Massimo Viglione su Il giudizio cattolico [qui].
Lo riprendo perché gli eventi che incombono danno la stura a molti scritti e interventi sulle crociate, che riflettono quasi sempre l'ideologia di chi li veicola. L'articolo che segue è specificamente incentrato sulle ragioni della legittimità storica, religiosa e morale delle crociate, che neutralizza le principali distorsioni ricorrenti.
Lo riprendo perché gli eventi che incombono danno la stura a molti scritti e interventi sulle crociate, che riflettono quasi sempre l'ideologia di chi li veicola. L'articolo che segue è specificamente incentrato sulle ragioni della legittimità storica, religiosa e morale delle crociate, che neutralizza le principali distorsioni ricorrenti.
Per la formulazione di un giudizio idealmente e storicamente corretto sul fenomeno delle crociate nel suo insieme e sull’idea di Crociata in sé, occorre a monte richiamarsi ad alcuni princìpi imprescindibili e attenersi a dati storici precisi:
I territori di quella che per gli ebrei prima di Cristo era la “Terra Promessa” appartenevano appunto agli ebrei dai tempi di Mosè. I vari conquistatori (e per ultimi i Romani), nel corso dei secoli, non avevano intaccato questo principio: sebbene sotto conquista straniera, la Palestina/Israele era di fatto e di diritto la terra degli ebrei, il Regno di David, l’unico ricevuto e consacrato da e a Dio.
Da un punto di vista religioso e cristiano, gli ebrei, non riconoscendo – e condannando a morte – il Messia, perdettero per sempre il ruolo di “popolo eletto”, e, di conseguenza, il diritto a possedere la Terra Promessa, non essendo e costituendo più di fatto la “sinagoga/Chiesa” di Dio.
Con la distruzione del Tempio di Gerusalemme (unico centro religioso e civile degli ebrei) ad opera dei Romani (Tito, 70 d.C.) e con la loro cacciata definitiva dalla Palestina (Adriano, 132 d.C.), cambia per sempre la situazione: gli ebrei dovettero in massa abbandonare la loro terra (diaspora), di cui di fatto (cioè storicamente e politicamente) persero il controllo e il possesso.
Nel frattempo, la Palestina (non più Israele) da un lato continuò per secoli ad essere una provincia romana, dall’altro divenne per i cristiani la “Terra Santa” per eccellenza, dove il Figlio di Dio era nato, vissuto, aveva patito ed era morto e risorto per il riscatto di ogni uomo dal male e dal peccato, divenendo il Salvatore dell’umanità. Ciò significava, idealmente e in concreto, che la Palestina era ora appunto la “Terra Santa” in quanto terra di salvezza di ogni battezzato al mondo. Ciò fu ancora più evidente a tutti quando nel 380 d.C. l’Imperatore Teodosio a Tessalonica proclamò il Cristianesimo “Religione dell’Impero”. Roma si era fatta cristiana e lo stesso Vicario di Cristo risiedeva a Roma: era chiaro insomma che la Terra Santa apparteneva a Roma non più solo politicamente e militarmente, ma anche spiritualmente.
Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C.), la Terra Santa rimase ancora per due secoli provincia dell’Impero Romano d’Oriente, quindi “romana” e “cristiana” allo stesso tempo.
Nella prima metà del VII secolo nasce una nuova religione, l’Islam, e nella seconda metà i musulmani conquistano la Terra Santa. Ora, è evidente a tutti che quella che era stata prima la Terra Promessa per gli ebrei, poi il Regno di Israele, poi provincia romana, infine la Terra Santa dei cristiani, nulla aveva a che vedere con gli arabi-islamici, se non per diritto di violenza. L’avevano conquistata manu militari, e perseguitavano i cristiani ivi residenti e i pellegrini.
Questa premessa era necessaria per chiarire due principi a monte: 1) l’inesistenza assoluta da parte islamica di un diritto al possesso della Terra Santa, se non la mera forza della violenza; 2) la perduta legittimità da parte ebraica al possesso della Terra Santa con il passaggio dall’antico al nuovo Testamento. 2) la perduta legittimità da parte ebraica al possesso della Terra Santa, con il passaggio dall’Antico al Nuovo Testamento.
