Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 1 settembre 2020

Il card. Caffarra su 'fede e cultura' e 'pastorale e cultura'

Risposta, da tenere a memoriale, dell'Arcivescovo emerito di Bologna, Card. Carlo Caffarra, all’avv. Gianfranco Amato, Presidente dei Giuristi per la Vita, in occasione della Lectio magistralis tenuta il 6 dicembre 2015 nell’ambito del seminario di studi sociali organizzato da “Vita è”. Di seguito un suo commento anche su pastorale e cultura

Domanda:
Eminenza, Lei ha parlato del rapporto fede-ragione, che è drammaticamente attuale oggi dove sembra che viviamo un paradosso per cui gli uomini di fede sono diventati gli ultimi difensori della ragione umana. A me interessava un altro rapporto: quello tra fede e cultura. Io ricordo, ero giovane, quando nel 1982 ascoltai Giovanni Paolo II, – credo fosse un suo discorso al M.E.I.C. –, fare questa affermazione: «una fede che non diventa cultura non è pienamente accolta, pienamente pensata, pienamente vissuta». Se ci vuole dire due parole su questo tema, penso che sia utile per tutti.
Risposta:
Perché la fede non diventa cultura? Cultura non significa evidentemente scrivere dei libri. Cultura vuol dire quello che i greci chiamerebbero l’ethos, la casa entro cui si vive secondo certe visioni del mondo, di Dio, delle cose, secondo certi criteri di valutazione morale, eccetera. Questa è la corretta definizione di cultura.
Orbene, la fede non può non generare cultura in quanto non è un fatto privato. Non può non generare cultura, perché è il meridiano che attraversa tutti i paralleli. Tutte le grandi esperienze dell’umano quali il lavoro, l’amore tra un uomo e una donna, la società civile, l’esercizio del potere politico, insomma, tutte le grandi esperienze umane c’entrano con la fede.
Ecco perché Giovanni Paolo II ha detto quelle parole: la fede non è un fatto privato. Siate ben vigilanti perché oggi vi è il grande tentativo di ridurre la fede al fatto privato. Questa tendenza è molto forte. Non accettatelo!
La Chiesa non ha mai scelto volontariamente di andare nelle catacombe. C’è andata e c’è stata nelle catacombe, ma quando l’hanno mandata, con la forza. Con la forza! Ma di propria scelta mai! Perché il suo Sposo fondatore, Gesù, aveva detto: «predicate sui tetti ciò che io vi ho detto segretamente. Predicatelo sui tetti».
Oggi si tende a tacere, sulla base del fatto che così si può andare d’accordo: ma il presupposto non è quello di andare d’accordo.
Uno dei segni che la fede è viva è che genera fatti culturali straordinari. Penso a certi momenti della vita e dello spirito, e mi stupisco: che cosa la fede non ha generato! Questa è cultura.
San Basilio Magno, per esempio, è stato il primo ad organizzare una città della carità dove, da grande pastore che era, accoglieva gli ammalati nei primi ospedali. Pensiamo a tutto ciò che è seguito da quella prima esperienza. C’era la cultura e parliamo del modo con cui va trattato l’ammalato e la malattia. Vi erano due concezioni antiche della malattia: una che la concepiva quale castigo degli Dei, l’altra che la identificava come un fenomeno da studiare sulla base dei principi causa-effetto e che è all’origine dell’attuale scienza medica.
Da quando venne annunciato il Vangelo la Chiesa si trova di fronte a queste due concezioni e non ha dubbi: sposa la seconda e quindi genera. Io non finirei più di parlare di queste cose. L’esperienza cristiana è bellissima in quanto non lascia fuori niente dell’umano. Niente!
Il fatto è che la Chiesa, purtroppo, non è mai riuscita a sconfiggere la tentazione della gnosi, dello gnosticismo. Lo ha detto Papa Francesco che c’è questo laicismo che vorrebbe la fede quale fatto privato e chiuso. E invece, come Papa Giovanni Paolo II ci insegna la fede genera un popolo che ha sempre una sua cultura e genera un’identità.
Le cose oggi vanno male in Italia perché si è pensato di potere sostituire con un pezzo di carta – ossia la Costituzione –, il tessuto connettivo vero di un popolo. Perché io penso: cosa aveva in comune un trentino con un siciliano. Nemmeno la lingua. La cosa in comune era la fede. Lo sguardo verso il Papa che teneva unito il tutto. Questi, erano i tessuti connettivi. Se si erode questo…
Abbiamo visto cosa è successo in Francia, dove questa erosione è in uno stadio molto più avanzato.

