Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 4 maggio 2023

Cantalamessa come Roche : la Messa tradizionale apparterrebbe a "un'altra fede"

Di Roche abbiamo già parlato quiqui. Nell'articolo che segue una interessante analisi di José Antonio Ureta, nella nostra traduzione da Rorate Caeli, in ordine alle ormai esplicite dichiarazioni dei due cardinali - arricchita dei link alla versione italiana, da noi a suo tempo curata - di tutti i testi richiamati. Quelli di Ureta consultabili a partire da qui. Qui l'indice dei precedenti su Traditionis Custodes e successivi.

Roche e Cantalamessa: la Messa di Paolo VI corrisponde a una nuova teologia
José Antonio Ureta

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I cardinali Arthur Roche e Raniero Cantalamessa hanno indirettamente riconosciuto (forse involontariamente) ciò che i critici del Novus Ordo Missae di Paolo VI hanno detto per oltre cinquant'anni: il nuovo rito corrisponde a una nuova teologia che "rappresenta, sia nel suo insieme che nei suoi dettagli, un sorprendente allontanamento dalla teologia cattolica della Messa come è stata formulata nella XXII sessione del Concilio di Trento". [1]

Il 19 marzo 2023, quando i compatrioti britannici sulla BBC hanno messo in discussione le restrizioni alla celebrazione del tradizionale rito latino, il cardinale Roche, prefetto del Dicastero per il culto divino, ha dichiarato: "Sapete che la teologia della Chiesa è cambiata. Prima il sacerdote rappresentava, a distanza, tutto il popolo, i cui membri erano canalizzati, per così dire, in questa persona che da sola celebrava la Messa. Ora, non è solo il sacerdote che celebra la liturgia, ma anche, con lui, coloro che sono battezzati. E questa è un’affermazione di enorme portata. [vedi] [2]

Pochi giorni dopo, durante la quarta predica quaresimale per la Curia Romana, il cardinale Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, ha detto:
"La liturgia cattolica ha subito una trasformazione, da un'azione con una forte impronta sacra e sacerdotale a un'azione più comunitaria e partecipativa, dove tutto il popolo di Dio ha la sua parte, ciascuno con il proprio ministero.
All'inizio della Chiesa e per i primi tre secoli, la liturgia era veramente una "liturgia", cioè l'azione del popolo (laos – popolo – è tra le componenti etimologiche della parola leitourgia). Da san Giustino, dalla Traditio Apostolica di sant'Ippolito e da altre fonti del tempo, otteniamo una visione della Messa certamente più vicina a quella riformata di oggi che a quella dei secoli alle nostre spalle. Cos'è successo? La risposta è una parola imbarazzante alla quale però non possiamo sottrarci: clericalizzazione! In nessun'altra sfera è stato più evidente che nella liturgia.
Il culto cristiano, e specialmente il sacrificio eucaristico, subì una rapida trasformazione, sia in Oriente che in Occidente, da azione del popolo ad azione del clero!" [3] [dimentica che è Actio di Cristo! E solo per questo diventa azione del popolo e della Chiesa, Suo corpo mistico - ndT].
È conforme al dogma cattolico dire che il sacrificio eucaristico è un'azione del popolo e che è diventato un'azione del clero attraverso una "clericalizzazione" impropria? No, non lo è. Nella Santa Messa, il celebrante non è un semplice "presidente dell'assemblea", ma l'unico sacerdos che offre il sacrificio in persona Christi.
Per fugare ogni dubbio, basta leggere quanto insegna Pio XII nella sua enciclica Mediator Dei:
"Ai soli Apostoli ed a coloro che, dopo di essi, hanno ricevuto dai loro successori l'imposizione delle mani, è conferita la potestà sacerdotale, in virtù della quale, come rappresentano davanti al popolo loro affidato la persona di Gesù Cristo, così rappresentano il popolo davanti a Dio. Questo sacerdozio non viene trasmesso né per eredità né per discendenza carnale, né risulta per emanazione della comunità cristiana o per deputazione popolare." (n. 40).
Pertanto, nella Santa Messa, "il sacerdote fa le veci del popolo perché rappresenta la persona di Nostro Signore Gesù Cristo in quanto Egli è Capo di tutte le membra ed offrì se stesso per esse: perciò va all'altare come ministro di Cristo, a Lui inferiore, ma superiore al popolo (San Roberto Bellarmino, De missa II c.l.). Il popolo invece, non rappresentando per nessun motivo la persona del Divin Redentore, né essendo mediatore tra sé e Dio, non può in nessun modo godere di poteri sacerdotali" (n. 84).

