Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 24 maggio 2016

Ulteriore giro di vite sugli istituti diocesani di vita consacrata

Avanza ancora la clerical-burocrazia.

La notizia è pressoché passata in sordina: dal 1° giugno 2016 la creazione di istituti diocesani di vita consacrata dovrà essere approvata dal Vaticano altrimenti non sarà valida. (nota: finora il CJC §579 si limitava a richiedere: «purché sia stata consultata la Sede Apostolica»).

Questo perché le diocesi approverebbero con facilità carismi poco originali.

Tento qui di spiegare perché è un pasticcio burocratico che prelude ad altri pasticci. Mi sia concesso, per amor di brevità, di risparmiare complessi distinguo fra i personaggi sostanzialmente furbetti e quelli sostanzialmente onesti.

Tre caratteri tipici della burocrazia clericale:
  1. danneggiare gli onesti, al fine di creare un po' di dispiacere ai furbi;
  2. appiattire le espressioni della fede ad un elenco precostituito di ciarpame clerically correct;
  3. trasformare la rete di rapporti di fiducia in una rete di regolamenti.
Mi pare che il sopracitato provvedimento risponda a tutti questi requisiti. Vediamoli uno per uno.

1) Non colpisce gli imbroglioni ma gli onesti.

Le cronache ecclesiali degli ultimi decenni riportano diversi episodi riguardanti autoincaricati santoni infaticabili nel fondare comunità religiose che attraggono anime in buona fede, comunità il cui "carisma" consiste nella fedeltà assoluta al santone.

Il problema, in altre parole, non sta né nelle anime in questione (che hanno bisogno di una guida onesta), né nel processo diocesano di riconoscimento, ma nella personalità del santone fondatore che ha i mezzi e la costanza per abbindolare l'ordinario diocesano. Il provvedimento sopra nominato, nella speranza di rimediare alla faciloneria di certi vescovi, colpisce preventivamente chiunque stia costituendo una comunità (e ottimisticamente trascura il caso in cui il santone goda di appoggi in Vaticano tali da rinviare per interi decenni i provvedimenti che andavano presi subito, come i vari Maciel, Burresi, ecc.)

Nelle cronache ecclesiali, infatti, raramente c'è spazio per la vita di tante comunità religiose avviate in modo onesto e trasparente, dove il fondatore gode di fiducia ma non di culto di latrìa dalle anime che vi si aggregano. La nascita di tali comunità avviene generalmente perché il tipo di vita religiosa ivi promosso non è disponibile altrove. Cioè avviene in piccolo esattamente ciò che avveniva coi grandi ordini religiosi (la riforma cappuccina, i carmelitani scalzi, ecc.).

Gli onesti devono anzitutto sudare per non farsi stravolgere la comunità dai vescovi, che generalmente vedono la rara nascita di nuove comunità con sospetto e come buona solo a tappare qualche buco (e i buchi, nelle caselline del foglio Excel di un vescovo, non mancano mai). È il caso, ad esempio, di tutte quelle comunità i cui sacerdoti vengono automaticamente impiegati nelle parrocchie, come se la comunità fosse una succursale della diocesi (quanti di loro segretamente sospirano: "se avessi aspirato a guidare una parrocchia sarei entrato in diocesi, non qui!")

Ora gli onesti devono sudare anche per dimostrare di essere "originali". Non solo al vescovo, ma anche all'ufficio vaticano che esaminerà la pratica alla ricerca del pelo nell'uovo. È come per il fisco: sei colpevole fino a prova contraria.

Così, nel tentativo di rendere probabilmente più fastidiosa la vita ai furbetti, si rende sicuramente la vita più rognosa agli onesti.

2) L'appiattimento al clerically correct.


Una delle aberranti conseguenze dell'introduzione del Novus Ordo è la possibilità (realizzata con spettacolare frequenza) di trasformare la liturgia in un farraginoso cerimoniale. Chiunque abbia partecipato almeno una volta ad un Ritiro del Clero, con annessa recita di qualche Ora del Breviario, avrà potuto osservare la trascinata e non proprio compìta e devota esternazione di versetti e formule. E questo tra il clero, riunito quando il gregge non lo vede. Ed è lo stesso atteggiamento riscontrabile in una qualsiasi parrocchia: orsù, facciamo il cerimoniale, così potremo dire di aver marcato il cartellino.


