Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 5 dicembre 2019

Europa: rinascita o morte? Intervista a Stanislaw Grygiel

Interessante. Effettivamente il problema è che non c'è Solidarność perché è intervenuta la scristianizzazione.

Europa: rinascita o morte?” è il titolo di un incontro che il prof. Stanislaw Grygiel (filosofo, direttore della cattedra Karol Wojtyla al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II presso la Pontificia Università Lateranense a Roma) ha recentemente tenuto per la Scuola di Cultura Cattolica di Bassano del Grappa. È stata l’occasione per delineare i principali tratti della crisi del Vecchio continente, crisi che affonda le radici – prima ancora che nella politica – nella cultura e nella visione dell’uomo. A margine dell’incontro abbiamo potuto raccogliere qualche sua dichiarazione.
Professore, nel 2020 cade l’anniversario dei 40 anni dal primo sciopero di Solidarność, iniziato proprio nei cantieri navali di Danzica nel 1980, e proprio da lì è partita la rivoluzione. Che cosa può dire un’esperienza come quella all’Europa di oggi?
Solidarność consiste nel portare gli uni i pesi degli altri. Se posso dire così, è il modo in cui si vive nella famiglia che è communio personarum. Se l’Europa è famiglia delle nazioni, e io l’intendo così, allora anche in essa una nazione deve portare i pesi dell’altra nazione. Altrimenti non potremmo parlare della solidarność europea. Ed è alla luce di questa solidarność che la politica e l’economia europee dovrebbero essere intese e fatte. In tal modo, nel centro della vita dell’Europa si troverebbe la persona umana e, quindi, il matrimonio e la famiglia, perché è nella persona umana che essi avvengono. Nessuna nazione può imporre il proprio modo di vivere alle altre nazioni. Aiutare non significa comandare. Questa solidarność, e non gli interessi economici e politici, deve dare il contenuto e la forma alle forze di difesa dell’Europa.

Quali sono gli amici che sembrano nemici e i nemici che sembrano amici di questa Europa?
Da secoli l’Europa è minacciata dall’imperialismo russo ed anche da quello germanico. La geopolitica favorisce tra questi imperialismi una “collaborazione” che influisce in modo fatalmente micidiale sul destino dei Paesi che si trovano tra di essi. Per i polacchi il paradigma di questa “collaborazione” è stato il patto Ribbentrop-Molotov che permise sia a Hitler che a Stalin di aggredire la Polonia nel 1939 e commettere la sua quarta spartizione. Putin ha aggredito la Georgia, l’Ucraina ed è evidente che non gli basta. Oggi però il più grande nemico dell’Europa è l’Europa stessa. Essa odia la propria identità e illuminata dalla ragione innalzata alla dignità di Dea fa tutto il possibile, dalla rivoluzione francese alla rivoluzione bolscevica a quella sessuale più recente, per cancellare dalla memoria degli europei il legame ontologico con il Creatore, cosa che li renderebbe assolutamente liberi da ogni dovere, ma non da se stessi. Così potrebbero essere manipolati da quelli ai quali sarebbero sottomessi.

Non è che siamo deboli perché ogni nazione ha un’idea diversa di Europa? Come trovare una sintesi?
Siamo deboli, soprattutto debole è l’Unione Europea, perché essa è basata non sulla cultura che a sua volta non può essere fondata che sulla solidarność, ma sugli interessi economici e politici di allora. Jean Monnet, padre dell’Unione Europea, disse: “Se potessi cominciare adesso a costruire l’Unione Europea, non comincerei dal carbone e dall’acciaio, ma dalla cultura”. Dal carbone e dall’acciaio siamo passati al profumo e al sapone su di cui stiamo scivolando. L’avere, su cui è basata l’economia, sempre divide e provoca conflitti. Li provoca dentro di noi e proprio per questo siamo deboli. Ogni regno diviso crollerà. Oggi sono divisi i matrimoni, le famiglie, le nazioni e, di conseguenza, anche la Chiesa.