A tali questioni di principio, occorre poi unire il dato storico degli eventi dei secoli susseguenti, vale a dire il fatto che dal VII all’XI secolo l’Islam ha sistematicamente attaccato e invaso manu militari gran parte delle terre di quello che era l’Impero Romano d’Occidente (premendo nel contempo senza sosta alle porte di quello d’Oriente), conquistando gran parte del Medio Oriente, l’Africa del Nord, la Penisola Iberica, tentando di varcare i Pirenei, poi occupando la Sicilia, la Sardegna e la Corsica, risalendo con scorrerie fino a Lione e poi in Svizzera e alle Alpi, ponendo delle enclave fisse vicino Roma (le basiliche di San Pietro e San Paolo e l’abbazia di Montecassino furono distrutte), ma soprattutto terrorizzando per secoli le popolazioni cristiane mediterranee, specialmente quelle italiane.
Quattro secoli di invasioni militari (massacri di uomini, deportazioni di donne negli harem, conversione forzata dei bambini) e razzie, di cui nessuno mai potrà fare il calcolo non tanto dei danni materiali, quanto del numero dei massacrati e del dolore immenso causato a intere generazioni di cristiani, senza che questi potessero in alcun modo contrattaccare.
Gli stessi pellegrini che andavano in Terra Santa venivano spesso massacrati, specie a partire dall’XI secolo, con l’arrivo del dominio dei turchi selgiuchidi.
Tutto quanto detto deve essere tenuto presente prima di emettere qualsivoglia giudizio storico e morale sulla crociate: non si può infatti presentare i crociati come una “banda di matti fanatici” e ladri che calò improvvisamente in Palestina per rubare tutto a tutti e uccidere i poveri musulmani indifesi. Ciò è solo ridicolo, evidentemente sostenuto da chi non cerca la verità storica ma è mosso solo dal suo odio anticristiano (o dalla sua simpatia filoislamica).
Come sempre ufficialmente dichiarato dalla Chiesa tramite la voce dei Papi e dai teorici del movimento crociato (fra questi, san Bernardo di Chiaravalle) e dai teologi medievali (fra gli altri, san Tommaso d’Aquino e anche santa Caterina da Siena), lo scopo e la legittimità delle crociate risiedono nei seguenti princìpi fondamentali:
Il diritto/dovere assoluto della Cristianità a rientrare in possesso dei Luoghi Santi;
La difesa dei pellegrini (e a tal fine nacquero gli Ordini monastico-cavallereschi);
La legittima difesa dai secolari assalti della Jahad islamica.
Come si può notare, tutti e tre i princìpi indicati si fondano pienamente sul diritto naturale: quello del recupero della legittima proprietà privata lesa, quella della difesa del più debole dalla violenza ingiustificata, quello della legittima difesa da un nemico ingiustamente invasore.
È interessante notare a riguardo che le fonti islamiche sulle crociate, pur accusando i crociati di atti barbarici e stragisti di ogni genere, mai mettono però idealmente in dubbio il loro diritto alla riconquista dei Luoghi della Redenzione di Cristo. Da conquistatori, essi sanno che il diritto del più forte, su cui essi si fondano, prevede anche il contrattacco.
A questi tre princìpi poi, santa Caterina da Siena ne aggiunge un altro: il doveroso tentativo di conversione degli infedeli alla vera Fede, per la loro salvezza eterna, bene supremo di ogni uomo.
Per necessaria completezza, occorre tener presente poi che il movimento crociato non si esaurì nell’ambito dei due secoli (1096-1291) in cui avvennero la conquista e la perdita della Terra Santa da parte cristiana (crociate tradizionali); infatti, a partire dal XIV secolo, e fino agli inizi del XVIII, con l’avanzata inarrestabile dei turchi ottomani, di crociate se ne dovettero fare in continuazione; questa volta però non per riprendere i Luoghi Santi, ma per difendere l’Europa stessa (l’Impero Romano d’Oriente cadde in mano islamica nel 1453) dalla conquista musulmana. I soli nomi di Cipro, Malta, Lepanto, Vienna (ancora nel 1683) ci dicono quale immane tragedia per secoli si è consumata anche dopo le stesse crociate “tradizionali” e ci testimoniano un fatto incontrovertibile e di importanza capitale: per quattro secoli prima e per altri quattro secoli dopo le crociate “tradizionali”, il mondo cristiano è stato messo sotto attacco militare dall’Islam (prima arabo, poi turco), subendo quella che può definirsi la più grande e lunga guerra d’assalto mai condotta nella storia, in obbedienza ai dettami della Jahad (Guerra Santa) voluta e iniziata da Maometto stesso.
