Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 6 febbraio 2019

Il Trattato franco-tedesco, ovvero la strategia di demonizzazione dei cosiddetti “eurofobi” da parte degli europeisti

Per approfondire, perché il nuovo trattato franco-tedesco poggia su concetti e iniziative che rischiano di passare sulle nostre teste, mettendoci di fronte alla strategia del fatto compiuto quanto a conseguenze. Noi ne abbiamo parlato qui, mentre ora, nella nostra traduzione, riprendiamo sul tema l'ultimo articolo di Alexadre Del Valle, geopolitico, docente e saggista.
Denunciato da alcuni come la liquidazione della sovranità francese, lodato da altri che accusano l'“estrema destra” di diffondere fake news, l'accordo è quanto meno controverso. Tanto se si è “europeisti” convinti come se si è “sovranisti” dalla testa ai piedi, è comunque vero che il documento ha di che lasciare perplessi. La voglia di sfidare la “gente che comanda” incarnata dagli infaticabili “gilets gialli” non rischia certo di placarsi di fronte a quello che ha tutta l'aria di essere l'ennesimo accordo firmato “alle spalle” dei cittadini, esattamente come quello di Marrakech [qui ; il global-compact qui - qui da noi stornato ma non dalla Francia]. In che consiste dunque questo documento e cosa include? Pur non comportando l'annessione dell'Alsazia – come si è arrivati a leggere sulle reti sociali –, esso ha pur sempre a che vedere con l'Europa. E molto più. Alexandre Del Valle analizza qui i principali aspetti problematici del trattato e il modo in cui le persone che vi si oppongono vengono sistematicamente demonizzate per mezzo della reductio ad Hitlerum.

Il Trattato franco-tedesco, ovvero la strategia di demonizzazione dei cosiddetti “eurofobi” da parte degli europeisti
Alexandre Del Valle – 25 gennaio 2019

In base ai termini stessi dell'accordo, l'obiettivo sarebbe quello di rafforzare la collaborazione franco-tedesca negli “ambiti della politica economica; della politica estera; della sicurezza; dell'educazione e della cultura; della ricerca e della tecnologia; del clima e dell'ambiente e della collaborazione tra le regioni di confine e tra le società civili”. La prima domanda che sorge è la seguente: ci troviamo di fronte a un progetto ambizioso o a uno sfoggio di belle parole?

Laddove ci si riferisce a un'“Europa più sovrana, unita e democratica”, viene da chiedersi in cosa consista tale sovranità europea: non si capisce bene se comprende tutta l'Unione Europea o solo una determinata zona geografica, se esprime un'idea vaga e spesso illusoria, o se si tratta di un'Europa unita dal punto di vista geo-culturale, nonostante molti dirigenti – Merkel e Macron compresi – si siano rifiutati, per esempio, di ratificare l'esclusione dell'Islam dal concetto di cultura europea. D'altra parte, collaborazione non vuol dire necessariamente convergenza, ma è proprio a quest'ultima che si fa riferimento: far “convergere le loro economie e i loro modelli sociali, favorire la diversità culturale e ravvicinare tra loro le loro società e i loro cittadini”.

Si tratta dunque dell'ennesimo appello alla diversità – arrivato giusto poco dopo Marrakesh [vedi] – che stabilisce a priori “l'apporto positivo” degli alloctoni e le tendenze aggressive degli autoctoni? Il fatto che non sia possibile decifrare cosa possano mai realizzare insieme la convergenza e la diversità culturale autorizza a porsi questa domanda. Si può inoltre far notare che – per quanto riguarda la cultura francese – non è mai stato necessario chiedere a nessuno – nemmeno ai “nuovi arrivati” – di far “convergere” la propria cultura con quella della nazione. Si tratta di paradigmi completamente differenti, e se è veramente lo spirito di collaborazione, di amicizia e di “convergenza” quello che ispira il trattato di Aix-la-Chapelle, in pratica si sta progettando di applicare principi organizzativi della società che si oppongono tra di loro (convergenza e diversità culturale, collaborazione e “instaurazione” di una cultura, etc.).

