Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 3 febbraio 2015

Che cosa ha detto Gesù sul divorzio. Le due interpretazioni

Stamane è possibile leggere su Settimo cielo di Sandro Magister [qui] la terza battuta di quello che sta diventando un dibattito di interpretazioni in ordine a : Che cosa ha detto Gesù sul divorzio. Le due interpretazioni. Si tratta di quella di Innocenzo Gargano [qui] messa a raffronto con quella di Silvio Brachetta [qui] per concludere, come fa Antonio Emanuele, a sostegno di Gargano:
[...] L’intervento di Silvio Brachetta appare invece scritto dalla prospettiva di chi interpreta il testo, mettendone in relazione le parti, nell’ipotesi che le parole usate nei testi sacri siano quelle che correttamente riproducono il significato originario nel nostro contesto culturale.
Infatti, non dice nulla sulle premesse dell’intervento di Innocenzo Gargano mentre fa ampio riferimento al patrimonio della teologia e della patristica.
L’interpretazione di Brachetta è quella canonica, nel senso di più autorevole al momento (nel suo blog lei giustamente cita il libro di Joseph Ratzinger su Gesù).
Si tratta, secondo me, di due interventi che non sono in contrapposizione perché “non commensurabili”.
Li ritengo entrambi necessari perché la fede in Gesù Cristo non è un elenco di norme o di buoni propositi ma il racconto e la condivisione della Buona Novella (e la sua profonda comprensione) fatta da un popolo (la Chiesa) nella storia.
Non penso basti sostenere, nella conclusione, che i due interventi - e dunque due diverse letture - non sono in contrapposizione perché "non commensurabili". Una delle due letture, alla fine, va scelta. E se è vero che la fede in Gesù Cristo non è un elenco di norme e di buoni propositi, è altrettanto vero che essa rende possibile proprio l'attuazione di quelle norme, eterne ed immutabili, non con i buoni propositi ma attraverso un comportamento concreto che vi aderisce.

Sostanzialmente, mentre Silvio Brachetta riporta il discorso nell'alveo della Tradizione (e dei Padri), Innocenzo Gargano usa una sorta di scappatoia collegando misericordiosamente la prassi del ripudio concessa da Mosè (Mt 19,8) alla inclusione nel regno dei cieli dei “minimi”, che Gesù indica come “trasgressori” della legge nel discorso della montagna e non 'esclude' dal regno dei cieli, perché contempla soltanto la situazione di ‘minimo’ o di ‘grande’ nel regno dei cieli” (Mt 5,19). Una interpretazione che non trova alcun supporto né nella Scrittura né nei Padri né nel Magistero.

Sostenere, come fa Emanuele in soccorso di Gargano, che il discorso di Gesù era commisurato alla cultura del tempo, si basa sull'esegesi nella quale assurge ad unico criterio la lettura nel contesto storico e, nel caso di specie, su una ipotesi molto particolare. Del resto è ben noto che Gesù usa sempre esempi di estrema concretezza ovviamente calati nel contesto della fede di Abramo, oltre che nella cultura e nel momento storico in cui parla. Ed è indubbio che l'identificazione corretta del contesto, se consente una migliore comprensione del testo, non può tuttavia escludere la necessaria oggettivazione dell'insegnamento che esso veicola. Escludere l'oggettivazione1, infatti, significa annichilire l'affermazione di Pietro, che è anche una profonda realtà: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna» (Gv 6,68). E, se quelle di Cristo sono parole - che rivelano principi - di vita eterna, possono rimanere invischiate in un contesto culturale qualunque esso sia? O non sono i singoli contesti che devono trovarne l'attuazione al loro interno?

Dunque l'ultimo interlocutore non fa che riconoscere piena applicazione della tradizione storicista post-conciliare che cambia ad ogni epoca, commisurata alla cultura del tempo e realizza la lettura del Vangelo sulla base di quest'ultima (come apertamente affermato da Bergoglio in questa intervista, che al pari della EG2, con tutta la sua pastorale della misericordia, non è magistero) e non viceversa, com'è giusto che sia secondo il Logos eterno che ci è stato rivelato in Cristo Signore e che oggi viene praticamente espunto.
Del resto è stato Cristo stesso a dire a chi gli obiettava: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l'atto di ripudio e mandarla via?». 
Rispose loro Gesù: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così. Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un'altra commette adulterio» (Mt 19, 7-10).
E non è proprio la "durezza del cuore" che Lui è venuto a guarire, con la Redenzione e la rigenerazione da Lui solo operata e in Lui solo possibile nella Sua Chiesa, quella vera, non nella sua scimmiottatura?

