Abbiamo fatto delle supposizioni e riflessioni [qui] in seguito a quanto avevo appreso e poi verificato su Radio Vaticana circa le dichiarazioni di Mons. Gänswein. Qui c'è molto di più: il suo intervento in qualità di relatore in occasione della presentazione del volume “Oltre la crisi della Chiesa. Il pontificato di Benedetto XVI (Lindau 2016, pp. 512) di Roberto Regoli, direttore del Dipartimento di storia della Chiesa nella Pontificia università Gregoriana.
Riporto di seguito il testo integrale della relazione [qui], dal quale c'è molto, di dirompente, da spigolare. Specialmente sulla istituzione del Papa emerito che di fatto esprime una nuova concezione e conseguente esercizio del papato. Innovazione non da poco, su cui sarà necessario tornare, alla luce degli elementi forniti dal presente scritto che certamente attinge, per via della quotidiana e consolidata dimestichezza, al pensiero stesso del protagonista, Joseph Ratzinger già Benedetto XVI.
Già nel 2015 lo stesso Benedetto XVI aveva sostanzialmente confermato a Peter Seewald: «Sono la fine del vecchio e l'inizio del nuovo»
Riporto di seguito il testo integrale della relazione [qui], dal quale c'è molto, di dirompente, da spigolare. Specialmente sulla istituzione del Papa emerito che di fatto esprime una nuova concezione e conseguente esercizio del papato. Innovazione non da poco, su cui sarà necessario tornare, alla luce degli elementi forniti dal presente scritto che certamente attinge, per via della quotidiana e consolidata dimestichezza, al pensiero stesso del protagonista, Joseph Ratzinger già Benedetto XVI.
Già nel 2015 lo stesso Benedetto XVI aveva sostanzialmente confermato a Peter Seewald: «Sono la fine del vecchio e l'inizio del nuovo»
Benedetto XVI, la fine del vecchio, l'inizio del nuovo
Di S.Ecc monsignor Georg Gänswein
In una delle ultime conversazioni che il biografo del Papa, Peter Seewald di Monaco di Baviera, poté avere con Benedetto XVI, nel congedarsi gli chiese: “Lei è la fine del vecchio o l’inizio del nuovo?”. La risposta del Papa fu breve e sicura: “L’una e l’altro” rispose.
Il registratore era già spento; ecco perché quest’ultimo scambio di battute non si trova in nessuno dei libri-intervista di Peter Seewald, neanche nel famoso Luce del mondo. Si rinvengono solo in un’intervista, che egli concesse al Corriere della Sera all’indomani della Dichiarazione di rinuncia di Benedetto XVI, nella quale il biografo si ricordò di quelle parole chiave che figurano in certo qual modo come massima sul libro di Roberto Regoli.
In effetti devo ammettere che forse è impossibile riassumere più concisamente il pontificato di Benedetto XVI. E lo afferma chi in tutti questi anni ha avuto il privilegio di fare da vicino esperienza di questo Papa come un classico “homo historicus”, l’uomo occidentale per eccellenza che ha incarnato la ricchezza della tradizione cattolica come nessun altro; e che – nello stesso tempo – è stato talmente audace da aprire la porta a una nuova fase, per quella svolta storica che nessuno cinque anni fa si sarebbe potuto immaginare. Da allora viviamo in un’epoca storica che nella bimillenaria storia della Chiesa è senza precedenti.
Come ai tempi di Pietro, anche oggi la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica continua ad avere un unico Papa legittimo. E tuttavia, da tre anni a questa parte, viviamo con due successori di Pietro viventi tra noi – che non sono in rapporto concorrenziale fra loro, e tuttavia entrambi con una presenza straordinaria! Potremmo aggiungere che lo spirito di Joseph Ratzinger in precedenza ha già segnato in modo decisivo il lungo pontificato di san Giovanni Paolo II, che egli fedelmente servì per quasi un quarto di secolo come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Molti continuano a percepire ancor oggi questa situazione nuova come una sorta di stato d’eccezione voluto dal Cielo.
Ma è già il momento per fare un bilancio del pontificato di Benedetto XVI? In generale, nella storia della Chiesa, solo ex post i papi possono essere giudicati e inquadrati correttamente. E a riprova di questo, Regoli stesso menziona il caso di Gregorio VII, il grande papa riformatore del Medioevo, che alla fine della sua vita morì in esilio a Salerno – da fallito, a giudizio di tanti suoi contemporanei. E tuttavia, proprio Gregorio VII fu colui che, in mezzo alle controversie del suo tempo, plasmò in modo decisivo il volto della Chiesa per le generazioni che seguirono. Tanto più audace, perciò, sembra oggi essere il professor Regoli nel tentare di tracciare già un bilancio del pontificato di Benedetto XVI ancora vivente.
La quantità di materiale critico che a questo scopo egli ha visionato e analizzato è poderosa e impressionante. Infatti Benedetto XVI è e resta straordinariamente presente anche con i suoi scritti: sia quelli prodotti da papa – i tre libri su Gesù di Nazaret e sedici (!) volumi di Insegnamenti che ci ha consegnato nel suo pontificato – sia come professor Ratzinger o cardinale Ratzinger, le cui opere potrebbero riempire una piccola biblioteca.
E così, quest’opera di Regoli non manca di note a piè di pagina, numerose quanti sono i ricordi che essa risveglia in me. Perché ero presente quando Benedetto XVI, alla fine del suo mandato, depose l’anello piscatorio, come è d’uso all’indomani della morte di un papa, anche se in questo caso egli viveva ancora! Ero presente quando egli, invece, decise di non rinunciare al nome che aveva scelto, come invece aveva fatto papa Celestino V quando il 13 dicembre 1294, a pochi mesi dall’inizio del suo ministero, era ridiventato Pietro dal Morrone.
Perciò, dall’undici febbraio 2013 il ministero papale non è più quello di prima. È e rimane il fondamento della Chiesa cattolica; e tuttavia è un fondamento che Benedetto XVI ha profondamente e durevolmente trasformato nel suo pontificato d’eccezione (Ausnahmepontifikat), rispetto al quale il sobrio cardinale Sodano, reagendo con immediatezza e semplicità subito dopo la sorprendente Dichiarazione di rinuncia, profondamente emozionato e quasi preso dallo smarrimento, aveva esclamato che quella notizia era risuonata fra i cardinali riuniti “come un fulmine a ciel sereno”. Era la mattina di quello stesso giorno in cui, di sera, un fulmine chilometrico con un’incredibile fragore colpì la punta della cupola di San Pietro posta sopra la tomba del Principe degli apostoli. Di rado il cosmo ha accompagnato in modo più drammatico una svolta storica. Ma la mattina di quell’undici febbraio il decano del Collegio cardinalizio Angelo Sodano concluse la sua replica alla Dichiarazione di Benedetto XVI con una prima e analogamente cosmica valutazione del pontificato, quando alla fine disse: “Certo, le stelle nel cielo continueranno sempre a brillare e così brillerà sempre in mezzo a noi la stella del suo pontificato”.
Ugualmente brillante e illuminante è l’esposizione approfondita e ben documentata di don Regoli delle diverse fasi del pontificato. Soprattutto dell’inizio di esso nel conclave dell’aprile del 2005, dal quale Joseph Ratzinger, dopo una delle elezioni più brevi della storia della Chiesa, uscì eletto dopo solo quattro scrutini a seguito di una drammatica lotta tra il cosiddetto “Partito del sale della terra” (“Salt of Earth Party”) intorno ai cardinali López Trujíllo, Ruini, Herranz, Rouco Varela o Medina e il cosiddetto “Gruppo di San Gallo” [qui - qui] intorno ai cardinali Danneels, Martini, Silvestrini o Murphy-O’Connor [qui]; gruppo che, di recente, lo stesso cardinal Danneels di Bruxelles in modo divertito ha definito come “una specie di mafia-club”. L’elezione era certamente l’esito anche di uno scontro, la cui chiave quasi aveva fornito lo stesso Ratzinger da cardinale decano, nella storica omelia del 18 aprile 2005 in San Pietro; e precisamente lì dove a “una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie” aveva contrapposto un’altra misura: “il Figlio di Dio e vero uomo” come “la misura del vero umanesimo”. Questa parte dell’intelligente analisi di Regoli oggi si legge quasi come un giallo mozzafiato di non troppo tempo fa; mentre invece la “dittatura del relativismo” da tempo si esprime in modo travolgente attraverso i molti canali dei nuovi mezzi di comunicazione che, nel 2005, a stento si potevano immaginare.
Già il nome che il nuovo papa si diede subito dopo la sua elezione rappresentava perciò un programma. Joseph Ratzinger non divenne Giovanni Paolo III, come forse molti si sarebbero augurati. Si riallacciò invece a Benedetto XV – l’inascoltato e sfortunato grande papa della pace degli anni terribili della Prima guerra mondiale – e a san Benedetto di Norcia, patriarca del monachesimo e patrono d’Europa. Potrei comparire come superteste per testimoniare come, negli anni precedenti, mai il cardinale Ratzinger aveva premuto per assurgere al più alto ufficio della Chiesa cattolica.
Già sognava invece vivamente una condizione che gli avrebbe permesso di scrivere in pace e tranquillità alcuni, ultimi libri. Tutti sanno che le cose andarono diversamente. Durante l’elezione, poi, nella Cappella Sistina fui testimone che visse l’elezione come un “vero shock” e provò “turbamento”, e che si sentì “come venire le vertigini” non appena capì che “la mannaia” dell’elezione sarebbe caduta su di lui. Non svelo qui alcun segreto perché fu Benedetto XVI stesso a confessare tutto questo pubblicamente in occasione della prima udienza concessa ai pellegrini venuti dalla Germania. E così non sorprende che fu Benedetto XVI il primo papa che subito dopo la sua elezione invitò i fedeli a pregare per lui, fatto questo che ancora una volta questo libro ci ricorda.
Regoli tratteggia i diversi anni di ministero in modo affascinante e commovente, rievocando la maestria e la sicurezza con la quale Benedetto XVI esercitò il suo mandato. E che emersero sin da quando, pochi mesi dopo la sua elezione, invitò per una conversazione privata tanto il suo antico, accanito antagonista Hans Küng quanto Oriana Fallaci, l’agnostica e combattiva grande dame di origine ebraica dei mass media laici italiani; oppure quando nominò Werner Arber, evangelico svizzero e Premio Nobel, primo Presidente non cattolico della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Regoli non sottace l’accusa di scarsa conoscenza degli uomini che spesso è stata mossa al geniale Teologo nei panni del Pescatore; capace di valutare in modo geniale testi e libri difficili e che ciononostante, nel 2010, con franchezza confidò a Peter Seewald quanto trovasse difficili le decisioni sulle persone perché “nessuno può leggere nel cuore dell’altro”. Quanto è vero!
Giustamente Regoli definisce quel 2010 un “anno nero” per il Papa, e precisamente in relazione al tragico incidente mortale occorso a Manuela Camagni, una delle quattro Memores appartenenti alla piccola “Famiglia pontificia”. Posso senz’altro confermarlo. In confronto con tale disgrazia i sensazionalismi mediatici di quegli anni – dal caso del vescovo tradizionalista Williamson sino a una serie di attacchi sempre più malevoli contro il Papa –, pur avendo un certo effetto, non colpirono il cuore del Papa tanto quanto la morte di Manuela, strappata così improvvisamente di mezzo a noi. Benedetto non è stato un “papa attore”, e ancor meno un insensibile “papa automa”; anche sul trono di Pietro è stato ed è rimasto un uomo; ovvero, come direbbe Conrad Ferdinand Meyer, non fu un “libro ingegnoso”, fu “un uomo con le sue contraddizioni”. È così che io stesso l’ho potuto conoscere e apprezzare quotidianamente. E così è rimasto sino a oggi.
Regoli osserva però che dopo l’ultima enciclica, la Caritas in veritate del quattro dicembre 2009, un pontificato dinamico, innovativo e con una forte carica dal punto di vista liturgico, ecumenico e canonistico, è come se improvvisamente apparisse “rallentato”, bloccato, impantanato. Anche se è vero che negli anni successivi il vento contrario aumentò, non posso confermare questo giudizio. I suoi viaggi nel Regno Unito (2010), in Germania e a Erfurt, la città di Lutero (2011), oppure nell’infuocato Medio Oriente – dai preoccupati cristiani del Libano (2012) – sono tutti stati pietre miliari ecumeniche in questi anni recenti. La sua condotta decisa per la soluzione della questione degli abusi è stata e resta un’indicazione decisiva su come procedere. E quando, prima di lui, c’è mai stato un Papa che – insieme al suo gravosissimo compito – abbia scritto anche dei libri su Gesù di Nazaret che forse saranno anch’essi considerati come il suo lascito più importante?
Non è necessario qui che mi soffermi su come egli, che era stato tanto colpito dall’improvvisa morte di Manuela Camagni, più tardi soffrì anche per il tradimento di Paolo Gabriele, membro anche lui della stessa “Famiglia pontificia”. E tuttavia è bene che io dica una buona volta con tutta chiarezza che Benedetto alla fine non si è dimesso a causa del povero e mal guidato aiutante di camera, oppure a causa delle “ghiottonerie” provenienti dal suo appartamento che nel così detto “affare Vatileaks” circolarono a Roma come moneta falsa ma furono commerciate nel resto del mondo come autentici lingotti d’oro. Nessun traditore o “corvo” o qualsivoglia giornalista avrebbe potuto spingerlo a quella decisione. Quello scandalo era troppo piccolo per una cosa del genere e tanto più grande il ben ponderato passo di millenaria portata storica che Benedetto XVI ha compiuto.
L’esposizione di questi avvenimenti da parte di Regoli merita considerazione anche perché egli non avanza la pretesa di sondare e spiegare completamente quest’ultimo, misterioso passo; non arricchendo così ulteriormente quel pullulare di leggende con ulteriori supposizioni che nulla o quasi hanno a che vedere con la realtà. E io pure, testimone immediato di quel passo spettacolare e inaspettato di Benedetto XVI, devo ammettere che per esso mi viene sempre di nuovo in mente il noto e geniale assioma con il quale nel Medioevo Giovanni Duns Scoto giustificò il divino decreto per l’immacolata concezione della Madre di Dio:
“Decuit, potuit, fecit”.
Vale a dire: era cosa conveniente, perché era ragionevole. Dio poteva, perciò la fece. Io applico l’assioma alla decisione delle dimissioni nel modo seguente: era conveniente, perché Benedetto XVI era consapevole che gli veniva meno la forza necessaria per il gravosissimo ufficio. Poteva farlo, perché già da tempo aveva riflettuto a fondo, dal punto di vista teologico, sulla possibilità di papi emeriti per il futuro. Così lo fece.
Le dimissioni epocali del Papa teologo hanno rappresentato un passo in avanti essenzialmente per il fatto che l’undici febbraio 2013, parlando in latino di fronte ai cardinali sorpresi, egli introdusse nella Chiesa cattolica la nuova istituzione del “Papa emerito”, dichiarando che le sue forze non erano più sufficienti “per esercitare in modo adeguato il ministero petrino”. La parola chiave di quella Dichiarazione è munus petrinum, tradotto – come accade il più delle volte – con “ministero petrino”. E tuttavia, munus, in latino, ha una molteplicità di significati: può voler dire servizio, compito, guida o dono, persino prodigio. Prima e dopo le sue dimissioni Benedetto ha inteso e intende il suo compito come partecipazione a un tale “ministero petrino”. Egli ha lasciato il Soglio pontificio e tuttavia, con il passo dell’11 febbraio 2013, non ha affatto abbandonato questo ministero. Egli ha invece integrato l’ufficio personale con una dimensione collegiale e sinodale, quasi un ministero in comune, come se con questo volesse ribadire ancora una volta l’invito contenuto in quel motto che l’allora Joseph Ratzinger si diede quale arcivescovo di Monaco e Frisinga e che poi ha naturalmente mantenuto quale vescovo di Roma: “cooperatores veritatis”, che significa appunto “cooperatori della verità”. Infatti non è un singolare, ma un plurale, tratto dalla Terza Lettera di Giovanni, nella quale al versetto 8 è scritto: “Noi dobbiamo accogliere queste persone per diventare cooperatori della verità”.
Dall’elezione del suo successore Francesco il 13 marzo 2013 non vi sono dunque due papi, ma de facto un ministero allargato – con un membro attivo e un membro contemplativo. Per questo Benedetto XVI non ha rinunciato né al suo nome, né alla talare bianca. Per questo l’appellativo corretto con il quale rivolgerglisi ancora oggi è “Santità”; e per questo, inoltre, egli non si è ritirato in un monastero isolato, ma all’interno del Vaticano – come se avesse fatto solo un passo di lato per fare spazio al suo successore e a una nuova tappa nella storia del papato che egli, con quel passo, ha arricchito con la “centrale” della sua preghiera e della sua compassione posta nei Giardini vaticani.
È stato “il passo meno atteso nel cattolicesimo contemporaneo”, scrive Regoli, e tuttavia una possibilità sulla quale il cardinale Ratzinger aveva riflettuto pubblicamente già il 10 agosto 1978 a Monaco di Baviera in un’omelia in occasione della morte di Paolo VI. Trentacinque anni dopo egli non ha abbandonato l’ufficio di Pietro – cosa che gli sarebbe stata del tutto impossibile a seguito della sua accettazione irrevocabile dell’ufficio nell’aprile 2005. Con un atto di straordinaria audacia egli ha invece rinnovato quest’ufficio (anche contro l’opinione di consiglieri ben intenzionati e senza dubbio competenti) e con un ultimo sforzo lo ha potenziato (come spero). Questo certo lo potrà dimostrare unicamente la storia. Ma nella storia della Chiesa resterà che nell’anno 2013 il celebre Teologo sul Soglio di Pietro è diventato il primo “Papa emeritus” della storia. Da allora il suo ruolo – mi permetto ripeterlo ancora una volta – è del tutto diverso da quello, ad esempio, del santo papa Celestino V, che dopo le sue dimissioni nel 1294 avrebbe voluto ritornare eremita, divenendo invece prigioniero del suo successore Bonifacio VIII (al quale oggi dobbiamo nella Chiesa l’istituzione degli anni giubilari). Un passo come quello compiuto da Benedetto XVI fino ad oggi non c’era appunto mai stato. Per questo non è sorprendente che da taluni sia stato percepito come rivoluzionario, o al contrario come assolutamente conforme al Vangelo; mentre altri ancora vedono in questo modo il papato secolarizzato come mai prima, e con ciò più collegiale e funzionale o anche semplicemente più umano e meno sacrale. E altri ancora sono dell’opinione che Benedetto XVI, con questo passo, abbia quasi – parlando in termini teologici e storico-critici – demitizzato il papato.
