Appena salutate di sfuggita le madri dei sacerdoti di La Voix romaine, (qui) è stato un discorso molto più ideologico quello pronunciato ieri dal Papa, ricevendo in udienza i docenti e gli studenti del Pontificio Istituto Liturgico di Sant'Anselmo, in occasione del 60º anniversario della sua fondazione.
Il Papa ha fustigato « il pericolo, la tentazione del formalismo liturgico, di andare indietro a forme, alle formalità più che alla realtà, che oggi vediamo in questi movimenti un po’ che cercano di andare indietro e negano proprio il Concilio Vaticano II: la celebrazione è recitazione, è una cosa senza vita, senza gioia». Le liturgie dove c'è « qualcosa senza vita, senza gioia » sono davvero «liturgie preconciliari». Siamo avvertiti: appena un colpo alla destra con la dispensa concessa alla Fraternità San Pietro (qui) e la benevolenza verso le madri dei sacerdoti, il Papa si è sentito in dovere di tirare fuori una frecciata supplementare contro la Messa tradizionale e contro chi vuole riallacciarsi ad un certo “ordine” liturgico... E non manca di divenire pungente quando denuncia la volontà di costituire la liturgia come “campo di battaglia”...
Chiamare "recitazione", quella che è e noi viviamo come Actio di Cristo, alla quale ci uniamo secondo quanto ci è dato... non dico altro!
Non dimentichiamo che la scuola di liturgia del Pontificio Istituto Liturgico ha avuto un'influenza crescente nelle norme liturgiche provenienti dal Vaticano. Il segretario e il sottosegretario della Congregazione vaticana per il culto divino sono stati entrambi formati dall'istituto, fondato nel 1961 da papa Giovanni XXIII nell'ambito del Pontificio Ateneo Sant'Anselmo. Andrea Grillo, uno dei professori di teologia più in vista del Sant'Anselmo, è stato un vigoroso difensore della Traditionis custodes (qui).
La liturgia e «l’odore del diavolo» nel discorso di Bergoglio (di seguito alcuni stralci)
Sala del Concistoro
Sabato, 7 maggio 2022
Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!
[…] vorrei sottolineare il pericolo, la tentazione del formalismo liturgico: andare dietro a forme, alle formalità più che alla realtà, come oggi vediamo in quei movimenti che cercano un po’ di andare indietro e negano proprio il Concilio Vaticano II. Allora la celebrazione è recitazione, è una cosa senza vita, senza gioia.
[…] Sottolineo ancora che la vita liturgica, e lo studio di essa, deve condurre a una maggiore unità ecclesiale, non alla divisione. Quando la vita liturgica è un po’ bandiera di divisione, c’è l’odore del diavolo lì dentro, l’ingannatore. Non è possibile rendere culto a Dio e allo stesso tempo fare della liturgia un campo di battaglia per questioni che non sono essenziali, anzi, per questioni superate e per prendere posizione, a partire dalla liturgia, con ideologie che dividono la Chiesa. […]
È vero che ogni riforma crea delle resistenze. Io mi ricordo, ero ragazzo, quando Pio XII cominciò con la prima riforma liturgica, la prima: si può bere acqua prima della comunione, digiuno di un’ora [tre ore -ndr]... “Ma questo è contro la santità dell’Eucaristia!”, si stracciavano le vesti. Poi, la Messa vespertina: “Ma, come mai, la Messa è al mattino!”. Poi, la riforma del Triduo pasquale: “Ma come, il sabato deve risorgere il Signore, adesso lo rimandano alla domenica, al sabato sera, la domenica non suonano le campane… E le dodici profezie dove vanno?”. Tutte queste cose scandalizzavano le mentalità chiuse. Succede anche oggi. Anzi, queste mentalità chiuse usano schemi liturgici per difendere il proprio punto di vista. Usare la liturgia: questo è il dramma che stiamo vivendo in gruppi ecclesiali che si allontanano dalla Chiesa, mettono in questione il Concilio, l’autorità dei vescovi…, per conservare la tradizione. E si usa la liturgia, per questo.
