Il ruolo segreto della mafia dell’“anello di tucum” nella preparazione dell’assise di ottobre
José Antonio Ureta
Istituto Plinio Corrêa de Oliveira
Dopo che, nella biografia sul loro connazionale cardinale Godfried Daneels, i giornalisti belgi Jürgen Mettepenningen e Karim Schelkens hanno rivelato l’esistenza di una “mafia di San Gallo” che avrebbe contribuito in modo determinante all’elezione di Papa Bergoglio, il cattolico medio ha avuto consapevolezza della forza dei gruppi di pressione persino all’interno della Chiesa.
Ma storici e specialisti conoscono da molto tempo il peso che le lobbies hanno avuto nella vita ecclesiale. Subito dopo la chiusura del Concilio Vaticano II, ad esempio, si venne a sapere del ruolo svolto dalla piovra mediatica dell’ IDO-C (International Centre of Information and Documentation concerning the Conciliar Church) per creare il “concilio dei giornalisti”, il “concilio dei mezzi di comunicazione, che era praticamente un concilio a parte”, come asserì Benedetto XVI nel suo ultimo discorso alla vigilia del giorno in cui la sua rinuncia sarebbe divenuta effettiva.
Non molto tempo fa si è venuti a conoscenza del ruolo svolto da un gruppo di Padri Conciliari, raccolti sotto la denominazione di “Chiesa dei Poveri”, che firmarono un segreto “Patto delle Catacombe” il quale sembra stia raggiungendo la sua piena realizzazione a livello planetario con il pontificato di papa Bergoglio .
L’ex nunzio a Washington mons. Carlo Maria Viganò ha destato scalpore denunciando l’esistenza di una rete omosessuale i cui membri si aiutano a vicenda e che garantisce avanzamenti di carriera ecclesiastica (e copertura nel caso di coinvolgimento in scandali).
Per essere efficaci, questi gruppi di pressione con interessi personali o ideologici devono agire coordinati, tuttavia sempre nell’ombra, imitando l’operare della Massoneria, con i suoi segni misteriosi di reciproco riconoscimento tra fratelli non appartenenti alla stessa loggia.
È noto il brano in cui Marcel Proust traccia un parallelo tra l’agire dei «fratelli» e quello degli omosessuali del suo tempo, di cui parlava per conoscenza diretta: «[Loro] form[ano] una frammassoneria assai più estesa, più efficace e meno sospetta di quella delle logge, giacché risponde a una identità di gusti, di bisogni, di abitudini, di rischi, di apprendistato, di sapere, di traffico, di glossario, e in cui i membri che desiderano non farsi riconoscere subito lo fanno mediante segni naturali o di convenzione» .
Sicuramente in futuro conosceremo l’impatto sulla prossima Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la regione Panamazzonica del gruppo di presuli e missionari impegnati nella Teologia Indigena, versione più aggiornata della Teologia della Liberazione, che ha già adottato il cosiddetto “anello di tucum” come segno convenzionale di riconoscimento.
Tucumã è il nome di una palma dell’Amazzonia dal cui legno si ricava un anello nero, che si suppone essere stato portato dagli schiavi ai tempi dell’Impero, in mancanza di risorse per portare l’anello d’oro dei signori. Sarebbe servito come simbolo di patto matrimoniale, di amicizia, oppure di resistenza. “Era un simbolo clandestino il cui significato solo gli schiavi conoscevano”, asserisce il blog della Pastorale Giovanile della Diocesi di Piracicaba.
Negli anni Settanta due organismi della Conferenza Episcopale Brasiliana, il Consiglio Indigeno Missionario (CIMI) e la Commissione Pastorale della Terra (CPT) adottarono l’anello di tucum come simbolo del’impegno nella lotta di classe e nelle cosiddette “lotte sociali”.
Pare sia stato mons. Pedro Casaldáliga – religioso clarettiano catalano nominato vescovo di São Félix do Araguaia da papa Paolo VI, e promotore del CIMI e della CPT – a rendere popolare il simbolo. Così racconta un altro rappresentante della Teologia della Liberazione, mons. Tomás Balduino, vescovo emerito di Goiás Velho e per molti anni presidente del CIMI:
“Pedro fu consacrato vescovo nel 1971, nella città di São Félix, circondato dal popolo povero di quella regione. Egli ricevette i simboli liturgici adattati alle culture dei popoli indigeni e contadini. La mitra era un cappello di paglia, il pastorale un remo tapirapé e l’anello di tucum, che nelle sue dita e in quelle di molti agenti pastorali, divenne segno dell’impegno della camminata verso la liberazione”.
