Sono un sacerdote della diocesi di Genova e non avrei mai pensato di arrivare a nutrire così grande perplessità verso colui che siede sulla cattedra di Pietro. Ho sempre pensato al papa come a un riferimento inamovibile nel mio essere cristiano.
Chi come me è cresciuto con Giovanni Paolo II ha visto nei pontefici grandi esempi di fede vissuta nel concreto e nella santità.
Ho accolto con dispiacere le dimissioni di papa Benedetto XVI. Non usava mai parole a caso, era sapiente, mi aiutava a elevarmi verso il trascendente: un uomo di Dio.
L’elezione dell’arcivescovo di Buenos Aires l’ho vissuta senza pregiudizi: non lo conoscevo, e poi d’altronde il papa è il papa.
Per mesi ho ascoltato con interesse le sue parole, vedendo in lui una semplicità che mi faceva dire: “Considerata la sua capacità di entrare nel cuore della gente, la sua sensibilità verso chi soffre, riuscirà forse a essere più incisivo nell’annuncio di Cristo e delle verità della fede, in modo da svegliare i popoli occidentali da questa anestesia delle coscienze”.
Giorno dopo giorno però ho incominciato a percepire un crescendo di ambiguità molto sottile. Notavo nei suoi messaggi qualcosa di distorto. Inizialmente non ho capito bene, ma era come dalle sue parole, dalle sue battute, dalle sue interviste emergesse uno sguardo tutto orizzontale sulla vita, con esclusione del piano verticale e del giudizio di Dio e con un disprezzo ben poco misericordioso verso chi ha altre opinioni.
Oggi devo dire che nella Chiesa cattolica mi sento quasi in una religione diversa da quella in cui sono stato cresciuto da bambino. L’ossessione per i temi sociali è insopportabile. Sembrano dimenticati i grandi santi della carità, per i quali l’attenzione al fratello nasceva dalla contemplazione e dall’adorazione di Cristo.
Gli appelli di Bergoglio suonano come quelli di un politico. La Chiesa “in uscita” e “ospedale da campo” è vista come un’agenzia di servizi sociali.
Francamente, pur condividendo l’importanza dell’assistenza ai poveri e ai bisognosi, una Chiesa così non mi attira, non è la comunità dei salvati da Cristo.
Resto colpito poi dall’ambiguità sui temi della famiglia. A volte i discorsi del papa sembrano belli ma poi, ripensandoci, mi accorgo che non trasmettono una visione chiara. La stessa Amoris letitiae a che cosa ha portato? Gran confusione. In concreto oggi tutti fanno quello che vogliono, mettono l’uomo al primo posto e dimenticano il comandamento divino.
Questa confusione, questa poca chiarezza, è inquietante: sembra voluta. Ma perché?
Nella fede io cerco chiarezza, solidità. Cerco la salvezza. Ma oggi sembra che il papa ci dica che basta fare un po’ di bene all’altro e per il resto va bene tutto.
Non c’è più l’annuncio di Cristo come unico salvatore, non c’è più il richiamo alla vita eterna e alle cose del cielo.
Mai avrei pensato di provare tanta perplessità verso la figura del successore di Pietro, ma francamente non lo capisco, mi sento smarrito. Vado avanti perché senza il Signore la vita è solo disperazione e cerco di restare fedele a quel depositum fidei bimillenario che non può essere cancellato.
Mi nutro con le vite dei santi, ascolto le parole di Maria nelle apparizioni che richiamano al senso verticale della vita. E confesso con dolore che nella Messa fatico a pronunciare il nome del nostro papa. Fatico a vederlo in tv e quando le persone mi chiedono di lui cerco di cambiare argomento.
Mi opprime il pensiero che colui che dovrebbe essere la guida della Chiesa in terra per me è solo un ostacolo che oramai preferisco evitare.
Dove ci sta conducendo il successore di Pietro? Dove vuol condurci questa Chiesa che non indica il peccato mortale e non ci aiuta a evitarlo?