Sono appunto i dettagli minuti e i termini ambigui di questo tipo a far nascere interrogativi. Si parla di una cooperazione militare finalizzata “all'instaurazione di una cultura comune”: ma se si deve “instaurare” una “cultura” esattamente come lo si farebbe sotto un regime o in stato d'emergenza, ci si chiede in che cosa si siano trasformati i dolci termini “amicizia” e “collaborazione”.

Certo, si è ripetuto fino alla nausea che non si tratta del primo patto di questo tipo tra Parigi e Berlino, dato che già il Trattato dell'Eliseo del 1964 tra De Gaulle e Adenauer stabiliva rapporti di “amicizia” tra i due paesi. Ma se si comparano tra di loro i due trattati, è impossibile non constatare che il neonato trattato di Aix-la-Chapelle non presta più la benché minima attenzione al concetto stesso di “nazione”. La Germania e la Francia non sono più nazioni ben distinte – con tutto ciò che questo implica in termini di cultura, di identità e di interessi –, bensì sono relegate al rango di entità amministrative, come è già (ahimé) il caso delle città. Che non ci si inganni: è proprio questo il senso di tanta insistenza sul concetto di “sovranità” dell'Europa (leggasi Unione Europea) da parte del trattato. Ora, dato che tale sovranità si può definire solo in rapporto con realtà esterne, extra-europee (per esempio gli Stati Uniti), essa implica comunque una certo legame coi suoi elementi interni. Insomma, l'Unione Europea sarebbe un'entità sovranazionale i cui cittadini, senza aver avuto voce in capitolo in merito, sono chiamati ad essere progressivamente sottratti alle loro nazioni di appartenenza per accedere allo statuto (superiore) di “cittadini dell'Unione”, di “cittadini europei”. La sovranità nazionale è dunque qui o obliterata o diluita all'interno di una sovranità più estesa e antinomica – tanto de facto come de iure –: la “sovranità europea”.

La natura implicitamente antinazionale del progetto federalista europeo nella sua evoluzione-involuzione a partire dagli anni Novanta

Da molti anni si può constatare una crescente polarizzazione del dibattito, sullo sfondo del (cosmo)politicamente corretto che consiste nel concedere una simulata libertà di parola a quanti la pensano in maniera non allineata, limitando la loro facoltà di espressione, mettendoli a tacere, caricaturizzandoli o – il più delle volte – demonizzandoli. Esattamente come succede nei casi della questione dell'immigrazione, dell'islam e del Brexit, nemmeno il trattato di Aix-la-Chapelle sfugge a questa sindrome. È così che Guy Verhofstadt, ex-primo ministro belga, candidato alle elezioni europee con gli slogan “porre fine ai nazionalismi”, ha etichettato in questi giorni le voci critiche nei confronti del trattato franco-tedesco come discorsi di estrema destra. Da parte sua Emmanuel Macron, nell'ambito delle reazioni incandescenti al trattato, ha evocato “coloro che dimenticano il valore della pace e spargono menzogne” e si rendono quindi “complici dei crimini del passato”, il che equivale senza mezzi termini a far passare gli euroscettici per filo-nazisti, per nostalgici o per complici dei collaborazionisti francesi col regime di Vichy. Altri sostenitori del trattato franco-tedesco evocano i “movimenti nazionalisti” all'interno dell'Europa, che secondo loro la starebbero minacciando di nuovo.

Macron dice dunque di lottare contro “i nemici dell'Europa”. In modo equivalente e con la stessa pratica della “legge di Godwin”[1], anche il discorso di Angela Merkel fa continui riferimenti alla Seconda Guerra Mondiale, da decenni un mantra totalizzante e costante all'interno dei discorsi di ogni persona che partecipa ai dibattiti e di ogni dirigente europeo benpensante. In realtà non vi è assolutamente alcun elemento che possa indicare o dimostrare che il fatto che si veda questo trattato non molto di buon occhio sia effettivamente la prova che si appartiene all'estrema destra: tutto il contrario, dato che sono proprio i totalitarismi ad essere imperialisti e ostili alla sovranità degli Stati e delle nazioni che vogliono assorbire, annettere o distruggere, pacificamente o con la violenza. Da questo punto di vista, è semmai proprio il progetto germanocentrico e neo-imperialista che dovrebbe mettere allerta le coscienze vigili e le “resistenze”, non la legittima volontà dei popoli di non rassegnarsi alla loro diluizione annunciata.