Nella sua panoramica del pontificato, Regoli espone tutto questo chiaramente come mai nessuno prima. La parte forse più commovente della lettura è stata per me il passo dove, in una lunga citazione, egli ricorda l’ultima udienza generale di Benedetto XVI il ventisette febbraio 2013 quando, sotto un indimenticabile cielo limpido e terso, il Papa che di lì a poco si sarebbe dimesso riassunse il suo pontificato così:
“E’ stato un tratto di cammino della Chiesa che ha avuto momenti di gioia e di luce, ma anche momenti non facili; mi sono sentito come san Pietro con gli Apostoli nella barca sul lago di Galilea: il Signore ci ha donato tanti giorni di sole e di brezza leggera, giorni in cui la pesca è stata abbondante; vi sono stati anche momenti in cui le acque erano agitate e il vento contrario, come in tutta la storia della Chiesa, e il Signore sembrava dormire. Ma ho sempre saputo che in quella barca c’è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è sua. E il Signore non la lascia affondare; è Lui che la conduce, certamente anche attraverso gli uomini che ha scelto, perché così ha voluto. Questa è stata ed è una certezza, che nulla può offuscare”.
Devo ammettere che, a rileggere queste parole, quasi potrebbero ancora venirmi le lacrime agli occhi, e tanto più per avere io visto di persona e da vicino quanto incondizionata, per sé e per il suo ministero, sia stata l’adesione di Papa Benedetto alle parole di san Benedetto, per cui “nulla è da anteporre all’amore di Cristo”, nihil amori Christi praeponere, come è detto nella regola tramandataci da Papa Gregorio Magno. Ne fui allora testimone, ma tuttora rimango affascinato dalla precisione di quell’ultima analisi in Piazza San Pietro che suonava così poetica, ma era nient’altro che profetica. Infatti sono parole che oggi anche Papa Francesco immediatamente potrebbe sottoscrivere e sottoscriverebbe senz’altro. Non ai papi ma a Cristo, al Signore stesso e a nessun altro appartiene la navicella di Pietro frustata dalle onde del mare in tempesta, quando sempre di nuovo temiamo che il Signore dorma e che non gli importi delle nostre necessità, mentre gli basta una sola parola per far cessare ogni tempesta; quando invece a farci cadere di continuo nel panico, più che le alte onde e l’ululato del vento, sono la nostra incredulità, la nostra poca fede e la nostra impazienza.
Così questo libro getta ancora una volta uno sguardo consolante sulla pacifica imperturbabilità e serenità di Benedetto XVI, al timone della barca di Pietro negli anni drammatici 2005-2013.
139 commenti:
Grazie, Mix.
Approfondirà?
Siamo in molti ad avere in memoria le lacrime di mons. Gänswein mentre Benedetto XVI lasciava definitivamente il Palazzo apostolico, per sua stessa ammissione è stato sconvolto quando, molto presto, Benedetto XVI lo ha reso partecipe della sua decisione di rinunciare, e invano egli ha tentato di dissuaderlo.
È normale e logico che Mons., Gänswein abbia dovuto in seguito digerire e elaborare quella decisione così sconvolgente, lo ha fatto, immagino, in primis per se stesso e poi, da dottore in diritto canonico che è, per arrivare se non a giustificarla, a definirla e inserirla nella storia della Chiesa come quel che indubitabilmente essa è e cioè una novità epocale.
Ma mi sembra che tutto non è ancora così chiaro o digerito nella sua elaborazione, come quando per "giustificare" o definire il gesto di Benedetto XVI egli, con forse troppo zelo, si spinge molto se non troppo lontano là dove egli dice:
"Dall’elezione del suo successore Francesco il 13 marzo 2013 non vi sono dunque due papi, ma de facto un ministero allargato – con un membro attivo e un membro contemplativo."
Un ministero alargato che rischia di diventare "allargatissimo" se ci fossero due papi emeriti... ma basta un pò di discernimento, e penso che Gänswein non ne manchi, per vedere quanto anomala sia quella analisi e, nel contempo, perspettiva.
O quando dice:
"Molti continuano a percepire ancor oggi questa situazione nuova come una sorta di stato d’eccezione voluto dal Cielo."
Molti chi?
Eccezione in che senso?
Stato di eccezione, quid?
Per contrapposizione allo stato di diritto? Una situazione eccezionale che permette di sospendere il rispetto del diritto?
Stato di eccezione che non è la norma? Che è destinato a restare un`eccezione, ma allora Benedetto XVI non ha istituito nessuna novità epocale, nessuna nuova e definitiva funzione.
E poi quello stato di eccezione sarebbe voluto dal cielo...
Mah, doppio mah!
Articolo straordinario che mette in luce come mai prima d'ora la figura di papa BXVI e se vogliamo, anche piuttosto commovente in alcuni passaggi.
«Non ai papi ma a Cristo, al Signore stesso e a nessun altro appartiene la navicella di Pietro frustata dalle onde del mare in tempesta, quando sempre di nuovo temiamo che il Signore dorma e che non gli importi delle nostre necessità, mentre gli basta una sola parola per far cessare ogni tempesta; quando invece a farci cadere di continuo nel panico, più che le alte onde e l’ululato del vento, sono la nostra incredulità, la nostra poca fede e la nostra impazienza».
Viene in mente "Il messaggio di tenerezza", la poesia di un anonimo brasiliano, che riporto soltanto in parte.
«...Ho domandato allora: "Signore, Tu avevi detto che saresti stato con me tutti i giorni della mia vita ed io ho accettato di vivere con te. Ma perché mi hai lasciato solo proprio nei momenti peggiori della mia esistenza?"
Ed il Signore: "Figlio mio, io ti amo e ti dissi che sarei stato con te tutta la vita e che non ti avrei lasciato solo neppure un attimo, e non ti ho lasciato… I giorni in cui hai visto solo un’orma sulla sabbia sono stati i giorni in cui ti ho portato in braccio"».
Buona domenica
Cosa avrà voluto dire mons. Ganswein con "Benedetto XVI non è stato un papa-attore?
Direi che anche questo conferma che non vi è alcuna rottura tra i due Papi e i loro pontificati ma piuttosto una trasformazione. Sarebbe bello e più rassicurante credere e avere evidenze del contrario ma purtroppo non è affatto così.
Miles
Ratzinger è un gigante. Lo comprenderemo solo tra decenni o forse secolo
Non è stato un papa-attore a differenza di Francesco, ma un Papa servitore della Verità. Ho sognato un dialogo tra Dio e Benedetto XVI, in cui Dio gli chiedeva ubbidienza: rinunciare al suo ufficio per aprire ad un intervento straordinario di Dio, rimanendo nascosto al mondo, ma in preghiera di riparazione, per lasciare che tutto il marcio nella chiesa venisse alla luce. Dio avrebbe provveduto a tutto, a noi solo fiducia, preghiera e fedeltà. Avrebbe dovuto essere come Gesù sul calvario, accettando tradimenti, insulti, falsità, percosse e alla fine anche il martirio e queste parole risuonavano con forza:" non sapevate che debbo occuparmi delle cose del Padre mio?" Gesù disse queste parole ai genitori e Benedetto le dice a noi. Non potrebbe essere che abbia avuto, in preghiera o tramite qualche persona ispirata da Dio (veggenti che hanno consegnato messaggi privati per il Papa, dopo Fatima ce ne sono stati, come Bruno Cornacchiola ) questo invito celeste?
L'ipotesi dell'Anonimo 12:48 alimenta la parte positiva dell'ambiguità.
Io penso invece che occorra essere realisti. Il discorso va approfondito attraverso i fatti e le dichiarazioni più recenti che non credo siano dissonanti dal pensiero di papa Benedetto.
Anche se molte sono le cose che ci restano oscure... Ovvio che analizziamo e traiamo possibili conclusioni da ciò che è noto e decifrabile con gli strumenti che abbiamo: oltre al discernimento, l'insegnamento costante della Chiesa.
Non solo le lacrime di Mons. Gänswein l'ultimo giorno, ma mi ricorderò molto di più il suo volto e il suo atteggiamento il giorno della consacrazione a Vescovo qualche settimana prima. Era come sotto shock e disorientato, sicuramente era già stato messo al corrente di cosa era di lì a poco per succedere. Liberissimo lui poi di cambiare idea o di "contestualizzare"..come si dice oggi. Però le immagini di quel giorno, il suo stemma e motto episcopali parlano da soli dei suoi sentimenti in quei giorni e delle sue opinione a riguardo.
Se "Papa Emerito"diventerà un nuovo istituto di diritto canonico o un nuovo officio ecclesiastico sarà il tempo e la Provvidenza a deciderlo, magari potrebbe solo limitarsi ad essere una sorta di "apax legomenon". Certo è che ad oggi sia una cosa nuova. Diverso è invece decidere se oltre a nuova sia anche cosa buona.
Un breve OT che però penso faccia capire il "vento" nella Chiesa di questi anni e di questo tempo.
Sulla morte di Pannella, padre Lombardi s.j. ha detto "Lo ricordo con stima e simpatia, pensando che ci lascia una eredità umana e spirituale importante, di rapporti franchi, di espressione libera e di impegno civile e politico generoso, per gli altri e in particolare per i deboli e i bisognosi di solidarietà". Pannella è una persona con cui ci siamo trovati spesso in passato su posizioni discordanti, ma di cui non si poteva non apprezzare l'impegno totale e disinteressato per nobili cause"
I "deboli e bisognosi di solidarietà" erano i bimbi nei grembi delle loro madri, altro che "impegno generoso e disinteressato per nobili cause"!!
E il Vescovo di Teramo: "Che ero qui per fare una sintesi... ecco sono qui e ho fatto la mia sintesi, ognuno fa la propria. Ognuno sceglie ciò in cui crede, ma alla fine la verità si ritrova sempre".
Oggi nella Chiesa si continua a "fare sintesi" invece di annunciare con coraggio la Fede che illumina le scelte decisive che ognuno è chiamato a fare nella propria vita - certo la distinzione tra peccato e peccatore, ma anche un annuncio limpido e cristallino nel Dogma di ciò che l'aborto è e ciò che invece esso non è. Tutto il resto è "sintesi", e forse non viene da Dio....sì sì e no no, altro che sintesi!
Grazie
link da cui ho preso i virgolettati:
http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2016/05/19/pannella-padre-federico-lombardi-stima-per-il-suo-impegno-generoso-_5b02d943-36a0-4145-b740-e7006be7f40a.html
http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2016/05/20/marco-pannella-camera-ardente-alla-camera-arriva-emma-bonino-fotodiretta-_cf0f1fc1-cde4-4e96-ac17-57e340fb380d.html
Reputo che si sia trattato di un abbaglio da parte di BXVI, anche se questa è la verità, tutta la verità e niente altro che la verità. Abbaglio perchè i fondatori non possono e non devono prendere decisioni così radicali, non potendo e non sapendo neanche immaginare di che tempra saranno i loro successori, nè in quali situazioni si troveranno. Quando poi lui stesso ha detto a Seewald che il cuore degli uomini è un mistero,parlando di quelli contemporanei a lui; figuriamoci i venturi!
Qui chiudo.
Molti sacerdoti ribadiscono che la Chiesa è di Cristo quindi ci pensasse lui; pensierino che ha del pilatesco ma, prendiamolo per buono.
Allora se la Chiesa è di Cristo: Cristo pare che l'abbia data in cura a San Pietro. O no? Quindi Cristo ci aveva già pensato o era uno che parlava a vanvera? O non era aggiornato? O non aveva previsto? Era miope Gesù Cristo? Già un Pontefice per il gregge non sempre è facile da gestire con un sorriso, figuriamoci due, tre, quattro, sei, otto. Sai che baldoria!
A mio parere, l'idea che l'abdicazione di Benedetto XVI abbia cambiato, in qualche modo (ma comunque in termini consistenti), la natura stessa del papato, comporta che questa natura risulterebbe, sempre in qualche modo (ma comunque sempre in termini consistenti), nella libera disponibilità del Papa. Che Benedetto XVI abbia agito in base a questo principio risulta incompatibile con tutto il suo magistero e con quanto egli ha sempre detto proprio del papato e del fatto che il Papa non è il padrone della Chiesa né di ciò che la Chiesa fa o dice, né della sua costituzione (lo adombrò anche, se non ricordo male, proprio nell'ultima udienza generale). Cioè: un'abdicazione con quelle caratteristiche, attribuirebbe al Papa un potere costituente che Benedetto XVI ha sempre negato appartenga al successore di Pietro. Dunque in lui sarebbe un gesto totalmente contraddittorio, se non completamente assurdo. Per cui la vera domanda da porsi, secondo me, non è se le cose stiano davvero così, ma perché mai mons. Gänswein sostenga un'idea del genere.
ms
Molto bello: c’è molto da meditare, e vengono in mente tante cose.
Certo, sulla rinunzia si resta a dir poco perplessi. Io ammetto d’esser tra quelli che vivono questa situazione (parlo di tutto quanto, non solo dell’ “istituzione” del papa emerito) come “uno stato d’eccezione”: almeno, spero che si rivelerà tale; quanto poi a esserne sicuro, è un altro par di maniche, purtroppo. Perché negarlo? Sono smarrito, spaventato, confuso, angosciato: come gli apostoli sulla barca. Che il Signore ci aiuti.
Un’osservazione tra tante possibili: mi sembra che il Gänswein dica tra le righe che il Ratzinger e il Bergoglio sono molto diversi, tanto da essere addirittura opposti, se non alternativi. Così in ispecie laddove, ricostruendo il conclave del ’5, riconosce che “l’elezione [fu] certamente l’esito anche di uno scontro”, con quel che segue:
“ L’elezione era certamente l’esito anche di uno scontro, la cui chiave quasi aveva fornito lo stesso Ratzinger da cardinale decano, nella storica omelia del 18 aprile 2005 in San Pietro; e precisamente lì dove a ‘una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie’ aveva contrapposto un’altra misura: ’il Figlio di Dio e vero uomo’ come ‘la misura del vero umanesimo’. ”
Sicché, le parole del cardinal Ratzinger sulla “dittatura del relativismo” forniscono “la chiave” dello “scontro” che “certamente” si svolse nel conclave. Ora, proviamo a usar questa chiave per capire il contenuto e il senso di quello scontro. L’analisi del Ratzinger è evidentemente fatta sua dal “partito del sale della terra”, che lo sostiene. E l’altro partito — quel “gruppo di San Gallo” a proposito del quale vengono in mente al Gänswein, per ischerzo si capisce (strano scherzo, però!), le parole del cardinal Danneels, che lo definiscono una specie di “circolo mafioso”? È lecito pensare che il Gänswein attribuisca implicitamente al gruppo di San Gallo un programma opposto, e quindi un’ispirazione relativistica? un’intenzione di resa al mondo e alla sua mentalità? Non c’è bisogno di ricordare che quel partito, minoritario nel ’5, è stato poi maggioritario, per nostra sciagura, nel ’13: sempre collo stesso candidato.
Maso
@ Le dichiarazioni di mons. Ganswein fanno aumentare la confusione e ingenerano sconcerto
--Non chiarisce perche' Benedetto XVI si sia dimesso
--Gli attribuisce l'intenzione di aver voluto per cosi' dire "rinnovare" l'istituto del Papato creando un Papa emerito accanto a quello effettivamente regnante, il primo "contemplativo", il secondo "attivo". Ce n'era forse bisogno? Si avrebbe cosi' un "papato allargato", il cui significato esatto sfugge e del quale non si vede l'utilita'. Non due Papi ma due funzioni del Papato, esercitato da uno in carica e da uno in pensione, ossia "emerito"?
--Siamo alla follia piu' completa, dietro la tranquilla apparenza di uno stile dal taglio accademico. Sono elucubrazioni da professori tedeschi, in pensione appunto.
--Qui, effettivamente, con la Gerarchia attuale non ci si capisce piu' niente, non sembra esserci piu' niente di razionale, di accessibile al sano buon senso e alla vera Tradizione della Chiesa. PARVUS
Bell'articolo, complimenti, le lacrime di Gaenswein erano sincere, come le mie e, si licet, Ratzinger non era il tipo che cercava lo spotlight per essere al centro della scena e, se un po' ho imparato a conoscerlo, non avrebbe MAI organizzato una uscita di scena così teatrale, in mondovisione, coll'elicottero ripreso anche in volo e da diverse angolature, il giro su P.zza S.Pietro ed altre amenità, se ne sarebbe andato in auto dopo aver stretto la mani a tutti, ma in privato, e con poche immagini. A proposito di lacrime vere, commoventissime quelle dell'autista che gli si è inginocchiato davanti e gli ha baciato le mani, indelebile. Ratzinger ha fatto scoppiare il bubbone, fra un po' arriverà il Chirurgo, estote parati. Buona domenica. Lupus et Agnus.
Più che baldoria, forse si è aperta la strada a un Consiglio di papi emeriti, presieduto dal papa in carica e si realizzerebbe la collegialità, anzi, la sinodalita' di fatto del papato.
Sottoscrivo PARVUS. Con l'inaugurazione di questa prassi allora ci si potrebbe attendere una raffica esponenziale di abdicazioni. Bergoglio che va a fare il secondo Papa Emerito e lascia magari il posto al Card. Scalfari in funzione di Papa in S.P.E.
