Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 26 gennaio 2019

Monasteri di clausura. Uno sterminio silenzioso - Aldo Maria Valli

Sto leggendo il testo di Claustrofobia, gentilmente fattomi pervenire dal Prof. Aurelio Porfiri. In attesa di una accurata recensione, ne trovate notizia, insieme ad elementi interessanti, nel recente articolo di A.M. Valli ripreso di seguito. Vi ricordo, sul tema, i precedenti nel blog a partire dalle prime avvisaglie da me colte già nel 2014 in occasione della dolorosa vicenda dei Francescani e delle Francescane dell'Immacolata.
- La rifondazione in chiave conciliarista della vita religiosa
- Vultum Dei quaerere: una Costituzione apostolica per il “rinnovamento” della vita claustrale nostro articolo che introduce la sapiente 'trilogia' di A.M.Valli. Qualcuno vuole liquidare il monachesimo?
- Parola d’ordine: resistere - Don Elia
- La distruzione dei Monasteri femminili
- Monache di clausura. Dal “quaerere Deum” all’aggiornamento. Senza rispetto per le contemplative 

Cari amici, è uscito il mio nuovo libro. Si intitola Claustrofobia. La vita contemplativa e le sue (d)istruzioni, è edito da Chorabooks ed è dedicato ai pericoli che i monasteri di clausura stanno correndo a causa delle nuove disposizioni vaticane.
La vita di preghiera, nella contemplazione del mistero divino e per la riparazione dei peccati del mondo, è un tesoro grande, conservato in monasteri dalla vita millenaria, ma ora questo tesoro è in pericolo, e non per un attacco dall’esterno, ma per iniziativa della stessa gerarchia cattolica. L’attacco arriva dalla costituzione apostolica Vultum Dei quaerere e dall’istruzione applicativa Cor orans, un apparato normativo che minaccia l’autonomia dei monasteri, indebolisce la loro indipendenza e, con la scusa dell’aggiornamento e della formazione, mette in discussione l’idea stessa di isolamento e di vita di clausura. Ma perché questa “claustrofobia” da parte della Chiesa? Perché mortificare la scelta di chi consacra la propria vita alla preghiera nel nascondimento? Dietro s’intravvede un’idea di spiritualità tutta orizzontale, tutta giocata nel sociale, incapace di scorgere la bellezza e la grandezza di una relazione esclusiva con Dio. Una situazione grave che nel libro è denunciata chiaramente.
Qui di seguito l’introduzione, firmata da una monaca di clausura. (Aldo Maria Valli)

* * *
L’ultima battaglia

Ho conosciuto Aldo Maria Valli a Roma, grazie ad un amico comune, e l’incontro ha confermato in me l’impressione positiva avuta nel leggere i suoi ultimi libri e gli articoli pubblicati nel suo blog, Duc in altum, nel quale riusciva a dar voce ai sentimenti e allo smarrimento che noi monache, come una larga parte di cattolici, stavamo interiormente cercando di focalizzare. Un blog, quello di Aldo Maria, nel quale abbiamo trovato un reale amore alla Chiesa e alla Verità, “la perla preziosa” del Vangelo, per la quale sei disposto a vendere tutto. È in quest’ottica di cammino e di ricerca di verità che si pone l’interesse dell’autore per noi, monache di clausura, e per gli ultimi documenti che intendono disciplinare in modo innovativo la millenaria vita contemplativa.

La forma particolarissima della nostra vita di claustrali non è sempre immediatamente comprensibile alla sensibilità contemporanea: essa ci ricorda la spiritualità del deserto, dove Dio conduce la sua sposa e amata per parlarle cuore a cuore, lontana da ogni cosa creata che possa distrarla da Lui. La clausura, fino ad oggi, è stata il segno dell’incontro esclusivo con Dio, dell’isolamento dal mondo per affermare l’importanza imprescindibile della ricerca di Dio: il primato di Dio. In questo senso il piccolo libro di Aldo Maria Valli fa riflettere. È permeato infatti da una domanda: perché? Perché toccare un tesoro così prezioso, qualcosa che funziona da più di mille anni? Qual è la posta in gioco? Quali i veri obiettivi?