Mille anni di guerre. Per questo, occorre essere sereni, preparati e giusti nei giudizi.
Le crociate furono insomma anzitutto guerre di legittima difesa e di riconquista di quanto illegittimamente preso da un nemico invasore. Pertanto, ebbero piena legittimità storica e ideale (ciò non giustifica, ovviamente, tutte le violenze gratuite commesse da parte cristiana nel corso dei secoli). Ancor più ciò è valido a partire dal XIV secolo, quando l’unico scopo del movimento crociato divenne la difesa della Cristianità intera aggredita dai turchi.
25 agosto 2014
9 commenti:
Repetita iuvant :-)
@ Uno dei problemi piu' gravi e' costituito dal "manicheismo laicista - politically correct" dei messaggi cinematografici e televisivi, gli unici che incidono veramente sul comune sentire, perche' riguardo ai libri... quanti li leggono?
Negli ultimi decenni serial e film come "Le crociate" ( 2003 )
hanno regolarmente presentato i Cristiani come brutti, cattivi e prepotenti, gli Islamici come generosi, magnanimi, "umanisti".
In "Cristoforo Colombo" ( 1985 ) c'e'( anzi non poteva non esserci ) la figura dell'inquisitore isterico che durante l'esame del progetto di spedizione all'universita' di Salamanca lo denuncia con gli occhi di fuori come infrazione sacrilega
dei limiti posti da Dio. Questo in un periodo in cui gli studi matematici si apparentavano al grande platonismo cristiano
( vedasi Nicola Cusano e, figurativamente, l'immagine del francescano Luca Pacioli con il compasso puntato su un disegno geometrico ).
Senza negare la realta' delle
sopraffazioni compiute dai conquistatores, o da molti fra essi, usando la religione come pretesto, occorrerebbe produrre e diffondere opere che facciano sentire ( con equilibrio ) l'altra campana. Per esempio un film su san
Luigi IX re di Francia, che fu davvero un santo. A proposito della demonizzata civilta' medievale, un sasso nello stagno e' stato lanciato in Germania dalla grande
regista Margarethe Von Trotta, che ha girato un bellissimo film su Hildegard di Bingen, badessa dalla multiforme, grandiosa cultura, mistica, profetessa e da poco anche "Dottore della Chiesa". Anche qui c'e' un vescovo-inquisitore isterico, come di prammatica, ma prevale in larghissima misura l'immagine di un monacato femminile molto colto. Decisamente qualcosa di meglio del Medioevo de"L'armata Brancaleone", che per i piu' e' l'esemplificazione degli orrori e delle follie grottesche di quella "epoca oscura".
Mi è bastato, recentemente, vedere in famiglia il film "Tosca" per rendermi conto di come, attraverso uno dei tanti film dell'epoca (peraltro mai tramontata e questo non lo conoscevo), con mezzi artistici non sempre scadenti, anzi subdolamente suggestivi, sono state influenzate e diseducate le masse indifferenti distratte e lontane o non munite dei dovuti antidoti da parte di chi avrebbe dovuto.
Ho cercato di sottolineare alcuni tratti che avevo colto. Ma, al di fuori di mio marito, ho avuto solo smentite sommarie, peraltro basate su qualche dato reale enfatizzato in negativo, senza contare i dati negativi e basta che purtroppo non si possono non riconoscere ma che vengono assolutizzati.. E non valeva la pena, a quel punto, insistere... Ma lo scempio continua, oggi anche dal di dentro.