* * *
Il cardinale Caffarra ha fatto un accenno anche a pastorale e cultura nella sala dello Stabat Mater dell'Archiginnasio di Bologna, per la presentazione di Ubi Fides Ibi Libertas [Ed.Cantagalli 2106] libro commemorativo nel primo anniversario della scomparsa del cardinale Giacomo Biffi.
«Si assiste a una progressiva delegittimazione della cultura», sale sul ring l'emerito. «In nome di un impegno supposto più pastorale. Ma una Chiesa più povera di dottrina non è più pastorale, è solo più ignorante, e quindi più soggetta alle pressioni del potente di turno».
Il moderatore, il giornalista Paolo Francia, aveva introdotto l'evento come una disfida fra un principe della Chiesa, qual è il cardinal Caffarra, e «il principe laico di Bologna», Fabio Roversi Monaco, rettore del nono centenario dell'Alma Mater e padre del museo della città, Genus Bononiae. Ma gli scroscianti applausi all'etichetta di «ignorante» assestata da Caffarra alla «Chiesa più povera di dottrina» segnalano piuttosto l'inizio di un derby fra i due leader della diocesi, cordiali e distesi entrambi ma così diversi da rappresentare il carattere delle due diverse Bologne che convivono da settant'anni in un'unica città. È apparsa chiara a tutti la sfida alla Chiesa di Bergoglio, di cui mons. Zuppi, l'Arcivescovo in carica, è chiaramente figlio.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

"...Cultura non significa evidentemente scrivere dei libri. Cultura vuol dire quello che i greci chiamerebbero l’ethos, la casa entro cui si vive secondo certe visioni del mondo, di Dio, delle cose, secondo certi criteri di valutazione morale, eccetera. Questa è la corretta definizione di cultura...."

"...Questa è la corretta definizione di cultura..."
"...quello che i greci chiamerebbero l’ethos..."
"...la casa entro cui si vive...
secondo certe visioni del mondo,
di Dio,
delle cose,
secondo certi criteri di valutazione morale..."

Anonimo ha detto...

"Si è prodotto infatti un fenomeno di una singolare ironia: coloro che hanno voluto rovesciare tutti i dogmi hanno creato, per loro uso e consumo, non diciamo un dogma nuovo, ma una caricatura di dogma, che sono riusciti a imporre al mondo occidentale nel suo insieme; così si sono affermate, con il pretesto dell’«affrancamento del pensiero» e sotto la forma dei differenti idoli, i principali dei quali abbiamo enumerato precedentemente, le credenze più chimeriche che si siano mai viste."
R.Guénon "Oriente e Occidente"

Anonimo ha detto...

https://www.huffingtonpost.it/entry/lappello-del-papa-cancellare-il-debito-dei-paesi-piu-fragili_it_5f4e1c3dc5b697186e3b1d96

Anonimo ha detto...

Come Rocky

Un noto quotidiano italiano racconta di come Bergoglio, forse a causa del Coronavirus, si noti molto meno rispetto al recente passato.
L'ho notato anch'io.
Per carità quando parla la puzza di zolfo è sempre la stessa, tuttavia mi sembra molto più intimidito o stanco, non saprei.
Avevo smesso di seguire le sue bislacche vicende dopo le pagliacciate di Pasqua, quelle strane preghiere di lui con la piazza vuota che a quanto pare emozionarono molti.
Forse chissà, ha fatto quello per il quale è stato messo lì da chi comanda realmente; forse tra tanti eretici o apostati fu scelto lui con quella sua faccia imbronciata perché il più cinico per portarci fino a qui.
Doveva abituarci cioè all'idea di un "cambiamento di epoca" come ama sempre ripetere, prepararci ad accettare delle novità irreversibili "dalle quali non si torna indietro". Doveva introdurre questa dittatura sanitaria, renderla "cattolica", farla accettare alle persone semplici (molte delle quali purtroppo continuano a fidarsi di lui) ed imporla ai vili ed ai corrotti che sa bene di avere dalla sua parte.
Ora uscirà una sua nuova enciclica, già preannunciata come ambientalista, mondialista e covidista. Non la leggerò; né leggerò gli approfondimenti e le eventuali correzioni filiali dei conservatori e dei moderati, perché tanto la minestra è sempre la stessa.
Tanto ormai lo ho capito fin troppo bene. Vuole e deve solo dirci che la chiesa è cambiata, che dobbiamo farcene un'idea e noi dobbiamo essere felici di questo progresso.
Vuole dirci che il cambiamento è irreversibile.
La Chiesa è cambiata e ora tocca a noi; che ci piaccia o no dobbiamo sforzarci di entrare nella fantastica era del covidismo.
E non dire che è difficile, non dire che non ce la puoi fare, perché stare al passo con i tempi è il dovere del cristiano di oggi, non ricordi?
Sii adulto, partecipe, responsabile.
Non avere paura, metti la mascherina, non andare a trovare i parenti, resta senza cure, mantieni le distanze, chiuditi in casa.
Ce la puoi fare.
Perché se la Chiesa può cambiare e il papa può cambiare, tutto il mondo può cambiare.
Tommaso Maria Irlanda su Fb

Gederson Falcometa ha detto...

Come giudicare il rapporto tra fede, cultura e inculturazione? Infatti la fede genera cultura, però, quando se vuoi fare l'inculturazione non se vuole una fede generata dalla cultura che se vuole inculturarla?

Anonimo ha detto...

