Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 20 giugno 2021

Messe in tutta l'Irlanda sugli altari del tempo della persecuzione, per “il rinnovamento della fede”

Negli ultimi giorni è ripresa la tradizione di celebrare in 26 altari in pietra che punteggiano le campagne irlandesi, testimoni dei tempi della persecuzione nel XVII secolo quando i cattolici si trovavano in luoghi isolati per assistere segretamente alla messa all'aperto.
Su iniziativa di Aiuto alla Chiesa che Soffre, in tutte le diocesi d'Irlanda sono state organizzate messe sulle famose “Mass Rocks” diocesane - le “rocce per la messa” - per chiedere una grazia ben precisa: "il rinnovamento della fede" nel Paese, che si è visto invadere a velocità vertiginosa dalla cultura della morte attraverso l'approvazione tramite referendum dell'aborto legale, la legalizzazione del "matrimonio" delle coppie omosessuali e il crescente rifiuto della Chiesa cattolica da parte della popolazione un tempo profondamente religiosa. Un misto di laicità e disgusto per i molteplici casi di abusi sessuali su minori o maltrattamenti da parte di istituti religiosi venuti alla luce (e regolarmente strumentalizzati dalla stampa).
Aiuto alla Chiesa che Soffre ha quindi deciso di far celebrare una Messa in ciascuna delle diocesi d'Irlanda nei giorni che precedono il 20 giugno, festa dei martiri d'Irlanda, per ottenere, per loro intercessione, un ritorno e un rinnovamento della fede. Si tratta di cattolici uccisi in odio alla fede tra il 1537 e il 1714, come Olivier Plunkett, arcivescovo di Armargh, beatificato nel 1920, canonizzato nel 1975, e una ventina di altri irlandesi, per lo più sacerdoti o religiosi.
Per padre Gerard Quirke, dell'arcidiocesi di Tuam, non era la prima volta, poiché lo scorso aprile aveva preso l'iniziativa di celebrare la sua messa pasquale davanti al sol levante a causa delle restrizioni COVID che gli impedivano di celebrare le funzioni pubbliche nella sua chiesa [lo abbiamo documentato qui]. Un'immagine struggente, che testimonia un tipo di persecuzione diverso da quello a cui è stata sottoposta l'Irlanda cattolica più di tre secoli fa.
Nei giorni scorsi si è unito agli altri 25 sacerdoti e monaci che sono tornati alla tradizione della messa celebrata su un altare di pietra naturale, a volte difficile da riconoscere come tale - si trattava di nascondersi all'autorità - e situato molto spesso su un'altura per consentire al celebrante e ai partecipanti di sorvegliare i dintorni per poter scorgere il nemico a distanza.
Per il vescovo Tommy Johston, uno dei sacerdoti partecipanti - che ha officiato a Mass Hill, nella contea di Sligo - “è stato un privilegio unico stare in un luogo reso sacro dai nostri antenati che vi si trovavano tanti anni fa. esprimendo la loro fede nella presenza e nella preghiera, consapevoli del pericolo permanente che minacciava la loro vita e la loro sussistenza”.
Se i laici rischiavano la multa o la prigione, le “leggi penali” in vigore dal 1535 al 1691 facevano incorrere i sacerdoti che assicuravano ai laici il loro ministero nientemeno che nella pena di morte.
Con il COVID, ha preso piede una nuova forma di persecuzione con il divieto di messe pubbliche per un periodo molto lungo, anche se fino ad oggi l'Irlanda ancora non supera 5.000 morti attribuiti al coronavirus.
Questo aspetto delle cose non è stato messo in evidenza da parte di Aiuto alla Chiesa che Soffre nell'annuncio delle celebrazioni delle Messe sulla roccia.
L'Irlanda ha ripreso le messe pubbliche soltanto a metà maggio, e ancora in condizioni draconiane di regole e "distanziamenti", mantenendo ancora la sospensione dell'obbligo domenicale. Il 13 maggio l'arcivescovo di Dublino, durante la timidissima “riapertura”, ha precisato che tutti hanno pregato affinché gli sforzi del Paese contro un “virus mortale” non venissero compromessi, e ha aggiunto: “Soprattutto vogliamo che tutti siano il più sicuri possibile fino al completamento del programma di immunizzazione."
Pregare per un rinnovamento della fede in Irlanda non è sicuramente un lusso.
[Fonte - Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]

14 commenti:

mic ha detto...

Una volta per le calamità si era soliti celebrare le messe specifiche e mai si sarebbero interrotte le sante messe. Inoltre si organizzavano le processioni con le rogazioni...

tralcio ha detto...

