« Fra tutte le devozioni, quella di adorare Gesù Sacramentato è la prima dopo i sacramenti, la più cara a Dio e la più utile a noi » (Sant'Alfonso Maria dè Liguori)
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Dove sta andando la Chiesa cattolica? La Chiesa Una Santa è viva e immacolata nel Suo Sposo; ma una parte di quella visibile rischia di subire una 'mutazione genetica' o questa è già avvenuta nostro malgrado e ne stiamo vedendo gli effetti? Ci confrontiamo per "resistere", nella fedeltà.
« Fra tutte le devozioni, quella di adorare Gesù Sacramentato è la prima dopo i sacramenti, la più cara a Dio e la più utile a noi » (Sant'Alfonso Maria dè Liguori)
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| Mons. Villegas |
Regína caéli, laetáre, allelúia,| "Riprendiamoci il potere". Ma non basta scriverlo sul selciato... |
| Exultet iam angelica turba caelorum: exultent divina mysteria: et pro tanti Regis victoria tuba insonet salutaris. Gaudeat et tellus tantis irradiata fulgoribus: et, aeterni Regis splendore illustrata, totius orbis se sentiat amisisse caliginem. Laetetur et mater Ecclesia, tanti luminis adornata fulgoribus: et magnis populorum vocibus haec aula resultet. Quapropter astantes vos, fratres carissimi, ad tam miram huius sancti luminis claritatem, una mecum, quaeso, Dei omnipotentis misericordiam invocate. Ut, qui me non meis meritis intra Levitarum numerum dignatus est aggregare, luminis sui claritatem infundens, cerei huius laudem implere perficiat. Vers. Dominus vobiscum. Resp. Et cum spiritu tuo. Vers. Sursum corda. Resp. Habemus ad Dominum. Vers. Gratias agamus Domino Deo nostro. Resp. Dignum et iustum est. Vere dignum et iustum est, invisibilem Deum Patrem omnipotentem Filiumque eius unigenitum, Dominum nostrum Iesum Christum, toto cordis ac mentis affectu et vocis ministerio personare. Qui pro nobis aeterno Patri Adae debitum solvit, et veteris piaculi cautionem pio cruore detersit. Haec sunt enim festa paschalia, in quibus verus ille Agnus occiditur, cuius sanguine postes fidelium consecrantur. Haec nox est, in qua primum patres nostros, filios Israel eductos de Aegypto, Mare Rubrum sicco vestigio transire fecisti. Haec igitur nox est, quae peccatorum tenebras columnae illuminatione purgavit. Haec nox est, quae hodie per universum mundum in Christo credentes, a vitiis saeculi et caligine peccatorum segregatos, reddit gratiae, sociat sanctitati. Haec nox est, in qua, destructis vinculis mortis, Christus ab inferis victor ascendit. Nihil enim nobis nasci profuit, nisi redimi profuisset. O mira circa nos tuae pietatis dignatio! O inaestimabilis dilectio caritatis: ut servum redimeres, Filium tradidisti! O certe necessarium Adae peccatum, quod Christi morte deletum est! O felix culpa, quae talem ac tantum meruit habere Redemptorem! O vere beata nox, quae sola meruit scire tempus et horam, in qua Christus ab inferis resurrexit! Haec nox est, de qua scriptum est: Et nox sicut dies illuminabitur: et nox illuminatio mea in deliciis meis. Huius igitur sanctificatio noctis fugat scelera, culpas lavat: et reddit innocentiam lapsis et maestis laetitiam. Fugat odia, concordiam parat et curvat imperia. In huius igitur noctis gratia, suscipe, sancte Pater, laudis huius sacrificium vespertinum, quod tibi in hac cerei oblatione sollemni, per ministrorum manus de operibus apum, sacrosancta reddit Ecclesia. Sed iam columnae huius praeconia novimus, quam in honorem Dei rutilans ignis accendit. Qui, licet sit divisus in partes, mutuati tamen luminis detrimenta non novit. Alitur enim liquantibus ceris, quas in substantiam pretiosae huius lampadis apis mater eduxit. O vere beata nox, in qua terrenis caelestia, humanis divina iunguntur! Oramus ergo te, Domine, ut cereus iste in honorem tui nominis consecratus, ad noctis huius caliginem destruendam, indeficiens perseveret. Et in odorem suavitatis acceptus, supernis luminaribus misceatur. Flammas eius lucifer matutinus inveniat: Ille, inquam, lucifer, qui nescit occasum: Christus Filius tuus, qui, regressus ab inferis, humano generi serenus illuxit, et tecum vivit et regnat in saecula saeculorum. Resp. Amen. |