Nel vagliare una nuova comunità, il pelo nell'uovo vanno a cercarlo anzitutto nella liturgia: la recita devota, mentre a parole è incoraggiata, nei fatti è classificata come un dannoso amore per l'esotico, mentre il trascinarsi come al Ritiro del Clero, o lo spontaneismo ipocrita di robe come le Preghiere dei Fedeli (massime quelle dei seminaristi), è tutto sommato approvato (se "tutti e dovunque" si trascinano così, allora non puoi criticare chi fa altrettanto; nel frattempo il vescovo solleverà un arcuato sopracciglio nel notare che in una comunità si preferisce il gregoriano alle canzonette schitarrate: sarà vero "carisma"? ai colpevoli l'onere di dimostrarlo).

E non apriamo il capitolo sul latino e la liturgia tradizionale, che sapete già tutti dove si va a parare.

Stesso discorso per la vita interna: due ore di meditazione? nooo, che esagerati! digiunate due volte alla settimana? nooo, troppo spesso! Avete la levata alle sette e trenta? nooo, troppo tardi! preferite la Messa comunitaria? nooo, non siete aperti alla diocesanità e alla parrocchia! vorrete mica vivere in clausura? vorrete mica scansarvi i grandi eventi diocesani e interdiocesani, compartimentati nello spazio assegnatovi (in modo da conteggiare con precisione eventuali defezioni)? nooo....

Così, nel tentativo di ostacolare probabilmente i furbi, si finisce sicuramente per appiattire gli onesti, e l'itinerario di verifica e riconoscimento diventa l'arma con cui snaturare la comunità.

Dalle nascenti comunità, infatti, mentre si esige "originalità del carisma", contemporaneamente si esige una non originalità nella vita comunitaria e perfino nel modo di esprimersi. Cioè si pretende un carisma "originale" (che deve essere verificabile anche dai competenti uffici vaticani come tale, che devono essere addirittura documentati sulle «reali possibilità di sviluppo»: e che è, il business plan di un prodotto da lanciare sul mercato?), in modo però da poterlo castrare. Per esempio: non puoi più dire che X è un'eresia, Y è ambiguo e Z è la verità, ma devi considerare la varietà dei punti di vista, aprire piattaforme di dialogo, considerare l'arricchente diversità dei carismi, distinguere il peccatore dal peccato, evitare ogni più piccolo conflitto, operare misericordia piuttosto che giustizia...

I membri della comunità, non meno che i novizi, devono essere purtroppo addestrati all'uso intensivo delle sfumature del clerically correct ed allenati ad emettere un sorriso beota in quelle circostanze dove Nostro Signore avrebbe piuttosto adoperato una «sferza di cordicelle» o risposto «voi che avete per padre il diavolo».

Così, nel tentativo di affaticare probabilmente i furbi, si finisce sicuramente per estenuare e castrare gli onesti.

3) Management ecclesiale: trasformare Zaccheo in Ponzio Pilato.

La variopinta gerarchia dei donabbondio con mitria e pastorale, ancor più del proprio stesso parco parroci, ha una segreta, inflessibile, maniacale fissazione: quella del potersene lavare le mani.

Consigli diocesani, conferenze episcopali, conferenze dei superiori maggiori, collegi dei consultori, consigli parrocchiali... tutti a produrre sempre più ampi documenti, relazioni, lettere, esortazioni, nella cui alluvione di chiacchiere diluiscono direttive e regolamenti. E poi vicari, incaricati, commissari, responsabili... tutte figure intercambiabili. La rete di rapporti di fiducia è stata sostituita da un apparato burocratico. Pensate per un momento a quante volte un ecclesiastico vi ha risposto: "io sarei anche d'accordo, ma sai... il consiglio... il documento... la curia... la conferenza episcopale...".