Cara Mic, ieri il Signore ha fatto dono alla mia famiglia della visita a un santuario dedicato all'anima santa di un uomo che fu devoto alla Vergine. Dalla chiesa parte una bella strada che sale il monte, impreziosita di cappelle fino a una grande croce. Ammirando architettura e paesaggio abbiamo pregato immaginando quelle parole e quei gesti nei secoli. I più giovani, sposi da tempo, festeggiavano l'anniversario del fidanzamento e mostrando le foto di quel giorno abbiamo visto chi non c'è più e anche i segni del tempo tra quelli presenti.
Il tempo lascia i segni sulle creature, mentre il Creatore resta lo stesso. Arrivati ai piedi della croce, ho pensato alle parole del santo tutto affidato alla Provvidenza: la croce non è un problema, dato che fa parte "dell'accordo". Caso mai il problema è non avere la fede mentre c'è la croce. Ho letto che il santo, se udiva bestemmiare la Madonna, masticava cose sgradevoli per espiare il peccato di quelle lingue blasfeme.
Così è rimasto il silenzio: riflessioni, preghiere, saperi, teologia, discorsi servono come la strada per salire, punteggiata da cappelle votive o la scala di 33 gradini da salire in ginocchio (ieri non l'abbiamo fatta). Poi però, quando il monte svanisce per toccare il Cielo, anche tutti i nostri pensieri possono fare altrettanto per contemplare il Mistero che ha voluto farsi carne per ricondurci presso il Suo Regno, che è sopra la cima, anche se in quella roccia, in alto, è conficcata la croce.

Anonimo ha detto...

Questi sì che dimostrano di avere spina dorsale!
Ricordo di due soci che per andare a una Messa dovevano farsi chilometri in auto perchè le chiese più vicine non potevano essere officiate aperte in quanto secondo quelle disposizioni ci sarebbe stato posto per non più di una decina di persone. Il più delle volte i sacerdoti di queste piccole chiese si spostavano in parrocchie vicine, più ampie, dove un collega parroco poteva prestare loro dei ritagli di tempo, ma più di un paio non poteva ospitare. Ricordo di aver letto più volte di due Messe al sabato, per esempio. Alcuni però, troppo anziani per spostarsi, dovevano celebrare a porte chiuse, presente solo il sagrestano e forse un'altra persona.
Celebrare all'aperto? C'è qualche impedimento canonico o si può fare comunque? Ricordo in montagna di aver visto casualmente un parroco di altra città che celebrava una Messa al campo. In montagna... forse posso tornarci l'anno prossimo...

Anonimo ha detto...

“Avevo trentun anni, ed ero sul punto di diventare padre e cristiano, quando ho appreso per la prima volta la storia di Massimiliano Kolbe. Mi ha completamente spiazzato. Non era il tipo di resoconto che si poteva leggere e poi mettere da parte con calma. (…) Quello che mi ha preso di più, quello che non sono riuscito a togliermi dalla testa una volta che ho saputo di Kolbe, è stato come il suo sacrificio rappresentasse una strana ma perfetta forma di libertà. (…) Questa forma di libertà è in contrasto con il racconto della libertà che prevale oggi in Occidente. ”
E poi, verso la fine:
“Abbiamo chiamato il nostro primogenito Massimiliano, come Kolbe, perché nominare i propri figli come i santi è ciò che fanno i cattolici romani. Crediamo che così facendo il ​​neonato conquisti il patrocinio del santo in cielo.
Ma c’era dell’altro: ho scelto il nome, con l’assenso di sua madre, per legare il mio Max agli ideali assoluti che si estendono a ritroso dal sacrificio di Kolbe, attraverso tutta la tradizione occidentale, fino ai Vangeli e agli Bibbia. Il nome doveva essere una sorta di filo che legava la mia progenie alla tradizione.
Ma questo simbolismo da solo può vincere le forze centrifughe dell’Occidente? (…) Max è destinato ad ereditare una società e stile di vita più disordinati di quelli che abbiamo oggi. (…) Presto, temo, non ci sarà più nulla di solido su cui basare la propria esistenza.”

Tratto da https://berlicche.wordpress.com/2021/06/15/beati-loro/#comment-124451

Catholicus ha detto...