Mons. Pedro Casaldáliga
Con innegabili doti poetiche, il prelato riassunse così il senso di tale “camminata” nel seguente poema: «Con un callo per anello, / monsignore tagliava il riso / Monsignore “falce e martello”? / Mi chiameranno sovversivo. / E dirò loro: lo sono / Per il mio popolo in lotta, vivo. / Col mio popolo in marcia, vado. / Ho fede da guerrigliero / e amore alla rivoluzione».
L’anello di tucum identificò tanto la personalità e l’agenda rivoluzionaria del vescovo di São Félix do Araguaia, che una delle tesi di laurea scritte su di lui, quella difesa da Agnaldo Divino Gonzaga nel dipartimento di Teologia dell’Università Cattolica di Goiàs, s’intitola, appunto, “Anello di tucum: la missione evangelizzatrice di Pedro Casaldáliga”.
Prova ancora più eloquente dell’importanza che la Teologia Indigena conferisce all’anello di tucum è il racconto che il giornale Alvorada, organo di sensibilizzazione della Prelatura di São Félix, fece sulla cerimonia in cui mons. Pedro Casaldáliga trasmise il governo diocesano al suo successore mons. Leonardo Steiner:
“Pedro, nel consegnare a Leonardo l’anello di tucum, ha ricordato che le cause che difendiamo definiscono chi siamo e che le cause di questa Chiesa sono a tutti note: opzione per i poveri, difesa dei popoli indigeni, impegno con i manovali e i senza-terra, formazione di comunità inculturate e partecipative, esperienza efficace della solidarietà” .
Su una pagina Facebook delle Comunità di Base del Brasile leggiamo questo verso di una poesia in omaggio all’anello di tucum: “Dei popoli esclusi/ sei segno della nuova alleanza”.
Nel 1994 fu lanciato il film “L’anello di tucum”, una fiction in cui un gruppo di fazendeiros infiltra un giornalista nelle Comunità Ecclesiali di Base nel tentativo di provare il loro carattere comunista e sovversivo, ma questi finisce per convertirsi alla causa delle CEB. Nella scena culminante, in cui avviene la conversione, il giornalista-ricercatore ha questo dialogo con mons. Casaldáliga (che recita la parte di sé stesso nel film):
“—Una curiosità, don Pedro: Che significa l’anello nero?
— È l’anello di tucum, una palma dell’Amazzonia, dalle spine un tanto ostiche. Segno dell’alleanza con la causa degli indigeni, con le cause popolari. Chi lo porta, normalmente vuol significare che fa proprie queste cause e le loro conseguenze. Ce la fai a portare l’anello? Ce la fai?
— Ce la faccio.
— Guarda che è impegnativo, eh? Brucia. Molti, molti per quella causa, per quell’impegno, sono arrivati fino alla morte. Noi stessi qui, nella chiesa di São Félix do Araguaia, abbiamo i santuari dei martiri del cammino” .
La stessa domanda sul significato di quell’anello venne formulata nel 2012 dal giornalista Edoardo Salles de Lima al già citato mons. Tomás Balduino, alla vigilia del suo novantesimo compleanno. Egli rispose:
“Rappresenta le nozze con la causa indigena. Quell’oggetto fu fatto dagli indios Tapirapé e si può facilmente vedere come sia bello, addirittura brilla. Noi l’abbiamo adottato come un legame con la causa indigena, ma non soltanto con questa, bensì con ogni causa di mutamento, di trasformazione, alla ricerca del Brasile che desideriamo” .
La funzione “identificatrice” dell’anello venne evidenziata al pubblico, ma soprattutto a quanti si erano impegnati con la Teologia della Liberazione, dal missionario comboniano italiano padre Giampietro Baresi, ormai deceduto, sulla rivista Brasil de Fato:
“— Che significa quell’anello nella sua mano? — È l’opzione per i poveri. (…) È la fedeltà per quella opzione. Perché lo porto? Per rendere noto ciò che sono. L’anello di tucum è la
solidarietà con i poveri. (…) Quando io vedo l’anello in qualcuno, riconosco una simile visione, un simile impegno” .