A tal proposito, si noti il fatto che tanto la Merkel come Macron, come anche altri europeisti convinti, fanno allusioni costanti alla guerra e al nemico. Ora, il nemico è soprattutto il “nazionalista” (in effetti l'uomo nero adesso è un altro: è sufficiente essere nazionalisti per diventarlo). La cooperazione militare prevista induce pertanto a interrogarsi su quale sia il vero obiettivo: è forse il nazionalismo extra-europeo che minaccia l'Unione Europea? Così, quando il presidente francese afferma di voler fare dell'Europa “uno scudo per proteggere i nostri popoli dai cambiamenti del mondo”, non si riesce a capire esattamente cos'abbia in testa.

A favore o contro l'Unione Europea: è veramente questo il punto di frattura?

Macron e la Merkel hanno dedicato fiumi di parole al loro concetto di “più Europa”, e i difensori del trattato hanno fatto finta di credere che solo gli anti-europeisti di estrema destra possano trovarvi da ridire e che spargano a tal proposito fake news inammissibili per i “buoni”, naturalmente onesti, obiettivi ed etici. In realtà, quanti hanno a cuore il progetto di un'Unione Europea che riunisca Stati differenti per alcuni scopi comuni ma conservando la loro sovranità – il che era il progetto originario di Schuman, De Gasperi, Adenauer, De Gaulle – non possono vedere questo trattato senza inquietudine.

La Merkel si lamenta degli attacchi contro il “multilateralismo”, ma poi la risposta offerta dal cancelliere tedesco e dal presidente francese è un accordo bilaterale in cui Parigi e Berlino si auto-eleggono nocciolo duro dell'Unione Europea, ovviamente “aperto” a tutti gli altri membri dell'Unione. Lo si potrebbe meglio definire como un club che, pur essendo “aperto” agli altri, resta in realtà di proprietà dei suoi primi fondatori, “ben orientati”, mentre i “nuovi” membri, provenienti dall'Est, in maggioranza “populisti” e/o nazionalisti (Ungheria, Polonia, etc.) sono respinti per la loro visione alternativa dell'Europa.

Siffatta posizione è ancor meno comprensibile quanto più si moltiplica il numero di Stati “restii” e la necessità di fornire risposte specifiche a ogni nazione. Nel momento in cui l'Unione vacilla sotto i colpi della sfida britannica rappresentata dal Brexit, non c'era veramente nessuna risposta migliore da dare che questa polarità manichea che non lascia più nessuno spazio a quanti – senza voler uscire dall'Unione – non vogliono avallare la deriva federalista e mondialista e le preferiscono la via “riformista” di un'altra Europa? Si fustigano quelli che escono per davvero dall'Unione (i sostenitori del Brexit) per non aver voluto “farla cambiare dall'interno”, ma si continuano ad escludere e demonizzare i vari Kurz, Orbán e Salvini che propongono di riformare l'Europa per salvarla da un'autodissoluzione annunciata. È veramente intelligente e produttivo da parte delle nostre élites virtuosamente euro-federaliste dare a intendere che di fatto nell'Unione Europea vi sarà soprattutto un “motore” franco-tedesco, tuttalpiù ammantato da Bruxelles, e che al resto dell'Europa “periferica” non resterà altra scelta che sottomettersi o abbandonare? Si ricordi che qualche anno fa Angela Merkel – in un raro slancio di lucidità (elettorale) – aveva riconosciuto il “fallimento del multiculturalismo”, il che le è costato la presidenza del suo partito. Consapevole del fatto di non poter più tollerare gli “identitaristi”, la Merkel ha in seguito fatto entrare in Germania migliaia di “migranti”, ha etichettato incessantemente come nazisti quanti hanno tratto conclusioni  a partire dalla sua stessa ammissione del fatto che il multiculturalismo è stato un fallimento, e adesso firma un trattato di cui il suo successore non conosce nemmeno la portata...