In Cristo abbiamo tutto. Ognuno si avvicini a lui: chi languisce nell'infermità a causa dei peccati, chi è come inchiodato per la sua concupiscenza, chi è imperfetto, ma desideroso di progredire, con intensa contemplazione, chi è già ricco di molte virtù. Siamo tutti del Signore e Cristo è tutto per noi: se desideri risanare le tue ferite, Egli è medico; se sei angustiato dall'arsura della febbre Egli è fonte; se ti trovi oppresso dalla colpa, Egli è giustizia; se hai bisogno di aiuto Egli è potenza; se hai paura della morte Egli è vita; se desideri il paradiso, Egli è via; se rifuggi le tenebre Egli è luce; se sei in cerca di cibo Egli è nutrimento.
(s. Ambrogio De Virgin,.,16,99)

Anonimo ha detto...

« Perché siete così paurosi? »
I suoi discepoli gli si accostarono e lo svegliarono dicendo: “Salvaci, Signore, siamo perduti”. (...) O beati, o veri discepoli di Dio, avete con voi il Signore vostro Salvatore e temete un pericolo? La Vita è con voi e avete paura di morire? Svegliate dal sonno il Creatore presente con voi, come se non potesse, pur addormentato, calmare le onde e far cessare la tempesta?

Cosa rispondono i discepoli prediletti? Siamo bambini ancora deboli. Non siamo ancora uomini vigorosi. (...) Non abbiamo ancora visto la croce; la Passione del Signore, la sua risurrezione, la sua ascensione nei cieli, la discesa dello Spirito Santo Paraclito non ci hanno ancora resi forti. (...) A ragione il Signore ci dice: “Perché siete così paurosi, uomini di poca fede?”. Perché siete senza forza? Perché questa mancanza di fiducia? Perché così poca audacia quando avete la Fiducia accanto a voi? Anche se arrivasse la morte, non dovreste forse sopportarla con grande costanza? In tutto ciò che succede, io vi darò la forza necessaria, in ogni pericolo, in ogni prova, compresa l’uscita dell’anima dal suo corpo. (...) Se, nei pericoli, è necessaria la mia forza per sopportare tutto con fede, da uomo, quanto più è necessaria nelle tentazioni della vita per non cadere!

“Perché siete turbati, uomini di poca fede? Sapete che sono potente sulla terra; perché non credete che sono potente anche sul mare? Se mi riconoscete come vero Dio e Creatore di tutto, perché non credete che ho il potere su tutto quanto ho creato?” “Quindi levatosi, sgridò i venti e il mare e si fece una grande bonaccia.”

Da una Omelia greca antica
Attribuita a Origene (circa 185-253), sacerdote e teologo.

Sul Vangelo di oggi ha detto...

Gli Evangelisti ci hanno conservato il ricordo di due pesche miracolose fatte dagli Apostoli in presenza del loro Maestro: una descritta da san Luca, e che ci è stata ora ricordata; l'altra di cui il discepolo prediletto ci invitava a scrutare, il Mercoledì di Pasqua, il profondo simbolismo. Nella prima, che si riferisce al tempo della vita mortale del Salvatore, la rete, gettata a caso, si ruppe sotto la moltitudine dei pesci presi, senza che il loro numero e la loro qualità siano diversamente notati dall'Evangelista: nella seconda, il Signore risorto indica ai discepoli la destra della barca e, senza rompere la rete, centocinquantatré grossi pesci raggiungono la riva dove Gesù li attende. Ora, spiegano con voce concorde tutti i Padri, queste due pesche raffigurano la Chiesa: lo Chiesa nel tempo prima, e più tardi nell'eternità. Ora la Chiesa è la moltitudine, e comprende senza distinzione buoni e cattivi; dopo la risurrezione, i buoni soltanto formeranno la Chiesa, e il loro numero sarà precisato, e fissato per sempre. "Il regno dei cieli - ci dice il Salvatore - è simile a una rete gettata in mare e che raccoglie pesci di ogni specie; quando è piena, la si tira su per scegliere i buoni e scartare i cattivi" (Mt 13,47-48).

Loro significato.

