Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 23 febbraio 2020

Nel cuore della Chiesa, mia madre, sarò l’amore /3 - don Elia

Prima parte - La via della pace: la meditazione
- Seconda parte - La vera risposta all'apostasia
- Terza parte - Nel cuore della Chiesa, mia madre, sarò l'amore
- Quarta parte - Le vie della vita
- Quinta parte - Come trovare Cristo sempre e ovunque

Surge, amica mea, speciosa mea, et veni, columba mea, in foraminibus petrae, in caverna maceriae (Ct 2, 13-14).
«Alzati, amica mia, mia bella, e vieni, colomba mia, che stai negli anfratti della roccia, nella cavità del muro». Nel Cantico dei Cantici, dialogo d’amore tra l’anima e il suo Sposo divino, la tradizione cristiana ha sempre trovato luce e alimento per la ricerca di Dio, tanto che tutti i grandi mistici vi si sono ispirati per descrivere le tappe della progressiva unione con Lui. La metafora sponsale, purché purificata da ogni risonanza grossolanamente sensuale, è quella che meglio si presta ad esprimere, per mezzo di delicate immagini che parlano al cuore di chiunque, l’inesprimibile di un’esperienza che trascende l’umano. L’anima che s’avventura nel regno dell’orazione scopre con indicibile stupore e gratitudine un amore senza paragoni; essa si addentra così in un’amicizia del tutto singolare, frutto di un’elezione immeritata e, al contempo, della sua libera risposta alle segrete sollecitazioni della grazia. La colomba, avendo fatto sue le disposizioni del Cuore Immacolato di Maria, si è rifugiata nelle fenditure di quella roccia che è Gesù stesso, nel Suo Cuore trafitto, traboccante di carità.

Il metodo di meditazione qui proposto poggia su incontestabili fondamenti dogmatici. Il primo è l’inabitazione della Santissima Trinità nell’anima del battezzato in stato di grazia; è questa realtà che ti consente di trovare Dio nel profondo del cuore. Il secondo è l’incorporazione a Cristo, che fa di te un membro del Suo Corpo Mistico, nel quale circola la Sua vita soprannaturale; questo fatto ti stabilisce nella grazia abituale e ti dà diritto a ricevere le grazie attuali ogniqualvolta invochi lo Spirito Santo con le disposizioni idonee: la fede, l’umiltà e l’obbedienza che impari dalla Madre celeste. Il terzo, infine, è la mediazione mariana delle grazie: la Madonna – come insegna san Bernardo – è l’acquedotto per cui mezzo esse, scaturendo da quella sorgente che è Cristo, giungono fino a te, che sei oggetto delle Sue incessanti cure materne. Radice di tale funzione è la Sua partecipazione alla Redenzione; per questo tu La rendi tanto più benevola nei tuoi confronti e sei tanto più ricettivo alla grazia quanto più mediti, condividi e divulghi i Suoi inenarrabili dolori sotto la Croce.

Imprescindibile condizione preliminare di una buona meditazione, come già ricordato, è lo stato di grazia. Se sei in peccato mortale, puoi e devi riflettere sulla tua condizione e sulle sue conseguenze (ossia sulla dannazione eterna) allo scopo di poter prendere e attuare con risolutezza, aiutato dalla grazia preveniente, le decisioni necessarie per uscirne immediatamente. La presenza stabile di peccati gravi, magari abituali, riduce la tua vita spirituale a pura illusione, specie se li giustifichi con ragioni speciose o li tolleri per indolenza; una ferma risoluzione di eliminarli al più presto e di evitarne le occasioni prossime è dunque il primo passo da compiere. Se poi, grazie a Dio, la tua coscienza non te ne rimprovera alcuno, è nondimeno importante che ti applichi a ridurre il più possibile anche i peccati veniali deliberati e a correggere con perseveranza le cattive abitudini, che ti inclinano ad essi creando le circostanze favorevoli. Pur senza cadere negli scrupoli, che sono falsi giudizi morali e possono diventare una vera e propria malattia dell’anima, aborrisci con disgusto quel culto morboso della debolezza e della fragilità che oggi va così di moda, appellandosi addirittura ad una santa del calibro di Teresa di Lisieux, che a quindici anni abbracciò una delle regole più dure dell’epoca e a ventiquattro, per averla osservata in modo esemplare, morì di tubercolosi soffrendo l’indicibile.

