Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 1 maggio 2016

Orfani del cielo

Editoriale di "Radicati nella fede" - Anno IX n° 5 - Maggio 2016

Terrena despicere et amare coelestia.

Quante volte, nelle orazioni della liturgia tradizionale, la Chiesa fa chiedere questo, “disprezzare le cose della terra e amare quelle del Cielo”! Quante volte nella Sacra Scrittura vi è un continuo richiamo ad alzare lo sguardo alle cose eterne:

Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra (Col 3,1-2).

È il frutto cosciente della Pasqua cristiana: siccome Cristo è risorto ed è asceso alla destra del Padre, tu sai che la vita vera è la vita eterna e devi ormai vivere proteso verso ciò che è definitivo. Cristo è risorto, tu devi risorgere con lui, non puoi più vivere come se questo non fosse accaduto, non puoi vivere per qualcosa di meno! Ma il vivere per Cristo, vincitore del peccato e della morte, vuol dire vivere protesi verso i beni eterni, verso il Paradiso, verso il Cielo: cercate le cose di lassù.

Il cristianesimo ammodernato ha invece avvelenato tutto e ci ha fatti orfani del Cielo. Sì, orfani del Cielo!
Il cristianesimo che ci è stato passato in questi anni è un cristianesimo terreno, preoccupato di dimostrare di essere utile a questo mondo.

La Madonna a Fatima non sbagliò di certo quando parlò degli errori che la Russia, se non si fosse convertita, avrebbe sparso nel mondo: il Marxismo-Comunismo è stato il più orrendo ribaltamento della religione cattolica, il sovvertimento dell'unica vera religione. Il Marxismo-Comunismo ha, in modo demoniaco, proiettato gli uomini verso un messianismo terreno: il messia atteso diventa la società nuova, che nasce dalla rivoluzione, dove tutti saranno uguali; la società comunista.

Solo che nella maggioranza dei casi ci fermiamo, nel considerare il male di questa religione ribaltata e atea che è il Comunismo, al fiume di sangue prodotto dalle sue persecuzioni. Certo, milioni di morti ha sulla coscienza, le sue mani grondano di sangue, ma il suo male non è solo qui e innanzitutto qui. L'azione malefica del Comunismo ateo è quella propria di ogni eresia: l'avvelenamento della Chiesa.

E la Chiesa, tragicamente, al Concilio Vaticano II, decise di non condannare esplicitamente il Comunismo ateo e così il male non trovò più barriere per penetrare nel Tempio di Dio.

Abbiamo assistito in questi anni ad una Chiesa sempre più preoccupata di dimostrare, ai comunisti e ai post-comunisti, di essere utile alla società. Una Chiesa dimentica della vita soprannaturale, che cade sempre più nel Naturalismo; una Chiesa più simile ad una associazione di volontariato, una Chiesa tutta interna alla moderna società.

Certo, il Cielo non è negato, in questa Chiesa, ci mancherebbe altro! Non è negato, ma è abbandonato come orizzonte ultimo, come “uscita di sicurezza” di questa vita terrena che gli uomini, laici o cattolici che siano, programmano tra di loro. Un Cielo lontano-lontano...

Capita della nuova vita cristiano-moderna, quello che accade in troppi funerali: si accompagna all'estremo saluto chi è stato perfettamente indifferente a Dio, lo si commemora dal punto di vista umano, e poi gli si concede la prospettiva di un utopico cielo da cui lui ci guarderebbe ora, tanto per esorcizzare la morte.

Esattamente come quei cattolici impegnati nel volontariato del mondo che, finito tutto il loro daffare, sperano che il loro agitarsi non finisca con la morte, perché Dio concede un'altra vita.

Questa è la vita eterna del catto-comunista,  o se volete del cattolico naturalista: per lui è reale la vita di quaggiù e chiede a Dio di proseguirla dopo l'inevitabile smacco della morte corporale. È l'avvelenamento del Cristianesimo, è il suo ribaltamento, predetto a Fatima.

Totalmente differente è la prospettiva cattolica: la vita reale è la vita eterna, che è la vita vera. È così reale, dalla Resurrezione di Cristo, che il cristiano è chiamato a volerla e desiderarla con tutta la fibra del proprio essere... cercate le cose del Cielo
Altro che orizzonte su cui proiettare le nostre speranze ed esigenze umane!, è l'esatto contrario: la vita eterna con Dio è così vera che è essa a proiettare sulla vita di quaggiù una prospettiva totalmente nuova. L'uomo deve vivere, qui ed ora, per il Cielo; e tutto ciò che dice e fa deve essere per il Cielo; e se non è per il Cielo non è degno di questo mondo.