Che cosa ci vuol dire quando dimentica di affermare che Cristo è l’unico salvatore e che le religioni non sono tutte uguali? Ci vuol portare in paradiso o altrove?
Un prete - Fonte
25 commenti:
La pagheranno certamente per tutti ma, per questi consacrati di più.
Nello sconforto mi è tornato in mente il ricordo di una profezia, forse, dove si diceva che sarebbero arrivati giorni tali che la solitudine sarebbe stata talmente profonda che solo nel Signore Gesù Cristo si sarebbe evitata la disperazione e trovato conforto.
Invece in questa recita compulsiva del tutto va bene bene, dei sorrisini a tutta dentiera, delle risatine simil-giovanili, evanescenti, il vuoto. Cosa accadrà di tutti costoro addestrati a recitare anche con se stessi? Non so. Non riesco ad immaginare. Sicuramente un'ultima possibilità sarà data a loro. La riconosceranno?
“Uno degli aspetti più curiosi della persecuzione educata è il rifiuto di molti cristiani di riconoscerne la realtà. Se qualche cristiano in Occidente afferma che la Chiesa è di fronte alle persecuzioni, è sicuro che almeno uno dei suoi correligionari lo accuserà di esagerare. Qui sta la grande insidiosità della persecuzione educata. Piuttosto che essere condotta da prepotenti in peplo che impiegano mezzi brutali, è molto spesso imposta dai cristiani stessi, al fine di adulare e servire i loro superiori laici. Di volta in volta si precipitano a denunciare altri cristiani come “odiosi”, “insensibili” e “bigotti” – in una parola, maleducati. (...)
I cristiani devono sostenere loro correligionari che, cercando sinceramente di difendere la fede, vengono attaccati per violazioni accidentali del politically correct”.
Matthew Schmitz
Il problema è tutto qui. La neochiesa Bergocliana non prevede il sacerdozio.
Ciaula scopre la luna...
Questa lettera deve fare seriamente riflettere sul senso dell'autorità ecclesiastica nella Chiesa e sul perché l'autorità ecclesiastica può non essere un'autorità spirituale (o spesso non lo è affatto, prova ne sia di come san Gregorio Magno stesso se ne lamentasse, avendo assunto il ruolo di papa). Ne scriverò qualcosa sul mio blog (traditio liturgica) ma a mio avviso qua sotto c'è un cortocircuito dove si da per assodato che il papa non può sbagliare e che è scontato che, essendo un'autorità ecclesiastica è sempre un'autorità spirituale. Fatto sta che nel primo millennio non era così: esistevano papi indegni o con pensieri originali ma l'autorità spirituale, essendo conservata nel monachesimo che ereditava l'antica tradizione ascetica cristiana, si poneva su un piano differente e continuava ad illuminare la Chiesa. Analogicamente si potrebbe dire che un conto sono le finestre della chiesa, da cui piove luce, e questo è il monachesimo tradizionale, un conto sono le colonne portanti della chiesa (l'autorità episcopale e papale). Entrambe sono necessarie ma una non è sovrapponibile o sostituibile ad un'altra. Sono ruoli differenti e la chiarezza di questa visione porta ad una chiarezza di fondo su cosa sia la Chiesa. Ma se si inizia a fare sovrapposizioni, nel tentativo di esaltare fin troppo l'autorità papale, si giunge alla crisi dei giorni nostri, crisi che con questi presupposti ben ci meritiamo!
Santi Abati, furono, erano e sono non solo uomini di alta spiritualità ma,anche fini amministratori ed in grado di relazionarsi con l'esterno ai più alti livelli; così è anche per tanti Sacerdoti che son stati e sono uomini di Dio esemplari per Lui e per noi ed hanno affrontato ed affrontano la parte economica e di relazione con competenza e visione celeste. Ma alla divisione di un compito per competenze specifiche non credo. Una grande sventura per molti conventi, mi è stato riferito, è stata quando l'economo è diventato Abate.