"I pescatori di uomini hanno gettato le reti - dice sant'Agostino - ; hanno preso quella moltitudine di cristiani che contempliamo ammirati; ne hanno riempito le due barche figure dei due popoli, quello Ebreo e quello dei Gentili. Ma che abbiamo sentito? La moltitudine sovraccarica le barche, e le mette in pericolo di naufragio: così vediamo oggi che la folla frettolosa e confusa dei battezzati appesantisce la Chiesa. Molti cristiani vivono male, e turbano e ostacolano i buoni. Ma peggio ancora fanno quelli che rompono la rete con i loro scismi o con le loro eresie: pesci impazienti del giogo dell'unità che non vogliono venire al banchetto di Cristo, si compiacciono in se stessi; protestando che non possono vivere con i cattivi, spezzano le maglie che li trattenevano nella scia apostolica e periscono lontano dalla riva. In quanti luoghi non hanno essi rotto in tal modo l'immensa rete della salvezza? I Donatisti in Africa, gli Ariani in Egitto, Montano in Frigia, Manete in Persia e quanti altri ancora in seguito hanno brillato nell'opera di rottura! Non imitiamo la loro orgogliosa demenza. Se la grazia ci fa buoni, sopportiamo con pazienza la compagnia dei cattivi nelle acque di questo secolo. La loro vita non ci spinga né a vivere come loro né a uscire dalla Chiesa: è vicina la riva alla quale quelli della destra, cioè i soli buoni saranno ammessi e dalla quale i cattivi saranno gettati nell'abisso" (Sant'Agostino, Discorsi, 248-256).

Anonimo ha detto...

L’ATEO ONFRAY: “MI BATTO PER LA CIVILTÀ CRISTIANA CONTRO LA NUOVA BARBARIE”
di Leone Grotti

Nel suo ultimo libro, “L’arte di essere francese”, il filosofo si scaglia contro la nuova epoca transumanista: «Hugo verrebbe chiamato populista, Cartesio dimenticato, Voltaire messo all’indice

Ateo, anticlericale, edonista, Michel Onfray ha pubblicato un nuovo libro, L’arte di essere francese, nel quale afferma di riconoscersi nelle «radici cristiane» della Francia, sostenendo la necessità di difenderle. Il suo non è certo un libro apologetico, quanto l’ultimo atto d’orgoglio di un intellettuale sul Titanic «nel momento in cui il capitano ha annunciato che la nave affonderà. Gridare non serve a nulla, l’unica cosa che resta è affondare con eleganza. Ora che la nave comincia a sprofondare, voglio morire vivendo», afferma in un bella intervista a Le Figaro.

La denuncia del postumanesimo
La nave che affonda è, appunto, quella della civiltà giudaico-cristiana, con la sua storia gloriosa e la sua tradizione intellettuale di primo piano (Montaigne, Cartesio, Rabelais , Voltaire, Marivaux, Hugo). I flutti che la stanno affondando sono quelli di una nuova civiltà «postumanista», dalla quale Onfray prende le distanze pur ammettendone l’ineluttabilità. Una nuova civiltà «che nessuna etica o morale potrà fermare», fatta di «intelligenza artificiale che crea chimere uomo-animale, che commercializza la vita (riferimento alla legge di bioetica di prossima approvazione in Francia, ndr), fondata sull’ideologia “woke” e che costituisce una barbarie». Una barbarie, per Onfray, inevitabile e alle porte.

Davanti a questo nuovo paradigma, «ovviamente rimpiango la civiltà giudaico-cristiana e per il momento mi batto per essa». Anche perché nella nuova era postumana non ci sarà più posto per Rabelais, che amava raccontare l’uomo nella sua carnalità, mentre oggi viene esaltato «un corpo senza carne, senza grasso, senza colesterolo, senza trigliceridi, senza zucchero, senza sesso, senza sangue, senza tabacco – ma con l’hashish e la cocaina. Rabelais magnificava il corpo naturato, mentre quest’epoca lavora per l’avvento di un corpo denaturato».

Morta la ragione, restano le opinioni
Non ha futuro neanche Cartesio, con la sua «priorità data alla ragione per costruire una verità, mentre la nostra epoca privilegia le emozioni, i sentimenti per produrre opinioni spacciate come grandi verità», continua il filosofo. Nell’epoca del #MeToo, Marivaux «sarebbe denunciato come maiale e violentatore, esposto alla vendetta popolare». Hugo «passerebbe invece per sovranista, populista, demagogo e nazionalista. Voltaire sarebbe chiuso in una Bastiglia digitale, crocifisso sui social. Le sue opere, piene di antisemitismo, misoginia, fallocrazia, omofobia e islamofobia, sarebbero virtualmente bruciate. Nessuno pubblicherebbe oggi un solo rigo di ciò che ha scritto».

