Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 14 giugno 2023

Mons. Viganò / Dichiarazione a proposito della Messa nella parrocchia della Ss.ma Trinità di Washington

Qui l'indice degli interventi precedenti e correlati.
Dichiarazione a proposito della Messa
nella parrocchia della Ss.ma Trinità di Washington


Oggi, nella parrocchia della Santissima Trinità gestita dai gesuiti dell’Università di Georgetown dell’Arcidiocesi di Washington, verrà celebrata una Messa per gli attivisti “cattolici” del movimento LGBTQ+.

Sono anni – sin da quando era Arcivescovo di Atlanta – che Wilton Daniel Gregory abusa del proprio potere per promuovere l’agenda omosessualista, con grande scandalo dei fedeli Cattolici. La sua fissazione monomaniacale per il vizio contro natura gli ha meritato la Sacra Porpora e la nomina alla Sede di Washington, degno erede di McCarrick e Wuerl, confermando che il tradimento dell’insegnamento di Cristo è considerato nel Vaticano di Bergoglio come un requisito indispensabile per la carriera ecclesiastica. Non stupisce che il Cardinal Gregory sia seguace di James Martin sj, le cui recenti, sacrileghe esternazioni sul culto del Sacro Cuore hanno destato indignazione nel corpo ecclesiale e spinto a organizzare una processione riparatrice, il 16 giugno prossimo, al Dodgers Stadium di Los Angeles.

Provo grande dolore nell’apprendere che il Clero dell’Arcidiocesi di Washington preferisce tacere servilmente a questo ennesimo sacrilegio, con cui si usa sacrilegamente il Santo Sacrificio come strumento di propaganda per un peccato che grida vendetta al cospetto di Dio, mentre si confermano le anime di tanti poveri peccatori nel vizio. Ma ancora maggiore è il dolore nel vedere profanato il Santissimo Sacramento – nell’Ottava del Corpus Domini e a due giorni dalla festa del Sacratissimo Cuore di Gesù – ammettendo alla Comunione persone che i Pastori dovrebbero invece ammonire e indirizzare verso un cammino di vera conversione e di fedeltà alla volontà di Dio.

I Pastori traviati dall’omoeresia dovrebbero ricordare che, quando si presenteranno dinanzi al Trono di Dio per essere giudicati, dovranno rendere conto a Nostro Signore delle anime che, per causa loro, si sono dannate per l’eternità: anime per le quali Egli ha versato il proprio Sangue sulla Croce. Confermando queste povere anime nel peccato mortale, essi hanno usurpato l’autorità di Cristo e l’autorevolezza della Chiesa per lo scopo opposto a quello che esige la Carità cristiana, dimostrando la propria corruzione morale, assieme a quella di chi li lascia agire indisturbati per disperdere il Gregge loro affidato.

Mi unisco quindi spiritualmente al Santo Rosario di riparazione che è stato organizzato dinanzi alla parrocchia della Santissima Trinità, auspicando che questa lodevole iniziativa possa ottenere a Nostro Signore perdono per il tradimento dei Suoi Ministri, conversione per le anime traviate da questi falsi Pastori, espiazione per le irriverenze e i sacrilegi che verranno commessi.

In questo quadro desolante di apostasia e di ribellione ai Comandamenti di Dio e alla Legge naturale, l’avversione alla Verità di Cristo da parte di questi sacerdoti infedeli dovrebbe far comprendere la gravità della situazione in cui versa la Chiesa negli Stati Uniti d’America, muovendo i Cattolici alla preghiera, al digiuno e alla penitenza perché la divina Maestà conceda alla Sua Chiesa santi Pastori, infiammati dell’amore per il Signore e per le anime, e allontani dal sacro recinto i servi dell’Anticristo.
+ Carlo Maria Viganò, arcivescovo
14 giugno 2023
Infra Oct. Ss.mi Corporis et Sanguinis D.ni

25 commenti:

Anonimo ha detto...