In Italia è recentemente tornata in voga la questione del crocifisso, che alcuni vorrebbero togliere dalle aule di scuola. In un momento come questo, in cui la cultura dell’Europa non c’è, il gesto di toglierlo non sarebbe come aiutare questa inconsapevolezza dell’Europa?
È proprio così. È un colpo micidiale inferto al cuore dell’Europa che è nata nell’Areopago, nella sua domanda sulla Verità e sul bene, a Gerusalemme nella profezia che questa domanda anticipa, e nella rivelazione di questa Verità sulla croce e nella tomba vuota. L’Europa è nata dalla domanda: “Chi è l’uomo?”. L’evento della croce ci dice che egli è persona. Possiamo comprenderla solo guardando l’uomo alla luce della Santissima Trinità. La persona è relazione, proprio indicata dall’idea della solidarność. Uccide l’Europa chi ne caccia via il nome “persona” che ogni uomo porta. La cosiddetta globalizzazione che oggi viene promulgata persino da tanti uomini della Chiesa, distrugge la persona, distrugge i matrimoni, le famiglie e le nazioni che nascono in essa.

Che differenza c’è tra uomo e persona?
Robinson Crusoe è uomo. La persona nasce in lui, quando egli incontra Venerdì e con lui inizia la vita comunionale. Ciascuno si presenta, mostrando l’altro. Venerdì si definisce con l’aiuto che trova in Robinson Crusoe e Robinson Crusoe si definisce con l’aiuto che trova in Venerdì. Gli uomini che si dicono l’uno all’altro “io sono te e tu sei me”, sono persone. L’uno diventa per l’altro la fonte dei doveri e dei diritti. Ciò esige da loro di essere dono. È possibile diventarlo, perché ciascuno di loro vive se stesso come dono fatto a lui stesso. Da chi? La risposta a questa domanda la devono adesso cercare ed aspettare insieme. Il bambino nel grembo materno è persona, poiché è concepito nell’amore della madre e del padre, e se anche loro lo dimenticassero, non lo dimenticherebbe mai Dio. In fin dei conti, ogni uomo è persona in quanto vive nella relazione con Dio che gli è presente dall’istante del concepimento.

Il 19 settembre il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione in cui comunismo e nazismo vengono equiparati. Cosa ne pensa e perché, secondo lei, ci sono state voci dissenzienti?
La mia esperienza del nazismo e del comunismo mi dice che essi sono mali addirittura primordiali contro la persona umana. Sia l’uno che l’altro sono prodotti dell’Illuminismo francese che al posto dovuto a Dio mise la ragione assolutamente libera. La ragione divinizzata non conosce limiti. Può dunque andare dappertutto e fare tutto che si vuole. Essa non tiene conto del reale. Chiusa in se stessa vi trova soltanto numeri ed è in essi che cerca l’aiuto conveniente. Tra l’uccidere l’altro, l’aborto, oppure l’eutanasia e il mangiare una pera non c’è alcuna differenza morale. Solo la libertà conta. Ma di chi? Nel rispondere a questa domanda sorgono le dittature di ogni genere. Le parole di Dostoewskij: “Se Dio non c’è, tutto è lecito”, costituiscono principio del funzionamento delle dittature. Le dittature funzionano da parassiti sulla miseria propria della solitudine degli uomini che non vivono come persone. In questo senso c’è una verità fondamentale nel detto “extra ecclesiam nulla salus”.

In Europa si troverebbe oggi qualcuno disposto ad ascoltare questi argomenti?
Supponiamo che io sia eletto al parlamento europeo e vada a Bruxelles. Non m’interesserebbe tanto se i padroni dell’Unione Europea sarebbero pronti ad ascoltarmi. M’interesserebbe piuttosto se io sarei pronto, cioè abbastanza coraggioso, a dire loro ciò che la coscienza morale mi obbliga a dire e a fare senza guardare alle possibilità di sopravvivervi. Tanti anni fa dissi al Papa san Giovanni Paolo II: “Lei dice cose vere, indispensabili perché gli uomini possano vivere nella dignità nell’armonia con se stessi. Ma quanti La ascoltano e comprendono da poter identificarsi con ciò che Lei dice?”. Mi rispose: “Alcune cose devono essere dette, anche se attualmente non vengono accettate. Siamo soltanto seminatori”. Il contadino coltiva la sua terra e la semina per il futuro nella speranza che la raccolta non lo deluderà.