L’argomento è diverso da quelli trattati abitualmente dall’autore, ma non sfuggirà a nessuno il filo unico che unisce il tutto: l’amore alla Chiesa, l’amore alla Verità. La sofferenza per la lotta sferrata alla fede e alla Chiesa, di cui tutti siamo a conoscenza, si fa ancora più marcata quando ci troviamo dinnanzi al tentativo di distruggere i monasteri, così come finora sono esistiti nella Chiesa. Si tratta dell’ultima fortezza a cui mira il nemico, l’ultimo baluardo dove ancora resistono la preghiera e una vita “sprecata” unicamente per la lode di Dio.

Con quale sgomento noi, suore di clausura, assistiamo a questa lotta, condotta con la prepotenza, le minacce e la coercizione psicologica! Anche perché tutto si compie nel silenzio e nel nascondimento dei monasteri. Uno sterminio silenzioso del monachesimo, sotto il profilo spirituale e culturale, ma anche materiale (attraverso il controllo dei beni dei monasteri); sterminio di una struttura millenaria giunta pressoché intatta fino a noi.

Eccolo il vero obiettivo degli ultimi documenti che si occupano di questa realtà complessa e delicata: sotto lo slogan che raccomanda ossessivamente di evitare l’isolamento si intravvede la volontà di arrivare alla creazione di un “nuovo” monachesimo, dove tutte le monache siano sottoposte alle identiche forme di aggiornamento e indottrinamento, fino a cambiare le regole di vita.

È uno sterminio silenzioso, perché anche all’interno della stessa Chiesa – complice il fatto che la vocazione monastica resta sempre nascosta  –  questo cambio epocale nella struttura dei monasteri sta avvenendo e viene imposto nell’inconsapevolezza e e nella generale disattenzione da parte dell’opinione pubblica. Dobbiamo procedere a un cambio epocale per “aggiornare la millenaria vita contemplativa”, ci viene detto dall’alto, e occorre farlo in tempi rapidi, entro il maggio 2019. E di nuovo torna la domanda: perché? Perché tanta fretta? Perché questa ossessione?

Come può essere possibile aggiornare a livello strutturale la vita monastica, dalla storia millenaria, in così poco tempo? E perché imporre cambiamenti così significativi attraverso un’istruzione, ovvero, fra tutti i documenti dei dicasteri della curia romana,  il grado più basso?

I giuristi potrebbero senz’altro sollevare più di un’eccezione in base al diritto, anche in considerazione del fatto che si impedisce ogni forma di ricorso, un impedimento caratteristico dei regimi dittatoriali, dove la rieducazione forzata di massa è imposta senza condizioni.

In questo quadro, e Aldo Maria Valli lo sa bene, chi cerca di parlare fuori dal coro è esposto al pubblico ludibrio ed accusato di lavorare per la conservazione, contro il giusto rinnovamento. Sono le medesime reazioni a cui vanno incontro i monasteri che, avvalendosi della possibilità di chiedere dispensa, sono messi nel mirino delle istituzioni e degli immancabili progressisti. Tuttavia occorre combattere.

È lontano dall’indole monastica l’essere protagoniste, uscire allo scoperto, sia pure per una buona causa. Nessuno vieta però di appoggiare chi scende in campo a difesa della Verità. E quindi eccoci qua a dare il benvenuto a questo piccolo ma prezioso libro di Valli, esperto conoscitore del mondo cattolico e provato vaticanista, che nelle pagine che seguono dà voce a chi non ne ha e cerca di raggiungere un vasto pubblico, sensibilizzando l’opinione pubblica e dimostrando che ogni battezzato è chiamato in causa di fronte al tentativo di distruggere la storia, le tradizioni e la Chiesa stessa.

Del monachesimo, così come la Chiesa l’ha recepito dai santi fondatori e così come è stato vissuto da tante monache fino ad oggi, a beneficio dell’intera Chiesa, abbiamo più che bisogno. Abbiamo bisogno delle monache e dei monasteri. Sono nascosti, eppure sono autentici baluardi della fede e della preghiera. Abbiamo bisogno di respirare quest’aria di purezza, di ritrovarci nel deserto di questi luoghi vicini a Dio.

Nel libro di Aldo Maria Valli sono riproposti tre articoli che, pubblicati nel suo blog, hanno suscitato un ampio dibattito. Ma c’è anche la cronaca di un incontro sconcertante voluto dalla Congregazione vaticana per i religiosi con monache di tutto il mondo, un’assemblea che solleva interrogativi inquietanti, di fronte ai quali anche il lettore meno esperto non potrà che fermarsi a riflettere.