Le sfide del nostro mondo e del momento presente sono molto forti. La Chiesa ha bisogno oggi come sempre di vivere della liturgia. I Padri Conciliari hanno fatto un grande lavoro perché così fosse. Noi dobbiamo continuare questo compito di formare alla liturgia per essere formati dalla liturgia. La Santa Vergine Maria insieme agli Apostoli pregavano, spezzavano il Pane e vivevano la carità con tutti. Per loro intercessione, la liturgia della Chiesa renda presente oggi e sempre questo modello di vita cristiana. […]
19 commenti:
Hai ragione mic, non ci sono parole. Ormai le abbiamo dette tutte. C'è solo da sperare che finisca presto il pontificato
In attesa di dire ancora una volta la mia, dopo la prima reazione, anche in quest'occasione, sto traducendo un interessante commento pubblicato da New Liturgical Movement
Avevo appena terminato di leggere su Médias-Presse-Info : Mgr Viganò livre quelques réflexions au sujet de la réforme de la Semaine Sainte sous Pie XII. Un articolo eccellente, tradotto dall'italiano da F. de Villasmundo.
La liturgia è fatta di segni, di simboli, di rimandi che devono essere compresi, assimilati, conosciuti, vissuti. Se si perde qualche tassello, se si creano vuoti di memoria, di comprensione, di conoscenza, di assimilazione personale e comunitaria è facile che si arrivi al rifiuto di ciò che non si è compreso e fatto proprio. Quindi ritengo che non sia avvenuta una trasmissione seria delle ragioni di ogni gesto, di ogni parola, di ogni suono, di ogni colore, di ogni corredo. Quindi se non capisci e non chiedi e se chiedi nessuno ti risponde allora 'fai da te'come accade con la liturgia creativa dei nostri giorni.
Bergie ha detto:"...la prima riforma liturgica, la prima: si può bere acqua prima della comunione, digiuno di un’ora [tre ore -ndr]... “Ma questo è contro la santità dell’Eucaristia!”, si stracciavano le vesti. Poi, la Messa vespertina: “Ma, come mai, la Messa è al mattino!”. Poi, la riforma del Triduo pasquale: “Ma come, il sabato deve risorgere il Signore, adesso lo rimandano alla domenica, al sabato sera, la domenica non suonano le campane… E le dodici profezie dove vanno?”. Tutte queste cose scandalizzavano le mentalità chiuse..."
Le mentalità chiuse erano quelle che conoscevano la materia, quelle aperte erano quelle che erano rimaste vuote di conoscenza quindi sono state contente delle semplificazioni eretiche, che loro ignoravano di essere eretiche,ma poco importa, e si sono gagliardamente riempite della creatività dei loro maestri vuoti/ di/ conoscenza par loro.
L'impressione di un'ignorante quale io sono e'quella di chi rimane alla superficie delle cose. Non tener conto del simbolismo e' non tener conto della Liturgìa; non tener conto della Liturgìa e' non scendere nella profondita' dell'animo umano che sempre e solo cerca e geme di non morire per rivedere Quel Volto che gli e' stato impresso come sigillo nel Battesimo. Il silenzio, l'osservanza delle rubrìche invitano all'umilta',i gesti misurati e sempre ugali,introducono al silenzio interiore come se spogliassero l'uomo del rivestimento della pelle che appesantisce l'anima per finalmente liberarla ai piedi del Redentore Tremenda domanda : "Mi ami Tu?" e "Mi ami piu' di costoro?"
"Non è possibile rendere culto a Dio e allo stesso tempo fare della liturgia un campo di battaglia"
Ricordiamoci che questa frase è detta da uno che crede che si possa adorare Dio anche tramite il corano.
Non mi risulta chi i musulmani abbiano accettato né il CVII né la riforma liturgica di Montini-Bugnini.
Però secondo Bergoglio loro possono adorare Dio.
Bergoglio, oltre alla fede, ha perso anche la pur minima traccia di coerenza e di senso del ridicolo.
Vi ricordate il vescovo che, in chiesa, andava in bicicletta? Forse era a Palermo. Il famoso giro in bici, della tradizione vivente, prima dell'omelia, lo ricordate? Voi avete proprio mentalità chiuse, ristrette, rigide, medievali!
Campo di battaglia. E perché no? Se è una buona battaglia...
