Pillole di riflessione sui due Riti, quello tradizionale e quello riformato. Qui l'indice sugli articoli in ordine alla Traditionis Custodes e successive restrizioni.
Il Rito Tradizionale della Messa fa cadere nel formalismo?
No. È quello Nuovo a farlo
Chi è in contatto con i ragazzi spesso avrà ascoltato obiezioni come queste: Perché la Messa è una ripetizione meccanica di formule? Perché bisogna dire sempre le stesse cose? Perché si deve cadere in un ritualismo che porta ad una sorta di inaridimento, piuttosto che sentire interiormente ciò che si deve fare? Insomma, si rivendica spontaneità e adesione interiore, piuttosto che uniformarsi a qualcosa.
È ovvio che si tratta di obiezioni improprie. La risposta giusta da dare è che il rito è legittimamente ripetitivo (deve esserlo) perché la Messa è riattualizzazione di un Avvenimento: il Sacrificio del Calvario. Così come è altrettanto vero che bisogna che ci sia un’actuosa partecipatio (partecipazione attiva) (qui) che preveda anche, ma non solo, il rispondere vocalmente.
L’importante è trovare un equilibrio tra la dimensione formale e quella interiore, tra la partecipazione vocale e quella interiore e contemplativa.
Ebbene, anche in questo la Messa del Rito Romano Antico è più rispondente al vero. Essa infatti richiede sì di rispondere con molta parsimonia e delicatezza, ma soprattutto invita il fedele a contemplare e a pregare intimamente.
Nel Nuovo Rito c’è invece una prospettiva quasi “ansiogena”: bisogna necessariamente rispondere. Gli spazi di silenzio sono ridotti al minimo, per non dire totalmente assenti. E, se non si risponde, quasi si crede di non partecipare adeguatamente.
Insomma, a differenza di ciò che si dice, a spingere al formalismo è il Nuovo Rito, non quello Tradizionale.
Ed anche per questo la Messa Tradizionale è più giovanile. Anzi è eternamente giovane: Introibo ad altare Dei. Ad Deum qui laetificat juventutem meam, ovvero: Mi accosterò all’altare di Dio. A Dio che dà letizia alla mia giovinezza.
5 commenti:
15 febbraio 1964: muore Padre Reginald Garrigou Lagrange O.P., il "Martello del neo-modernismo".
Grande teologo e filosofo tronista.
In alcune zone della Germania le parole della consacrazione sarebbero già state cambiate: "Questo è il mio cibo", "questa è la mia bevanda".... Così invalidando il Sacrificio e la Presenza Reale di nostro Signore Gesù Cristo nel Santissimo Sacramento dell'altare. Bergoglio ha fretta... molta fretta.
Vuole davvero far morire la Chiesa, neutralizzando la fonte da cui la Chiesa stessa si disseta e nutre: la Divina Eucaristia.
D'ora innanzi, stiamo molto attenti: "sursum corda", certo, ma anche "occhi ed orecchie estremamente attenti". Per osservare, ascoltare e rilevare come i conati dell'usurpatore del trono di Pietro lentamente, ma con moto indefesso e determinato, vogliono arrivare a quest'obiettivo, in senso lato.
Tuttavia, il medesimo obiettivo può essere raggiunto, senza modificare la materia e la forma del Sacramento.
Come? Introducendo novità ed atteggiamenti, per renderlo infruttuoso. Bisogna ricordare che il soggetto della liturgia è Cristo stesso. Quando preghiamo entriamo liturgicamente nell'atto di culto e di adorazione, che il Figlio di Dio stesso compie nello Spirito Santo rivolto al Padre, per il dono della sua Eterna Generazione.
In questa preghiera dobbiamo entrare in punta di piedi, con un atteggiamento adorante e non devastante e prepotente, per mettere il nostro ego al centro di tutto. L'ira di Dio sarà terribile. Il Signore colpirà dunque molto presto con la sua Divina Giustizia.
Puoi essere più specifico? Io sono spesso in Germania per lavoro e sono stato a Messa nelle diocesi di Freiburg, Paderborn, Essen, Magdeburg e non ho mai trovato le parole cambiate.
Feria VI post Cineres
SACRAE SPINEAE CORONAE D. N. J. C.
EGREDÍMINI et vidéte, fíliae Sion, regem Salomónem in diadémate, quo coronávit eum mater sua, parans crucem Salvatóri suo. Glória et honóre coronásti eum, Dómine: et constituísti eum super ópera mánuum tuárum.
(Cant. 3, 11; Ps. 8, 6-7)
"Sono incaricata di dirvelo, non di farvelo credere".
(Santa Bernardetta Soubirous)
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