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martedì 12 dicembre 2023

Mons. Carlo Maria Viganò / L’attuale Papa è cattolico? Il piano eversivo globale e il vizio di consenso

Qui l'indice degli interventi precedenti e correlati.

L’attuale Papa è cattolico?
Il piano eversivo globale e il vizio di consenso che fa di Bergoglio un usurpatore

Intervento di Mons. Carlo Maria Viganò alla conferenza online organizzata dal professor Edmund Mazza, dal titolo: Is the Pope Catholic?, 9 dicembre 2023

Aspicite nobis illusiones


Qui dicunt videntibus: «Nolite videre»
et aspicientibus: «Nolite aspicere nobis ea, quae recta sunt;
loquimini nobis placentia, aspicite nobis illusiones».
Essi dicono ai veggenti: «Non abbiate visioni»
e ai profeti: «Non fateci profezie sincere,
diteci cose piacevoli, profetateci illusioni!»
Is 30, 10
Premessa
Questa conferenza online organizzata dal Professor Edmund Mazza ha come tema un argomento che solo recentemente sta diventando di pubblico dominio, dopo oltre dieci anni di orrori peggiori di quelli cui abbiamo assistito negli ultimi sessant’anni, ma perfettamente coerenti con le basi filosofiche e teologiche poste alla crisi presente dal Concilio Vaticano II. Il Papa è cattolico?
Una domanda di questo genere in altri tempi sarebbe suonata quasi come una bestemmia, tanto era radicato nei fedeli il rispetto e l’amore per il Romano Pontefice, considerato come dolce Cristo in terra. Chi mai, all’epoca di Pio XII, avrebbe osato metterne in discussione l’autorità morale e magisteriale? E d’altra parte, per quale motivo i fedeli avrebbero dovuto esprimere dissenso nei confronti di un Papa, dal momento che la sua voce era espressione di una ininterrotta continuità con i suoi Predecessori e con il divino Maestro?
Sentire oggi parlare Jorge Mario Bergoglio e confrontare le sue parole con quelle del Pastor angelicus ci fa comprendere l’abisso che separa un Papa dalla sua grottesca parodia, il baratro che divide il Vicario di Cristo dalla simia Pontificis.
L’autorità ieratica di tutti i Papi da San Pietro a Pio XII, intimamente vincolata alla divina autorità di Cristo Sommo ed Eterno Sacerdote, si è pervertita in arrogante autoritarismo e in tirannide; il senso di appartenenza all’Ordine Sacro dei chierici e dei Prelati si è corrotto in clericalismo; la fissa immutabilità della Verità rivelata, fondata sull’immutabilità perfetta di Dio – e addirittura di quella naturalmente conoscibile mediante la ragione – ha ceduto alla rivoluzione permanente e al caos, alla provvisorietà del Loquimini nobis placentia (Is 30, 10), all’arbitrarietà dell’opinabile: aspicite nobis illusiones (ibid.).

Dissonanza cognitiva
Ma come dinanzi alle morti improvvise di milioni di persone nel mondo dopo la criminale campagna di inoculazione a seguito della frode psicopandemica vi sono persone che ancora rifiutano di riconoscere il rapporto di causalità tra la somministrazione del siero genico sperimentale e lo sterminio di massa progettato e dichiarato dall’élite; così in ambito ecclesiale dinanzi alla devastazione causata dalla rivoluzione conciliare e dalla cosiddetta riforma liturgica vi sono ancora coloro che non vogliono ammettere il rapporto di causalità tra l’azione meno criminale di quegli esperti e consultori – notoriamente modernisti ben prima del Vaticano II e come tali giustamente condannati dal Sant’Uffizio o considerati con sospetto dai Vescovi – che hanno usato nientemeno che un Concilio Ecumenico come prestigioso palcoscenico sul quale recitare la pièce falsa e menzognera del dialogo con il mondo, dell’ecumenismo, della democratizzazione e parlamentarizzazione della Chiesa, con l’avvallo dei «Papi del Concilio».
Giustamente quell’assise venne definita dai suoi stessi artefici «il 1789 della Chiesa». Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI non mancarono di sottolineare come i principi rivoluzionari e massonici – liberté, égalité, fraternité – potessero in qualche modo essere condivisi e fatti propri dal Cattolicesimo, a partire dall’accettazione, anzi dalla convinta promozione della laicità dello Stato e dalla cancellazione sostanziale della divina e universale Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo. Se avrete la pazienza di seguirmi in questa mia disamina, vedrete che la Regalità sociale di Cristo è la pietra dello scandalo, sulla quale si schiantano indistintamente tutti i complici del piano anticristico del Nuovo Ordine Mondiale.

