Stiamo raccogliendo i tasselli di un variegato mosaico. E ora dopo il disastroso Traditionis custodes? Tutto vanificato?
Ci auguriamo di no. Ma dobbiamo registrare la minaccia di un nuovo motu proprio che dovrebbe «mettere le cose in chiaro» sull'argomento.
Se un tempo era Roma a dover difendere gli istituti tradizionali dai vescovi, ora saranno i vescovi a dover difendere da "Roma" i fedeli e gli istituti legati al Rito antico. Qui l'indice degli interventi precedenti e correlati.
La CEF crea un forum per il dialogo
con le comunità Ecclesia Dei in Francia
di Maximilien Bernard
Si stima che ci siano 60.000 "tradizionalisti" in Francia, secondo un sondaggio che sarà pubblicato sul mensile La Nef. Una popolazione in crescita che l'episcopato non può più ignorare. Un primo incontro ha avuto luogo il 14 giugno tra l'arcivescovo di Rouen, Mons. Dominique Lebrun, il vescovo di Arras, Mons. Olivier Leborgne, anche vicepresidente della CEF, e i superiori delle cinque principali comunità tradizionali:
- Don Louis-Marie de Blignères, Priore Generale della Fraternità di San Vincenzo Ferrer;
- Don Emmanuel-Marie, Padre Abate dei Canonici Regolari della Madre di Dio a Lagrasse;
- Don Mateusz Markiewicz, Superiore per l'Europa dell'Istituto del Buon Pa Benoît Paul-Joseph, Superiore del Distretto di Francia della Fraternità San Pietro;
- il canonico Louis Valadier, Provinciale per la Francia dell'Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote.
La creazione di questo organismo segue il rapporto interno della CEF sull'applicazione del Motu Proprio nelle diocesi francesi, che si è rivelato molto lontano dalla realtà. Le comunità Ecclesia Dei sentivano che alcune delle cose dette nel rapporto erano sbagliate e poco caritatevoli. I due vescovi e i cinque superiori si sono scambiati opinioni sulla missione che i sacerdoti e i religiosi di queste comunità svolgono in molte diocesi, sul loro inserimento nelle diocesi e su alcune priorità pastorali. Questo incontro dovrebbe continuare su base annuale.
Questo forum è un'occasione opportuna per discutere il caso di Digione. Il vescovo Minnerath è sceso sabato per parlare con i manifestanti:
«Ho fatto una proposta definitiva alla FSSP, non so ancora la loro risposta: o accettano di concelebrare di tanto in tanto e rimangono, loro o altri sacerdoti, o se ne vanno».
Soprattutto, ha annunciato che un nuovo motu proprio di Papa Francesco dovrebbe «mettere le cose in chiaro» su questo argomento.
Secondo La Croix, il Papa sta per pubblicare una nota sull'applicazione del Summorum pontificum. Le condizioni di applicazione di questo motu proprio dovrebbero essere riviste. Francesco vuole rafforzare l'autorità dei vescovi in questa materia. La sezione Ecclesia Dei dovrebbe essere abolita. Questo organismo, che dipende dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, era già stato ridotto nel 2019 da una commissione a un semplice ufficio. Le varie comunità tradizionaliste dipenderanno da altri dicasteri, tra cui Clero e Vita Consacrata.
Secondo Paix Liturgique, il cardinale Parolin, Segretario di Stato, ha detto a un gruppo di cardinali:
«Dobbiamo porre fine a questa Messa per sempre!».
L'arcivescovo Roche, il nuovo prefetto della Congregazione per il Culto Divino, ha spiegato ridendo ai dirigenti dei seminari di Roma e ai membri della Curia, tutti di lingua inglese:
«Il Summorum Pontificum è praticamente morto! Ridaremo il potere ai vescovi su questo, ma soprattutto non ai vescovi conservatori».
La concelebrazione è quindi solo un pretesto. Ed è la guerra liturgica che Roma sembra voler far rivivere.
A Digione, un incontro è previsto per la fine della settimana tra il vescovo e i sacerdoti della Fraternità San Pietro. Don Roch Perrel, il superiore della FSSP locale, che è anche un ex membro della FSSPX, spiega che non concelebrerà:
«Ho scelto un rito tradizionale, intendo esservi fedele, è una scelta di vita».
Tenere un coltello alla gola di un prete che è passato dalla FSSPX alla FSSP non è certo una garanzia di riconciliazione tra Roma e la FSSPX. Se i vescovi trattano gli ex preti FSSPX in questo modo, come possono aspettarsi che i preti FSSPX normalizzino la loro situazione?
Fonte Risposte Catholique del 28.06.2021 [qui]
7 commenti:
John Henry Newman: «Perché dovrebbe essere permesso a una fazione aggressiva e insolente di far piangere i cuori dei giusti che il Signore non ha addolorato? Perché non possiamo essere lasciati soli quando abbiamo perseguito la pace e non abbiamo meditato il male?».
