Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 20 maggio 2018

Spunti di meditazione

Ci scrive un lettore.

Le virtù teologali sono la fede, la speranza e la carità. Si chiamano virtù teologali perché sono un dono non uno sforzo dell’uomo. È sbagliato quindi frustrarsi pensando di essere incapaci di fede, di speranza o di amore. Nessuno ci dice che ne dobbiamo essere capaci automaticamente, ci viene piuttosto detto che bisogna essere capaci di domandare e di accogliere questi doni. Liberi da quest’ansia da prestazione veniamo ricollocati con gioia davanti a un Dio che vuole darci questi tre doni. È l’intento di Gesù nel Vangelo quando dice esplicitamente: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato”. 
  • Quando pensi di non aver fede non perdere tempo a colpevolizzarti, domandala al Signore. 
  • Quando pensi di non avere speranza non perdere tempo a fingere di essere ottimista, domandala al Signore. 
  • Quando pensi di non avere amore, non perdere tempo nel sentirti sbagliato domandalo al Signore. 
In questo domandare Dio risponde attraverso il Figlio. Gesù è la maniera che Dio ha di donarci questi tre doni. I sacramenti sono il Figlio. Soprattutto nell’Eucarestia noi riceviamo una scorta di fede, di speranza e di carità. Riceverla però non ci assicura che la useremo.
Per questo la Grazia provoca la nostra libertà, affinché al dono corrisponda una scelta. Alla fede, alla speranza e alla carità corrispondano la fiducia, l’audacia e il saper morire per chi si ama.
Ha ragione quindi Sant’Agostino a ricordarci che “il Dio che ci ha fatti senza di noi, non ci salva senza di noi”.
La grazia e la nostra libertà diventano il binomio vero su cui si poggia la storia della salvezza, perché la redenzione non è semplicemente Dio che ci salva, ma noi che ci lasciamo salvare da Lui. Non siamo salvi per forza, siamo salvi per dono e per adesione a questo dono. Uno può anche lanciarti un salvagente ma tocca a te aggrapparti e farne buon uso.
Siamo chiamati a non sprecare il dono, o in assenza di esso a saperlo chiedere con umiltà. “Signore, aumenta la nostra fede”.  

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Dal trattato «Contro le eresie» di sant'Ireneo, vescovo
(Lib. 3, 17, 1-3; SC 34, 302-306)
La missione dello Spirito Santo

Il Signore concedendo ai discepoli il potere di far nascere gli uomini in Dio, diceva loro: «Andate, ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28, 19).
È questo lo Spirito che, per mezzo dei profeti, il Signore promise di effondere negli ultimi tempi sui suoi servi e sulle sue serve, perché ricevessero il dono della profezia. Perciò esso discese anche sul Figlio di Dio, divenuto figlio dell'uomo, abituandosi con lui a dimorare nel genere umano, a riposare tra gli uomini e ad abitare nelle creature di Dio, operando in essi la volontà del Padre e rinnovandoli dall'uomo vecchio alla novità di Cristo.
Luca narra che questo Spirito, dopo l'ascensione del Signore, venne sui discepoli nella Pentecoste con la volontà e il potere di introdurre tutte le nazioni alla vita e alla rivelazione del Nuovo Testamento. Sarebbero così diventate un mirabile coro per intonare l'inno di lode a Dio in perfetto accordo, perché lo Spirito Santo avrebbe annullato le distanze, eliminato le stonature e trasformato il consesso dei popoli in una primizia da offrire a Dio.
Perciò il Signore promise di mandare lui stesso il Paràclito per renderci graditi a Dio. Infatti come la farina non si amalgama in un'unica massa pastosa, né diventa un unico pane senza l'acqua, così neppure noi, moltitudine disunita, potevamo diventare un'unica Chiesa in Cristo Gesù senza l'«Acqua» che scende dal cielo. E come la terra arida se non riceve l'acqua non può dare frutti, così anche noi, semplice e nudo legno secco, non avremmo mai portato frutto di vita senza la «Pioggia» mandata liberamente dall'alto.
Il lavacro battesimale con l'azione dello Spirito Santo ci ha unificati tutti nell'anima e nel corpo in quell'unità che preserva dalla morte.
Lo Spirito di Dio discese sopra il Signore come Spirito di sapienza e di intelligenza, Spirito di consiglio e di fortezza, Spirito di scienza e di pietà, Spirito del timore di Dio (cfr. Is 11, 2).
Il Signore poi a sua volta diede questo Spirito alla Chiesa, mandando dal cielo il Paràclito su tutta la terra, da dove, come disse egli stesso, il diavolo fu cacciato come folgore cadente (cfr. Lc 10, 18). Perciò è necessaria a noi la rugiada di Dio, perché non abbiamo a bruciare e a diventare infruttuosi e, là dove troviamo l'accusatore, possiamo avere anche l'avvocato.
Il Signore affida allo Spirito Santo quell'uomo incappato nei ladri, cioè noi. Sente pietà di noi e ci fascia le ferite, e dà i due denari con l'immagine del re. Così imprimendo nel nostro spirito, per opera dello Spirito Santo, l'immagine e l'iscrizione del Padre e del Figlio, fa fruttificare in noi i talenti affidatici perché li restituiamo poi moltiplicati al Signore.