Qui, come sempre ed ovunque, è l'essere umano che conta, l'educazione ricevuta dalla famiglia , le sue personali doti spirituali e fisiche, ricordando che Dio Uno e Trino fa miracoli, nel senso che il brutto anatroccolo può, una volta cresciuto, lasciar tutti nello stupore. Occorre una conoscenza degli uomini per saperli instradare; oggi la laurea è d'obbligo ma, non è questo il principale sapere necessario all'uomo di Dio. Anzi direi che se non l'ha ed ama NSGC con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutta la sua volontà, è meglio che non l'abbia mai. La maggior parte dei grandi eruditi consacrati, per la grande erudizione sono diventati sfrontati, la superbia finisce con l'incarnarsi come tutti gli altri demoni. Ognuno di noi ne conosce almeno qualcuno.
E qui torniamo al sapere cattolico ed al quello mondano, che sono diversissimi nelle intenzioni che li muovono e nella visione del mondo che li accompagna, credo che se una sovrapposizione c'è stata, è stata e può essere proprio in questo ambito già spirituale delle intenzioni e della visione del mondo.
http://www.corneliofabro.org/it/news
nuova pubblicazione del libro di Padre Fabro L'anima. Introduzione al problema dell'uomo
"Questa confusione, questa poca chiarezza, è inquietante: sembra voluta. Ma perché? Nella fede io cerco chiarezza, solidità. Cerco la salvezza. Ma oggi sembra che il papa ci dica che basta fare un po’ di bene all’altro e per il resto va bene tutto.
Non c’è più l’annuncio di Cristo come unico salvatore, non c’è più il richiamo alla vita eterna e alle cose del cielo."
come non sottoscrivere queste sante parole?
è proprio così.
potremmo sintetizzare con la celeberrima frase "Non c'è più religione"
"Se si giunge ad esaltare troppo l'autorità papale..."
Tipico argomento dei grecoscismatici. La crisi dei nostri giorni non deriva da una eccessiva esaltazione della autorità papale ma dal fatto che i Papi hanno cominciato ad insegnare cattive dottrine a partire dal Concilio pastorale Vaticano II. Tra queste dottrine, di taglio neomodernista, c'è anzi la deminutio capitis del Papa, con la spuria collegialità inaugurata dal Vaticano II; c'è quindi una notevole diminuzione dell'autorità del Papa, in quanto istituzione.
Nei fedeli, parroci compresi, è rimasta ovviamente la tradizionale grande deferenza nei confronti del Papa, Vicario di Cristo in terra, cosa che nessun metropolita grecoscismatico è. Questa deferenza può diventare papolatria, che non va bene. Tuttavia, essa di per sé è del tutto giustificata, così come è comprensibile che parroci e semplici fedeli siano gli ultimi ad accorgersi della grave crisi del Papato, degli errori che l'attuale sta diffondendo. Gli errori insegnati dai precedenti postconciliari papi erano meno evidenti agli occhi dei semplici.
H.
"elaborare una teologia contestuale che discerne nell’interculturalità generata dalle migrazioni i segni dei tempi nei quali si rivela l’attualità della parola di Dio."
Questo il tema dell'incontro a cui parteciperà Bergoglio.
Bergoglio si recherà nel capoluogo campano solo per partecipare alla seconda giornata dell’incontro organizzato dalla Facoltà Teologica dell’Italia meridionale - Sezione San Luigi, affidata alla Compagnia di Gesù. “La teologia dopo Veritatis gaudium nel contesto Mediterraneo” è il tema dell’evento nonché dell’intervento del Pontefice incentrati sulla costituzione apostolica del gennaio 2018 sulle università e le facoltà ecclesiastiche.
...
http://www.csrnet.it/varie/biblioteca/elencopapi.htm
Nei primi 500 anni furono Papi santi, poi furono meno santi, e poi lo furono ancora meno nel secondo millennio, salvo parentesi beate.
Sollevato dall'incarico per aver difeso la Verità del Vangelo.