Indubbiamente, i fedeli presenti devono partecipare al sacrificio del sacerdote all'altare con gli stessi sentimenti che Gesù Cristo aveva sulla croce, e "insieme con Lui e per mezzo di Lui facciano la loro oblazione, e in unione con Lui offrano se stessi" (n. 80).

A scanso di equivoci, Pio XII ribadisce: "Il fatto però che i fedeli partecipino al sacrificio eucaristico non significa che siano anche dotati di potestà sacerdotale" (n. 82). L'insistenza di Papa Pacelli era necessaria perché già allora alcuni sostenevano erroneamente "che il mandato con cui Cristo, nell'Ultima Cena, diede potere ai suoi apostoli di fare ciò che Egli stesso aveva fatto, si applica direttamente a tutta la Chiesa cristiana. [...] Pertanto, essi considerano il sacrificio eucaristico come una 'concelebrazione', nel senso letterale del termine" (n. 83).

Per contrastare questo errore, la Mediator Dei ha insegnato che "l'immolazione incruenta alle parole della consacrazione, quando Cristo è reso presente sull'altare nello stato di vittima, è compiuta dal sacerdote e da Lui solo, come rappresentante di Cristo, e non come rappresentante dei fedeli" (n. 92). Pertanto, non possono essere condannate le Messe private senza la partecipazione del popolo, né la celebrazione simultanea di più Messe private presso altari diversi, sostenendo erroneamente "l'indole sociale del sacrificio eucaristico" (n. 96). [4]

Questi stralci della grande enciclica liturgica di Pio XII mostrano che, nonostante il lamento del cardinale Cantalamessa, la derisa "clericalizzazione" della Santa Messa non è il risultato di un deterioramento umano attraverso la storia, ma di un disegno divino. Gesù istituì contemporaneamente il sacrificio eucaristico e il sacerdozio ministeriale e concesse ai suoi ministri il privilegio esclusivo di rinnovarlo sugli altari in modo incruento fino alla fine dei tempi.

