Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 15 luglio 2021

Carlo Maria Viganò: “Stare ai piedi della Croce, mentre assistiamo alla passione della Chiesa”. Il dovere dei cattolici, oggi

Splendido colpo di timone, barra al centro, a la via così... Mi rammenta la passio Christi, Ecclesiae passio di mons. Brunero Gherardini [qui]. Indice degli interventi precedenti e correlati.

In hac lacrimarum valle 

Carissimo dottor Valli,
ho letto con commozione le Sue riflessioni sullo stato della Chiesa e sulla “migrazione” dei Cattolici da una realtà morente ad una nuova dimensione più combattiva e guerrigliera, come ha scritto [qui], riprendendo una nota meditazione radiofonica del giovane Joseph Ratzinger.

Non è, questa, una migrazione dal Corpo Mistico ad una realtà umana e utopica creata dalla mente di chi rimpiange il passato ed è disgustato dal presente. Perché se questa fosse la nostra tentazione, compiremmo un tradimento proprio verso la Chiesa, separandocene e con essa precludendoci la salvezza che, sola, essa assicura ai suoi membri. Pensi che paradosso, caro Aldo Maria: proprio quanti si proclamano fieramente fedeli all’immutabile Magistero cattolico, si costruirebbero un’oasi, senza ricordarsi che siamo tutti exsules filii Evae, e che attraversiamo, gementes et flentes, questa valle di lacrime.

La Chiesa non è finita e non finirà. Sappiamo che questa crisi tremenda, in cui assistiamo all’ostinata demolizione di quel poco che ancora sopravvive di cattolico proprio da parte di quanti il Signore ha costituito come Pastori del Suo Gregge, segna la dolorosa passione e la discesa nel sepolcro di quel Corpo Mistico che la Provvidenza ha stabilito dovesse seguire in tutto il Suo Capo divino.

Anche sotto il cielo nero di Gerusalemme, sul Golgota, vedendo il Figlio di Dio innalzato sulla Croce, vi fu chi credette chiusa la breve parentesi del Nazareno. Ma assieme a chi – per pessimismo, per pavidità, per opportunismo, per aperta ostilità – osserva cinicamente il rantolo della Chiesa, vi sono anche quanti gemono e hanno il cuore straziato dinanzi a quella agonia, pur sapendo che essa è necessaria, quale indispensabile premessa della resurrezione che l’attende e che attende tutte le sue membra. Quel rantolo è terribile, come fu terribile il grido del Signore che spezzò il silenzio incredulo della Parasceve, e con esso il dominio di Satana sul mondo. Eli, Eli, lamà sabactani! Sentiamo gridare Cristo, mentre geme la Chiesa. Vediamo le lance, i bastoni, la canna con la spugna intrisa d’aceto; udiamo gli insulti sguaiati della folla, le provocazioni del Sinedrio, gli ordini impartiti alle guardie, i singhiozzi delle Pie Donne.

Ecco, caro Valli: noi oggi dobbiamo stare ai piedi della Croce, mentre assistiamo alla passione della Chiesa. Stare, ossia rimanere dritti, fermi, fedeli. Assieme a Maria Santissima, l’Addolorata – stabat Mater dolorosa – che proprio ai piedi di quella Croce il Signore ci affidò come madre in San Giovanni e in lui designò i figli di Sua Madre. Pur nello strazio del vedere rinnovati i dolori della Passione nel Corpo Mistico di Cristo, noi sappiamo che con quest’ultima solenne cerimonia del tempo è portata a compimento la Redenzione: compiuta dal Figlio di Dio incarnato, essa deve trovare mistica corrispondenza nei Redenti. E come il Padre si compiacque di accettare il Sacrificio del Suo Figlio Unigenito per riscattare noi miserabili peccatori, così si degna di veder riflesse nella Chiesa e nei singoli credenti le sofferenze della Passione. Solo così l’opera della Redenzione, compiuta da Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, a nome dell’umanità, ci rende suoi cooperatori e partecipi. Non siamo passivi soggetti di un piano che ignoriamo, ma attivi protagonisti della salvezza nostra e dei nostri fratelli, sull’esempio del nostro Capo divino. In questo, possiamo dirlo, siamo effettivamente popolo sacerdotale.

Davanti alla desolazione di questi tempi tremendi, davanti all’apostasia della Gerarchia e all’agonia del corpo ecclesiale, non possiamo essere davvero pessimisti, né cedere alla disperazione o alla rassegnazione.