Osserva Paolo Pasqualucci, dimostrando la capziosità dell'aggancio a Mt. 5,19:
Il passo di Mt 5, 19 è difficile. A maggior ragione occorre affidarsi all'interpretazione dei Padri, dei Dottori e del Magistero, che sul punto ha sempre avallato quanto spiegato da S. Agostino, il Crisostomo, S. Tommaso. L'interpretazione corretta è pertanto quella dello studioso Brachetta, mentre l'altra sembra mirare a trovare il cavillo per ammorbidire o aggirare l'insegnamento della Chiesa sull'indissolubilità del matrimonio. La difficoltà in Mt 5, 19 sembra costituita soprattutto dall'uso del termine "minimo", in greco elachistos. Servendomi dello Zorell, ho trovato un rimando a Luca 16, 10, ove si dice: "Chi è fedele nel poco è fedele anche nel molto; e chi è infedele nel poco, è ingiusto anche nel molto". "Poco" è sempre elachistos, tradotto con minimum e modicum ("qui fidelis est in minimo, et in maiori fidelis est; et qui in modico iniquus est, et in maiori iniquus est"). Connessione con Mt 5, 19: il "minimo" che sarà definito come tale ("minimus vocabitur") nel Regno dei Cieli, ossia il Giorno del Giudizio, è colui che è stato "ingiusto anche nel poco", che cioè ha violato la Legge anche nelle cose piccole e ha insegnato agli altri a fare altrettanto. Egli sarà pertanto dannato, come giustamente concludono i Padri. L'interpretazione tradizionale mi sembra valida anche da un altro punto di vista: Nostro Signore ha appena detto che è venuto a "compiere" la Legge sino al più piccolo iota e subito dopo ha aggiunto che i trasgressori del più piccolo iota e per giunta istigatori alla trasgressione, saranno accolti (da Lui) come "minimi" nel Regno dei Cieli? Via, cerchiamo di usare il retto discernimento! Nostro Signore qui in realtà ammonisce che anche chi violerà "uno solo di questi minimi precetti", simbolicamente rappresentati dallo "iota" e dallo "apice" menzionati in Mt 5, 18, andrà in perdizione.
Maria Guarini
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1. Mettendo in campo addirittura l'interpretazione della doppia scrittura delle tavole della legge di Mosè.
2. Ricordo ancora una volta quanto affermato dallo stesso Cardinale Burke, nell'intervista concessa al settimanale cattolico spagnolo Vida Nueva, diventata famosa per l'espressione della Chiesa vista come "una barca senza timone" da molti ripresa anche fuori contesto :
Lei ha affermato che la Evangelii gaudium non è parte del Magistero. Perché?
Lo stesso Papa afferma al principio del documento che non è magisteriale, che offre solo indicazioni sulla direzione verso cui condurrà la Chiesa.
Il cattolico comune opera questa distinzione?
No. Per questo c'è bisogno di una presentazione attenta ai fedeli, spiegando loro la natura e il peso del documento. Nell'Evangelii gaudium ci sono affermazioni che esprimono il pensiero del Papa. Le riceviamo con rispetto, ma non insegnano una dottrina ufficiale.

25 commenti:

Luís Luiz ha detto...

Senza la Tradizione, l'esegesi si perde tra le mode della ricerca storica accademica, che dello Spirito Santo non ha nessuna idea.

Anonimo ha detto...

Da questo commento risulta che per lei è inutile scavare nella Scrittura per cercare di comprenderla meglio. Questo perchè l'insegnamento deve restare immutato. Io, invece, non la vedo così, perchè l'insegnamento può contenere delle imprecisioni legate a una interpretazione parziale o non prorpio corretta. E con questo non sto dicendo che la Chiesa possa insegnare errori. Sia chiaro. Sto dicendo che è normale la Chiesa cresca sempre di più nella comprensione della Parola di Dio, per rendere il suo insegnamento più aderente e fedele a Cristo.

RAOUL DE GERRX ha detto...

Un beau sermon en anglais sur le mariage, sa sainteté et son indissolubilité, par un Franciscain de l'Immaculée, le père George Roth :

https://www.youtube.com/watch?x-yt-ts=1422579428&x-yt-cl=85114404&v=_yDVRQcR3J4#t=597

mic ha detto...