Il predicatore cappuccino della Casa Pontificia è ulteriormente sprofondato nelle sabbie mobili quando ha affermato che le prime comunità cristiane avevano "una visione della Messa che è certamente più vicina a quella riformata di oggi che a quella dei secoli alle nostre spalle". Se questo fosse vero, ci sarebbero due possibilità:
  • Nella migliore delle ipotesi, la visione della Messa rappresentata dalla nuova Messa di Paolo VI rappresenterebbe una regressione teologica, perché dall'inizio del terzo alla seconda metà del XX secolo ci sarebbe stato uno "sviluppo organico" del deposito della fede riguardante il sacerdozio e il sacrificio dell'altare, cioè una loro migliore comprensione teologica. Infatti, «risalire da un passato relativamente recente a uno più antico e originale» non è un «arricchimento» [5], come affermava il cardinale Cantalamessa, ma un impoverimento, poiché priva la Chiesa della visione riguardante la Messa della luce proveniente dalle definizioni dogmatiche dei Concili ecumenici di Nicea II, Laterano IV, Firenze e (soprattutto) Trento, così come delle intuizioni di molti giganti della teologia e della devozione eucaristica, come i santi Tommaso d'Aquino, Roberto Bellarmino, Leonardo da Porto Maurizio e Pietro Giuliano Eymard.
  • Nel peggiore dei casi, la visione della Messa incarnata dal Novus Ordo Missae di Paolo VI rappresenterebbe un allontanamento teologico da quei dogmi di fede definiti durante "i secoli alle nostre spalle" e che fonderebbero la presunta visione "clericalista" del sacerdozio e dell'Eucaristia, che informa la Messa Tradizionale in latino – la cui struttura, fino al Novus Ordo Missae di Papa Paolo VI del 1969, rimase praticamente inalterata dopo le modifiche apportate da Papa San Damaso I (m. 384) e Papa San Gregorio I (m. 604).
Il cardinale Arthur Roche sembra adottare questo scenario peggiore. Per lui, "la teologia della Chiesa è cambiata". Purtroppo, la nuova Messa di Paolo VI incarna un cambiamento nella teologia non solo per questo aspetto della presunta "clericalizzazione" dell'antica liturgia. Seguendo Desiderio desideravi, ho scritto che i princìpi invocati da Papa Francesco per difendere la riforma liturgica si scontrano con la Mediator Dei sotto diversi aspetti (vedi qui l'articolo completo). Ho evidenziato in particolare quanto segue:
  1. Un'inversione sistematica tra il fine primario dell'adorazione di Dio e il fine sussidiario della santificazione delle anime [qui] [6];
  2. Oscurare la centralità della Passione redentrice a beneficio della risurrezione gloriosa [qui]  [7];
  3. Enfatizzare il memoriale a scapito del sacrificio [qui] [8];
  4. Abbassamento dello status del sacerdote da celebrante a "presidente dell'assemblea". [qui] [9]
Alla luce di questi cambiamenti radicali, mi sono chiesto se la nuova Messa di Paolo VI corrisponda alla fede di tutti i tempi. [qui] [10] I cardinali Roche e Cantalamessa hanno riconosciuto che essa incarna una diversa "visione" della liturgia perché la teologia della Chiesa sulla Messa sarebbe presumibilmente cambiata.

Prima di questi illustri cardinali, due rappresentanti di spicco del progressismo francese, Alain e Aline Weidert, hanno dichiarato la stessa cosa. Hanno scritto una rubrica sul quotidiano La Croix elogiando il motu proprio di Papa Francesco Traditionis custodes, che hanno espressamente definito "La fin des messes d'autre 'foi', une chance pour le Christ!" ("La fine delle Messe di un'altra fede [!!!], una possibilità per il Cristo!"). [qui]

Non hanno affrontato il problema della presunta "clericalizzazione" della liturgia perenne a scapito del popolo. Invece, si sono concentrati sul passaggio della Messa da sacrificio propiziatorio a celebrazione eucaristica e giubilante dell'Alleanza:
"Senza discernimento, lo spirito della liturgia di un'altra "fede", la sua teologia, le norme della preghiera e della Messa di ieri (la lex orandi del passato) non possono più continuare ad essere le norme della fede di oggi, o il suo contenuto (la nostra lex credendi).
[...] Una fede che derivasse ancora dalla lex orandi di ieri, che ha fatto del cattolicesimo la religione di un dio perverso che fa morire suo figlio per placare la sua ira, una religione di perpetuo mea culpa e riparazione, porterebbe a una contro-testimonianza di fede, un'immagine disastrosa di Cristo."
Purtroppo, le nostre Messe tradizionali sono sempre impregnate di un forte carattere sacrificale "espiatorio", avendo lo scopo "propiziatorio" di annientare i peccati (menzionati venti volte), di realizzare la nostra salvezza e salvare le anime dalla vendetta divina. "Propiziazione", una parola che le comunità Ecclesia Dei difendono con le unghie e con i denti insieme ai loro sacerdoti-sacrificatori, formati per usare le parole "Santo Sacrificio della Messa", una vera immolazione...