Le innovazioni pacelliane sono certamente da riconsiderare. Forse erano imprudenti o improvvide, ma certo non hanno portato nessun fedele a disertare la Messa o a perdere la fede.
La Messa di Paolo VI (Novus Ordo) fa un'impressione penosa, come è proprio di ciò che appare artificiale, studiato a tavolino.
Non c'è il senso trascendente del Sacro, che già ti afferra con l'Introibo della Messa dell'Ordo Vetus.
La nuova Messa vuole essere una costruzione razionale, un prodotto umano, l'intrapresa di chi vorrebbe un Cristianesimo ragionevole, sociale, aggiornato, abbreviato, semplice, senza misteri e difficili dogmi, capace di mettere tra parentesi il dramma della Croce. Un Cristianesimo che piaccia a tutti, persino agli atei.
La Nuova Messa è un'impostura perché mira a stravolgere il significato della Messa, spostandolo dalla Croce alla Resurrezione; dal Sacrificio propiziatorio che ci ottiene misericordia per i nostri peccati (per chi si pente e confessa) al banchetto gioioso celebrato dal popolo assieme al sacerdote che presiede...
È in rottura totale con la Tradizione liturgica della Chiesa, già coll'aver introdotto il principio di creatività, che dà la liturgia in balia dell'arbitrio dell'officiante...Un principio mai assesso in passato.
Finché il cattolicesimo non si libererà completamente di questa falsa Messa non potrà risorgere, l'hanno capito anche i sassi, tranne ovviamente gli addetti ai lavori...
Z.
In molti hanno commentato le parole del papa sulla liturgia, e quasi tutti si soffermano sul disprezzo che tali parole di Francesco evidenziano per la tradizione liturgica. Purtroppo non abbiamo memoria e non abbiamo conoscenza della storia liturgica. Pensiamo che la liturgia antica sia l'altarino attaccato al muro, il camice col pizzo ascellare (se di plastica poco importa purché sia "bello") la cartagloria con più cornice che carta, la statuetta comprata sui cataloghi e di produzione dozzinale et similia. Insomma, sintetizzando al massimo, l'idea di liturgia tradizionale per tanti è solo un bazar di paccottiglia di pessimo gusto. I modernisti, che in quanto a gusti non si discostano molto da questi tradizionalisti, però inorridiscono per tutto ciò. Non ci si accorge cioè della realtà. Una realtà che è pure fatta di violenta opposizione alla tradizione liturgica che affonda lontano le sue radici. La riforma degli inni di Urbano VIII che cosa è se non violenza antitradizionale? Il breviario del Quinones che cos'è se non violenza antitradizionale? Molti aspetti della riforma di Pio X che cos'è se non violenza antitradizionale? La riforma della settimana santa di Pio XII che cos'è se non violenza antitradizionale? Quest'odio violento, e spesso pure a livello di inconscio, è dunque secolare e confluì in molte (non tutte) istanze del movimento liturgico riversandosi come un fiume in piena nel Consilium che riformò la liturgia dopo l'ultimo concilio. Il padre Ferdinando Antonelli, che di quel Consilium era membro, lo percepì chiaramente nella mentalità che regnava tra i membri e che si poteva quasi toccare con mano tanto era forte, radicata ed evidente: "con questa mentalità sono portati a distruggere non a restaurare". Restando dunque solo nell'ambito dell'ultimo secolo, è da circa gli inizi del Novecento che Roma ha iniziato a distruggere le proprie tradizioni liturgiche (sovente unendo tale distruzione ad un convinto restauro: alcuni aspetti liturgici li si restaura ed altri, pur se antichissimi li si polverizza). A Roma dunque serpeggia un odio violento verso la tradizione da così gran tempo, praticamente la quasi totalità dei vescovi, dei sacerdoti e dei liturgisti è ferocemente antitradizionale,
e molti si svegliano e meravigliano ora per le parole di Francesco? Ma in che mondo vivono certi tradizionalisti? Dieffe
Alcune regole pratiche
San Pio X ricorda che «la lingua corretta della Chiesa romana è la lingua latina. È quindi vietato cantare qualsiasi cosa in volgare durante le solenni funzioni della liturgia». Pio XII ammorbidirà questa regola permettendo i canti in volgare.