Per la fine della Chiesa Cattolica mi sarei aspettato una grandiosa tragedia apocalittica non certo una farsa.
Miles
PS: in ogni caso tutto questo mi ricorda sempre più la fine dell'URSS con Ratzinger nel ruolo di Gorbachev che aprì la breccia e Bergoglio in quello di Yeltsin che la rase al suolo.
Effettivamente il canonista Gänswein, dopo senza dubbio una profonda e seria cogitazione per dare una cornice alla rinuncia di Benedetto XVI, avrebbe potuto trovare meglio che "il ministero allargato" che apre perspettive vertiginose, mettiamo che, Benedetto XVI ancora vivo, Bergoglio, soddisfatto di aver potuto realizzare il suo progetto per e sulla Chiesa, decide di andarsene e ritornarsene in Argentina, che cosa avremo?
Un papa in esercizio attivo e due emeriti?
O un papa in esercizio attivo, un emerito e un padre Jorge ex-papa?
E osano dire che il papato non ha subito nessuna devalorizzazione.
Ma Mons.Ganswein lei che ha visto quel "fulmine chilometrico con un’incredibile fragore colpì la punta della cupola di San Pietro posta sopra la tomba del Principe degli apostoli", lei che ha aggiunto che " di rado il cosmo ha accompagnato in modo più drammatico una svolta storica" , come può trovare qualcosa di positivo in quella svolta storica che il cosmo ha accompganto in quel modo violento e drammatico?
E che dire del passaggio in cui Gänswein ammette che Joseph Ratzinger "uscì eletto dopo solo quattro scrutini a seguito di una drammatica lotta tra il cosiddetto “Partito del sale della terra” (“Salt of Earth Party”) intorno ai cardinali López Trujíllo, Ruini, Herranz, Rouco Varela o Medina e il cosiddetto “Gruppo di San Gallo” intorno ai cardinali Danneels, Martini, Silvestrini o Murphy-O’Connor; gruppo che, di recente, lo stesso cardinal Danneels di Bruxelles in modo divertito ha definito come “una specie di mafia-club”. ?
Che dire, che cosa vuol dire, quando lui sa e noi sappiamo che il candidato di quella mafia era Jorge Bergoglio nel 2005 e nel 2013?
Ho letto sulla pagina facebook di Socci il commento di un lettore che da' una interpretazione interessante che riporto:
"le dimissioni forzate di Benedetto XVI non sono riuscite ad ottenere l'effetto sperato. Infatti la scelta di restare Papa a tutti gli effetti, nelle mura del Vaticano, ha disorientato i "lupi". La presenza di Benedetto XVI quale Regnante della Chiesa, attivo e valido, e l'elezione di Bergoglio, viziata da numerose irregolarità, rendono nulle tutte le modifiche dottrinali studiate dal Vescovo di Roma e dai teologi progressisti affiliati al nuovo Impero Laico-Illuminista. Benedetto XVI, con una strategia imprevista e vincente, ha aggirato l'assedio dei "lupi ", prendendoli alle spalle. Il Vescovo di Roma ed i suoi alleati sono destinati alla sconfitta. Il "vecchio" e "debole" Benedetto XVI, con l'aiuto di Maria, dei suoi predecessori e dello Spirito Santo, si è dimostrato più forte, più intelligente e più illuminato dei suoi avversari."
insomma se ben capisco secondo questa interpretzione le dimissioni sono state una intelligente trovata di ratzinger per rompere l'assedio dei lupi . Infatti vi ricordate gli articoli stizzosi di Hans Kung ed altri quando si seppe che Benedetto XVi sarebbe rimasto DENTRO le mura del vaticano?
Gli effetti generali smentiscono questa interpretazione.
E sulla validità di certe affermazioni si sono pronunciati sia il card. Burke che il vescovo Schneider. Tuttavia, non perché Bergoglio non sia papa ma perché in contrasto con l'insegnamento costante della Chiesa.
Socci riprende la relazione sottolineandone i punti clamorosi. E conclude che o il papato diventa un organo collegiale (ma questo è impossibile perché il mandato di Cristo è ad personam) o le dimissioni di Benedetto XVI sono invalide. Un bel ginepraio....
pienamente d'accordo con Mic : è irreale dire che sono nulle " tutte le modifiche dottrinali studiate dal Vescovo di Roma", queste esistono e sono purtroppo efficaci.
E l'anonimo non deve essersi accorto che Kung non è più per nulla stizzito, anzi è gubilante. Certa gente ha proprio le proverbiali fette di salame sugli occhi.
Antonino
Fino a pochi anni fa avevamo due genitori e un papa. Adesso abbiamo tre quattro genitori e due papi.
Il papato negli ultimi anni è stato fatto diventare -e Benedetto XVI ne fece cenno- un protagonista per il mondo e per le categorie del mondo, non dello spirito.
Dalla ieraticità composta di Pio XII, passando per l'incompatibilità caratteriale per i riflettori di Paolo VI, si è arrivati al personaggio di Giovanni Paolo II, personaggio talmente raro da essere unico, mistico e attore, teologo e sportivo, miracoloso e miracolato, veramente santo, che è stato ancora più vero nella sua malattia mostrata alle telecamere, uno "spettacolo" pluriennale (come scrive san Luca) che pallidamente può rimandare a ciò che Gesù mostrò alla folla che ne vide la passione e crocifissione.
Questo per chi nel papa vede Cristo.
Ratzinger si è sforzato di aiutare a reinterpretare il papato, cercando di sottrarsi al ruolo di star al quale ormai il mondo lo chiamava, contro il suo carattere.
Ma soprattutto, da vero profeta che legge i segni dei tempi presenti con gli occhi di Dio, colse la deriva mondanizzante di un ruolo soprattutto spirituale, del dolce "Cristo in terra"...
Ha avuto contro molti personaggi curiali ormai abituati a gestire soldi e potere, lobbies e amicizie influenti.
Il partito sangallese voleva invece il papato per cavalcarne il ruolo a beneficio del proprio programma.
Anche secondo me il ruolo di papa emerito ha spiazzato un po' le trame di costoro: hanno ottenuto il "loro" papa, stanno vincendo a suon di sinodi e mass media, ma sono sconfitti dall'indisponibilità a riconoscere in questo papato la sana dottrina, che sono in genere proprio quelli che la fede la vivono in modo più spirituale.
Non so se i due papi, dato che Benedetto XVI lo resta, siano proprio la situazione preconizzata da Caterina Emmerick.
Ne' voglio dare per scontata la "chiusura" del terzo segreto, che molti ritengono potesse parlare di eresie e scismi. Lo si è tenuto nascosto proprio negli anni sessanta dell'ottimismo che vola...
Non dimentichiamo mai che il secondo segreto di Fatima parla esplicitamente dell'inferno in cui cadono le anime dei peccatori, mentre oggi la Chiesa pare ritenerlo inesistente o vuoto. Parla di penitenza e riparazione, parole ormai espunte dal vocabolario pastorale e dottrinale...
In definitiva Benedetto XVI è papa, ancora. E Francesco, a modo suo, è papa. Benedetto ha promesso obbedienza. Umanamente accetta le trame del mondo. Tutto il suo pontificato ha insegnato a guardare a un'altra sceneggiatura e a ben altro sceneggiatore.
Perciò chi oggi inanella "vittorie" e poi ozia a bearsi del favore mondano potrebbe impersonare Pirro.
aveva in mano Roma , ma in fondo gli interessava il mondo intero, "magnà e bbeve"...
Il profeta vero vede il presente con gli occhi di Dio.
Il falso profeta reinterpreta Dio con gli occhi del mondo...
Lo Spirito di Verità è presente in chi trasmette ciò che ha contemplato e visto, con gli occhi di Dio.
La tradizione a tutto tondo non altera... Francesco d'assisi parlava di vangelo "sine glossa".
Oggi si scrivono esortazioni da trecento pagine, con il succo nelle glosse...
Il papato è bifronte, una moneta a due facce.
Segno di contraddizione, disse Simeone a Maria, parlando di Gesù.
Roba da spada che trapassa l'anima. Ma alla fine il fuoco prova e saggia. Resta ciò che raffina.
Domanda retorica a me e non retorica a chi volesse rispondere:
Dato che quel che succede nella Chiesa fa arrabbiare molti, dopo che mi sono arrabbiato cambia qualcosa?
Infatti c'è chi non si arrabbia (almeno così traspare) eppure si sa bene che non la pensa allo stesso modo.
Tra chi si arrampica sugli specchi per dire che invece la pensano ugualmente e chi si sorprende che, pensandola in modo differente, non emerga con toni forti il contrasto, non si potrebbe pensare che c'è un terzo modo di vivere la faccenda? Che cosa disse Gesù a Erode Antipa? E che cosa a Pilato? Poco o nulla. E a Giuda? Addirittura amico. E a Pietro che sguainò la spada contro Malco? Rimettila nel fodero.
A volte il vero profeta parla di più con il suo silenzio, nemmeno astioso. Non mostra rabbia.
Anche perchè la rabbia viene dal Nemico. I santi al Nemico danno davvero poca soddisfazione.
Il mondo non li capisce. Chi vive di mondo li disprezza. A volte li odia. Loro no: non lo fanno.
Il papa emerito sta vivendo con un atteggiamento molto ispirato. C'è molta Maria nel suo essere Pietro. C'è San giuseppe e c'è persino Santa Rita, un'agostiniana per lui che ama Sant'Agostino.
La Verità è una cosa che riguarda la sapienza, dono dello Spirito santo, roba da beati.
La sapienza non viene dal "dialogo", ma piuttosto dal silenzio contemplativo.
Non viene dalle maggioranze assembleari, ma dallo studio che si fa preghiera.
La sapienza non viene dalle sapienze e verità multicolori del dal mondo, ma SOLO da DIO.
Una volta che ci siamo arrabbiati, cambia qualcosa? In meglio no di certo. Sorride solo chi ha già perso e si può gloriare solo dei nostri travasi di bile... Il papa emerito ha sempre scavato la terra sotto i piedi a questo Falsario. Il papa emerito ha sempre parlato della Verità. Adesso tace.
E c'è chi fuma, nervosamente, sfidato nel proprio potere mondano.
Semplicemente è la fine del papato, la rimozione del katekòn.
Dire due papi, vuol dire nessun papa.
@ Siamo immersi nel polverone, vediamo se riusciamo a chiarire qualcosa a noi stessi
1. Non si puo'dire che esistono "due Papi". Il Papa e' uno solo, quello regnante. Ed e' Francesco, che ha accettato l'elezione. A meno che non si dimostri che l'elezione e' stata invalida (per simonia, o imbrogli nei conteggi o altro). Ci sono state delle voci di irregolarita' procedurali, che tali sono rimaste. L'elezione resta pertanto valida, sino a prova contraria.
2. Non ci possono essere due Papi in carica perche' il Papa e' un monarca elettivo, che ricava il suo potere non dai cardinali che lo eleggono ma da Nostro Signore (anche se il nuovo CIC ha eliminato il riferimento allo "iure divino"), e Nostro Signore l'ha dato al solo Pietro e non a Pietro e ad un altro Apostolo contestualmente. La summa potestas, ossia l'equivalente del potere sovrano su tutta la Chiesa non puo' avere due titolari, uno dei quali per di piu' in pensione perche' ha abdicato. Il Papa che abdica e' come il re che abdichi: non e' piu' re, anche se si puo' far ancora chiamare maesta', come titolo onorifico. Ratzinger puo' continuare a farsi chiamare Santita' ma non e' piu' Papa perche' ha abdicato, rinunciando non solo all'esercizio della summa potestas sulla Chiesa ma anche alla sua titolarita', che spetta di diritto al suo successore, cosi' come l'esercizio.
3. Non si puo' pertanto dire che Bergoglio "e' Papa a modo suo". E' Papa e basta. Sarebbe piu' esatto dire che esercita il papato a modo suo, diffondendo una pessima pastorale, che addirittura puzza d'eresia qua e la'.
4. Le "dimissioni" cioe' l'abdicazione di Benedetto XVI costituiscono un atto unilaterale del Papa. Nessuno puo' trattenerlo, se vuole andarsene. L'efficacia della rinuncia alla carica in questo caso non dipende dalla sua accettazione da parte di un altro organo ad esso superiore. Ora, tale rinuncia potrebbe considerarsi invalida solo se si dimostrasse (ma da parte di chi?) che e' stata coartata, imposta con la forza, con la pistola alla nuca, per cosi' dire. Ma questo non e' il caso, evidentemente. Una coercizione puramente spirituale, interiore si deve ritenere ininfluente. In ogni caso, non credo che l'eventuale (provata) irregolarita' dell'abdicazione possa influire sull'elezione (regolare) del nuovo Papa. Tra le due situazioni non c'e' un rapporto di causa ed effetto. Sono diverse e separate.
5. La tesi di mons. Gaenswein, secondo la quale, pare di capire, ci sarebbe stata l'intenzione da parte di Benedetto XVI di abdicare in modo da costituire una nuova figura di papato, ossia "allargato" perche' ricomprendente il Papa in carica e l'Emerito, non si sa bene come e in quale funzione (per cio' che riguarda quest'ultimo), non sta ne' in cielo ne' in terra. Ossia: se e' esistita ed esiste l'intenzione di costituire un papato "allargato", si tratta di figura che non ha ovviamente nessun collegamento con la Tradizione della Chiesa ed appare intrinsecamente priva di significato, sia dal punto di vista teologico che canonistico. Che cosa si verrebbe ad "allargare"? L'investitura iure divino del Papa in carica, ricomprendente anche l'Emerito? L'esercizio della summa potestas, includente anche l'Emerito? Ci si dice che l'Emerito costituirebbe la componente mistica, di preghiera del Papa in carica. Ma per far cio' basta a colui che ha dimissionato rinchiudersi in convento e pregare e digiunare come semplice frate o sacerdote, non occorre concepirsi come una sorta di Papa di complemento o emerito, che non si capisce che cosa ci stia a fare. PARVUS
se il nuovo pontificato attuale (uno futuro io non credo che ci sara')e'quello
di paragonare il vangelo di Cristo al corano di maometto,penso che ci sia si da
piangere...ma di lacrime di dolore perché se trattano cosi' il legno verde che ne sara' di noi legno secco?
Avviso per molti commentatori che non si vedono pubblicati.
E' inutile star lì a fare il totalizzatore, con attribuzioni alterne, su chi è papa e chi no. O da quando non ci sarebbero più papi... Sono discussioni che abbiamo affrontato un sacco di volte, che abbiamo sviscerato a lungo ed è inutile attardarsi in elucubrazioni soggettive che non hanno alcun supporto teologico o canonico.
Così com'è inutile accusarci a ripetizione di attribuire validità ai documenti e alle esternazioni di Bergoglio, perché anche a questo proposito abbiamo detto e ripetuto miriadi di volte che seguiamo (perché così è nella Chiesa di Cristo) ciò che non si discosta dall'insegnamento costante della Chiesa. Ovvio che non seguiamo il resto...
Et de hoc satis.
Mic, hai ragione. Bisognerebbe tacere, fare silenzio, è vero ed è la via giusta. Tutto questo parlare però dice anche la ferita che è stata inferta nel cuore di molti. La lingua batte dove il dente duole. Il dolore di questo dente non trova sollievo.
Irina,
Non intendevo e non intendo invitare a tacere ma a fare interventi che non siano l'attribuzione certa del pontificato all'uno con l'esclusione dell'altro o affermazioni sedevacantiste del tutto soggettive e apodittiche.
Nella “Chiesa 2.0” tutto è doppio.
Ci sono due papi, uno regnante l’altro emerito.
Ci sono due messe, quella di sempre e quella “riformata”.
Ci sono due magisteri, quello dottrinale e quello “pastorale”.
Ci sono due teologie, la prima è la scienza della fede, la seconda un’ambigua filosofia religiosa.
Ci sono due dottrine, la prima è la Divina Rivelazione, la seconda è l’adattamento allo spirito del tempo.
Sono una cosa resta unica: l’arroganza del clericalismo.
mic
"Non intendevo e non intendo invitare a tacere ma a fare interventi che non siano l'attribuzione certa del pontificato all'uno con l'esclusione dell'altro o affermazioni sedevacantiste del tutto soggettive e apodittiche."; ma allora cosa ci fà quel lungo intervento di anonimo delle 21.31 in cui si attribuisce il Papato a Bergoglio in modo certo?
Quel commento intanto non è anonimo ma è firmato Parvus che in genere si fa riconoscere per i suoi contenuti ben argomentati. Dunque ha motivato le sue osservazioni, che chi non fosse d'accordo può confutare se trova ragioni ad hoc. E ha parlato in termini oggettivi, non ha lanciato pillole apodittiche e del tutto soggettive.
Io penso che le parole di Gänswein, in qualche modo, siano un messaggio in codice che invita i cristiani a "serrare i ranghi"!!! Ciò significa che ci sarà un assalto ben più grave di quanto fin ora abbiamo potuto subire.
Se ciò che ha detto Mons. Ganswein corrisponde realmente al pensiero di Benedetto XVI, risulterebbe che quest'ultimo aveva a lungo pensato di realizzare, per poi metterla in pratica con la sua rinuncia del 2013, l'istituzione di un nuovo Papato 'collegiale', comprendente cioè più Papi contemporaneamente.
Un'istituzione assurda, contraria alla costituzione divina della Chiesa, è vero: ma un ottimo modo per demolire di fatto il Papato così come istituito da Nostro Signore.
Ricordiamo che la demolizione del Papato era stata già tentata dai neomodernisti durante il Vaticano II, con la Lumen gentium: un attacco che riuscì allora a metà, perché il Coetus Internationalis Patrum spinse Paolo VI a rimediarvi parzialmente con l'inserzione della famosa 'nota praevia'.
Con l'istituzione de facto del 'Papato allargato', viene portata a termine l'opera iniziata nel Concilio.