Le grandi decisioni (approvare un nuovo istituto, ordinare un sacerdote, ecc.) non vengono più prese sulla reciproca fiducia (come Innocenzo III con san Francesco), ma sulla base di relazioni scritte (come tra dipartimenti dell'apparato sovietico). Come se il vagliare una vocazione o un carisma consistesse nell'applicare normative e nel misurare parametri: "non è colpa mia, ho solo seguito le istruzioni". Pertanto il vagliatore incaricato può essere qualunque insipido ometto capace di dimostrare di averle seguite: "mancano ancora queste quattro caselline del foglio Excel, la comunità non si può approvare".

Coloro che invece hanno dimestichezza con ipocrisia e burocrazia avranno ovviamente vita ben più facile.

Così, nel tentativo di far vagliare anche da un apposito ufficio della Santa Sede una comunità costituita da un furbetto, si finisce inevitabilmente a stringere di più il cappio al collo a quelle originate onestamente.

Congettura: è solo in preparazione di un ulteriore giro di vite.

La proliferazione di norme e controlli sortisce sistematicamente l'effetto opposto (eterogenesi dei fini): un vescovo potrà essere ancora più approssimativo nel vagliare un "nuovo carisma", tanto l'ultima parola spetta al competente ufficio vaticano che esaminerà l'incartamento.

Se si accetta l'idea che in Vaticano sappiano pianificare a lungo termine, si può prevedere che il passo successivo sarà quello di sfoltire il numero di comunità tentando di sopprimere ed accorpare quelle incapaci di dimostrare il proprio "originale carisma", cioè una propria materiale utilità contingente. Un vero centralismo dei soviet, autoincaricatosi di incasellare, normare e controllare con la scusa che solo così si starebbe incoraggiando e accompagnando.

Ed anche così, come al solito, il tentativo di ridurre possibilmente i furbetti si trasformerà nel sicuro falciare gli onesti (immaginate per esempio i vescovi che stavano accogliendo alcuni Francescani dell'Immacolata creando ad hoc un istituto diocesano).

Toccherà pregare ancora di più con la formula: salvaci, Signore, dalla burocrazia clericale.

Aggiornamento: un'opinione di parere opposto è firmata «l'Eremitra» [qui].

25 commenti:

irina ha detto...

Scostandosi dal suo proprio stile di vita fino a dimenticarlo è inevitabile che la chiesa faccia suo lo stile di vita (pensieri, parole, opere ed omissioni) proprio del mondo a lei contemporaneo.

irina ha detto...

L'errore tragico della Chiesa è ed è forse sempre stato mettersi a traino del mondo per comprenderlo e farsi par sua; il suo compito è quello di porsi avanti al mondo per informarlo,dargli forma: educandolo,convertendolo, santificandolo. Questo è un altro ribaltamento, capovolgimento malefico. Sinteticamente: nel mondo ma non del mondo. Si può e deve stare nel mondo senza essere del mondo solo quando sappiamo chi siamo; se non lo sappiamo più, diventiamo e siamo come il mondo.Detto altrimenti: chi va con lo zoppo...

Il mio parroco di allora ha detto...

mi disse che la colpa più grande di Mons. Lefebvre era di aver consacrato i vescovi,senza, non il mandato pontificio ma il permesso della Conferenza episcopale. Aggiungendo: oggi si fa così.

RR ha detto...

Caso mai a qualche vescovo venisse in mente di autorizzare simil FSSPX o simil FFI...ma se sono neocat, tutto va ben, madame la Marquise.

E.P. ha detto...

La Chiesa non è un'azienda che deve massimizzare i profitti e le presenze.

La creazione di istituti diocesani di vita consacrata ha come fine supremo il bene delle anime, non quello di raggiungimento di obiettivi prefissati nel capitolo "Reali Opportunità di Crescita" dell'apposito Business Plan.

Ogni volta che si aggiunge uno strato di burocrazia in più, i don abbondio vengono ulteriormente trasformati da ministri di Dio a impiegati del sacro deresponsabilizzati e dotati di nuovi impedimenti a cui appellarsi.

Anonimo ha detto...