Il fatto che un trattato del genere sia firmato da un presidente privo di appoggio nazionale e da un cancelliere uscente – due personaggi politici che stanno perdendo legittimità – la dice lunga sulla natura “post-democratica” dell'europeismo. E questo “patto franco-tedesco” non fa altro che rafforzare – in seno ai popoli che tengono alla loro sovranità – la sensazione, vera o falsa che sia, che i nostri dirigenti post-democratici stiano lavorando alla dissoluzione progressiva delle nazioni, conditio sine qua non per costruire la “nazione europea”. Così, Angela Merkel ed Emmanuel Macron si sono entrambi riproposti di sviluppare l'Unione in senso federalista costi quel che costi, anche se gli euroscettici sono sempre più numerosi tanto a sud (Italia, Grecia) come ad est (gruppo di Visegrad). I discorsi che tendono a esasperare le divisioni dipingendo il nazionalismo e anche il mero sovranismo come gravi “minacce” per l'Europa non possono far altro che inquietare gli europei che vogliono ancora essere cittadini della propria nazione prima di essere cittadini europei.

Convergenza, convergenza... sostituzione, deposizione

Convergenza di modelli economici e sociali, “spazio culturale e mediatico comune” (i media godono decisamente delle premure dei dirigenti: non ci scordiamo dei piani di “sensibilizzazione” che il patto di Marrakech prevedeva per questi “attori” della società)... ecco un bel po' di cose da mettere “in comune” (oltre alle capacità militari), con una bella infarinatura di “diversità culturale”. Nel momento in cui i due paesi si promettono reciprocamente una visione comune affinché l'Unione Europea presenti un fronte unito (specialmente alle Nazioni Unite), è giocoforza constatare che qui si va ben al di là della convergenza e che si sta arrivando alla sostituibilità di entrambi i paesi.

Ora, i giochi di prestigio e di sostituzione realizzati da Angela Merkel e da Emmanuel Macron per la riuscita di questo trattato non cancellano le differenze fondamentali. La Francia ha la bomba atomica, la Germania no. La “collaborazione” includerà anche quella? A che prezzo? La Francia è membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, la Germania no. La Francia rinuncerà forse all'esclusività del suo seggio per condividerlo col proprio partner? Fare del desiderio della Germania di accedere allo statuto di membro permanente dell'ONU una “priorità della collaborazione franco-tedesca” non solo è sorprendente, ma dovrebbe anche incitarci a chiedere quale sarà la controparte tedesca a favore della Francia. La risposta si trova forse nell'interesse comune che i due paesi hanno per l'Africa, continente in cui la Francia è impantanata... Si passa dunque dalla convergenza (già di per sé discutibile) a una quasi-deposizione della nazione in profitto di un'alleanza franco-tedesca.

Fake news, etc.?

Come nel caso del patto di Marrakech, molti cronisti, opinionisti e altri segugi in cerca del falso si sono prodigati per convincere il pubblico del fatto che il trattato di Aix-la-Chapelle sarebbe soprattutto “simbolico” (anche questo!), che non presenterebbe niente di nuovo e che soprattutto non ci si dovrebbe porre tante domande su di esso, come l'onnipresente “estrema destra” vorrebbe far credere. E come nel caso del patto di Marrakech (che si autodefinisce “non-vincolante”), ci si chiede a che serve firmare un patto di cui non ci viene specificato né il valore, né l'impatto, né la novità.

Ora, se è vero che si tratta di qualcosa di così anodino e inoffensivo e che i “populisti” hanno mentito sulla natura di questo patto, perché mai si è dovuto aspettare l'ultimo momento (appena qualche giorno prima della firma, avvenuta il 22 gennaio) affinché l'Eliseo  pubblicasse finalmente il  testo del documento sul suo sito? Perché non ne sono stati informati nemmeno i membri del parlamento? Perché, in un atto di sfida all'Unione Europea – e tuttavia con la scusa di “rafforzarla” – non è stata data voce in capitolo né agli elettori né ai politici eletti dal popolo? L'intero problema risiede nel fatto che, in un ambito incentrato sulla politica e sulla strategia militare, tanto la Merkel come Macron hanno deciso di falsare il dibattito creando un'opposizione manichea tra “populisti” ed europeisti, vale a dire tra indesiderabili e accettabili. In questo modo hanno stretto ancor di più le catene intorno al collo dell'Europa che – a quanto pare – appartiene a tutti ma che nessuno può toccare, che non si ha il diritto di definire da un punto di vista identitario e che ha la vocazione – da impero normativo – di estendersi senza limiti di frontiere e culture, dal momento che si condivide la sua religione dei diritti dell'uomo e ci si sottomette alle sue regole. [Fonte]