Ed è proprio perché, nel suo impareggiabile quanto insincero pessimismo, ritiene che la civiltà sia ormai destinata ad affondare per fare spazio a una «nuova barbarie» che Onfray scrive il suo L’arte di essere francese. Perché «coloro che vivranno più di me questo crollo dantesco della nostra civiltà dispongano almeno di un utile cordiale». Ma anche offrire un cordiale all’uomo contemporaneo, in fondo, è un atto “controrivoluzionario” di speranza e di resistenza.

da Tempi, 20 giugno 2021
https://www.tempi.it/onfray-francia-arte-di-essere-francese-civilta-giudaico-cristiana-postumanesimo/

Anonimo ha detto...

Dall'Irlanda un piccolo spiraglio di speranza per tutti i fedeli di nostro Signore.

Anonimo ha detto...

La menzogna vissuta come verità ha messo in scena questa commedia tragica che stiamo vivendo dove i matti, riconosciutisi da remoto, sono accorsi per recitare ognuno la sua parte facendo finta di credere che la menzogna fosse la verità. Questa è l'origine di ogni pazzia, pretendere di far passare,con intimidazione strisciante, la menzogna per verità.

D'altra parte il popolo è stato addestrato per anni a credere che la menzogna fosse la verità. Il politicamente corretto, l'ipocrisia, è stato uno dei metodi di dis/educazione di massa che ha portato alla follia popoli interi.

La pretesa di fare credere la menzogna verità, è più che crudeltà mentale è una strage delle menti. Forse non è neanche un caso che le medicine preparate per 'curare' la malattia procurino trombosi cerebrali. Non può certamente essere una vera medicina quella che nasce da ed in un ambiente fondato sulla menzogna.

Quelli che hanno rifiutato le radici cattoliche,hanno rifiutato la Verità in favore della menzogna. Menzogna che è diventata maestra della ue e di ogni suo pensiero, parola, opera ed omissione.

Al popolo italiano è stata oscurata la capacità di giudizio secondo verità attraverso l'egemonia culturale, l'entrata nella ue voluta menzognera e il politicamente corretto.

Senza tralasciare circa sessant'anni dell'insegnamento e dell'esempio della chiesa modernista, CVIIista, ecumenista, globalista. Che è stato il peggio del peggio di quel che sarebbe potuto accadere al mondo intero.

Anonimo ha detto...

Ancora sulle radici Cattoliche: GPII tanto si spese per queste radici ma, evidentemente, per lui erano un retaggio culturale forte, però non tanto determinante da proibire serenamente ai cattolici di partecipare a questa unione che misconosceva le radici Cattoliche. Lui già non credeva più a quello che disse Robert Schuman: "L'Europa sarà cristiana o non sarà". E così è.

E questo l'hanno dimenticato tutti gli europei che si dicono cristiani, in particolare i cattolici papisti immemori di Gesù Cristo Signore. Questi compromessi poi si pagano sempre. Oggi quasi tutti i cattolici hanno dimenticato le loro radici.

Se non si capisce che la confusione menzognera nella quale viviamo dipende dall'aver rinnegato Gesù Cristo in toto, vuol dire che è giusto che moriamo calpestati dai farabutti interni ed esterni, di ogni paese e nazione.

Anonimo ha detto...

Mi hanno molto colpito le immagini del presidente della Corea del sud, cattolico praticante, inginocchiato devotamente nella chiesa del monastero austriaco Heiligenkreuz, ha assistito alla S. Messa e ha pregato in silenzio, a volte ti consola vedere queste cose e fa riflettere sulla nostra fede ormai più liquid del Baumann pensiero, la chiesa rinascerà dai piccoli gruppi creativi e veramente pieni di fede, non disperiamo.......

Intanto a Berlino, la nuova religione mondiale ha detto...

A Berlino è stata posta la prima pietra di un luogo di culto interreligioso.
House of One sarà allo stesso tempo una moschea, una sinagoga e una chiesa. Sorgerà a Petriplatz, nella vecchia Berlino Est, nel sito che prima ospitava una chiesa, abbattuta al tempo della Ddr. Il progetto è in cantiere da 10 anni e mira a diventare un simbolo del dialogo fra religioni. Oltre ai tre luoghi di culto che faranno parte di questo complesso, ci saranno spazi comuni nei quali i fedeli potranno incontrarsi e organizzare eventi e celebrazioni condivise. Lo scopo è stimolare un approccio alla vita religiosa e spirituale che unisca, invece che dividere. I promotori del progetto hanno dichiarato che, nella futura evoluzione di House of One, c’è posto anche per altre fedi, oltre alle tre grandi religioni monoteistiche.

Anonimo ha detto...

Poveri Irlandesi manipolati fino all'ossa con questo pseudo-virus mortale che uccide quasi nessuno.