Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 5 maggio 2016

Don Franz Schmidberger. Riflessioni sulla Chiesa e sulla posizione della FSSPX al suo interno

Ero restia a parlare della FSSPX per non alimentare i polveroni che non mancano ogni volta di sollevarsi da parte dei viscerali agguerriti avversari da un lato o dei soliti intransigenti 'duri e puri' dall'altro. Ma il documento che segue, che doveva rimanere riservato, fin dal 19 febbraio scorso è stato oggetto di diffusione capillare anche attraverso il web. Lo avevo incontrato nei siti tradizionali francesi e anglofoni più diffusi. Ora che è arrivato anche qui nella traduzione di Una Vox by MiL, penso sia arrivato il momento di condividerlo.

Riflessioni sulla Chiesa
e sulla posizione della FSSPX al suo interno
di Don Franz Schmidberger 

I. La Chiesa è un mistero. È il mistero della presenza di Dio tra noi, del nostro Salvatore, Dio, che non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e che viva. La conversione richiede la nostra collaborazione.

II. La Chiesa è infallibile nella sua natura divina; ma è diretta da persone che possono fare degli errori e talvolta li fanno. Noi dobbiamo distinguere la funzione dalla persona. Quest’ultima resta un certo tempo a svolgere la funzione e poi la lascia, perché muore o per altre circostanze, ma la funzione rimane. Oggi, Papa Francesco ha il ministero papale e il primato dell’autorità. Da qui a un’ora, non lo sappiamo, potrebbe dimettersi e verrebbe eletto un altro papa. Tuttavia, fintanto che egli occupa la Sede Papale, noi lo riconosciamo come tale e preghiamo per lui.

Non diciamo che sia un buon papa. Al contrario, con le sue idee liberali egli provoca e crea una grande confusione nella Chiesa. Ma quando Cristo fondò il Papato, Egli vedeva tutta la serie dei papi di tutta la storia della Chiesa, compreso Papa Francesco. Eppure ha permesso la sua elevazione al trono papale.

Del pari, Nostro Signore ha stabilito il Sacramento della Sua Divina Presenza, benché abbia previsto i numerosi sacrilegi della storia.

III. Mons. Lefebvre ha fondato la FSSPX in mezzo a questo tempo di confusione per la Chiesa. Essa è chiamata a dare alla Chiesa una nuova generazione di sacerdoti, per preservare il vero Sacrificio della Messa e proclamare il Regno di Gesù Cristo dovunque nella società, anche contro i papi e i prelati liberali che hanno tradito la Fede. Così, questo doveva sfociare in un conflitto: nel 1975 la Fraternità è stata mandata in esilio. Là, non solo essa ha sopravvissuto, ma si è ingrandita e per numerose persone è diventata un segno di contraddizione contro la distruzione della nostra epoca.

L’opposizione divenne chiara per tutti il 30 giugno 1988, quando per ragioni di necessità Mons. Lefebvre consacrò quattro vescovi.

IV. Tuttavia, Mons. Lefebvre cercò sempre una soluzione canonica per la Fraternità e non evitò le conversazioni con le autorità romane, che chiedevano di fare un passo indietro. Egli continuò nei suoi sforzi anche dopo le consacrazioni episcopali, benché nel suo realismo avesse poche speranze di successo. Egli chiedeva, usando degli argomenti ad hominem, di lasciar «fare l’esperienza della Tradizione», Egli riconosceva bene che la Fraternità era in una situazione eccezionale e non per sua colpa, ma per colpa dei suoi avversari. Fino al 2000 la situazione restò così. A partire da allora, Roma pensò di rimediare a questa situazione, talvolta in maniera astuta, talvolta con intenzioni oneste, a seconda della persona incaricata da Roma di gestire il dossier.

V. Il declino della Chiesa, contemporaneo allo sviluppo costante della Fraternità, porta alcuni vescovi e cardinali ad essere d’accordo in tutto o in parte, benché la cosa sia difficile da riconoscere. Roma abbassa progressivamente le sue richieste e le proposte recenti non parlano più di riconoscere il Vaticano II, né la legittimità del Novus Ordo Missae. Così, sembra che sia arrivato il momento di una normalizzazione della Fraternità, e questo per diverse ragioni:
  1. Ogni situazione anormale porta di per sé alla normalizzazione. È nella natura delle cose.
  2. Noi non dobbiamo perdere di vista il pericolo che i fedeli e alcuni membri si siano abituati alla situazione e la vedano come se fosse normale: le opposizioni qua e là contro la partecipazione all’Anno Santo o anche il disprezzo per l’attribuzione di una giurisdizione ordinaria da parte di Papa Francesco (Noi ci siamo sempre richiamati allo stato di necessità e siamo ricorsi alla giurisdizione straordinaria conformemente alla legge). Questo provoca della turbolenza. Se i fedeli o i membri della Fraternità trovano confortante questa situazione di libertà dalla dipendenza dalla gerarchia, questo implica una perdita graduale del «sensus ecclesiae». Non dobbiamo mai pensare: «Noi abbiamo la sana dottrina, la vera Messa, i nostri seminari, priorati e vescovi, non ci manca niente».
  3. Noi abbiamo dei simpatizzanti tra i sacerdoti e i cardinali, tra i quali certuni vorrebbero appellarsi a noi per aiutarli, ci darebbero delle chiese e forse ci affiderebbero la cura di un seminario. Ma attualmente, a causa della nostra situazione, per loro è impossibile farlo. In ogni caso, gli ostacoli che hanno i fedeli timorosi diminuirebbero. Dai media e dappertutto noi siamo considerati come degli scismatici, noi respingiamo queste affermazioni.
  4. Negli anni a venire noi avremo un bisogno urgente di nuovi vescovi. È certamente possibile consacrare senza mandato pontificio in caso d’urgenza, ma è possibile consacrare dei vescovi col permesso di Roma e questo permesso dev’essere richiesto.
  5. Modernisti, liberali e altri nemici della Chiesa sono molto interessati a ciò che riguarda la soluzione canonica per la Fraternità. A riguardo, il discernimento degli spiriti non suggerisce qual è la buona e la migliore via?
  6. Come supererà questa crisi la Chiesa? Nello stato attuale delle cose, si vede che non vi è neanche un barlume di speranza. Di contro, l’atto ufficiale di riconoscimento della Fraternità innescherebbe un sano trambusto all’interno della Chiesa. Il bene sarebbe incoraggiato, i malevoli subirebbero una disfatta.
VI. Risposte ad alcune obiezioni

