Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 21 febbraio 2015

Sul tradizionalismo, il progressismo, il centrismo e il cattolicesimo. Ideologia, dottrina cattolica e "terra di mezzo"

La nostra lettrice Anna ha elaborato una sapiente lettura della temperie ecclesiale del nostro tempo, resa necessaria dalle formulazioni reiterate e insistenti di quel "moderazionismo cattolico" - da me già definito ibrido-sofista - che continua ad affermare che la Chiesa è il corpo mistico di Cristo, ma parla di estremismo e moderatismo e di verità come se il cattolicesimo fosse un'ideologia e come se la Chiesa fosse uno Stato pluralista. Giustifica il CVII sulla base di un concetto deviato di tradizione vivente che abbiamo più volte esplicitato, ma che non è mai stato confutato nel merito.
La trattazione si mantiene nelle linee generali per meglio inquadrare il problema, entrando nel merito quanto basta perché i termini tradizionalismo e progressismo sottintendono entrambi delle ideologie. Ma il cattolicesimo non è un’ideologia è una fede in una Parola rivelata e trasmessa come il Signore ha comandato. Ed esiste solo la verità e la menzogna. Punto. Non esiste una "terra di mezzo". Il resto è fuffa.

Sul tradizionalismo, il progressismo, il centrismo e il cattolicesimo.
Ideologia, dottrina cattolica e "terra di mezzo".

Introduzione

È noto che i cattolici vengono suddivisi in progressisti e tradizionalisti, a loro volta suddivisi tra moderati ed estremisti.
Mentre i progressisti e i tradizionalisti ritengono che sia corretto il proprio punto di vista e sbagliato quello opposto, secondo una terza categoria di cattolici entrambe le posizioni sarebbero, in applicazione del politicamente corretto principio del rispetto e della tolleranza, plausibili, purché moderate, mentre gli estremisti andrebbero stigmatizzati per il loro integralismo, fanatismo ideologico e sarebbero eretici, mentre condivide con i progressisti l'assunto che affermare l'essenza precisa dell'identità cattolica sia sclerosi da reperto museale.
La coesistenza di queste due contrapposte posizioni moderate viene ritenuta, da questi “terzisti”, non un contrasto da risolvere secondo il criterio giusto/sbagliato, vero/falso, bene/male, alla luce di un criterio oggettivo (Rivelazione esplicata dal magistero infallibile della Chiesa), ma un fattore positivo di crescita della Chiesa verso il “bene comune”.

Dal CVII in poi i cosiddetti progressisti che hanno - da sparuta ed elitaria minoranza, con procedure non proprio ortodosse e con una grande spinta mass-mediatica - guidato e condotto in porto il concilio, de facto attuato da tutti i papi conciliari e post conciliari, dapprima, con gradualità e non senza qualche passo indietro (apparente o reale che sia), e oggi con grande energia ed entusiasmo, stanno spingendo l’acceleratore fino in fondo.

Il post concilio, invece che i preannunciati frutti meravigliosi della “nuova pentecoste” ha prodotto un disastro (annunciato dai pochi resistenti conciliari e riconosciuto dagli stessi papi conciliari e postconciliari) all’interno della Chiesa e, come riflesso sulla società, il cui “sale della terra” era diventato insipido ed aveva accolto i “diritti dell’uomo”, elaborati dalla rivoluzione in opposizione a Dio, in sostituzione dei comandamenti di Dio, e si era proposto di dare realizzazione alla “dignità dell’uomo, al posto della gloria di Dio. [vedi GS e DH ed antropocentrismo: qui - qui]

Arbitraria visuale del Tradizionalismo e relative attribuzioni

I cosiddetti “tradizionalisti estremisti”, detti spregiativamente lefebvriani (stride anche questa ostinazione nell'uso di un termine che acquista un senso spregiativo, se si tiene conto che mons. Lefebvre non ha creato seguaci, non avendo tra l'altro modificato uno iota di quanto ha ricevuto nella Chiesa), ritengono che la fonte di questo inarrestabile scempio sia da individuarsi nelle innovazioni apportate nel CVII dal “progressismo” (nuovo volto, presentabile e “moderato”, dell’eresia modernista).
Le loro denunce, le loro richieste al papa di rimuovere i rilevati elementi di contrasto col magistero infallibile della Chiesa precedente al CVII, attraverso l’interpretazione “autentica” e vincolante di essi (quando possibile) e la eliminazione di essi (quando la chiarezza della proposizione non consente nemmeno la forzatura interpretativa in senso conforme al magistero precedente) ed il loro rifiuto di conformare la propria fede e la propria vita alle nuove dottrine conciliari, sono ritenute disobbedienza e posizione “illegittima”, simile a quella luterana. E dunque essi sono definiti sommariamente e senza scrupoli eretici, dimenticando che l'eresia è « ...l'ostinata negazione, dopo aver ricevuto il Battesimo, di una qualche verità che si deve credere per fede divina e cattolica, o il dubbio ostinato su di essa... » (CCC 1089). E dimenticando anche che celebrano una cum il papa regnante del quale riconoscono l'autorità.
Il problema sta tutto nel definire con esattezza le dottrine de fide tenendae - cui è dovuto un assenso di fede teologale - che chi ama la Tradizione riconosce in quelle sancite dal Magistero definitivo distinguendole dagli insegnamenti proposti nell'esercizio del Magistero autentico, sebbene non si intenda proclamarli con atto definitivo, ai quali peraltro si deve «religioso ossequio della volontà e dell’intelletto», che non è cieco ma da parametrare sul loro contenuto e sulla sua corrispondenza al precedente Magistero infallibile.

L'atteggiamento del dire e non dire e capziosità in nome di una impropria obbedienza. Proclami apodittici, ma assenza di argomentazioni nel merito

Si pretenderebbe invece di fatto affermare che l’approccio critico al magistero impartito dal CVII e dai papi conciliari e postconciliari, il sollevare dubbi in ordine alla sua conformità alla Tradizione contrasterebbe con il dogma dell’infallibilità del magistero della Chiesa, si opporrebbe all’opera dello “Spirito Santo che soffia dove vuole”, attaccherebbe l’autorità magisteriale del papa, renderebbe la Chiesa acefala, fallibile, legittimerebbe il “libero esame” degli atti ministeriali della Chiesa, attentando a quest’ultima, che è gerarchica per diritto divino, e porrebbe le basi per una deriva nichilista.