Il sentimento più diffuso tra i fedeli dei gruppi che frequentavano la messa antica, e tra gli stessi membri dei vari istituti ex ecclesiadei sono di incredulità, delusione, smarrimento, di vero e proprio sconforto. Percepiscono una reale sensazione di tradimento, tanto più dolorosa in quanto arriva da chi dovrebbe esser padre. Si sentono cioè traditi da Roma. Loro che non hanno mai criticato il concilio ma, al contrario si sono arrampicati sugli specchi pur di cercare di dimostrare, o per lo meno di intravvedervi, una qualche continuità, e pur non scorgendovene neppure l'ombra si sono andati ripetendo ogni momento, come un mantra tibetano: "la c'è la continuità"; loro che, se capita, non hanno problemi ad andare alla messa nuova. Loro che pur di avere l'uso del messale antico hanno gioiosamente sottoscritto accordi. Loro che criticavano anche aspramente la FSSPX, proprio perché non voleva fare compromessi, ecco, ora proprio loro sono stati pugnalati alle spalle per colpe che non hanno, e che, caso mai siano colpe (ed effettivamente agli occhi dei modernisti lo sono) appartengono ai "lefebvriani", non a loro. E queste pugnalate alle spalle arrivate dal padre-padrone per colpe altrui, le rende infinitamente più atroci, più ingiuste, più dolorose. Si sono fidati di Roma, si sono ciecamente fidati di Roma. E Roma li ha traditi nel peggiore dei modi. Questo inutile dolore causato da ciechi ed ottusi gerontocrati pieni solamente di sé e delle loro ideologie alla formaldeide, è innegabile dispiaccia pure a chi le "colpe" le ha, e ne va pure fiero perché fermamente convinto che difendere l'ortodossia cattolica, è colpa davanti agli occhi dei modernisti, ma merito davanti a Dio. Dispiace. Ma conferma però in maniera forte e incontrovertibile come lo scendere a compromessi con questa Roma intasata di modernisti gerontocrati con la sindrome dell'eterna giovinezza e dell'onnipotenza, di grilli parlanti entusiasmanti come prefiche, di suadenti sirene che cantano le magnifiche sorti e progressive delle "tradizioni" concepite in formaldeide ma che preannunciano però solo catastrofici naufragi, è sicuro quanto per un gregge sia sicuro scendere a compromessi con un branco di lupi famelici e arrabbiati.
Cit. Lo spigolatore romano
I fedeli Ecclesia Dei hanno voluto servire due padroni e adesso si trovano
in mezzo ad una strada.
Speriamo comprendano la lezione e sappiano trarne le conseguenze.
Fuori argomento.
SIC TRANSIT LATINITAS ECCLESIAE
Qui: https://www.facebook.com/scholalatina.it il commento arguto d’una prestigiosa associazione di latinisti sugli sgangheratissimi cinguettii pseudolatini messi in bocca a Francesco (https://twitter.com/pontifex_ln): “Sic transit latinitas Ecclesiae”!
Con altri commenti non meno arguti: “La colpa dev’essere del traduttore di Google”... Uno dice: “M’han fatto correggere un testo che neanche un ragazzino a scuola, alle prime armi...” E uno: “Ma chi scrive codeste cose? Chiunque sia, si vergogni!”
Lo splendore dell’essere
nella fatica dell’accettazione.
Di ciò che è dato e tolto.
Educazione del desiderio,
nella pazienza che spera.
Almeno al momento, l'atto normativo vaticano sta andando incontro a una seppur differenziata disapplicazione. La violenza è nemica della vigenza della legge.
La guerra liturgica non si sia mai veramente fermata. Due campi si osservano a vicenda e tengono il punteggio. Così, il 25 marzo 2020, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha pubblicato due decreti, due documenti autorizzati da Papa Francesco, rispondendo al desiderio di Papa Benedetto arricchendo la Forma Straordinaria con nuovi santi e nuovi prefazi. Quattro giorni dopo, una Lettera aperta sullo “stato di eccezione liturgica” è stata pubblicata da Andrea Grillo, professore di teologia sacramentaria all’Università di Sant’Anselmo a Roma, chiedendo l’abbandono dello “stato di eccezione liturgica” che è il risultato del Motu Proprio di Papa Benedetto, il ritiro immediato dei due decreti, il ripristino di tutte le competenze dei vescovi diocesani e della Congregazione per il Culto Divino in materia di liturgia… Proprio quello che il Motu Proprio di Papa Francesco concede oggi. Questo è inquietante. No, la guerra liturgica non è cessata e coloro che vi sono impegnati considereranno l’ultimo Motu Proprio una vittoria o una sconfitta, a seconda della loro parte. Alla fine, ci sarà solo una sconfitta… quella della Chiesa [della falsa Chiesa].
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