1) Come si può aspirare ad un riconoscimento da parte di Papa Francesco?
Risposta: Sopra abbiamo già detto della necessaria distinzione tra la funzione e il titolare di questa funzione. Non v’è alcun dubbio che il Papa attuale esercita il suo ruolo stabilito da Dio. Ma noi dobbiamo tenere a mente che cosa è stato realmente il Concilio e le conseguenze che ha prodotto nella Chiesa: confusione, dittatura del relativismo, pastorale superiore alla dottrina, amicizia con i nemici di Dio e i nemici del cristianesimo. Ma sta proprio qui uno degli errori del Concilio: separare la causa dagli effetti. Per certuni, fin troppo soggetti al fascino della persona di Benedetto XVI, invece di considerare prima la funzione papale e poi la persona, le sue dimissioni furono una doccia fredda. Noi non dobbiamo fare lo stesso errore di sottostare troppo al fascino di una persona invece che dell’istituzione divina. Forse Papa Francesco è il solo in grado di prendere questa decisione, per imprevedibilità e improvvisazione. I media potrebbero perdonargli di aver preso questa decisione, ma non avrebbero mai perdonato Benedetto XVI.
Con il suo stile di governo autoritario, per non dire tirannico, egli sarebbe in grado di mettere in opera questa decisione, anche per la Resistenza.
2) Ma allora che diranno le persone della “Resistenza”?

Risposta: Non possiamo muovere la nostra azione tenendo conto delle persone che, in tutta evidenza, hanno perso il senso della Chiesa e dell’amore per la Chiesa nella sua forma concreta. In questo momento, combattono tra di loro.

3) Per l’avvenire dovremo stare zitti su tutti gli errori attuali.
Risposta: Non staremo zitti, al contrario chiameremo gli errori col loro nome, dopo come prima della nostra normalizzazione. Dobbiamo pur uscire dall’«esilio» in cui oggi ci troviamo.
4) Papa Francesco ha una così cattiva reputazione tra i cattolici che un riconoscimento della Fraternità da parte sua provocherebbe più danni che benefici alla Fraternità.
Risposta: Fin dall’inizio abbiamo distinto la funzione dalla persona. Se Francesco è il Papa – e lo è – allora ha anche il primato di giurisdizione su tutta la Chiesa, che faccia del bene o del male alla Chiesa. Noi dobbiamo seguire questo cammino, quello di fare del bene alla Chiesa, non lasciamoci guidare dalla ricerca dei favori umani e Dio ci benedirà.
5) Ma questa integrazione della FSSPX nel sistema conciliare le «costerà» la sua immagine, forse anche la sua identità.
Risposta: Tutto dipende dalla fermezza che manteniamo e da chi converte chi. Se noi agiamo con vigore, appoggiandoci alla grazia di Dio, la nostra situazione potrà essere una grazia per la Chiesa. Vi è forse un altro ambito in cui potrebbe trovarsi la Fraternità per essere in grado di rendere possibile una tale conversione?
Evidentemente, noi non dobbiamo contare sulle nostre qualità e le nostre forze, ma sull’aiuto di Dio. Si pensi allo scontro fra Davide e Golia. Facciamo un paragone: come cristiani noi siamo in un mondo cattivo e corrotto ed è qui che dobbiamo vivere le nostre prove. Il pericolo di contagio è grande, ma noi possiamo e dobbiamo evitarlo con la grazia di Dio.
6) Tutte le congregazioni che si sono sottomesse a Roma si sono adattate al sistema conciliare o sono sparite.
Risposta: La nostra posizione di partenza non è la stessa: nel nostro caso è Roma che fa pressione per trovare una soluzione e che si avvicina a noi. Negli altri casi erano queste congregazioni che chiedevano, recandosi spesso a Roma con un senso di colpa.
Per di più, nessuna di esse aveva un vescovo, tranne l’Amministrazione Apostolica San Giovanni Maria Vianney di Campos in Brasile, il cui vescovo, Mons. Rifan, è pronto ad ogni compromesso.
Certo, noi abbiamo bisogno di una solida protezione con una struttura ecclesiale appropriata. Questo sembra garantito da una Prelatura personale. Questa struttura non è stata offerta ad alcuna delle altre congregazioni. Dopotutto, l’obiezione sollevata è solo parzialmente esatta: per esempio, La Fraternità San Pietro esiste da 27 anni ed è rimasta fedele, almeno nelle regioni germanofone, alla Santa Messa tradizionale, con poche concessioni. Comunque, la Fraternità San Pio X, «dietro le quinte», è stata la sua assicurazione sulla vita.
VII. Conclusione

Se Dio vuole aiutare la Sua Chiesa, vi sono molti mezzi. Uno di questi è il riconoscimento della FSSPX da parte delle autorità romane. La FSSPX, non è consacrata alla Santissima Vergine, che la proteggerà e la guiderà nei suoi travagli in questa nuova situazione?

Dignare me laudare te, Virgo sacrata ; da mihi virtutem contra hostes tuos.
Fai, o Vergine santa, che io canti le tue lodi; dammi la forza contro i tuoi nemici.

