Riprendiamo dall'Osservatorio Internazionale Cardinale Văn Thuận la recensione del nuovo libro di Stefano Fontana.
La Dottrina politica cattolica in domande e risposte.
Il nuovo libro di Stefano Fontana
di Giuseppe Tires
Il nuovo libro di Stefano Fontana – “La Dottrina politica cattolica”, Fede & Cultura, Verona 2023, pp. 258, euro 16,00 - si fa subito notare per due evidenti caratteristiche: la sistematicità e il metodo espositivo per domande e risposte. Si tratta di un manuale che espone passo dopo passo l’intero quadro della Dottrina sociale e politica cattolica in tutti i suoi fondamenti e ambiti, dalla politica all’economia, dalla società alla famiglia, dal lavoro alla comunità internazionale. Qui vediamo appunto la sistematicità. Poi c’è il particolare metodo espositivo: gli argomenti vengono esposti tramite brevi domande e brevi risposte, il che ha obbligato l’autore - e obbliga ora il lettore - ad andare al cuore dei problemi. In totale si tratta di 741 domande e relative risposte. Il vasto contenuto viene parcellizzato in piccole dosi, facili da capire e da collegare l’una all’altra. In termine tecnico si chiama “brachilogia” ed era stata adoperata da Socrate, ma l’autore dice di essersi ispirato al Catechismo di San Pio X.
Quando Giovanni Paolo II espresse il desiderio che fosse redatto e pubblicato quello che poi divenne il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, usò la parola Catechismo. Egli voleva un Catechismo della Dottrina sociale della Chiesa da pubblicare nel passaggio del millennio. Fontana ricorda di aver pensato allora che Giovanni Paolo II avesse in mente proprio un Catechismo sociale in semplici domande e risposte. Non ne ha le prove, ma ebbe questa intuizione e ora, a distanza di tempo, ha voluto dare corso a quella suggestione, adoperando proprio quel metodo, anche senza usare nel titolo la parola Catechismo.
Sempre parlando del titolo, si nota che non c’è l’espressione “Dottrina sociale della Chiesa”, sostituita con “Dottrina politica cattolica”. Il motivo c’è. La prima delle due espressioni si riferisce ai documenti del magistero sociale dei Pontefici. Fontana nel suo libro fa certamente riferimento al magistero, tanto è vero che ogni micro-risposta è corredata dei riferimenti ai documenti, però si rifà anche alla filosofia e alla teologia politiche classiche e cattoliche, ossia alla Dottrina sociale come “disciplina” e non solo come insegnamento petrino, e questo è meglio espresso con la seconda delle espressioni viste sopra: Dottrina politica cattolica. Perché – ci si può anche chiedere - Dottrina politica e non sociale? Perché oggi si tende a ritenere che la religione cattolica si debba sì muovere nella società, soprattutto come agenzia di animazione etica, ma si nega che abbia un ruolo pubblico politico. A negarlo sono ormai molto spesso gli stessi i cattolici e in particolare gli ecclesiastici, senza parlare dei teologi di nuova generazione. Era quindi necessario parlare di politica e non solo di società.
Tornando all’impianto sistematico del libro, si rimane colpiti da alcune scelte. Nella sezione sui “Fondamenti della Dottrina sociale cattolica” ci si sarebbe aspettato di trovare al primo posto la persona umana oppure la solidarietà. Invece troviamo “La centralità di Dio nella vita pubblica”, e la persona umana arriva solo al quarto posto, dopo il bene comune e la priorità dei doveri sui diritti. La solidarietà addirittura non appare, dato che per l’autore, stabiliti questi pilastri e aggiuntavi la sussidiarietà, anche la solidarietà viene garantita. Oggi i manuali di teologia morale cominciano dall’uomo, Fontana comincia da Dio e già questo qualifica in modo chiaro l’impostazione del libro, piuttosto critico nei confronti del personalismo cattolico e delle svolte antropologiche.