Credo che ci sia differenza tra
- lo scavare nella Scrittura per comprenderla meglio nella sua inesauribile ricchezza e profondità, che è uno studio amoroso che non va mai disgiunto dall'adorazione e dalle interpretazioni già offerte dalla Chiesa e deve trovare il suo avallo nel Magistero
- e quegli arzigogoli cultural-esegetici che tendono a "piegare" la scrittura alle mode del tempo.
Nell'insegnamento, quello dogmatico, della Chiesa non ci sono e non possono esserci errori o imprecisioni. Queste possono appartenere a ipotesi spiritual-ideologiche o a studi teologici permeati di esistenzialismo et similia.
E credo che "cogliere i segni dei tempi" significhi ben altro...

Franco ha detto...

Chiedo scusa per il mio "presenzialismo", ma sento la situazione come drammatica per la Chiesa e quindi anche per me nel mio piccolo. Spero si capisca che la riflessione originata dal dubbio fra due alternative può essere utile.

Ai "misericordisti" farei presente
che Gesù misericordioso condanna le nozze con la ripudiata. Solo la ripudiata colpevole, posto che "ei mè epì porneian" indichi l'adulterio della donna, non il concubinato, come ha sempre interpretato il Magistero, o anche la ripudiata del tutto innocente?
Accettare questa seconda ipotesi vuol dire smentire il Concilio di Trento e rimettere in gioco il problema dell'infallibilità. Così a seguire si potrebbero "rivedere" i grandi concili cristologici, da Nicea in poi: cosa che del resto i modernisti come Kung fanno già da un pezzo e apertamente.
C'e poi da dire che si pone il caso del coniuge abbandonato per motivi diversi dall'adulterio ( incompatibilità di carattere. e quant'altro *.

Su un altro versante va aggiunto che ai fini della formulazione della norma ecclesiastica tradizionalmente si è utilizzato, in convergenza con il dato scritturale, anche il richiamo alla Legge Naturale, concetto oggi messo largamente in crisi. Dilemma: la Legge Naturale rappresenta un insieme di norme sempre e comunque inderogabili ( come da condanna dell'"eticadella situazione" e del "proporzionalismo"), oppure un "ideale" a cui tendere, ma con possibili e "scusabili" differenze nel grado di applicazione concreta, come sembrerebbe nel discorso bergogliano?


Anonimo ha detto...

Mic, siamo d'accordo sulla non disgiunzione dello studio della Scrittura dall'adorazione, dalla preghiera e dal Magistero.
Io penso che gli studi esegetici devono essere un aiuto al Magistero, il quale ha l'autorità di interpretare la Sacra Scrittura. Le interpretazioni già offerte dalla Chiesa non possono impedire lo studio approfondito della stessa Scrittura, perchè tali studi possono aiutare il Megistero a formulare meglio la dottrina, ad esprimerla con più chiarezza e a superare problemi.
Non si tratta di piegare la Scrittura alle mode del tempo (questa asserzione sembra essere una scappatoia per squalificare il discorso in partenza). Nell'insegnamento della Chiesa non ci possono essere errori, ma la dottrina potrebbe essere formulata meglio oggi di quanto sia stato fatto, ad esempio, dalla scolastica. Oggi, gli studi biblici ci hanno rivelato tante cose che prima nessuno conosceva così bene. Tralascio le ipotesi spiritual-ideologiche o l'esistenzialismo, perchè non c'entrano col discorso.

mic ha detto...

C'e poi da dire che si pone il caso del coniuge abbandonato per motivi diversi dall'adulterio ( incompatibilità di carattere. e quant'altro *.

I casi sono tanti. Ma la Chiesa non esclude dalla comunione i divorziati anche per loro colpa che si pentano e si convertano.

Diverso è il caso di coloro che divorziano per poi allacciare un altro legame e ragioni esistenziali lo rendano drammaticamente "stabile", con responsabilità nei confronti di eventuali figli e tutta una serie di non trascurabili dati.
Tuttavia, non si possono applicare dei saldi e fare sconti senza condizioni. Con tutta la comprensione umana, resta il principio.
Il problema sta nel fatto che si vogliono accampare drammi esistenziali a supporto, ad esempio, di una facilità di sciogliere i matrimoni che a prima vista appare poco seria e un modo per aggirare l'ostacolo.
E si tira fuori anche la mancanza di fede preesistente (ma chi la dimostra?) per giustificare la nullità del sacramento e ratificare la nuova unione (quello che chiamano il divorzio cattolico).
Mi pare un atteggiamento poco serio da parte di chi dovrebbe custodire i principi e, senza bastonare le persone, dovrebbe indicare loro la strada giusta. A partire ovviamente, a monte, da un insegnamento più profondo e meno lassista sul reale valore e significato del matrimonio e anche da una maggior cautela nella valutazione dei nubendi fin da subito... Col rischio che i matrimoni sacramentali diminuiscano ancor di più. Ma ad onore di quelli che resistono.
Ma sembra che non sia un risanamento a monte che si vuole. E il dubbio è se chi ne parla nei termini alla Kasper e C. ci crede veramente al significato profondo e al valore del matrimonio. Che resta "quello che è fin dal principio", anche se siamo in una società oggi strutturata in modo completamente opposto...