Zaitzkofen, 19 febbraio 2016
Don Franz Schmidberger
Rettore

Precisazione di Don Franz Schmidberger [qui]
  1. Il documento Riflessioni sulla Chiesa e sulla posizione della Fraternità al suo interno, è stato scritto da me, di mia iniziativa, senza che nessuno mi abbia incitato, né spinto, né che mi abbia incaricato di farlo. Esso presenta le riflessioni mie proprie ed ha un carattere puramente privato.
  2. Esso è stato reso noto a una piccola cerchia di persone, in tutto nove: al Superiore Generale, a un altro vescovo della Fraternità, ad altri sacerdoti del seminario di Zaitzkofen e ad un laico non nominato. Esso non è stato mostrato ai seminaristi, né agli altri Fratelli del seminario, che non hanno avuto conoscenza del suo contenuto. Del pari, non è stata fatta alcuna traduzione in un’altra lingua, né è stata considerata, né autorizzata. Io non ho alcuna responsabilità per la pubblicazione di questo documento su internet.
  3. Naturalmente, mi assumo la responsabilità delle considerazioni che ho espresse, che ritengo siano pertinenti nell’attuale situazione della Chiesa e della Fraternità. Del resto, io non mi impedisco né di pensare né di Sentire cum Ecclesia.
Zaitzkofen, 15 aprile 2016
Don Franz Schmidberger, Direttore

34 commenti:

Luisa ha detto...

OT
Spero che mic mi perdonerà ma non posso lasciare passare, senza segnalarlo, questo video del vescovo di Roma e della sua preghiera per maggio dedicata questa volta alle donne, guardate al secondo 32 come viene introdotto il..."genere" per mezzo dello slogan:
"no alla violenza di genere",
Bergoglio forse nememno lo sa ma intanto il suo messaggio e la sua persona servono a veicolare e a rinforzare, tramite quel linguaggio, l`ideologia che sta sconvolgendo la famiglia, l`educazione, le leggi, delle nostre società occidentali.

https://www.youtube.com/watch?v=7euObXgQZmU

irina ha detto...

Il pericolo di contagio per loro è altissimo. Se la porta si apre però devono entrare. In questi anni il Signore Gesù Cristo li ha addestrati alla lotta, alla solitudine, alla irrisione e Lui stesso li ha sostenuti e ricompensati. Dovrebbero essere pronti a sostenere anche la battaglia più insidiosa: quella tra i cuscini molli di un cristianesimo decadente e decaduto. Speriamo.

Anonimo ha detto...

La ringrazio dottoressa per la pubblicazione di questo articolo! Di gusto e di forma molto raffinato, esprime un pensiero equilibrato e realista

Anonimo ha detto...

Il messaggio di Shmidberger è pieno di ragionevolezza e buon senso cattolico e denuda la miopia degli irriducibili oppositori interni: è evidente che il pericolo di assimilazione o "contagio" è reale; ma più importante dovrebbe essere la preoccupazione di quanto la Chiesa abbia bisogno che la FSSPX rientri al suo interno.
Di capire quel'è la reale missione che Dio le ha affidato nel suo piano di Salvezza.
Di quanti fedeli si potrebbero strappare all'apostasia. Di quanti fedeli (ed io fra loro) aspettano impazientemente che la FSSPX rientri, per poter iniziare a frequentarla.
Di quanti sacerdoti nei tempi bui che ci aspettano potrebbero trovare nella FSSPX una sponda o un rifugio.
Di quanti giovani che sentono la vocazione potrebbero giungere a loro, invece che ai seminari diocesani, per vie che oggi dalle loro parrocchie gli sono precluse.
Rinunciare a fare la propria parte per salvare la chiesa intera in questo tempo, per paura di perdere la propria "verginità" non solo per "contatto" ma anche solamente per "contiguità", è assolutamente irresponsabile. E non è cattolico.

Annarè ha detto...

L'eresia modernista ha rovinato anche il Papa che ha di per se grazie speciali, avremo più capacità del Papa, dei cardinali, vescovi, sacerdoti, fedeli che vediamo essere quasi in toto ingannati dal modernismo, più o meno consapevolmente? Certo non bisogna diffidare del buon Dio, che tutto può, ma non comprendo fino in fondo cosa sia cambiato con Papa Francesco, la situazione è migliorata rispetto a quella sotto Benedetto XVI? Mi fa pensare una cosa detta da don Scmidberger: ha parlato che la FSSPX fino ad ora si è avalsa di una giurisdizione speciale conferita dalla Chiesa difronte ad uno stato di necessità. Mi chiedo questo stato di necessità è per caso finito? O è peggiorato in questi ultimi anni? Anni fa dentro la FSSPX si parlava che lo stato di necessità sarebbe finito quando finalmente un buon Papa avrebbe ristabilito la Verità dentro la Chiesa, forse oggi la paglia si è fatta pesa, perchè il cammino, la prova si protraggono più di quello che si sperava? Forse oggi stanchi di camminare nel deserto inflittoci, abbiamo dei miraggi e vediamo fresche oasi, dove c'è solo fango e palude? Dove sono quei vescovi e prelati che apoggerebbero una volta entrata, la FSSPX? Non vedo nessun prelato oggi coraggioso, che condanni senza se e senza ma, chi ogni giorno da picconate alla Chiesa. Non hanno possibilità di dire pane al pane al proprio Papa, i vari vescovi che darebbero seminari in mano alla FSSPX? Oppure questi stessi vescovi, non potrebbero loro stessi controriformare i propri seminari?
Che fine hanno fatto gli amici di Campus? Non dicevano anche loro che da dentro potevano portare nuove forze salutari? Dove sono ora, che fanno, dove vediamo le forze salutari?
Il dramma oggi non è solo quello di un Papa eretico, ma di una corte tutta persa in tale eresia, perciò una corte che non riesce a dimetterlo perchè non ne ha la forza, il coraggio, la volontà e forse nemmeno la consapevolezza.
Non saranno certo i vescovi pavidi che vediamo in giro, buoni solo a scrivere qualche articolo forte e poi sempre chini e inermi a cercare di non essere mandati in pensione anticipatamente, a fare da spalla alla FSSPX, se veramente ci fosse una piccola resistenza interna, qualcosa di buono cercherebbero di farlo, almeno nelle proprie diocesi, invece nulla, solo chiacchiere e nessun atto concreto, come se fossero sempre in attesa di un super eroe che li venga a tirar fuori dai guai.
Certo c'è il pericolo che alcuni sacerdoti e fedeli della FSSPX si accasino e non vedano più la necessità di una sittuazione normale della Chiesa, ma siamo certi che nella sittuazione attuale, in questo disastro, dove la Fede si perde così facilmente, il problema principale sia quello del sentire errato di certi, piuttosto che della salvezza delle anime?Perchè mons Lefebvre ha preferito la scomunica, il desrto? Non è che oggi entrare nella corte di un Re cattivo possa comportare scandalo e allontanamento delle anime? Se la FSSPX verrà normalizzata, che fine faranno tutti quelli che ora vivevano pacifici (o qualsi)all'ombra di essa? L'istituto del buon Pastore e tutti gli altri non avevano per ora l'arma della FSSPX? Non potevano dire: se non ci lasciate fare, passiamo alla Resistenza, cioè alla FSSPX? Se il demonio odia i FFI, non credo ami la FSSPX, forse non colpirà anche qui con un bel commissariamento e se verrà meno la FSSPX, non cadranno anche gli altri istituti tradizionalisti? Rimarranno solo i sedevacantisti?
Questi sono i miei ragionamenti, terra, terra, troppo umani, ma anche se ho paura credo che alla fine bisogna affidarsi al Buon Dio e pregare che avvenga semplicemente ciò che Lui ritiene buono. Pertanto anche se dubbiosa rispetto alle considerazioni esposte da don Schmidberger, perchè se oggi non c'è più uno stato di necessità, poteva non esserci nemmeno ieri (nel 1988), prego che tutto si risolva secondo la volontà di Dio.