Le tesi dei “tradizionalisti” non sono dunque oggetto di confutazione specifica ed argomentata, nel merito, perché, si sostiene, esse sarebbero inquinate alla fonte. Poiché nessun papa potrebbe incorrere in errore e meno che mai un concilio ecumenico, allora il concilio in questione e l’intero magistero papale conciliare e postconciliare non potrebbe essere in contrasto col magistero precedente. E se tale apparisse, le proposizioni conciliari e papali in contrasto dovrebbero interpretarsi, da ciascun fedele e pastore, come se non ci fosse contrasto ma continuità.(1)
Eloquente la seguente affermazione di Alessandro Gnocchi:
...La tattica di accusare i dissidenti [uso improprio dei termini che genera confusione: in questo caso è un termine, ricorrente nelle accuse, peraltro politico anziché teologico-discente] di essere “gente che divide”, di solito, viene usata dai prepotenti o dai deboli, tenendo presente che spesso i prepotenti sono dei deboli che hanno tra le mani qualche leva del potere. Davanti a chi osa argomentare, il prepotente non argomenta per non mettere in discussioni le proprie convinzione e la propria posizione, mentre il debole non argomenta perché non ha convinzioni e, se le ha, non ha il coraggio di difenderle. Niente di più facile che indicare al pubblico ludibrio colui che osa rompere l’unità delegittimando a priori: se rompe l’unità non può parlare. La Verità, anche quella con la “V” maiuscola soccombe alla convenienza. Pilato, che preferisce rimanere amico di Cesare, non cessa mai di trovare seguaci.
La strategia dell'argomento dell'uomo di paglia 

La confutazione “alla fonte” pare costruita con il c.d. “argomento dell'uomo di paglia”, frequentemente usato per deviare una discussione in un dibattito. Chiamato anche straw man argument o straw man fallacy, l’argomento di paglia è un argomento fallace, simile a quello da confutare, riproposto in maniera errata e debole, facilmente smontabile, che viene confutato al posto di quello corretto:
“in una discussione una persona sostituisce all'argomento A un argomento B simile ad A denominato appunto "straw man" ("uomo di paglia") e confuta e discute l'argomento B invece che l'argomento A iniziale, che in questo modo viene lasciato inattaccato. Se l'operazione retorica riesce sembrerà che l'avversario sia riuscito a smontare l'argomento”.
L'argomento può essere costruito: a) estremizzando l'argomento iniziale, b) citando fuori contesto parti dell'argomento iniziale, c) semplificando eccessivamente l'argomento iniziale, d) incentrando la confutazione su una persona favorevole all'argomento iniziale, il cui comportamento e le cui idee vengono criticate. Ad esempio:
  1. A: (affermazione tradizionalista) Bisognerebbe verificare se vi è contrasto tra alcune parti del CVII e tra alcune parti del magistero dei papi conciliari e postconciliari e ed il magistero infallibile della Chiesa precedente e bisognerebbe che il papa vivente vi ponga rimedio.
    B: (affermazione dei "normalizzatori") A vuole minare l’infallibilità del magistero ecclesiale. La persona B ha esemplificato eccessivamente l'argomento della persona A che non riteneva i documenti conciliari espressione del magistero infallibile ecclesiale, perché espressamente voluti come “pastorali” (1), ed anzi, poiché rilevava contrasti col magistero infallibile precedente intendeva al contrario difendere la coerenza del magistero ecclesiale.
  2. Oppure B: Se ciascuno dei fedeli potesse valutare il magistero della Chiesa docente saremmo al libero esame luterano. La persona B ha citato fuori contesto una parte dell’argomento iniziale, omettendo di considerare che l’esame del magistero conciliare e post conciliare non si fondava sul libero esame del fedele ma sul magistero infallibile della Chiesa, che non è modificabile da quello successivo e che ciascun fedele è obbligato ad osservare e credere.
  3. Oppure B: le tesi propugnate sono eretiche, infatti il tradizionalista mons. Lefebvre è stato scomunicato. La persona B ha incentrato la confutazione su una delle persone che propugnano la tesi, ed ha implicitamente attribuito la scomunica alle tesi in esame e non alla nomina di vescovi in assenza di mandato pontificio, cioè alla disobbedienza al Romano Pontefice, ritenuta scismatica, e non per una ragione dottrinale.
Valutazione sommaria e alterata della situazione

I rilievi mossi, poi, omettono di considerare che la grande apostasia nella (non della) Chiesa è profetizzata nel Nuovo Testamento ed insegnata nel CCC e tendono ad annullare gli avvertimenti numerosi in ordine alla possibilità che uno stesso apostolo o un angelo del cielo possa predicare un altro vangelo e gli inviti a vegliare.

Quanto all’ermeneutica della continuità si osserva che essa presuppone l’analisi delle parti magisteriali “apparentemente” in contrasto, dunque di entrare nel merito delle contestazioni. Inoltre tale ermeneutica presuppone che l’affermazione da interpretare non sia inequivoca. Infine va ritenuto che tale interpretazione non possa essere rimessa al singolo fedele o pastore perché ciò sarebbe un’abdicazione alla funzione docente, che lascerebbe la Chiesa discente nel caos interpretativo. E l’interpretazione autorevole e vincolante è proprio una delle possibili soluzioni avanzate dai “tradizionalisti”, al momento rimasta inascoltata.

Più in radice, la questione della legittimità della compresenza di istanze progressiste e tradizionaliste va affrontata tenendo presente che la dottrina cattolica riguardante la fede e la morale, secondo la prospettiva cattolica, s’intende,  non è un’ideologia, cioè una scienza del pensiero, un complesso di opinioni e valori elaborati dal pensiero dell’uomo (idee), ma è l'insieme degli insegnamenti (costituenti la Rivelazione) che Dio stesso ha impartito agli uomini, insegnamenti che la Chiesa, istituita e governata da Cristo, attraverso il papa, suo vicario, custodisce, trasmette e via via chiarisce, col suo magistero infallibile, assistito dallo Spirito Santo, senza poterle modificare (1).

Il magistero infallibile quindi coincide, non con tutto ciò che dice o compie il papa al momento “vivente”, ma con quell’insegnamento che è stato esercitato con autorità (e senza contraddizione) da tutti i papi del passato  e che continua ad esercitarsi attraverso il papa vivente in continuità col primo.
L’approfondimento è finalizzato a dare ai fedeli una migliore comprensione, rendendo più esplicito ciò che prima formava oggetto di una conoscenza implicita, e deve prodursi «nella stessa credenza, nello stesso senso, nello stesso pensiero» (cost. Dei Filius), cioè senza contraddizione o allontanamento dal senso delle verità di fede già definite. Esso non va effettuato per appagare la sete di conoscenza, per raggiungere la pienezza della Verità,  ma per difendere la fede della Chiesa dagli attacchi anticristici e soltanto quando lo richiedono le eresie, le controversie, l’apostasia,  e, in generale, le necessità di ogni epoca. Esso funziona, in sostanza, come una reazione del sistema immunitario e non come gli ormoni della crescita.

In ogni epoca storica è quindi assicurato agli uomini tutto ciò che occorre per la loro salvezza e non c’è alcuna evoluzione (2) Poiché col cucchiaio è impossibile raccogliere l’acqua del mare, va inoltre escluso che, su questa terra, la Verità possa essere con “pienezza” raggiunta, chiarita, resa perfettamente intellegibile, in tutti i suoi risvolti. (3)

Ora, se la dottrina cattolica in materia di fede e di morale non è un’ideologia, ma la fedele trasmissione di verità rivelate da Dio, non può, in detta materia, ritenersi che sia legittima una distinzione ideologica dei cattolici tra progressisti e tradizionalisti.
I cattolici devono infatti attenersi a quelle verità e l’unica distinzione che può essere operata in questo campo riguarda la fedeltà o l’infedeltà a quelle verità. La Via per raggiungere il Bene è quella tracciata da Cristo e trasmessa senza contraddizione dalla Chiesa e non è invece perseguibile attraverso nuove dottrine, non è suscettibile di evoluzione.