Don Angelo Bisi parroco di Motteggiana nominato da monsignor Roberto Busti, non potrà più occuparsi della parrocchia di Villa Saviola di cui era amministratore.
La notizia della sua sospensione è stata annunciata domenica 3 febbraio durante la messa delle 9,30 da don Paolo Gibelli, parroco di Suzzara che farà le sue veci. A prendere la decisione è stato il vescovo di Mantova, monsignor Marco Busca. Un pressing cominciato il 14 febbraio del 2018, giorno delle Ceneri, quando la Diocesi lo aveva informato dell'intenzione di toglierlo dalla parrocchia di San Michele Arcangelo. Per giustificare tale decisione era stato incolpato di avere sbadigliato durante un funerale e di essere arrivato in ritardo a delle messe poi era partito il mobbing per esonerarlo da diversi impegni che piano piano gli sono stati tolti.
La verità è che don Angelo è un prete tradizonalista: ad esempio sul concetto di "famiglia" ha sempre sostenuto che essa è composta da papà, mamma e figli e non da due papà o due mamme. Per la Diocesi sarebbe una posizione troppo vicina al Vangelo che va in contrasto con la visione che hanno i giovani. A Villa Saviola Don Angelo gestiva, senza alcun problema, il gruppo formato da 30 ragazzi formatosi proprio grazie al lavoro del sacerdote ma che gli è stato tolto e affidato a don Paolo Gibelli, ritenuto più idoneo e diplomatico. L'occasione si era presentata in estate quando erano sorte alcune divergenze fra il sacerdote e alcune volontarie del Grest le quali si erano rivolte a Gibelli che le aveva appoggiate. Una mossa, quella del collega, valutata da don Angelo scorretta e che aveva aperto delle incomprensioni e lacerazioni.
“Per sollevare un parroco la suo incarico occorrono prove che attestino che quel sacerdote ha commesso fatti molto gravi come ad esempio l'aver rubato, l'aver scandalizzato, l'aver una morosa. Tutte cose che non mi riguardano” dice sereno don Angelo.
Poichè il suo scopo è essere al servizio della Verità del Vangelo è pronto a difendersi davanti la Sacra Rota e anche a denunciare chi lo vorrebbe danneggiare. Di sicuro don Angelo non firmerà le sue dimissioni “Va contro la mia dignità e andrei ad avallare accuse ipocrite che ritengo anzi delle calunnie” spiega il sacerdote. “Sto lottando non per difendere un posto da parroco ma i valori cristiani. E la circolare del Vescovo che annunciava l'apertura della comunione ai divorziati e ai risposati io non l'ho letta in chiesa". Il prete disobbediente si è infatti rifiutato di divulgare ai parrocchiani un documento che fra i cristiani suscita dibattito e che non lo trova d'accordo.
https://www.ultimissimemantova.it/Cronaca/10531_.html
Papa Francesco a Napoli solo per un incontro sui migranti: non incontrerà i fedeli
https://napoli.fanpage.it/papa-francesco-a-napoli-solo-per-un-incontro-sui-migranti-non-incontrera-i-fedeli/
E questa è la narrazione de Il Messaggero (a firma di una giornalista neocatecumenale)
Città del Vaticano - La pace non sia tra voi. Cardinali che bisticciano, che si scontrano a distanza, come se fossero schegge fuori controllo di due opposte tifoserie, da una parte i supporter dell'attuale pontificato, dall'altra quelli che, grosso modo, si rifanno al pontificato precedente ritenuto più coerente in materia di dottrina. Niente pare riesca a calmare le acque perché periodicamente le due visioni finiscono per provocare scintille a distanza. A volte sono beghe teologiche, altre volte opinioni personali, sempre sul filo del rasoio. Stavolta a riaprire le ostilità è stato uno scritto del cardinale tedesco Gerhard Mueller, teologo e già prefetto dell'ex sant'Uffizio, mandato in pensione da Francesco perché non allineato sulla sua visione teologica contenuta nella Amoris Laetitia (il documento post sinodale con il quale è stata aperta la possibilità di dare la comunione ai divorziati risposati).