mic ha detto...

Forse oggi stanchi di camminare nel deserto inflittoci, abbiamo dei miraggi e vediamo fresche oasi, dove c'è solo fango e palude?

Il fatto è che non c'è SOLO fango e palude, ci sono tanti sacerdoti e fedeli marginalizzati e sbandati che avrebbero nella Fraternità un punto di riferimento saldo e certo.

Antonio ha detto...

I rischi di un contagio modernista non sono del tutto esclusi da Schimdberger, il quale per scongiurali fa leva piuttosto per così dire sulla tempra e sul coraggio della Fraternità, sulla speciale protezione che le conferisce la Santa Vergine, per poter giungere a convertire i vescovi e i cardinali "amici".

Chi intra moenia non vede di buon occhio questo avvicinamento non lo fa per mancanza di senso della Chiesa, ma per realismo.
Da un riconoscimento formale discenderebbero senz'altro frutti buoni ma siamo sicuri che si resterebbe "liberi" di denunciare sino in fondo gli errori e gli orrori dell'attuale corso? Siamo certi che non verrà a prevalere la prudenza umana, il rispetto formale per salvare l'apparenza e la convenienza di certe situazioni, per non dispiacere quel vescovo o quel cardinale amico che ha dato una chiesa o un seminario e che se si alza troppo il tiro poi lo si mette in difficoltà?...

Anonimo ha detto...

@Annarè
"Perchè mons Lefebvre ha preferito la scomunica, il deserto?"

Magari perché all'epoca nessuno gli aveva fatto una proposta minimamente tutelante per la sopravvivenza della FSSPX, come quella che invece stanno facendo adesso ai suoi successori: indipendenza gestionale, sostanzialmente senza condizioni, né dottrinali né pastorali.

Poi si può discutere se le Prelatura Personale sia sufficientemente tutelante o sia meglio l'Ordinariato, ma quel che è certo è che all'epoca di Mons. Lefebvre non gli offrivano niente di paragonabile.

Infine non si può paragonare la sorte FFI a quella possibile della FSSPX: i primi hanno deciso di accettarla volontariamente e subirla come una sorta di Calvario; ma nessuno impedirebbe a chi se ne è già andato via una volta di andarsene una seconda, se da Roma qualcuno iniziasse a fare il "furbo". L'importante da quel punto di vista è preservare dagli avvoltoi i "beni" (edifici dei seminari e di culto ecc.) e le modalità per farlo non mancano.

Mah! ha detto...

Antonio, credo possa accadere tutto ciò che dici, si potrebbe cadere nel rispetto umano, perchè nessuno è incolume, siamo tutti portatori di debolezza. La crisi non risparmia nessuno, nè dentro, nè fuori dal calderone vaticano, dentro però il virus è più virulento. Speriamo ancora nella protezione del Cielo che fino ad ora non è mancata.

Sacerdos Hyacinthus ha detto...

@Annarè
Grazie!

Beati pauperes spiritu ha detto...

Non conosciamo forse la parabola di Gesù?

"Un'altra parabola espose loro: «Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami».
Un'altra parabola disse loro: «Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti»."


Adesso la Fraternità è un granello di senapa in un campo arido, o poco lievito in una grande massa impastata senza struttura, ma lasciamo fare a Dio e a questi meravigliosi sacerdoti e potrebbe essere che fra non molto vedremo l'albero crescere e tanti fedeli (e Sacerdoti) ripararsi ai suoi rami e costruirci il nido. Magari la massa potrà fermentare e diventare pane buono e nutrire tante anime. Non bisogna mettere limiti alla Provvidenza e alla sapienza di Dio.
Isolarsi ed estinguersi come fa la "resistenza" è assurdo.

exodus/berni ha detto...