I Weidert continuano:
"Se vogliamo essere in grado di offrire una fede e una prassi cristiana appetibili per il futuro, dobbiamo avventurarci, attraverso la riflessione e la formazione, a scoprire una fonte di salvezza ancora inesplorata (non sfruttata) aperta da Gesù, non partendo dalla sua morte contro i peccati, ma dalla sua esistenza come Alleanza. 'La sua umanità, unita alla persona del Verbo, infatti, è stata lo strumento della nostra salvezza' (Vaticano II, Sacrosanctum concilium, n. 5). La scelta è chiara! Non è tra diverse sensibilità religiose ed estetiche, ma tra i sacrifici infiniti per cancellare i peccati e le Eucaristie [sic] che sigillano l'Alleanza/Cristo." [11]
Papa Francesco aveva ragione quando scriveva nella sua lettera apostolica Desiderio desideravi che "sarebbe banale leggere le tensioni, purtroppo presenti intorno alla celebrazione, come una semplice divergenza tra sensibilità diverse riguardanti una particolare forma rituale". [12] I cardinali Roche e Cantalamessa hanno appena concordato, volenti o nolenti, con i modernisti radicali come la coppia Weidert nel considerare il rito latino tradizionale di San Pio V come la Messa di "un'altra fede".

Pertanto, il Vaticano non può sorprendersi se la fedeltà al deposito della fede obblighi i cattolici tradizionali a resistere a una legislazione liturgica senza mezzi termini illegittima che mira a imporre un costrutto liturgico artificiale (secondo le parole del cardinale Ratzinger) e che si discosta su punti essenziali dai dogmi definiti nel Concilio di Trento, mentre consegna alla graduale estinzione un santo rito della Messa che si è sviluppato organicamente nel corso dei secoli.
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1] "Lettera dei cardinali Ottaviani e Bacci a Sua Santità Papa Paolo VI" (che presenta la Critica del Novus Ordo Missae), 25 settembre 1969, consultato l'8 aprile 2023, https://lms.org.uk/ottaviani-intervention.
[2] "Domenica", B.B.C., 19 marzo 2023, https://www.bbc.co.uk/sounds/play/m001k7kb, ore 10:37—11:02.
[3] Raniero Cantalamessa, "Mysterium fidei! Sulla liturgia – Quarto sermone quaresimale 2023", Cantalamessa.org, 24 marzo 2023, http://www.cantalamessa.org/?p=4080&lang=it.
[4] Pio XII, enciclica Mediator Dei (20 novembre 1947), Vatican.va, https://www.vatican.va/content/pius-xii/it/encyclicals/documents/hf_p-xii_enc_20111947_mediator-dei.html
[5] Cantalamessa, "Mysterium fidei!"
[6] José Antonio Ureta, "Il primato dell'adorazione", OnePeterFive.com, 8 agosto 2022, https://onepeterfive.com/primacy-adoration/. [testo italiano qui]
[7] José Antonio Ureta, "Togliere la centralità della Passione redentrice", OnePeterFive.com, 9 agosto 2022, https://onepeterfive.com/removing-centrality-redemptive-passion/. [Testo italiano qui]
[8] José Antonio Ureta, "Dal sacrificio del Calvario al memoriale della presenza", OnePeterFive.com, 10 agosto 2022, https://onepeterfive.com/sacrifice-calvary-memorial-presence/. [testo italiano qui]
[9] José Antonio Ureta, "Dai sacerdoti del sacrificio ai presidenti delle assemblee", OnePeterFive.com, 11 agosto 2022, https://onepeterfive.com/priests-sacrifice-presidents-assemblies/. [testo italiano qui]
[10] José Antonio Ureta, "Il Novus Ordo armato per 'un'altra fede'?" OnePeterFive.com, 11 agosto 2022, https://onepeterfive.com/the-novus-ordo-weaponized-for-another-faith/.[testo italiano qui]
[11] Aline e Alain Weidert, "La fin des messes d'autre 'foi,' une chance pour le Christ!" La Croix, 10 febbraio 2022, https://www.la-croix.com/Debats/fin-messes-dautre-foi-chance-Christ-2022-02-10-1201199636. [vedi qui]
[12] Papa Francesco, Lettera apostolica Desiderio desideravi (29 giugno 2022), n. 31, Vatican.va, https://www.vatican.va/content/francesco/it/apost_letters/documents/20220629-lettera-ap-desiderio-desideravi.html, corsivo dell'autore.
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10 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Cantalamessa, se c'è una cosa clericale è questa:
andare a messa per vedere, dall'inizio alla fine, il faccione del prete che comanda a bacchetta i fedeli: sedetevi, alzatevi, dite questo, rispondete quello, venite qui, andate là. Se c'è qualcosa di clericale è il prete che dà a qualche laico l'incarico di fare qualcosa al suo posto o al posto di chi ne ha il compito, come nel caso della distribuzione della comunione o delle letture.
E quando ad un laico diamo l'incarico di fare qualche servizietto pensiamo di farlo partecipare meglio alla liturgia? Pensiamo di onorare il laico trattandolo come servo?
Anche questo è frutto di mentalità clericale: dare al laico qualche incarico di servizio come se trattare i laici alla stregua dei servi significhi onorarli.
Se c'è qualcosa di clericale è la pretesa di imporre ai laici come comunicarsi. Se c'è qualcosa di clericale è rifiutare la comunione sulla lingua. Se c'è qualcosa di clericale è rifiutare la comunione in ginocchio.
Se c'è qualcosa di clericale è la concelebrazione, che trasforma l'altare in una barriera tra due caste: da un lato il clero, rivestito dei paramenti, che "celebra", e dall'altro lato i fedeli laici ridotti a spettatori, sovente costretti a doversi sorbire lo spettacolino da prima donna che ogni prete è spinto a fare per "coinvolgere", per "animare" per rendere interessante una liturgia insipida, sempre noiosa e banale, perché costruita scimmiottando le banalità luterane.
Se c'è qualcosa di clericale, e pure di clericocentrico, è proprio la messa nuova, caro Cantalamessa. E se non si riesce a vederlo significa che si è ciechi. E un cieco ha pure la pretesa di guidare chi ci vede?
La liturgia antica necessita di un restauro? Certo. Noi siamo anni che lo ripetiamo. Ma di sicuro non si restaura imbracciando il piccone o usando le ruspe. E voi modernisti avete mostrato di non saper fare altro. Donfi.

