dans une église pour L'adorer, croyez-vous qu'Il ne comprenne pas tout ce que nous lui chantons, même en latin ? »

Aloisius ha detto...

Sconvolgenti le parole pastore protestante, che non sarà certamente l'unico a pensarla cosi nella sua chiesa; dovrebbero far riflettere le alte gerarchie della nostra Chiesa.

Devo ancora andare ad una Messa con il rito antico, voglio prenderla di punta come impegno costante, preparandomi prima.

Credo che l'unico modo per farla rivivere sia quello di frequentarla numerosi.

Creare un fenomeno visibile: dobbiamo vedere sui giornali il titolo:" nella Chiesa di Francesco sempre più fedeli tornano alla messa con il rito antico".

Condivido che la conoscenza del latino non è affatto un ostacolo, ci renderebbe anche più colti e propensi a valorizzare le nostre origini linguistiche e storiche.

Tra l'altro in un epoca in cui siamo culturalmente colonizzati dall'americanismo, con una lingua che sta sempre più diventando un ibrido italo/inglese (Jobs act, stepchild adoption, location, recruitment, ecc...) persino nel nostro diritto, che lo richiamava spesso fin dall'università.

Del resto per circa un millennio è stata una lingua viva e parlata, non solo da gente colta ma soprattutto dal popolo multirazziale dell'impero romano, figuriamoci oggi.

Pace e bene