Intanto è scoppiato il caso dell'IMU non pagata dalla diocesi ferrarese ed ora il comune presenta il salatissimo conto, Negri ha scritto al premier dicendo che dovrà far chiudere le scuole paritarie e comunque non vale più la regola dei centri commerciali per la diocesi di Ferrara e 100.000 euro sull'unghia e subito non sono brustolini.....

Rr ha detto...

EP,
la Chiesa, purtroppo, è sempre più un'azienda e sempre mneo il Corpo mistico di Nostro Signore.
Vedasi tutto il gran daffare sullo IOR, l'auditing dei conti, l'adeguamwnto agli standard finanziari internazionali, ecc.ecc.

E.P. ha detto...

Così, all'improvviso in Vaticano decidono gesuiticamente di metter bocca sulle approvazioni diocesane.

Magari poi voi esprimete la vostra perplessità al parroco, o a qualche prominente fedele cattolico noto per la sua bontà e la sua dedizione alle cose chiesastiche, e vi sentite rispondere:

- ma dai, se hanno deciso così, allora qualche motivo ci deve pur essere... (certo, i FFI e la Messa tridentina)

- ma dai, mica ti senti chiamato in causa? mica volevi fondare una comunità? (sottinteso: la burocrazia ha sempre ragione e tu finché non viene punto sul vivo dei tuoi interessi devi tacere)

- ma dai, finalmente bloccheranno le comunità ambigue e inutili (eh, già, vogliamo proprio scommettere?)

Queste anime belle credono di sostituire la semplicità di cuore con l'ingenuità.

Non sanno che la prima differenza tra una rete di rapporti di fiducia e una rete di regolamentazioni, sta nel fatto che nella prima ci si assume la responsabilità dei propri errori e si collabora per risolvere i problemi (una collaborazione che non ha bisogno di essere imposta); nella seconda, invece, ognuno si limita a ostentare la propria puntuale esecuzione degli ordini ricevuti e l'ottemperanza alle normative, scaricando sul resto del mondo i problemi.

Se la Chiesa fosse stata fondata sui regolamenti, Pietro sarebbe stato cacciato via a calci nel sedere (e Paolo non avrebbe mai avuto occasione di lamentarsi di qualche cretino che diceva "io sono di Paolo, io di Apollo").

Oh santa ingenuita' ! ha detto...

Vedi come si insinua il fumo di satana....
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-yoga-al-conventodelle-suoreinterviene-il-vescovo-16233.htm#.V0RzzjUr08o.facebook

Rr ha detto...

EP,
hai perfettamente ragione.
L'Italia sta affondando ed affogando anche per le troppe regolamentazioni, decise in alto loco da chi non si è mai occupato di quel lavoro, settore d'attivita', professione. E spesso chi decide non solo e' incompetente in materia, ma lo è in tutto, ed occupa quel posto di burocrate solo grazie ad amicizie familiari o politiche. E purtroppo non solo nel pubblico, ma anche nel privato. E sforna ogni giorno montagne di regolamentazioni oer giustificare il suo stipendio.
Prima, quando dove lavoro, noi medici potevamo scrivere i referti a mano (tempo di scrittura 5-10 min al massimo). Ora, tra l'obbligo di scrivere al computer senza errori di battitura e quello di seguire tutte le procedure informatiche di firma elettronica e corretta archiviazione del referto, sono necessari 5-10 minuti IN PIU'. Ma le visite DEVONO durare SEMPRE non più di 20-30 minuti ( chi lo ha deciso?I burocrati di cui sopra), e quindi: o ti velocizzi ed a fine giornata sei esaurito, o non visiti più con l'accurattezza di prima, o te ne freghi delle regole. Nel primo caso invecchi precocemente, nel secondo ti fai schifo, nel terzo perdi il posto. Perciò, se tieni famiglia, ti fai schifo.
Moltiplicatelo per tutti i casi simili, in altre professioni e settori di attivita', e capite perché stiamo come stiamo.
Lo Stato "manageriale", la burocrazia, sono stati inventati dai "middlemen", quelli che non sapevano o non volevano ne' coltivare la terra, pur potendo, ne' lavorare in fabbrica, quando non era alienante, ne' fare gli artigiani o i professionisti, mancando di sufficiente intelligenza, intraprendenza e creatività.
Nella Chiesa, a partire dal CVII, voluto ed attuato dai cugini primi dei padri dello Stato manageriale, siamo arrivati alla regolamemtazione centralizzata dei " carismi", cioè quella cosa che , per definizione, non può essere regolamentata, proprio perché esce fuori dalla solite regole. Chi ha carisma, non solo religioso, è "outstanding", non" into standing". Braz de Aviv è "into standing" , Padre Mannelli è "outstanding".
Farisei, ipocriti.