La nocività dell’uso dell’anello di tucum da parte dei militanti della Teologia della Liberazione fu denunciata già molti anni fa da mons. Amaury Castanho, quando era vescovo emerito di Jundiaí, sulle pagine del giornale Testemunho da Fé, organo ufficiale dell’arcidiocesi di Rio de Janeiro.
Nel suo articolo, il presule iniziava con il sottolineare che “sempre ci sono state e sempre ci saranno tensioni più o meno gravi all’interno della Chiesa”. Dopo il Concilio Vaticano II “una terribile tempesta si è abbattuta sulla nave di Pietro”, e la “Teologia della Liberazione, di taglio marxista, ha radicalizzato le sue posizioni estreme e contestatrici, ideologizzate e partigiane”.
Dopodiché attaccava il segno di riconoscimento reciproco dei suoi promotori: “Il curioso anello di tucum, fatto dal nocciolo di una palma del Nordest, è oggi segno di contestazione nella Chiesa. Uno dei segni, forse il più serio. Lo si trova infilato nelle dita delle mani di un buon numero di sacerdoti e seminaristi, religiosi, religiose e laici. Se è vero che qualcuno lo porta inconsapevolmente – persino nella Chiesa sempre ci saranno gli “innocenti utili” — è altrettanto vero che la maggioranza lo porta come provocatoria affermazione di una chiara opzione per una ecclesiologia che non è, di sicuro, quella della ‘Lumem Gentium’, del Concilio Vaticano II.
“L’anello di tucum comporta, in modo implicito ed esplicito, opzioni eterodosse in favore di una Chiesa ritenuta Chiesa popolare, in opposizione alla Chiesa gerarchica, l’unica istituita da Cristo. Esprime una discutibile e già condannata opzione ‘escludente ed esclusiva’ per i poveri, marginalizzando chiunque non lo sia, come se fosse un oppressore. A partire da questa analisi marxista e parziale della realtà, coloro che portano l’anello di tucum non tentennano nel proporre soluzioni rivoluzionarie, lotte di classe, guerriglie, violenze e terrorismo, che niente hanno di evangelico e di cristiano. (…)
“È la divisione all’interno della Chiesa di Cristo, che la indebolisce, che allontana le pecore dai pastori, che oppone i vescovi al Papa, i vescovi tra di loro, i sacerdoti e i laici ai vescovi (…)
“Intanto i nemici della Chiesa si divertono, applaudono, si fanno i complimenti. Sta succedendo quanto desiderano: una Chiesa che non sia una comunità di amore, che unisca i fedeli a Cristo, fra di loro e con i loro pastori” .
In un successivo articolo, mons. Amaury Castanho tornò ad attaccare con l’accusa di settarismo:
“L’articolo sull’anello di tucum, che ho scritto qualche giorno fa, ha destato scalpore. Anzi, ha scatenato una polemica. A molti è piaciuto e ritengono che erano maturi i tempi perché qualcuno andasse a fondo del problema, rivelando il senso più esatto e totale dell’uso di quell’anello. Qualcuno ci è rimasto male, perché lo usava soltanto come segno per l’opzione per i poveri. Sono finiti sfilandoselo dalle dita! Desideravano vivere in piena comunione con i pastori della Chiesa che è, per volontà di Cristo, gerarchica. Mi hanno felicitato, mi hanno biasimato, mi hanno interrogato diverse volte sull’anello di tucum.
“Parlando con un certo presbitero che era giunto a portare l’anello di tucum, gli ho fornito altre informazioni per chiarirgli le idee. Fra l’altro, gli ho detto che non è solo una mia interpretazione. Anni addietro, ho letto un libro di un vescovo zelante e intelligente del Maranhao. In un intero capitolo, egli arrivava alle stesse conclusioni: l’anello di tucum è un tratto di unione visibile fra coloro che oltre alla ‘opzione per i poveri’, parteggiano pure per la Chiesa ‘popolare’” .
Si può allora asserire che, in quanto tratto di unione visibile di una corrente rivoluzionaria che svolge il ruolo di quinta colonna nella Chiesa, l’anello di tucum ha una valenza analoga ai segni identificatori della Massoneria.
Sta a noi osservare quanti dei partecipanti del prossimo Sinodo lo indosseranno… Allora sapremo se l’assemblea è stata amazzonica o massonica!