Esulti il coro degli angeli, esulti l'assemblea celeste: un inno di gloria saluti il trionfo del Signore risorto. Gioisca la terra inondata da così grande splendore; la luce del Re eterno ha vinto le tenebre del mondo. Gioisca la madre Chiesa, splendente della gloria del suo Signore, e questo tempio tutto risuoni per le acclamazioni del popolo in festa. E voi, fratelli carissimi, qui radunati nella solare chiarezza di questa nuova luce, invocate con me la misericordia di Dio onnipotente. Egli che mi ha chiamato, senza alcun merito, nel numero dei suoi ministri, irradi il suo mirabile fulgore, perché sia piena e perfetta la lode di questo cero. Il Signore sia con voi. E con il tuo spirito. In alto i nostri cuori. Sono rivolti al Signore. Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio. È cosa buona e giusta. È veramente cosa buona e giusta esprimere con il canto l'esultanza dello spirito, e inneggiare al Dio invisibile, Padre onnipotente, e al suo unico Figlio, Gesù Cristo nostro Signore. Egli ha pagato per noi all'eterno Padre il debito di Adamo, e con il sangue sparso per la nostra salvezza ha cancellato la condanna della colpa antica. Questa è la vera Pasqua, in cui è ucciso il vero Agnello, che con il suo sangue consacra le case dei fedeli. Questa è la notte in cui hai liberato i figli di Israele, nostri padri, dalla schiavitù dell'Egitto, e li hai fatti passare illesi attraverso il Mar Rosso. Questa è la notte che ha vinto le tenebre del peccato con lo splendore della colonna di fuoco. Questa è la notte che salva su tutta la terra i credenti in Cristo imprigionati dall'oscurità dei peccati e dalla corruzione del mondo, li consacra all'amore del Padre e li unisce nella comunione dei santi. Questa è la notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte, risorge vincitore dagli inferi. Nessun vantaggio per noi essere nati, se lui non ci avesse redenti. O immensità del tuo amore per noi! O inestimabile segno di bontà: per riscattare lo schiavo, hai sacrificato il Figlio! Davvero era necessario il peccato di Adamo, che è stato distrutto con la morte del Cristo. Felice colpa, che meritò di avere un così grande redentore! O notte beata, tu sola hai meritato di conoscere il tempo e l'ora in cui Cristo è risorto dagli inferi. Questa è la notte di cui è stato scritto: la notte splenderà come il giorno, e sarà fonte di luce per le mie delizie. Il santo mistero di questa notte sconfigge il male, lava le colpe, restituisce l'innocenza ai peccatori, la gioia agli afflitti. Dissipa l'odio, piega la durezza dei potenti, promuove la concordia e la pace. In questa notte di grazia accogli, Padre santo, il sacrificio di lode, che la Chiesa ti offre per mano dei suoi ministri, nella solenne liturgia del cero, frutto del lavoro delle api, simbolo della nuova luce. Riconosciamo nella colonna dell'Esodo gli antichi presagi di questo lume pasquale che un fuoco ardente ha acceso in onore di Dio. Pur diviso in tante fiammelle non estingue il suo vivo splendore, ma si accresce nel consumarsi della cera che l'ape madre ha prodotto per alimentare questa preziosa lampada. O notte veramente gloriosa, che ricongiunge la terra al cielo e l'uomo al suo creatore! Ti preghiamo, dunque, Signore, che questo cero, offerto in onore del tuo nome per illuminare l'oscurità di questa notte, risplenda di luce che mai si spegne. Salga a te come profumo soave, si confonda con le stelle del cielo. Lo trovi acceso la stella del mattino, questa stella che non conosce tramonto: Cristo, tuo Figlio, che risuscitato dai morti fa risplendere sugli uomini la sua luce serena e con te vive e regna nei secoli dei secoli. Amen. |
Al termine dell’Ufficio delle Tenebre, l’ultima candela non viene spenta, ma nascosta agli occhi dei fedeli e poi ricollocata, in segno di speranza, in cima al grande candelabro a quindici braccia. Le altre candele sono state spente ad una ad una alla fine dei singoli salmi. La Luce del mondo, nella Sua morte e sepoltura, si è nascosta al mondo in attesa di sfolgorare il mattino del terzo giorno. In quel lasso di tempo che intercorre tra l’istante della Sua morte e quello della Sua risurrezione la fede della Chiesa nascente è parsa irrimediabilmente estinta. Eppure una fiammella ha continuato ad ardere nel Cuore più puro e credente che sia mai esistito e mai esisterà, in quello – immacolato – della Vergine Madre. Tutta la fede dei cristiani, in quelle ore, si è concentrata in Lei sola, l’unica che ancora una volta, come già all’Annunciazione, ha creduto oltre ogni umana credenza e sperato contro ogni speranza, come il Suo antenato Abramo (cf. Rm 4, 18). Come, grazie alla sua fede, egli divenne padre di molti popoli (Gen 17, 5), così Maria, grazie alla Sua fede, meritò di diventare Madre della Chiesa.