Stiamo con San Giovanni e la Vergine Addolorata ai piedi di una Croce su cui sputano i nuovi Sommi Sacerdoti, contro la quale impreca un nuovo Sinedrio. D’altra parte, gli esponenti della casta sacerdotale erano i primi a voler mettere a morte Nostro Signore: e non vi è da stupirsi se nel momento della passione della Chiesa sono proprio costoro a irridere ciò che la cecità della loro anima non comprende più.

Preghiamo. Preghiamo con umiltà chiedendo allo Spirito Santo di darci forza nel momento della prova. Moltiplichiamo la preghiera, le penitenze e i digiuni per quanti oggi sono tra coloro che brandiscono la frusta, spingono la corona di spine sul capo, piantano i chiodi, feriscono il costato della Chiesa, come un tempo fecero con Cristo. Preghiamo anche per chi assiste impassibile, o guarda da un’altra parte.

Preghiamo per chi piange, per chi allunga un fazzoletto per asciugare il volto sfigurato, per chi porta la Croce per un tratto, per chi predispone un sepolcro, delle bende pulite, del balsamo prezioso. Exspectantes beatam spem, et adventum gloriae magni Dei, et Salvatoris nostri Jesu Christi (Tit 2, 13).
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
14 luglio 2021
S. Bonaventuræ, Episcopi et Ecclesiæ Doctoris

18 commenti:

mic ha detto...

Di fatto, risponde all'articolo di cui riporto il link sotto. Ed è comunque una splendida meditazione che ricorda quella analoga di mons. Gherardini che ho ricordato nell'incipit

http://vigiliaealexandrinae.blogspot.com/2021/07/naufragio-della-barca-della-chiesa-e.html

mic ha detto...

Riprendo un commento al precedente richiamo della Passio Christi, Ecclesiae passio di Mons. Gherardini

Christus passus, il Signore Gesù, passus est, cioè ha sofferto la sua Passione ed è morto per noi sotto Ponzio Pilato. Ed è Risorto il terzo giorno, è Asceso al Cielo e, a Pentecoste ha inviato il Suo Spirito a costituire la Chiesa.

Questo è avvenuto una volta per tutte in Lui, che è l'unica vittima pura santa immacolata, l'Agnello immolato per la nostra salvezza. Gli effetti si dispiegano nel tempo e nella storia fino alla fine dei tempi attraverso la Chiesa portatrice e sacramento della Sua Presenza.

Noi, suo Corpo Mistico e sua Chiesa, viviamo il tempo del già e non ancora, nel quale accogliamo i frutti della Salvezza che ad ogni Eucaristia, ad ogni concreto SI alla volontà del Padre della nostra vita, veniamo sempre ulteriormente 'configurati' al Figlio diletto. Ma, pur essendo entrati con Lui nel mondo della Risurrezione, nella Creazione nuova dei Redenti, avremo la Risurrezione piena soltanto "nell'ultimo giorno".

Per San Paolo 1Cor 15,49 "come abbiamo portato l’immagine dell’uomo di terra, così porteremo l’immagine dell’uomo celeste". Per Paolo la resurrezione è come anticipata nella vita presente, per coloro che partecipano alla morte e resurrezione di Gesù Cristo mediante il sacramento del Battesimo (cfr. Rm 6,3-11; Ef 2,6).
Anticipata, nel senso che ci rende possibile vincere la morte spirituale e, nelle nostre sofferenze offerte nell'unica vera Offerta pura santa immacolata, siamo assimilati mystericamente nel Christus patiens, la sofferenza attuale del Christus totus, come lo chiama Agostino, presente nella storia nel suo Corpo Mistico.

Nel caso specifico, Mons. Gherardini sottolinea che questa sofferenza della Chiesa, derivando da un male, non è feconda direttamente come il sangue dei martiri, ma solo per accidens se accettata e offerta dal Christus patiens...

Anonimo ha detto...

San Bonaventura è un francescano divenuto Dottore della Chiesa.
Essere discepolo del santo di Assisi, discepolo della semplicità, non contrasta l’essere dottore, dottor serafico. Purtroppo c’è chi invece pensa che studiare la fede sia un disturbo e a pensarlo son quelli che non sono santi e non insistono troppo sul diventarlo.

San Bonaventura, nel suo ruolo di superiore, non ha assecondato chi, tra i frati minori, riteneva superata la Chiesa per trasformarla in un'ipotesi di francescanesimo spirituale, di uomini liberi guidati dallo spirito, auto attribuendosi con una certa imprudenza una sorta di great reset ante litteram. Era la linea gioachimita, quella del "ritmo trinitario della storia", e loro, gli artefici di questa terza età, un periodo di pace tra gli uomini, della riconciliazione dei popoli e delle religioni.