La piccola via non inculca certo una vita di compromessi e di apparenze, bensì una forma radicale di autodonazione adatta a tutti, anche alle anime incapaci di imprese straordinarie, ma desiderose di cogliere la minima occasione per amare Dio e rendergli l’omaggio della propria offerta, per quanto insignificante ad occhi umani. Essa, sulla base dell’ottima educazione cristiana ricevuta in famiglia, fu per Teresa il modo, insegnatole dallo Spirito Santo, di raggiungere un alto livello di santità con mezzi del tutto ordinari, nonostante i traumi della sua infanzia. Essa è il dono che la Provvidenza ha fatto ai cattolici provati da quest’epoca di apostasia. La più grande santa dei tempi moderni – come ebbe a definirla san Pio X – ci testimonia in modo inconfutabile che è possibile nutrire e realizzare immensi desideri spirituali anche con un’umanità ferita e sofferente a causa – nel nostro caso – della perversione della società, della dissoluzione della famiglia e dello sbandamento della Chiesa stessa. È quanto mai necessario – oggi più di allora – essere l’amore nel cuore della Chiesa, nostra madre. C’è forse una vocazione più feconda e sublime, aperta a tutti e immediatamente perseguibile?

Perché tu possa realizzarla, tuttavia, bisogna che ogni aspetto della tua vita sia abitato dalla grazia. Ciò che la Scrittura attribuisce a Gerusalemme trova pieno compimento nell’esperienza cristiana: in senso generale, si applica alla Chiesa; in senso singolare, alla Vergine Maria; in senso particolare, ad ogni anima fedele. Deus in medio eius, non commovebitur (Dio sta in mezzo ad essa, non sarà scossa; Sal 45, 6): forte di questa certezza, rimboccati le maniche e mettiti al lavoro, nel cantiere della tua interiorità, per rendere sempre più bella e accogliente la dimora che offri al Signore. Nulla, dall’esterno, potrà mai impedirti di farlo; la causa dell’eventuale insuccesso andrà ricercata soltanto in te, nella tua tiepidezza, incostanza o codardia. Ricorda che nella vita spirituale, se non si avanza, inevitabilmente si regredisce: non è possibile rimanere in bilico. Non devi però coltivarla solo per ricevere carezze e consolazioni, bensì pure per ascoltare la voce di Dio che ti corregge, rimprovera, esorta, sprona, incoraggia… ripetendoti: Viriliter age, agisci virilmente (Sal 26, 14)! Se talvolta ti rivolge una parola dura, non dimenticare che lo fa perché ti ama e, di conseguenza, vuol farti crescere e maturare fino alla tua piena statura, in mensuram aetatis plenitudinis Christi (Ef 4, 13).