Attraverso i nuovi documenti si cerca di mettere sullo stesso piano monasteri vitali e monasteri con situazioni problematiche, e perché questa forzatura funzioni si usano toni impositivi, con l’uso di espressioni come “esigere” e “deferire alla Santa Sede”, in un moltiplicarsi minuzioso di disposizioni.

Tutto ha il sapore del controllo, non del rispetto.

È chiaro che si sta aprendo la battaglia finale, una battaglia particolarmente insidiosa, decisiva, perché volta alla conquista e alla distruzione dell’ultima fortezza. Questa battaglia richiede impegno, coraggio, ma anche una preghiera sempre più forte e convinta. Lo scopo è consentire a chi ha consacrato la vita a Dio nella clausura di continuare a fare ciò che ha sempre fatto, l’unum necessarium: occuparsi unicamente di Dio, sommamente amato.
Una monaca di clausura

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Tu che solo svegli l’aurora.
Svegliando il mio cuore che vorrebbe fuggire, o continuare a dormire.
Quando tesse i suoi sogni, si attarda nel rimpianto, o è stanco di dolore.
Quando nessuno alza lo sguardo, e tutti guardiamo senza vedere.
Dacci oggi il Tuo quotidiano venire. In questa aurora nuova.
Che prepara per noi il giorno pieno.
Che non conosciamo mai come vorremmo.
Stanchi di tramonti.
Dacci oggi la libertà dal nostro sentire angusto.
Dal nascondiglio che chiamiamo vita.
La libertà nel dovere, la sorpresa nel consueto, la risposta nel domandare.
Tu che conosci il nostro cuore più di noi stessi.
(Franca Negri)

Anonimo ha detto...

se fosse volontà di Dio che esistano ancora i Monasteri rimarranno intatti, come gli abbiamo conosciuti fino ad ora e chi gli attacca verrà spazzato via (gli basta un dito); invece se non hanno più utilità per il servizio a Dio, non vedo perché forzare gli eventi.

Pietro C. ha detto...

Chi in Oriente vuole "aggiornare" i monasteri seguendo lo stile cattolico (modernista) tenga conto di ciò. Ma purtroppo non avverrà così...

mic ha detto...

Anonimo 10:15
Attenzione a non prendere per "forzatura degli eventi" la sana e doverosa resistenza a disposizioni ingiuste. È bene affidarsi, ma non ci esime dall'agire secondo la volontà del Signore che riconosciamo attraverso il discerniment.

Anonimo ha detto...

Anonimo 10:45. Concordo con Mic: si tratta di fideismo e fatalismo, non di volontà divina.
TEOFILATTO

mic ha detto...

Parole di Sponsa Christi (dall'introduzione):

"La clausura, fino ad oggi, è stata il segno dell’incontro esclusivo con Dio, dell’isolamento dal mondo per affermare l’importanza imprescindibile della ricerca di Dio: il primato di Dio. In questo senso il piccolo libro di Aldo Maria Valli fa riflettere. È permeato infatti da una domanda: perché? Perché toccare un tesoro così prezioso, qualcosa che funziona da più di mille anni? Qual è la posta in gioco? Quali i veri obiettivi?"

irina ha detto...