[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
___________________________
[1] La “Legge di Godwin” – ideata dall'avvocato e autore americano Mike Godwin nel 1990 – è una massima della cultura online che afferma che “quanto più una discussione online si prolunga, tanto più aumenta la probabilità di essere paragonati ai nazisti o a Hitler”, ossia che se una discussione online (indipendentemente dal suo argomento o dai suoi propositi) si prolunga sufficientemente, prima o poi, qualcuno paragonerà una persona o un atteggiamento ad Adolf Hitler o alle sue azioni: arrivati a questo punto, di solito la conversazione si chiude - ndT.

24 commenti:

irina ha detto...

"... In realtà, quanti hanno a cuore il progetto di un'Unione Europea che riunisca Stati differenti per alcuni scopi comuni ma conservando la loro sovranità – il che era il progetto originario di Schuman, De Gasperi, Adenauer, De Gaulle – non possono vedere questo trattato senza inquietudine..."

un'Unione Europea che riunisca Stati differenti per alcuni scopi comuni ma

conservando la loro sovranità

il che era il progetto originario di Schuman, De Gasperi, Adenauer, De Gaulle

Sotto le parole di questo ed altri trattati, la paura è la sola ed unica radice; parole, foglie di fico, di coloro che hanno tradito e/o stanno tradendo la fiducia loro accordata e lo sanno e temono e rincarano la dose, nell'ultima disperata illusione di uscirne e con gloria.

Anonimo ha detto...

Un articolo del 2017 ma merita di essere preso in considerazione.

http://m.ilgiornale.it/news/2017/02/02/laccusa-dei-tradizionalisti-usa-cosi-obama-ricatto-ratzinger/1358671/

mic ha detto...

;) non era sguggito tra le nostre traduzioni:
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2017/01/clamoroso-organi-di-stampa-statunitensi.html

Anonimo ha detto...

i
«L’ammissione della Repubblica federale di Germania come membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite è una priorità della diplomazia franco-tedesca».

Così recitano le righe finali dell’articolo 8 del nuovo trattato franco-tedesco che martedì 22 gennaio sarà firmato ad Aquisgrana da Angela Merkel ed Emmanuel Macron. Inutile dire che si tratta di una bomba diplomatica di risonanza mondiale: un paese vincitore della seconda guerra mondiale, la Francia, si impegna ad assegnare (in condominio) un seggio nel Consiglio di sicurezza al maggiore paese sconfitto, la Germania, in aperta sfida agli Stati Uniti, che di tale ammissione non hanno mai voluto saperne.

Anonimo ha detto...

Tra le intenzioni, mai espresse, di questo trattato forse quella mirata antiUK: economia, commercio con Africa, Asia, America meridionale ed altri.

Anonimo ha detto...

Ma veramente il progretto di Ventotene non auspicava affatto "70 anni di pace" e tutte le sciocchezze che ci hanno propinato in questi anni

https://www.italiaoggi.it/news/la-scelta-di-ventotene-e-stata-un-errore-il-manifesto-di-spinelli-e-un-atto-leninista-che-cancella-le-2109884

Piero

mic ha detto...

https://lacrunadellago.net/2019/02/07/salvini-a-trump-posso-essere-il-tuo-alleato-piu-stretto-in-europa/

Qualsiasi sarà il destino dell’Europa nei prossimi mesi, per sapere come andrà a finire non bisognerà guardare a Bruxelles, Parigi o Berlino.