Rimanendo sempre nell’ambito della struttura del libro, può essere utile notare un’altra scelta significativa a proposito del campo ecumenico e del dialogo interreligioso. L’autore ne tratta nella prima sezione del libro sotto il titolo “La religione e le religioni”, sostenendo che la Dottrina politica cattolica fa una proposta dal punto di vista della religio vera e non di una religiosità generica. Rispetto al protestantesimo, l’autore non teme di riconoscere una incompatibilità di fondo con il cattolicesimo a proposito di visione sociale e politica. Il libro, quindi, non aderisce alle recenti proposte di una convergenza universalista di tutte le religioni fondata sui buoni comportamenti eticheggianti.
Riprendendo, infine, le micro-domande e le micro-risposte, va osservato che questa tecnica espositiva ha anche il merito di toccare nervi scoperti, di non addolcire le verità nei giri di parole, di andare all’osso magari urticando. I dogmi della Chiesa hanno un valore pubblico? La “svolta antropologica” va d’accordo con la Dottrina sociale cattolica?, C’è qualche relazione tra matrimonio e unione omosessuale?, La democrazia in senso moderno nasce già totalitaria?, È possibile superare la politica dei partiti?, La pluralità delle religioni è voluta da Dio? Ecco alcune delle 741 domande che preludono a risposte piuttosto caustiche. Fonte
5 commenti:
Alleati dell’Eucaristia / Le nostre domande e le non risposte di un vescovo
https://www.aldomariavalli.it/2023/05/23/alleati-delleucaristia-le-nostre-domande-e-le-non-risposte-di-un-vescovo/
-Qualcuno potrebbe osservare che non c’era da aspettarsi altro....
-Primo dovere del vescovo dovrebbe essere ....
-Probabile che Monica avrebbe ricevuto ben altro ascolto se si fosse dichiarata Lgbcdefghil........xykjz
Commento mio : Beh, per sapere come va a finire, suggerisco a Monica di fare la controprova dichiarandosi cio' che non e'!
Queste sono le attività parrocchiali a Palermo....Agesci, parrocchie...tutti impegnati in questi temi cruciali per il cristiano..ma siamo matti???
Ha ancora senso parlare di dottrina della chiesa e catechismo? Cosa c'è rimasto?
Sta tutto venendo distrutto
https://www.noisiamochiesa.org/noi-siamo-chiesa-aderisce-alle-veglie-ecumeniche-per-il-superamento-della-omofobia-e-della-transfobia/
"Curiosamente l’attuale teologia, che non parla quasi più della conversione del mondo alla Chiesa, parla talvolta esplicitamente di questa conversione della Chiesa al mondo.
All’attuale “pensiero debole” viene quindi a corrispondere oggi un’analoga “pastorale debole”, fondata non su verità immutabili, ma su analisi psicologiche e sociologiche che si traducono in una prassi impegnata a trovare soluzioni “di mediazione” che finiscono con l’essere compromissorie. La pastorale viene infatti ridotta a “psicoterapia sociale” finalizzata alla cura, non delle anime, ma della psiche individuale o sociale. Ne deriva che non solo i suoi metodi e mezzi, ma anche i suoi princìpi e valori sono tratti non dalla Rivelazione ma dalle moderne scienze umane (psicologia, sociologia, antropologia, etc.), alle quali viene data una valenza sacrale e quasi “profetica”. Ciò spiega come mai il governo ecclesiale, mentre un tempo prendeva l’iniziativa anticipando i problemi e proponendone soluzioni proprie, oggi pare rassegnato a subire l’iniziativa dei suoi nemici correndo dietro i problemi sollevati dalla “modernità” e proponendone soluzioni di compromesso.
Guido Vignelli (Una rivoluzione pastorale)
Sono sempre più convinta che il testo di Genesi 3, 1-10 sia il miglior trattato di psicologia mai scritto.
Non credo serva nemmeno la fede per comprenderne la verità intrinseca che emerge da quelle parole.
Serve mettersi a leggere...e a rileggere...e a rileggere...piano piano...fino al momento in cui (e quel momento arriva, statene certi) capisci che quell'Adamo e quella Eva...sei tu.
E se quelle parole hanno ancora oggi questo potere di "rivelare l'uomo all'uomo" (San Giovanni Paolo II) un motivo ci sarà...