La Chiesa è stata posta nel mondo perché gli uomini non dimentichino questo.
La Chiesa e il cristiano sono posti nel mondo perché gli uomini non si impadroniscano di Dio per benedire le loro cose umane, ma perché le umane vivano delle eterne e siano così salvate.
La Chiesa c'è perché il Cielo salvi gli uomini. 

Ma la chiesa ammodernata ci ha fatto orfani del Cielo, e interessandosi freneticamente delle cose della terra ha lasciato gli uomini nella solitudine.

Ma questa chiesa ammodernata, senza il Cielo, non sarà mai la Chiesa di Dio.

La Messa della tradizione, e lo sperimenta chi la vive con fedeltà, è la Messa del Cielo: 
tutta protesa alle cose di Dio possa rimetterci nella giusta posizione.

Cercate le cose di lassù: questo cercare inizia dalla Messa di sempre.

31 commenti:

Luisa ha detto...

Non mi ricordo se è già stato segnalato se sì me ne scuso, in inglese e nella sua traduzione francese:

"Le moment de résister est-il venu ? La révolution pastorale du Pape François s’oppose à 2000 ans de tradition"

"Il momento di resistere è venuto?
La rivoluzione pastorale del papa Francesco si oppone a 2000 anni di tradizione."

https://www.lifesitenews.com/opinion/priest-pope-francis-pastoral-revolution-goes-against-2000-years-of-traditio

http://www.cqv.qc.ca/un_pretre_pro_vie_la_revolution_pastorale_du_pape_francois_s_oppose_2000_ans_de_tradition

tralcio ha detto...

Mi diceva l'altro ieri un sacerdote che "un tempo" la confessione era una "forma di controllo sociale".

Data l'età mia e quella del sacerdote, tuttora non "veneranda", ho fatto presente che tutto ciò che abbiamo esperimentato nella Chiesa è, nel bene e nel male, post-conciliare.
Tutte le leggende (nere) sulla Chiesa "di prima" sono appunto "dicerie" non sperimentate da noi. Nel mio piccolo ho anche indagato con un po' di anziani: nessuno ha mai vissuto la confessione come "controllo sociale". Evidentemente il prete ripete "propaganda" altrui.

In compenso tutti, sacerdote incluso, ammettiamo che spesso oggi la confessione pare svuotata di senso, dato che i "poli" che la celebrano (il sacerdote in Persona Christi e il peccatore bisognoso di misericordia) paiono incapaci di mettere a fuoco il peccato, l'offesa a Dio, spaziando tra la psicologia e simpatia.
Mancando di far emergere propositi e necessario dolore (pentimento, penitenza), si gigioneggia nelle giustificazioni invece di essere allenati all'esame di coscienza. abili nel riconoscere il peccato, determinati a detestarlo e ad opporvisi, soprattutto accoglienti verso l'immensità di una grazia "ordinaria" che dall'Ordine (dal sacramento del ministero ordinato) ci dona l'assoluzione dalla colpa e -nella santa Messa- la consacrazione delle specie eucaristiche che rendono presente il Signore al quale possiamo meno indegnamente comunicarci, unendo l'offerta della nostra vita, croci incluse, al Suo Sacrificio Eucaristico.

Un Cielo meno "lontano-lontano" di quello cui ci condannano certe pastorali psico-solidal-filantropiche... L'emblema del funerale di "anime morte alla vita dello spirito", cioè non "rinate dall'alto".

segue...

tralcio ha detto...

... e termino ...

Tutto il nostro ragionare è qui: le confessioni del prete modernista non pensano affatto alla vita eterna del penitente, ma a confortarlo adesso (me l'ha detto il sacerdote)...
La confessione che non porta l'uomo a detestare il peccato e ad opporvisi, fortificato dalla grazia di Dio, dispensata nel sacramento, è come l'estremo saluto chi è stato perfettamente indifferente a Dio: lo si commemora dal punto di vista umano, e poi gli si concede la prospettiva di un utopico "cielo" da cui lui ci guarderebbe ora, tanto per esorcizzare la morte agli occhi dei presenti al "rito".

La vita eterna del "catto-ista" è la vita di quaggiù e chiede a Dio di proseguirla dopo l'inevitabile smacco della morte corporale. È l'avvelenamento del Cristianesimo.

Totalmente differente è la prospettiva cattolica: altro che orizzonte su cui proiettare le nostre speranze ed esigenze umane!, è l'esatto contrario. La Chiesa c'è perché il Cielo salvi gli uomini. Ma la chiesa ammodernata ci ha fatto orfani del Cielo, e interessandosi freneticamente delle cose della terra ha lasciato gli uomini nella solitudine... utile alla società E dimentica della vita soprannaturale... una Chiesa tutta interna alla moderna società.