@ anonimo, 10,37:

anonimo, dobbiamo metterci in testa che la FSSPX non deve rientrare, in quanto non è mai uscita dalla comuione della Chiesa; sono molti, anche troppi che continuano a dire rientrare, rientrare; che la Fraternità non era in comunione con la Chiesa cattolica, lo dicevano e continuano a dirlo i modernisti post/conciliari, mentre la SPX è stata sempre dentro la Chiesa ed in comunione con Essa - la confusione su questa cosa non finirà mai - basta seguire ciò che ha sempre detto Mons. Lefebvre:
Purtroppo i modernisti, anche oggi dopo l'atto di B.XVI continuano a dire che i Lefevriani sono scomunicati, e lo dicono per confondere le acque, fa comodo a loro a dire tutto ed il contrario di tutto.
Leggiamo ciò che dice Don Schmidberger o Mons. Fellay -
La questione dice Mons. Lefebvre (che ha sempre riconosciuto il Papa come Capo Supremo della Chiesa cattolica dopo il vat.II) sono gli errori da rivedere del concilio, tutto lo sfascio del postconcilio; ma Per la PX la chiesa è la Chiesa di Cristo, e dice esplicitamente che purtroppo gli uomini di Chiesa, essendo anche uomini, possono commettere sbagli, ma che si possono correggere; infatti Mons. Fellay dice che i contatti con la S.sede ed il Papa vanno avanti e si parla addirittura di una prelatura personale ad hoc tipo Opus Dei.
Comunque non cadiamo nell'errore "del rientrare"" che non esiste perchè c'è sempre stata, è fedele alla tradizione e sempre ci sarà - fà parte delle membra vive della Chiesa di Cristo.

Anonimo ha detto...

Irina, davvero ho trovato ispiratissima la sua riflessione delle 08.37.

Annarè ha detto...

Anonimo, di mons. Lefebvre non ne nascono tutti i giorni, per dire che non è così scontato che una volta dentro poi si abbia il coraggio di tornare fuori e prendersi una scomunica. Il demonio quando concede poi chiede il conto, sapremo dire ancora no? Però qui si fanno solo supposizioni, si esternano pensieri, dubbi, si fanno domande a cui è difficile rispondere, alla fine le strade sono due, o si farà la volontà di Dio e allora siamo a posto in qualsiasi sittuazione ci troveremo (riconosciuti o non riconosciuti), o si sbaglierà strada.Mi par di percepire un altro pensiero dentro la FSSPX, non solo quello di quelli che stanno bene in esilio e non ne vogliono sapere di Roma, ma specialmente quello di quelli che ora credono che, forse, probabilmente, si era veramente, o si è veramente fuori dalla Chiesa, c'è come una nostalgia per la normalità (giusta e sacrosanta credo), che probabilmente ci fa dubitare di aver fatto una scelta doverosa, obbligatoria, cattolica a suo tempo. Forse oggi c'è una proposta che viene da Roma (quella Roma che ha perso la Fede, meglio ricordarlo)migliore di quelle proposte a mons Lefebvre, però mi pare che il Papa che la propone sia un Papa molto peggiore dei Papi conosciuti da Mons Lefebvre, sia per le eresie che propone, sia per i modi del tutto inconsueti e imprevedibili di agire. Siamo nelle mani di Dio.

mic ha detto...

Berni,
Lo abbiamo sempre detto e ripetuto che il 'dentro' e 'fuori' riguarda la autentica comunione in Cristo Signore.
Ti ricordo però che si sta parlando di "regolarizzazione canonica" che comunque non è un optional ma serve per una pastorale tradizionale più estesa, cioè alla salus animarum.

Luisa ha detto...

All`occasione della consacrazione di una chiesa in Francia Mons. Fellay ha dato nuove precisazioni sulle relazioni della FSSPX con "Roma":

http://laportelatine.org/mediatheque/sermonsecrits/fellay_st_joseph_des_carmes_160501/fellay_st_joseph_des_carmes_160501.php

Annarè ha detto...

Sinceramente non so se diventerà più estesa, può essere, ma può anche non essere, perchè a ben guardarci non è che ci siano in giro ancora molti cattolici, cioè quelli dalla fede vera. Se non hanno ritenuto importante lasciare il modernismo ed rifugiarsi dove c'è la tradizione e non intendo seguendo per forza la FSSPX, ma almeno quei tradizionalisti già canonicamente regolarizzati, perchè dovrebbero farlo una volta che la FSSPX sarà regolarizzata? Guardando bene nella mia città, ci sono persone che non frequentano nemmeno i FFI, per paura di non essere in comunione con il Papa, fedeli che insorgono appena si palesa loro la possibilità che nella loro parrocchia arrivi un sacerdote che potrebbe (ogni tanto) dire la Messa tridentina. Tutta questa massa di persone che correrebbe alla FSSPX una volta regolarizzata, sinceramente non le scorgo, non vorrei che fossero alla fine, più le anime che si allonatanano, che quelle che si avvicinano. Comunque sia finchè non si convertirà Pietro e si ristabilirà la Verità a Roma, la crisi mieterà vittime, dentro, fuori, sopra e sotto.

Marco P. ha detto...