Anonimo ha detto...

Sono sgomenta di queste disposizioni, ma vorrei sottolineare che sono già avvenute cose simili. Al tempo di Carlo Magno vi furono disposizioni affinché tutti i monasteri adottassero la Regola di San Benedetto. Si tagliarono le gambe a un sacco di carismi. Più tardi, nel duecento, si approvarono gli ordini mendicanti, ma i Servi di Maria, per esempio ebbero approvata la loro regola per il rotto della cuffia, poiché poi vietarono di nuovo nuove famiglie religiose. Non ho mai capito questi continui tentativi delle gerarchie di congelare e regolamentare le esperienze religiose. Posso comunque cercare di capire che dovevano vigilare e bloccare tanti abusi.... il problema di oggi tuttavia, secondo me, non è la vigilanza e anche la severità nel vagliare le forme di vita religiosa, ma il fatto che c'è una grande confusione su quella che deve essere una autentica spiritualità della vita religiosa, così che si approvano le minestrine insipide e si condannano le esperienze più autentiche.
Lucis

Anonimo ha detto...

... per non dire che guardando chi sta alla congregazione dei religiosi ho il forte sospetto che l'intento non sia altro che il tentativo di distruggere la vita religiosa, in piena consapevolezza di ciò che si sta facendo.
Lucis

Anonimo ha detto...


@ Il controllo vaticano sui nuovi istituti di vita consacrata

Bisogna anche essere obiettivi, per quanto possibile. Il controllo vaticano di nuova istituzione sull'erezione di istituti di vita consacrata e' fatto, credo , anche per limitare certi abusi, cioe' il proliferare "diocesano" di "istituti" di tipo carismatico, neocatecumenale e simili, di formazioni sempre piu' personalizzate e aperte a tutti i soffi dello "spirito".
A. R.

Anonimo ha detto...

Molto rivelatore Magister sullo scrittore-ombra di Bergoglio :

http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351303

Anonimo ha detto...

Intervista al Primate d’Irlanda un anno dopo il riconoscimento via referendum del ‘matrimonio gay’ e a due anni dal IX Incontro mondiale delle famiglie che sarà organizzato a Dublino nel 2018. Per Diarmuid Martin l’Irlanda, anche dopo il voto del 23 maggio 2015, resta un Paese con una famiglia sostanzialmente forte, più solida e più feconda di quella italiana. Preoccupa però il problema della dilagante povertà, anche a causa della grave crisi immobiliare. La speranza che il Papa sia presente a Dublino e faccia gesti importanti di riconciliazione nei rapporti intrairlandesi.

http://www.rossoporpora.org/rubriche/interviste-a-personalita/596-famiglia-intervista-a-diarmuid-martin-in-difesa-dell-irlanda.html

Anonimo ha detto...

"Amoris laetitia" ha un autore ombra. Si chiama Víctor Manuel Fernández
Impressionanti somiglianze tra i passaggi chiave dell'esortazione di papa Francesco e due testi di dieci anni fa del suo principale consigliere. Un doppio sinodo per una soluzione che era già scritta
di Sandro Magister

http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351303

Anonimo ha detto...