Intanto un problema serio, ma non l'unico, sta monopolizzando l'attenzione e l'energia di molti. E rischia di essere l'ennesimo cavallo di Troia per altro..

@L'Anonimo delle 15,06 ha detto...

San Vincenzo da Lerino le dice nulla?
Mettiamo che, studi biblici piu' approfonditi, un giorno dimostrino, non che la parola usata per "Angelo" possa significare, tanto messaggio, quanto messaggero, ma sOLO "messaggio". Pensa, forse, che San Michele, quel giorno, smetterà di esistere? Lo ha letto lo studio di don Morselli sull'origine del termine "NAZARENO" e su come, tale termine, pur non comparendo MAI in tutto l'Antico Testamento, ne è, in un certo senso, l'estrema sintesi di tutto? Gli esegeti ed i traduttori davvero Cattolici, come San Gerolamo, hanno avuto grazie persino superiori a quelle degli agiografi che scrissero materialmente la Sacra Bibbia, dato che, le persone dell'AT non avevano l'Eucarestia. NE CONSEGUE che, una lettura, forse anche, apparentemente "sbagliata" di un dato passo biblico, se per secoli la Chiesa la ha approvata, quanto meno de facto, facendola usare al punto da poter considerare che era sua, vuol dire che, quella lettura è CORRETTA.

Annarè ha detto...

Sembra che per 2000 anni, la Chiesa abbia barcollato, non capendo ciò che Gesù diceva ed ora arrivano i capisciotti, quelli che capiscono tutto. E' l'errore dei protestanti, voler interpretare le scritture a piacimento a seconda delle proprie sensibilità a ciò ha contriubuito la stampa che a fatto si che tutti potesero leggere la Bibbia (leggere però non significa capire). Invece i cattolici hanno sempre avuto la Chiesa docente, cioè quel'istituto divino che sa interpretare in modo giusto le Sacre Scritture e insegnare ciò che esse dicono. Troppa boria, troppo orgoglio, siamo tutti dottori della Chiesa? Sta di fatto che oggi molti uomini di Chiesa che non seguono più il magistero infallibile, stanno aiutando il demonio a distruggere la famiglia.

Franco ha detto...

@ Mic. Sempre ringraziando per la pazientissima ospitalita'.

Mi riferisco a casi come quello di Santa Croce Camerina. Posto che la madre sia colpevole di infanticidio ( fatto che grazie al cielo non tocca a me giudicare) secondo il sentire di quasi tutte le persone comuni il marito sarebbe pienamente giustificato se volesse allacciare un altro legame matrimoniale. Ancora di piu' nel caso della moglie di un uomo che venisse individuato come serial killer o stupratore di bambine: caso rarissimo, ma non irrealistico.

L'obiezione piu' forte che mi sembra si possa presentare e' che l'apertura al "caso limite" fa inevitabilmente o quasi da cavallo di Troia per un cambiamento generalizzato del costume, come e' stato per divorzio e aborto; in stretta connessione, il cambiamento dell ' impostazione educativa. La richiesta della castita' prematrimoniale in epoca preconciliare implicava una sorveglianza strettissima delle ragazze di buona famiglia, con chaperon e quant'altro. Ricordo che nel Denzinger anche il bacio "importante" tra fidanzati e' dichiarato peccato mortale.
Oggi invece anche in famiglie di cattolici ( "adulti" ) e' abbastanza tranquillamente accettata la convivenza prematrimoniale di figli e figlie .

Comunque nel caso limite di cui sopra la forza di rimanere "single"potrebbe essere data solo da una vita religiosa ad altissima temperatura, al limite del misticismo, e dal sostegno della comunita' familiare e parrocchiale,
con una prospettiva escatologica: si sopporta la sofferenza di una di solitudine non voluta in vista del "regno di Dio". Accenno solo al problema non trascurabile della
"carne che urla". Viceversa ho sentito di una catechista parrocchiale a cui le colleghe, dopo la sua separazione dal marito, cercavano "misericordiosamente" un altro compagno.