La FEDE è per vedere oltre ciò che i sensi percepiscono: un uomo con la stola che è Gesù che mi dice, già addolorato per il mio peccato e determinato ad oppormici in futuro: "Ego te absolvo..."
Un uomo che invoca lo Spirito Santo perchè pane e vino offerti nella Messa si trasformino realmente nel corpo e nel sangue di Cristo!
La SPERANZA è per vivere l'attesa di vedere il compimento di ciò che ora credo per fede.
La CARITA' è la presenza ora della grazia misericordiosa del Signore risorto e vivo, la porta delle pecore, l'accesso alla Casa del Padre, la via e la verità della vita vera.
Resterà la CARITA' cioè l'Amor che move il mondo: Dio, e noi -lo spero- beatamente a contemplarLo eternamente.

Non resterà la Caritas... tanto meno qualche umano delirio di onnipotenza del quale blandire le voglie del mondo, anche utilizzando i sacramenti, in tal caso davvero sì come "controllo sociale"...

Caro il mio don che racimoli un po' di tempo -che non hai quasi mai- per gli esercizi spirituali (a Bose).

Anonimo ha detto...

http://www.veritatemincaritate.com/2016/04/i-pastori-ai-quali-dare-ascolto-sono-coloro-che-hanno-rischiato-la-loro-vita-per-gesu-cristo/

da ascoltare

Luisa ha detto...

"Ma questa chiesa ammodernata, senza il Cielo, non sarà mai la Chiesa di Dio.

OK, d`accordo ma se non è la Chiesa di Dio, se non è più la Chiesa di Cristo, che chiesa è?

Se la chiesa postconciliare, che vede il suo trionfo nella chiesa di Francesco e la sua "pastorale della misericordia", la sua "teologia della misericordia e della tenerezza", non è più la Chiesa di Cristo ma quella profetizzata dalla Beata Emmerich, che chiesa è?

Al limite e spingendo il ragionamento fino in fondo se la chiesa postconciliare che vede il suo apogeo con Bergoglio non è la Chiesa di Dio, ma una chiesa umana, costruita dalla superbia degli uomini, senza nulla di sacro, allora i papi che si sono succeduti dopo il Vaticano II non sono papi?
O forse non lo è solo il papa attuale che non cessa di mettere in un angolo il più angusto possibile la Dottrina, cercando il modo più abile di raggirarla quando sa che non può calpestarla in modo troppo esplicito, che, giorno dopo giorno, in parole e in azione, giudica con disprezzo chi invece la difende e vive in obbedienze alla Parola del Signore, comportamento mai visto e udito, mi sembra, da parte del Successore di Pietro?


Josh ha detto...

@tralcio: prendo a prestito una tua immagine....

"anime morte alla vita dello spirito", cioè non "rinate dall'alto".

è questo il grave problema, come hai giustamente messo a fuoco.
E le anime morte e non rinate dall'alto, se poi si incancreniscono nella non penitenza, nel non rinnovamento di vita, sono anche una sorta di anime morte in una pozza di sangue, che non si sono lasciate lavare dal Sangue di Gesù.
Naturalmente il Suo sangue (il Suo Sacrificio) ci purifiuca da ogni peccato, ma questo SE Lo ascoltiamo. L'efficacia del Suo Sacrificio è sempre lì, ma dipende da se e come ci rapportiamo a Lui, o se continuiamo a far di testa nostra.

L'alternativa non è solo triste qui e ora, ma è la disperazione eterna di là.
C'era un sacerdote (un po' tipo quello da te descritto) che diceva che io avevo troppo forte "l'immaginazione della distruzione": non è così, se si persevera a non convertirsi si va all'Inferno; è come rigettare per sempre la Grazia....ma l'effetto che gli faceva quando gli parlavo così è tale solo perchè nessuno vuole ricordare più che all'Inferno ci si va "ancora".

Anonimo ha detto...

"allora i papi che si sono succeduti dopo il CVII non sono papi?"