Per entrare bene nel corpo della meditazione, cioè nell’esercizio vero e proprio, debitamente preparato come ti ho mostrato fin qui, tieni presente che esso non consiste in uno studio intellettuale, ma nella ricerca di ciò che è importante che tu sappia e faccia per la salute dell’anima e per il progresso nella santità. Sant’Ignazio di Loyola annota: «Non il molto sapere sazia e soddisfa l’anima, ma il sentire e gustare le cose internamente» (Esercizi spirituali, 2). La tua indagine deve mirare a una conoscenza saporosa, vitale, affettuosa; deve ardere del desiderio di conoscere più intimamente il tuo Diletto e di corrispondere più pienamente al Suo amore. Questo cibo sazia il tuo cuore di ciò cui anela ma senza nausearlo né assuefarlo, anzi acuendo sempre più la sua fame: «Coloro che mi mangiano avranno ancora fame e coloro che mi bevono avranno ancora sete» (Sir 24, 29). L’ordine che devi seguire in questo apprendimento è già stabilito dalla Provvidenza; anche per tal motivo è così importante che ti lasci guidare dallo Spirito Santo e che lo invochi spesso, non solo all’inizio, ma ogni volta che ti imbatti in un ostacolo o hai bisogno di luce per capire qualcosa di oscuro. Il Consolatore non delude mai i cuori umili e contriti. Si quis est parvulus, veniat ad me (Se qualcuno è piccolo, venga a me; Pr 9, 4).
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NOTA TECNICA. Come oggetto della tua meditazione, oltre a quelli già indicati, puoi scegliere anche una verità di fede o una virtù particolare, ma partendo di preferenza da un testo della Scrittura o della Tradizione, come il Credo e le preghiere liturgiche; per queste ultime esistono i messalini bilingui. Per i principianti, comunque, è bene partire dai uno dei quattro Vangeli, letti di seguito a piccoli brani. Qui si pone inevitabilmente la questione delle traduzioni. Non intendo stabilire una dicotomia tra prima e dopo una certa data, come se prima tutto fosse perfetto e dopo tutto corrotto; sarebbe un’indebita semplificazione, del tutto analoga a quella operata dai modernisti, sebbene in senso contrario. Non esiste del resto una traduzione ineccepibile sotto ogni punto di vista, specie di testi antichi, appartenenti a una cultura molto lontana dalla nostra. Ci sono tuttavia due criteri che mi paiono irrinunciabili: il rispetto del textus receptus (senza la pretesa di correggerlo o interpolarlo laddove suoni ostico alla mentalità moderna) e l’assenza di preoccupazioni estranee di tipo ideologico (soprattutto di stampo ecumenico). Le edizioni recenti – visti anche i curatori – risultano perlomeno sospette; perciò indico di seguito un paio di edizioni più vecchie, che, pur non essendo aggiornate agli ultimi studi, danno garanzia di affidabilità e sono più che sufficienti per quanti devono pregare, anziché comporre un lavoro accademico.
La Sacra Bibbia, introdotta e annotata da Giuseppe Ricciotti, Proceno (VT), Effedieffe, 2015
La Sacra Bibbia tradotta dai testi originali e commentata, a cura e sotto la direzione di mons. Salvatore Garofalo, Torino, Marietti, 1960 (3 voll.)

10 commenti:

tralcio ha detto...

L'uomo è un mistero a se stesso, la creatura di Dio più speciale.
La duplice natura, corporea e spirituale richiede una cura particolare.
Dio l'ha visitata e abitata per redimerla, dopo che l'Invidioso l'aveva indotta a corrompersi.

Abbiamo un ingresso dalla natura, dai sensi. Quello è facile usarlo. E siccome soggiace alla corruzione, è più facile che ci conduca a corromperci. Però lo capiamo. Siamo sintonizzati lì.
I messaggi e i linguaggi su altre frequenze non siamo portati a coglierli naturalmente.

Ma l'uomo è di più e se lo sa sa come commutare la ricezione su altre frequenze, soprannaturali.
Allora lì, nell'anima, nella propria dimensione spirituale, ci sono altre stazioni.
Certo: anche lì quelle della via crucis, come nell'ambito corporeo.
Anche lì ci sono altri spiriti all'opera e non sono buoni con la carne, i sensi e il mondo.

Ma c'è modo di raggiungere anche un'intimità con Dio. E capire quello che dice.
Stare con Dio è il solo modo per santificarsi e diventare santi con Lui, il Solo Santo.
Allora si capta la verità, in mezzo a tanti inganni. In Dio infatti non c'è inganno.