D'altra parte ci sono le parole di Gesu' ( non "solo" misericordioso ) che invita a preferire di strapparsi un occhio o un piede che scandalizza piuttosto che essere gettati tutti interi nella Geenna, dove "il verme non miore". Altrove chiede:"Volete essere salati dal fuoco? ".

Questo e' un problema che i misericordisti non si pongono minimamente. Come pure sembrano dimenticare le smagliature, per non dire gli squarci che il divorzio diffuso crea nel tessuto della rete di solidarieta' familiare e sociale.

Sembrero' ossessivo nel riproporre i casi limite; pero' la validita' di una legge generale si misura anche in relazione a quelli; e i
conservatori, tra i quali mi pongo anch'io "nonostante", a mio parere oggi, essendo in assoluta minoranza, devono saper fornire argomenti validi e spendibili sui
mass media.

Marco P. ha detto...

“Io penso che gli studi esegetici devono essere un aiuto al Magistero, il quale ha l'autorità di interpretare la Sacra Scrittura. Le interpretazioni già offerte dalla Chiesa non possono impedire lo studio approfondito della stessa Scrittura, perchè tali studi possono aiutare il Megistero a formulare meglio la dottrina, ad esprimerla con più chiarezza e a superare problemi.”
Humani Generis: …Se poi i Sommi Pontefici nei loro atti emanano di proposito una sentenza in materia finora controversa, è evidente per tutti che tale questione, secondo l'intenzione e la volontà degli stessi Pontefici, non può più costituire oggetto di libera discussione fra i teologi….. …Perciò il Nostro Predecessore di imperitura memoria Pio IX, mentre insegnava che è còmpito nobilissimo della teologia quello di mostrare come una dottrina definita dalla Chiesa è contenuta nelle fonti, non senza grave motivo aggiungeva le seguenti parole: "in quello stesso senso, con cui è stata definita dalla Chiesa".
Quindi quando la Chiesa attraverso il suo Magistero ha già dato una parola definitiva su un dato argomento (non ha "offerto" interpretazioni, ma le ha date, definite perché guidata dallo Spirito Santo che il Padre manda perché ci ricordi tutto ciò che Gesù ci ha detto, Gv 14,26), questo non è più oggetto di discussione. E’ sul matrimonio pare che la parola l’abbia data, essendo fondata sul diritto divino.

“Non si tratta di piegare la Scrittura alle mode del tempo (questa asserzione sembra essere una scappatoia per squalificare il discorso in partenza). Nell'insegnamento della Chiesa non ci possono essere errori, ma…”
il "ma" avversativo è molto malizioso,ci aiuta nuovamente Pio XII con la Humani Generis: … “Nell'interpretazione della Sacra Scrittura essi non vogliono tener conto dell'analogia della fede e della tradizione della Chiesa; in modo che la dottrina dei Santi Padri e del Magistero dovrebbe essere misurata con quella della Sacra Scrittura, spiegata, però, dagli esegeti in modo puramente umano; e non piuttosto la Sacra Scrittura esposta secondo la mente della Chiesa, che da Cristo Signore è stata costituita custode e interprete di tutto il deposito delle verità rivelate”.

qui c'è il proseguio del sofisma anonimo, anch'esso come si vedrà messo aL proprio posto da Pio XII:
“...la dottrina potrebbe essere formulata meglio oggi di quanto sia stato fatto, ad esempio, dalla scolastica”
dice quindi Pio XII:"...Il disprezzo delle parole e delle nozioni usate dai teologi scolastici, di per sé conduce all'indebolimento della teologia speculativa, che essi (ndr: i novatori) ritengono priva di una vera certezza in quanto si fonda sulle ragioni teologiche. Purtroppo questi amatori delle novità facilmente passano dal disprezzo della teologia scolastica allo spregio verso lo stesso Magistero della Chiesa che ha dato, con la sua autorità, una cosi notevole approvazione a quella teologia. Questo Magistero viene da costoro fatto apparire come un impedimento al progresso e un ostacolo per la scienza…. Se si considera bene quanto sopra è stato esposto, facilmente apparirà chiaro il motivo per cui la Chiesa esige che i futuri sacerdoti siano istruiti nelle scienze filosofiche "secondo il metodo, la dottrina e i principi del Dottor Angelico" (Corp. Jur. Can., can. 1366, 2), giacché, come ben sappiamo dall'esperienza di parecchi secoli, il metodo dell'Aquinate si distingue per singolare superiorità tanto nell'ammaestrare gli animi che nella ricerca della verità; la sua dottrina poi è in armonia con la Rivelazione divina ed è molto efficace per mettere al sicuro i fondamenti della fede come pure per cogliere con utilità e sicurezza i frutti di un sano progresso (A. A. S. vol. XXXVIII, 1946, p. 387).”