Papa Sarto dà anche delle regole per fissare le forme esterne che alcune parti devono assumere; l'esclusione delle donne dal coro o tra i direttori, per il motivo che non possono eseguire cerimonie sacre di cui il canto è parte integrante; la consacrazione del primato dell'organo e il divieto di alcuni strumenti come il piano, così come strumenti rumorosi e sonori: il tamburo, il grancassa, i piatti o le fanfare.
Il santo papa infine chiede ai vescovi di prendere i mezzi per adempiere alle sue prescrizioni, istituendo commissioni diocesane di musica sacra, curando la formazione e la pratica del canto sacro nei seminari, riprendendo le vecchie competenze e la schlolae sanctorum nelle chiese principali.
Il vescovo di Roma darà l'esempio nella sua diocesi attraverso il suo vicario, il cardinale Pietro Respighi, al quale inviò una lettera l'8 dicembre 1903. Farà cantare una messa gregoriana da 1.200 seminaristi nella basilica di San Pietro, in occasione del tredicesimo centenario di San Gregorio Magno, il cui nome è rimasto legato a questo specifico canto della Chiesa.
Istituirà una commissione speciale per la revisione dei libri gregoriani, la cui opera porterà i suoi primi frutti sotto il suo pontificato e che sarà prodotta dai Benedettini di Solesmes. Infine, nel 1911, costruì la Pontificia Scuola di Musica Sacra a Roma.
Queste misure produrranno gli effetti previsti. Presto tutto il popolo cattolico parteciperà al canto della Chiesa. Il canto gregoriano riprenderà il suo posto, dimostrando così la sua universalità e ripristinando la bellezza delle cerimonie liturgiche.
Concordo su tutto.
Presentare le riforme del Breviario del passato o delle celebrazioni della Settimana Santa come "violenza antitradizionale" è assurdo.
Ragionando così, diventa "violenza antitradizionale" anche la doverosa riforma del Calendario, cioè la sostituzione di quello detto gregoriano a quello giuliano, rivelatosi astronomicamente inesatto.
T.
« il pericolo, la tentazione del formalismo liturgico, di andare indietro a forme, alle formalità più che alla realtà, che oggi vediamo in questi movimenti un po’ che cercano di andare indietro e negano proprio il Concilio Vaticano II: la celebrazione è recitazione, è una cosa senza vita, senza gioia».
Le celebrazioni con il rito di Paolo VI hanno tanta vita e tanta gioia che le chiese sono vuote (come i seminari, i monasteri, conventi...). È difficile commentare una cosa detta da Francisco, perché in generale le sue parole sono molto superficiali e volgari.
Avete notato I chierici in pantaloni? Anche loro in perfetto stile postconciliare, in sintonia con la liturgia postconciliare!! Che tristezza!!!
Le due frasi sotto, stralciate dal discorso del papa sono rivelatrici:
“Perciò il Concilio ha voluto preparare con abbondanza la mensa della Parola di Dio e dell’Eucaristia, per rendere possibile la presenza di Dio in mezzo al suo Popolo”
“Usare la liturgia: questo è il dramma che stiamo vivendo in gruppi ecclesiali che si allontanano dalla Chiesa, mettono in questione il Concilio, l’autorità dei vescovi…, per conservare la tradizione”
In pratica Bergoglio afferma che:
prima del concilio non era possibile la presenza di Dio presso il suo popolo,
e che il concilio e l’autorità dei vescovi non sono al servizio dellla tradizione, ma che vi si oppongno!
Complimenti al papa tanguero (accento sulla a ?)
Il discorso di papa Francesco contiene un problema strutturale che, a dire il vero, non è così originale, ma semplicemente “ufficializza” un errato sentire diffuso che sta letteralmente uccidendo la liturgia e dunque la vita cristiana
Criminalizza ogni critica legittima come "formalismo" perché deve preparare la strada alla modifica della preghiera di Consacrazione.
Il modernismo lo si insegna negli istituti pontifici e con questo Papa ha preso il sopravvento.
Ci godono a scardinare tutto, sono i protestanti cattolici.
Aloisius
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