Nell'omelia di Delpini è chiaramente visibile la ragione per cui la Chiesa cattolica, tanto come religione quanto come istituzione, dura da due millenni e risplende pure in quest'epoca di grande travaglio interno, mentre i politici e i regni di questo mondo vengono e passano.

Anonimo ha detto...

Dagli scritti di San Massimiliano Kolbe

LA MASSONERIA

È L'IMMACOLATA LA DEBELLATRICE DEL SERPENTE INFERNALE

“Noi siamo testimoni di una febbrile attività diretta contro la Chiesa di Dio, di un’attività che purtroppo non è senza frutti e che ha a disposizione propagatori senza numero. Il principale, il più grande ed il più potente nemico della Chiesa è la massoneria” (SK 1254).

“Dalla loro officina è uscita la rivoluzione francese, tutta la serie delle rivoluzioni dal 1789 al 1815, ed anche la guerra mondiale. Secondo le loro indicazioni lavorarono Voltaire, D’Alambert, Rousseau, Diderot, Choiseul, Pombal, Aralda, Tanucci, Hangwitz, Byron, Mazzini, Palmerston, Garibaldi e molti altri. La massoneria mette sul piedistallo le persone che vuole e le butta giù, quando esse hanno voglia di agire di testa propria” (SK 1254).

“L’arte, la letteratura e la stampa periodica, i teatri, il cinema, l’educazione della gioventù e la legislazione si muovono con passo veloce verso l’eliminazione del sovrannaturale ed il soddisfacimento dei piaceri della carne. Nessuna meraviglia perché la massoneria si è ramificata assai” (SK 1254).

“Volgendo lo sguardo attorno a noi, notiamo la scomparsa, spaventosa, della moralità, soprattutto in mezzo alla gioventù; anzi, stanno sorgendo delle associazioni, veramente infernali, che hanno inserito nel loro programma il delitto e la dissolutezza. Il cinema, il teatro, la letteratura, l’arte, diretti in gran parte dalla mano invisibile della massoneria, lavorano febbrilmente, in conformità alla risoluzione dei massoni: «Noi vinceremo la Chiesa Cattolica non con il ragionamento, ma pervertendo i costumi!»” (articolo del 1925).

“L’Immacolata - della quale è stato detto “Ella schiaccerà il tuo capo”, vale a dire del serpente infernale- schiaccerà pure questo capo, la massoneria, la qual dirige tutto questo movimento antireligioso, infernale e immorale e mette a disposizione grosse somme di denaro per la formazione di nuove sette” (conferenza 06.03.1927).

“Io sostengo che noi siamo in grado di farvi crollare e vi faremo crollare. Ebbene noi siamo un esercito, il cui Condottiero vi conosce ad uno ad uno, ha osservato e osserva ogni vostra azione, ascolta ogni vostra parola, anzi, nemmeno uno dei vostri pensieri sfugge alla sua attenzione. È l’Immacolata, il rifugio dei peccatori, ma anche la debellatrice del serpente infernale” (SK 1133).

Anonimo ha detto...

Omelia splendida, con buona pace dei tromboni tradizionalisti.

Anonimo ha detto...

Perché la gente comune amava S. B.? In questi giorni di cordoglio è stato il tempo dei detti e contradetti, pesanti, documentati, vari, intrecciati con le realtà più diverse, ma si lambiscono a vicenda

Anonimo ha detto...

Al funerale Orban era presente. VP ha rimarcato di non essere stato invitato. Orban era presente.

Anonimo ha detto...


Nell'elenco dei pensatori uomini politici e d'azione che sarebbero stati agli ordini della Massoneria c'è qualche nome di troppo.

J.-J. Rousseau non fu mai massone. Carattere fiero ed indipendente non si iniziò ed anzi fu notoriamente in rotta con gli altri esponenti dell'Illuminismo, diversi dei quali membri delle Logge.
Tanucci, ministro di CArlo III di Borbone quando costui era Re di Napoli, era anticlericale ma anche antimassone. La cosa è notoria.
Mazzini collaborò sempre strettamente con i massoni ma non fu mai iniziato. Ci teneva a mantenere l'indipendenza della sua propria organizzazione settaria, la Giovane Italia.