Turiferario ha detto...

"L’intervento di Innocenzo Gargano appare scritto nella prospettiva della comprensione del testo evangelico all’interno del contesto storico-culturale del tempo di Gesù. [...]
Chi ha fatto traduzioni non banali dal greco antico sa che il significato dei testi potrebbe essere stravolto da una errata comprensione del contesto culturale e, talvolta, dalla mancata conoscenza di minuti dettagli degli eventi storici ai quali il testo fa riferimento. [...] Da questa prospettiva non è sorprendente che la nostra comprensione (e il significato) dei testi biblici possa essere diversa da quella dei Padri della Chiesa".

Detto in altre parole, il padre Gargano pensa di poter leggere il testo evangelico nella prospettiva "giusta", laddove tutti (Padri della Chiesa compresi) fino ad oggi non l'hanno fatto. I miei complimenti. Ma a me pare che la chiave di lettura del Vangelo da cui parte Gargano sia tutta moderna, anzi contemporanea: il divorzio oggi c'è, è sempre più diffuso anche fra chi si "sente" cattolico, ergo dobbiamo trovargli una qualche giustificazione in un modo o nell'altro. Ignorando un fatto macroscopico: quando sono stati scritti i Vangeli il divorzio esisteva ed era lecito per gli ebrei come anche per i pagani. Non c'era nessun bisogno di trovargli una legittimazione.

Anonimo ha detto...

Signor Marco P., i miei commenti non si riferiscono in modo specifico al matrimonio, ma rientrano in un discorso generale. Quindi, le sue risposte che riportano citazioni di Pio XII non sono pertinenti. Io non ho parlato di mettere in discussione le sentenze emanate, nè ho detto che bisogna rifiutare l'analogia della fede, la Tradizione o il Magistero, nè ho scritto di disprezzare la scolastica. Il discorso è più complesso e richiede la conoscenza degli studi attuali e del Magistero, soprattutto quelli dopo il Vaticano II, visto che qualcosa su questi temi l'ha anche detta sia il Concilio sia il Magistero. Comunque, vi ringrazio per le risposte.

Marius ha detto...

@mic e @ Marco P.

una sola cosa posso dirvi dal profondo:
un GRAZIE grande così!

e sulle vostre accuratissime osservazioni:
questo sì che è parlare!

Fabio ha detto...

Chi è Antonio Emanuele? Chi è Silvio Brachetta? Gargano lo conosco, ma gli altri due chi sono? A che titolo si esprimono? Che titolo accademico hanno? Grazie.

gabri ha detto...

Scusate l'argomento fuori tema : ho saputo che in una parrocchia del centro di Pavia sono stati esposti alcuni grandi cartelloni con l'indicazione di personaggi buoni dell'Islam, specie di "santi" islamici, ed altri con frasi tratte dal Corano.
Domanda: siamo alla frutta o solo all'antipasto?
Gabri

rocco ha detto...

leggendo mi è venuta in mente la seconda lettera di san Pietro, riguardo agli arzigogoli citati da Mic.

"In esse ci sono alcune cose difficili da comprendere e gli ignoranti e gli instabili le travisano, al pari delle altre Scritture, per loro propria rovina."

Rr ha detto...

Proseguendo nel ragionamento di Turiferario: siamo piu' vicini noi nel 2015 al contesto in cui visse Gesu'( come se il Figlio di Dio avesse un contesto, essendo Egli Colui che e'), o i Padri della Chiesa dei primi secoli, vissuti solo 50, 100, 200, 300, ecc., anni dopo Lui ?
Se non erro, Giovanni Battista perse la testa a causa di un' adultera concubina, ne' piu', ne' meno di S. John Fisher e S. tommaso Moro 1500 anni dopo.
Adulteri, concubine, divorzi, prime e seconde mogli, figli di primo e secondo letto, omosessuali, bisessuali,
e via dicendo, ai tempi di Tiberio ed Erode erano pane quotidiano. Se quindi Nostro Signore non avesse voluto istituire il amtrimonio indissolubile, se ne sarebbe stato zitto, quando i Ffarisei gli posero la fatidica domanda. Molto piu' facile tacere, acconsentendo.
Se la cosa non piace, non si e' obbligati a restare cattolici. Anglicani, luterani, battisti, evangelici, calvinisti, quaccheri, menonniti, episcopaliani, presbiteriani, pentecostali, ortodossi, e poi ebrei, musulmani....c' e' ampia scelta nel supermarket delle religioni.