Non uno, ma dieci, cento mille Don Angelo Bisi ci vorrebbero; è ora che ci la pensa come lui cominci ad uscire allo scoperto, dato che i vertici romani e l'episcopato tutto sono ormai spudoratamente eretici ed apostati, hanno fatto outing e contano sul loro autoritarismo per mettere a tacere ogni voce dissenziente. Invece è bene che tali voci si levino, e parlino forte, e li sbugiardino, questi impostori, ingannatori appiattiti sul mondo e sul suo tenebroso principe, anziché difensori della causa del Signore Gesù Cristo. Dice Lamendola nel suo ultimo articolo "Il vantaggio di cui godono i falsi preti e il falso papa, perciò, è, almeno in parte, proprio questo: sfruttano la credulità delle persone semplici e portano avanti il loro attacco spacciandosi per ciò che, nel loro cuore, non sono più, o forse non sono mai stati: dei veri ministri di Gesù Cristo ... come si chiama colui che sfrutta la fiducia degli altri per ingannarli, tradirli e agire per il loro male, anziché per il loro bene? ...Dice il vocabolario Treccani: delinquente", ragion per cui il professore trevigiano strenuo difensore della Chiesa preconciliare conclude dicendo "Oggi i cattolici hanno a che fare con una fetta del clero, specie i suoi vertici, che sono formati da delinquenti". http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/cultura-e-filosofia/la-contro-chiesa/7282-dobbiamo-reagire
UN FENOMENO "STRANO"
Da tempo, ma con una impressionante accelerazione negli ultimi anni, si verifica nella Chiesa un fenomeno strano, reiterato con tale regolarità da sospettare essere divenuto ormai prassi consolidata.Coloro che sostengono - a nostro fallibilissimo giudizio - idee difformi dalla dottrina cattolica, dalla legge naturale, dal Magistero bimillenario, dal Catechismo e dalla sacra Scrittura vengono sistematicamente favoriti, onorati, gratificati e persino promossi a ruoli di responsabilità.
Duole dirlo, ma non si può smentire questa realtà.
Tu neghi esplicitamente il peccato originale? Credi che Gesù non si sia mai ? Nessun problema: scelgono proprio te per predicare a un "ritiro mondiale di sacerdoti", così inoculerai indisturbato il tuo veleno su scala planetaria.
Sei a capo di un Ordine religioso, ma dubiti delle parole che i Vangeli attribuiscono a Gesù perché a quel tempo non c'erano registratori? E professi che il demonio è una inventata di sana pianta? Tranquillo, nessuno ti riprende o ti rimuove. Anzi, i tuoi pari grado di altri Ordini scelgono proprio te come loro presidente.
Sei un prete e affermi l'esatto contrario di ciò che insegna il catechismo sull'omosessualità? "No problem", all'incontro mondiale delle famiglie organizzato dalla Chiesa tu sei uno degli "ospiti d'onore".
Siete amici intimi e discepoli di un cardinale predatore i cui misfatti - siate sinceri - non potevate non sapere? Ma è una quisquiglia, tranquilli che vi fanno cardinali.
Fatti che accadono regolarmente,
E noi sventurati "soldati semplici"? Noi facciamo la nostra parte, con la preghiera e le opere, sapendo che si può rinascere e guarire. Purchè conserviamo il seme della fede. Da piantare quando la bufera sarà passata.
(Gianpaolo Barra, "il Timone" mensile di apologetica, n.181).
Stavolta, però, è chiaro che Francesco voglia fare di tutto per promuovere la sua dottrina sulla fede applicata al tema delle migrazioni, superando, ancora una volta, una serie di divisioni interne alla Chiesa su questo tema.
Voci dal "piccolo resto"...
Coraggio, non sei solo, don!
Da Wikipedia:
"...A partire dal tardo Medioevo (XIII e XIV secolo) la regione a cavallo dei Sudeti fu colonizzata prevalentemente da popolazioni tedesche, che varcando le montagne da tre lati del quadrilatero boemo fecero arretrare l'elemento ceco verso la zona collinare.