Bella domanda, Luisa. Per i sostenitori di tale ipotesi (sedevacantista) no, non sarebbero papi. Io personalmente ritengo invece più probabile che possano esserlo (con maggiori riserve circa l'ultimo), ma che siano star comunque responsabili di una decadenza senza precedenti della Chiesa soprattutto favorendo l'affievolimento dell'anelito verso il Cielo, appunto, e inoculando un po' tutti quanti - con i loro incontri, parole e atteggiamenti - nelle coscienze dei fedeli il concetto in fondo in fondo ci si possa salvare (anche se si poteva abbracciare Cristo) pur non abbracciandolo: in soldoni chi appartiene ad un'altra "religione" che resti pure nell'errore perché i mitici "raggi" di verità che sarebbero apportati dalle altre "religioni", raggi già ipotizzati e enunciati nei documenti conciliari, in qualche modo basterebbero e avanzerebbero ai fini dalla salute eterna...

tralcio ha detto...

@ Luisa

Al tempo di Gesù, ancora vivente l'imperatore Tiberio, Pietro -scelto da Gesù- fu più volte sorpreso dalla propria inadeguatezza (a Cesarea Gesù gli disse un memorabile "Vade retro"; la notte del Getsemani, oltre a sonnecchiare, prima estrasse a sproposito la spada e poi rinnegò tre volte il Messia). Eppure fu stabilito "pescatore di uomini" ed ebbe le chiavi del Regno.
Al tempo di Caligola, Pietro concorse a diffondere il vangelo anche ai pagani (Cornelio).
Al tempo Claudio, Pietro -che raggiunse Roma- subì i rimbrotti di Paolo (ad Antiochia).
Al tempo di Nerone, Pietro fu martire a Roma come Gesù gli aveva predetto.

La storia degli uomini, in un tempo breve, meno di una quarantina d'anni, vede il vicario di Cristo rapportarsi al potere degli uomini che cambiano. E' il Signore a ricondurci sui nostri passi spesso confusi e talora recalcitranti.

Cara Luisa, gli ultimi 50 anni circa di storia non fanno eccezione.

Non è che TUTTA la Chiesa abbia cessato di essere la Chiesa di Cristo.
Ci sono intermittenze e macchie di leopardo. Ci sono eroismi, inettitudini e tradimenti.
Ci sono la santità ed il peccato. Non possiamo meravigliarcene (delle cadute degli uomini) e perciò non si può mai idolatrare un uomo, nemmeno il vicario di Cristo.

Pietro ebbe qualche passaggio a vuoto, ma ebbe chiaro di aver ricevuto le chiavi del Regno.
Le chiavi della "porta delle pecore", cioè Cristo, unico accesso alla casa del Padre.
La Chiesa è nata sotto la croce, presenti Giovanni e Maria. Pietro non era lì. Ma Maria assiste Pietro e Giovanni pure. Anche Paolo, che approvò la lapidazione di Stefano.

Il trionfo della "Chiesa di Francesco" è una deriva che rende inutili le chiavi.
Se le porte sono altre o se la porta è sempre aperta, le chiavi non servono più.
Il guaio è che a qualcuno è passato per la mente che a non servire -per entrare- sia Gesù!
Anzi: che il movimento "giusto" sia solo quello di uscire...

Sicuramente non possiamo equiparare a questo modo di pensare un Paolo VI, un Giovanni Paolo II o un Benedetto XVI... Sono tutti papi, tutti uomini, tutti con qualche incertezza, ma con l'impronta, in vario modo, di un martirio nel loro rapporto con Nerone e la sua follia.

Qui sembrerebbe in atto la pantomima di Pietro nel cortile della casa del sommo sacerdote, quando -vista la piega assunta dagli eventi- parve meglio non mostrarsi troppo "coinvolti", mentre il processo vede Gesù accusato di bestemmia, parlando di Cielo a chi teme il crollo dei templi costruiti sulla terra per celebrare soprattutto la propria modalità di vivere.

Le chiavi del Regno sono state nascoste o consegnate: molto meglio allargare le porte e farle senza serratura. Nerone, Tiberio, Claudio o Caligola, all'imperatore va bene così.
Ma Dio aveva altri progetti: su Pietro, sulla religione e su Roma.

E' il tempo in cui si sta con Maria e con Giovanni. Perchè sia Pasqua, per tutti.

berni/exodus ha detto...

@ Tralcio:
la stessa frase che hanno detto a Lei, l'hanno ripetuta anche a me per decenni, ma non era un sacerdote (anche se post/conciliare modernista), ma decine e decine di persone che erano catalogate come mangiapreti (spiego meglio: erano i vecchi sinistroidi o atei e non credenti che si facevano belli parlando forte in mezzo alla gente) per screditare i preti pre anni 60 e la Chiesa , che loro definivano medioevale fino al 1960. Ma riuscivo sempre a controbatterli dicendo loro: se conoscevano bene la loro madre patria Russia (allora erano soprattutto comunisti e socialisti) alla quale credevano, e dicevano che là era un paradiso per tutti.
Poi abbiamo visto quello che ci ha raccontato Solzenicyn con arcipelago gulag; li controbbattevo dicendo che se era vero quello che dicevano della Chiesa e della Confessione, allora era vero anche ciò che era scritto di quella prigione stalinista.
Solo che dell Chiesa non era vero, mentre era la Russia che veniva presentata come un paradiso; ma nessuno voleva rimanerci quando ci andavano per gite turistiche programmate.