Il primo libro, infatti, che rivelò al mondo il genio di Fernández fu: "Guariscimi con la tua bocca. L'arte di baciare", edito nel 1995 in Argentina con questa presentazione al lettore fatta dall'autore stesso:

“Ti chiarisco che questo libro non é stato scritto sulla base della mia personale esperienza quanto della vita della gente che bacia. In queste pagine voglio riassumere il sentimento popolare, quello che la gente prova quando pensa a un bacio, quello che sentono i mortali quando baciano. Per questo ho parlato a lungo con tante persone che hanno molta esperienza in materia, e anche con tanti giovani che imparano a baciare alla loro maniera. Inoltre ho consultato tanti libri e ho voluto mostrare come i poeti parlano del bacio. Così, nell’intento di sintetizzare l'immensa ricchezza della vita sono venute queste pagine a favore del bacio, che spero ti aiutino a baciare meglio, che ti spingano a liberare in un bacio il meglio del tuo essere”.

Mentre per quanto riguarda la considerazione che Fernández ha di sé basta una citazione di un anno fa, da una sua intervista al "Corriere della Sera", sprezzante nei confronti del cardinale Gerhard L. Müller, prefetto della congregazione per la dottrina della fede e quindi esaminatore previo – ma da tre anni inascoltato – delle bozze dei testi papali:

"Ho letto che alcuni dicono che la curia romana fa parte essenziale della missione della Chiesa, o che un prefetto del Vaticano è la bussola sicura che impedisce alla Chiesa di cadere nel pensiero 'light'; oppure che quel prefetto assicura l’unità della fede e garantisce al pontefice una teologia seria. Ma i cattolici, leggendo il Vangelo, sanno che Cristo ha assicurato una guida ed una illuminazione speciale al papa e all’insieme dei vescovi ma non a un prefetto o ad un altra struttura. Quando si sentono dire cose del genere sembrerebbe quasi che il papa fosse un loro rappresentante, oppure uno che è venuto a disturbare e che dev’essere controllato. […] Il papa è convinto che quello che ha già scritto o detto non possa essere punito come un errore. Dunque, in futuro tutti potranno ripetere quelle cose senza la paura di ricevere sanzioni".

Questo è dunque il personaggio che Francesco si tiene stretto come suo pensatore di riferimento, l'uomo che ha messo per iscritto larghe parti della "Evangelii gaudium", il programma del pontificato, della "Laudato si'", l'enciclica sull'ambiente, e infine della "Amoris laetitia", l'esortazione postsinodale sulla famiglia.

Anonimo ha detto...

Benissimo, con questi provvedimenti avremo finalmente alcuni Istituti che formalmente non saranno riconosciuti dalla ex-Chiesa Cttolica, ora neo-Chiesa bergogliese, e andranno ad affiancarsi alla FSPXX. Loro saranno in crescita, avranno vocazioni e fedeli, quella neo sparirà nella Religione Universale tanto sospirata dai vertici massonici.
Lo scisma si evidenzierà nei fatti ... e si consoliderà.
Ave Maria !

Anonimo ha detto...


@ La famiglia in Irlanda, secondo il Primate d'Irlanda

Piu' del 30% dei bambini sono oggi in Irlanda figli di "madri singole" lautamente mantenute a spese dell'indebitatissimo bilancio statale irlandese, attorno alle quali ruota spesso una "famiglia" composta di parenti e "partners" che spesso non hanno neanche bisogno di lavorare, attingendo tutti di fatto al "sussidio" statale alla maternita' di padre ignoto. Resiste anche la famiglia tradizionale, certamente e per fortuna, ma c'e' da chiedersi se cio' dipenda dalla Chiesa cattolica attuale o nonostante la Chiesa cattolica attuale, la cui Gerarchia non si e' certo opposta vigorosamente all'introduzione limitata dell'aborto di due anni fa e al riconoscimento delle coppie di fatto e al "matrimonio" gay. Sul fenomeno dei figli nati in regime di "partnership" civile, non e' che preti e vescovi irlandesi dicano mai qualcosa. Del resto nemmeno in Italia o in Francia o altrove si sprecano troppo in questa direzione.
Diarmuid Martin si preoccupa del problema della poverta', che al momento e' alquanto ridotta per via del munifico sistema di assistenza statale a tutti, anche se basato (ovviamente) sul debito pubblico. Dovrebbe invece preoccuparsi del fatto che circa un terzo dei preti irlandesi appoggiano la Association of the Catholic Priests, presieduta da Fr. Flannery, sacerdote silenziato a suo tempo da Benedetto XV, il quale sostiene che la Chiesa gerarchica non e' stata istituita da Cristo NS, che siamo tutti sacerdoti, che il primato petrino non ha base nella Scrittura, che il celibato dei preti dovrebbe essere abolito, che occorre consacrare le donne, aprire ai costumi del Secolo, omosessualita' compresa, incluso "matrimonio". Mantiene solo la condanna dell'aborto. SCOTUS

Rr ha detto...