La massiccia presenza tedesca in Boemia derivante da questa IMMIGRAZIONE per lungo tempo non fu causa di attriti nella regione in quanto il regno di Boemia faceva comunque parte dell'Impero Asburgico. Solo a metà del XIX secolo, con l'avvento dell'epoca degli stati nazionali, si cominciò a porre la "questione boema"...
...In seguito alla sconfitta tedesca nel secondo conflitto mondiale il Sudetenland venne restituito alla Cecoslovacchia e la popolazione di lingua tedesca dei Sudeti venne espulsa in massa. In questo modo quasi tre milioni di profughi si riversarono nella Germania postbellica e furono rimpiazzati da cechi e slovacchi. Tuttavia, circa 150.000 tedeschi poterono sfuggire alle espulsioni, poiché la maggior parte di essi era composta da lavoratori considerati indispensabili, senza i quali molte industrie nazionalizzate sarebbero fallite.
Oggi gli ex territori di lingua tedesca dei Sudeti fanno parte della Repubblica Ceca. Secondo i dati del 2001, 39.106 cittadini cechi e 5.405 cittadini slovacchi si dichiarano di etnia tedesca. Sono inoltre 14.157 i cittadini tedeschi che vivono in Repubblica Ceca.
A Monaco di Baviera ha sede un'organizzazione, la Sudetendeutsche Landsmannschaft, che rappresenta i rifugiati dei Sudeti in Germania."
Ho copiato ed incollato i fatti, tra gli estremi cronologici, per mostrare che l'onda lunga di questi insediamenti non finisce mai, e questo è solo un caso in Europa dove, pur tra diverse etnie confinanti, siamo ed eravamo 'tra noi'. Quindi mentre è a Napoli J.M. Bergoglio si impegni a rimaner in Europa, a dirimere i problemi che nasceranno da questa IMMIGRAZIONE FORZATA, per i secoli avvenire, avendo lui, forte della sua dottrina,nessuna difficoltà a manipolare il tempo,ad occupare gli spazi;a gettare nel caos l'unità dei popoli; a violentare la realtà con l'ideologia; a far disperdere l'essere umano nella massa.
" Questa deferenza può diventare papolatria, che non va bene. "
E non è proprio quello che ho detto io? Perché si deve sempre tirare al bersaglio con questa storia dei "greco-scismatici"?
L'esempio della luce che piove dalle finestre e delle colonne della chiesa è molto chiaro al punto che pure un bimbo lo capirebbe. Ognuno ha il suo compito e infatti sin dall'inizio si cerca di fare questo ordine. Ma quando l'ordine è stravolto o è reso papolatria, che come dice lei "non va bene" allora il risultato è quello che vediamo oggi.
Ci sarebbero da fare varie puntualizzazioni su certe dichiarazioni che fa a proposito dei due predecessori di "Francesco I" (che più subdolamente ci stavano già portando fuori strada - chi ricorda lo scandalo di Assisi del 1986?), ma credo sia comunque importante leggerla per capire il "clima" che respirano sempre più fedeli e sempre più sacerdoti intellettualmente onesti.
Un certosino
"Cercate leggendo e troverete meditando; chiamate pregando e vi sarà aperto contemplando." (Dal silenzio della certosa)
La deferenza al Papa che diventa papolatria - Non è quello che ha detto Pietro C.,
chiunque egli sia?
Non direi. P C attribuisce i mali presenti della Chiesa alla eccessiva autorità che
si attribuisce al Papa, diventata papolatria. Ma non è così. I mali della Chiesa
derivano dal fatto che i Papi da 60 anni insegnano cattive dottrine, sono mali che
hanno un'origine dottrinale, in primo luogo. E tra le false dottrine c'è in primo
luogo l'ecumenismo, le "aperture" a eretici e scismatici di ogni tipo, compresi
i greco-scismatici, ai quali, per misteriosi motivi, sembra piacere questo blog.
