Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 24 luglio 2021

Una lettera dalla Svezia. Il Cardinal Arborelius e Traditionis Custodes

Interessante la posizione del card. Arborelius da Vigiliae Alexandrinae. Qui l'indice degli articoli precedenti e correlati.

Il Cardinal Anders Arborelius, nato nel 1949 a Solengo nel Canton Ticino, da genitori luterani, si convertì al Cattolicesimo nel 1969, dopo un lungo percorso di avvicinamento alla Chiesa illuminato dalla lettura di Santa Brigida e di Santa Teresa di Lisieux. Nel 1971 entrò nel monastero carmelitano di Norraby in Svezia. Dopo aver professato i voti perpetui nel 1977, fu ordinato sacerdote nel 1979. Nominato da Giovanni Paolo II vescovo di Stoccolma, fu il primo vescovo cattolico svedese dai tempi dell’introduzione della Riforma in Svezia. Creato cardinale da Francesco nel 2017. Nel 2007 accolse con favore il Motu Proprio di Benedetto XVI e ne favorì l’applicazione nella sua Diocesi. In un paese in cui il Luteranesimo, a differenza che altrove, non appianò le forme liturgiche antiche e, anzi, permise alcune cristallizzazioni esteticamente apprezzabili, il Cattolicesimo tradizionale ha rappresentato per molti svedesi, in mezzo alla definitiva crisi liberale della Chiesa di Svezia, una porta maestra e congeniale per ritornare alla Chiesa degli antenati. E il Cardinale deve essersi avveduto dei buoni risultati del suo favore per la Messa antica (qui). La lettera che qui riportiamo nella nostra traduzione (vedi qui l’originale) è apparsa sul portale della Diocesi di Stoccolma l’indomani della pubblicazione del Motu Proprio Traditionis Custodes. È un breve testo prudente e conciliante che tuttavia, se letto attentamente, comunica le ragioni di una forte preoccupazione.

Al centro di tutto è posta, come risulta dalla conclusione, l’opera di evangelizzazione della Svezia, che sembra essere ostacolata dal Motu Proprio giunto da Roma più come un problema che come una buona notizia (e qui c’è un riconoscimento del ruolo fondamentale della comunità cattolica tradizionale in Svezia). Il Cardinale raccomanda obbedienza e rispetto per il documento di Francesco (“comunque [sic!] un’espressione del magistero”) a chi “manifesta dolore, smarrimento o preoccupazione”, senza però condannare questi sentimenti, e si dice toccato dai fedeli legati alla Tradizione liturgica che, nonostante tutto, hanno voluto pregare per il Papa in questo singolare momento. Afferma (temporeggiando?) che si devono ancora trovare le modalità di applicazione di Traditionis Custodes (le Messe continuano dunque nell’“interregno” conformemente al SP?) e si impegna a garantire in ogni caso la continuità delle celebrazioni tradizionali. Se, come è stato osservato recentemente dal Professor Roberto de Mattei (qui), Traditionis Custodes rappresenta un "atto oggettivamente violento" compiuto contro molti cristiani, la risposta del Cardinal Arborelius rappresenta un esempio di giusta e ordinata resistenza che si aggiunge a prese di posizione analoghe e anche più nette secondo le circostanze da parte di molti vescovi nel mondo. Da sempre la violenza può garantire solo una breve vigenza.
Stoccolma, 17.07.2021
Cari fratelli e sorelle della Diocesi cattolica di Stoccolma,
per prima cosa voglio ringraziare voi tutti che mi avete interpellato a motivo della lettera apostolica Traditionis Custodes emanata dal nostro Santo Padre Francesco in forma di Motu Proprio. Preferisco scrivere queste righe a voi tutti congiuntamente. Per alcuni di voi questa lettera è giunta come una assoluta sorpresa e ha causato sentimenti molto contrastanti. Molti manifestano dolore, smarrimento o preoccupazione. Al contempo sono grato del fatto che così tanti vi vedono comunque un’espressione del magistero della Chiesa che deve essere accolto come tale, dunque con obbedienza e rispetto. Sono rimasto particolarmente toccato dalla circostanza che alcuni tra coloro che provano grande amore per la forma straordinaria della Messa hanno voluto sottolineare di voler pregare in modo speciale per il Papa. È davvero importante considerare che questo è un tempo di preghiera e di penitenza, affinché si conservi e sia rafforzata l’unità nella Chiesa.
Probabilmente ci vorrà tempo prima che noi della Diocesi si possa individuare e definire le modalità di applicazione di questo Motu Proprio. Sono certo che si possa trovare la possibilità di celebrare la forma straordinaria della Messa, anche se ciò non sarà più possibile nelle chiese parrocchiali. Per questo esorto voi tutti di chiedere allo Spirito Santo ausilio per tutta la nostra Diocesi, affinché possa alfine aiutare tutti noi a fortificarci nell’amore della Santa Eucaristia e a lasciarci trasformare sempre più da quest’amore in fedeli discepoli di Gesù Cristo. Non possiamo rischiare di incepparci in discussioni interne su questioni liturgiche che ci rendono difficile o impediscono di intraprendere la nostra missione di evangelizzazione della Svezia.
Con la mia preghiera e benedizione,
+ Anders Arborelius ocd

5 commenti:

Vigiliae Alexandrinae ha detto...

Grazie.

Anonimo ha detto...

... rischiare di incepparci in discussioni interne su questioni liturgiche...

Come se si trattasse di inezie, di sciocchezze.

... che ci rendono difficile o impediscono di intraprendere la nostra missione di evangelizzazione della Svezia.

La missione di evangelizzazione della Svezia che intende il prelato (?) è la stessa di Francesco: la piena realizzazione del Concilio Vaticano II!

Non bisogna ascoltare il canto di questa sirena conciliare svedese.

Anonimo ha detto...

Il motu proprio è "un’espressione del magistero della Chiesa che deve essere accolto come tale, dunque con obbedienza e rispetto".

Vediamo se ho capito: i perseguitati (i fedeli della Tradizione) devono "obbedienza" all'atto del loro persecutore (il Papa)?

Un conto è ammettere che non posso (eventualmente) oppormi al male che mi viene inflitto, tutt'altro è dare un assenso della volontà (obbedienza) a questo male che ricevo.

Certo è difficile ammettere che il Papa deliberatamente perseguiti una parte dei fedeli, tuttavia "contra factum non valet argumentum".

Gederson Falcometa ha detto...

""un’espressione del magistero della Chiesa che deve essere accolto come tale, dunque con obbedienza e rispetto"".

Me domando se il nuovo Motu Proprio (e altre leggi dal Concilio fino ad oggi) non entrano nel problema trattato da S. Alfonso nel testo:

"Si prova che quando l'opinione, che sta per la legge non è convincente, o non lo è almeno più probabile della contraria, ella non obbliga"
http://www.intratext.com/IXT/ITASA0000/__P33G.HTM

Matteo ha detto...

in Svezia non ci sono chiese non usate dalle parrocchie... Non siamo mica in Italia dove ci sono chiese chiuse e in disfacimento ad ogni incrocio. Vorrà dire che sarà necessario usare un po' del loro legno per costruirne di nuove, più spartane ma anche più Vive