Come si fa a parlare di fede oggi?
Penso che all’inizio bisogna far vedere la bellezza dell’affidarsi della persona a un’altra persona; del marito alla moglie e della moglie al marito, dei figli ai genitori e dei genitori ai figli, della nazione alla nazione. Alla fine, si arriva alla comprensione della bella verità della Chiesa e della fede di cui essa si nutre – la bellezza della fede in Cristo che è il Figlio del Dio vivente. L’affidamento inizia nell’incontro, come disse la vecchia veggente Diotima a Socrate nel “Simposio” di Platone: incontro dei bei corpi, poi dei bei pensieri e delle belle azioni che avvengono in questi corpi e alla fine in un istante che forse ci viene dato solo una volta nella vita, incontriamo la Bellezza stessa, che sempre e da ogni parte è bella. Proprio qui trovo l’origine della teologia del corpo che ci lasciato san Giovanni Paolo II che oggi molti nella Chiesa vogliono dimenticare. La post-modernità ha deformato il loro pensare e il loro volere.

Lei ha sperimentato il comunismo. Dopo la sua caduta è sembrato che l’uomo trovasse la situazione ideale per lo sviluppo, ma ci ritroviamo in una situazione in cui il bene comune è ancora meno perseguito a causa della promulgazione di leggi e modi di vivere contrari alla dignità dell’uomo.
Il comunismo e il nazismo come sistemi e come poteri politici sono stati distrutti (tranne in qualche Paese). Rimangono però, soprattutto in Occidente, coma forma mentis e forma voluntatis. Continuano allora a distruggere le persone, i matrimoni, le famiglie, le nazioni e la Chiesa attraverso la cultura. La situazione d’oggi è peggiore di quella in cui io ho vissuto. Io ho visto in faccia il nemico. Oggi il nemico dell’uomo è nascosto. La menzogna funziona come se fosse verità e persino molti cosiddetti uomini di Chiesa vivono nelle e delle parole falsificate, alcuni senza rendersene conto mentre altri, sapendo di essere ricattabili, mentono a loro stessi e agli altri. Cosa fare allora? Prima di tutto non mentire! E, quando è necessario, dare la testimonianza alla verità e lasciare che essa ci difenda. Non dimentichiamo che la verità accade in due. Lo sapeva anche Nietzsche che disse: Die Wahrheit wird in zwei.
Andrea Mariotto - Fonte

15 commenti:

Anonimo ha detto...

Che significa "la verità accade in due"?

mic ha detto...

A me viene in mente la realtà Trinitaria.
La Verità (il Figlio, il Verbo) è pronunciata e quindi generata dal Padre e da questa reciproca relazione procede lo Spirito Santo.
Perché si manifesti la verità c'è bisogno di chi la annuncia e di chi la accoglie e ciò non resta senza conseguenze...

Anonimo ha detto...

Austria: Musulmani al posto di blocco “non parliamo con le donne non hanno diritti.”
https://www.islamnograzie.com/austria-musulmani-al-posto-di-blocco-non-parliamo-con-le-donne-non-hanno-diritti/

Anonimo ha detto...

Giulio Meotti:
I nostri giudici hanno forse deciso che dobbiamo diventare un'altra Marsiglia, un'altra Malmö, un'altra Molenbeek, un'altra piccola repubblica islamica? E' grave la sentenza della Consulta secondo cui la Regione Lombardia ha violato la libertà di culto con la legge sulle moschee. Non era in discussione alcuna libertà di culto visto che la Lombardia ha fra i numeri più alti di moschee in Italia, ma il tentativo di controllare l'espansione dell'Islam politico. Per riuscire a conquistare una periferia, un pezzo di città, un'area, l'Islam politico ha bisogno di una moschea. La chiedono alle autorità statali. Inizia un braccio di ferro. Fanno preghiere per strada, nei garage, invocano Allah. E quando la ottengono la trasformano in un centro di propaganda e proselitismo. Una pioggia di denaro arriva a queste moschee dall'estero, da paesi che calpestano diritti, democrazia, libertà dei cristiani, tutto. Nel libro rivelazione “Qatar Papers” ricordiamo che l'Italia ne esce come il paese dove gli emiri stanno investendo di più in moschee e altri progetti. Siamo dei masochisti.

Anonimo ha detto...


"L'islam politico ha bisogno di una moschea.."