Dice don Schmidberger che ogni situazione anormale porta di sé alla normalizzazione, è nella natura delle cose.
Chi è in situazione anormale: la FSSPX o Roma ?
Da un lato la FSSPX fa leva sullo stato di necessità per coprire la giurisdizione che ufficialmente le viene negata. Lo stato di necessità è contemplato dalla legge, dal diritto canonico, quindi la FSSPX non pare essere in una situazione di anormalità, quanto eventualmente di eccezionalità, anzi di necessità (c’è pure il proverbio che insegna a far di necessità virtù….) .
Dall’altro lato, Roma, la gerarchia, i consacrati, i religiosi e le religiose, i laici, tutti insomma nella grandissima parte rifiutano ciò che la Chiesa ha sempre insegnato: rifituano la S. Messa di San Pio V, rifiutano la Liturgia tradizionale, rifiutano gli insegnamenti ante 1962 (encicliche dei Papi contro il liberalismo ad es, il Sillabo etc), abbandonano le devozioni, le pie pratiche, erigono ad idolo il Vaticano II senza del quale la dottrina cattolica sarebbe incomprensibile ed inspiegabile, e si potrebbe continuare. Quindi a me pare che la situazione anormale risieda a Roma.
Una situazione anormale che tenda ex sese alla normalità mi sembra…. anormale ! (scusate il gioco di parole) e mi pare richiami ancora una volta lo spirito che animò la allocuzione Gaudet Mater Ecclesia con il famoso “ingenuo” ottimismo di Roncalli.
Ora per quale ragione Roma è sfuggita dalla normalità ? Essersi abbandonata all’abbraccio con il mondo, aver rinunciato a condannare l’errore, aver disconosciuto la regalità di Cristo anche nella e sulla società, aver assunto il democraticismo per sé. Solo eliminando queste cause lo stato di anormalità può essere rimosso. Se un fiume straripa per le troppe piogge, solo la cessazione delle piogge lo può far rientrare nel suo alveo; se la pioggia non smette, il fiume continua a stare oltre gli argini, pur anche se una parte resta nel suo letto, ma non la si vede.
Così per la Chiesa: la FSSPX è già dentro, e lo è perché è stata voluta e fondata per mantenere integro il sacerdozio e con esso la Santa Messa e questa missione la assolve pienamente (e quindi non capisco le remore a frequentarne i priorati da chi invece aspetta solo il via libera del riconoscimento canonico: si predica Gesù Cristo nella FSSPX ? “Si, punto”. E allora qual è il problema ? se c’è un priorato a distanza ragionevole perché non approfittare di questo dono ?), è già dentro ma non lo si vede, visto che si notano solo lo straripamento e le acque torbide che coprono tutto.
(segue)

Marco P. ha detto...

(continua)
Don Schimdberger dice poi che: “…Non dobbiamo mai pensare: «Noi abbiamo la sana dottrina, la vera Messa, i nostri seminari, priorati e vescovi, non ci manca niente».”
Sant’ Atanasio diceva, riferendosi agli ariani: “loro hanno le chiese, noi abbiamo la fede”. Questo non mi sembra così differente da quel che Don Schm. non condivide.

Non si capisce perché i sacerdoti e prelati “amici” non dovrebbero concedere chiese o invitare i sacedoti della SPX già adesso: se sono convinti e credono che la SPX sia nel giusto dottrinalmente perché non incoraggiarne l’apostolato ?

Dice ancora don Schm. rispetto alla obiezione che il rischio del riconoscimento unilaterale possa portare ad un intepidimento della denuncia degli errori dottrinali “Non staremo zitti, al contrario chiameremo gli errori col loro nome, dopo come prima della nostra normalizzazione. Dobbiamo pur uscire dall’«esilio» in cui oggi ci troviamo.
Sul termine “esilio”: non mi sembra che sia la definizione corretta per descrivere la situazione della FSSPX, infatti si è esiliati dalla propria patria, ma la FSSPX non se ne è mai allontanata. Anche gli ebrei durante l’esodo nel deserto si ribellarono al Signore che li stava guidando per mano di Mosè perché preferivano stare in Egitto con la pancia piena ma schiavi che nel deserto liberi e poi non fidandosi ancora del Signore si costruirono il vitello d’oro. Il Signore li punì severamente, con la morte per mano dei leviti che si erano schierati con Lui.
Sul termine “normalizzazione”, non vorrei fosse una involontaria tragica profezia.

Sulla critica agli errori dottrinali, Mons Fellay dopo l’unilaterale riconoscimento di Campos disse:
“…il 18 gennaio 2002 a Campos, non vi è stato solo un riconoscimento unilaterale di Campos da parte di Roma, ma si è avuta una contropartita: la complicità del silenzio. Così, a poco a poco, la battaglia si dissolve e si finisce per accomodarsi nella situazione. Certo, a Campos, tutto ciò che è positivamente tradizionale è conservato, dunque i fedeli non vedono il cambiamento, tranne i più attenti che fanno notare la tendenza a parlare di più e più rispettosamente delle dichiarazioni e degli avvenimenti romani attuali, omettendo le messe in guardia di un tempo e le deviazioni odierne…. … Dal punto di vista delle idee, essi [queste comunità riconciliate] virano molto dolcemente e finiscono con l’ammettere le false idee del Concilio, perché Roma accorda loro qualche favore per la Tradizione. È una situazione molto pericolosa»”

Ma poi recentemente lo stesso Mons Fellay:
“Roma si augura che noi attacchiamo di meno, e io sono d’accordo».
E ancora:
«Quando vediamo il Papa, i cardinali, i vescovi, dire delle cose malvagie, non siamo pronti a criticarli rapidamente? Ma pensate che questo li aiuterà? Una preghiera per loro li aiuterà maggiormente»
Quindi quel che don Schm. nega come possibile in realtà già inizia a concretizzarsi, addirittura prima di ogni messa in atto del riconoscimento canonico, con un cambio di direzione di 180° rispetto a prima.
(segue)

Marco P. ha detto...