Anonimo ha detto...

Chi ama la tradizione non ha nulla da ridire rispetto ad un'omelia che mette in risalto una grande verità:
«È un uomo e ora incontra Dio».
È un uomo che desidera l'amore la gioia tutto quanto è desiderabile e che ha in Dio il suo compimento e il suo giudizio.
La grande verità che ci unisce: l'appuntamento con la nostra finitudine - comune a tutti, nessuno escluso - e, subito dopo, quello con l'Onnipotente. Sono parole che, a meditarle, guarirebbero tanta presunzione.

Anonimo ha detto...


Il funerale di Berlusconi era il funerale di uno statista, un politico che per anni ha governato l'Italia, occupando quindi un'alta carica dello Stato per diversi anni.
Una cerimonia ufficiale alla quale si usa invitare capi di Stato e di governo stranieri. Tali incontri servono anche ai vari politici per eventualmente scambiarsi vedute informali.
Invitare Orban rientrava nel protocollo. Non c'era motivo per non andarci, da parte sua. L'omaggio era reso allo statista non all'individuo privato, che comunque alla fine era stato riabilitato in sede giudiziaria. Se Orban non fosse venuto, avrebbe arrecato un'inutile offesa al governo italiano.
Il mancato invito a Putin si comprende, alla luce della presente situazione internazionale, che vede purtroppo l'Italia ferreamente schierata sul fronte bellicista, anche se il CD afferma di auspicare una giusta pace.
Dal punto di vista religioso, il funerale in chiesa di un pluridivorziato e convivente è uno scandalo. Ma sono decenni che la Chiesa pratica questo scandalo, mi pare abbia cominciato diversi anni fa con i funerali di un famoso tenore, Pavarotti, divorziato e convivente.
Nelle chiese cattoliche del Novus Ordo ormai succede di tutto e di più. Vedi appunto la sacrosanta omelia di mons. Viganò per l'ennesimo scandaloso comportamento omofilo di un noto cardinale americano, che ha autorizzato una Messa blasfema per gli attivisti arcobaleno.

Anonimo ha detto...

Ho sottolineato la presenza di Orban perché come ogni sottolineatura, nei fatti, congiunge due punti. Intesi?
Saluti.

Anonimo ha detto...

Vivere e amare la vita. Vivere e desiderare una vita piena. Vivere e desiderare che la vita sia buona, bella per sé e per le persone care. Vivere e intendere la vita come una occasione per mettere a frutto i talenti ricevuti. Vivere e accettare le sfide della vita. Vivere e attraversare i momenti difficili della vita. Vivere e resistere e non lasciarsi abbattere dalle sconfitte e credere che c’è sempre una speranza di vittoria, di riscatto, di vita. Vivere e desiderare una vita che non finisce e avere coraggio e avere fiducia e credere che ci sia sempre una via d’uscita anche dalla valle più oscura. Vivere e non sottrarsi alle sfide, ai contrasti, agli insulti, alle critiche, e continuare a sorridere, a sfidare, a contrastare, a ridere degli insulti. Vivere e sentire le forze esaurirsi, vivere e soffrire il declino e continuare a sorridere, a provare, a tentare una via per vivere ancora.

Ecco che cosa si può dire di un uomo: un desiderio di vita, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento.



Amare ed essere amato.

Amare e desiderare di essere amato. Amare e cercare l’amore, come una promessa di vita, come una storia complicata, come una fedeltà compromessa. Desiderare di essere amato e temere che l’amore possa essere solo una concessione, una accondiscendenza, una passione tempestosa e precaria. Amare e desiderare di essere amato per sempre e provare le delusioni dell’amore e sperare che ci possa essere una via per un amore più alto, più forte, più grande.

Amare e percorrere le vie della dedizione. Amare e sperare. Amare e affidarsi. Amare ed arrendersi.