Anonimo ha detto...

Beh tralcio, la chiesa 2.0 non nata tre anni fa ma mezzo secolo fa e' molto peggiore di quella di ogni altra epoca perché ha provocato discostamenti sistematici dalla retta Dottrina attraverso i suoi pastori SUPREMI uno dopo l'altro, e a ruota gli altri meno gerarchicamente importanti naturalmente, i quali tutti hanno aperto un burrone dentro cui milioni di fedeli rischiano da allora di finirci dentro, ma senza accorgersene, perché il marcio e'stato partorito da dentro. Una orribile confusione che ha colpito ogni porzione della sfera religiosa, da quella liturgica a quella morale ingoiando come una continua tremenda mareggiata cinquantennale, interi pezzi di sana Dottrina.

gianlub ha detto...

Le "anime belle cattocomuniste" della mia Parrochia hanno introdotto un 11esimo comandamento: "non nominare il nome di Bergoglio invano" per cui mi hanno apertamente detto che io non potrei accostarmi alla Comunione (non sono divorziato risposato) essendo in peccato (mortale?) avendo io "nominato invano Bergoglio"; in compenso, però, queste "anime belle" non avrebbero da eccepire niente se dei divorziati risposasti si accostassero all'Eucarestia.

mic ha detto...

Ricordiamoci comunque che c'è modo e modo di criticare il papa...

Luisa ha detto...

Ringrazio anonimo e tralcio per la loro attenzione, sono disorientata, non posso negare e ancor meno soffocare il sentimento, l`impressione, più ancora, la certezza di essere estranea a questa Chiesa.
Con la violenza della rivoluzione postconciliare me ne sono andata, ritorno e trovo lo sfascio all`ennesima potenza ma mi "aggrappo" al Magistero e alla persona di Benedetto XVI, è un vissuto e sono momenti la cui forza è intensità sono troppo intimi e personali per poter condividerli fino in fondo, con gli occhi vedo lo scempio il caos, ma avevo quel punto fisso e rassicurante, un uomo umile e buono che mi parlava di Cristo, che mi faceva capire e accettare concetti che fino allora rifiutavo, ora sono non una "", come con un disprezzo ignobile e meschino disse il turiferario massimo di Jorge Bergoglio, ma mi sento orfana spirituale.

Questa chiesa non è la "mia" chiesa, questo papa non lo vivo come il "mio" papa, e come potrei visto che per coloro che hanno la mia sensibilità e la mia fede dimostra solo spregio e antipatia, con e malgrado ciò penso che Jorge Bergoglio sia il papa, allora posso solo dirmi che il Signore che tutto vede ha un Suo progetto che non può che sfuggire alle nostre coscienze e menti.

Che Jorge Bergoglio sia papa o no, quel che è certo è che sta picconando le fondamenta, con l`aiuto dei suoi amici, della "mafia di San Gallo", sta costruendo o tentando di costruire qualcos`altro, come se "riparasse" la Barca che prende acqua da tutte le parti con un un legno di un`altra sorta, un legno diverso da quello originale, come se "riparasse" la costruzione Chiesa con dei mattoni di un altro tipo.
Alla fine con questo tipo di "riparazioni" ci troveremo con una chiesa "altra", una fede "altra".
Forse bisogna toccare il fondo per risalire, forse questo è il progetto del Signore.

Luisa ha detto...

Sono saltate due parole:
ora sono non una " vedova inconsolabile" , come con un disprezzo ignobile e meschino disse il turiferario massimo di Jorge Bergoglio, ma mi sento orfana spirituale.

gianlub ha detto...

Non so, cara mic, ma io ricordo l'episodio del Vangelo in cui Gesù ha preso in mano una frusta e si è messo a colpire i vari mercanti lì presenti al Tempio rovesciandone i tavoli, come vogliamo chiamarlo quello? "c'è modo e modo di criticare"?

Anonimo ha detto...

Si va bene gianlub, però ricordiamoci sempre che quello che lo faceva era Gesù Cristo...e noi siamo qualche gradino sotto, o no?

mic ha detto...