Il progressismo dunque è doppiamente incompatibile con la dottrina della Chiesa in materia di fede e di morale. È infatti un’ideologia ed è orientata al raggiungimento di una (pienezza di) verità e di (una pienezza di) un bene che ancora la Chiesa non possiederebbe.
In sostanza alla dottrina cattolica è totalmente estranea qualsiasi idea evoluzionistica o di progresso nelle verità di fede e della morale cattolica. I cattolici non possono essere altro dunque, intesi nel senso di cui sopra, tradizionalisti.

È vero che c’è una parte della dottrina che può essere cambiata, ed è quella che non riguarda le verità predette e che tali elementi accidentali anzi devono essere diversificati e cambiati in relazione alle necessità dei luoghi e delle epoche.
Tuttavia nemmeno per tali “accidenti” può ritenersi accettabile la distinzione tra progressisti e tradizionalisti/conservatori.
Questi elementi accidentali, non sono degli inutili orpelli, ma hanno la funzione di diffondere, custodire, rafforzare, direttamente o indirettamente la fede e di facilitare l’accesso alla salvezza da parte degli uomini, hanno cioè una funzione strumentale rispetto alla Rivelazione.

Ne consegue che la scelta tra conservazione e cambiamento e sul tipo di modifica, non può conseguire ai gusti o alle ideologie degli uomini che guidano la Chiesa di volta in volta, ma deve essere il frutto di un giudizio di efficacia di essi, tenuto conto della situazione data dal contesto storico/geografico e della funzione specifica che essi svolgono.
Essi devono quindi essere direttamente proporzionali alle debolezze del gregge ed alla decadenza e corruzione del mondo e di segno contrario, nel senso che in un periodo e in un luogo ed in un tempo in cui la fede è salda e diffusa occorrono misure meno forti a salvaguardia dell’ortodossia e della saldezza della fede che non in tempi e luoghi in cui sono diffuse le eresie, l’ateismo e l’amoralità (ad es. in un contesto in cui il senso del sacro e del peccato sono affievoliti, la liturgia non dovrebbe essere banalizzata, volgarizzata, resa simile ad un’assemblea di un’associazione filantropica, ma al contrario arricchita, nobilitata ed i peccati diffusi stigmatizzati e non coccolati). Sembra tuttavia che si sia dimenticato che primaria funzione della liturgia, essa stessa funzione primaria della Chiesa, è lo ius divinum al culto autentico che diventa, poi, il “luogo” privilegiato in cui l’Actio teandrica ed eterna del Figlio opera sul credente e feconda la vita di fede e quella quotidiana.

Conclusione

Adeguarsi alle debolezze del mondo perché divenute normali, è come abbassare le difese immunitarie quando il virus è diffuso e letale, è, per la Chiesa, un’abdicazione, una rinuncia alla sua missione e, per l’umanità, privata dell’irradiamento di quella luce riflessa, un abbandono, una negazione della salvezza (la tiepidezza, rimproverata alla Chiesa di Laodicea, nell’Apocalisse, è il compromesso, la Chiesa tiepida è quella che “piace” al mondo, che lascia a proprio agio i peccatori, che non disturba la coscienze, che banalizza il sacro, che annacqua , o mette da parte, la dottrina).

Non ha alcun senso l’aprioristica connotazione, negativa o positiva, data ideologicamente al nuovo o all’antico in sé considerati. Occorre infatti eliminare l’antico nocivo, evitare il nuovo nocivo, conservare l’antico benefico e perseguire il nuovo benefico.

Va anche escluso che la moderazione, il centrismo, sia in sé cosa buona. È vero che nella cultura classica si ritiene che “in medio stat virtus”, ma è anche vero che questo principio non può applicarsi alla verità, che è assoluta, per cui tra varie affermazioni, é esatta solo quella che è conforme alla verità e le altre sono false. La verità non sta in mezzo a due concezioni estreme ( 2+2 fa 4, e non cinque, anche nel contrasto tra chi dice che fa 4 e chi dice che fa 6; tra l’affermazione Gesù è la seconda persona del Dio trino, vero uomo e vero Dio, e l’affermazione che Gesù era un bestemmiatore, la verità non è che Gesù era profeta, un uomo sapiente e santo).

Altrettanto sul piano morale. La moderazione è una virtù pagana, è la virtù per eccellenza per il Pensiero Unico che tiranneggia in questa epoca, non è una virtù cristiana. Cristo è il più grande estremista della storia, non stette mai nel “giusto mezzo”: la sua vita (che visse nella integrale santità), la sua predicazione (della integrale verità, così spiazzante soprattutto per i saggi), e soprattutto la sua morte (la più ignobile e più dolorosa che c’era), fu ed è stoltezza per i pagani e scandalo per i giudei ed ai suoi non chiede la moderazione (“tu non sei né freddo né fervente. Oh, fossi tu pur freddo o fervente! Così, perché sei tiepido e non sei né freddo né fervente io ti vomiterò dalla mia bocca !”).
Anna
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(1) Pastor Aeternus: “Questa Santa Sede ha sempre ritenuto che nello stesso Primato Apostolico …è contenuto anche il supremo potere di magistero. … "La salvezza consiste anzitutto nel custodire le norme della retta fede. …nella Sede Apostolica è sempre stata conservata pura la religione cattolica, e professata la santa dottrina... spetta a lei, prima di ogni altra, il compito di difendere la verità della fede, qualora sorgessero questioni in materia di fede, tocca a lei definirle con una sua sentenza..
...i Nostri Predecessori ... vigilarono perché si mantenesse genuina e pura come era stata loro affidata…... Lo Spirito Santo … non è stato promesso ai successori di Pietro per rivelare, con la sua ispirazione, una nuova dottrina, ma per custodire con scrupolo e per far conoscere con fedeltà, con la sua assistenza, la rivelazione trasmessa dagli Apostoli, cioè il deposito della fede. …Questo indefettibile carisma di verità e di fede fu .. divinamente conferito a Pietro e ai suoi successori in questa Cattedra, perché esercitassero il loro eccelso ufficio per la salvezza di tutti, perché l’intero gregge di Cristo, distolto dai velenosi pascoli dell’errore, si alimentasse con il cibo della celeste dottrina e.. e, appoggiata sul suo fondamento, resistesse incrollabile contro le porte dell’inferno.
…Perciò Noi, mantenendoci fedeli alla tradizione ricevuta … proclamiamo e definiamo dogma rivelato da Dio che il Romano Pontefice, quando parla ex cathedra, cioè quando esercita il suo supremo ufficio di Pastore e di Dottore di tutti i cristiani, e in forza del suo supremo potere Apostolico definisce una dottrina circa la fede e i costumi, vincola tutta la Chiesa, per la divina assistenza a lui promessa nella persona del beato Pietro, gode di quell’infallibilità con cui il divino Redentore volle fosse corredata la sua Chiesa nel definire la dottrina intorno alla fede e ai costumi: pertanto tali definizioni del Romano Pontefice sono immutabili per se stesse, e non per il consenso della Chiesa.Se qualcuno quindi avrà la presunzione di opporsi a questa Nostra definizione, Dio non voglia!: sia anatema.”
(2) “La dottrina della fede che Dio rivelò non è proposta alle menti umane come una invenzione filosofica da perfezionare, ma è stata consegnata alla Sposa di Cristo come divino deposito perché la custodisca fedelmente e la insegni con magistero infallibile. Quindi deve essere approvato in perpetuo quel significato dei sacri dogmi che la Santa Madre Chiesa ha dichiarato, né mai si deve recedere da quel significato con il pretesto o con le apparenze di una più completa intelligenza. Crescano dunque e gagliardamente progrediscano, lungo il corso delle età e dei secoli, l'intelligenza e la sapienza, sia dei secoli, sia degli uomini, come di tutta la Chiesa, ma nel proprio settore soltanto, cioè nel medesimo dogma, nel medesimo significato, nella medesima affermazione [VINC. LIR. Common., n. 28”]. …” Quindi, “se qualcuno dirà che può accadere che ai dogmi della Chiesa si possa un giorno – nel continuo progresso della scienza – attribuire un senso diverso da quello che ha inteso e intende dare la Chiesa: sia anatema (costituzione dogmatica Dei Filius)
(3)“ .. i misteri di Dio trascendono per loro natura in modo così elevato l'intelletto creato, che anche se insegnati dalla Rivelazione e accolti con fede, restano tuttavia coperti dal velo della stessa fede e quasi avvolti nell'oscurità finché in questa vita mortale noi pellegriniamo lontani dal Signore: giacché noi camminiamo per fede e non per conoscenza”; “poiché il Dio che rivela i misteri della fede e la infonde in noi è lo stesso che ha infuso il lume della ragione nell'animo umano” e “ Dio non può quindi negare se stesso, né la verità contraddire la verità” è stabilito che “ogni asserzione contraria alla verità della fede illuminata è totalmente falsa [CONC. LAT. V, Bulla Apostolici regiminis]” ed anzi la Chiesa deve vigilare attentamente affinché le diverse discipline ... non accolgano nel proprio interno errori contrari alla divina dottrina, oppure che, travalicando i propri confini, non occupino né sconvolgano le materie appartenenti alla fede”. (Costituzione dogmatica del CVI Dei Filus).