Ecco che cosa si può dire dell’uomo: un desiderio di amore, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento.



Essere contento.

Essere contento e amare le feste. Godere il bello della vita. Essere contento senza troppi pensieri e senza troppe inquietudini. Essere contento degli amici di una vita. Essere contento delle imprese che danno soddisfazione. Essere contento e desiderare che siano contenti anche gli altri. Essere contento di sé e stupirsi che gli altri non siano contenti. Essere contento delle cose buone, dei momenti belli, degli applausi della gente, degli elogi dei sostenitori. Godere della compagnia. Essere contento delle cose minime che fanno sorridere, del gesto simpatico, del risultato gratificante. Essere contento e sperimentare che la gioia è precaria. Essere contento e sentire l’insinuarsi di una minaccia oscura che ricopre di grigiore le cose che rendono contenti. Essere contento e sentirsi smarriti di fronte all’irrimediabile esaurirsi della gioia.

Ecco che cosa si può dire dell’uomo: un desiderio di gioia, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento



Cerco l’uomo.

Quando un uomo è un uomo d’affari, allora cerca di fare affari. Ha quindi clienti e concorrenti. Ha momenti di successo e momenti di insuccesso. Si arrischia in imprese spericolate. Guarda ai numeri a non ai criteri. Deve fare affari. Non può fidarsi troppo degli altri e sa che gli altri non si fidano troppo di lui. È un uomo d’affari e deve fare affari.

Quando un uomo è un uomo politico, allora cerca di vincere. Ha sostenitori e oppositori. C’è chi lo esalta e chi non può sopportarlo. Un uomo politico è sempre un uomo di parte.

Quando un uomo è un personaggio, allora è sempre in scena. Ha ammiratori e detrattori. Ha chi lo applaude e chi lo detesta.

Silvio Berlusconi è stato certo un uomo politico, è stato certo un uomo d’affari, è stato certo un personaggio alla ribalta della notorietà.

Ma in questo momento di congedo e di preghiera, che cosa possiamo dire di Silvio Berlusconi? È stato un uomo: un desiderio di vita, un desiderio di amore, un desiderio di gioia. E ora celebriamo il mistero del compimento.

Ecco che cosa posso dire di Silvio Berlusconi. È un uomo e ora incontra Dio.
Monsignor Delpini.

Anonimo ha detto...

Bella questa omelia. A parer mio, forse manca lo sviluppo del concetto di compromesso.

Anonimo ha detto...

L'omelia di Delpini è stata bella e ispirata, ma mancava una parola di conforto per la famiglia. Una saggezza un poco generica.

Anonimo ha detto...

Quelli che apprezzano l' "omelia" di Mons. Delpini forse non hanno mai ascoltato un'omelia veramente cattolica, piena di dottrina e vera teologia. Delpini ha provato a declinare tutto in chiave poetica, proprio per mancanza di contenuto. Che "Berlusconi è un uomo che adesso incontra Dio" poteva dirlo anche un capo indù.

Anonimo ha detto...

Capolavoro nel genere della retorica ecclesiastica.
Vanitas vanitatum, e un velato dissenso verso chi ha vissuto con pienezza ed epicureismo.

Anonimo ha detto...


# Forse manca lo sviluppo del concetto di compromesso..

Forse manca lo sviluppo del concetto di giudizio divino che decide per sempre del nostro destino ultraterreno.
Dice che l'uomo che fu Berlusconi ora incontra Dio.
Lo incontra, come?
Siamo sempre alla versione attenuata della verità cattolica.
Non ha avuto il coraggio di dire mons. Delpini che l'uomo che fu
Berlusconi ora incontra IL GIUDIZIO DI DIO e non semplicemente Dio.
La nota del GIUDIZIO, anche senza nominare la possibilità dell'eterna dannazione, è stata eliminata, non se ne vuol sentir parlare.
Eliminata, a ben vedere, anche nella vita civile: nessuno deve esser giudicato per le sue opinioni e comportamenti, deve esser libero di fare quello che vuole ovvero (ipocrisia somma) di perseguire il politicamente corretto e moralmente scorretto dominante, altrimenti viene giudicato nella forma del LINCIAGGIO, mediatico prima e poi politico, giudiziario...
Berlusconi è andato al Giudizio, tutti ci andremo.
Parce sepulto. Preghiamo per lui, augurandoci che sia in Purgatorio.
Speriamo che prima di morire abbia potuto degnamente confessarsi.