Tutto questo per i soliti motivi 'ecumenici', dato che il Papato costituisce il principale ostacolo per la formazione della agognata (dai neomodernisti) 'Chiesa cristiana' e non più cattolica.
Questo per dire che non si tratta di una follia, bensì di un piano strategico ben preciso e calcolato da tempo dai teologi progressisti che guidarono il Vaticano II, e dai loro epigoni.
Quanto ai problemi che ne seguono (chi è il vero Papa, a questo punto?), essi sono sì importanti, ma la reazione principale deve svilupparsi contro questa nuova aberrazione neomodernista di Papato allargato.
E' qui che deve sorgere una nostra reazione dura e forte, per dire ad alta voce a Ratzinger, Bergoglio e compagnia che non è loro lecito sabotare il Papato, non ne hanno l'autorità ed i loro atti in tal senso sono e saranno completamente nulli: giuridicamente, teologicamente e moralmente NULLI.
Stanno attaccando il fondamento stesso della Chiesa: i Pastori ancora cattolici hanno ora il gravissimo dovere di protestare e prendere le dovute misure per respingere questo attacco.
OT:
Il blog "Bergoglionate" è stato chiuso e cancellato, dopo gli ultimi articoli in mortem Pannellae.
Chissà perché?
Forse Esistenzialmente periferico, che lo "linkava" tra gli altri, ne sa qualcosa ?
Ok... insomma abbiamo il Papa in servizio attivo e un in servizio contemplativo. Il problema reale è che se Papa Bergoglio si dimettesse per qualunque motivo, ci troveremmo con un Papa in servizio attivo... uno contemplativo e magari uno in servizio pastorale... insomma... vogliamo arrivare ad una squadra di calcio a 5? Mi duole dirlo, ma Celestino V fu trattato in modo diverso, e forse in modo più giusto, perché la confusione regna sovrana. Tanto più che le dichiarazioni che ho letto dal Monsigmore ne sono proprio ilnsegno, Benedetto XVI non è andato in un monastero, ma è rimasto in Vaticano. Un Papa se compie quel gesto dovrebbe invece comprendere che dovrebbe fare un passo indietro e non di lato, un passo molto indietro, riprendere la veste di sacerdote, nera, e contemplare in monastero. Tale passo rimane un mistero certamente. Ma da qui addirittura a farne una sorta di precedente positivo dà davvero il senso del grottesco,
Bergoglionate, nelle sue redattrici, era stato preso pesantemente di mira da don Ariel.
OT per Rosa:
il sito Bergoglionate è emigrato qui:
https://cronicasdepapafrancisco.wordpress.com/
2." Non ci possono essere due Papi in carica perche' il Papa e' un monarca elettivo, che ricava il suo potere non dai cardinali che lo eleggono ma da Nostro Signore (anche se il nuovo CIC ha eliminato il riferimento allo "iure divino"), e Nostro Signore l'ha dato al solo Pietro e non a Pietro e ad un altro Apostolo contestualmente"
Riprendo questa parte del commento di Parvus, che trovo molto bene argomentato, vorrei dire che se effettivamente il mandato ricevuto dal Signore è "per sempre" da qui l`impossibilità di romperlo, come disse Benedetto XVI consapevole della gravità del suo gesto, e la creazione della figura dei "papa emerito", l`elezione del papa mi sembra ben poco il frutto dello Spirito Santo ma piuttosto il risultato delle lotte fra gruppi di influenza che si detestano, parla molto chiaro Gänswein:
"Soprattutto dell’inizio di esso nel conclave dell’aprile del 2005, dal quale Joseph Ratzinger, dopo una delle elezioni più brevi della storia della Chiesa, uscì eletto dopo solo quattro scrutini a seguito di una drammatica lotta tra il cosiddetto “Partito del sale della terra” (“Salt of Earth Party”) intorno ai cardinali López Trujíllo, Ruini, Herranz, Rouco Varela o Medina e il cosiddetto “Gruppo di San Gallo” intorno ai cardinali Danneels, Martini, Silvestrini o Murphy-O’Connor; gruppo che, di recente, lo stesso cardinal Danneels di Bruxelles in modo divertito ha definito come “una specie di mafia-club”.
L’elezione era certamente l’esito anche di uno scontro, la cui chiave quasi aveva fornito lo stesso Ratzinger da cardinale decano, nella storica omelia del 18 aprile 2005 in San Pietro; e precisamente lì dove a “una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie” aveva contrapposto un’altra misura: “il Figlio di Dio e vero uomo” come “la misura del vero umanesimo”
Siccome penso che Gänswein abbia pesato ogni parola, e siccome penso che non ignora che il candidato della "mafia di San Gallo" era già nel 2005 Jorge Bergoglio, che quel gruppo (malgrado morti e ritiri) dopo l`elezione di Benedetto XVI ha continuato ad agire e espandere la propria influenza riuscendo ad ottenere altri supporti e finire per gridar vittoria il 13 marzo 2013 con l`elezione del suo "candidato", si potrebbe capire fra le righe o dedurne logicamente che il relativismo dottrinale e morale pronato da quel gruppo è entrato dalla grande porta in Vaticano e dirige la Chiesa.
Ipotesi: nel 2005 BXVI è stato eletto con voti che venivano dal Gruppo di san Gallo,nella persona di Martini come minimo. Questo concorso esterno alla sua elezione, ha presentato il conto o durante il conclave stesso o subito dopo. Dei punti in comune i due gruppi li avevano, la riforma della Curia mi sembra essere quello più evidente. "Tu occupati della teoria, a noi lascia la pratica. Gli uomini giusti te li indichiamo noi". BXVI ha accettato nella consapevolezza che la Verità è la Verità. Il Papato che sempre è stato in pericolo di trovarsi scisso in se stesso ( le potenze europee, le correnti politiche,i massoni, i ladri, gli assasinii) prendeva così, apparentemente, una sua forma di scissione presentabile agli occhi dei più avvertiti.Quando piano piano le pretese del Gruppo di San Gallo o altri innominati divennero cogenti si decise( si impersonale) per le dimissioni che BXVI fece sue. E siccome lui era la mente e gli altri il braccio diede a queste dimissioni una forma, a suo insindacabile giudizio, appropriata. Sono quasi certa che non ebbe nessuna animosità verso i suoi confratelli, la Congregazione per la Dottrina della Fede l'aveva addestrato a dovere, erano scugnizzi da educare. E diede loro una lezione memorabile: se ne andò, restando.La spina nel fianco di paolina memoria. Ritengo che il Segretario abbia detto la Verità, là nel covo degli antagonisti. E ritengo che BXVI possa essere veramente fine ed inizio. Basta intendersi.
Mi duole leggere ... i nuovi conciliari che hanno abolito IL GIURAMENTO ANTIMODERNISTA (E NON SOLO) hanno introdotto il giuramento alla chiesa conciliare ... rifletta parvus (il suo p.5 è significativo)
Eleganti e sottili elucubrazioni , quelle sul ruolo di Ratzinger , ma non dimentichiamo che egli era ed è restato modernista ( vedi anche intervento di mons Williamsom su Una vox ) .Certo la Provvidenza può scrivere anche su righe storte...ma come pensare a una ispirazione divina per l'istituzione aberrante da lui inventata? Addirittura a un piano astutissimo per far venire fuori il marcio , spiazzare gli avversari ecc ? Ma ha a che fare tutto ciò col Vangelo ? E le anime che non vedranno mai la riuscita del piano , e che nel frattempo si danneranno ? Senza contare che l'affermato silenzio orante non esiste , Ratzinger ha parlato eccome , anche recentemente si è detto entusiasta della "misericordia " bergogliana , segno provvidenziale secondo lui , perchè di questo ha bisogno l'uomo moderno (in perfetto stile modernista )
p
Forse sarebbe meglio che Mons. Gaenswein, con tutto il rispetto, tacesse. Non è riuscito a tutelare efficacemente Padre Benedetto, così lo chiamo io, quando era Papa, e semina confusione oggi che non lo è più, del tutto in buona fede, per carità. In fondo, invece di straparlare e arrabbiarsi, basterebbe usare la ragione e riflettere sul significato dell'aggettivo emerito. Padre Benedetto oggi, per sua scelta, è un mistico immerso nella preghiera, nella meditazione, nello studio. Il papa, purtroppo, è un altro.
OT
Da Tosatti: Dollinger smentisce la smentita di Ratzinger.
http://www.lastampa.it/2016/05/23/blogs/san-pietro-e-dintorni/fatima-forever-dollinger-risponde-a-bxvi-3u8wtEBIJAyy2HccMwv2JK/pagina.html
Tralcio II e Irina 08:57 da applausi, sì, Martini diede il suo gruzzoletto di voti perché era già malato di Parkinson e lo sapeva, e quindi non poteva per ovvi problemi, fare il papa, i tedeschi ostili votarono comunque contro e parlo di Kasper, e Lehmann, quello che passò il diario del conclave a Brunelli, ma il coup de théatre lo fece Bergoglio, che rifiutò di accettare e lasciò tutti i voti dei sudamericani a Ratzinger e tornò precipitosamente in Argentina......lui se ne andò e Benedetto restò a fare il papa, adesso è Ratzinger che se n'è andato da papa, restando sempre da papa, eterogenesi dei fini, chi vuol capire.....Anonymous.
Gesù un giorno disse, che era necessario che un uomo tradisse il Figlio di Dio, perchè si compisse la profezia, ma guai a quell'uomo. Dunque magari era necessario che Papa Benedetto XVI abbandonasse la nave e i suoi passeggeri in mezzo alla piena tempesta, perchè uscisse il marciume dentro la Chiesa, ma anche qui non sarà valida quell'ammonizione: guai a chi ha tradito? Non credo che la figura del papa emerito sia una figura voluta da Dio, che abbia una qualche utilità, Su Pietro è stata fondata la Chiesa non sui Pietri. E' certo che Dio poi metterà tutto a posto, perchè la Chiesa è cosa sua, ma non per questo agli uomini è concesso di agire in modo errato. Dio sa tutto da sempre e sa trarre anche dal male cose utili, ma guai a chi fa il male.
Tralcio, capirei un fedele qualsiasi, o un sacerdote, o un monaco, che si ritira come un anacoreta per pregare ed espiare per la salvezza delle anime, capisco meno un Papa che molla il timone, proprio mentre la nave fa acqua e non resta invece saldo ad esso per portare la nave ad ancorarsi ai veri pilasti indistruttibili: l'Eucarestia e l'Immacolata. Come dire che un Padre di famiglia molla moglie e figli, alla fame e allo sbando, per ritirarsi in convento a pregare, per il bene dei figli e della moglie. Ognuno ha il suo dovere ed è li dove è stato messo che deve farlo, non altrove. Non è questione di arrabbiarsi o meno, ormai è andata così, siamo stati abbandonati e messi in mano ad un tutore malvagio, ne prendiamo coscienza, tiriamo avanti con la grazia di Dio, aspettando finalmente che Pietro torni ad essere il buon Pastore, senza emeriti a confondere le idee. Ognuno stia al suo posto e se non si ha il coraggio di rimanere al proprio posto almeno non ci si faccia vedere in giro con una veste che non ci appartiene più perchè non abbiamo voluto portare il fardello che questa veste promette.
@ Due domande, solo per capire
1. anonimo ore 9.41: in che senso dovrei "riflettere"? Vorrei capire il senso della sua osservazione.
2. Luisa. Il mandato che riceve il Papa e' forse "per sempre"? "Per sempre" non e' solo il Sacramento dell'Ordine (semel sacerdos, semper sacerdos)? Il Papato e' un "munus", appunto, un ufficio, o carica, l'esser pastore (ossia governante, per mandato divino) dell'intero gregge disperso su tutta la terra. Se vi si puo' abdicare, come puo' essere "per sempre", mi chiedo? Ufficio individuale, non collettivo o collegiale che dir si voglia. parvus
La situazione della Chiesa è abbastanza confusa, se non caotica, non si sentiva il bisogno della abradacabrante tesi di mons. Gänswein su un "ministero allargato", tesi che, come detto da Parvus, non sta nè il cielo nè in terra.
Talvolta mi chiedo se il Tralcio sia un profeta : lo leggo sempre con molta attenzione e mi accorgo che spesso anticipa i tempi di cose che poi si avverano puntualmente (ultima fra tutte la vicenda "Fatima").
Io sono stato tre giorni in quasi totale isolamento, cosa che mi rendo conto fa molto bene, specialmente se si passa un po' di tempo a pregare in luoghi isolati, e a fare l'esperimento di leggere solo pochi giorni di novità (tutte che coinvolgono la Chiesa, perché ormai praticamente tutti i temi caldi politici sono di stampo anticattolico; questo per non parlare delle benedizioni ai Pannella defunti, le prediche di Santa Marta che sembrano basate sui vangeli apocrifi, eccetera...) la sensazione è incredibile, di un'accelerazione incredibile. Mi viene in mente quell'immagine delle Torri Gemelle quando - dopo che già da un po' di ore bruciava tutto, ma l'edificio sembrava rimanere in piedi, si iniziano a vedere grossi pezzi di materiale che precipitano, che annunciano solo il crollo definitivo (ovviamente, con crollo definitivo intendo solo in relazione a questo periodo storico, perché la Chiesa non crollerà).
Sulla questione di mons. Gänswein... (nota: sto recuperando ora l'arretrato delle sue dichiarazioni e dei commenti) mi chiedo se, molto più banalmente, non sia un messaggio in codice terra-terra, camuffato con alte disquisizioni ecclesiologiche: chi di dimissioni indotte ferisce, di dimissioni indotte perisce.
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Fabrizio Giudici
Anche per me, come per Petrus LXXVII, questa inaspettata dichiarazione deve per forza avere un significato, anche se non è ancora chiaro. Si può supporre che Benedetto XVI abbia deciso di farsi da parte per evitare uno scisma minacciato da chi non lo voleva e gli faceva la guerra ogni giorno ma, non tornando cardinale, rimanendo "papa emerito", è rimasto pontefice legittimo. In questo caso le dimissioni non sarebbero valide. E' davvero singolare che non abbia ripreso il suo vecchio nome e sia ancora lì, in Vaticano, non in un lontano monastero. Non può essere casuale, qualcosa deve significare, soprattutto sapendo che è persona umile e preparatissima in ambito teologico. Dopo l'Amoris Laetitia Bergoglio ha dato un colpo gravissimo a tre sacramenti; quest'ultimo atto, che
sa tanto di eresia, potrebbe aver indotto alla decisione di uscire un po' allo scoperto?
Parvus le rispondo con le parole di Benedetto XVI dette all`ultima sua udienza generale:
"In questi ultimi mesi, ho sentito che le mie forze erano diminuite, e ho chiesto a Dio con insistenza, nella preghiera, di illuminarmi con la sua luce per farmi prendere la decisione più giusta non per il mio bene, ma per il bene della Chiesa. Ho fatto questo passo nella piena consapevolezza della sua gravità e anche novità, ma con una profonda serenità d’animo. Amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi.
Qui permettetemi di tornare ancora una volta al 19 aprile 2005. La gravità della decisione è stata proprio anche nel fatto che da quel momento in poi ero impegnato sempre e per sempre dal Signore. Sempre – chi assume il ministero petrino non ha più alcuna privacy. Appartiene sempre e totalmente a tutti, a tutta la Chiesa. Alla sua vita viene, per così dire, totalmente tolta la dimensione privata.
...
Il “sempre” è anche un “per sempre” - non c’è più un ritornare nel privato. La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero, non revoca questo. Non ritorno alla vita privata, a una vita di viaggi, incontri, ricevimenti, conferenze eccetera. Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso. Non porto più la potestà dell’officio per il governo della Chiesa, ma nel servizio della preghiera resto, per così dire, nel recinto di san Pietro. San Benedetto, il cui nome porto da Papa, mi sarà di grande esempio in questo. Egli ci ha mostrato la via per una vita, che, attiva o passiva, appartiene totalmente all’opera di Dio.
http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/audiences/2013/documents/hf_ben-xvi_aud_20130227.html
Il "sempre " è un "per sempre": Pietro se ne andava da Roma, ed incontro' Gesù, che gli disse che andava in città per farsi crocifiggere di nuovo. Cioè: sei Pietro, il mio Vicario, e tale devi restare fino alla morte.
L' "ingravescente aetate" non mi ha mai convinto. Se GPII era finito in quello stato, altri papi, Paolo VI per citarne uno ben conosciuto da tutti noi, no. Bastava ridurre gli impegni, i viaggi, farsi curare bene. Dei miei pazienti in fibrillazione atriale, nessuno ha avuto un ictus invalidante finora ( e verosimilmente la fibrillazione atriale ed il pace maker erano gia presenti nel 2005).
Conclave 2005: l'eredità di GPII era pesante ed ingombrante, come sappiamo. Solo Martini, non certo Bergoglio in quel momento, avrebbe potuto sopportarla, ma non se l'e' sentita con la scusa della malattia, anche perche' era la stessa di GPII. Ratzinger ha accettato, per il bene della Chiesa e per amore di Nostro Signore, senz'altro, ma anche per grande affetto per GPII, che ha sempre aiutato e protetto (vicenda Maciel, ma non solo)
Qualcosa è successo, che forse conosceranno solo i nostri nipoti, che ha fatto decidere per l'abdicazione. E di sicuro Bergoglio si era venduto molto bene, anche a BXVI. Deve aver a lungo studiato la parte, lui.
( a proposito, Anonymous, non ho capito l'allusione).
Cominque dopo le,paeole di Ganswein, non si continui. Aripette che i apai lis cegli lo Spiirto Santo.
Luisa non condivido. Le parole di mons. Gänswein sono benvenute. Aiutano a capire, anche se forse possono scombussolare alcuni.
Le dimissioni sarebbero quindi anche un modo per dare un nuovo volto alla guida della Chiesa (scusatemi ma non posso più chiamare pontificato questo "ministero allargato"). Papa Benedetto rimane dunque un esemplare modernista, anche se alcuni suoi gesti sembrano essere stati suggeriti dalla Provvidenza divina (penso ad esempio alla dichiarazione con cui riconosceva che la Messa tridentina non fu mai abolita). Ma questo altalenarsi tra verità cattoliche e innovazioni non conformi alla dottrina sappiamo essere tipico dei modernisti.