Quando il "tempo della Chiesa" prevale sul "tempo del mercante".
Queste due espressioni sono utilizzate da Jacques Le Goff nel titolo di un suo celebre saggio ove il celebre storico esponente dell'Ecole des annales, metteva in evidenza le due concezioni del tempo nel Basso Medioevo: il "tempo della Chiesa", scandito quotidianamente dalle ore canoniche dell'ufficio divino e dalla santa messa, e il "tempo del mercante", scandito dal volume delle transazioni che il mercante era in grado di svolgere in un determinato periodo di tempo; quand'anche l'attività del mercante non fosse mal vista nel Medioevo e fosse regolata da consuetudini locali e corporative volte a garantire che i diritti delle parti fossero tutelati, a limitare le speculazioni illecite e le truffe, in un epoca in cui, la missione della Chiesa di salvare le anime si voleva concretizzata in pieno in una riforma universalistica della comunità politica ("reformatio totius mundi") proria allo slancio della "Riforma Gregoirana", si puo' osservare come già allora queste due concezioni del tempo fossero fondamentalmente incompatibili: se il "tempo della Chiesa" è una successione temporale lineare ("kronos") fecondato dall'eternità del Verbo fatto carne e per questo convergente verso una pienezza, un "tempo favorevole" ("kairos") che è quello della ricapitolazione di ogni cosa in Cristo, in questo mondo e nella Gerusalemme Celeste, il "tempo del mercante" è ugualmente una successione temporale lineare volta all'arricchimento illimitato dell'uomo d'affari. La fine dell'unità religiosa in Europa provocata dalla Rivoluzione Protestante è stata, a ben vedere, la causa della definitiva cesura tra le due concezioni temporali: prima di questo evento, la necessità di coniugare alla fede le opere di carità spirituali e materiali per essere salvati, determinava un sano temperamento del desiderio di profitto del mercante: la paga della decima alla Chiesa, il finanziamento delle opere pie all'interno della corporazione di appartenenza, i contributi di solidarietà che consuetudini mercantili prevedevano per le vedove e i figli dei defunti mercanti della confraternità e la conseguente prospettiva della dannazione eterna costituivano un antidoto all'accumulo illimitato delle ricchizze.
Il Protestantesimo, pretendendo affrancare la coscienza di ogni cristiano dalla Chiesa quale interprete del "deposito della fede" e proponendo il "libero esame" delle Sacre Sritture costituirà la causa, insieme all'eterodossa concezione della provvidenza operata operata da Calvino, della nascita della etica protestante del lavoro e del profitto, descritta molto bene da Max Weber, per la quale è lecito per un mercante cercare un guadagno illimitato, frutto dei talenti che Dio stesso gli ha daonato, e che non è tenuto a condividere con gli altri, sopratutto con coloro che, non facendoli fruttare o avendo commesso errori, si sono rovinati con le stessa mani: è la nascita del capitalismo.
La notizia dei monaci certosini della Grande Chartreuse i quali decidono di non rispondere alla domanda esponenziale del celeberrimo liquore prodotto da loro, proveniente dagli Stati Uniti d'America, rifiutandosi di lavorare di più per produrre (e quindi guadagnare di più) per preservare il tempo necessario per pregare imposto dalla regola monastica di San Bruno, rappresenta una bella rivincita nei confronti del capitalismo che oggi inghiottisce tutto e tuto compra, anche le anime. L'esempio di questa comunità monastica, forse la più eccellente nela Chiesa di oggi, è un segno tangibile della necessità di riporre Dio al centro della nostra esistenza, come individui e come comunità, per porre fine alle del capitalismo, oggi divenuto orgiastico, pansessualista e idolatra, che pretende di tutto acquistare e tutto vendere (vedi la compra-vendita degli embrioni e la pratica dell'"utero in affitto"), vero motore di tutte le mostruose ideologie del post-moderno.
Il mercante disse al monaco con sorriso beffardo: "il tempo è denaro, padre!", il monaco gli rispose benevolmente: "no figliuolo, il tempo è grazia!"
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