33 commenti:

Anonimo ha detto...

C'è anche da considerare la componente normalista. Quella che in un attimo è passata dallo sgranare rosari allo sdoganamento delle unioni omo saldandosi compattamente con i progressisti.
Il punto critico è che mentre i progressisti-normalisti sono assolutamente uniti e solidali nonché dotati di mezzi istituzionali e mediatici smisurati, i tradizionalisti sono litigiosissimi e estremamente divisi tra di loro. Inoltre mi sembra di notare uno spostamento di alcune frange "tradizionaliste" verso il fronte progressista-normalista.
Miles

Anonimo ha detto...

E' triste dover giungere a queste conclusioni, ma purtroppo è l verità: c'è molta divisione e litigiosità nel fronte tradizionalista; è tutto uno spaccare il capello in due; non c'è niente che sia accettato da tutti, anche solo come una base comune, un minimo comun denominatore, e questo rende l'opera dei persecutori estremamente facile. I progressisti ubbidiscono tutti al dittatore di turno, sempre pronti a dare addosso al capro espiatorio di volta in volta indicato dal tiranno (le vecchiette, i volti inespressivi di chi recita il rosario, il pretino in tonaca a Santa Marta, i seminaristi di simpatie tradizionaliste, ecc.), gli amanri della Tradizione, invece, sono liberi, non hanno padroni dispotici e ricattatori cui obbedire cecamente e così si frammentano in gruppi e gruppuscoli, ognuno con una sua identità (FSSPX, IMBC, FF I, sedevacantisti, sedeprivazionisti, ecc. ecc.). Dovremmo tutti metterci agli ordini dell'Immacolata e marciare sotto il suo vessillo (il drappo azzurro con le dodici stelle, ma non come membri della UE massonica ed anticristica, però), come novelli Cavalieri dell'Immacolata, combattenti della buona battaglia degli ultimi tempi (vedi s. Luigi Maria Grignon de Monfort "Trattato della vera devozione alla Madonna"), una battaglia ce la Vergine Potente contro il Male non perderà di sicuro, il diavolo lo sa benissimo, per questo è così scatenato.

lister ha detto...

...punto critico...
...dotati di mezzi smisurati
spostamento di frange...verso il fronte..
Qui qualcuno crede che si stia giocando a Risiko. :)
Tutta questa litigiosità superlativa e divisione estrema fra tradizionalisti, dove la si riscontra?

lister ha detto...

Il Risiko la fa da padrone.
...metterci agli ordini(...)e marciare (...)sotto il vessillo(...) come Cavalieri, combattenti della buona battaglia...
Ma per favore!
Logico che il mio modo di pensare è diverso da quello del mio vicino: l'importante è che sia lo stesso pensiero, lo stesso fine.


mic ha detto...

è tutto uno spaccare il capello in due

Non c'è fa spaccare nessun capello in due tra chi ama la Tradizione.
Se mai sono le "frange" sedeprivazioniste e sedevacantiste a creare i maggiori cavilli...
Come dimostra l'articolo, il fraintendimento e l'incomunicabilità è all'interno della chiesa, e specificamente con la tendenza progressista e con quella cosiddetta normalizzatrice che, alla fine, ponendosi come pseudo-equilibrata e neutrale, non riconosce i problemi (non si sa in che misura per miopia, per imbelle imbecillità o per malafede) e fa il gioco dell'ala neo-modernista egemone...

Franco ha detto...

@ Quello che rende o, per dirla in termini piu' grevi, FREGA i tradizionalisti è a mio parere l'andamento prevalentemente o quasi esclusivamente giuridico del loro argomentare. I passaggi logici sono rigorosi, ma le "fonti" del diritto da cui partono sono considerate incerte dalla controparte modernista, che oltretutto fruisce dello strapotere massmediatico e della disinformazione del fedele medio, portato naturalmente al "normalismo". Apparendo debole il punto di partenza, appare inficiato anche il ragionamento con le sue conclusioni. La punta di lancia del Modernismo di inizio secolo( Loisy & c. ) era la critica biblica "dissolvente", secondo cui i testi biblici andavano drasticamente "storicizzati". Kung, Kasper e gli altri danno per assodato che i Vangeli non riportano gli "ipsissima verba" di Gesu', ma una immagine della sua figura e del suo discorso selezionata e in parte deformata dalle concezioni di fede dei diversi gruppi di cristiani; quello che abbiamo in mano sarebbe il "Cristo della fede", mentre conosciamo in modo incerto e aleatorio il "Cristo della storia". Per cui, come nel caso eclatante del comandamento sul matrimonio indissolubile e sull'invito alla verginità, ritengono di poter tirare il testo biblico come se fosse di gomma, alla "luce" ( ! ) delle esigenze moderne.
I Tradizionalisti invece sarebbero vittime delle formulazioni della Neoscolastica, formatasi in un contesto sociale ed epistemologico "fissista", mentre la società moderna in continuo movimento esige necessariamente un pensiero evoluzionista e progressista.