Il rapporto di causalità
La vexata quæstio – “Bergoglio è cattolico?” – viene affrontata da più parti secondo criteri differenti e partendo da diverse eredità culturali: quella tradizionale e scolastica, quella moderata e conciliare – potremmo dire montiniana – e quella che ondeggia per così dire tra le due sponde riconoscendo Bergoglio come Papa pur essendo da lui, de facto, canonicamente indipendente.
Ma dobbiamo riconoscere che oggi è possibile condividere con sacerdoti e fedeli la sensazione di grave malessere e di grande scandalo per la ingombrante presenza del Gesuita Argentino. Oggi possiamo chiederci se Bergoglio è cattolico, ed è già un buon punto di partenza, perché la sua eterogeneità al Papato è ormai palese e percepita tanto dai semplici fedeli quanto da larga parte del Clero e persino da certe frange dei media.
La Gerarchia si limita a dar prova di pavidità o di complicità col tiranno, e le poche voci discordanti non osano trarre le necessarie conseguenze dinanzi alle eresie e agli spropositi dell’inquilino di Santa Marta. Perché costoro dissentono da lui, ma non dal Vaticano II; né vogliono riconoscere che proprio da quel Concilio è derivato quel processo rivoluzionario che ha permesso a una persona come Jorge Mario di entrare nella Compagnia di Gesù, di essere ordinato, di diventare Vescovo, creato Cardinale e infine di entrare in Conclave per uscirne «papa». Criticare Bergoglio si può, a patto che non si critichi l’idolo conciliare, l’intoccabile feticcio dei montiniani che oggi, paragonati agli orrori del Gesuita Argentino, sembrano paladini dell’ortodossia cattolica.
E qui veniamo al punctum dolens, ossia alla grande contraddizione che accomuna i fautori del Vaticano II ai suoi storici oppositori – la Fraternità San Pio X in primis – nel voler procedere ad una valutazione di fatti oggettivamente straordinari, ricorrendo a norme ordinarie. Come ho più volte ribadito, mi pare che certuni abbiano più a cuore la dottrina del Papato che la salvezza delle anime, sicché si trovano a preferire di esser governati da un papa eretico e apostata piuttosto di riconoscere che un eretico o un apostata non può essere a capo della Chiesa a cui, in quanto tale, non appartiene. Da qui i distinguo sull’eresia formale e materiale, che non impediscono minimamente l’azione distruttrice di Bergoglio. L’obiezione che l’accusa di eresia o di apostasia del «regnante Pontefice» possa causare divisione e scandalo è smentita dall’evidenza della divisione e dello scandalo già ampiamente in atto nel corpo ecclesiale proprio a causa della sua eresia e apostasia, che è per così dire la punta dell’iceberg di una ben peggiore e diffusissima crisi della Gerarchia e del Clero iniziata sessant’anni fa e oggi giunta quasi al suo apice.