Comunque mi sembra che anche Antonio Socci abbia fatto un ulteriore passo avanti con le conclusioni - che condivido - a cui giunge: o il papato diventa un organo collegiale (ma questo è impossibile perché il mandato di Cristo è ad personam) o le dimissioni di Benedetto XVI sono invalide.
Dal momento che colui che è all'origine di questo ginepraio è lo stesso Benedetto XVI, che finora aveva sempre e solo osannato, non posso che concludere che forse anche nella mente di Antonio Socci qualche punto interrogativo inizi a lampeggiare.
I tempi sono evidentemente difficili e la Chiesa deve attendersi a salire il proprio Calvario. Noi abbiamo ancora molti mezzi per conoscere la Verità e anche se molti ecclesiastici stanno operando in modo contrario, la retta coscienza dei fedeli, supportata dalla grazia soprannaturale, sa ancora riconoscere chi sono i veri pastori cui dar seguito. Papa o meno che sia.
Riguardo alla tecnica del passo avanti e del passo indietro: è forse meglio l'immagine della torsione, verso destra e verso sinistra, fino allo strappo finale.
"Più di cinque anni dopo la porta sbattuta in faccia a Benedetto XVI, colpevole di aver pregato pubblicamente per le vittime di attentati alle chiese cristiane d'Egitto, il grande iman di Al-Azhar, lo sceicco Ahmad Muhammad al-Tayyib, ha riallacciato i rapporti con la sede di Pietro, incontrando papa Francesco in Vaticano, a mezzogiorno di lunedì 23 maggio." (Dall'ultimo articolo di Sandro Magister).
Continua la svendita della chiesa 2.0 a passo doppio.
Anonimo 18.56,
eh, ma è tutta " continuità"...
Lo sceicco a Roma...
quanti soldi, e per chi, avrà portato?
Forse ha ragione chi crede di poter vedere nel`intervento di Gänswein un messaggio codato, possibile, non lo so, certo è che non ha parlato senza l`avallo di Benedetto XVI, ma se la sua lunga cogitazione per "digerire" quella rinuncia alla quale era contrario, anche come canonista, lo ha fatto arrivare a quella tesi stravagante di un ministero petrino allargato, e se quella tesi è condivisa da Benedetto XVI, e se....e se....con i "se" si "potrebbe mettere Parigi in bottiglia" come si dice da noi allora, meglio tacere.
@ Luisa, grazie per la citazione di Benedetto XVI
In effetti, ora mi ricordo di questo passo del discorso papale. Credo di aver capito: si tratta di un "per sempre" da intendersi in senso figurato cioe' spirituale. Il munus,dopo l'abdicazione, viene espletato da lui in modo solo spirituale, nella preghiera, nello studio, nel raccoglimento. E il "recinto Vaticano" in cui si e' rinchiuso sarebbe l'equivalente simbolico del recinto conventuale di una volta. Lasciata spontaneamente la carica, si considera sempre al servizio di Cristo, spiritualmente pontefice (nella preghiera, anzi nella "contemplazione").
Diciamo allora che questo e' "un porsi accanto" del tutto spirituale a chi detiene il potere effettivo (Bergoglio) e lo esercita quotidianamente; "porsi accanto" che in nessun modo puo' "allargare" ne' la titolarita' ne' l'esercizio effettivo del sommo potere da parte del Papa in carica; in nessun modo si puo' qui configurare una effettiva, istituzionale gestione collegiale (a due) della summa potestas sulla Chiesa.
La figura del pontificato "allargato" resta pertanto astrusa e avulsa dalla realta'.
Il termine "allargato" e' poi ambiguo e non si riesce a capir bene come si possa applicare alla realta' che vuole qui descrivere. Parvus
Se l'espressione "pontificato allargato" è ambiguo, perchè viene usata dal monsignore? Insomma, si possono avere parole chiare in questa Chiesa che parla sempre in modo confuso? Evidentemente no, ma tutto questo non fa certo bene alle anime. Mi sembra abbastanza evidente che un papa resti "spiritualmente" al servizio della Chiesa, non può certo tornare allo stato laicale, che novità sarebbe? E' una novità che si sia dimesso, pur essendo in buona salute mentale e fisica, e questo non è chiarito in alcun modo in quelle dichiarazioni.
"E' una novità che si sia dimesso, pur essendo in buona salute mentale e fisica, e questo non è chiarito in alcun modo in quelle dichiarazioni."
Chi ha visto Benedetto XVI al momento della sua partenza, chi ha visto il suo degrado fisico, la sfinitezza che si esprimeva anche nel soffio corto e in quel filo di voce con cui parlava, la sua difficoltà crescente nel muoversi, senza dimenticare che aveva anche un pacemaker, come può affermare che era in buona salute fisica?
Perchè non credere semplicemente quel che ci ha detto? Perchè non crederlo quando dice che non ha più la forza fisica e morale per assumere il peso della guida della Chiesa in terra, per guidare più di un milliardo di cattolici, andare al loro incontro, affrontare le sfide di cui lui per certo conosceva la portata e la gravità?
Perchè non crederlo quando ci dice che si ritira "per il bene della Chiesa", probabilmente anche pensando agli anni passati con Giovanni Paolo II incapace di governare e il timone lasciato a lobby e gruppi vari?
Che poi tutto ciò faccia di lui per taluni un terribile modernista, per altri un debole e timorato che avrebbe ceduto a ricatti, per altri ancora un codardo che ha abbondonato la nave ed è scappato davanti ai lupi, rivela solo l`ampiezza dello sconvolgimento che la rinuncia di Benedetto XVi ha provocato, sono solo pensieri, interpretazioni, ipotesi e emozioni tutte umane davanti ad una decisione che inoltre ha aperto la porta all`elezione del suo successore e alla sua "chiesa della misericordia", una chiesa in cui molti, se non tutti, i nodi stanno venendo al pettine.
Con tacito e rispettato accordo tra di noi, abbiamo rinunciato al vernacolo.
Ora BXVI era sicuramente stanco e fisicamente provato ma anche santamente adirato. Suppongo.
Rispondo a Rosa, una volta svolto il suo compito, sarà 'licenziato' anche lui, il piano deve proseguire fino alla totale dissoluzione, il grande imam è venuto perché, come il Dalai Lama, fa anch'egli parte di una ben determinata confraternita cui evidentemente non piacevano i predecessori, mai e poi mai riterrei Ratzinger un codardo, allora non avrebbe accettato la pesantissima eredità di GP2, altri lo fecero, il perché delle sconvolgenti dimissioni, ma non abbandono totale, ci tormenteranno a lungo perché mai sapremo con certezza cosa effettivamente succedeva negli ovattati corridoi vaticani, a me fa specie vedere che tutti sono rimasti al loro posto, saldamente, praticamente degli ultra 80enni solo Ratzinger ha lasciato la poltrona, gli altri maneggioni sono ancora tutti lì, anche i superstiti del Vat II......non aggiungo altro , ma anche se Dollinger avesse detto il vero, il papa non era Benedetto e quindi il cardinal prefetto agì per ordini superiori, poi leggo che tutto il malloppo di suor Lucia sta in una cassaforte di cui una vecchia conoscenza ha le chiavi, meditate, gente, meditate......Anonymous.
Ammesso e non concesso, che Benedetto XVI avesse un mandato dal cielo, particolare(diventare emerito) e che si sia dimesso per volontà di Dio, per un piano celeste a noi ancora sconosciuto, che riguarda la salvezza della Chiesa, mi chiedo: come mai un Papa illuminato dal cielo, con un mandato particolare, faccia delle cose che non sono cattoliche, tipo le solite adunanze tra le false religioni e l'unica vera, tipo non condannare pubblicamente vescovi palesemente eretici, tipo non sospendere per sempre una Messa ambigua che non onora Dio. O.K, i santi non hanno tutti i lumi, ma queste sono cose gravi, anche se oggi ci sembrano bazzecole. Magari da anacoreta vivente in Vaticano, verrà finalmente illuminato e avendo una folgorante conversione, quando Francesco cadrà dal trono, si risveglerà il Pietro che è in lui, ma sono supposizioni, può accadere come può non accadere, anche se le vie del Signore sono veramente infinite. Vedremo cosa il futuro ci riserva.
@PARVUS
1. Esatto non si può dire che ci sono 2 papi. E' letteralmente, evangelicamente e teologicamente IMPOSSIBILE. Dunque si dovrebbe finirla di dirlo, chiunque lo dica non sta facendo un buon servizio nè al Vangelo, nè alla Verità, nè alla Chiesa. A cominciare da chi ha rinunciato al Papato. Se ha rinunciato lo ha fatto AL PAPATO, non al "Papato attivo". Dunque, il problema è mal posto: se Benedetto XVI ha rinunciato, lo ha fatto COME CANONE COMANDA. Come comanda il Canone? "Debita forma e senza costrizione". Io mi domando come si possa ritenere la forma con cui Benedetto XVI ha pronunciato la "rinuncia" come "debita"!!!! La sua rinuncia descrive la volontà di rinunciare ad un assurdo "ministero" ... definito poi come "attivo". Ma di cosa stiamo parlando? La forma della rinuncia, deve essere inerente alla rinuncia al PAPATO, debitamente espressa e senza costrizioni o limitazioni di sorta. Stesso discorso per la "salute inferma". Quando mai può esprimersi questa motivazione? Ma anche ammesso e non concesso che il Papa rinunci per questo, per la salute, lo deve fare NETTAMENTE, chiaramente. Si rinuncia al PAPATO! Mentre Benedetto XVI NON HA MAI RINUNCIATO! NON LO HA MAI FATTO! Dove lo ha fatto? Dove sta la sua declaratio in cui rinuncia? NON ESISTE! Infatti, dopo aver fatto la "rinuncia al ministero".... attivo (!!!), egli specifica, nei suoi interventi pubblici, spiegandola, perchè e cosa intendesse per "rinuncia". Quello che spiega è INAMMISSIBILE. Intollerabile e irricevibile. Non esiste nulla di ciò che spiega. Nemmeno la "mens " che spesso viene affibbiata al povero Ratzinger può entrare in questo volo pindarico! Dunque la soluzione è A MONTE! Valide o meno che siano le elezioni successive, a livello formale, Benedetto XVI non ha VALIDAMENTE rinunciato. Dunque CHIUNQUE sia eletto come successore, NON LO E'! Questo è quanto! E quindi, in vita Benedetto XVI, chiunque non è valido eletto. Morto lui, se l'elezione è valida, il successore è validamente eletto. Dunque, in una situazione come questa, alla morte di Benedetto, si dovrebbe ri-fare il conclave, anche con presente il Vescovo di Roma Bergoglio. Egli infatti, alla sua elezione, si è qualificato come "Vescovo della diocesi di Roma", più volte. Questi elementi, ovviamente, non sono compresi dai più. Che non si pongono nessuna domanda a riguardo. Vedono l'uomo vestito di bianco uscire dalla finestra. A prescindere da chi lo ha preceduto, da quello che succede prima e dopo.
2. Esatto
(continua)
3. No. Bergoglio NON E' AFFATTO PAPA, secondo i fatti descritti sopra. Prima di tutto, per il problema della Rinuncia invalida. I "fatti compiuti" non cambiano la realtà. C'è un "sovrano illegittimo", che tutti trattano da Sovrano, che di se stesso dice non esserlo, che nessuno contesta come Sovrano, ma che di fatto NON LO E'.
4. La rinuncia è un atto unilaterale. Ma non è vero che per essere invalida debba solo essere dimostrata come "coartata". Deve avere anche la DEBITA FORMA. Ora: la debita forma GIA' non c'è! Il problema, anzi la soluzione, è A MONTE! Oltre a non esserci la debita forma, come vuole il Canone, c'è anche la reiterata volontà di Ratzinger, ESPRESSA CONTINUAMENTE, di NON VOLER RINUNCIARE AL PAPATO! Dunque? Inoltre, quando Benedetto XVI ha "rinunciato", come giusto e doveroso, gli è stato chiesto di eliminare il suo stemma, usarne un altro (quello da cardinale!), e ritornare al suo stato Vescovile!!! HA RIFIUTATO TUTTO! Ha voluto rimanere PAPA! Dunque? Di cosa stiamo parlando? Tornando al punto 1, 2 papi non esistono? Dunque?
5. Esatto. Il segretario straparla. Non esiste nulla di tutto ciò che dice, ma lo dice proprio per mantenere l'ambiguità sul fatto in sè. Ma il segretario dice anche altro. Paragona Benedetto XVI a Gregorio VII!!!!!!!!! Chi legge questo resoconto, non si ferma a questo paragone incredibile!!! Preferisce le supercazzole del monsignore, che descrive "ministeri allargati" inesistenti!
Cosa ci sta a fare Benedetto XVI? E' presto detto: ci sta perchè NON HA MAI VOLUTO RINUNCIARE. Lo ha espresso nel modo in cui poteva farlo, con un artificio teologico! Lo ha espresso così, perchè NON PUO' ESPRIMERLO APERTAMENTE! Si è inventato il "Papa emerito", per poter esprimersi A CHI PUO' E VUOLE INTENDERE, e perchè chi lo ha cacciato possa strumentalizzare il fatto anche a proprio vantaggio (ambivalenza conciliare). Ma anche perchè solo questa opportunità permentte al Papa VERO Benedetto di continuare a VIVERE (finchè Dio vorrà) e continuare a esercitare con la sola sua presenza una DIGA.
Dopo aver letto le "rivelazioni" (del resto assolutamente ipotizzabili) su Fatima e l'agire di Benedetto XVI, che sarebbe stato esclusivamente nella direzione della riparazione alle ingiustizie conciliari, anche se inevitabilmente non potendo risolvere e dare il colpo diretto, ne sono arciconvinto.
Stefano78 ma di che diga stai straparlando? A cosa si è opposto benedetto? Bergoglio sta facendo quello che gli pare e piace..Mi dirai " non ha scritto chiaro e tondo che i divorziati risposati possono fare la Comunione"..ma questo non è merito di Benedetto...Bergoglio non è fesso e sa benissimo che una cosa così non poteva scriverla pena accuse formali di eresia e quindi l'ha fatta passare nelle note. E l'iman in Vaticano??
e'ridicolo dire dopo tutti questi anni che bergoglio non è papa. Se così fosse pensi che il canonista c ard. Burke se ne stava zitto?
Antonino
Stefano, che cosa non ti è chiaro in questo annuncio:
" Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice."
http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/speeches/2013/february/documents/hf_ben-xvi_spe_20130211_declaratio.html
Beh, son d`accordo cha la situazione è anomala, che ci troviamo con "due papi" con l`istituzione del Papa emerito, novità dirompente, e senza precedenti, con un ministero petrino come scisso in due, attivo e passivo, son d`accordo che è Benedetto XVI ad aver introdotto questa novità e ha anche detto perchè( vedi più sopra), ma quando dico che abbiamo "due papi" non dimentico che il SOLO papa in esercizio è Jorge Bergoglio, il solo a poter fare e disfare è lui, e non si priva del potere che è ora tutto nelle sue mani.
Dire che Jorge Bergoglio non è papa, che il vero papa è Benedetto XVI, attribuire a Benedetto XVI quelle intenzioni, è una tesi altrettanto stravagante di quella di Gänswein con il suo ministero petrino allargato.
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350868
Antonino,
Burke et alii stan zitti, perché erano a Roma in quei giorni, e sono stai zitti allora. Perché sapevano e sanno che se parlano, o sono scomunicati e cacciati in Antartica parte, trattati peggio di Lefebvre, o succede una guerra. Non armata e violenta, forse, ma una guerra si. Che distruggerebbe la parte umana della Chiesa.
Vogliamo il bis della Riforma? Per me sta bene, ma non sono cardinale o vescovo, non ho le loro responsabilità.
Sse si osserva, si nota che inizialmente il VdR ha solo "smesso" gli abiti pontificii solenni, poi ha cominciato a comportarsi da parroco "originale" di campagna, poi man mano che nessuno tra cardinali e vescovi osava aprir bocca, si è " allargato" con atti che, comunque, possono sempre essere interpretati sec. Dottrina. Certo, se più passa il tempo, e più nessuno "grida allo scandalo", gli atti saranno sempre più aperti e manifestamente eterodossi, se non veramente eretici.
E per questo che mi aspetto uno " showdown" nel 2017, e non perché sono 100 anni da Fatima, ma perché sono 500 da Lutero. E Lutero è importante in quanto ribelle, in quanto ha sancito il principio che quel che pensa ogni singolo uomo su Dio, la Fede, il mondo, va bene, non c'è magisterio qualunque che tenga, non esiste più per nessuno l' "ipse dixit", l' " autos epha", chiunque sia questo "ipse", fosse pure Nostro Signore. I neomodernisti, la " mafia di San Gallo " e l'anima nera di un cardinale mal defunto, agiscono per far fare finalmente il balzo alla Chiesa cattolica, fonderla coi Protestanti agonizzanti, e creare ufficialmente la Nuova Religione Unica del NWO. Nel 2017.
Se non ci riesce, se non avrà il coraggio di chiedere uffiacialmente la riconciliazione coi Protestanti, Bergoglio sarà abdicato.
Se Ratzinger sarà ancora vivo, allora forse ne sapremo di piu, altrimenti...
Il "katechon" non è questo o quel Papa, non è il Papa come Pontificato, ed il Papa in quanto Chiesa, fondata su di lui, E' la Chiesa
cattolica il katechon che va rimosso. Rimossa la Chiesa cattolica, tutto è possibile al Nemico e suoi adepti.
Poi, certo, molti, non toccati sirettamenet, pr feraino spalmaria il
4osciutoo sugli o chi, perche, beta ihnor z.a bibono meglio.