Rr

Luisa ha detto...

Socci sulle visioni profetiche della Beata Emmerich:

http://www.antoniosocci.com/2015/01/la-profezia-della-beata-anna-caterina-emmerich-sul-tempo-dei-due-papi-e-delle-due-chiese-parla-di-oggi/

E qui in inglee e francese una nuova intervista del car.Burke:

thewandererpress.com/most-viewed/the-wanderer-interviews-his-eminence-cardinal-burke

http://benoit-et-moi.fr/2015-I/actualites/une-nouvelle-interview-du-cardinal-burke.php

Paolo Pasqualucci ha detto...

Il passo di Mt 5, 19 e' difficile. A maggior ragione occorre affidarsi all'interpretazione dei Padri, dei Dottori e del Magistero, che sul punto ha sempre avallato quanto spiegato da S. Agostino, il Crisostomo, S. Tommaso. L'interpretazione corretta e' pertanto quella dello studioso Brachetta, mentre l'altra sembra mirare a trovare il cavillo per ammorbidire o aggirare l'insegnamento della Chiesa sull'indissolubilita' del matrimonio.
La difficolta' in Mt 5, 19 sembra costituita soprattutto dall'uso del termine "minimo", in greco elachistos. Servendomi dello Zorell, ho trovato un rimando a Luca 16, 10, ove si dice: "Chi e' fedele nel poco e' fedele anche nel molto; e chi e' infedele nel poco, e' ingiusto anche nel molto". "Poco" e' sempre elachistos, tradotto con minimum e modicum ("qui fidelis est in minimo, et in maiori fidelis est; et qui in modico iniquus est, et in maiori iniquus est"). Connessione con Mt 5, 19: il "minimo" che sara' definito come tale ("minimus vocabitur") nel Regno dei Cieli, ossia il Giorno del Giudizio, e' colui che e' stato "ingiusto anche nel poco", che cioe' ha violato la Legge anche nelle cose piccole e ha insegnato agli altri a fare altrettanto. Egli sara' pertanto dannato, come giustamente concludono i Padri. L'interpretazione tradizionale mi sembra valida anche da un altro punto di vista: Nostro Signore ha appena detto che e' venuto a "compiere" la Legge sino al piu' piccolo iota e subito dopo ha aggiunto che i trasgressori del piu' piccolo iota e per giunta istigatori alla trasgressione, saranno accolti (da Lui) come "minimi" nel Regno dei Cieli? Via, cerchiamo di usare il retto discernimento! Nostro Signore qui in realta' ammonisce che anche chi violera' "uno solo di questi minimi precetti", simbolicamente rappresentati dallo "iota" e dallo "apice" menzionati in Mt 5, 18, andra' in perdizione.

mic ha detto...

Grazie, Paolo:
Ho inserito questa osservazione nell'articolo. Merita la dovuta attenzione perché dimostra improprio, oltre che arbitrario, l'aggancio a Mt 5,19 :)

Marco P. ha detto...

Caro Anonimo,
nel suo primo intervento scriveva che dal suo punto di vista l’insegnamento (detto in senso generale) può contenere imprecisioni derivate da una interpretazione parziale o non corretta, subito contraddicendo tale pesante affermazione con l’assicurazione che anche per lei la Chiesa non insegna errori e quindi sintetizzando il tutto con la necessità di approfondire.
Quindi:
a) tesi: l’insegnamento può essere sbagliato
b) antitesi: la Chiesa non può insegnare errori
c) sintesi: è necessario un continuo approfondimento per essere sempre più aderenti all’insegnamento di Gesù.
Poiché per insegnamento ci si riferisce a questioni di fede e di morale, la tesi è confutata direttamente dal Signore quando dice che Egli sarà con noi (con la Chiesa) sempre fino alla fine del mondo.
Nel successivo suo intervento scrive che le interpretazioni date dalla Chiesa sulla Sacra Scrittura non possono impedire lo studio della stessa (sullo stesso argomento, questo mi pare sottinteso) e tali studi possono aiutare a superare problemi; subito obietta che questo non è per un adattamento della interpretazione della Scrittura in senso storicista (excusatio non petita), ma per una formulazione migliore di quanto fatto dalla scolastica che in questo modo viene dipinta come uno strumento desueto (desueto rispetto alle esigenze di nuovi tempi).
Quindi:
a) tesi: l’interpretazione della Sacra Scrittura da parte della Chiesa su un dato punto non deve mai fermarsi
b) antitesi: l’interpretazione della Sacra Scrittura non deve seguire una deriva storicista
c) sintesi: l’approfondimento di questi studi deve essere effettuato usando strumenti adatti ai tempi in cui gli studi vengono effettuati.