Anonimo ha detto...

È da tempo notorio che la "fede di Cantalamessa" e la Fede Cattolica siano due cose diverse: http://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2015/11/cantalamessa-al-sinodo-anglicano-stiamo.html?m=1

Anonimo ha detto...

PERCHÈ I CATTOLICI E I CONCILIARI PROFESSANO DUE RELIGIONI DIVERSE E INCOMPATIBILI

San Paolo insegna che il comandamento più importante è la Carità. Da Cristo in poi, la Chiesa ha sempre, di conseguenza insegnato quello che Papa San Pio X così riassume:

"La dottrina cattolica ci insegna che il primo dovere della Carità non consiste nel tollerare convinzioni errate, per quanto sincere siano, né nell'indifferenza teorica o pratica per l'errore od il vizio in cui vediamo piegati i nostri fratelli, ma nello zelo per il loro miglioramento intellettuale e morale, più che nel loro benessere materiale.
Questa stessa dottrina ci insegna che la fonte dell'amore si trova nell'amore di Dio, Padre comune e fine comune di tutta la famiglia umana, e nell'amore di Gesù Cristo.
No, Venerabili fratelli, non c'è vera fraternità fuori dalla Carità cristiana.» (San Pio X, Enciclica Notre Charge apostolique all’episcopato francese, 25 agosto 1910).
Confortare gli infedeli o gli eretici nelle loro false idee è quindi mancare gravemente alla Carità!".

I Conciliari confondono l'amore con ogni forma di sentimentalismo, a prescindere da Dio e dalla dottrina cristiana. Inoltre fanno buonismo, tolleranza e dialogo indiscriminati come insegna la Massoneria, ma non Gesù e la Chiesa.