Quel che ha fatto Gesù, prima di ripeterlo, bisogna essere totalmente annullati in Lui. E questo non credo si possa dire per ognuno di noi (infatti è capitato, ma a qualche grande santo).
La santa ira è tutta Sua e non può essere il metro delle nostre parole e azioni, per non scandalizzare i 'piccoli'.
Questo non significa che noi siamo 'adulti' nella fede; ma in giro ci sono molti meno ferrati che potrebbero, scandalizzati, allontanarsi.

Anonimo ha detto...

Luisa, recentemente ho avuto modo di permettermi di suggerirle di non farsi sangue troppo amaro per questa situazione. Il Signore sa sempre quel che fa o quel che permette che venga fatto, a noi sta pregare, agire per quanto possiamo e per quanto ci compete (compreso il commentare in questo importante blog); ma poi, una volta fatto tutto questo, da servitori inutili quali davvero siamo (perché Dio se lo avesse solo voluto avrebbe tranquillamente potuto fare a meno del nostro dire e agire), cercare col Suo aiuto di non perdere la speranza e, conseguentemente, la serenità, cioè a dire due tra le cose più importanti che l'eterno nemico di Dio e dell'uomo vorrebbe invece farci perdere. Per poi farci cadere nell'abisso dello sconforto e quindi, non di rado, in quello ancor più profondo della perdita della fede. Non molliamo!

tralcio ha detto...

A Josh

Sono completamente d'accordo.
La grazia di Dio, per i meriti del sangue di Cristo, fa il 99,99% del "lavoro".
All'uomo resta la responsabilità del sì che accoglie la grazia e l'umiltà di trattenerla.
Il recipiente con cui il sì umano trattiene la grazia è l'umiltà.

Ma se la nostra umiltà è un colabrodo, che dice sì a parole, ma disperde le grazie che Dio ci manda (compresa qualche pena a sconto dei peccati, da accettare e offrire memori che la colpa assolta non elimina automaticamente la pena), noi vanifichiamo la grazia nell'aggiungere altre colpe e rendendo poco credibile il nostro sì, dal momento che il Signore legge nei nostri cuori e non si limita alle dichiarazioni...

Come dici tu: se prevale la nostra volontà, quella di Dio resta poco considerata.

Chissà perchè quelli come noi avrebbero forte "l'immaginazione della distruzione": al contrario, stiamo cercando di costruire, proprio attraverso la pietra scartata, divenuta testata d'angolo... cerchiamo roccia e non sabbia, sui cui fondare... cerchiamo verità, dato che l'imbroglione per eccellenza è molto abile nel vendere illusioni agli ignoranti, come la famosa "occasione", un appartamento a Torino, al ventesimo piano, vista mare...

Anonimo ha detto...

Dunque, porto la mia testimonianza data dai racconti di persone molto anziane che ricordano che i preti di una volta facevano domande sulla vita coniugale e sui rapporti sessuali, dato che da noi in ER, in chiesa andavano solo esclusivamente donne, rari gli uomini, che al massimo attendevano fuori la fine della messa, dopo il ribaltone '68 qua sono sparite balaustre, confessionali, latino, sia pure non quello della messa di Pio V, e poi sono sparite le pie donne, i ragazzini sparivano dopo la prima comunione o giù di lì, adesso, dopo anni passati 'fuori', noto che ci sono più uomini, mancano ragazzini, età media molto alta, ma tantissime comunioni, praticamente resto seduto solo io, gli altri si alzano e vanno, e il mio dubbio è che vadano senza minimamente preoccuparsi della confessione, peraltro non raccomandata dagli stessi sacerdoti, se non a Natale e Pasqua, ma file di penitenti, anche allora, non ne ho mai viste, si fanno di solito 2 passi col prete, o in chiesa o fuori, un informale scambio di opinioni, anche perché, a naso, quasi nessuno conosce più i 10 comandamenti. Che dire? Io ho una mia modestissima opinione, la CC ha iniziato il suo lento declino con la rivoluzione francese, poi ci sono stati papi buoni, e meno buoni, adesso stiamo a vedere, c'è da dire che però mai come adesso, il mondo è stato rivoluzionato a velocità così vertiginosa, e la chiesa di solito reagisce in modo lento, anche se mi pare che ora come ora il tempo stringa. Buona domenica a tutti. Lupus et Agnus. P.S. Signora Luisa, siamo parecchi in quell'orfanotrofio.....

Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...

>Gianlub: prima di Bergoglio criticare il Papa negli ambienti cattoprogressisti era praticamente un dovere. Ora è diventato un reato. Un po' come succede con i progressisti in politica. Però, la prego, mi dica che quella della critica a Bergoglio considerata a tutti gli effetti come peccato magari mortale è solo una battuta.
Miles

Anonimo ha detto...