Il rischio di partire per la tangente in certi emuli di S. Francesco c'era allora come oggi.
San Bonaventura si mise a studiare, anche per preservare lo stesso Gioachino da Fiore da letture di comodo da parte degli illuminati del tempo. Soprattutto studiò san Francesco, per preservarlo dall'uso che ancor oggi può farne un Pannella qualunque.

Arrivò al punto di capire che la storia è una, anche se è un cammino. Gesù Cristo è l’ultima parola di Dio - in Lui Dio ha detto tutto, donando e dicendo se stesso. Più che se stesso, Dio non può dire, né dare. Quindi non c’è un altro Vangelo più alto, non c’è un'altra Chiesa da aspettare.

San Bonaventura realisticamente tendeva ad avvicinarsi il più possibile alla realizzazione del Discorso della montagna, la regola, tenendo conto dei limiti dell’uomo segnato dal peccato originale. Per san Bonaventura governare non era semplicemente un fare, ma era soprattutto pensare e pregare. Alla base del suo governo troviamo sempre la preghiera e il pensiero; tutte le sue decisioni risultano dalla riflessione, dal pensiero illuminato dalla preghiera. Il suo contatto intimo con Cristo ha accompagnato sempre il suo lavoro. I suoi scritti manifestano l’intenzione di guidare l’Ordine, di governare, non solo mediante comandi e strutture, ma guidando e illuminando le anime, orientando a Cristo.
L’Itinerarium mentis in Deum è un “manuale” di contemplazione mistica.
Le sei ali del Serafino apparso a San Francesco diventano così il simbolo di sei tappe che conducono progressivamente l’uomo dalla conoscenza di Dio attraverso l’osservazione del mondo e delle creature e attraverso l’esplorazione dell’anima stessa con le sue facoltà, fino all’unione appagante con la Trinità per mezzo di Cristo, a imitazione di san Francesco. Purifichiamo i nostri pensieri e le nostre azioni, affinché Egli possa abitare in noi, e noi possiamo intendere la sua Voce divina, che ci attrae verso la vera felicità.

Liberamente tratto da una catechesi del 2010 di Benedetto XVI

Stare ai piedi della croce, contemplando le piaghe del Signore Gesù e addirittura, i santi, ricevendone le stigmate.

Silvio Brachetta ha detto...

15 luglio – San Bonaventura da Bagnoregio
«È insito nell’anima l’odio della falsità; ma ogni odio nasce dall’amore, perciò è molto più radicato nell’anima l’amore della verità e specialmente di quella verità per la quale l’anima è stata fatta».
De Mysterio Trinitatis, q. 1, a. 1

Vigiliae Alexandrinae ha detto...

Mi sembra che nella prima parte Monsignor Viganò concordi con l'articolo di VA, e di ciò sono contento. La seconda parte è ampiamente condivisibile.

Qualche perplessità sul paragone tra l'infedeltà della sinagoga e l'infedeltà della gerarchia attuale: se regge materialmente, è un po' pericoloso sul piano formale, perché la gerarchia della Chiesa, per quanto corrotta nella sua umanità, appartiene alla costituzione divina della stessa.

Continuo a sperare che Monsignore scenda in questa valle di lacrime, tra noi.

Anonimo ha detto...


Hier, 14 juillet, don Curzio Nitoglia est revenu sur l'origine profonde de la récente attaque de Roberto De Mattei contre Mgr Viganò, l'idéologie sous-jacente à la TFP. Voir ici :

https://doncurzionitoglia.wordpress.com/2021/07/14/vigano-di-mattei-tfp/

Anonimo ha detto...

"Il prossimo conflitto avverrà tra Religione di Dio e Religione di Stato, tra Cristo e Anticristo: quest'ultimo travestito da capo politico"

Mai prima d'ora nella storia umana il potere spirituale è stato così indifeso contro il potere politico; mai prima d'ora il potere politico ha usurpato in tanta misura il potere spirituale. Fu Gesù Cristo a patire sotto Ponzio Pilato; non fu Ponzio Pilato a patire sotto Gesù Cristo. Oggi, il vero pericolo non è la religione nella politica, ma la politica nella religione.

Per la prima volta nella storia del Cristianesimo, la politica, che iniziò con il dividersi dalla morale e dalla religione, ha capito che l'uomo non può vivere di solo pane, così ha tentato di catturare l'anima, attraverso ciascuna delle parole uscite dalla bocca di un Dittatore.