Ultimamente i sedicenti cattolici delle comunità di base hanno affiancato all'"afflato sociale", talora demagogico, anche la negazione esplicita e mi verrebbe da dire sfacciata dei grandi dogmi dei primi secoli e specificamente la della divinità di Gesù Cristo, oltreché la negazione del Peccato Originale, senza il quale cade l'idea di Sacrificio di espiazione necessario alla Redenzione. Ovviamente la Mariologia svanisce assieme alla Cristologia fissata nei dogmi. Alcuni, anzi non pochi sono parroci e cattedratici che nessuno rimuove.
E' curioso, ma non troppo, il fatto che costoro, per continuare a fruire ancora di spazi, comunicazioni e occasioni fornite
dalla Chiesa gerarchica, si dichiarano solennemente cattolici, mentre cattolici nel senso autentico non sono più; caso mai cristiani in senso lato ( e qualcuno nemmeno quello ). Utilizzano la Chiesa cattolica ( mi scuso per l'esempio greve ) come parassiti che smangiano il corpo in cui si sono incistati: loro crescono, e l'"ospite" viene portato via via alla morte.

Come si risponde? Anzitutto: molti dei contenuti dichiarati aleatori non apparirebbero tali in un'ottica di fede: questo ha voluto dire Joseph Ratzinger con i suoi libri su Gesu', signorilmente snobbati da Martini.
In secondo luogo, occorre non già evitare, bensì approfondire gli studi di esegesi biblica, come fece in piena crisi modernista il domenicano Joseph Marie Lagrange, andando a Gerusalemme per fondare l"Ecole Biblique". In terzo luogo, cercando un confronto non dimissionario fra teologia Scolastica in versione apologeticada un lato, filosofia e scienza moderna dall'altro. Un esempio di lavoro adeguato è quello del card. Brandmuller ( protestante convertito ) a proposito della tradizione del celibato ecclesiastico.

Ovviamente in mezzo e sopra tutte queste cose c'è la preghiera per ottenere dall'alto l'aiuto alla Chiesa che naviga affannosamente tra i flutti.
I "flutti" ( con la L ) del postconcilio.

Marius ha detto...

Se ci si basa sul confronto delle idee è normale che si vedano solo (o quasi) le differenze: 100 teste = 100 idee.
Ma la nostra unità dovrebbe discendere dalle idee? O da un'idea che ci farebbe da comune denominatore?
No, saremo uniti soltanto quando ci troveremo a Messa insieme, quando faremo lo sforzo di trovarci regolarmente in una Messa VO, di essere fedeli a quella scelta, perché è dal Signore e dal suo sacramento che discende la vera unità tra di noi.
Il web per sua natura alimenta un confronto sulle idee, cosa interessantissima, per carità, ma non illudiamoci di trovare un'unità su tale base.
Ciò che va alimentato, anche attraverso il web stesso, è la formazione di comunità veramente cattolica di persone fisiche, in modo che a partire dalla partecipazione alla Messa si concretizzi poi anche una vita catechetica pastorale e caritativa e culturale.

mic ha detto...

Ciò che va alimentato, anche attraverso il web stesso, è la formazione di comunità veramente cattolica di persone fisiche, in modo che a partire dalla partecipazione alla Messa si concretizzi poi anche una vita catechetica pastorale e caritativa e culturale.

E' così. E sostanzialmente è l'invito di mons. Schneider che abbiamo ripreso qui

http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2015/02/un-invito-concreto-che-dobbiamo.html

mic ha detto...

Inoltre, sulle idee, mi pare che noi non ci scontriamo, ce le scambiamo, le confrontiamo, impariamo gli uni dagli altri e, se anche abbiamo sensibilità (e talvolta idee) diverse, com'è normale che sia, il nostro comun denominatore, il collante che ci lega è una Persona.

Le nostre idee cozzano, invece, con quelle che veicolano storture che stridono col nostro cuore e la nostra coscienza illuminata dalla Fede e che normalmente esprimiamo nella vita, mentre qui, ci serviamo di concetti che servono ad esprimerle, ovviamente fondati sul Magistero. Qui sembrerebbe prevalere l'aspetto che Franco sottolinea come "giuridico"; ma non si tratta di giuridismo, quanto di fare ordine nelle idee divergenti e disorientanti che vengono sparate dai media e persino dal soglio di Pietro...

inoltre le fonti, più che "considerate incerte", sono di fatto rinnegate ma con le fonti è rinnegato il Logos e, con esso, il discorso veritativo, sostituito da quello affabulatorio e confusionario che va per la maggiore.

Josh ha detto...

da un lacerto di Mic, con cui concordo,
ma che mi piace calare in una delle tante pazzie d'oggi ripetute da tutti i media, estendendo il campo...

"....il fraintendimento e l'incomunicabilità è all'interno della chiesa, e specificamente con la tendenza progressista e con quella cosiddetta normalizzatrice che, alla fine, ponendosi come pseudo-equilibrata e neutrale, non riconosce i problemi (non si sa in che misura per miopia, per imbelle imbecillità o per malafede) e fa il gioco dell'ala neo-modernista egemone..."

sarà miopia, imbelle imbecillità o malafede per es. condannare ogni giorno le "mafie" del Sud,
ma non fiatare sulle mafie bancarie e ultra nazionali di cui qualcuno è tanto amico?

ancora, a che pro invitare a conversione solo un certo tipo di mafiosi locali, e invitarli a rientrare nell'amicizia della Chiesa e del Signore,
se in questa neoComunione sono poi quotidianamente confuse Misericordia e Giustizia, ovvero si straparla di una misericordia che è permissivismo e perdonismo, non è quella cristiana e oltrepassa la Giustizia?

l'ex mafioso convertito non sarà più mafioso, dicono a quest'ora in tv, si santificherà? ok, bene

e l'adultero, il libertino... invece perchè può entrare nella Comunione e continuare ad essere adultero liberamente, nella profanazione eucaristica ufficializzata? che 'conversione' sarebbe....

beh allora, anche solo da questo, è la follia quando non l'apostasia palese che ha preso ampie frange di Chiesa.
E' naturale che chi sragiona quotidianamente su questioni di fede, teologiche, o anche solo quotidiane, da ogni schermo, appunto perchè s-ragiona, non ha il Logos. Dice infatti tutto e il contrario di tutto in ogni momento.
Roba da scrollarsi la polvere dai calzari.

Anonimo ha detto...

Probabilmente mi sono spiegata malissimo. Intendevo dire che l’uso delle parole progressista e tradizionalista è scorretta e deviante. I cattolici, in quanto cattolici, non sono ideologi, non hanno una propria visione della vita, una propria verità, non hanno preferenze in ordine al nuovo o al vecchio. I cattolici calpestano le orme di Cristo e seguono la sua strada, indicata dalla Rivelazione (Sacre Scritture e Tradizione) e resa più chiara, nel caso di pericolo di deviazione, dal magistero infallibile della Chiesa (che è quello dogmatizzato dalla Pastor Aeternus).