Scotus,
grazie delle notiize.
I sussidi alla maternità fuori dal matrimonio sono ovunque, ecc. in Italia, generosi, v. USA. Spesso sono usati per tutto, fuorché per i figli.
Padre Flannery avrebbe dovuto essere scomunicato ed invitato a farsi protestante, magari anglicano, ma non lasciato "a piede libero".
Quanti soldi prendono i preti cattolic in Irlanda? Perché solo con lauti stipendi si può giustificare il fatto che rimangano ancora "cattolic" e non aderiscano alle varie sette protestanti.
Povertà: l'Irlanda non è mai stata ricca, quindi mi sembra che siano abbastanza abituati a tirare la cinghia. Ma almeno prima conducevano una vita più morale ed erano più credenti. Di questo dovrebbe occuparsi ilPrimate. Non è mica il Ministro del Welfare !

Anonimo ha detto...

La luce della santità nella vita di San Tommaso d’Aquino – di Piero Vassallo

“Il santo è irremovibilmente fermo nei princìpi poiché ha la Fede, mentre è misericordioso nella pratica poiché ha la Carità infusa. Invece il liberale è molto largo nei princìpi e pronto al compromesso o all’accomodamento dottrinale poiché non ha lo spirito di Fede mentre è rigido e acido nella pratica poiché non ha la vera Carità soprannaturale”. (Padre Reginaldo Garrigou-Lagrange o. p.)

Anonimo ha detto...

La speranza che il Papa sia presente a Dublino.
Speriamo e preghiamo di no. Altrimenti per l'Isola Verde e per il Cattolicesimo in essa, andrà tutto sempre peggio.

Anonimo ha detto...


@ Il controllo vaticano sui nuovi istituti di vita consacrata

Bisogna anche essere obiettivi, per quanto possibile. Il controllo vaticano di nuova istituzione sull'erezione di istituti di vita consacrata e' fatto, credo , anche per limitare certi abusi, cioe' il proliferare "diocesano" di "istituti" di tipo carismatico, neocatecumenale e simili, di formazioni sempre piu' personalizzate e aperte a tutti i soffi dello "spirito".
A. R.
Scommetto che, tolto qualche caso che sarà magari pubblicizzato proprio per convincerà della "bontà" dell'iniziativa, "istituti" di tipo carismatico, neocatecumenale e simili, di formazioni sempre piu' personalizzate e aperte a tutti i soffi dello "spirito", continueranno a proliferare. Mentre ex-frigentini ed istituti di tipo tradizionale, troveranno sempre più bastoni tra le ruote.

Anonimo ha detto...

Esto que pasa al menos puede servir para que el mundo vea la clase que cardinal primado que tuvimos que soportar en Argentina.

E.P. ha detto...

La risposta a firma «L'Eremitra» porta infatti come esempio una comunità di pazzoidi che ha abbindolato il vescovo.

Ma l'obiezione che si può opporre è: in base a che cosa l'Ufficio Competente in Vaticano riuscirebbe ad arginare il fenomeno? In base a quale sfera di cristallo l'Ufficio Competente saprebbe premiare gli onesti e bloccare i furbetti?

E una volta attivato tale Ufficio Competente, quanti vescovi non cederanno alla tentazione di essere più irresponsabili, più cinici, più approssimativi?

E come mai questo nuovo strato di burocrazia viene steso mentre regna Francesco (notoriamente ostile ai FFI e alle comunità di stile tradizionale) piuttosto che nel regno di Benedetto XVI (notoriamente non ostile ai FFI e alle comunità di stile tradizionale)? Forse che i pasticci di cui parla l'Eremitra sono avvenuti solo dal 2013 al 2016 ?