Per la prima volta nella civiltà occidentale Cristiana il regno dell'Anticristo ha acquistato forma politica e sostanza sociale, sovrastando e combattendo il Cristianesimo nella propria essenza di Anti-chiesa: con i propri dogmi, le proprie scritture, la propria infallibilità, la propria gerarchia, il proprio capo visibile, i propri missionari, e il proprio capo invisibile, troppo terribile perché se ne pronunci il nome.

Ai nostri giorni, in certe nazioni la religione esiste soltanto in quanto tollerata da un dittatore politico. Senza perseguitare attivamente la Chiesa, ne usurpa le funzioni, concede le tessere del pane solo a quelli che cospirano contro la religione, tenta di creare un'uniformità ideologica sopprimendo chiunque si opponga a questa ideologia, e, con il solo peso della propaganda di Stato, intende effettuare l'organizzazione sociale delle masse su una base meramente secolare e anti-religiosa.

L'istruzione, oggigiorno, si va politicizzando. Lo Stato moderno estende il proprio dominio su zone estranee alla propria giurisdizione: sulla famiglia, sull'educazione, sull'anima. Specialmente pericolosa diventa la concentrazione dell'opinione pubblica in un numero sempre più ristretto di persone, data la meccanicità con cui si può disseminare la propaganda. I contorni acquistano una crudezza particolare.

Il prossimo conflitto avverrà tra Religione di Dio e Religione di Stato, tra Cristo e Anticristo: quest'ultimo travestito da capo politico.

(Fulton J. Sheen, da "Personaggi della Passione" 1947)

mic ha detto...

Mi sembra che nella prima parte Monsignor Viganò concordi con l'articolo di VA, e di ciò sono contento.
È per questo che ho detto bel colpo di timone barra al centro...

anelante ha detto...

Il cristiano è chiamato a farsi sacramento di salvezza per i fratelli in questa passione mortale, la visione di Fatima, di cui mancano ancora oggi le parole dettate da Maria ss, ci illustra infatti gli angeli che raccolgono il sangue dei morenti per salvare anime ai piedi di quella croce di... sughero.

Unknown ha detto...

La posizione del dott Valli è molto dubbia ,pericolosa oserei dire.Egli teorizza piu
o meno consapevolmente, una nuova chiesa , diversa dalla barca di Pietro ora affondata. Per l'amor di Dio , stiamo attenti a queste derive dettate da buona volontà ma cieche e irrazionali. Non buttiamoci nel luteranesimo .

tralcio ha detto...

Meraviglioso compito quello presentatoci e consegnatoci: rendersi cooperatori e partecipi nell'opera della redenzione! Non passivi soggetti di un piano che ignoriamo, ma attivi protagonisti della salvezza nostra e dei nostri fratelli, sull’esempio del nostro Capo divino. In questo, possiamo dirlo, siamo effettivamente POPOLO SACERDOTALE.

Come si recita nel salmo: "Hai fatto di noi, per il nostro Dio, un regno e sacerdoti".

Non possiamo essere davvero pessimisti. Dobbiamo assaporare tutta l'enormità e la grandezza della Rivelazione. Dio (eterno e infinito Creatore) si è rivelato come Trinità e manifestato come volontà provvidente di amore. Nell'ordine creato, voluto da Dio, l'uomo è ad immagine e somiglianza di Dio, distinto dalle creature solo spirituali e solo materiali. L'incarnazione e la redenzione avvengono tramite Dio che si fa uomo, nel ruolo di Maria Santissima, pienezza di grazia, immacolata concezione, assunta in cielo e corredentrice.

Una rivelazione, un popolo, la legge, i profeti, il Cristo, la chiesa, i sacramenti, i santi, la salvezza tramite il purgatorio e per il paradiso.
Per contro, l'ostilità del mondo, la carne, satana, divisione, disordine, l'anticristo, la dannazione, l'inferno.

La Verità è oltre l'uomo, ma è vicina, nascosta dalla finzione/impurità: solo il cuore puro vede Dio.
L'apparenza simula, scimmiotta, inganna, ma ci fa stare in una realtà autentica, un delirio di lucida follia che comporta la valle di lacrime e l'espiare, con la croce.

In definitiva il dramma c'è: in qualche modo percepito anche da chi non ne può e sa cogliere la dimensione religiosa, il senso escatologico, la valenza redentrice. Ogni uomo deve saper scegliere tra la riduzione di un desiderio di cose caduche che ci snatura e la pienezza dell'umano. Servono sacerdoti. Un regno e sacerdoti.