Ne ha bisogno l'islam in quanto tale, non solo quello "politico", che non esiste, in quanto separato dall'islam supposto non politico o solo religioso. L'islam è politico già in quanto religioso, è un religione politica, in esso non si distinguono mai politica e religione.
Della moschea hanno bisogno per affermare il loro spirito di conquista. Infatti, dove si ha un luogo di preghiera al loro dio, Allah, per loro tale luogo diventa già "dar-al-islam" casa dell'islam, territorio islamico e gli infedeli ne devono essere esclusi.
La presenza della moschea li radica fortemente sul territorio, che diventa l o r o , e noi non siamo più padroni a casa nostra. Per questo non si dovrebbe consentir loro di costruire moschee. Non sono come le nostre chiese, non vi è nessuna presenza divina. Possono pregare anche a casa loro, se vogliono, quando vivono in un paese che non è islamico.
H.

Anonimo ha detto...

Il fenomeno dtlle sardine è una invenzione mediatica per distrarre dalla macelleria sociale voluta dalle élites finanziarie. L'esempio della vera opposizione lo abbiamo in Francia

Anonimo ha detto...

Può essere vero?

La Fiat riapre, ma in Marocco. E Conte le regala 136 milioni
https://www.libreidee.org/2019/12/la-fiat-riapre-ma-in-marocco-e-conte-le-regala-136-milioni/

Anonimo ha detto...

https://www.adnkronos.com/fatti/politica/2019/12/06/pinguini-oscurati-facebook-gruppo-sospeso-siamo-sotto-attacco_ykAgaDKEPSEZ9h8HJB33UI.html

Ma chi lo fa valere per l'Italia? ha detto...

Qualcosa non torna.

L'Unione Europea vieta gli aiuti di Stato alle imprese al fine di non interferire con il libero mercato: in linea con questo principio le crisi di alcune banche italiane sono state riversate su azionisti ed obbligazionisti.
Al contrario, giungono notizie di una banca tedesca che avrebbe goduto di aiuti di Stato ed anche il MES, indirettamente, consentirebbe il salvataggio di banche in difficoltá.
Allora l'UE deve chiarire la sua posizione: è favorevole o è contraria ad interferire nel libero mercato, con gli aiuti di Stato?

Anonimo ha detto...

Quando si parla di identità italiana, i soloni del mainstream sono soliti gridare al "fascismo". Un modo per creare confusione e relegare le nostre radici culturali a scarto di un generico retroterra nazionalista. Tutto questo ha uno scopo ben preciso: estirpare le sementa identitarie per giungere al globalismo asettico e privo di legittime connotazioni di differenzialità. Il libero mercato senza regole, quello neoliberista e anti-keynesiano, necessita di consumatori…
https://scenarieconomici.it/lidentita-italiana-non-un-concetto-fascista-ma-letterario-siamo-figli-del-duecento-di-giuseppe-palma/

Silente ha detto...

D'accordo su tutto, ma il tono antirusso di alcuni particolari minano la credibilità dell'intervistato. Chiariamo: non vi fu nessuna aggressione russa alla Georgia: fu la Georgia ad aggredire l'Ossezia e l'Abkhazia, provocando la legittima reazione russa. Egualmente, non à stato la Russia ad aggredire l'Ucraina, ma le truppe ucraine, dopo il golpe di Maidan, che eliminò il legittimo governo di Kiev con i soldi degli americani e di Soros, ad attaccare il Donbass e le altre regioni russofone, con massacri di civili (pensiamo alla strage di Odessa). I russofoni reagirono e respinsero il demotivato esercito ucraino. Tutto qua. I nazionalisti polacchi, per altri versi assai simpatici, dovrebbe smetterla con una russofobia fuori tempo e fuori misura. Se stanno con gli americani, significa che non hanno capito nulla riguardo a chi è il nemico principale della civiltà europea.
Silente

Anonimo ha detto...


Piano nell'esaltare la Russia, supposta futura liberatrice dell'Occidente.