Vede mic, una delle grandi colpe della società secolarizzata è stata quella di creare divisioni nelle famiglie tra le varie generazioni, anche in quelle dove i nonni o i genitori sono genuinamente cattolici. Chi di noi non ha dovuto subire critiche o attacchi da qualche nostro parente stretto per il solo fatto di essere fedele alla Chiesa di sempre? In un passato poco lontano questo era impensabile.
@ Scrivendo di "Tosca" lei tocca un nervo scoperto. Considero la rappresentazione di Roma papale nei film cosiddetti storici di Luigi Magni come un esempio di pervicace faziosita' o almeno grave parzialita'. Aggiungo le prestazioni purtroppo in negativo di Nino Manfredi come Pasquino ironico-acido in "Nell'anno del Signore" e poi come cardinale dalla
doppia vita e in realta'
anticlericale in un altro ( credo si tratti di "In nome del Papa Re" ). In realta' i "poveri" Targhini e Montanari avevano accoltellato per ucciderlo un carbonaro
"pentito"; uno dei due, medico, aveva persino tentato di allargare la ferita con lo specillo. Gli
altri due "poveri" patrioti Monti e Tognetti nel 1869 avevano "solo" fatto saltare una caserma uccidendo 27 zuavi e quattro passanti. Poco o nulla viene detto della situazione che obbligo' Pio IX a lasciare Roma per Gaeta: scannamento a sangue freddo del primo ministro Pellegrino Rossi ( di idee liberali
), cannonate contro il Quirinale,
; e poi, durante la Repubblica Romana, intimidazioni e atti di forza, garibaldini acquartierati
nella chiesa di San Pancrazio che orinavano sulla tomba del santo; e poi ancora, prima del '70, singoli zuavi pugnalati o gettati nel Tevere.
Notizie trovate, oltre che nel
libro di Andreotti, anche in grosso volume di uno storico, credo il De Cesare ( "Roma e lo Stato del Papa" ). Anche senza arrivare
all'animosita' di Angela Pellicciari credo che certi fatti
dovrebbero essere recuperati. Per fortuna ne "Il marchese del Grillo" ( film che adoro, assolutamente nello spirito del grande G.G. Belli ) e' stato presentato con Paolo
Stoppa un papa Pio VII ironico e
indulgente, oltre che serio.
Analogo discorso andrebbe fatto per via Rasella: mentre Pio XII voleva evitare una battaglia dentro la
citta', il CNL ordi' un'azione per
provocare rappresaglia e rivolta
popolare ( che secondo l'italofilo Eugen Dollman era ben lungi dai pensieri dei Romani ).
Parecchi anni fa Vittorio Messori subi' una lapidazione mediatica per aver denunciato le stragi di
Pontelandolfo e Casalduni ad opera delle truppe di Cialdini( centinaia di morti ); fatto poi riconosciuto con visita di Napolitano. Pero' non dobbiamo neanche dimenticare i fatti di Perugia nel 1859 a opera
degli Svizzeri del papa...
Vede mic, una delle grandi colpe della società secolarizzata è stata quella di creare divisioni nelle famiglie tra le varie generazioni, anche in quelle dove i nonni o i genitori sono genuinamente cattolici.
Per fortuna la "divisione" (peraltro in discussioni del genere, per il resto c'è grande armonia) non è con i miei figli, ma con i cognati...
In altre prove registiche la Von Trotta, del resto amica di lungo corso di...Fassbinder, era un pochino meno "osservante".
@ Josh. Non mi sono nemmeno sognato di indicare in "Vision" un film con connotazione "osservante" o agiografica. Per i pochi film che ho visto, la Von Trotta mi sembra una professionista seria, con una grande dignita' intellettuale; in Wikipedia e' indicata come "regista di culto". Per apparire come una persona riflessiva e di qualita' non e'strettamente indispensabile
essere cattolici
Ottimo richiamo storico, quello di Massimo Viglione. Sintetico, ovviamente, ma preciso. Una voce chiara in un coro storiografico contemporaneo afflitto da islamofilia e anticristianesimo.
Sul tema, rimane un classico l'opera di Franco Cardini, Le Crociate tra mito e storia, Istituto di cultura Nova Civitas, Roma 1971.
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