Anonimo ha detto...

O Dio, che mostri agli erranti la luce della tua verità perché possano tornare sulla retta via, concedi a tutti coloro che si professano cristiani di respingere ciò che è contrario a questo nome e di seguire ciò che gli è conforme. Per Cristo nostro Signore. Amen

fabrizio giudici ha detto...
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fabrizio giudici ha detto...

Non so se è condivisa da Valli: l'altro giorno ha solo riportato un pezzo del tal "Caminante-Wanderer". Certo che il pezzo ha parti altamente problematiche; ho letto la critica di VA e sono d'accordo.

Ma è innegabile che queste prospettive hanno una radice nella "profezia" di Ratzinger del 1969, che a questo punto andrebbe messa sotto la lente d'ingrandimento.

Che siano progressisti ebbri di "sol dell'avvenir" o tradizionalisti troppo pessimisti, questa erronea idea di "rifare le cose daccapo" è perniciosa. Se ci pensate siamo sulla stessa linea del "niente tornerà come prima" che ci stanno propalando in altri ambiti con la questione covid.

fabrizio giudici ha detto...

E invece dobbiamo lottare perché si torni al normale di prima.

Anonimo ha detto...

Di "nuova chiesa" ce n'è già una: quella nata col Concilio Vaticano II.
Per la gerarchia ecclesiastica attuale tutto incomincia col quel Concilio, che il card. Suenes definì l'89 della Chiesa.
Sono loro che si sono inventati una nuova chiesa compatibile col mondo moderno (ovviamente l'ottantesima proposizione del Sillabo per loro è roba da ridere). È quella che vediamo tutti i giorni. È la Chiesa Cattolica?

anelante ha detto...

Il Sinedrio era la Chiesa con il Pontefice ma decadde col Deicidio, tuttavia la Chiesa vera non decadde ma si perpetuò per l'intervento del Sommo Sacerdote eterno e con san Pietro inizia una nuova linea pontificale. Ora voler accettare un pontefice apostata come Capo significa andare contro Dio e contro la vera Chiesa. Come allora la vera Chiesa non sussisteva più in quel sinedrio così oggi non sussiste in quel pontificato, la vera Chiesa è eclissata, un misero resto. Non si torna come prima ma si evolve nel Regno del Padre nostro dove la Volontà Divina è vissuta prima che predicata. Ecco la causa dell'attuale catastrofe: la Chiesa doveva essere purificata e lo disse Maria ss a La Salette. Dio lo ha permesso per purificare la Chiesa e farci implorare il Regno del Padre nostro. La consacrazione della Russia come richiesta deve ancora avvenire ma un Bergoglio non la potrà fare. Questo sinedrio bergogliano cadrà e non si rialzerà. Ma intanto andremo avanti nel caos fino a ... quando un Papa soddisferà il desiderio di Dio, anzi la Sua richiesta che la Madre ci ha portato a Fatima: qualcosa di semplicissimo che , quando sarà fatta, ci porterà la pace di Dio.

Anonimo ha detto...

Un contributo alla discussione.
"O beatitudine di quel giorno in cui saranno finite per sempre le insidie, le vendette, le lotte di questa terra, di Satana, della carne! La mia Chiesa sarà allora composta di veri cristiani. Allora, nel penultimo giorno. Pochi come all’inizio, ma santi come all’inizio. Finirà in santità come in santità cominciò. Fuori resteranno i mentitori, i traditori, gli idolatri. Quelli che all’ultima giornata imiteranno Giuda e venderanno la loro anima a Satana nuocendo al Corpo mistico di Cristo. in essi la Bestia avrà i suoi luogotenenti per la sua ultima guerra. E guai a chi in Gerusalemme, negli Ultimi tempi, si renderà colpevole di tale peccato. Guai a coloro che in essa sfrutteranno la loro veste per utile umano. Guai a coloro che lasceranno perire i fratelli e trascureranno di fare della Parola che ho loro affidata pane per le anime affamate di Dio. Guai. Fra chi rinnegherà apertamente Iddio e chi lo rinnegherà con le opere, Io non farò differenza. E in verità vi dico, con dolore di Fondatore eccelso, che all’Ultima ora tre quarti della mia Chiesa mi rinnegheranno, e li dovrò recidere dal tronco come rami morti e corrotti da lebbra immonda" (Gesù a M.Valtorta 29 ottobre 1943)