@ Calunnie sulla Confessione e altro

--Un'osservazione di dettaglio: "Marxismo-Comunismo" ha un suono insolito; credo che l'Autore volesse dire: "Marxismo-Leninismo". E' la versione rivoluzionaria leninista che si e' affermata con la Rivoluzione Russa, in aperto contrasto con tutto il marxismo riformista, quello della Socialdemocrazia tedesca o del socialismo turatiano, per intenderci.

--Dire che la Confessione tradizionale serviva come "controllo sociale" non sta ne' in cielo ne' in terra. Sono vecchio e mi ricordo perfettamente. Quale "controllo", di che cosa? Anch'io come tanti altri sono stato lontano dalla fede per un tempo relativamente lungo. Da circa 20 anni frequento solo le Messe della FSSPX. Li' la Confessione e' piu' che tradizionale. E' il penitente che accusa i suoi peccati davanti a Dio, il sacerdote puo' intervenire per qualche chiarimento. Poi interviene alla fine, dando le istruzioni morali per migliorarsi e la penitenza da fare. Negli Esercizi Spirituali di S. Ignazio (5 giorni) praticati dalla Fraternita', ho imparato a fare mia sponte un'esposizione dettagliata dei miei peccati, anche dal punto di vista del numero, per il periodo di tempo dato. Ho imparato ad accusarmi (di fronte a Dio) non a cercare scappatoie o giustificazioni sfruttando sentimenti di simpatia o umana comprensione. Ho imparato come mi e' stato insegnato a questi esercizi, che invito a fare, chi non li avesse fatti, con la FSSPX.

--Circa il "diritto di critica". Ha ragione Mic, invitando al rispetto e alla prudenza. E non solo quando siamo costretti (purtroppo, di questi tempi) a criticare il Papa. Anche nei confronti di chiunque. Si puo' criticare senza bisogno di offendere coloro che si criticano, anche se ci stanno antipatici. Si puo' criticare anche in modo severo, sempre senza offendere. (Che dice l'Epistola di S. Giacomo sulla lingua che uccide piu' della spada?). Ricordiamoci, prima di offenderci se qualche nostro intervento non passa il filtro di Mic, che e'lei la responsabile dei questo blog, quella che ci mette la faccia, come si suol dire. A. P.

Tradizionista59 ha detto...

Luisa,
io ho gioito ed esultato all'elezione di Ratzinger e l'ho considerato il "mio" Papa, anche perché avevo delle remore su alcuni aspetti del pontificato di G.P.II.
Io credo che a volte i nostri giudizi siano troppo "sentimentalistici", ossia dipendenti dal momento che viviamo a livello personale, spiritualmente parlando, e questo offusca i nostri giudizi.
Capisco,anche, che si possa avere nostalgia del suo pontificato, alla luce di quello attuale.
Questo Pappa ha impresso alla crisi della Chiesa una brusca accelerazione, con conseguenti "rotture" in molti gesti,parole ed anche,purtroppo, documenti.
Questo, a mio modo di vedere, ci fa perdere di vista gli elementi di continuità riscontrabili con i suoi predecessori, che non sono da meno.
In ogni caso,oggi, la situazione è questa, e dobbiamo farcene una ragione: "Hic Rhodus hic salta".

P.S. Penso che sia ottima l'idea di una conferenza, sotto la direzione di qualche buon pastore, anche per poterci conoscere e confrontare e, spero, si possa realizzare presto.
Mic, aspetto sempre un sua opinione sul movimento carismatico. Di solito si parla sempre degli altri.

Sacerdos Hyacinthus ha detto...

Ecclesia ibi est, ubi fides vera est (S. Hieronymus, Ecclesiae Doctor).

irina ha detto...

L'altra sera, come spesso mi accade avevo cominciato un commento che in fine non ho pubblicato. Per serie questioni familiari,ora superate, sono in casa per pochissimo tempo durante la giornata. A sera tardi, quando torno, leggo i commenti. Molti e tutti insieme. Ho poca testa per seguire tutte le argomentazioni, così mi rimane in cuore un sentimento d'insieme. Il sentimento è dolore, un dolore muto o urlato, un dolore così strano,perchè non ne ho mai sentito parlare, in modo compiuto ed articolato, di qualcuno che soffrisse per la Chiesa.Si giudica, ci si lamenta per questo, per quello, si parla del presente e del passato, delle cause e degli effetti, invece l'altra notte la sofferenza di tutti per la Chiesa era rimasta lei sola. E non sapevo e non so come rimediare a questo grande dolore e sono quasi certa che, presi dal particolare, non lo prendiamo neanche in considerazione;io stessa non l'avevo mai neanche considerato come qualcosa a se stante. L'altra notte, favorita dalla mia stanchezza, questa sofferenza grande l'ho intravista e mi son detta:"quelli che la procurano neanche possono immaginare che essa esista di per se stessa e sia da loro stessi generata. Inorridirebbero. Sono stati accecati per agire come hanno agito e agiscono? Me lo auguro per loro."

tralcio ha detto...