Nel suo terzo intervento, che critica il mio, lei sostiene di non avere affrontato l’argomento “matrimonio” nello specifico, però – dico io - questo è l’argomento che ha dato il là alla discussione e su tale argomento, come su tanti altri la Chiesa ha già dato la sua interpretazione definitiva, ed è proprio sull’interpretazione della Sacra Scrittura che lei sviluppa le sue argomentazioni.
Poi lei dice di non mettere in discussione sentenze emanate, né di rifiutare la Tradizione, l’analogia della fede o il Magistero, ma da quello scritto sopra nelle due tesi dei suoi primi interventi questo non sembra vero. Analogamente lei dice anche di non disprezzare la scolastica, ma questo contraddice, anche in questo caso, e fanno due, il suo giudizio precedente cira l’inopportunità di utilizzarla come strumento adatto ad ogni tempo e circostanza, che è ciò che insegna invece Pio XII. Se ha cambiato posizione nello spazio di poche ore su entrambe queste questioni non posso che rallegrarmene anche perché ciò sarebbe segno della pochezza e debolezza di quanto sostenuto in precedenza. Se invece fosse un ennesimo tentativo di ritirare la mano dopo avere lanciato il sasso, questo confermerebbe la sua impostazione di stampo neo-modernista che traspare dai primi due interventi.
In effetti le chiude affermando che il discorso è più complesso e in ogni caso non si può prescindere da conoscenza di studi attuali e Magistero, soprattuto post Vaticano II. Più complesso di cosa ? forse dell’affidarsi a quello che la Chiesa ha sempre insegnato, ovvero che l’interpretazione della Rivelazione, di cui la Sacra Scrittura è una parte, è un suo (della Chiesa) diritto e dovere e che con docilità i fedeli devono a ciò rimettersi ? La complicazione mal si concilia con ciò che il Signore dice, ovvero che ai piccoli il Padre ha rivelato ciò che non ha svelato ai sapienti (mondani).
Grazie anche a lei.

Ambrosius ha detto...

Cara Mic,

È vero che il storicismo appartiene alla tradizione conciliare. Però, questo è stato condannato nella Fides et ratio di GP II (una condanna un po senza senso nel contesto di una tradizione natta del storicismo). Quindi, se può dire che siamo davanti una rottura in più, ancora nel proprio magisterio conciliare.

Altro punto è che nella Nouvelle theologie la verità è definita in funzione dell'azione, non in funzione dall'essere o sia in questa teologia la verità è essenzialmente storicista. In questo senso esiste anchenuna relazione tra le interpretazione storicista e la vita dei fedeli divorziati. Se la interpretazione e la dottrina di Gesù era valida per altri tempi e non ha validità oggi, se può desiderare nel matrimonio l'unione sia fino alla separazione per la morte? Come evitare che i fedeli divorziati pense che il primo matrimonio era una verità vissuta in altro tempo e che oggi non è più verità?

Una cosa che dobbiamo tenere conto è che la misericordia di Bergoglio parte della definizione di verità della Nouvelle theologie. Nel caso della comunione ai divorziati ricasati lei può essere appena il riconoscimento dello storicismo nel Matrimonio.

Silvio Brachetta ha detto...

Ringrazio Maria Guarini per la segnalazione del mio articolo e Paolo Pasqualucci. Ottime le vostre acute integrazioni.
Come Maria intuisce, il problema è di uno storicismo che oramai ha rotto gli argini del sopportabile. Ho tralasciato le prime due argomentazioni del Gargano (Esseni e tavole della legge) per concentrarmi su quelle che, a mio parere, sembrano le più problematiche.
Un caro saluto.

mic ha detto...

Grazie, Silvio, per questo riscontro.
Spero potremo amcora condividere e approfondire altre riflessioni in ordine alle molte questioni sul tappeto.
Se gentimente mi scrivi una mail su romaperenne@gmail.com potremo raccordarci meglio.