ho cinquantasette anni e sono stata atea per gran parte della mia vita, diciamo a esclusione degli ultimi due anni. Provengo da una famiglia di stretta osservanza socialista, e sebbene a suo tempo abbia ricevuto Comunione e Cresima (per non essere troppo diversa dai compagni di scuola), il catechismo non deve aver prodotto su di me un gran risultato dato che ho vissuto decenni di puro e mai annacquato convinto materialismo. Mi sono laureata, sposata, ho lavorato, e la mia vita fluiva senza scosse e senza dubbi.
Poi c’è stato il primo lockdown, marzo 2020, improvvisamente il mio mondo è stato messo in discussione e il mio solito materialismo anziché fonte di risposte ragionevoli e razionali mi sembrava un gran buco vuoto che mi tirava giù.
Sfidando le proibizioni di allora, che impedivano di allontanarsi per oltre cinquecento metri di distanza dalla propria abitazione, una domenica sono andata fino alla basilica di Sant’Antonio a Padova, la città dove vivo. Qualcosa dentro di me diceva che la risposta potevo trovarla solo nel raccoglimento e nel sacro, e volevo andare alla fonte. Ma la basilica, cosi meravigliosa dal punto di vista architettonico, mi apparve come un guscio vuoto e desolato. Era la domenica delle Palme e non c’era anima viva. La chiesa aperta ma abbandonata. Ho pianto perché speravo almeno nella rassicurante presenza di un frate, ma non c’era proprio nessuno in quell’enorme spazio vuoto: perfino l’altare era vuoto di candele e fiori.
Al riprendere delle Messe celebrate, sono comunque andata ad assistere di persona, anche se lo streaming era la modalità raccomandata [qui - qui], ma il contesto sanitarizzato mi ha allontanato ulteriormente, e il modo di celebrare del sacerdote mi è sembrato scomposto. Dato che ho vissuto per lunghi anni nel Regno Unito e che in occasione del Natale partecipavo con gli altri genitori alla funzione anglicana sponsorizzata dalla scuola delle mie figlie, ho trovato la Messa cattolica curiosamente uguale a quella anglicana. Praticamente sovrapponibile. Mi sono sorpresa e mi sono detta che forse, andando verso la religione, stavo cercando risposte dove per me non ce n’erano.
Tuttavia Dio opera in modi misteriosi. Anche se per me la faccenda era chiusa e avevo gettato la spugna, per caso ho assistito a una funzione a Venezia, nella chiesa di San Simeon piccolo, dove la Fraternità sacerdotale san Pietro celebra con rito antico. Era una Messa letta in un giorno settimanale. Il sacerdote celebrava solo e in chiesa c’erano altre due persone oltre me. Pur senza capire nulla (oltretutto il sacerdote bisbigliava), mi sono messa in ginocchio e mi sono lasciata prendere. Li c’era ciò che cercavo. La compostezza, la calma, il Sacro.
A ottobre saranno due anni che sono rientrata nella fede cattolica. La Santa Messa in latino ha messo in moto dentro di me un meccanismo che ha cambiato completamente il mio modo di pensare e di vedere il mondo. Mai avrei detto che la vera felicità non è di questo terra, e che prescinde da status sociale e tenore di vita. Non ho quasi mai perso una Messa alla domenica, sebbene all’interno della chiesa a Venezia in inverno faccia molto freddo. Ho fatto novene natalizie e tridui pasquali. Il santo sacerdote ha le giuste risposte alle mie domande, ed è un vero modello. Il gregoriano secondo me è celestiale e l’accompagnamento più sublime alla celebrazione (il Miserere di Allegri, che un lettore diceva aver sentito solo all’estero, a Venezia viene eseguito dai bravissimi cantori della domenica, e non solo quello). La Comunione viene data in ginocchio e in bocca, alla balaustra. Io ho ritrovato il Signore in questa Messa. Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, miserere nobis. Ogni singola frase della Messa in latino mi parla. Parla a me personalmente e alla mia anima. Mi muove, mi lavora.