Un unico piano eversivo
Poche settimane fa è stato arrestato per pedofilia e pedopornografia un importante collaboratore di Hillary Clinton e di John Podesta: mi riferisco a Slade Sohmer, legato al mondo di Broadway e al cinema, che si era adoperato nell’azione di debunking del tristemente noto Pizzagate, ossia della rete di turpi complicità e orrendi crimini su minori che ruota attorno al deep state internazionale. Abbiamo saputo che certamente Jeffrey Epstein e molto probabilmente Gislaine Maxwell erano membri del Mossad israeliano. Questo ci fa capire che i famosi viaggi di tantissimi personaggi noti sull’isola di Epstein servivano a raccogliere prove della loro colpevolezza negli efferati delitti rituali sui minori per poterli ricattare.
E se dinanzi agli eccidi di massa dei civili nella Striscia di Gaza i capi di Stato e di governo del mondo occidentale non osano fiatare, è lecito supporre che tale atteggiamento sia dovuto ai corposi dossier e ai filmati in possesso dei servizi israeliani. Lo stesso deve essere accaduto con la preparazione della falsa emergenza pandemica, replicata pedissequamente in tutti gli stati membri del World Economic Forum e dell’ONU, ma anche con la farsa della crisi ucraina (non dimentichiamo che dinanzi a Gaza ci sono giacimenti di metano che fanno gola proprio in un momento in cui le forniture di gas dalla Russia sono state impedite mediante le sanzioni, a tutto vantaggio delle multinazionali e dei fondi di investimento cui appartengono).
Ma se questo ricatto nei confronti dei potenti del mondo costituisce l’elemento unificante del progetto eversivo globalista, non possiamo non pensare che il ruolo indispensabile ricoperto dalla Chiesa Cattolica sia stato in qualche modo forzato non solo dalla nomina di Bergoglio quale emissario dei nemici della Chiesa posto al suo vertice, ma anche dagli scandali sessuali e finanziari che solo parzialmente sono emersi sul conto di molti Prelati esponenti della deep church. Come possiamo pensare che una persona come McCarrick, che entrava alla Casa Bianca senza bisogno di farsi annunciare e che ha continuato a seguire gli affari diplomatici del Vaticano in Cina anche dopo che era stato accusato di essere un predatore seriale, non godesse di appoggi da parte di quei potenti, che con lui condividevano i più turpi vizi e i delitti più esecrandi? Dobbiamo forse pensare che il sodalizio tra il deep state e la deep church si sia limitato a complicità nelle speculazioni finanziarie, quando un pedofilo come Slade Sohmer collaborava con i Clinton e con Obama, implicati nel Pizzagate? O che i numerosi voli di Bill Gates sull’isola di Epstein, assieme a quelli di attori, regnanti, politici, banchieri e VIP non abbiano nulla a che vedere con la rete di complicità della lavender mafia?
Dalle mail trapelate nel caso Wikileaks, sappiamo che John Podesta si stava occupando per conto della Clinton e di Obama – e dell’élite globalista in generale – di promuovere in seno alla Chiesa quella rivoluzione colorata che avrebbe dovuto estromettere Benedetto XVI dal Papato, far eleggere un Papa ultraprogressista e modificare sostanzialmente il Magistero cattolico facendogli accogliere le istanze dell’Agenda 2030: parità di genere, introduzione della teoria gender e della dottrina LGBTQ+, democratizzazione del governo della Chiesa, collaborazione al progetto neomalthusiano del Great Reset, cooperazione in tema di immigrazionismo, cancel culture.
Mi pare evidente che questo progetto eversivo abbia trovato perfetta realizzazione nella nomina di Bergoglio – e dico nomina volutamente – e che sia confermata dalla sua ininterrotta linea di governo e di magistero sia pubblico che privato in questo infaustissimo decennio. Un’azione che ha infatti realizzato i desiderata – o meglio, i mandata – gli ordini dell’élite, punto per punto, e in modo talmente preciso da risultare inequivocabile: parità di genere con l’apertura a ruoli di governo e di ministero alle donne; legittimazione morale della sodomia e del gender con l’ammissione di sodomiti e transessuali al ruolo di padrini e testimoni di nozze; finta democratizzazione, sul modello delle oligarchie nella sfera civile, mediante la sinodalità; accoglimento delle istanze pseudoambientaliste con un drastico ridimensionamento della condanna dell’aborto, dell’eutanasia, della manipolazione genetica tramite il sovvertimento della Pontificia Accademia per la Vita; la campagna di accoglienza degli immigrati clandestini, in nome di una ineluttabilità del meticciato non scevra da interessi economici; cancel culture con la denigrazione della storia della Chiesa e la falsificazione delle Sacre Scritture. È anzi sempre la contropartita economica, a ben vedere, quel che lega i membri della deep church e quelli del deep state, ai quali l’élite ha corrisposto il pretium sanguinis del loro tradimento con sponsorizzazioni e finanziamenti. Mi chiedo se i grotteschi tentativi di rivalutare Giuda da parte di Bergoglio non tradiscano l’istintiva simpatia di un traditore nei confronti dell’Iscariota, mercator pessimus.