Anonimo ha detto...

Sull'omilia.

Certo che se si medita bene quel che scrive Sant'Alfonso Maria de' Liguori nella sua opera intitolata "Apparecchio alla morte" (mi viene in mente questa opera, fra tante), mi sa che non ci siamo granché. Comunque sia, Gesù è buono e misericordioso.

Anonimo ha detto...

Ci sono le lettere di Mazzini e Pike e si sa chi fu Pike, non fu massone ma fu satanista... quanti tentacoli ha la piovra?

Anonimo ha detto...

L'omelia di Delpini sembra una canzone di Vasco Rossi.

Anonimo ha detto...

Il vero problema è che da framassone e pubblico concubino non aveva diritto al funerale ecclesiastico.

Anonimo ha detto...

L'omelia di Delpini incontra il plauso tradizionalista per i motivi opposti a quelli che la ispirano. Delpini non è un Bossuet, che dalla morte di Enrichetta d' Inghilterra trasse lo spunto per un formidabile richiamo al Re Sole e ai grandi del suo tempo. Delpini è modernista e bergogliano, di qui la deplorazione del capitalismo incarnato in Berlusconi. Nessuna misericordia per chi ha voluto vivere con pienezza. Nessun accenno alla grande generosità che era riconosciuta al defunto. Non ha nominato Gesù, la Vergine, i Santi o gli Angeli. Nemmeno una frase di condoglianze per i figli.
Altra considerazione. Un divorziato convivente sarebbe indegno di esequie? Ma a 86 anni, con quel male, anche dopo quattro divorzi e convivendo con uno staff di bellissime donne, si deve presumere l'innocenza al riguardo.

Anonimo ha detto...

Pregate per i vivi, perché la maggior parte dei vivi sono morti e i morti sono vivi. ( S. Charbel)

Anonimo ha detto...

Bastava guardare il modo in cui benediceva e capivi al volo, poteva almeno trovare qualche parola di conforto cristiano, ma forse era aspettarsi troppo.

Anonimo ha detto...

Un po' conosco l Arcidiocesi di Milano, non mi aspettavo altro che un componimento, sperando, composto, il massimo che possa dare. E così è stato, me ne rallegro. Lo sforzo della compostezza è stato perseguito ed attuato dal celebrante e dagli astanti, lodiamo il Signore!

Anonimo ha detto...

Certamente è anche così. Non so quanti siano stati, in circa un secolo, quelli che non abbiano avuto una formazione 'poetica' / 'storytelling', e/o non l'abbiano applicata a loro volta. Certamente non tutti, ma molti sì. Bisogna però distinguere, anni fa molto si memorizzava di poesia, canti, inni nel percorso scolastico, eppoi un verso ritornava in aiuto nella vita al momento opportuno, Dio solo sa come. Ora si memorizza poco e quasi nulla viene in soccorso di vero/bello nella vita. Vengono in mente le canzonette anglo/americane, i film americani, italiani e poco altro. La poesia a cui si allude oggi è un racconto sul dove e sul come naviga il cuore educato in quel mix che va bene per tutti, ma per nessuno che sia stato sul serio, realmente formato religiosamente, culturalmente, politicamente lungo la sua infanzia, adolescenza, giovinezza e primissima maturità.

Anonimo ha detto...

Come fummo governati da Vincolo Esterno
Blondet & Friends·ieri alle 9:13
Di Giuseppe Angiuli

Quando nel novembre 2011 Berlusconi fu costretto a sloggiare da Palazzo Chigi, ai suoi danni si consumo’ un vero e proprio golpe morbido a carattere istituzionale, con l’avallo determinante dell’allora inquilino del colle più alto di Roma (re George NapoliNATO).