Quindi i cattolici non possono essere divisi in categorie a seconda delle loro ideologie o gusti in fatto di fede e morale. Coloro che seguono ideologie o gusti, in fatto di fede e di morale, non sono cattolici. I cattolici, poi, per dirla come S. Pio X, in quanto cattolici, non possono essere altro che difensori della Tradizione (dato che la Tradizione è fonte della Rivelazione).

Queste parole, questi “ismi” sono in realtà strumenti di confusione perché mirano, nella discussione ad evitare di entrare nel merito delle questioni, gravi, che dividono il mondo cattolico (falso/vero) in materia di fede e di morale, spostando l’attenzione dall’oggetto della discussione alla persona che discute, la quale viene catalogata, inserita in una categoria, creata artatamente al fine di potere stigmatizzare la categoria (e dunque l’interlocutore nella quale viene inserito o nella quale l’interlocutore stesso si autoinserisce), attraverso l’attribuzione ad essa di connotazioni negative di tipo ideologico e più spesso psicologico-spirituale-comportamentale. La lista lunghissima di queste “connotazioni negative” attribuite dalla attuale gerarchia ecclesiastica alla categoria dei “tradizionalisti e la totale mancanza di argomentazioni in ordine a ciò che è oggetto di censure rivolte da cattolici (e basta, senza –ismi) preoccupati di questo divario, che sta per diventare un abisso, tra la Chiesa di duemila anni e la “pastorale” di parte, sempre più ampia, della gerarchia ecclesiastica (e della chiesa discente) degli ultimi decenni evidenzia questo meccanismo.

Credo che bisognerebbe evitare di cadere in questa trappola linguistica e cercare di smascherarla, riportando il confronto sull’oggetto della discussione, che, secondo me, va incentrato, in radice, sul rapporto tra CVII (come testi, come evento, come “spirito”, come seguente magistero ecclesiastico applicativo), da un lato, e Rivelazione e magistero infallibile della Chiesa, dall’altro lato (per l’emergenza Sinodo la discussione va anche mirata sul rapporto tra Rivelazione e magistero infallibile della Chiesa, da un lato, e le proposte nuove dottrine, dall’altro, sul matrimonio e sulla famiglia).

Stessa cosa per i sottogruppi e sottocategorie, dove spesso si fa riferimento a personalismi e sentimenti (gratitudine, amore filiale, antipatie, ecc.) di vario tipo (e mi riferisco alla questione del magistero degli ultimi due papi precedenti al papa regnante), deviati dalla tentazione di indagare il foro interno di questi papi o preoccupati di un giudizio globale sulla persona.
I nostri personali sentimenti non dovrebbero guidarci nel tentativo di comprensione di quello che sta succedendo, non dovrebbero turarci le orecchie e renderci incapaci di intendere, renderci litigiosi, perché a difesa o contro l’uno o l’altro. Il nostro amore dovrebbe essere rivolto verso la Verità ed in caso di contrasto tra la Verità e nostro padre, nostro figlio ecc. noi dobbiamo scegliere sempre la Verità. Come sta scritto. E nostro padre possiamo e dobbiamo continuarlo ad amare, anche se dovessimo scoprire che ha sbagliato. E pregare per lui ancora di più.
Anna

Luisa ha detto...

Forse vi interesserà questo articolo pubblicato da V.I. :

"Francesco punta sulla liturgia per evangelizzare»"

Si tratta di un`intervista con padre Giuseppe Midili, direttore dell'Ufficio Liturgico del Vicariato di Roma, sul convegno per il 50°anniversario della prima messa in italiano celebrata da Paolo VI.

Alla domanda:

"-C’è il rischio che la nostalgia del latino sia strumento di opposizione all’apertura della Chiesa al mondo contemporaneo?"

Risponde:

“Questo è un rischio che la Chiesa non corre, perché è per sua natura missionaria, geneticamente aperta e in dialogo con il mondo. L’annuncio del Vangelo rivolto a tutti, secondo il comando di Cristo, trova nella liturgia la sua forma privilegiata: «la Chiesa evangelizza e si evangelizza con la bellezza della Liturgia» (Evangelii Gaudium, 24). Perché ciò si realizzi il Concilio ha indicato nei principi della riforma liturgica la via maestra per il nostro tempo. Non si possono sottrarre all’evangelizzazione energie preziose, lasciandosi condizionare da impulsi nostalgici. É urgente evangelizzare gli uomini di oggi con un linguaggio comprensibile, mentre i sentimentalismi orienterebbero l’attenzione verso aspetti marginali”.

Dunque il latino sarebbe un ostacolo all`evangelizzazione, ci domandiamo come la fede cattolica abbia potuto attraversare i secoli e le frontiere, non mi sembra che la Chiesa e l`evangelizzazione siano nate con il CVII.
Decisamente il padre interrogato sembra ignorare cha la sacra Liturgia è stata ed è oggetto di manipolazioni creatrici e devastatrici in applicazione dello spirito del CVII, che le chiese e i seminari si sono svuotati, che l`Ostia consacrata, vista la poca attenzione e il poco rispetto con cui è trattata, è considerata ormai come un simbolo , e che un numero impressionante di sacerdoti è nello stesso caso, che non è più il Signore ad essere il Protagonista ma l`"assemblea"portata dalle sue emozioni, ecc. ecc.

Eppure tutte quelle persone "finalmente" capivano, non c`era più il "latinorum" ad "isolarle", "finalmente" partecipavano, erano attive e non più passive(!), liberate del latino, del silenzio, del canto gregoriano, protagoniste e non più spettatrici passive, con il loro entusiasmo e la loro fede rinnovata grazie all`abbandono di quelle anticaglie nostalgiche, avrebbero dovuto riempire chiese e seminari.
Sappiamo che non è esattamete quel che è avvenuto, eppure
certuni ancora oggi osano parlare dei frutti della riforma liturgica.

http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/liturgia-liturgy-liturgia-39313/

tralcio ha detto...

OT fino a certo punto

Ascoltando le parole del Vescovo di Roma mi ero un po' chiesto il perchè di tanto qualunquismo vaticano nel parlare di un tema tanto complesso come il lavoro...

E' vero che un certo semplicismo e una certa semplicioneria sono presenti in ogni ambito toccato dalle parole di Francesco, tuttavia quello che appare evidente, sul lavoro come sulla liturgia, che le randellate cadano unidirezionalmente, quasi che la parte "lodata" sia esente da colpe e meritevole di stima... La sua e di quelli come lui, che evidentemente accontenta e accondiscende.

Propongo perciò questo articolo

http://www.rischiocalcolato.it/2015/02/schegge-di-statalismo-episodio-13-papa-e-lavoro-nero.html

Sono interessanti anche i commenti dei lettori...

Josh ha detto...

cito dalla frase sopra:

"...É urgente evangelizzare gli uomini di oggi con un linguaggio comprensibile..."

per l'appunto!
per fare un esempio di abbacinante chiarezza, 2 cose sono state dette in vista dell'evangelizzazione in comprensibilissimo italico in questo periodo dal vdr:

-citando giustamente Gioele, si esorta di recente a tornare a Dio, anche imparando a piangere sulle proprie miserie e sui propri peccati;
_poche settimane fa, parafrasando stranamente S. Paolo e un'idea stiracchiata da O Felix Culpa, si diceva di esser fieri e anche vantarsi dei propri peccati

allora, sia chiaro in italiano eh, dobbiamo piangere sui nostri peccati,
o
vantarci dei nostri peccati, ed esserne fieri (senza spendere altre parole per definire meglio il concetto)?