Tant'e'. Ma la rwalta e di ersa.
Guardate che la soluzione a tutto questo ginepraio stà scritto nella parte in nero riportata nel post.
A conferma di quanto sia esatto ciò che afferma stefano78 basta confrontare i due atti di rinuncia di Celestino V e Benedetto XVI e si vedrebbe benissimo che il primo ha chiaramente e senza ombra di dubbio rinunciato al Papato; invece quello di BXVI non vi è traccia di rinuncia al Papato. Per favore, mic, pubblica almeno questo.
@ Giusta precisazione di Luisa, sulla rinuncia di Benedetto XVI. La rinuncia e' valida
La dichiarazione di rinuncia (abdicazione, in verita', essendo il Papa un monarca elettivo) non potrebbe essere piu' chiara. Non credo che, per una dichiarazione del genere, esista una forma ad substantiam. L'importante e' che da essa risulti con chiarezza l'intenzione del Papa di abdicare e di lasciare la sede vacante. Deve apparire in modo lampante la volonta' libera del Papa regnante di non voler piu' regnare, di vacare la sede apostolica, affinche' si possa procedere all'elezione del successore. Rinunciare al ministero di vescovo di Roma, Successore di San Pietro, significa appunto rinunciare expressis verbis ad esser Papa, andarsene. La formulazione della "rinuncia" e' chiarissima, in claris non fit interpretatio.
Discettare sull'invalidita' di una "rinuncia" cosi' nettamente formulata e' pura perdita di tempo. La manifestazione di volonta' del Papa, in quanto monarca, ha qui valore assoluto nel senso che la sua validita' non e' condizionata dall'accettazione che ne possa fare o non fare un organo superiore (per esempio, le dimissioni di un Presidente del Consiglio devono esser accettato dal Capo dello Stato, in molti ordinamenti, altrimenti non sono valide). Nella gerarchia della Chiesa non c'e' nessuno superiore al Papa. Cosi' un re, quando abdica, non va a presentare le sue dimissioni a qualcuno, perche' le accetti. Abdica, e basta.
Che poi Ratzinger, a quanto sembra, si consideri "Papa Emerito" e quindi ancora Papa ma in senso puramente "contemplativo", questo e' un modo di sentire suo personale, privato, che non incide sulla situazione istituzionale. E', insomma, affar suo intendere il suo ritiro nel modo che crede piu' opportuno, dargli il significato che crede utile per la Chiesa.
Inaccettabile e' invece il tentativo di fare di questo modo soggettivo di intendere il suo "autopensionamento" da parte di Ratzinger, una figura istituzionale, anzi una nuova figura dell'istituzione-papato, che ora dovrebbe concepirsi come "allargato" all'Emerito. Qui, come ho gia' detto e come hanno rilevato molti commenti, siamo alla confusione piu' completa, ad un annebbiamento che crea sconcerto e contribuisce ancor piu' ad accentuare il marasma dominante nella Chiesa, gia' di per se' formidabile. Parvus
RR se ritiene in piena coscienza che il papa non sia il papa non puoi certo temere una scomunica che sarebbe nulla....temi il trasferimento o una punizione?? Scusami tanto , ma allora ha pienamente ragione Mundabor...quando dice che questi prelati più che un pietoso bla bla non sanno produrre.
Penso invece che considerino questo papa, inetto e indegno, ma validamente eletto come valide furono le dimissioni di Benedetto.
Antonino
Bergoglio dice la Verità; Gaenswein dice la Verità; quando Ratzinger parla dice la Verità. Ognuno dice della Verità quello che ha compreso. La Verità è NSGC. Ognuno dice di Gesù Cristo quello che ha compreso e lo traduce nelle sue parole e nei suoi atti.Nella comprensione di ognuno entra il proprio modo d'essere, grande, medio o piccolo che sia. Queste comprensioni individualizzate sono parte della realtà oggettiva dei fatti. Quando l'8 settembre 1907 uscì l'enciclica di San Pio X "Pascendi Dominici gregis" fu uno degli ultimi grandi tentativi di mettere ordine in tutte queste comprensioni individualizzate condite di emozioni e ragione e di tutte le mancanze che chiamiamo vizi umani.Questo grande tentativo di consegnare NSGC, a tutto il gregge, senza questo condimento individualizzato non riuscì come si era sperato. Perlomeno non riuscì completamente.Ora molto spesso i maestri hanno ricevuto la Verità impolverata da precedenti comprensioni individualizzate a cui va ad aggiungersi un'altra comprensione individualizzata la loro.Di polvere in polvere si finisce con il trasmettere alle pecore solo la polvere che peraltro le pecore già hanno. Tutto ciò accade ed è ampiamente agevolato dai nemici della Chiesa a tal punto che oggi siamo immersi in un polverone che sembra mantenuto in essere anche da giganteschi ventilatori.Una volta si diceva:"Chi vuol Dio se Lo preghi". E' l'unica strada che vedo. Questo è il tempo in cui ognuno è solo davanti alla Trinità. Solamente su questa strada possiamo ritrovare NSGC e la Sua Parola e così diventare efficaci spolverini della la Chiesa di Dio Uno e Trino, con l'aiuto della Santa Vergine, dei nostri Angeli Custodi, di tutti i Santi e dei nostri cari che sono già di là.
Grazie Irina,
Noto che i tuoi commenti, insieme alla sostanza, hanno uno stile e delle immagini che rivelano doti letterarie che si fanno apprezzare. :)
Grazie Irina,
Noto che i tuoi commenti, insieme alla sostanza, hanno uno stile e delle immagini che rivelano doti letterarie che si fanno apprezzare. :)
@Luisa e anonimo.
La rinuncia di Benedetto non è valida nella Forma, poiché non rinuncia al Papato ma a un assurdo "ministero", che poi definirà come " attivo ". Non esiste, né canonicamente, né teologicamente. Appena la pronunciò, anche con errori (lui? Che fa errori?), mi convinsi che qualcosa non andava. Che era come se DOVESSE farlo. Poi sono nate molte giuste domande su questo fantomatico " ministero del Vescovo di Roma" a cui ha rinunciato, definito da lui come ministero attivo (?????). In seguito, Ratzinger non rinuncia al titolo di Papa, allo stemma e alla veste Papale. Ratzinger non ha Rinunciato. Lo ha detto di nuovo anche il segretario, ma molti preferiscono accodarsi agli strumentalizzatori di questo atto, e semplicemente si diffondono nella polemica vaticanosecondista, sul vulnus che pure è vero. Ma il vulnus c'è per permettere a lui di rimanere.
Quale diga? È una domanda incredibile. Bergoglio non ha fatto (perché non può?) passi effettivi. La mafia di San Gallo, e la parte (folta) che la compone, pensate che una volta al comando non lo eserciterebbe in tutti i modi possibili e definitivi? Se non lo fa non è solo per questioni di opportunità. È come disse Bergoglio a Forte: ci fanno un casino. E lo fanno perché? A chi si riferiscono SEMPRE, gli oppositori? A chi si riferisce Burke? A chi si riferisce schneider ?
Burke e Schneider, se si riferiscono a Benedetto XVI, non lo fanno a lui in quanto papa attuale, ma al suo magistero papale che non confligge con l'insegnamento costante drlla Chiesa.
È già stato detto che non esiste, per l'abdicazione una Forma codificata. Essa sarebbe invalida soltanto se la volontà, dichiarata libera, non lo fosse. Ma questo non vi è dato provarlo. E continuano le elucubrazioni....
@mic
È già stato detto che non esiste, per l'abdicazione una Forma codificata. Essa sarebbe invalida soltanto se la volontà, dichiarata libera, non lo fosse. Ma questo non vi è dato provarlo. E continuano le elucubrazioni....
Elucubrazioni? In una situazione del genere come si fa a definire queste "elucubrazioni"? Il diritto Canonico non impone un solo criterio, quello della Volontà Libera. Anche perché è chiaro che se fosse valido il solo criterio della Volontà Libera, non potendo chiaramente e facilmente recepire una Volontà "non libera", le abdicazioni potrebbero assumere l'aspetto del vero pensionamento o del semplice capriccio. CI VUOLE ANCHE LA FORMA DEBITA, ed è richiesta dal CANONE! Dunque, ci si deve, ECCOME, diffondere sulla FORMA, che vale di più della "Volontà Libera". Perché se la Volontà non è libera, ma ciò è spesso indimostrabile, è necessario che almeno la Forma dia debita, in modo da ottenere comunque una Rinuncia Valida e indiscutibile. Poi, come Celestino V, che scrisse pure che rinunciava "a causa della cattiveria della plebe", rinunciò validamente, perché voleva farlo. Anche se per cause terze. Ratzinger, già all'atto della Rinuncia, lo fa a un misterioso "ministero", poi definito "attivo": il segretario, addirittura, ammette che il termine usato può significare almeno 8 o 9 cose!!!!!!! Questa sarebbe la "debita forma"??? In più, come se non bastasse, il contenuto a questa "forma" bislacca, lo da Ratzinger stesso dicendo che "rimane Papa"! Ma se rimani Papa, "in forma diversa", che rinuncia a fare? Se volevi ritirarti in convento, lo facevi senza "rinunciare", e mettevi a Roma un tuo facente funzioni, che ti riferiva periodicamente.
Si conta su chi taccia per "elucubrazioni", per mantenere lo status quo. E non si tratta di "vedove o no". Si tratta di Papa legittimo o no. Che poi può essere anche un Papa cattivo. Non è questo il punto
ma perché sono 500 da Lutero. E 300 della massoneria. E 100 del comunismo.
mic,
necessità fa virtù. Non si sa più come farsi comprendere e non farsi fraintendere. Una lotta greco romana.Poi di notte ti alzi per andare in bagno, fai un giretto,guardi il pc e scrivi.E'grazia.Tu però leggi sempre perchè straparlo quando la misura è colma.
Buona giornata a tutti, a te grazie per l'opportunità che offri a noi di esercitarci e migliorare.
il solo criterio della Volontà Libera, non potendo chiaramente e facilmente recepire una Volontà "non libera", le abdicazioni potrebbero assumere l'aspetto del vero pensionamento o del semplice capriccio.
Penso che il codice non potesse prevedere scappatoie sottili di conio modernista demitizzanti il papato, tipo il "pensionamento" simil-vescovile o il "pontificato allargato" con sospetto di collegialità adombrato da Ganswein.
E' con la inedita figura del Papa emerito e le implicazioni più volte esaminate a questo riguardo che devono fare più che altro i conti teologi e canonisti.
Leggo su La bussola:
"Le dichiarazioni di mons. Gänswein, segretario di Benedetto XVI e Prefetto della Casa Pontificia lasciano di stucco teologi e canonisti. Che si chiedono come possa esistere un "munus petrino allargato". Padre Scalese: "Se il Papa è colui che governa la Chiesa, non può rimanere tale rinunciando al governo"
Ben venga anche la Bussola e padre Scalese. Esattamente ciò che si dice qui e che andiamo ripetendo fin dall'inizio di questa che, a prescindere dalle responsabilità in campo, è una brutta storia.
Ma che lo si dica e lo si ripeta dalla nostre agorà e ai nostri livelli non serve a nulla. Tuttavia le nostre analisi argomentate dovrebbero e potrebbero servire a suscitare dibattiti.
Invece, non hanno suscitato reazioni o svegliato approfondimenti neppure le denunce di irregolarità nel conclave da parte di Socci, pur venendo da una tribuna di diversa visibilità.
Forse pensano di vincere la guerra non curandosi di chi "resiste", semplicemente ignorando le obiezioni. Non non so fino a che punto potrà riuscire questa delegittimazione di una parte non trascurabile della Chiesa. Ma il fatto è che sono troppo pochi i preti, i vescovi e i cardinali che parlano forte e chiaro.
Leggo dalla bussola:
A questo proposito nei sacri palazzi non mancano coloro che criticano le parole di Mons. Gänswein. Parole che aprono fronti molto caldi, e per cui sarebbe auspicabile arrivasse un qualche chiarimento. Perchè, dicono i critici, il ministero petrino è uno, il Papa è uno. E Benedetto XVI non è Papa, perchè non esiste un munus petrino che possa essere in qualche modo allargato.
...oppure Benedetto XVI, visto che nella sua declaratio NON HA RINUNCIATO AL PAPATO, e visto che DOPO ha ribadito voler essere ancora Papa, NON HA RINUNCIATO VALIDAMENTE. Io non capisco, o meglio, mi è CHIARISSIMO, perchè nessuno si azzardi a dire ciò. E' una ipotesi VALIDISSIMA, al pari di quella che definisce Francesco come Papa, ignorando ogni altra "stranezza" di Benedetto a riguardo.
Però, il problema sulla debita forma della rinuncia, deve essere posto e risolto prima di ogni altro problema. Perchè, come anche il segretario conferma, Ratzinger VUOLE RIMANERE PAPA. E' una sua CHIARA VOLONTA', e si inventa un "modo" per rimanere Papa, e allo stesso tempo smettere di governare "attivamente". Vuole farlo "passivamente". QUESTO NON E' POSSIBILE, nessun teologo, nessuna arrampicata sugli specchi può legittimarlo. Delle due l'una.
@Mic
Penso che il codice non potesse prevedere scappatoie sottili...
Il fatto è che "scappatoie sottili" non sono possibili. Diciamo sempre che il "Papa non è un despota", ecc, ecc. Ma quando si tratta di tradurlo in pratica, nessuno lo fa! Allora: non è che perchè il Papa "decide" che esiste il "Papa emerito", automaticamente esiste. Non è che se uno può interpretare un canone ad capocchiam, automaticamente si può fare. Non è che se una cosa non è legittima, lo diventa perchè chi dovrebbe contestare non lo fa
Delle due l'una:
1. O Ratzinger RINUNCIA, ma lo fa davvero; ovvero, non è Papa "emerito". Non lo è E BASTA. Non ha stemma Papale, non ha la Veste. Non ha titolo. E' VESCOVO E BASTA! Magari, se proprio vuole un "emerito", metta "Vescovo emerito di Roma", che tra l'altro si attaglierebbe di più alla sua eventuale volontà "modernistica" (tutta da dimostrare).
2. O NON RINUNCIA (non " a metà"!). Dunque è PAPA; dunque l'elezione successiva è invalida PER QUESTO MOTIVO.
Non è che ci sia da chiamare teologi e canonisti per una interpretazione del genere
Stefano, Benedetto XVI HA RINUNCIATO in modo chiaro e esplicito (vedi più sopra), ha dichiarato la sede vacante, pretendere il contrario è negare l`evidenza, è vero ha inventato la figura del papa emerito, e ha anche detto perchè, ma non esercita più nessun potere, il suo solo potere è la preghiera, un pò come i vescovi emeriti è ora vescovo emerito di Roma, e siccome il vescovo di Roma è anche papa, è papa emerito.
Lo so che la figura del papa emerito non semplifica la situazione, al contrario, ma spingersi sino ad attribuire a Benedetto XVI delle intenzioni che esistono solo nella fantasia di chi vuole difefendre la sua tesi, e senza tenere conto dele parole che ha pronunciato l`11 febbraio, è un passo di troppo, non solo illogico ma in un certo senso irrispettoso
Visto l`inutile polverone che ha sollevato, che viene ad aggiungersi a quello in cui e da cui già siamo immersi e sommersi, non resta più a mons. Gänswein che prendere la parola per chiarire il suo pensiero assai annebbiato.
No, per carità, resti zitto e sarà meglio per tutti, ha ragione chi dice che nel caso Vatileaks, lui aveva dato la scrivania e il pc a Gabriele ed era accanto al suo tavolo di lavoro, ammesso, e non concesso, che fosse assai indaffarato, ma che ci faceva un semplice cameriere - valletto col pc in uffici privati del papa in cui passava di tutto e di più, compresi documenti riservati, giocava a Freecell? Papa Benedetto perdonò Gaenswein in un certo qual senso, ma gli ha fatto firmare, con tanto di giuramento sul Vangelo, un documento in cui si impegna a che non lo lascerà mai e sarà sempre al suo servizio finché morte non li separi, vorrà dire qualcosa, pure gli stemmi personali incrociati, 2/4 ad ognuno.Il vdr è un pessimissimo papa che si avvale dei suoi poteri quando gli fa comodo e va avanti per la sua strada, wrecking ball sempre in funzione, finché non rimarranno rovine fumanti della ormai ex cc, basta aspettare un altro po'.@ Rosa 20.04, mi è sfuggita la tua ultima frase, ti concedo la stanchezza e il senso do colpa per lo schifo, altro no :D.Last but not least, forse non a tutti è ancora ben chiaro che Benedetto è prigioniero in Vaticano e controllatissimo, intelligenti pauca. Anonymous.
A proposito non tanto della rinuncia di Benedetto XVI che è valida ma del fatto di sapere se abbiamo sì o no due papi, vi propongo il dossier come sempre completo( fino alla prossima pagina) di Béatrice:
http://benoit-et-moi.fr/2016/actualite/un-seul-pape-un-double-ministere-petrinien.html
Non ho il tempo adesso di trovare i testi italiani che ha tradotto.
@Luisa.
Carissima. Il problema invece sta proprio nel "ministerio" a cui Ratzinger dice di voler rinunciare. Non rinuncia al Pontificato (COME TUTTI, TUTTI, I PAPI RINUNCIATARI HANNO FATTO PRIMA DI LUI!). Ratzinger non si INVENTA una interpretazione senza basi, dopo la rinuncia. Ratzinger interpreta CORRETTAMENTE una declaratio dove NON HA RINUNCIATO AL PAPATO! E' la stessa declaratio di rinuncia, a non essere in "debita forma". Altrimenti il "Papa emerito" non lo poteva tirare fuori dal cilindro.
Illogico e irrispettoso è chi squalifica chi pone domande pertinenti, a cui non solo non si risponde, ma si sberleffa chi le fa!