I nazionalisti polacchi forse esagerano nel loro timore della Russia attuale. Non bisogna però dimenticare che cosa hanno dovuto subire da parte della Russia comunista. La Russia zarista, assieme alla Prussia e all'Austria si era spartita la Polonia, nel XVIII secolo, scomparsa come Stato indipendente. Dopo aver ritrovato l'indipendenza, quasi 150 anni dopo, alla fine della I gm, i polacchi subirono una nuova spartizione, fra Hitler e Stalin. Fu un'esperienza sanguinaria e feroce, come sappiamo tutti. Sia nazisti che comunisti cercarono di sterminare completamente la classe dirigente polacca, con massacri a freddo. Il più famoso quello dei più di 10.000 ufficiali polacchi presi prigionieri da Stalin, uccisi con il colpo alla nuca nelle fosse comuni scoperte nelle foreste di Katyn, nella Bielorussia, dai tedeschi al momento occupanti, nel 1943.
In Ucraina ci sono state mene internazionali abbastanze note nei loro contorni generali, che hanno portato alla vittoria della fazione antirussa. Da qui la reazione della Russia, che appare giustificata per ciò che riguarda la Crimea, regione a stragrande maggioranza russa e, soprattutto, zona strategica (con Sebastopoli) della quale il Cremlino non può fare assolutamente a meno.
La parte orientale dell'Ucraina è a popolazione mista e la situazine vi appare meno chiara. Anche in Ucraina c'è, almeno in una parte consistente della popolazione, un forte timore dei russi, memori gli Ucraini degli orrori innominabili che hanno patito ai tempi di Stalin.
Sono cose che non si cancellano facilmente dalla memoria dei popoli.
Su Putin come amico dei "sovranisti" e possibile liberatore dell'Occidente, ci andrei cauto.
La Russia è e resta uno Stato laico, dice la sua costituzione, che riconosce un ruolo preminente alla religione cristiana ortodossa, rispetto alle altre, tollerate in vario modo, con la cattolica agli ultimi posti. L'aborto cerca di contenerlo ma non è considerato reato. Sulla politica estera russa postcomunista ci sono delle ombre che si chiamano: appoggio alla Corea del NOrd, ai regimi comunisti delle Americhe, all'Iran. Senza l'aiuto russo i coreani sarebbero arrivati alla bomba atomica e gli iraniani sarebbero ormai vicini a giungervi?
H.

Silente ha detto...

Immaginavo questa reazione. La russofobia è una brutta malattia intellettuale. Certo, l'Unione Sovietica commise stragi inenarrabili, anche in Ucraina, ma non si può dimenticare che Kiev è l'origine della Rus. E la Russia di oggi non è l'Unione Sovietica. Su aborto, difesa della vita e della morale, condanna della sodomia, la situazione in Russia è enormemente migliore che non in USA e in Europa. Se si parla di politically correctness, i russi vi sghignazzano in faccia. Di gay-pride non se ne parla: i cittadini li impedirebbero, per fortuna della Russia. Gli interessi geopolitici europei coincidono molto di più con quelli russi in nome dell'Eurasia, che non con quelli americani o israeliani. I cristiani in Siria li hanno difesi i russi e i governativi di Assad. Se ci sono ancora cristiani in Siria, se Palmira è stata liberata, se le chiese cristiane vengono ricostruite lo dobbiamo ai russi. Gli americani e gli israeliani hanno finanziato, addestrato, supportato, in funzione anti_Assad, gli islamisti che hanno massacrato i cristiani a Ninive, a Maalula, a Mosul. Solo chi è in mala fede lo può negare. Basta leggere le cronache di Gian Micalessin.
Silente

Anonimo ha detto...


Russofobia? dire questo come pretesto per non entrare nel merito?

Chi non entra nel merito delle critiche pacate e ponderate rivolte al nuovo idolo del momento, la Russia di Putin, ma bolla queste critiche a priori come "russofobia", ragiona allo stesso modo degli araldi del politically correct, che straparlano immediatamente di omofobia, islamofobia, etc., di fronte a qualsiasi critica, anche la più modesta.
E' triste assai, trovare qui all'opera il medesimo meccanismo mentale che si cerca di controbattere nei nostri avversari.
Circa la Siria, nessuno nega i meriti di Putin nell'aver salvato quel che resta dei cristiani di quel paese, grazie al salvataggio di Assad. E'anche vero, comunque, che la Siria rappresenta da decenni un interesse strategico fondamentale per la Russia. La quale appoggiava a fondo la Siria del padre dell'Assad attuale, quando era Unione Sovietica, e quindi anche quando la Siria massacrava i cristiani del Libano, durante una sua occupazione parziale di quella regione (ai tempi del generale libanese maronita Aoun).
H.

Anonimo ha detto...

Clamoroso: anche Bergoglio si “sardinizza”. I suoi Papaboys entrano nel movimento