Torniamo dunque al pretium sanguinis, il pagamento dei servigi resi da persone ricattate non solo da chi ne conosce i più sconcertanti ed oscuri segreti, ma anche da chi li condivide, mentre ricopre ruoli analoghi in altre nazioni, al Parlamento Europeo, nell’ONU, alla Banca Mondiale o in altre istituzioni internazionali.
Immaginate se Trudeau osasse ipotizzare di dissociarsi da certe questioni – ad esempio il silenzio sui crimini di guerra di Netanyahu a Gaza – disobbedendo così agli ordini che gli sono stati impartiti. Ancor prima che la notizia arrivi ai media sarebbero i suoi omologhi in Gran Bretagna, in Australia, in Nuova Zelanda, negli Stati Uniti, in Francia, in Olanda, in Belgio e Dio solo sa dove, a far pressioni su di lui perché taccia, ben sapendo che il Mossad non esiterebbe un istante a trascinare nello scandalo – e in galera – non solo Trudeau (sul quale pendono accuse per stupro di minore, per ora ferme in qualche Procura), ma anche quei membri dell’élite pedofila internazionale che hanno sullo stesso Justin Trudeau le prove di altri reati. Per questo era necessario che la corruzione fosse endemica al sistema, perché vi si potesse incistare il cancro globalista.
E sarebbe stolto o irresponsabile chi credesse che da questo ricatto sia esente la gerarchia bergogliana, che sappiamo essere invece ampiamente coinvolta nei medesimi vizi, con la protezione dello stesso Bergoglio. D’altra parte, quale credibilità può avere il Gesuita Argentino, quando nel caso di McCarrick egli ha avocato a sé come res judicata la condanna senza processo di uno dei più potenti Cardinali degli ultimi cinquant’anni, evitando l’escussione di testimoni che avrebbero potuto fare i nomi dei suoi complici, oggi promossi ai vertici della Chiesa o delle istituzioni pubbliche?
Credete che sia stato possibile perpetrare impunemente la frode elettorale per estromettere Donald Trump dalla Casa Bianca e che non siano riusciti a fare altrettanto al Conclave, tenendo conto di quanto sia compromessa la maggioranza del Collegio cardinalizio? Il fatto che la frode sia pubblica e tuttora impunita è casomai un’aggravante data dall’arroganza di credersi onnipotenti e invincibili.

Il caso del Papa eretico tra ipotesi astratta e realtà concreta
Quando San Roberto Bellarmino ipotizzò, come caso di scuola, l’eresia del Romano Pontefice, egli si immaginò un Papa che, convinto di rimanere cattolico, aderisse materialmente o formalmente a una specifica eresia, in un contesto generale in cui il corpo sociale ed ecclesiale fossero cattolici. Egli non poteva nemmeno immaginare che un emissario della Massoneria potesse giungere a farsi eleggere Papa allo scopo di demolire la Chiesa dall’interno, usurpando e abusando del potere del Papato stesso. E non poteva nemmeno immaginare che questo Papa avrebbe superato l’eresia per approdare all’apostasia. Nessun Dottore della Chiesa ha mai contemplato il caso di un Papa apostata, né di un’elezione falsata e manipolata da poteri dichiaratamente nemici di Cristo, perché un’enormità del genere può accadere solo in un contesto unico e straordinario come quello della persecuzione finale predetto dal Profeta Daniele e descritto da San Paolo. Il monito Cum videritis abominationem desolationis (…) va inteso per tale proprio per la sua assoluta unicità e per il fatto che tutti vedranno compiersi – chi con orrore, chi con satanica soddisfazione – l’abominazione della desolazione stante nel luogo santo: qui legit intelligat.