Serve però lo "stato di grazia". Bisogna entrare lì, con i mezzi disposti dalla Chiesa, per volere del Suo Sposo divino. Per poter fare spazio devo ridurre il mio peso e così poter dar gloria, che anch'essa pesa, a Dio. Serve l'umiltà di Maria. E quella di Gesù. Dio si è fatto uomo, si è lasciato crocifiggere, si è fatto sangue versato per purificarci, si è nascosto nella Santa Eucaristia per restare in questo modo umile e velato, ma Reale, con noi. Per sintonizzarci su queste lunghezze d'onda serve una vita spirituale.

Grazie a Don Elia che ci accompagna concretamente ad averne una.

Anonimo ha detto...

La grazia non é uno stato acquisito per sempre. La grazia è la forza e l'energia di Dio che va cercata e sentita ... 'Stare in grazia' non vuol dire nulla perché non si 'sta in grazia' e basta. Ma é una continua lotta e richiesta per amor di Dio e del prossimo fino all'arrivo del Regno

Anonimo ha detto...

Vorrei con Don Elia, o qualche altra anima pia, mi sapesse rispondere.

Vorrei raccontare quanto accaduto oggi in una parrocchia della diocesi ambrosiana.
Al mattino la messa non era ancora stata soppressa, però era già noto l'allarme. Ed ecco l'input ai fedeli (pare su indicazione della curia): la comunione si riceve solo sulla mano.

Non mi so spiegare, stante il rischio di contagio, quale sia la differenza nell'avvicinare la mano alla mano (normalmente zozza di toccamenti di naso, fazzoletto e messa davanti alla bocca tossendo) oppure alla bocca, non toccata, dato che l'ostia consacrata cade nella bocca aperta (e se il fedele si inginocchiasse lo farebbe per gravità). Ma se anche fa sembrare che si sta facendo qualcosa, resta che il fedele non ha alternativa a una ricezione potenzialmente in grado di disperdere frammenti del Santissimo Sacramento, a meno che uno si lecchi le mani, il che oltre a non essere un bel vedere, igienicamente è assurdo.

La domanda secca è questa: è meglio ricevere l'Eucaristia con le mani o rinunciare a cibarsene restando al proprio posto?

PS: non c'è stato molto tempo per valutare l'alternativa. Nel pomeriggio è arrivata l'indicazione che in diocesi sono sospese le messe. Così non c'è da scegliere niente, se non soddisfare la curiosità di avere la risposta.

PPS: in diocesi eravamo abituati a iniziare la quaresima tre giorni dopo il mercoledì delle ceneri. Quest'anno abbiamo invece un venerdì santo anticipato, con digiuno eucaristico potenzialmente sine die.

PPPS: la diocesi ha dato indicazioni molto precise e solerti su che cosa fare per la salute dei corpi. Non ho notato solerzia sulla salute dell'anima, nel senso che mi sarei atteso, per l'occasione, qualche sottolineatura sull'Eucarestia, su come riceverla e sul dolore di non poterla amministrare e ricevere. Evidentemente la salus animarum è in ribasso e vige la salus corporum, detto senza alcuna polemica nè astio, amando sempre anche chi ci contrista.

Da Monastero benedettino ha detto...

Le letture spirituali assidue e la meditazione continua della Sacra Scrittura si praticano proprio per questo: per far sbocciare nella mente pensieri santi. Il canto continuato dei Salmi e' destinato a far nascere in noi la compunzione; le veglie e i digiuni tendono ad ottenere che l'anima perda il gusto delle cose terrene e voglia contemplare soltanto quelle celesti.(santo nostro Padre Giovanni Cassiano, V secolo, Conferenze spirituali ai monaci, I, 19)

Viator ha detto...

Epidemie
La Regione Veneto sospende le Messe, la Serenissima Repubblica organizzava processioni.

Anonimo ha detto...