Anonimo ha detto...

In questo Cantalamessa ha ragione. La Santa Messa con il rito antico è quella vera, dove si rivive il Santo Sacrificio del Calvario in maniera incruenta, a differenza della Messa con la rugiada e il padre nostro bergogliano

Appunto, un'altra fede ha detto...

Devastationis Custodes
Uno dei santuari più famosi del Piemonte è sicuramente – dopo Oropa – quello del Sacro Monte di Crea sulle colline del Monferrato la cui Vergine nera è la patrona della diocesi di Casale Monferrato. Da tempo il suo presbiterio è stato occupato da un orribile cubo di legno che fronteggia l’antico mirabile altare maggiore mentre quello della cappella della Madonna è ridotto ad un davanzale per collocare i fiori. Il rettore del santuario è monsignor Francesco Mancinelli, classe 1949, ordinato nel 1972, direttore dell’ufficio liturgico, già cerimoniere, come rettore del seminario diocesano ne decretò la chiusura. Sempre in procinto – dopo anni di preparazione e studio – di diventare vescovo, sembra che le sue chance anche con il principe vescovo Gianni siano tramontate. Certo non per motivi liturgici. Niente comunque rispetto all’altare della Reposizione allestito a Ponte di Nossa (Bg) ricavato in una sala giochi dell’oratorio dove i bambini consumano bibite e patatine e dove le particole (speriamo non consacrate) stanno sparpagliate su di una scrivania.

https://lospiffero.com/ls_article.php?id=71076

Anonimo ha detto...

Il 3 maggio, il vescovo Bernard Fellay ha consacrato la chiesa dell'Immacolata a St Marys (Kansas, USA).

Con oltre 1500 posti a sedere, sarà la chiesa Cattolica più grande del Kansas e la più grande al mondo della FSSPX (Fraternità Sacerdotale San Pio X). È alta 40 metri e ha una superficie di oltre 6'000 metri quadri.

Lo stile imita quello di una basilica romana, vagamente neovittoriana. Durante l'omelia (sotto), il vescovo Fellay ha parlato dell'arcivescovo Guido Pozzo (Curia), che l'ha avvicinato una volta dicendogli: "Francesco mi ha chiesto come fate ad avere tanti soldi."

Fellay ha risposto: "Nessuno degli edifici che compriamo proviene da importi della PioX, ma dalle donazioni dei fedeli."

La chiesa dell'Immacolata costa 42 milioni di dollari. La cattedrale di Los Angeles, senza dubbio la più brutta al mondo, è costata 187 milioni di dollari.

Gian ha detto...

Cantalamessa se la canta e se la suona. Come siamo messi male!

Anonimo ha detto...

Guido Villa
Più che altro, Cantalamessa dice che la Santa Messa in sè appartiene a un altra fede. Presto elimineranno la presenza reale di Gesù nell'Eucaristia.

Anonimo ha detto...

Cantalamessa mi sembra di quelli che iniziano bene e finiscono molto male. Son tutte opere della superbia. Credo che in questa nostra epoca sia stato dato a Satana il potere di tentare chiunque... è bene tenersi terra terra!

Anonimo ha detto...

Ahinoi, persino p. Raniero Cantalamessa!! - Il che riprova la sostanza del Novus pastone simil-protestantico in salsa ecumenica - Questo derivante dal falso primitivismo del CVII che NON ha abolito la "clericalizzazione" della Santa Messa, va là ignorante (o servile?), quanto piuttosto la sua Sacramentalizzazione - Così oggi abbiamo l' "azione liturgica" (?) manifestata da una manica di quisque de populo neppur tutti in Grazia di Dio, con il "presidente dell'assemblea" che se li guarda in faccia come nelle assemblee di condominio - E dichiara infine d'aver compiuto il "memoriale", cioè ... IL RICORDO !!! -
Arnaldo T. Maria Canziani