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martedì 13 luglio 2021

Meraki: passione anima creatività

Il termine Meraki, semanticamente, significa far qualcosa con passione: mettere amore e creatività in ciò che si fa. Una parola intraducibile che riflette sfaccettatura magiche: in greco (μεράκι)  infatti, letteralmente è resa con ”essenza di noi stessi”. È un concetto trasposto nel quotidiano, ma esprime un vero e proprio stile di vita. Il termine è utilizzato quando una persona agisce mettendo l’anima in un’azione da portare a conclusione: la passione che un individuo mette nel preparare un pranzo, nel costruire qualcosa, nel decorare la casa. E’ quindi un tocco personale e creativo che rende speciali le azioni compiute.

La resa semantica in italiano potrebbe equivalere ad espressioni come: far qualcosa “con amore” o “con piacere“.

Tuttavia, il concetto espresso dal vocabolo greco si estende non solo alla passione di agire; al suo interno, confluisce una sorta di flusso poetico che si riflette nelle azioni sì quotidiane, ma quelle fatte non per inerzia o meccanicamente: non esiste la meccanica dei gesti o delle azioni, quando si pronuncia il termine in questione. Meraki non è uno stile di vita statico: è consapevolezza dei gesti, qualcosa fatta non tanto per fare ma messa in atto concretamente perché speciale. È quindi una filosofia di vita.

Vivere utilizzando il concetto di Meraki è un po’ un pensiero che si adopera nell’affrontare la vita; simile al termine danese Hygge, anche quest’ultimo, testimonianza di una filosofia intrapresa non sono etimologicamente, ma come visione di vita. L’ideologia intrinseca intesa dalla vocabolo è una: anche un gesto come rassettare la stanza, apparentemente noioso e, appartenente alle azioni quotidiane, può essere sinonimo di vita vissuta: un momento della giornata in cui si ha la consapevolezza di essere vivi, di esistere. Un approccio Meraki è di supporto nei momenti di difficoltà: aiuta ad acuire l’abitudine al cambiamento ed è un ottimo esercizio che ribalta le visioni di vita negative.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

L'introduzione di un concetto desueto o sconosciuto per riportare in auge un pensare, un agire retto funziona poco a causa dei molti che se ne appropriano gratuitamente senza aver fatto uno sforzo minimo del pensiero. Così quel termine rischia spesso di essere la classica perla gettata ai porci, cioè ripetuta vuotata del suo senso, della sua forza, della sua bellezza.

Tra alti e bassi sono occorsi circa ottanta anni per inebetirci a questo punto, qui occorre una severa terapia di alcuni decenni, ma saranno molti di più perché determinazione nella ricostruzione non ne vedo affatto e quel poco che vedo contiene molta vanità.

Comunque proviamole tutte, non si sa mai.

mic ha detto...

Ho trovato l'espressione nuova, mi è piaciuta e spero sia utile a chi vorrebbe riconoscervisi del tutto e tende a far del suo meglio appassionandosi

Unam Sanctam ha detto...

Un volo pindarico un po' eccessivo su un termine che ha un parente semantico molto stretto nel lat. "cura", preoccupazione, sollicitudine, ma anche passione: un'attenzione dei sensi verso qualcosa. Μεράκι è un turcismo, prestito del turco merak (il medesimo prestito si ritrova p.e. nel serbocroato мерак) che il Redhouse traduce: "curiosity, solicitude, worry, desire, enjoyment". Queste attribuzioni parafilosofiche a un termine relativamente poco usato e decisamente recente in greco (oltrechè non greco) sono un po' tirate...

mic ha detto...

Interessante chiarimento semantico.
Grazie.

Anonimo ha detto...

OT ma segno dei tempi

Il ministro della salute inglese, sposato, viene scoperto mentre bacia la sua collaboratrice e per questo si dimette (per l'adulterio direte voi... macché, perché non ha rispettato il distanziamento imposto dal Covid)