Il confessore deve essere un padre! È al posto di Dio Padre! Il confessore deve accogliere le persone che vengono da lui per riconciliarsi con Dio e aiutarli nel cammino di questa riconciliazione che stiamo facendo. È un ministero tanto bello: non è una sala di tortura né un interrogatorio, no, è il Padre che riceve e accoglie questa persona e perdona. Lasciamoci riconciliare con Dio! Tutti noi!».
La riconciliazione infatti è anche un servizio alla pace, al riconoscimento dei diritti fondamentali delle persone, alla solidarietà e all’accoglienza di tutti. Accettiamo, dunque, l’invito a lasciarci riconciliare con Dio, per diventare nuove creature e poter irradiare la sua misericordia in mezzo ai fratelli, in mezzo alla gente».

Così Papa Francesco, ieri.

Sala di tortura? Interrogatorio? Ma sa di cosa parla o ha visto solo i film prodotti con la sponsorizzazione della lega per lo sbattezzo e sceneggiati dalla Voltaire&Rousseau?
Ecco da dove viene la teoria del "controllo sociale"...

Il confessore al posto di Dio Padre? In realtà nel sacramento il sacerdote agisce “in persona Christi”. E' Gesù stesso che agisce in lui, tanto è vero che al momento dell’assoluzione il sacerdote usa il primo pronome personale “Io ti assolvo". Gesù è la porta delle pecore.

La riconciliazione serve a sistemare le cose "in terra"? Non serve più per l'al di là?

Scarsa teologia sacramentaria, indubbiamente.

In effetti "l'orfanotrofio" in cui convergono quelli che trovano scritto "chiuso" sulla porta del cielo scontano proprio l'azione pastorale terra-terra di chi ha smarrito persino i fondamentali di un compito...

Avevo già segnalato che se la porta del Regno è più di una o se è sempre aperta, il fatto che Cristo abbia affidato le chiavi a Pietro perde significato. Con una postilla: Pietro potrebbe ritenere che Cristo non serva più come porta! Si va dal Padre e c'è l'immancabile Spirito (sempre più hegeliano...). Non serve mediazione... Anti-Figlio, verbo incarnato?

In effetti c'è un'altra possibilità: se Pietro ha perso o si è fatto rubare le chiavi la porta resta chiusa anche se fuori dalla porta c'è ressa e non si fanno "interrogatori".
In fondo di che cosa ci dovremmo accusare? D'aver spruzzato il DDT negli anni settanta?

Anonimo ha detto...

a tralcio.... Pietro rinnega Gesù ecc. quando non è ancora papa, lo diventa solo dopo la Risurrezione (prima c'era Gesù e non c'era bisognbo del Vicario) quando GEsù gli chiede mi ami + di costoro?... dopo c'è solo l'episodio del richiamo di San paolo e lui si corregge subito.

tralcio ha detto...

Le parole di Gesù a Pietro, con la tripla domanda sul suo amore per Nostro Signore (Giovanni 21), precedono di poco l'Ascensione.

Sicuramente Pietro fu "vicario" di Cristo solo dopo l'Ascensione.
Da subito si mostrò assai solerte e coraggioso(capitoli 1,12-15 e 2,12-15 degli Atti).
Gesù tuttavia lo incaricò come "pietra" già a Cesarea (Matteo 16).

Pietro pianse amaramente di se stesso il venerdì santo. La domenica mattina tuttavia, con Giovanni che lo attese rispettosamente, entrò per primo a constatare che nel sepolcro erano rimasti solo i teli funebri.
Ebbe anche anche il privilegio di un'apparizione di Gesù risorto tutta per lui (attestata in Luca 24 e 1 Corinti 15).

Anonimo ha detto...

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-divorziati-risposati-il-giudizio-e-sullo-stato-di-vitanon-tocca-ai-preti-giudicare-lanima-dei-fedeli-16043.htm
A tutt'oggi siamo ancora fermi alle interpretazioni

Sara' vero o fa parte del cicaleccio ? ha detto...

http://sinodo2015.lanuovabq.it/mons-forte-svela-un-retroscena-questi-non-sai-che-casino-ci-combinano/