Nel clima di incertezza che questo virus ha creato, segnaliamo questo evento poco edificante, accaduto non più di due ore fa nella provincia di Varese.

Come molti sanno, dalla curia milanese è arrivato, in eco al presidente della Regione, il divieto di riunirsi per la celebrazione eucaristica.
Tuttavia la Santa Messa in rito ambrosiano antico nella chiesa di San Martino di Varese, detta "Al tribunale" era stata garantita, purché si svolgesse "sine populo".

I fedeli, ormai riuniti e prossimi alla Santa Messa, si sono visti privati del diritto di pregare quando un emissario della curia è entrato nella chiesa e, interrompendo la confessione con cui il sacerdote stava assolvendo un ministrante, ha incominciato a sbraitare sull'altare, intimando ai presenti di andarsene poiché "Era ingiusto che le altre chiese fossero chiuse e questa no".
Ne è nata una breve ma intensa diatriba verbale fra i fedeli adirati e l'emissario che, dalla balaustra, continuava ad intimare loro di andarsene.
Per evitare problemi al sacerdote, i fedeli hanno abbandonato la chiesa.

Sottolineiamo che certe scene al limite del grottesco e del blasfemo non si vedevano nella gloriosa arcidiocesi di Milano da quando Sant'Ambrogio veniva perseguitato dai vescovi ariani.

Anonimo ha detto...

"l'ostia consacrata cade nella bocca aperta (e se il fedele si inginocchiasse lo farebbe per gravità)"
Bravo era quello che stavo per dire ma grazie per avermi preceduto !

mic ha detto...

Anonimo 20.29
Del messaggio colpisce che l' "emissario" sbraitasse per l'"ingiustizia" dell'apertura della chiesa rispetto alle altre e non, al limite, per la preoccupazione nei confronti dei fedeli.
A prescindere dall'assurdo della chiusura delle chiese in momenti di calamità.

Anonimo ha detto...

Scenetta milanese, oggi.
Prima del lavoro mi reco alla chiesa dove ogni mattina frequento la santa messa.
So della disposizione per cui non sarà celebrata, ma mi sorprendo di trovare chiusa la chiesa.
Incontro altre persone e proviamo a vedere la parrocchia vicina. Chiuso anche lì.
C'era un grande cartello: la celebrazione delle messe è sospesa. Se l'italiano non è affetto da sindromi, tra la sospensione della celebrazione della messa e la chiusura della chiesa c'è un automatismo? In chiesa non c'è proprio Nessuno? Tra l'altro davanti a entrambe le chiese suddette ci sono due bar: entrambi affollati e con un numero di persone superiore a quello che c'è a messa. Domanda per la diocesi: il bar è un servizio essenziale e la messa no? E Gesù nel tabernacolo non è nemmeno da visitare?

Elia ha detto...

Carissimi, il virus più pericoloso che gira in questi giorni (soprattutto nelle curie diocesane) è quello della follia. Quando si è persa la fede, si perde anche la ragione. Negli anni '70, nell'Italia centro-meridionale, ci fu un'epidemia di colera; non ricordo affatto che siano state chiuse le chiese e si sia sospeso il culto. In base alla logica di questi provvedimenti, la gente dovrebbe barricarsi in casa e ogni attività andrebbe fermata, il che è ovviamente impossibile. Sembra però che, per certi ecclesiastici, le esigenze religiose siano del tutto superflue, se non irrilevanti, di fronte a quelle materiali. Questo è il bel risultato della "teologia" che ci hanno fatto studiare e che conduce dritto all'ateismo.
Cosa potete fare? Chiedete a sacerdoti fidati di darvi almeno la comunione fuori della Messa; poi pregate tanto, visto che buona parte del clero, a quanto pare, non crede più che Dio possa far qualcosa per alleviare i nostri malanni, ma voi lo credete e il Signore vi ascolta. Domattina, alle 6,30, offrirò la Messa "Tempore mortalitatis"; chi può si unisca spiritualmente.