I Cattolici sono scandalizzati dal silenzio pavido di Cardinali e Vescovi per la stessa ragione per cui i cittadini sono sconvolti dalla complicità dei politici, dei medici, dei giornalisti, dei magistrati, delle forze dell’ordine nel tradimento del patto sociale. Essi hanno compreso che è l’intero sistema ad essere ostaggio del nemico, e che è inutile sperare di ottenere giustizia e verità da chi asseconda il colpo di stato globale, sia esso nel mondo civile o in quello ecclesiastico.
L’operazione eversiva è talmente efficiente e organizzata da mostrare inequivocabilmente l’opera di un’intelligenza luciferina che va ben aldilà delle presunte astuzie di Klaus Schwab o di un Rockefeller. Ecco perché il «problema Bergoglio» non può essere risolto secondo le vie ordinarie: nessuna società può sopravvivere alla totale corruzione dell’Autorità che la governa, e la Chiesa non fa differenza, quando i suoi membri – e soprattutto i suoi Pastori – si rifiutano di riconoscere le cause di questa corruzione dottrinale, morale e spirituale e si limitano a deplorare gli eccessi di questo o di quel discorso di Bergoglio, senza comprendere di aver dinanzi l’homo iniquus et dolosus del Salmo 42; iniquus per gli scopi che si prefigge, dolosus per i mezzi che adotta.
Discettare di eresia formale nel caso di Bergoglio è come accusare di peculato i criminali che stanno uccidendo milioni di persone con sieri letali, aria e acqua avvelenate, cibi nocivi o artificiali, carestie e pestilenze pianificate, sterilità indotta e morte (fisica o civile) imposta per legge. Siamo oltre l’eresia come siamo oltre i normali reati di cui si può accusare un capo di Stato, con l’aggravante che il colpevole sa (o spera) di potersi salvare dalla condanna perché i suoi principali accusatori lo riconoscono come Sommo Pontefice, in quanto tale esente da qualsiasi tribunale umano. Prima Sedes a nemine judicatur.
Proprio su questo confidava chi lo ha fatto eleggere Papa, dimenticando però un piccolo dettaglio: l’intenzione di nuocere alla Chiesa agendo per conto di un potere nemico non è compatibile con l’assunzione del Papato, e vi è quindi un vizio di consenso dato dalla volontà – confermato dalle parole e dai fatti di questi ultimi dieci anni – di voler agire in fraudem legis, aggirando la legge canonica e dissimulando le proprie intenzioni sin dalla prima apparizione sulla Loggia vaticana. Ripeto: non si tratta di un Papa che aderisce a un’eresia specifica (cosa che peraltro Bergoglio ha fatto ripetutamente), ma di un personaggio mandato in Conclave con l’ordine di rivoluzionare la Chiesa dall’alto della Cattedra di Pietro. E ancora: egli non ha assunto il Papato senza riserve per poi lasciarsi solo successivamente persuadere da cattivi consiglieri ad agire in modo discutibile. È evidente invece la premeditazione, confermata sia dalla corrispondenza della sua azione agli ordini della deep church impartiti già sotto il Pontificato di Benedetto XVI – congiurati della Mafia di San Gallo o del Patto delle Catacombe, poco importa – sia dai ripetuti incontri del Gesuita Argentino con esponenti dell’élite globalista e dei potentati finanziari mondiali sotto gli occhi di tutti.

Il vizio di consenso
È plausibile che la Rinunzia, per le criticità magistralmente evidenziate dal prof. Enrico Maria Radaelli, abbia determinato una situazione precedente di irregolarità canonica tale da invalidarla e rendere nulla, con essa, anche l’elezione del Successore di Benedetto XVI, a prescindere dal fatto che sia stato eletto Bergoglio o un novello Pio X. Ma anche se Benedetto XVI avesse legittimamente abdicato – pur consapevole del rischio di rendere materialmente possibile l’elezione del Gesuita Argentino – è l’intenzione dolosa di abusare dell’autorità e del potere del Papato, assumendolo con l’inganno, che rende reale il vitium consensus e fa di Bergoglio un usurpatore del Soglio di Pietro.
Il consenso e l’appoggio al Gesuita Argentino provengono significativamente dall’ala ultraprogressista e filoereticale che ne ha sponsorizzato l’elezione: tutti membri notori della deep church e contigui alla lobby omosessuale e pedofila del deep state.

Se vi è chi si ostina a guardare il dito di chi denuncia questo colpo di stato e non la luna dell’evidente congruenza di Bergoglio con esso, noi non possiamo comportarci come se ci trovassimo a risolvere un quesito di Diritto Canonico: il Signore è oltraggiato, la Chiesa è umiliata e le anime sono perdute a causa del permanere sul Soglio di un usurpatore, la cui azione di governo e di magistero può esser giudicata alla luce delle parole di Nostro Signore: 
Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere (Mt 7, 15-20).
Avete sentito bene: un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni, il che significa che l’ininterrotto comportamento di Bergoglio – prima, durante e dopo la sua elezione – vale da solo come prova della sua intrinseca iniquità.

Possiamo dunque essere moralmente certi che l’inquilino di Santa Marta sia un falso profeta? La mia risposta è: sì. Siamo dunque autorizzati in coscienza a revocare la nostra obbedienza a chi, presentandosi come Papa, agisce in realtà come il biblico cinghiale nella Vigna del Signore, o come il mercenario, qui non est pastor, cujus non sunt oves propriæ (Gv 10, 12), et non pertinet ad eum de ovibus (ibid., 13)?

Sì. Quello che non possiamo fare perché non ne abbiamo l’autorità, è di dichiarare ufficialmente che Jorge Mario Bergoglio non è Papa. La terribile empasse nella quale ci troviamo rende impossibile qualsiasi umana soluzione.

Il nostro compito non dev’essere quello di cimentarci in astratte speculazioni da canonisti, ma di resistere con tutte le nostre forze – e con l’aiuto della Grazia di Dio – all’azione esplicitamente distruttrice del Gesuita Argentino, rifiutando con coraggio e determinazione qualsiasi collaborazione anche indiretta con lui e con i suoi complici.