Bisognerà guardare a Roma.

mic ha detto...

http://www.occhidellaguerra.it/lega-salvini-trump/

Lega e M5S vogliono Trump
Ma è Salvini il prescelto degli Usa

Anonimo ha detto...

Mi permetto una precisazione, la Francia non ha vinto nessuna guerra, era sotto occupazione nazista e non aveva mosso un dito ed è stata salvata dagli alleati, poi De Gaulle è riuscito a salire sul carro dei vincitori, adesso la Germania freme perché vuole diventare importante e cerca una spalla.......okkio se la Germania alza la testa sono dolori per tutti.....

OT il ministero che era di Savona passa a Conte ad interim, dice niente la cosa?......

Anonimo ha detto...


La Francia non ha vinto nessuna guerra.

Per essere più precisi. Con l'armistizio concesso dai tedeschi vincitori, il regime di Vichy riuscì a conservare l'impero coloniale francese e parte del territorio nazionale, formalmente indipendente anche se nei fatti satellite della Germania. Le forze golliste, appoggiate dagli Alleati furono per molto tempo costituite da quattro gatti. Unità modeste loro combatterono contro di noi in Africa del Nord, inquadrate nell'esercito inglese. Quando l'Asse perse l'Africa del Nord, i francesi passarono ovviamente in massa con gli americani, anche nell'impero coloniale. Gli americani equipaggiarono due o tre divisioni francesi, armandole bene.
Queste, dopo l'8 settembre 43, parteciparono alla rioccupazione della Corsica (con truppe italiane, cosa che non viene ricordata), facilitata dal fatto che i tedeschi si ritirarono in Toscana limitandosi a combattimenti di retroguardia, anche contro di noi. IL corpo di spedizione francese in Italia era composto in gran parte di arabi e senegalesi, famosi tutti per le violenze sessuali e non contro i civili italiani. Francesi e inglesi occuparono anche l'isola d'Elba, con due o tre giorni di duri combattimenti contro tedeschi e fascisti di Salò, seguiti dalle immancabili violenze sulla popolazione e i prigionieri.
Infine, il grosso dei francesi vestiti all'americana partecipò allo sbarco in Provenza, nel 44 e in Normandia, contribuendo alla liberazione di Parigi e infine alla fase finale della guerra in Germania.
Qualcosa hanno fatto, ma non molto e sempre nell'ambito del formidabile schiramento anglo-americano. De Gaulle, per la sua superbia, era detestato da tutti i capi politici e militari alleati. Dopo la guerra la Francia era all'inizio uno dei Grandi, anche se trattata dalla porta di servizio, per ovvi motivi. Riuscì però ad entrare nei "Quattro Grandi" e poi nel Quintetto che siede in permanenza al Cons. di Sic. dell'ONU.
La Germania, come membro permanente, nessuno l'ha mai voluta, non solo l'America ma anche la GB e la Russia. Il proposito del duo Merkel-Macron appare velleitario. Sarebbe sorprendente se si realizzasse. Potrebbero ricattare gli inglesi, in grossa difficoltà con la Brexit, facendo concessioni e ottenendone l'appoggio. Ma non basterebbe.
H.

Anonimo ha detto...

Il richiamo dell'ambasciatore francese in Italia non avviene solo dopo uno scambio di dure parole tra il governo italiano e quello francese. Non si deve dimenticare infatti né che fu Sarkozy a volere aggredire la Libia anche per danneggiare il nostro Paese né che più volte i dirigenti francesi hanno offeso pubblicamente il nostro governo, mentre al confine con l'Italia la gendarmeria francese ha più volte ignorato la sovranità italiana.
Sarebbe un grave errore quindi schierarsi dalla parte di Macron solo perché non si sostiene il governo giallo-verde (che certo non è esente da difetti), così come fu grave che ci si schierasse dalla parte di Sarkozy pur di far cadere il governo Berlusconi. Quest'ultimo in particolare era detestabile, ma allora Sarkozy volle colpire Berlusconi per colpire gli interessi del nostro italiani.