Leggiamo e meditiamo in questo giorno cos'ha subìto per noi Gesù, nostro Signore e nostro Dio, nella sua umanità.
Il nostro carissimo Ruggero ci introduce al Santo Triduo ricordandoci momenti e parole che precedono la Cena. Da notare con attenzione il riferimento al 13 nisan.
La millenaria saggezza del rito antico: ha tolto la lavanda dei piedi dall'interno della messa, per collocarla fuori dal rito eucaristico, quasi in posizione defilata. Perché è rito accessorio e secondario e non può focalizzare l'attenzione che invece accentra su di sé nel momento in cui si fa dentro la messa. Le riforme liturgiche hanno rimesso la lavanda dentro la celebrazione del Santo Sacrificio ed il risultato è che tale rito accessorio e secondario attrae tutte le attenzioni, soprattutto se viene fatto a determinate categorie di persone, anziché agli Apostoli come ha fatto Gesù. Ciò che è marginale prende il posto del centrale. Il secondario prende il posto del primario. L'uomo che ricorda un gesto di Gesù... prende il posto di Dio che si immola incruentemente sull'altare. E vengono in mente le sagge parole di Pio XII: "non è certamente cosa altrettanto saggia e lodevole ridurre tutto e in ogni modo all'antico" ed ancora: "un antico uso non è, a motivo soltanto della sua antichità, il migliore sia in se stesso sia in relazione ai tempi posteriori ed alle nuove condizioni verificatesi". Saggezza vituperata, ignorata, calpestata e derisa. Il risultato è una Feria V in cena Domini riempita di connotazioni sociologiche. Che poi è il fine stesso del Novus Ordo: essere "una tranquilla ma impegnativa palestra di sociologia cristiana" (Paolo VI udienza generale 26/11/1969). Di Gesù Cristo però cosa resta? Della fede cosa rimane? (Nicola Lentinu su Fb)
Mentre ho ancora negli occhi le immagini degli attentati di stamane a Bruxelles, le TV riportano dichiarazioni di politici ed ecclesiatici.
Lo scorso mercoledì 16 marzo, il sito L'Homme nouveau ha pubblicato le parole di Sua Eminenza il Cardinale Raymond Leo Burke, ex prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura apostolica e attuale patronus del Sovrano ordine di Malta, pronunciate lo scorso lunedì 14 marzo dinanzi alla stampa e a persone amiche nel corso della presentazione, a Parigi, del suo libro La Santa Eucaristia Sacramento dell'amore divino.
Da lunedì 21 marzo l’associazione culturale Oriente Occidente darà inizio ad Ancona alla sua prossima iniziativa dal titolo:
Il trattato cataro sui due principi, scoperto per caso nella Biblioteca Nazionale di Firenze dall’erudito domenicano Antoine Dondaine e pubblicato nel 1939[1], offre, insieme con la magistrale e tuttora insuperata storia dell’eresia albigese, scritta da Jean-Baptiste Guiraud[2], l’opportunità di compiere una strabiliante escursione, nel futuro prossimo e nel passato remoto dell’ideologia rivoluzionaria[3].
"gli specialisti sanno molto bene che esaltare "l’altare rivolto al popolo" non significa richiamarsi ad una pratica della Chiesa delle origini" (mons. K. Gamber)
Ricordiamo che oggi, venerdì, è il giorno dedicato alla Preghiera di Riparazione. Ecco le consuete preghiere, complete delle Litanie del Sacro Cuore, che [trovate qui].
In vasti ambienti cattolici l’applicazione del progetto descritto dal concilio Vaticano II e lo sforzo di adattamento, sia a causa della difficoltà dell’obbiettivo sia per una concessione allo spirito del tempo, è di fatto andato al di là della semplice espressione d’adeguamento alla mentalità odierna. Ha toccato la sostanza stessa della Rivelazione. 