Inoltre, è irrispettoso e irriguardoso nei confronti di Benedetto, reputare le sue parole come se non le avesse pronunciate: " La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero, non revoca questo...Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso. Non porto più la potestà dell’officio per il governo della Chiesa, ma nel servizio della preghiera resto, per così dire, nel recinto di san Pietro. San Benedetto, il cui nome porto da Papa, mi sarà di grande esempio in questo"
Ratzinger sta esplicitando la sua declaratio. E questa spiegazione è inammissibile. Non è che siccome è Papa, fa e dice quello che vuole. Contraddicendo pure quello che ha stabilito lui stesso riguardo al Papa che "Non è un sovrano assoluto e un despota".
Una Rinuncia è una rinuncia. Non un "pezzo di rinuncia".
Ritorno a dire: delle due l'una. O non ha rinunciato, e quindi è PAPA, punto. O DEVE ANCORA FARLO.
Infine: se tutto ciò che è venuto DOPO la declaratio non è ammissibile (come non lo è) allora dovrebbe esserci anche qui un atto dirimente. Benedetto ha chiesto una serie di cose, dopo la pseudo rinuncia. Nome, titolo, abito, stemma. SI DOVEVA NON DARGLIELE. E nessuno poteva obiettare. Gliele hanno concesse, per poterle strumentalizzare in senso modernista (collegialità, ora pure papale). Ma qualcuno che si sia alzato a IMPEDIRLO, o anche a chiudere questa querelle, non c'è stato. Lo stesso VDR, ha definito SE STESSO, Vescovo DIOCESANO di Roma (MAI AVVENUTO PRIMA). In ogni occasione in cui si doveva applicare l'autorità papale, ha chiamato l' "emerito". Si comporta in modo dispotico, ma senza (ad oggi) esercitare nessuna autorità papale... Dunque?
stefano
Si comporta in modo dispotico, ma senza (ad oggi) esercitare nessuna autorità papale... Dunque?
non esercita nessuna autorità papale? Come fai a dire questo? Ha emesso un MP modificando il processo di nullità, ha creato cardinali in due concistori, ha scritto un'esortazione apostolica, ha nominato un bel po' di vescovi, ha creato nuovi beati e santi , ha scritto un'enciclica, ha chiuso una procedura di controllo sulle suore americane iniziata da Benedetto, ha commissariato i FMI e a te sembra che non ha esercitato nessuna autorità papale?
Antonino
Anonymous,
a) donde sai del documento di Gaenswein ?
b) l'ultima frase del messaggio andava cancellata, ma non so perché ogni tanto l'Pad non lo fa. Quindi non considerarla.
c) sono sempre più convinta che l'abdicazione non sia valida, perche' costretta. Le stesse ragioni della costrizione valgono ancora, quindi BXVI non e' libero.
Spsono anche sempre più convinta che l'agio nel quale vivono moltissimi cardinali e vescovi è tale che non parleranno mai per timore di perderlo. E che farebbero poi, a 70-80 anni ? Si, Antonino, sono solo dei "bla, bla,bla".
Chi può e sa controlli gli "articoli gallicani", formulati nel 1682 dal vescovo Bossuet, che possono essere riassunti:il papa ha ricevuto da Dio solo il potere spirituale. Non capisco se siano stati nel prosieguo tutti rigettati come eretici o se qualcosa di essi è rimasto anche se non più tenuto in conto o praticato. Epilogo della lunga vicenda, che non portò ad uno scisma, fu come sempre una maggiore dipendenza del clero dal re.
Mic,
in ambienti che è meglio non nominare, la tattic del lasciar cadere accuse, critiche, richieste di spegazioni, dubbi, spegnere i riflettori anziché terli accesi, è nota e praticata da tempo, forse immemore. Se rispondi, avrai infatti una controrisposta e prima o poi "the general public" ne verrà a conoscenza, e quindi vorrà sapere di più. E sarà piu difficile nascondere la verità. Perciò: o spari bugie a raffica, molto grosse e con gran sicumera, o lasci cadere nel " memory hole" le obiezioni.
Gli spin doctors di S. Marta, tutti cresciuti a quella scuola, suggeriscono questo, sempre che non ci si arrivi da soli gesuiticamente gesuitando ( copyright Esistenzialmente periferico).
E' per questo motivo che ritengo più utile una bella conferenza stampa com tutte le TV ed i giornali, davanti i quali esporre una critica chiara, semplice e documentata con due o tre riferimenti magisteriali, meglio se postCVII, che non scrivere volumi su volumi, o articoli su articoli.
Certo ci si espone in prima persona, e si rischia il posto. Ma si serve la Verità.
Mi riferisco ovviamente a quei cardinali o vescovi che hanno preparazione dottinale e canonica, prestigio e fama per essere ascoltati. Se la convoco io la conferenza, non ci viene nessuno.
Ma se aspettano un altro po', che "lui la faccia ancora più grossa", o che se ne torni a Baires, qaundo si muoveranno, sarà "too little, too
late". E loro sono pastori d'anime a cui Nostro Signore chiederà conto, e che dovrebbero anche avere la "grazia di stato".
@ Ancora sulla validita' della rinuncia di Benedetto XVI
Stefano 78 cita "il canone" che contempla la rinuncia del Papa al suo ufficio. Andiamo allora a vedere questo canone.
CIC 1984, can. 332,par. 2: "Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio [muneri suo], si richiede per la validita' che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata [requiritur ut renuntiatio libere fiat et rite manifestetur], non si richiede invece che qualcuno la accetti".
Si vede che "il ministero" al quale, nella sua formula, Ratzinger ha detto di rinunciare non e' nient'altro che il suo "munus", il suo "ufficio" nella traduzione italiana, noto anche come "ministero petrino". Il vocabolo "ministero" non esprime qualcosa di "misterioso", come ritiene Stefano78, e' invece l'equivalente di: ufficio, carica. Che sia cosi', secondo appunto il signifcato tradizionale dei termini, risulta dal testo stesso di Benedetto XVI, testo che e' stato un suo atto di governo a tutti gli effetti. Dice infatti "..ministero..a me affidato per voto dei Cardinali...". Il ministero affidatogli dai Cardinali che l'avevano eletto e' appunto "l'ufficio" di fare il Papa, il Papato, tradizionalmente indicato nei termini di carica o ufficio di "vescovo di Roma, Successore di San Pietro".
E che si trattasse della rinuncia piana e semplice all'ufficio o carica o ministero (che dir si voglia) di Papa risulta subito dopo dal fatto che Ratzinger dice:..in modo che...la sede di Roma, la sede di San Pietro [cioe' la Sede Apostolica] sara' vacante e dovra' esser convocato etc.".
Dunque: rinuncia chiara ed espressa liberamente alla "sede di San Pietro" ("sede", altro modo di indicare l'ufficio o ministero petrino) che, in conseguenza di questa rinuncia, sarebbe stata "vacante dal 28 febbraio 2013, alle ore 20.00", dice sempre il Papa nel suo documento, con teutonica precisione.
La "debita manifestazione" [rite manifestetur] di cui al comma 2 del c. 332, come si deve intendere, allora? Nel senso che da essa la libera volonta' del Papa di rinunciare al suo ufficio deve risultare a tutti (urbi et orbi) con la massima chiarezza e precisione, senza oscurita' o contraddizioni. Direi che la formula impiegata da Benedetto XVI e' di una chiarezza estrema. Dice di rinunciare in piena liberta' al "ministero petrino", cioe' al papato, la cui sede sarebbe stata vacante dal successivo 28 febbraio. Libera e spontanea vacatio sedis. Che si vuole di piu'?
Se qualcuno l'ha costretto, bisogna dimostrarlo. Per sostenere l'invalidita' della rinuncia e' errato arzizogolare sul termine "ministero", come se esprimesse chissa' quale misteriosa funzione, separato dall'ufficio papale: il termine, come ho ricordato, e' sinonimo di ufficio, carica, sede. Appartiene al linguaggio tradizionale della Chiesa, allo stile ecclesiastico.
Per questa via traversa, si vuole sostenere che l'elezione di Bergoglio e' invalida. Se lo e', occorrono argomenti di ben altra solidita' per poterlo dimostrare.
Concentriamo le energie intellettuali a confutare l'ultimo errore messo in circolazione, quello del "papato allargato", una cosa pazzesca, che potremmo definire "del governo della Chiesa universale mediante un papa e mezzo".
PARVUS
@ PARVUS
Una arrampicata sugli specchi colossale. "Si vede", "Direi", per poi dire che la "Rinuncia è chiara". La rinuncia non è chiara, perchè tutti i pontefici, che hanno rinunciato, hanno rinunciato al PAPATO, come risulta da canone [Muneri Suo: MUNERA è una cosa MINISTERIO un'altra!]. Così Celestino rinuncia alla Dignità, al Trono, all'Ufficio di Romano Pontefice della Chiesa Cattolica (più debito e chiaro di così si muore!), così, nella forma, più o meno, gli altri Papi! Ratzinger rinuncia a un "ministerio", all' "incombenza" (commissum ?) affidatagli (!!!!!!). Che poi abbia chiesto il conclave, e dichiarato la sede vacante, è forse l'unica problematicità che potrebbe far pensare alla validità della rinuncia. Ma lo è parzialmente. Perchè io posso dire: rinuncio al potere di legare... chiedo il conclave. Non ha senso. O rinunci DEBITAMENTE, o il conclave non ha ragione di essere convocato. La sede non è vacante.
Usare termini, specialmente in linguaggio ecclesiale, specialmente in cose così gravi, che POSSONO essere usati in vari modi e possono riguardare anche non espressamente la materia in oggetto, è di per sè inammissibile. Ecco cosa dice il segretario di Benedetto: "La parola chiave di quella Dichiarazione è munus petrinum, tradotto – come accade il più delle volte[?????] – con “ministero petrino”. E tuttavia, munus, in latino, ha una molteplicità di significati: può voler dire servizio, compito, guida o dono, persino prodigio"
Ratzinger la parola "munus" l'ha usata APPOSTA. Per poterla spiegare, poi, con la inammissibile scissione "attivo-passivo". E' proprio nella rinuncia il problema. E una rinuncia NON DEBITAMENTE ESPRESSA, è invalida. E' una totale forzatura dire che "la debita forma" debba esprimere la "libera volonta' del Papa di rinunciare al suo ufficio [che] deve risultare a tutti (urbi et orbi) con la massima chiarezza e precisione, senza oscurita' o contraddizioni." Nella "debita forma" non c'entra nulla la chiarezza della "Libera volontà", perchè in questo caso i criteri per la validità non sarebbero più due (forma e libertà), ma UNO! Sarebbe la Volontà a dover essere chiara nella forma e nella libertà. Ma, ripeto, è una totale forzatura.
Per questa via traversa, si vuole sostenere che l'elezione di Bergoglio e' invalida. Se lo e', occorrono argomenti di ben altra solidita' per poterlo dimostrare
Via traversa? Più valido di così, che argomento dovrebbe esserci? Ripeto: non si tratta di vedove, "mi piace più Ratzinger", "è il meno peggio", "si stava meglio quando si stava peggio". Si tratta di inammissibilità del fatto in sè.
Rosa, l'avevo trovata in vari siti, ma forse la troverai sul sito di mons. Gaenswein, forse anche sul blog di Raffaella, altro non mi viene in mente, ma esiste davvero. Sono straconvinto che sia invalida al di là di tutte le contorsioni mentali ed altro, la prova lampante è il latino sgangheratissimo in cui è scritta e questo è inconfutabile, come il fatto che uno come lui mai avrebbe fatto errori così grossolani, sul celebre canone 332 si sono versati fiumi di inchiostro ed esistono diverse forme di pensiero, anche da parte di famosi canonisti, lo stesso Gaenswein lo è, ma non è pane per i miei denti, resto del mio parere,è un papocchio inestricabile, ma non è accettabile la versione ufficiale. Hai ragione,toccherebbe a certi papaveroni, ma pare regni il dogma della saggia filosofia napoletana del "ma chi tt'o fa' fa', poltrone comode ed inattaccabili e soprattutto irrinunciabili.........Anonymous.
@ Replica a Stefano 78 sulla rinuncia di Ben. XVI
Si suppone che, nella formula di rinuncia il Papa si esprima con un linguaggio non ermetico ma accessibile a tutti i credenti, linguaggio chiaro e normale.
Ora, in questo linguaggio, "ministero petrino" e' sempre stato inteso come uno dei modi di rendere "munus petrinum". Quindi: rinuncia all'ufficio o carica di Pontefice, lasciando vacante la sede. Quelle di Ratzinger sono dichiarazioni inequivocabili.
Che poi il suo segretario ci venga oggi a dire che in base alla semantica di munus in latino (quale, quello classico?) il termine usato da Ben. XVI si deve intendere in senso diverso e particolare, si' da permettere di configurare la creazione di un "papato allargato", uno attivo e uno contemplativo (sdoppiato in due persone fisiche diverse), simile interpretazione e' del tutto soggettiva del suddetto segretario nonche' aggiungo priva di senso, da qualunque lato la si voglia guardare.
Se poi lei, Stefano 78, non lo vuol capire, non saprei a questo punto quale altro argomento trovare. Speriamo che questa tesi del "papato allargato" non sia l'ultima trovata teologica dello stesso Ratzinger, in passato non privo di tendenze all'innovazione teologica mirante a conciliare in modo del tutto singolare tradizione e modernita'. PARVUS
Can. 333-§1. ...
§2.Il Romano Pontefice,nell'adempimento dell'ufficio di supremo Pastore della Chiesa, è sempre congiunto nella comunione con gli altri Vescovi e anzi con tutta la Chiesa; tuttavia egli ha il diritto di determinare, secondo le necessità della Chiesa,il modo, sia personale sia collegiale, di esercitare tale ufficio.
§3. ...
Questo fa parte della collegialità di conio conciliare introdotta nel nuovo Codice da Giovanni Paolo II.
Delle insidie della collegialità ho scritto un capitolo...
In ogni caso l'esercizio collegiale implica il rapporto con i vescovi non quello tra papa in carica e papa dimissionario come un funzionario qualunque. Se l'investitura divina, che è ad personam, conta ancora qualcosa.
Sul sito della Santa Sede si trova la lettera di rinuncia al ministero di vescovo di Roma,Successore di San Pietro.
Non poche strade occorre percorrere per avere una panoramica esauriente, le intravedo ma più del mio naso non ho molti altri strumenti di orientamento.Quindi chiudo.
Ipotesi:
J.R.= Vicario di NSGC = Benedetto XVI
J.B.= Vicario di S.Pietro= Francesco
Su "Sì Sì No No" 15 aprile 2016
E' il saggio sul "Vicario di Cristo", motore della mia ipotesi.
irina
è un ipotesi senza senso. Il successore di pietro è il vicario di cristo. E Benedetto si è dimesso dal ministero di vescovo di Roma,Successore di San Pietro, quindi non può essere rimasto vicario di Cristo
antonino
@ Anonimo 11:25
Come tutti qui, sto cercando di capire se in quello che stiamo vivendo c'è una logica e quale, al solo fine di non perderci nelle chiacchiere altrui. Di far tana. Se possibile libera tutti.
Fin qui mi sembra chiaro che il CVII è stato molto più di una svolta epocale e non solo nella ricezione. Tutti i documenti che abbiamo per le mani vanno da allora ad ora, la nostra mentalità si è formata, anche senza rendersene conto, tra molti strappi e parecchie sostituzioni. Le interpretazioni che cambiano il senso delle parole che usano mi chiedo se sono manifestazione di ragionevolezza o di irragionevolezza. Ogni giorno restiamo stupiti di quel che accade, presto ne saremo inebetiti. Dobbiamo fare diga, non per non accogliere i naufraghi della nostra comune idiozia, ma per far sì che questa non sommerga noi e tutti coloro di cui siamo responsabili. La storia del bambino olandese che mise il dito nella crepa della diga ci sia di insegnamento. Non si può mettersi in dialogo con l'acqua e il bambino non lo fece. Cerchiamo di tenere i piedi in terra, se poi NSGC vorrà farci camminare sulle acque o trasportaci all'altro capo del mondo o nell'alto del cielo in un battere d'occhio noi grati e fiduciosi Lo seguiremo. Ora zappiamo la terra che è stata a noi affidata come compito.
Ma lo volete capire una buona volta che BXVI si è dimesso SOLO da Vescovo di Roma e non dal Papato? se mic avesse la bontà di pubblcare anche i miei commenti: è da decine di post non pubblicati che mi stò sgolando a dire ciò e che il Vescovo di Roma ed il Papato sono distinti perchè hanno diversa origine.
Pietro è successore di Cristo, il Suo vicario, a cui Lui affida la Sua Chiesa.
Pietro arriva a Roma e viene proclamato vescovo della città. E vi muore.
Quindi il successore di Pietro è vicario di Cristo E vescovo di Roma. O tut'e due, o niente.
Solo un gesuita argentino può distinguere le due cose.
@irina
Io non ho letto l'articolo di Si,Si,No,NO; ma sò che è veramente un'ottimo giornale a prova di grande adesione alla Dottrina ed alla Tradizione Cattolica. L'ipotesi che fanno rispecchia la Verità e la realtà delle cose.
Non è Bergoglio che distingue le due cose ma BXVI, ed a ragione, perchè l'origine di Pietro quale Vicario di Cristo è un'origine Divina (infatti è Cristo che concede il potere delle Chiavi a Pietro); L'origine di Pietro quale Vescovo di Roma è invece un'origine umana e come tale derogabile dall'essere presente nella stessa persona del Pontefice. Uno è Vescovo di Roma in quanto è Pontefice e non viceversa. Poichè il VEscovo di Roma trae la sua origine dall'essere Pontefice, quest'ultimo ha il potere di scindere le due cose e porre il "munus" di Vescovo di Roma nelle mani di altra persona. E' come se il Pontefice nominasse un Vescovo in una Diocesi conferendogli il potere di Giurisdizione.
Gianlub,
Se mi ostino a non pubblicare è perché anche tu ostinatamente non schiodi da questa posizione che non è argomentata come invece quella di Parvus, ad esempio....