(continua)
In effetti è prudente e cattolico stare in guardia rispetto ai pericoli, ma non ai pericoli rispetto alla propria “verginità”, ma quelli che riguardano la Fede, lo stesso Mons. Lefebvre lo insegnava (e non credo lo si possa tacciare di a-cattolicità): «Dal punto di vista delle idee, essi [queste comunità riconciliate] virano molto dolcemente e finiscono con l’ammettere le false idee del Concilio, perché Roma accorda loro qualche favore per la Tradizione. È una situazione molto pericolosa.»
Diceva ancora:
“…Il problema morale che si pone quindi per noi è: dobbiamo assumerci i rischi dei contatti con questi ambienti modernisti, con la speranza di convertire qualche anima e con la speranza di potersi premunire, con la grazia di Dio e con la virtù della prudenza, e così rimanere uniti a Roma nella lettera nonostante non lo siamo nella realtà e nello spirito? Oppure dobbiamo prima di tutto preservare la famiglia tradizionale per mantenere la sua coesione e il suo vigore nella Fede e nella grazia, considerando che il legame puramente formale con la Roma modernista non può essere preso in considerazione per la protezione di questa famiglia, che rappresenta ciò che resta della vera Chiesa cattolica?»
«Se avessimo accettato [l’accordo], noi saremmo morti! Non saremmo durati un anno. Saremo divenuti conciliari»

E ai 4 vescovi, prima della consacrazione:
«Vi conferisco questa grazia confidando che quanto prima la Sede di Pietro sarà occupata da un successore di Pietro perfettamente cattolico, nelle mani del quale voi potrete rimettere la grazia del vostro episcopato perché egli la confermi.»
Abbiamo oggi una situazione che risponde a questo ?
Come dice Annarè: siamo nelle mani del Signore, solo noi con il nostro libero arbitrio possiamo abbandonare questa presa sicura, forte, vitale; si può e si deve solo pregare perché chiunque nel suo posto svolga il compito che gli è stato affidato.
(fine)

Anonimo ha detto...

Siamo nelle mani del Signore, è certo, ma la scelta tra la via larga e quella la stretta è dell'uomo.
Personalmente in primis porrei l'attenzione sulla posizione successiva al 2013 dei Francescani dell'Immacolata, colpiti da una durezza proporzionale solo alla loro pura adesione allo stesso spirito che animò San Pio X contro i nemici della Chiesa. - Modestino -

Alfonso ha detto...

A Marco P. : argomentazione precisa e illuminante. Mi associo alla conclusione: "si può e si deve solo pregare perché chiunque nel suo posto svolga il compito che gli è stato affidato". Aggiungo solo "o che gli sarà affidato".

Anonimo ha detto...

http://www.lafedequotidiana.it/in-canada-si-denuncia-lostracismo-del-papa-verso-il-cardinale-ouellet/
La fine dei tradizionalisti nl tempo della misericordina che vaa ruba

Nicola L. ha detto...

Il pensiero di don Schmidberger è assolutamente ragionevole, onesto e realistico.. Se si verificano le condizioni e vengono fornite le opportune garanzie per poter fare "l'esperienza della Tradizione" come diceva mons. Lefebvre, è giusto accettare.
Io sono sempre stato convinto che l'inquadramento canonico della FSSPX amplierebbe enormemente sia il raggio d'azione che anche il "bacino" dal quale poter ricevere vocazioni. I benefici sarebbero enormi per la Chiesa e per la lotta al modernismo. La FSSPX diverrebbe una spina nel fianco per tutti i vescovi dove già opera. Diverrebbe ancor di più la coscienza critica di questo cattolicesimo postconciliare avvelenato dal modernismo. C'è il rischio di esser contagiati proprio dal modernismo imperante. E' un rischio reale, concreto. Che si potrà allontanare con regole ferree e con una accresciuta forza nella denuncia dell'inquinamento neomodernistico. Un papa così spregiudicato, tirannico, idolatrato dentro e fuori la Chiesa sarebbe realmente l'uomo giusto per far digerire a tutti un simile riconoscimento. Ma perché un papa così spudoratamente modernista vuole regolarizzare la FSSPX? Non lo sa forse che i "lefebvriani" sono antimodernisti e quindi contrari a gran parte delle riforme postconciliari? Il papa conosce molto bene la FSSPX che opera da decenni in Argentina Ne conosce i preti e ha visto il loro zelo apostolico. Papa Francesco guarda alle persone non curandosi troppo dei fini che hanno le istituzioni in cui vivono. Ecco perché è andato a trovare un pastore protestante a Caserta. E' un modo pasticciato e alla carlona di agire. Che favorisce i nemici della Chiesa. Ma nel caso della FSSPX sarebbe provvidenziale. La FSSPX può giovare alla lotta al modernismo più regolarizzata che nella situazione attuale. Il vescovo di una grande diocesi asiatica già qualche anno fa disse che avrebbe affidato alla FSSPX il proprio seminario diocesano.
Lo riusciamo a capire cosa significherebbe poter formare preti diocesani antimodernisti? Oggi quasi l'intero episcopato è rahneriano. Lo riusciamo a capire cosa significherebbe avere in pochi anni centinaia di preti antimodernisti dai quali col tempo uscirebbe indubbiamente qualche vescovo..... antimodernista? Uno, basterebbe un solo vescovo formato dai preti "lefebvriani" per creare nella propria diocesi un altro seminario antimodernista. Il rinascimento della Chiesa passa obbligatoriamente per la FSSPX che Dio ha fatto suscitare a mons. Lefebvre. Oremus.

Annarè ha detto...