Concludo con una piccola chiosa. Per lavoro sono andata nel corso dell’ultimo anno in Irlanda, Spagna, Portogallo e Messico. In ognuno di questi posti ho cercato e trovato la Santa Messa in latino, ed è la stessa ovunque! Alleluia! Questo è il vero senso della Cattolicità.
Con grande stima e riconoscenza per il suo lavoro, cari saluti.
Monica
5 commenti:
Nelle immagini di una madre che consegna lettere di perorazione al papa il dramma di questi tempi: una donna, una madre di un giovane sacerdote, assieme a tante altre madri di sacerdoti, ha fatto un viaggio di due mesi per giungere a Roma e implorare il ritiro del motu proprio "Traditionis Custodes". Molti non vedranno in tale foto che una bella immagine, altri vi trarranno motivo di speranza che Francesco addivenga a più miti consigli. E prima o poi se non lui un suo qualche successore cambierà le cose, questo è certo, perché pensare di proibire la messa antica sarebbe come pensare di proibire ad una persona di respirare o di ascoltare. Impossibile. La si può solo strangolare o gli si può mettere un tappo alle orecchie. Non si può però pretendere che cessi un moto naturale come il respiro o l'udito. Ma ciò che qui si vuol sottolineare è il dramma che molti non vedono: una donna, una madre, un gruppo di madri costrette ad implorare come una grazia la conservazione di quindici secoli (come minimo) di tradizione liturgica. Il papa, che è il primo custode delle tradizioni, è diventato il loro primo assassino e carceriere, e sono i laici che gli domandano di cessare dal massacro, di lasciare qualche ghetto in cui la tradizione possa vivere, o sopravvivere! Questa foto evidenzia che ci sono due tradizioni: una vera, in blu. Ed una finta, falsa, bianco vestita, inventata per sostituirsi all'altra. E' uno scontro? Si è uno scontro. Tra una corazzata ed una bagnarola di formica. O, se preferite, un canotto di plastica. Dieffe.
Eppure vincerà la bagnarola.Impossibile agli uomini,ma non a Dio.
Il 12 maggio è la festa di San Leopoldo Mandic
La sua piccola cella veniva chiamata "il salotto della cortesia".
Per quasi quarant'anni in essa padre Leopoldo Mandic confessava fino a dieci ore al giorno. Il suo segreto che attirava penitenti di ogni genere: "la larghezza di manica" per cui fu spesso accusato.
“Ma il cattivo esempio me l'avete dato voi Paron benedetto" si scusava
nella preghiera.
Era croato, alto un metro e trentanove, aveva una leggera balbuzie.
Fu un gigante della misericordia di Dio.
A Padova, quella cella, vicino alla sua tomba è un luogo di incredibile pace.
@12 maggio 2022 07:18
Domenica scorsa al giovane Sacerdote argentino ,che ha confessato per tutto il tempo della S.Messa,* in quella Chiesa dove e' stato "rosicchiato" per così dire un posto per celebrare il Santo Sacrificio, intrattenendosi un poco con noi fedeli, abbiamo estorto la confidenza di avere altri quattro fratelli, anch'essi Sacerdoti della Tradizione. In totale,questa famiglia ha offerto alla Santa Chiesa Cattolica cinque figli tutti Sacerdoti,per lavorare nella Vigna del Signore. Nella famiglia Martin ci furono cinque sorelle tutte monache. E che dire di questa famiglia :
https://www.lastampa.it/vatican-insider/it/2019/06/03/news/prete-e-papa-di-quattro-figli-preti-la-storia-di-don-probo-vaccarini-che-compie-100-anni-1.36537965
Domani, 13 maggio, festa della Beata Vergine Maria di Fatima e inizio della novena a S. Rita da Cascia (festa il 22 maggio).
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