Allora il problema non è il latino, ma la coerenza, e la propria condizione (...) spirituale, ma prima ancora logica.

Josh ha detto...

va da sè che l'articolo con le osservazioni di Anna, e i suoi commenti sono precisi, circostanziati e puntuali....

quel che sto scrivendo oggi è uno sfogo, amaro, ma uno sfogo.

Miserere ha detto...

OT, un'altra sparata di Kasper. "Lutero fa parte della grande tradizione della Chiesa".

http://www.adelantelafe.com/kasper-lutero-forma-parte-de-la-gran-tradicion-de-la-iglesia/

Alessandro Mirabelli ha detto...

OT. Importante dichiarazione del card. Robert Sarah ripresa da Rorate. La Chiesa africana si opporrà al tradimento della indissolubilità del matrimonio. Prego Mic di postare l'intervento di Sarah nei prossimi giorni.

Alessandro Mirabelli ha detto...

@ Miserere: proponiamo a Walter di diventare luterano, non solo di fatto - lo è già da tempo - ma anche formalmente.

itinerari cristiani ha detto...

ci sono i cattolici, e i non cattolici che fanno finta di esserlo. Punto.

Anonimo ha detto...

“…lasciandosi condizionare da impulsi nostalgici. ….i sentimentalismi orienterebbero l’attenzione verso aspetti marginali”.

Ancora una volta si confuta sulla base di inventate “connotazioni /problematiche psicologiche” di quei cattolici (e basta) che invece motivano, alla luce del magistero secolare della Chiesa, e non solo, la loro tesi sugli innumerevoli danni alla fede causati dalla banalizzazione, volgarizzazione, protestantizzazione della santa messa, dell’oscuramento del Santo Sacrificio, dell’uso della lingua latina, sacralizzata dalla “romanità” della Chiesa e dal tempo, lingua universale, del faccione del sacerdote posizionato al posto o davanti a Gesù custodito nel tabernacolo, ecc. (lex orandi / lex credendi).

Io non ho mai avuto il privilegio di assistere alla messa di sempre, quando era la messa, l’unica e sola santa messa, celebrata dalla Chiesa. Non posso avere nostalgia di quello che non ho mai vissuto. E come tantissimi. Ci sono tantissimi giovani che devono, come me, la loro fede alla messa di sempre ed alla dottrina della Chiesa di sempre, quella dottrina che era (ed è) chiara, coerente perfettamente coerente con la ragione, rettamente usata.
Io vengo da quel mondo “gioioso, aperto al nuovo, intellettualmente libero, tollerante, umanitarista, illuminista, ecc “ con cui negli ultimi decenni la Chiesa è stata mascherata. Ed è stata proprio questa maschera, questo similmondismo, quest’aria fritta, questa ambiguità, queste contraddizioni continue di questa maschera deformante che mi hanno sempre chiuso le porte alla fede. E soltanto quando la mia mente si è liberata dalle menzogne di questo mondo, quando ho avuto accesso alle verità, della fede e della storia, quando ho avuto accesso al sacro della liturgia, quando ho avuto accesso alla vera Chiesa, le porte si sono aperte.

Non mi riconosco in una categoria, non mi riconosco in quelle connotazioni. Sono peccatrice ma psicologicamente sana, come tantissimi dei cattolici fustigati dalla mattina alla sera per il loro rosario in mano (di cui sono fiera). Sono cattolica e basta. Per grazia di Dio.

Anna

Miserere ha detto...

@Alessandro, certo! E forse si potrebbe fare una raccolta di firme con questo scopo!

Anonimo ha detto...


http://www.libertaepersona.org/wordpress/2015/02/stefania-falasca-torna-allattacco-sul-sinodo-di-ottobre/

Alessandro Mirabelli ha detto...

A proposito del prossimo sinodo. Sapete che l'altro giorno Merkel e' stata a Roma ma non ha incontrato ne' Mattarella ne' Renzi? Solo il vdr ed il segretario di Stato. Perché? Verosimilmente per il prossimo sinodo. Con Parolin addirittura un'ora di colloquio. Si stanno affilando le armi. Da parte nostra, cioè dalla parte delle ipsissima verba di Gesù, registro una importante presa di posizione del card. Sarah. Tutti i vescovi africani sul tema della comunione ai divorziati risposati ed annessi sono un monolite, grazie a Dio. Non più cinque cardinali più o meno isolati ma un intero continente in forte crescita contro Kasper ed il suo padrino. Fra 30 anni l'influenza della chiesa pseudo cattolica tedesca sarà nulla perché sarà scomparsa la generazione di quelli che ancora versano la tassa per il culto.

Anonimo ha detto...

>Alessandro Mirabelli: sembrerebbe che in Germania abbiano la Chiesa Cattolica Patriottica come in Cina e la potentissima Merkel deve essere uno dei cardinali... Comunque quell'incontro è un'altra prova del fatto che i giochi sulla dissoluzione della fu Chiesa Cattolica vanno ben oltre le dispute dottrinali interne e si tengono dietro alle quinte e in laicissimi e potentissimi salotti globali cui la nuova Chiesa di Bergoglio non è affatto estranea.
Miles

Josh ha detto...

me lo auguro Alessandro...

Alessandro Mirabelli ha detto...

@ Josh: non essere così pessimista. Dio vede, Dio provvede. Una Chiesa cattolica di un Continente intero si presenta compatta al Sinodo. E' o non è un miracolo? Non c'è forse dietro questa presa di posizione il digitus Dei? Burke ora non è più isolato fra i vescovi. Rendiamo grazie a Dio.

Josh ha detto...

Aggiungo un'altra questione che s'incontra non di rado nel tema ideologizzato tradizionalisti vs progressisti con tutte le sottocategorie, come evidenziato già nei commenti e nel post di Anna.

Se da un lato è costante la bastonatura contro chi ama la Tradizione Cattolica, vista come residuo della Chiesa Costantiniana da debellare, scoria della storia retrò,
invece che considerarla dono del Cielo, e luogo privilegiato in cui si manifestano Rivelazione e Liturgia,
battaglia svolta con le solite armi logore di J'accuse paraprotestanti pazzeschi e infamanti,
uno degli altri armamentari che sono in campo è questa argomentazione deviata:

per quanto Gesù sulla Croce abbia sì detto "tetelestai", tutto è compiuto, si afferma anche che il Regno non è qui, ma ha da venire.
gesù ha infatti compiuto l'opera della redenzione. Ma il mondo geme come nelle doglie del parto attendendo la sua completa configurazione a Cristo.
Come S. Paolo certo, viviamo in speranza, anche se in una fede che è certezza, ma non ancora in perfetta e completa visione e realizzazione delle cose ultime.