Alfonso Aliberti ha detto...

“il Dio che ci ha fatti senza di noi, non ci salva senza di noi” : questa è la verità che abbiamo sempre creduto, ma negli ultimi tempi ci viene detto che la misericordia di Dio ci salva tutti anche "senza di noi"!
Abbagli di lussuria: "Commeatus delinquendi"!
Una riflessione: ci sono "cristiani" che pur ammettendo l'esistenza dell'inferno, ritengono che esso sia vuoto, e ce ne sono altri che semplicemente ne rifiutano l'esistenza. Costoro in definitiva non accettono la "giustizia" di Dio, non tollerano che abbia "predisposto per un'infinità di esseri umani, al termine di una prova o di una lotteria di cui è l'inventore, la reclusione in un soggiorno ... dove sono costretti a subire spaventosi supplizi che non finiscono mai". Costoro sostengono che Dio è esclusivamente "misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di amore e di fedeltà" (Salmo, 86) e che "non rimane adirato in eterno, non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe (Salmo 103). Non si intende generalizzare, ma non è poi tanto malizioso il sospetto che questi "cristiani" abusino della misericordia di Dio. Costoro si reputano sicuri della remissione delle loro colpe e si sentono titolari della libertà di peccare. Costoro non si danno ragione che "è proprio a prezzo della penitenza che il Signore ha posto il principio del perdono e l'impunità appunto si può raggiungere, ma solo a patto che noi ci pentiamo." Ebbri di superbia, non avendo del Signore alcun timore, ignorando che Iddio può far sentire il peso della sua minaccia e non solamente abbagliarci colla luce del perdono, costoro pensano che sia lecito il vivere in colpa, come se Iddio non guardasse anzitutto alla sincerità della penitenza e che solo in seguito a tale esame concederà l'immenso premio che consiste appunto nella vita eterna. Presuntuosamente, trasformano quella che è la divina liberalità e generosità in un turpe "commeatum delinquendi" (licenza di peccare). Provano gioia e soddisfazione nel vivere peccaminosamente, godendo senza paura i lussuriosi piaceri della vita terrena, convinti peraltro di essere poi nell'aldilà ammessi benignamente a godere le beatitudini paradisiache. Ma ci sono anche coloro i quali, con massima empietà, sospettano che sia Dio stesso a provare soddisfazione ad elargire il perdono ai peccatori seriali ed impenitenti, instaurando un circolo vizioso fra il "cupio delinquendi" degli uomini ed il proprio "desiderium" di "omnis omnia maleficia concedere"!

Anonimo ha detto...

Questo anno 2018 la Pentecoste dei Cristiani ha coinciso con la Pentecoste degli Ebrei .
Che lo Spirito Santo possa guidarli alla Verita' tutta intera .
La portata morale , comportamentale , religiosa delle Letture della Pentecoste erano di per se' così eloquenti per i Cristiani che non c'era bisogno di commento .

Anonimo ha detto...

Dialogo, rispetto, accoglienza: le tre virtù neologali.

Anonimo ha detto...

Esercito libanese posiziona la più grande statua della Madonna in Libano. Una speranza di pace, possa Maria proteggere tutti i popoli colpiti dalla guerra. Un amen per la fine della guerra in tutto il mondo

AVE MARIA....