Dove sta il vero potere? Non solo soldi, ma gnosi culturale e spirituale di sapore iniziatico. Intanto il 3 novembre sarà Trump o il caos? E i venti anni di Putin... La scuola che (forse) riprende e per cui cercasi maestri. Un monito di Biffi mentre nuovi iconoclasti segano il ramo su cui sono seduti... Scopri tutto sul Timone di settembre http://www.iltimone.org/news-timone/esoterismo-delite-cosa-ce-sul-timone-settembre/

Anonimo ha detto...


Messe a punto, si fa per dire...

--La cultura come ethos, non come scrivere libri cioè cultura in senso stretto. È una delle definizioni della cultura, come fatto morale, di maturità personale sulla base dei valori. In questo senso, sono "colti" anche i semplici, privi di cultura in senso tecnico o libresco, e persino analfabeti. Esiste però anche la cultura in senso stretto, con la quale bisogna confrontarsi, nel caso della fede, spesso attaccata appunto dagli eruditi, dai colti, spiriti sottili. Ma la cultura in senso stretto è anche il risultato del desiderio umano di sapere, di approfondire, di studiare (sul quale vedi p.e. Aristotele, nel celebre incipit della Metafisica: "Tutti gli uomini desiderano naturalmente di sapere, ne è prova il diletto che proviamo per le sensazioni...". Studiando e approfondendo nel modo giusto, non si giunge forse ad intendere ancor meglio l'opera del Creatore?

--Il voler render la religione un fatto privato solamente, era il dogma del liberalismo: un fatto personale, di coscienza, che non deve incidere nella sfera pubblica, improntandola. Idea falsa, ogni religione crede in valori per essa assoluti, che devono improntare l'ethos pubblico del nostro vivere; nessuna religione può contentarsi di regnare nella sfera privata di ciascuno. Cosa questa visione abbia tuttavia a che vedere con lo gnosticismo, non è del tutto chiaro. Forse perché lo gnosticismo (quale, poi, non era univoco) propugnava un'idea di salvezza del tutto individuale, attraverso la conoscenza di misteri ed iniziazioni in conventicole? Ma la riduzione della religione a fatto privato voluta dal liberalismo, in nome di un concetto moderno e laico di "coscienza" e della sua libertà, appare alquanto diversa da quella che avrebbe propugnato lo gnosticismo, con le sue complicate simbologie, articolate su una dialettica di anima e spirito per noi difficilmente comprensibile.

--Il papa teneva uniti trentini e siciliani, altrimenti estranei gli uni agli altri? Bisognerebbe forse precisare: li teneva uniti moralmente, spiritualmente, in quanto cattolici, educati a valori e stili di vita improntati all'insegnamento della Chiesa. E in questo senso, il papa ha tenuto unita l'Italia per tanti secoli. Ma politicamente e militarmente l'ha sempre tenuta disunita: voleva che fosse libera da dominazioni straniere (questa era la "libertà d'Italia") ma non che fosse politicamente unita, ad opera di un principe italiano o straniero, convinto che l'unità avrebbe rappresentato una minaccia per il suo potere temporale e quindi per la sua libertà d'azione anche come Romano Pontefice, capo della Chiesa universale.
Quando poi questa unità tanto temuta si è realizzata, si è visto che, nonostante le ruberie e le angherie a suo tempo subite, la libertà d'azione del Papa come capo religioso solamente non ne ha sofferto.
MP

Anonimo ha detto...

Secondo me, il Grande Burattinaio (Soros, Gates, Elizabeth II o chi sia) ha fatto capire a Bergoglio di farsi da parte. Pur vendendoci spiritualmente alla Cina come Giggino e la sua congrega ci hanno venduto economicamente, i suoi mandanti non sono soddisfatti. Presto sarà "dimesso", entro gennaio 2021. Anche nel suo caso, sarà addotta la stanchezza, la sciatica, l'improvviso decesso del suo pesciolino rosso...insomma, per i suoi mandanti Bergoglio merita uno stiracchiato sei più... Vedrete se non sarà così... ho un motivo valido per affermarlo. Il motivo del "pensionamento": il popolo, bue ma fino ad un certo punto, sentendo parlare di migranti sta per far partire schioppettate; il fatto che le donazioni ed offerte stanno a zero; la mancata implementazione del culto anticristiano e animista che doveva costituire il clou del progetto. Prevedo dimissioni dopo vittoria della destra, presumibilmente in
6 regioni su 7.


Anonimo ha detto...


Trump o il caos?

È proprio così. Se vince Biden, i Dem trasformeranno l'America in una gigantesca Sodoma e Gomorra. Uno dei loro demenziali progetti consiste nel voler modificare la Carta dei Diritti, introducendovi i "diritti" del mondo lgbt al completo. Questi "diritti" verrebbero in tal modo incorporati nella Costituzione degli Stati Uniti. Un obbrobrio inaudito. Il "diritto" di abortire liberamente lo concederebbero poi sin quasi al nono mese.
E questo non è nemmeno tutto...