Mutatis mutandis, lo stesso si deve dire per quanto riguarda la polemica tra Macron e il governo giallo-verde. Ma questa volta il governo italiano, come si suol dire, ha reso pan per focaccia al governo francese, che peraltro è detestato pure da non pochi francesi (e lo si deve sempre ricordare, perché la polemica non è tra italiani e francesi).

(Fabio Falchi)

irina ha detto...

Il richiamo dell'ambasciatore; la posizione geografica dell'Italia; il mar Mediterraneo( https://www.ilpost.it/2014/08/27/porti-italia/ )


Mar Mediterraneo
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Costa settentrionale o europea
Gibilterra (Regno Unito)
Spagna
Francia
Monaco
Italia
Malta
Slovenia
Croazia
Bosnia ed Erzegovina
Montenegro
Albania
Grecia
Cipro
Akrotiri e Dhekelia (Regno Unito)
Cipro del Nord (territorio conteso)

Costa orientale o asiatica
Turchia
Siria
Libano
Israele
Palestina

Costa meridionale o africana
Egitto
Libia
Tunisia
Algeria
Marocco
Ceuta (Spagna)

irina ha detto...

https://www.webitmag.it/grecia-gli-aeroporti-pireo-venduto-anche-porto-salonicco_127472/

salonicco-porto-grecia
Il porto di Salonicco, in Grecia
Dopo gli aeroporti e il Pireo, la Grecia vende anche il porto di Salonicco. L’agenzia ellenica per le privatizzazioni Hrdaf ha confermato l’accordo di vendita per 1,1 miliardi di euro del 67% della proprietà dei moli del porto di Salonicco a un consorzio internazionale guidato dai tedeschi del gruppo Deutsche Invest Equity Partners, e comprendente le francesi Terminal Link Sas e Cma Cgm, l’azienda pubblica cinese China Merchants Holdings International. Unica concessione alla nazione ospite il gruppo greco Belterra Investments, controllato dal miliardario russo-greco Ivan Savvides....

Dopo che il 12 aprile sono stati privatizzati 14 aeroporti regionali venduti in concessione al gestore tedesco Fraport per 1,2 miliardi di euro, tra cui proprio quello di Salonicco, ora la Grecia attua la sua seconda maggiore privatizzazione. Il che significa che servizi basilari di trasporto e comunicazione dell’antica Tessalonica sono ormai in gran parte di proprietà estera. In base al piano imposto negli ultimi anni da Ue e Fondo Monetario Internazionale al governo di Atene la Grecia è quindi costretta a vendere il 2° porto per grandezza e volumi dopo il Pireo di Atene, già dall’aprile 2016 per la maggioranza di proprietà del colosso cinese dei container navali Cosco, riporta FinanzaReport.
 Il fuori tutto però non è ancora finito. E dopo le infrastrutture nei prossimi mesi la Grecia provvederà a porre sul mercato anche una quota del 35,5% della compagnia energetica Hellenic Petroleum. E una quota del 5% della Ote, la maggiore azienda di telefonia del Paese.

Anonimo ha detto...

Frau Merkel diverse volte è stata ad Ischia, le piace il mare.

Anonimo ha detto...

Italiani, portate rispetto.

Asselborn: "Merde!"
Moscovici: "Piccoli ducetti."
Macron: " Vomitevoli".
Juncker: " Corrotti e scansafatiche"
Oettinger: " I mercati finanziari vi insegneranno a votare"
Sanchez: "Egoisti antieuropei".

Anonimo ha detto...

https://m.huffingtonpost.it/amp/lucia-annunziata/ma-che-vuole-macron-dallitalia_a_23664237/

Anonimo ha detto...

Cattolici in politica (eredi di De Gasperi e di Moro):
- scontro migranti Francia-Italia: non pervenuto
- disastro economico-finanziario: non pervenuto
- impennata della criminalità: non pervenuto
- pubblica istruzione: non pervenuto
- gender e crisi della famiglia: non pervenuto
- aborto, divorzio, eutanasia: non pervenuto
Silvio Brachetta

Affari italiani ha detto...