Sono certa che il chiuso e l'aperto hanno la loro ragion d'essere come l'inspirare e l'espirare che ci tengono in vita. Il punto cruciale che richiede una riforma permanente è l'uomo che passa da un estremo all'altro, sempre senza essere attrezzato, nè per l'uno e/o nè per l'altro, e senza aver capito che sopratutto gli estremi richiedono che lui sia e stia in equilibrio al chiuso e all'aperto. Il legislatore umano, in particolare non può farsi misura di tutte le cose, in particolare conoscendole dal di fuori. Mi ha colpita l'altro giorno la correzione di Padre Massimo Lapponi a Silvio Brachetta, dieci parole e tutto è tornato corretto. Di solito gli innovatori hanno il desiderio, come tutti, di migliorarsi ed ergono loro stessi a misura della innovazione prossima ventura. Qui è lo stesso tipo di problema del CVII.
Sicuramente ogni comunità deve sempre essere rimessa in squadra ma, questa rimessa in squadra deve essere, prima di tutto, quotidiana e personale; periodica poi secondo le Costituzioni della comunità stessa nella quale il singolo ha chiesto di essere ammesso e dalla quale è stato accettato.
Una comunità può ammalarsi per diversi motivi, per incapacità della guida; per un peso eccessivo di 'casi' particolari che si sono assunti 'sperandoindio'; per cattiva amministrazione; per morbosità di alcune relazioni. In estrema sintesi per una mancata osservanza di uno o più Comandamenti. Da quello che capisco omosessualismo e lesbismo sono stati rischi e cadute che hanno caratterizzato l'intera Storia della Chiesa e che la Chiesa ormai dovrebbe riconoscere sul nascere ed essere in grado di medicare al suo interno. Invece vediamo che l'aver lasciato correre ha portato al disastro mondiale presente. Il medico pietoso fa la piaga verminosa, recita il proverbio. Adesso non avendo capito l'esplosione di questi fenomeni, tutti fuori a far jogging, all'aperto, con un mister allenatore. No, perché anche nelle palestre con il mister e fuori dalle palestre sempre con il mister il male si propaga. Queste morbosità possono instaurarsi anche tra la guida spirituale e il/la credente guidato/a. E' qualcosa nella mente che si è ripiegato su se stesso. Anche Freud riconobbe che l'organo sessuale principale risiede nella mente. A mio parere la terapia sta in un riequilibrio dell'Ora et Labora, cioè un po' al chiuso, un po' all'aperto come accade in ogni convento, di clausura compreso.

Qui avevo fatto un esempio, aiutandomi con l'esperienza McGarrick, che pubblico dopo causa lunghezza del tutto.

Quindi sintetizzando, bisogna prima capire il valore inestimabile, per la Chiesa e per il mondo, della preghiera diuturna a Dio e dell'importanza, per i viventi ed i defunti, della vita autonoma delle claustrali secondo le loro Costituzioni, meglio pregheranno secondo il loro cuore più saranno al riparo dal Demonio che tutte le tenta, dal di fuori ed dall'interno per vincerle.

irina ha detto...

segue%

Con McGarrick si è sbagliato perché, mandandolo di qua e di là, tra la gente bene e buona, spesso ignorante degli abissi del vizio, a raccogliere soldi, che da sempre sono legati a doppio filo al potere e questo alla sessualità, cioè a fare il simpaticone, che evidentemente era parte essenziale della sua arte adescatrice, lo si è aiutato per la discesa. Infatti mettendolo in questi contesti 'esaltanti', che possono esaltare tutti i vizi, Mc Garrick è peggiorato a vista d'occhio,l'hanno onorato inoltre per una buona fetta di quelli che erano i suoi vizi nascosti collegati a quello principale. Cosa avrei fatto io? L'avrei mandato in un convento SERIO, per una decina d'anni, dove l'abate avrebbe dovuto riequilibrare per lui l''ora et labora'. La preghiera comune avrebbe dovuto essere affiancata da una ricopiatura di s u a mano delle due Summae di San Tommaso (proprio ieri sera ho letto che San Tommaso ricopiò lavori di Sant'Alberto Magno per aiutarlo, quindi se l'ha fatto San Tommaso, per Mc Garrick non avrebbe potuto essere che un onore fare altrettanto)e cercando, poi di capire quali erano i lavori manuali che più l'avrebbero aiutato, di tempo in tempo, nella sua purificazione mentale e fisica.Inoltre l'avrei riportato a semplice sacerdote, il potere è corruttore di suo, San Tommaso pregò tutta la vita ché gli fosse risparmiata questa terribile prova. Mc Garrick alla fine del suo periodo conventuale avrebbe dovuto consegnare tutti i lavori fatti con le sue mani e dimostrare una conoscenza superiore dei testi studiati e ricopiati, magari integrati con altri se il tempo l'avesse consentito.

Anonimo ha detto...

«I giudizi del mondo sono rovesciati, il mondo crede che i pazzi siano saggi, che chi prega sia un folle, e così come fermamente crede in questo, altrettamento crudelmente poi agisce.
Questa cecità è orgogliosa e crudele, non vuole ciò che la disturba, nel suo intontimento invano è ammonirlo, esso è, come è scritto, incapace di ricevere lo Spirito Santo.
Sorprende che sia incapace di recepire alcuna luce; rimane così fino a che non passa al padre suo, il diavolo, empio, orgoglioso, scandaloso, cieco, indurito, infelice».

(cit. san Luigi Maria Grignon di Monfort)