30 commenti:
Se la chiesa non sa quello che insegna, e ritiene che ogni insegnamento comunque sia è una ricchezza, è naturale che le conseguenze sono e saranno frammentazione e contrapposizione. Questo sinodo è e sarà l'ennesima fuffa seminatrice di caos che si abbatterà proprio sui popoli amazzonici; popoli che, ancora una volta, diventeranno strumento di scaltri teologi della rivoluzione al fine di diventar loro 'qualcuno' socialmente dal nessuno che sono umanamente, culturalmente e spiritualmente.
Dalla prima lettera di San Paolo ai Corinzi. Cap.10.
Intendo dire che i Pagani quando fanno un sacrificio lo offrono agli spiriti maligni, non certo a Dio. E io non voglio che siate in comunione con gli spiriti maligni. Non potete bere il calice del Signore e quello degli spiriti maligni. Non potete mangiare alla mensa del Signore e alla mensa degli spiriti maligni. Vogliamo forse scatenare la gelosia del Signore ? Siamo forse più forti di lui ?
OT Scusate... La butto lì innanzitutto come promemoria per me stesso, comunque:
https://rosarycoasttocoast.com/rosary-coast-to-coast-2019/
Sarebbe il caso di farlo anche noi e magari, visto che c'è un po' di tempo, cercare di coordinare diversi gruppi di preghiera, e tentare di fare qualcosa di visibile.
@ fabrizio giudici
mi sembra che tu abbia le capacità per organizzare e coordinare. Noi ubbidiamo.
"...è altrettanto vero che la maggioranza lo porta come provocatoria affermazione di una chiara opzione per una ecclesiologia che non è, di sicuro, quella della ‘Lumem Gentium’, del Concilio Vaticano II."
Per entrare nel dettaglio, riferendosi ai musulmani la Lumen Gentium dice":
"...Ma il disegno di salvezza abbraccia anche coloro che riconoscono il Creatore, e tra questi in particolare i musulmani, i quali, professando di avere la fede di Abramo, adorano con noi un Dio unico, misericordioso, che giudicherà gli uomini nel giorno finale"(LG 16).
È chiaro che la LG non parla del naturalismo amazzonico e dell'anello di Tucum. Ma qui si vuol forse sposare la tesi di BXVI secondo cui il CVII è in sé accettabile in quanto non è da confondere col "concilio dei media"?
Affermazioni come quella sopraccitata dovrebbero dunque essere tranquillamente ermeneutizzabili e integrabili nel Magistero come autentiche?
In nome del giusto rigetto di una mostruosità si vuole sdoganare un veleno forse meno appariscente ma altrettanto letale?
Segnalo come OT, scusandomi, l’editoriale di agosto del sito RADICATI NELLA FEDE:
http://unafides33.blogspot.com/2019/07/vorremmo-poter-obbedire-editoriale-di.html
L'uomo religioso ha delle 'aperture' verso il mondo che non si vede. Aperture che, se non sono ben coltivate, ben educate, fanno entrare di tutto. Tutto che entra in modo indiscriminato nelle 'aperture' verso il male che il delinquente intravede, vede e sceglie. Si sono avute generazioni di sacerdoti con un'alta percentuale di uomini che furono e sono più delinquenti che religiosi.
OT
Commento: i media ci informeranno che il papa convocherà quanto prima in Vaticano i due danzatori per congratularsi per la performance 'inclusiva' e abbracciarli con tanto tanto calore...
https://apostatisidiventa.blogspot.com/2019/08/amoris-hallelujah.html?m=1
Sant'Agostino condanna il Sinodo dell'Amazonia
Rendiamo grazie quindi, noi cristiani, al Dio nostro; non al cielo o alla terra, ma a Colui che fece il cielo e la terra. É lui che per l'altissima umiltà di Cristo, per la predicazione degli Apostoli, per la fede dei martiri, morti per la verità e nella verità vivi, ha rovesciato le superstizioni.