Pil, Moscovici torna a tuonare con veemenza contro il nostro Paese: "In Italia non si vede l'espansione prevista". Colpisce assai tutto ciò per due ragioni. Che così vorrei condensare: (1) La stupidità di un mondo in cui tutto è calcolabile e, per di più, in vista della espansione. (2) Un signore che non abbiamo eletto e che ci dice cosa dobbiamo fare o non fare. Sì, proprio lui, che neppure è cittadino italiano. Riprendendo la nota domanda di Cicerone: fino a quando abuserete della nostra pazienza? 

Anonimo ha detto...

Parigi rifiuta di accogliere la sua quota di sbarcati dalla Sea Wathc.
Ha comunicato al Viminale che "prenderà solo persone che hanno bisogno di protezione e non migranti economici e ha aggiunto che appoggerà l'Italia per chiedere rimpatri più efficaci in alcuni paesi africani a partire dal Senegal". Si apprende da fonti del Viminale: "Ora ci si aspetta che Parigi dimostri con i fatti la buona volontà, collaborando per rimpatriare al più presto decine di senegalesiirregolari che si trovano in territorio italiano". "Il Viminale prende atto: anche i francesi non vogliono clandestini", concludono le fonti del ministero dell'Interno

Anonimo ha detto...

Tanto non li avrebbero presi lo stesso, né loro né altri, da Diciotti in poi sono tutti qua chi è scappato e chi va in giro e basta, intanto ferma tutti i treni a Ventimiglia e ore ed ore di ispezioni per trovare eventuali clandestini, stesso per Tir ad anche auto private, file interminabili e disagi, e cmq, la piantino con aventi diritti per questioni politiche e in fuga da guerre, questi sono qua per essere mantenuti, delinquere in ogni maniera e per invaderci, punto. Intanto el presidente sta preparando il piano GT ovvero governo tecnico dopo le elezioni europee, okkio e votare con discernimento, non so se basterà però......

E' probabile ? ha detto...

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/migranti-papa-francesco-ha-incontrato-fondatore-open-arms-1642674.html

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/bologna-occupano-casa-e-pestano-agenti-fermata-coppia-1634812.html

"Una delle ultime battaglie del Vaticano è stata quella per l'adozione da parte degli Stati del Global compact.
Possibile che i tre (ma anche 4-5-6- aggiungo io ) abbiano voluto toccare anche questo tema.
Uniti in piazza contro il governo. E tra le bandiere di Cigl, Cisl e Uil spuntano pure D'Alema e Cofferati.

Anche il Papa e la ong in questione , ognuno con la propria bandiera ?

Colpa della sQuola . ha detto...

Ora, della ignoranza – la disperata assenza di cultura generale – si può giustamente accusare la scuola italiana, scuola che tutti – ma specialmente le neo-sinistre sessantottine – hanno voluto “facile”, scesa al livello dei poveri che si sa, essendo poveri, non bisogna ingombrare con Eschilo, il latino, la storia di Carlo Magno [il che significa anche: sono saperi da classe dirigente, e noi di sinistra vogliamo che nessun povero lo diventi mai].
https://www.maurizioblondet.it/sara-colpa-della-scuola/

Anonimo ha detto...

http://www.occhidellaguerra.it/macron-merkel-spagna-sanchez/

L'asse franco-tedesco perde la terza gamba della Spagna....

Da Fb ha detto...

Zingaretti contro Conte: "l'Italia non conta più niente"

L'italia non conta più niente perché conta troppo, ora, caro Zingaretti. 
Non sei nessuno, sei solo uno dei tanti nemici sinistri - in casa, ahimé - che remano contro il loro, il nostro Paese.

L'italia, oggi, ha alzato la testa, ha smesso di incassare gli ordini che i tuoi compagni piddini - Letta, RENZI, Gentiloni - 
accettavano sorridendo e scodinzolando, ha bloccato l'invasione clandestina e islamica proveniente dall'Africa, che la stava dissanguando ed uccidendo poco a poco, ha deciso che questa Europa a guida congiunta gallocrucca, espressione di oligarchie burocratico-finanziarie ricche e privilegiate, non fa per lei: ed ha alzato la voce.

E' questo che voi sinistri e l'Europa dei banchieri e dei burocrati non sopportate: che il popolo italiano si sia ribellato.