Nicola, per avere una diocesi tradizionalista anti modernista serve solo una cosa, un miracolo, ma vede forse qualcuno nelle varie diocesi preoccupato per come vengono istruiti i nuovi sacerdoti? Qualche vescovo, propenso a metterci la faccia e a fare il proprio dovere? Forse che la Chiesa non permetta ai vescovi di fare buoni seminari?
Vede molti sacerdoti preoccupati di come vanno a finire le anime? Vede fedeli che cercano la verità, si preoccupano delle eresie che ogni giorno vengono emanate, fedeli che si schiodano dalle poltroncine delle loro parrocchie con un sano dubbio (nell'era dei dubbiosi)per cercare chi onori Gesù in una santa Messa? Io sinceramente a parte pochissime anime tormentate, vedo tanti felici fedeli modernisti che si compiaciono di diventare sempre più ridicoli. Non scorgo tutto questa gente in attesa della FSSPX, anche perchè non scorgo nemmeno tutta questa gente in cerca di Gesù, dove sono le anime fedeli che si precipitano ad esempio nelle Messe concesse al Ceto del Summorum Pontificum? Perchè tante anime che hanno conosciuto, ad esempio, i FFI nei tempi d'oro quando insegnavano ad inginocchiarsi e a prendere l'Ostia in bocca e dicevano la Messa di sempre senza far leggere le donne, ora si sono ributtate al "paganesimo" senza porsi nessuna domanda? perchè non si sono stupiti del cambiamento? perchè non sentono l'esigenza di avere ancora quelle cose sante che prima avevano? Credo ci stiamo illudendo e stiamo vedendo il miraggio di un'oasi, nel deserto che ancora dobbiamo percorrere, per arrivare alla terra promessa. La crisi non è finita, anzi mi pare peggiorata. Spero di sbagliarmi.

mic ha detto...

Annarè, se non scorgi questi fedeli e sacerdoti ( e troppo pochi vescovi) è solo perché sono silenziati e marginalizzati e il tuo punto di osservazione lo è altrettanto. Ciò che passa su questo blog è solo la punta di un iceberg a cui vanno aggiunte tante anime assetate che non hanno punti di riferimento e che una maggiore visibilità e incisività della FSSPX non mancherebbe di raggiungere.

mic ha detto...

È vero che la crisi tende a peggiorare. A me pare una ragione di più per entrare nell'agone. Il che non significa "entrare nelle fila" del nemico, ma combattere in un contesto ravvicinato "con le armi corte". Ricordi il sogno di don Bosco?

mic ha detto...

Non pubblico le visuali disfattiste e senza orizzonti perché è evidente che hanno fatto della resa e della rassegnazione la loro bandiera. Il che secondo me non è cristiano.
Un conto è esprimere realistiche perplessità, un altro conto è dare per scontate le peggiori previsioni.

mic ha detto...

Ancora per Annarè

Chi e era legato ai FFI non è vero che si è adattato al cambiamento. Sta soffrendo e offrendo e si è cercato altri contesti. Mi risulta anche che certe iniziative in quegli ambiti sono ancora vive, ma purtroppo alimentate solo dal passaparola.
Lo stesso padre Lanzetta è diventato, fra l'altro, un itinerante che non manca di portare pensieri e parole illuminate ovunque lo chiamano, oltre a continuare le sue catechesi su Radio Buon Consiglio. Mentre all'interno dei FI di nuovo conio non mancano coloro che resistono nella speranza di una restaurazione (può sembrare irrealistico, ma se fatto con spirito oblativo chi ha fede lo ritiene fecondo) senza contare le centinaia di exclaustrati che continuano a portare avanti il carisma originario.
Mi pare che spesso più che il realismo informato parli la paura alimentata anche da una non completa conoscenza delle cose.

Anonimo ha detto...

Sai Maria, e' la sensazione (reale) di assedio che può spingere qualcuno di noi a fare emergere sempre di più le proprie paure, a prescindere dalla effettiva intensità di gravità di tutte le cose di cui si parla. E' un meccanismo che poi spesso viene usato, direi sfruttato, da chi vorrebbe incarcerare la verità delle tante cose belle che ancora ci sono in giro, al fine di portare sconforto generalizzato tra chi ha intenzione di combattere la "buona battaglia", giusto per usare il linguaggio paolino. E purtroppo spesso tale operazione riesce. Perciò sursum corda e non diamogliela vinta!

Anonimo ha detto...

@Mic 11:20
In alcuni casi può trattarsi di rassegnazione e resa in altri di superba autosufficienza..

Annarè ha detto...

scusa Mic che significa che stanno soffrendo e offrendo? Allora potrebbe essere giusto pensare che chi invece di stare li ad offrire e soffrire ha iniziato ad andare a messa dalla FSSPX, sia orgoglioso. Potevamo tutti andare nelle nostre parrocchie a soffrire ed offrire, ma alcuni hanno pensato sia meglio offrire un altro tipo di sofferenza, andando alla Messa di sempre e alla dottrrina di sempre, abbiamo sbagliato? Fanno bene quelli che continuano a soffrire ed offrire sopportando che in realtà ad essere disonorato non siano loro, ma Gesù? Un conto e soffrire ed offrire, facendo il proprio dovere, un conto è soffrire ed offrire (cosa?) adeguandosi al modernismo, che essendo un'eresia non piace a Dio, lo offende. Non sono certa che questo genere di offerta sia gradita.

mic ha detto...

scusa Mic che significa che stanno soffrendo e offrendo? Allora potrebbe essere giusto pensare che chi invece di stare li ad offrire e soffrire ha iniziato ad andare a messa dalla FSSPX, sia orgoglioso.

Annarè,
nessuno pensa questo. Vorrei ricordarti che ognuno sceglie sia in base alle opportunità che gli sono date che in base al proprio carìsma. E il carìsma oblativo, che è comune ad ogni cristiano, per i FI è del tutto particolare. Di questo anche bisogna tener conto. Alcuni aspetti comunemente inconcepibili vanno visti in un'ottica di fede.
E non si stanno affatto adeguando al modernismo. Non conosco uno di loro che ne farebbe suo neppure uno iota.
Farò un discorso più ampio che terrà conto anche di altri tuoi post.

mic ha detto...

n alcuni casi può trattarsi di rassegnazione e resa in altri di superba autosufficienza..

Riguardo ad alcune reazioni è un'osservazione esatta.
Devo osservare però che conosco sacerdoti critici sulla linea-Fellay che non sono né rassegnati né arresi né mossi da superba autosufficienza. Su questo alzo le braccia, perché non sono così addentro alla Fraternità per poter discernere con piena cognizione di causa.
La mia visuale mi fa esprimere come sapete. Per il resto oremus.