Il rifiuto della Regalità dell’Uomo-Dio
Il male di questo mondo è intrinsecamente connesso al rifiuto di riconoscere che tanto nello Stato quanto nella Chiesa l’autorità vicaria di chi governa emana direttamente dall’unione ipostatica, ossia dall’unione di divinità e umanità in Nostro Signore Gesù Cristo, Re e Pontefice. L’odio dei malvagi contro Cristo Re nasce nell’eternità dei tempi, quando la Santissima Trinità mise alla prova Lucifero e questi comprese che avrebbe dovuto adorare e obbedire all’Uomo-Dio, che avrebbe dovuto riconoscerLo come Re e Signore nonostante l’umiliazione di aver assunto un corpo umano e l’infamia del supplizio della Croce. Fu allora che Lucifero gridò il suo Non serviam.

Quel grido di ribellione che valse l’eterna dannazione di una parte degli spiriti angelici lo ritroviamo nelle vesti stracciate di Caifa, nelle manovre dei sommi sacerdoti e degli scribi del popolo per mandare a morte il Messia promesso, reo di non essersi prestato alle mire di potere del Sinedrio. Lo ritroviamo nel delirio teologico del Sionismo, che sin dal Congresso di Basilea del 1897 si pose come una sorta di Vaticano II dell’Ebraismo, sostituendo la figura di un Messia personale con l’avvento dello Stato di Israele.
Quel Concilio ebraico sancì la divinizzazione dello Stato e la sua indipendenza – premessa della tirannide – dalla volontà divina. Non diversamente agirono i membri del Sinedrio modernista, quando, in nome della laicità dello Stato e della libertà religiosa, calpestarono la dottrina della Regalità sociale di Cristo appena proclamata da Pio XI.
Il Non serviam aveva già riecheggiato nella Germania dell’eresiarca Lutero e nell’Inghilterra di Enrico VIII con il rifiuto dell’autorità del Vicario di Cristo, e di nuovo era risuonato arrogante nella Francia rivoluzionaria, con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, e ancora con il Liberalismo, che sottrae alla Signoria di Dio non solo il dominio delle nazioni, ma anche il primato della morale sulle regole dell’economia. Ritroviamo il Non serviam nel materialismo ateo del Comunismo, falso contraltare del Liberalismo che lo ha voluto e foraggiato per distruggere con la lotta di classe il tessuto sociale. E oggi questo grido infernale risuona con gli orrori dell’aborto, dell’eutanasia, della transizione di genere e dell’ingegneria genetica, il cui unico scopo è quello di cancellare ogni traccia di divino nell’uomo e nella Creazione e di spezzare con il legame tra l’uomo e Dio compiutosi nell’Incarnazione.

Finché non riconosceremo l’ineluttabilità della vittoria dell’Uomo-Dio come Re e Signore universale, e quella della Vergine Madre di Dio come Regina e Signora per Grazia; finché le nazioni e i popoli non piegheranno il ginocchio all’unico Salvatore e Redentore del genere umano; finché la società e la Chiesa saranno ostaggio dei nemici di Cristo Re e della Sua augustissima Madre, non potremo sperare nella fine di questa dolorosissima prova, perché non avremo compiuto la necessaria scelta di campo che il Signore attende da noi per renderci partecipi del Suo totale e definitivo trionfo su Satana. Non illudiamoci: chi si ostina a leggere con occhi umani la situazione presente espone non solo se stesso ma l’intera umanità al proseguire e all’aggravarsi di questa situazione: La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti (Ef 6, 12).

Conclusione
Tornino dunque le nazioni un tempo cristiane alla Fede dei loro padri. Riabbraccino l’unità cattolica i dissidenti. Si convertano al Dio vivo e vero i popoli immersi nelle tenebre della superstizione e dell’idolatria. Riconosca il vero Messia il popolo che un tempo fu l’eletto, prendendo le distanze dall’eresia sionista. Si scuotano dal loro torpore i singoli, specialmente quanti sono costituiti in autorità, e riconoscano con fiducia che non vi è potestà se non da Dio, perché questa – e solo questa – è la premessa per la concordia dei popoli, per la giustizia, per la pace.
E se in questo generale risveglio delle coscienze mancheranno i Pastori, ricordino costoro le tremende parole del Signore: Se questi taceranno, grideranno le pietre (Lc 19, 40).
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
9 dicembre 2023
Infra Octavam Imm. Conc. B.M.V.

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