Bene, se per un verso i c.d. progressisti riducono il messaggio a un miglioramento sociale, 'facciamolo qui il regno' identificato in un vago bene comune orizzontale e massonico para ONUsiano;
per altro verso sanno a fasi alterne che aspettiamo tutti in realtà Cieli Nuovi e Terra Nuova, quando alla fine avverrà quanto promesso,
e accusano i c.d. tradizionalisti di restare invece in adorazione di un passato immobile (che non a caso contiene tutta la Rvelazione e sigilla anche la stessa promessa finale di Cieli Nuovi e Terra Nuova)come che chi ama la tradizione voglia vivere nel passato, e non attenda a sua volta il Regno e la realizzazione delle cose ultime.

Ora sarebbe fatto obbligo essere 'progressisti' anche politicamente, come via per il Regno.

Dietro questa falsificazione del "tempo" e dei tempi si nasconde ancora una volta il famelico idolo dio-storia hegeliano.

Se si ama il Depositum Fidei invece si amerebbe il passato, ma non la destinazione finale nel Regno di Dio.

Questa è una delle altre accuse...avvolta nella fuffa filosofteologica deviata.

fate caso...annusate l'aria che c'è in giro: siamo a queste ideologizzazioni, e anche ben oltre.

Anonimo ha detto...

Comunque quell'incontro è un'altra prova del fatto che i giochi sulla dissoluzione della fu Chiesa Cattolica vanno ben oltre le dispute dottrinali interne e si tengono dietro alle quinte e in laicissimi e potentissimi salotti globali cui la nuova Chiesa di Bergoglio non è affatto estranea.

Questo purtroppo è lo scenario. E i tagliagole che imcombono alle porte non sono estranei a chi siede in questi salotti immondi. Breve ma opportuno rimando storico: se bastarono tre anni e mezzo ai Berberi dell'VIII secolo per assoggettare quasi tutta la Spagna, era perché i regni visigoti erano divisi e la fede cattolica della popolazione vacillava. Al vuoto si sostituisce rapidamente un potere qualsiasi. Non fatevi illusioni: anche allora sembrava impossibile che un'armata di sbandati potesse conquistare un Paese che è quasi il doppio dell'Italia. La nullità bergogliana serve a questo disegno, anche perché fa il paio con i dilettanti allo sbaraglio che credono di governare la situazione politica. Vedremo quale "resistenza asturiana" si profilerà all'orizzonte. Pessimismo? Non direi, perché il gioco si fa duro, e sporco assai ...

Rr ha detto...

Mi sono chiesta anch' io il perché di una seconda visita, privata sta volta, della Merkel al VdR. I nostri TG e giornali ne han parlato poco. Quelli tedeschi di più. Ed ho pensato che c' entri la Kirchenstauer.
Vedremo...
Rr

Josh ha detto...

altra deviazione comune molto facile a sentirsi in questa epoca in ambito progr. vs Trad. ,
è il modo in cui si vuole interpretare forzatamente l'espressione

"vino nuovo in otri nuovi"

dei Vangeli (cfr. Matteo 9,17; Marco 2,22; Luca 5,37).

Se la storia dell'esegesi ha interpretato in linea di massima in 2 maniere, complementari, cioè un parallelo tra i 2 Testamenti quanto un riferimento Adamo (uomo vecchio) e Cristo (Salvatore), così come uomo vecchio ancora nei peccati paolino e uomo nuovo, fatto nuovo dalla redenzione, ravvedimento, santificazione, S.S.
ora
si interpreta l'immagine 'vino nuovo in otri nuovi' come la pretesa portata positiva di novità extradottrinali postconciliari come vino nuovo da mettere in otri nuovi (che neghino Magistero precedente, S. Scritture e S.Tradizione)....ancora Hegel, darwinismo storico-dottrinale, divenire di "dio", in assonanza coi tempi del mondo, concezione trasformazionista del dogma contro la Rivelazione e la Dottrina perenne.

Alessandro ha detto...

il mondo non sarà distrutto da coloro che operano per il male ma da quelli che resteranno a guardare senza fare nulla. Einstein

Stefano78 ha detto...

@Anna

Queste parole, questi “ismi” sono in realtà strumenti di confusione perché mirano, nella discussione ad evitare di entrare nel merito delle questioni, gravi, che dividono il mondo cattolico (falso/vero) in materia di fede e di morale, spostando l’attenzione dall’oggetto della discussione alla persona che discute, la quale viene catalogata, inserita in una categoria, creata artatamente al fine di potere stigmatizzare la categoria (e dunque l’interlocutore nella quale viene inserito o nella quale l’interlocutore stesso si autoinserisce), attraverso l’attribuzione ad essa di connotazioni negative di tipo ideologico e più spesso psicologico-spirituale-comportamentale

DA INCORNICIARE!
Ovviamente la "categorizzazione" delle persone è un vizio tutto LIBERALE, una filosofia che non riesce a non ficcare l'individuo in qualche partito o "corrente", perché la catalogazione rende più facile il controllo.

Ciò si riscontra anche tra noi, che vuoi o non vuoi nel Liberalismo ci viviamo. E qualche deformazione la acquisiamo pure noi purtroppo. Infatti sembra definitivamente tramontato il tempo della Disputa Teologica basata sul COSA e non sul CHI. Oggi è solo il CHI ciò che viene prima. E, dipendentemente dalla lettura che se ne fa, è la "situazione" (fatalismo?) che prende quasi sempre il sopravvento sugli argomenti o sulle Speranze per il futuro.

Questo accade in vari ambiti che non sto a ricordare.
E ritorna sempre la stessa domanda: che momento è questo?
Cosa si vuole fare?
Perché la Tradizionale e Cattolica Apologetica, così come la Disputa Teologica (di cui ha dato saggio il Lanzetta), non sembra affatto più considerata necessaria.

E' solo per questo che si sta cedendo il passo alle "categorizzazioni". Altrimenti, senza nessuna paura, si guarderebbe a confutare solo il merito, a condividere o respingere a secondo dell'argomento in sé, senza fissarsi continuamente su chi o cosa potrebbe strumentalizzarlo o su quale "parte" potrebbe identificarlo.

ilfocohadaardere ha detto...

Lister: "Il Risiko la fa da padrone.
...metterci agli ordini(...)e marciare (...)sotto il vessillo(...) come Cavalieri, combattenti della buona battaglia..Ma per favore!".

a parlar schietto schietto, trovo molto fuori bersaglio (a me piace non solo il risiko,ma anche la battaglia navale!) la (seppur blanda) presa in giro di questo linguaggio "battagliero", che trovo in tutto e per tutto cattolico e facente parte a pieno titolo della tradizionale apologia cattolica. Il concetto di "buona battaglia" è proprio di San Paolo,che utilizza sovente metafore agonistiche sportive e belliche per parlare della tremenda e insieme affascinante lotta spirituale che il cristiano deve affrontare lungo tutta la sua vita terrena. Per non parlare di schiere di Santi successivi che hanno fatto lo stesso. Dunque, per riassumere, W la buona battaglia,W la Milizia dell'Immacolata, e ciò in tempi di "cattolici" mosci e "dialogici" con tutto e tutti, eccetto con chi ha un po' di sano (e cattolico) spirito battagliero..."Grande è la potenza di un'armata che tiene in mano i1 rosario anziché la spada".(Papa Pio XI)