La papolatria è un effetto, in ogni caso un fenomeno sgradevole ma secondario.
Il greco-scismatico si riconosce dal fatto che cerca sempre di attaccare l'autorità
del Papa in quanto tale, a prescindere dalla papolatria più o meno diffusa tra i
fedeli.
H.
La "questione boema" non è spiegata bene, lo Stato-nazione c'entra poco.
Non nacque con l'avvento degli Stati-nazione. Nacque all'interno dell'impero asburgico, a causa delle dinamiche interne dello stesso impero e della pressione esercitata su di esso dall'impero zarista (non uno Stato-nazione) tramite il panslavismo e dalla nascente potenza della Germania che si stava unificando sotto la guida della Prussia (la Germania, uno Stato-nazione definitosi impero?).
I Cechi (Boemia, Moravia, parte della Slesia) erano la regione più ricca ed evoluta. Ricca l'agricoltura e molto sviluppata l'industria, Vienna non poteva fare a meno della Boemia. Lo sviluppo economico e culturale favorì un forte aumento demografico nella popolazione ceca e i tedeschi cominciarono a trovarsi in minoranza, circostanza aggravata dall'introduzione del suffragio universale maschile nel 1907. Da decenni, prima del 14, si dibatteva su una riforma costituzionale nell'impero, che realizzasse il cosiddetto "trialismo", cioè riconoscesse agli slavi dell'impero una posizione uguale a quella dei magiari. Ma le opposizoni nazionali incrociate erano fortissime, non se ne fece niente.
I cechi culturalmente erano attratti in particolare dalla Russia zarista, dal panslavismo (cui si opponevano invece i polacchi asburgici, della Galizia). I Vecchi Cechi erano liberali moderati, volevano l'autonomia della Boemia dentro un impero riformato in senso federale; i giovani cechi invece si orientavano per l'indipendenza, per uno Stato Ceco e slovacco (gli slovacchi erano sudditi ungheresi e gli ungheresi erano meno liberali degli austriaci).
Durante la I gm le unità ceche furono tra quelle meno affidabili, soprattutto sul fronte russo. Un reggimento composto quasi tutto di praghesi passò in massa ai russi.
Insomma, l'impero AU era in crisi politico-istituzionale alla vigilia della I GM, il problema era posto soprattutto dai rapporti con gli slavi, cui si opponevano soprattutto i tedeschi della Boemia e gli ungheresi (la Croazia e la Slovacchia erano nel Regno di Ungheria) Feroce era anche l'ostilità tra ungheresi e romeni della Transilvania.
L'impero sarebbe evoluto fatalmente verso una forma federale, era nella natura delle cose, anche se questo contrastava con l'idea della monarchia di diritto divino (ma come re d'Ungheria, l'imperatore era un monarca costituzionale). Lo scoppio della guerra, nata da una serie di errori politico-diplomatici compiuti dagli austriaci e dai tedeschi ma anche dai russi, sulla base di errori antecedenti operanti come cause secondarie, mandò tutto all'aria.
L'impero multinazionale austriaco e poi austroungarico durò dal 1526 (acquisizione delle Corone di Boemia e Ungheria però con l'impegno di rispettarne le antiche libertà) sino al 1918, una impresa notevole. Portarlo ad esempio per la multinazionale Unione Europea, come hanno fatto tanti, non è corretto, perché questa Europa è un non-Stato, una "dissocietà"(M. De Corte) fondata sulla corruzione della morale naturale e cristiana e lo spirito mercantile più feroce.
H.
OT:
https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&url=https://m.tio.ch/people/people/1352180/satana-virgilia-raffaele-sanremo-e-salvini-la-polemica-e-servita%3Fmr%3D1%26ref%3D&ved=2ahUKEwiOvJ7H2brgAhVDtosKHdi3CHIQFjAdegQIBRAB&usg=AOvVaw0mCbls8ZBaxf4vbD4qucvd
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