Per sfrattare l’ultimo governo appena semi-libero della nazione, l’intero Paese fu tenuto in ostaggio per mesi dai noti sicari della finanza internazionale, con super Mario in testa a tutti.

Al fine di fare schizzare verso l’alto lo spread sui titoli del debito pubblico italiano, nelle borse di tutto il mondo furono adoperati dei micidiali strumenti finanziari derivati con cui si scommetteva a manetta sul dissesto del Paese: i Credit Default Swap (CDS).

Sullo sfondo di quell’assedio politico-finanziario oggettivamente eversivo dell’ordine democratico, vi era stata anche la netta contrarietà di Berlusconi a partecipare alla defenestrazione dell’amico Gheddafi (storico alleato dell’Italia nel bacino del Mediterraneo) e la sua riluttanza ad approvare delle politiche sciagurate di austerità depressiva che la BCE e la Commissione Europea avevano ancora una volta in animo di imporre all’Italia (la lettera di Draghi e Trichet del luglio di quello stesso anno 2011 aveva già suonato come una sorta di preavviso di sfratto per Silvio).

Gli scandali sessuali fecero da contorno alla distruzione dell’immagine del personaggio Berlusconi, approfittando di un suo punto oggettivamente debole (ancora oggi mi chiedo come possa un capo di Governo avere aperto la porta di casa a così tante troiette, senza un minimo di controllo a tutela della sicurezza dello Stato, al punto che perfino le “Olgettine” ebbero a meravigliarsene, come emerge dalle intercettazioni telefoniche acquisite agli atti del processo Ruby).

Il passaggio più interessante del discorso di commiato del Berlusca da Palazzo Chigi nel 2011 riguardo’ il tema del ruolo di Banca d’Italia che, come giustamente ammonì il Presidente allora uscente, non è più da tempo un soggetto “prestatore di ultima istanza” e, non essendo più dal 1981 un ente assoggettato al potere esecutivo, non opera più istituzionalmente al servizio della tenuta delle finanze pubbliche del Paese.

In quel suo ultimo discorso da inquilino di Palazzo Chigi, un Berlusconi sotto assedio e costretto a lasciare l’incarico da chissà quali pressioni che possiamo soltanto immaginare, pronunciò la parola più proibita e politicamente scorretta di questi ultimi 30 anni di famigerata seconda repubblica, gridando alla necessità di difendere la nostra “sovranità” lesa, umiliata e oggigiorno ormai sostanzialmente azzerata.

Appena saranno evaporati i bollori emotivi per la sua dipartita, credo si debba provare a concentrare un po’ di attenzione su questo messaggio che Berlusconi ebbe quasi timidamente a lasciarci tra le righe della sua comunicazione di commiato da Presidente del Consiglio, per provare a comprendere quanto questo nostro Paese sia oggigiorno assoggettato a forze superiori che hanno solo in animo di umiliarlo e spolparlo impunemente delle sue immani risorse millenarie.

E a Silvio Berlusconi – che personalmente non ho mai particolarmente amato né votato nelle urne – va comunque dato atto di essere stato, pur con tutti i suoi limiti, uno dei rari ed ultimi dirigenti politici degli ultimi 30 anni ad avere avuto almeno un pochino a cuore la difesa dell’interesse nazionale.

Quello che non può essergli perdonato è che, nei momenti più decisivi in cui egli avrebbe potuto passare alla storia come grande uomo di Stato, come alcuni prima di lui in passato hanno accettato di fare fino al martirio, il Nostro ha sempre sistematicamente preferito rifugiarsi nella sua comoda “confort zone” ed ecco perché a mio avviso è giusto e sacrosanto che egli passi alla storia come grande uomo di affari e di spettacolo ma non propriamente come statista.

(Giuseppe Angiuli)

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