- Sant'Agostino, De civitate Dei, IV, 30
(Andrea Sandri)
https://www.aldomariavalli.it/2019/08/07/il-cardinal-vicario-e-lelogio-dello-squilibrio/
Selezionato dal volume “Fissi gli occhi nel sole” – Edizioni Messaggero
“La Chiesa da decenni parla di pace e non la può assicurare, non parla più dell’inferno e l’umanità vi affonda senza orgoglio. Non si parla del peccato, non si denuncia l’errore. A che cosa si riduce il magistero? Mai la Chiesa ha parlato tanto come in questi ultimi anni, mai la sua parola è stata così priva di efficacia. “Nel mio nome scacceranno i demoni …”. Com’è possibile scacciarli se non si crede più alla loro presenza? E i demoni hanno invaso la terra. La televisione, la droga, l’aborto, la menzogna e soprattutto la negazione di Dio: le tenebre sono discese sopra la terra. […]. Forse la crisi non sarà superata finché, in vera umiltà, i vescovi non vorranno riconoscere la presunzione che li ha ispirati e guidati in questi ultimi decenni e soprattutto nel Concilio e nel dopo-Concilio. Essi, certo, rimangono i “doctores fidei”, ma proprio questo è il loro peccato: non hanno voluto definire la verità, non hanno voluto condannare l’errore e hanno preteso di “rinnovare” la Chiesa quasi che il “loro” Concilio potesse essere il nuovo fondamento di tutto.”
Infatti , il Signore ha detto :"Seguimi!" , non ha detto
'affiancami' o anche ' precedimi'
Padre dell’umanità tutta intera».
http://www.lanuovabq.it/it/la-festa-del-padre-dio-chiede-ai-suoi-figli-di-amarlo
Dio non è "Padre dell'umanità tutta intera"
Tutti gli uomini sono creature di Dio; ma figli nel Figlio, l'Unigenito che è Cristo Signore, dono solo coloro che Lo accolgono (Prologo di Giovanni)
Il baco è nella Gaudium et spes, 22. Lo abbiamo ricordato miriadi di volte, ma i conservatori del concilio non recepiscono...
Don Nicola Bus- "Nella Chiesa stalinismo in guanti gialli":
https://apostatisidiventa.blogspot.com/2019/08/il-latrocinio-efesino.html?m=1
https://www.corrispondenzaromana.it/chiesa-cattolica-listituto-giovanni-paolo-ii-e-caduto-ma-con-onore/
[ ] "I fatti non hanno confermato questa strategia, ma hanno avvalorato la legge di Thomas Gresham (1519-1579), secondo cui è la moneta cattiva che caccia quella buona (bad money drives out good), e non viceversa."
[ ] "Jorge Mario Bergoglio oppone il suo “magistero vivente” della Chiesa, a chi si richiama al “magistero vivente” del Vaticano II. Se un Concilio della Chiesa ha sempre ragione, come dare torto a un Papa che si presenta come l’incarnazione di quell’evento?"
CONCILIO vaticano II magistero vivente...del protestantesimo, FRANCESCO I magistero vivente della ----massoneria. Leggo che anche l'autore dell'articolo lo scrive nell'ultima frase.
https://www.maurizioblondet.it/gli-effetti-del-concilio-umanista-commento-a-don-bux/
Ex presidente Istituto Giovanni Paolo II dichiara: Francesco getta semplicemente via le persone.
L'allontanamento dei professori Cattolici dal Istituto Giovanni Paolo II di Roma è stata una "condanna senza processo", ha detto l'ex presidente dell'Istituto, Monsignore Livio Melina, a La Verità (3 agosto).
https://gloria.tv/article/N9rfSpcoPtii4JnJmzhfMVFaU
vorrei ringraziare Mic per la precisazione delle 13.39, che richiede una certa attenzione. Essa si riferisce alla menzione dell'anonimo 12.31 il quale riporta la rivelazione fatta a Madre Elisabetta Ravasio, in cui pare che Dio Padre abbia chiesto un giorno di festività dedicato a Lui, e tra gli altri "suggerimenti" la suora riferì di aver udito questa auto-qualifica di Dio come "Padre dell'umanità intera". Per questo ed altri motivi legati ad un linguaggio stranamente familiare e dimesso - anzi quasi "sottomesso" - di Dio rispetto all'umanità nel suo insieme, quella rivelazione mi ha sempre ispirato diffidenza. Ad es. Dio Padre viene a sminuire o smentire il Santo Timore di Dio, che era sempre un dono dello Spirito Santo ?? vuole solo essere amato e non temuto ?
A me non sembra affatto autentica e affidabile.
Dimenticavo: basta con la bufala di Hiroshima e Nagasaki colpite con l'atomica perché ospitanti comunità cattoliche! Per dare una lezione a Pio XII !?