E cosa stò scrivendo? cara mic, se non argomentazioni. Cosa vuol dire dimettersi da Vescovo di Roma perchè è chiaramente scritto nell'atto di rinuncia? questa non solo è un'argomentazione è pure un'evidenza. Tra le altre cose anche argomentazioni molto vicine a ciò che ha espresso Stefano78. Come si fà a dire che non sono argomentazioni quelle in cui porto ad esempio il confronto dei due atti di rinuncia di CelestinoV e BXVI? ma stiamo scherzando?
@Stefano78
un'unico appunto a ciò che giustamente ed egregiamente Stefano78 ha espresso: La rinuncia di BXVI non è una rinuncia invalida ma è validissima solo che l'oggetto di tale rinuncia non è il Pontificato ma l'Episcopato Romano con tutte le conseguenze che questo comporta in termini di un Conclave, questo sì, invalido.
@gianlub
Il quindicinale non fa questa ipotesi. Il quindicinale fa un excursus sul "Vicario di Cristo", una panoramica, una storia di come si è arrivati alla definizione di questo compito. Un piccolo saggio.
Sono stata io che ho fuso insieme alcune informazioni desunte dal saggio con quello che si stava discutendo qui e che ho sintetizzato nell'ipotesi, cercando la ragione di quanto accaduto e sta accadendo.Siccome c'è un momento in cui i due termini si formano individualmente per poi riunirsi insieme,pur restando distinti, mi sono detta, vuoi vedere che tutto nasce da qui? Consultando quello che ho potuto, mi sono resa conto che la valutazione degli inizi inizi,quando qualcosa sta prendendo forma, è molto diversa da quella che si da quando poi si vuol cambiare forma.L'aspetto spirituale del papato è vero, ma ogni volta che lo si è voluto evidenziare troppo non è stato mai per riguardo alla parte spirituale quanto per riguardo agli altri che si vogliono equiparati.
Adesso ci troviamo davanti al fatto compiuto, può essere il più innocente o il più subdolo, può rientrare oppure no, nessuno di noi lo sa. E' bene in ogni caso avere qualche panoramica di più sulla storia della Chiesa, sui Papi e sulla annosa questione della comunità onnifacente.
Gianlub, pezze d'appoggio ci sono sia per una strada che per l'altra,teoricamente. In pratica vediamo che quando si separa la parte spirituale dalle opere e dalle parole si cade in braccio al mondo. E su questo non ho da dilungarmi oltre.
Sono quasi certa che su internet si può già leggere l'articolo: www.sisinono.org
Il vescovo di Roma È il Papa! Decisamente non arrivo a seguire le circonvoluzioni mentali di chi vuole a tutti i costi NON SOLO far dire a Benedetto XVI quel che NON ha detto e rifiuta di vedere e accettare quel che ha detto, Ma ANCHE attribuirgli pensieri e intenzioni come se avessero le chiavi per entrare nella sua mente e nella sua coscienza.
@Parvus
Si suppone che, nella formula di rinuncia il Papa si esprima con un linguaggio non ermetico ma accessibile a tutti i credenti, linguaggio chiaro e normale
Esatto. A parte che le supposizioni in queste materie non si possono fare, si devono fare dichiarazioni nette, perchè la materia necessità chiarezza adamantina, il linguaggio di Ratzinger, invece, E' ESATTAMENTE ERMETICO. Perchè? E' semplicissimo: se devo rinunciare AL PAPATO, rinuncio al PAPATO! Canonicamente, il Papato, è definito in modo NETTO, CHIARO! Non è che, canonicamente, il Papato viene definito in Papato...Oppure X, Oppure Y, Oppure Z, riconducendo il significato al SINONIMO!!!!! Il PAPATO E' PAPATO! Basta! e' TANTO SEMPLICE CHE E' DISARMANTE. Ratzinger NON VI RINUNCIA. Anche questo è chiaro (l'unica cosa chiara!). Rinuncia al "ministero petrino" (???????). NESSUN PAPA RINUNCIATARIO DELLA STORIA, ha mai rinunciato al "ministero petrino". E' vero che "ministero", significa COMPITO. QUESTO E' IL SIGNIFICATO. Se io rinuncio a UN COMPITO, posso anche non rinunciare al PAPATO! Ed infatti, Ratzinger HA FATTO COSI'! Lo ha anche spiegato dettagliatamente, e a nessuno importa nulla!
Dunque, il Romano Pontefice, è rimasto LUI! Perchè la Rinuncia al Pontificato non è stata espressa debitamente e convenientemente, non ricorrono i canoni perchè sia valida!
E dunque, l'escamotage del Papato allargato" non si può sentire, non si può nemmeno dire. Chiunque lo dica o lo faccia, non lo può fare!!!! Il PAPA E' UNO! E' vero! Ma è rimasto colui che non ha voluto rinunciare al Papato! Il fatto che non si sia fatto notare a sufficienza (perchè comunque è stato fatto notare) e che i vescovi tacciano, NON CAMBIA LA SITUAZIONE. Semplicemente, come ripeto, esiste un Papa vero, Ratzinger, e uno che non lo è legittimamente (anche riguardo l'emersione delle irregolarità del conclave, ma qui il problema è a monte!), che però è ufficialmente riconosciuto come tale.
Il segretario commette un'altra leggerezza. Queste sono le parole di Ratzinger: declaro me ministerio Episcopi Romae...mihi per manus Cardinalium die 19 aprilis MMV commisso renuntiare
QUESTO E' QUANTO. "Ministerium", in Latino, significa SERVIZIO, funzione, COMPITO. Questo è il significato! "Commissum" è "incombenza". Rinuncia all' "incombenza" assegnatagli, del SERVIZIO, del COMPITO, della FUNZIONE, di Vescovo di Roma ?????? MA PER FAVORE! PER FAVORE! QUesta serebbe la rinuncia al Papato?? Che "si vede abbia voluto dire...", "si deve intendere...", "è sinonimo di..."! Per favore! Non insultate l'intelligenza delle persone! O per lo meno, si ammetta che, dando per scontato l'evento e, "meccanicamente", l'epilogo, non ci si è posti nessuna domanda. Questo posso capirlo. Ma non dopo che Ratzinger ha spiegato CORRETTAMENTE il senso della sua declaratio!
@gianlunb
La rinuncia di BXVI non è una rinuncia invalida ma è validissima
E' invalida per ciò che si vorrebbe ottenesse. Ratzinger NON RINUNCIA AL PAPATO. Come lui stesso esprime. Dunque, siccome la Rinuncia è e deve essere al Papato, e non si è dato di rinuncia a "Pezzi" di papato, allora è INVALIDA
@Luisa
Io non capisco te, ora. Io ho citato due cose: il testo della SUA delcaratio; la SUA spiegazione. E' lui o no che ha spiegato la sua declaratio in quel modo? O me lo sono inventato io per una mia psicopatia personale, al limite per rifiutare la realtà (come spesso dite)?
Detto meglio, secondo la "Mens" di Benedetto: esiste un unico Sommo Pontefice Romano, Joseph Ratzinger, validamente e canonicamente eletto; ed esiste un Vescovo (vestito di Bianco), che è il "facente funzioni". E' il Vescovo della SEDE di Roma, come lui stesso si è definito all'atto dell'elezione (Perchè lo sapeva che si poteva definire solo così?).
In merito al Vescovo di Roma che sarebbe Papa in quanto Vescovo di Roma. NON E' COSI'. Il Papa non è NATO Vescovo di Roma. E' "nato" Vescovo di Terra Santa! Allora se si dovesse definire il Papa in base alla diocesi di cui è Vescovo, si dovrebbe dire che chi è Vescovo di Gerusalemme è PAPA! Il Papa è PRIMA PAPA, e in quanto PAPA, è Vescovo di ROMA!
@ La discussione a un punto morto?
Stamattina ho inviato un intervento contro l'idea del tutto assurda che Benedetto XVI abbia rinunciato alla carica di vescovo di Roma ma non al Papato. L'intervento non e' stato pubblicato da Mic, forse non e' partito o e' andato perduto nello "spam". Succede. Di esso mi ricordo il seguente argomento: Ratzinger dice, nella sua formula di rinuncia, che rinuncia al "ministero...affidatogli dai CArdinali etc." e subito dopo dichiara vacante la Sede Apostolica. Allora: i Cardinali riuniti in conclave che "ministero" o "munus" gli avevano affidato, quello di vescovo di Roma? No. Per eleggere un vescovo non occorre un Conclave. Gli avevano affidato il ministero pontificio, lo avevano eletto Capo della Chiesa universale. Percio', quando Ratzinger dice espressamente che rinunciava al ministero affidatogli dai Cardinali, dice che rinuncia al Papato, che si dimette da Papa, da Capo della Chiesa universale, ragion per cui (continua) la Sede sarebbe stata vacante dal prossimo 28 febbraio etc. Piu' chiaro e semplice di cosi, si muore.
Che cosa ci sia da arzigogolare su di un testo simile, non saprei. E' Mic che decide, ma secondo me la discussione e' diventata del tutto inutile, la controparte non vuol fare lo sforzo di capire proposizioni del tutto semplici e chiare. PARVUS
@Stefano78
Ed è talmente vero anche ciò che afferma Stefano78 della mancanza della debita forma di rinuncia al Papato che mic potrebbe facilmente dileguare qualsiasi dubbio mettendo nel post il confronto delle due rinunce ed apparirebbe tutto chiaro. Il perchè, poi, mic non lo faccia quello resta un mistero incomprensibile se veramente è interessata alla Verità ed alla realtà dei fatti.
Désolée Stefano ma non posso seguirti sulla tua strada e non perchè non ti spieghi bene, anzi, sei chiarissimo nella tua tesi è che per me Benedetto XVI è stato chiaro, ho già detto e non mi ripeto, per delle ragioni che mi sfuggono, o forse no, si vuol complicare oltre modo una situazione già abbastanza anomala, al limite, proprio al limite, potrei ammettere che abbiamo ....due papi, Bergoglio è uscito eletto dal Conclave come PAPA e successore di Pietro e di Benedetto XVI, che poi egli non ami definirsi papa, salvo a far uso di tutto il potere che quella carica gli conferisce, è solo una delle tante bizarre novità che ha introdotto.
Quel che mi dà piuttosto da pensare, ma non mi toglie per certo il sonno, è quel che ha detto Gänswein perchè son sicura che ha fatto leggere il suo testo a Benedetto XVI, Benedetto ha dato il suo placet o ha lasciato libero il suo segretario di esprimere liberamente il frutto delle suecogitazioni post rinuncia?
E di assumerne la respsonsabilità.
Sono ben altri, pragmaticamente, i problemi concreti che potrebbero togliermi il sonno, è quel che Jorge Bergoglio sta concretizzando grazie al potere che è tutto nelle sue mani.
Stefano puoiaffermare che Bergoglio non è papa un milione di volte, ma si dà il caso che è Bergoglio e non Benedetto che dal 2013 esercita il potere di papa e lo fa come vuole e come gli pare. Quindi le tue , e quelle di altri, sono alla fine solo discussioni accademiche.
che senso ha dire che Benedetto si sente ed è ancora papa quando a questo sentirsi papa non corrisponde nessun potere effettivo?
Antonino
Ma questi dubbi si leggono soltanto qui ? Perchè non vengono a qualche cardinale, nè a Messori che ha parlato a quattr'occhi con Benedetto dopo le dimissioni?
Gianlub,
Se non faccio il raffronto è perché per me l'unica cosa chiara è l'ambiguità che si è prodotta con l'inedita figura del Papa emerito e con l'altrettanto inedita scissione del ministero. Le tue sono affermazioni che danno una interpretazione soggettiva. Quello che manca è una chiara e argomentata interpretazione teologica e canonistica dell'anomalia.
Ma non è impugnabile la forma dell'abdicazione. Mentre potrebbe essere impugnata con adeguate argomentazioni, che in parte sono state adombrate, la decisione successiva espressa nell'ultima udienza e dunque in qualche modo informalmente e poi agita nella prassi. Resta comunque dubbio anche il fatto che persino un papa possa modificare sia nell'esercizio (collegiale o diarchico che sia) che nella sua definizione un ufficio sancito da una investitura di istituzione divina.
Queste sono riflessioni di massima ma oggettive e non affermazioni di un 'sentire' soggettivo.
Che poi si resti nel ginepraio, senza conclusioni certe e con il dato della possibile irregolarità del conclave (peraltro non dichiarata e neppure smentita da alcun elettore), è un altro discorso...
È tutto anomalo e inedito nella neo-Chiesa concoliarista che ha abolito i dogmi per porsi come unico superdogma indiscutibile e inattaccabile con argomenti di ragione perché le sue ragioni sono mutevoli come le mode del tempo.
Poiché son cose che ho detto e ripetuto una marea di volte mentre ci sono altri motivati interventi come ad es. quello di Parvus, ma né tu né Stefano ve ne persuadete, è inutile continuare a discutere. E dunque capisci il perché non pubblico non solo le tue ma anche tante altre esternazioni analoghe. Quanto a Stefano, come collaboratore di vecchia data, non passa dalla moderazione.
Manca un giudizio equanime su J.Ratzinger.
Le mie interpretazioni soggettive? ma lei si rende conto di cosa dice? e se lo dice seriamente si opponga, se ne è capace, portando lei argomenti oggettivi che confutano non solo quello che ho detto io ma ciò che ha detto Stefano78 e vedrà non troverà nulla assolutamente nulla di oggettivo che smentiscono i fatti riportati. Come fà a smentire il fatto storico di un Pontefice (Celestino V) che pone in essere un atto di rinuncia del Papato scrivendolo esplicitamente? Non lo può. Come fà a smentire il fatto teologico che un Vescovo di Roma è tale in virtù del fatto che è Pontefice e non viceversa? Non lo può. Come fà a smentire che BXVI si è tenuto tutte le insegne Pontificie e gli stemmi ad esso associati indicanti una chiara volontà di tenuta del Papato? Non lo può. Come può smentire il fatto teologico che il Vescovo di Roma ed il Papato sono due distinti munus? Non lo può. Lei non può dimostrare nulla di tutto ciò affermato altrimenti andrebbe contro la Dottrina Cattolica ed i fatti storici. Come può smentire che Cristo abbia concesso a Pietro SOLO di essere Suo Vicario e non Vescovo di Roma? Non lo può. E' veramente allucinante dare del soggettivo a fatti ed affermazioni che più oggettive di quelle si "muore". Parvus si barcamena in affermazioni, quelle si, totalmente soggettive e lei ne esalta la sua "capacità di argomentazione". Ma dove? Mi scusi, ma piuttosto di fare queste assurde affermazioni che sono un'insulto alla sua intelligenza, dica chiaramente che la sua è una "falsa opposizione" a Bergoglio in realtà ne avalla le sue eresie ed il suo operato ma non venga a raccontare la barzelletta che Bergoglio è Pontefice perchè diviene essa stessa fonte di traviamento per le anime.
Gianlub, torno a dire che il suo discorso è semplicista e non argomentato oggettivamente né tanto meno canonicamente e teologicamente.
Il dilemma sta tutto qui:
Non è esatto dire : “il Papa è tale proprio in quanto vescovo di Roma”. E' vero il contrario: il vescovo di Roma è tale proprio in quanto è il Papa. Per restare agli ultimi Pontefici, essi, quando furono eletti, non erano certo già “vescovi di Roma”. Non potevano esserlo, essendo quell’ufficio riservato appunto al Papa regnante. E dopo l’elezione, sono forse rimasti vescovi delle loro sedi originarie o sono diventati “vescovi di Roma”? Sono diventati vescovi di Roma, l’ufficio spettava loro di diritto in quanto Papi. E' dunque più esatto dire che il vescovo di Roma è tale proprio in quanto è il Papa, cioè in quanto “Episcopus totius Ecclesiae”.
Una volta, Se veniva eletto Papa un non vescovo non doveva aspettare la consacrazione vescovile per esercitare la suprema giurisdizione su tutta la Chiesa, in quanto perfettamente legittimato a quell’esercizio immediatamente dal momento dell’accettazione, con la quale viene conferita la piena titolarità del potere di giurisdizione. Storicamente, non sono mancati esempi di Papi non vescovi al momento dell’elezione che hanno subito esercitato la giurisdizione su tutta la Chiesa, prima della successiva consacrazione all’episcopato.
Qualcosa sembra cambiato con Nuovo Codice CIC 1983 :
1. (332.1). “Il Sommo Pontefice ottiene la potestà piena e suprema sulla Chiesa con l’elezione legittima, da lui accettata, insieme con la consacrazione episcopale [legitima electione ab ipso acceptata una cum episcopali consecratione]. Di conseguenza l’eletto al sommo pontificato che sia già insignito del carattere episcopale ottiene tale potestà dal momento dell’accettazione. Che se l’eletto fosse privo del carattere episcopale, sia immediatamente ordinato vescovo”.
2. (cc. 330-332) Il papa sembrerebbe capo della Chiesa in quanto capo del collegio episcopale che riprende la nuova dottrina della Lumen Gentium 22: “ l’ordine dei vescovi […] è anch’esso insieme col suo capo il romano Pontefice e mai senza questo capo il soggetto di una suprema e piena potestà su tutta la Chiesa, sebbene tale potestà non possa esser esercitata se non col consenso del romano Pontefice”. Come se i titolare della suprema potestà fossero sia il papa che il collegio dei vescovi (sia pure, questa, subordinata in al consenso del papa)
Invece il Signore ha stabilito che gli Apostoli fossero sempre uniti tra di loro in un’unione morale, spirituale, fondata sul Suo insegnamento ed esempio e sotto la sua guida. E non si tratta dell’unione paritaria di un collegio, organo che prevale sull’individualità dei suoi componenti. Ma, ancor più, il Signore ha stabilito il primato di Pietro (Mt 16, 13 ss.; Lc 22, 31-32), e glielo conferisce in modo ufficiale una volta risorto dai morti. Ed è da questo momento che Pietro esercita la sua piena ed individua giurisdizione.
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