H
In riferimento al mio commento 7 agosto 2019 08:50... pare che il 13 ottobre si andrà anche a votare, o perlomeno questo è quello che vorrebbe Salvini, vedremo se andrà così.
Mettiamolo nel Cuore dell'Immacolata...
@ H
giorni fa ho letto che una certa signora bulgara è sta messa a capo di un importante organismo europeo. Mi è tornato in mente poi che il Regno Bulgaro ebbe come sovrano/i un casato tedesco. Può per favore mettere un po' di ordine in queste mie imprecisioni? La ringrazio.
Speriamo che la mossa di Salvini non si riveli un boomerang, nel senso
di portare invece ad un governo "tecnico" o 5s + sinistra, che sarebbe
il peggior disastro per il Paese.
SEmbra difficile che il Presidente conceda tranquillamente le elezioni
anticipate, senza prima tentare una delle ben note soluzioni alternative.
Il Regno di Bulgaria.
Basta guardare la voce "I sovrani della Bulgaria" su Wikipedia. C'è l'elenco completo, sin dall'epoca bizantina. Riacquistata l'indipendennza nel 1878 dopo circa 4 secoli di dominio turco, la Bulgaria fu monarchia sino al 1946, con dinastie di origine tedesca.
H
@ H,
grazie.
Quello che volevo capire se questa signora bulgara xy, nominata a presiedere un ufficio (?) UE, avesse nel suo albero genealogico e/o causa matrimonio legami con dinastie tedesche e/o di origine tedesca per due motivi:
1)uno riguarda la Bulgaria in cui la presenza dei discendenti tedeschi non sarebbe evidentemente ignorata ancor oggi;
2)l'altro riguarda la conduzione della Ue, conduzione che ad alti livelli rimane, gira e rigira, nelle lunghe mani di chi ama gestire grandi numeri, siano essi spazi, persone, patrimoni, industrie, denaro.
Tornando a noi, ho dimenticato il nome di questa signora e dell'ufficio UE che presiede. Se lei e/o altri possono aiutare, poi le deduzioni in parte le ho già ipotizzate. Grazie.
Perché è una bufala che Hiroshima e Nagasaki fossero in maggioranza cattoliche? Quali erano gli obiettivi militari!
La bufala è che siano state scelte come bersaglio perché cattoliche non che fossero cattoliche...
Le tre città selezionate per i bombardamenti alla fine furono Kokura, Nagasaki e Hiroshima. Tutte e tre erano centri militarmente importanti, anche per la presenza di industrie militari. Kyoto era stata pure valutata, ma poi esclusa per la grande importanza culturale (rispetto non tributato a Dresda, ma credo che l'importanza di Kyoto per il Giappone sia molto superiore). Kokura fu salvata due volte dalle condizioni atmosferiche di scarsa visibilità, in quanto in entrambe le operazioni era obiettivo primario. In particolare per il bombardamento di Nagasaki, il comandante della missione indugiò a lungo su Kokura sperando nella dissipazione delle nuvole e fu lui, non il comando, a decidere a un certo punto di ripiegare su Nagasaki, che era obiettivo secondario. Per farlo arrivò al limite delle disponibilità del carburante, il che mise a repentaglio il ritorno alla base.
Il caso non esiste, dunque Satana avrà brigato per odio contro le comunità cattoliche giapponesi, ma non c'è lo straccio di una prova storica, anzi i documenti dicono l'opposto, che le due città siano state scelte per il loro cattolicesimo. Trovo persino offensiva questa tesi per la memoria di Pio XII che evidentemente avrebbe dovuto sapere come stavano le cose e non denunciò la questione (dopo la guerra si pronunciò favorevolmente all'adesione alla NATO in prospettiva anti-sovietica).
In ogni caso le città giapponesi pesantemente bombardate in modo convenzionale furono decine, incluso Kobe e Osaka. Ribadendo che alla fine conta il bilancio finale (morti, feriti, e i danni materiali) non il modo con cui furono portati (se si vanno a prendere le foto dei bombardamenti delle varie città e si mescolano senza le didascalie, in molti casi è difficile riconoscere Hiroshima e Nagasaki, anche perché la maggior parte delle costruzioni erano di legno e pure un bombardamento incendiario le radeva completamente al suolo) non c'è traccia di alcuna cospirazione anti-cattolica nei bombardamenti giapponesi.
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