Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 24 agosto 2022

La grande apostasia. Consigli per la resistenza

Ancora una volta un sacerdote che scrive sotto lo pseudonimo di P. Tommaso di Giovanni ci offre una lettura teologica della grande apostasia non più eludibile, offrendoci anche esortazioni per restarci dentro consapevolmente e, responsabilmente, resistendo. La Chiesa, anche se la sua visibilità si riducesse ad un falcetto di luna, ad un pusillus grex, è e resta sempre LA Chiesa, corpo mistico di Cristo che se ne serve anche se non possiamo vederne gli effetti. E noi confidiamo e ci affidiamo saldi nel suo insegnamento perenne e nella Speranza, che non è ottimismo, ma dono di grazia.

La grande apostasia
consigli per la resistenza

In un recente contributo (La Chiesa, madre e maestra)1, tra le altre cose affermavo che, «di fatto, accettare Bergoglio con la sua nuova chiesa significa accettare quel relativismo verso il quale il Papa Benedetto XVI con tanta insistenza e forza ci ha messo in guardia e che gli costa la persecuzione del mondo con i suoi media che, guarda caso, ora osannano Francesco».

Come esempio ho citato le considerazioni di mons. Schneider a proposito del cambiamento del catechismo a riguardo della pena di morte.
«Non c’è dubbio - così scrive il vescovo ausiliare di Maria Santissima in Astana - che un futuro successore di papa Francesco o un futuro Concilio Ecumenico correggeranno questo drastico cambiamento dell’insegnamento costante della Chiesa».2
E argomentavo facendo notare che, «mettendo da parte il fatto che sarebbero oramai parecchie le cose da correggere, ci sarebbe da chiedersi se una tale soluzione al problema non nasconda di fatto un modo di pensare relativista. In questa prospettiva, infatti, la verità insegnata dalla Chiesa cambierebbe a seconda di chi sia il Papa. E allora perché un domani un altro Papa o Concilio Ecumenico non potrebbe legittimamente cambiarla di nuovo?». Ora, a breve distanza da quelle riflessioni, mi rendo conto che la situazione reale è ben peggiore.

Mons. Schneider, infatti, in quel passaggio dimostra a suo modo di credere la Chiesa ed è dalla Chiesa che si aspetta la verità. In altre parole, non risulta nel suo ragionamento un esplicito rinnegamento di Cristo nel suo corpo che è la Chiesa, anche se proprio il rinnegamento della Chiesa sembra essere l’inevitabile esito finale a cui conduce il pensare Francesco come legittimo Papa.

Ora, nel precedente articolo motivavo teoricamente sul perché i dubbi sulla validità del pontificato di Francesco siano più che legittimi, così come legittimi sono i cosiddetti “Dubia” [qui] dei quattro cardinali su Amoris laetitia [vedi]. In questo intervento, invece, vorrei muovermi sul piano pratico, sul piano fattuale, perché in questo lasso di tempo sono stato colpito da dichiarazioni inaspettate che confermano la deriva a cui accennavo, vale a dire il rinnegamento della Chiesa cattolica.

In pochi giorni, infatti, mi sono imbattuto in diverse dichiarazioni di esponenti di area per così dire “tradizionale” che mi hanno raggelato. La prima è di un sacerdote con un qualche legame con il Comitato Liberi in Veritate. Stavo leggendo il sito del Comitato, di cui ho stima perché composto da persone di valore e con buoni principi, per vedere come si stavano muovendo in ordine alla costituzione di un partito di ispirazione cattolica “vecchio stampo”. Ebbene, il sacerdote ha testualmente affermato:
.«Ma il male in generale della società da dove viene? Ecco, purtroppo questo male è colpa della Chiesa. Quindi come è stato prodotto dalla Chiesa il male, così dalla Chiesa deve essere prodotto il risanamento di questo male. Perché noi diciamo questo? […] Il Vangelo ci dice che la Chiesa è il sale della terra; se il sale perde il sapore, tutta la società che dovrebbe godere della conservazione che viene dal sale, da questo sale non più salato non può che venire il guasto della società, il marcio della società. Il Signore dice che la Chiesa è la luce posta sul candelabro. Senza questa luce tutta la casa, quindi la società, è al buio. E il Signore dice che la Chiesa è il lievito che fa fermentare tutta la pasta. Quindi senza questo lievito la società è piatta, non può fermentare, non può lievitare. Dunque, è il Signore stesso che ci ha avvertito di che cosa si tratta. Quando noi osserviamo i guasti che ci sono intorno a noi, noi in realtà denunciamo [la Chiesa]. Esplicitamente lo stiamo facendo in queste occasioni, ma implicitamente la Chiesa stessa senza dirlo punta il dito su se stessa. Ogni volta che si vede il guasto nella società, esplicitamente o implicitamente, comunque evangelicamente noi riconosciamo che la colpa è della Chiesa, perché il sale non sala, la luce non illumina e il lievito non fermenta. Dunque, il problema è anzitutto nostro; cioè mentre noi vediamo e denunciamo il male che c’è intorno a noi, mentre facciamo questo noi in realtà ne abbiamo già individuata la causa e, individuata la causa, ne abbiamo già anche la soluzione».3
Tanto valeva dire che, siccome Gesù Cristo è Dio onnipotente e, nonostante la sua venuta il male permane in questo mondo, allora la colpa è sua.
Se ad esprimersi così fosse stato un progressista, un entusiasta del cammino ecclesiale post-conciliare non sarei stato colpito; ma questo sacerdote è una persona preparata, ha un orientamento tradizionale, ha posizioni completamente ortodosse e condivisibili su tantissimi punti, celebra la Messa tridentina, ecc.
La seconda dichiarazione è del prof. Zenone, direttore di Fede & Cultura. Anche qui parliamo di un laico benemerito per tante iniziative editoriali, consapevole della gravità del cambiare le parole del Padre nostro, ecc. Eppure nel video del 25 giugno 2022 lo si può sentire pronunciare queste testuali parole:
«la Chiesa è una, è quella di Cristo, è quella che ha il Papa come Vicario di Cristo. Mi piace? Benissimo. Non mi piace? Benissimo lo stesso, perché la mia fede e la tua fede non dipende dal Papa, non dipende dai Cardinali, non dipende dal tuo Vescovo, non dipende dal tuo Parroco; perché se dipendesse da loro, sei un povero sciocco e illuso, perché loro sono uomini come me e come te che hanno i problemi, i peccati, le difficoltà che abbiamo tutti».4
Concetto ripetuto il 19 agosto:
«il clericalismo è quella malattia mortale, innanzitutto per l’anima, per la quale noi dobbiamo seguire il Prete, il Vescovo, il Cardinale, il Papa perché è Papa e quindi la carica che lui detiene gli permette di fare quello che vuole e noi tutti come dei pecoroni dobbiamo seguirlo. Non è così! Noi dobbiamo seguire tutti come dei pecoroni Gesù Cristo, perché lui ha dato la sua vita per noi, lui è morto in croce per noi, la sua dottrina è la dottrina che salva. Gli uomini, a volte, sbandano. A volte interpretano, come hanno fatto i gesuiti con Karl Rahner e tanti altri eretici. No, no, no, noi non dobbiamo seguire l’uomo. Maledetto, dice la Scrittura, l’uomo che confida nell’uomo! Fosse anche confidare nel Papa, fosse anche confidare nel Vescovo, nel tuo Parroco, nel tuo Diacono. Non confidare nell’uomo, sciocco! Confida solo in Dio. Usa l’uomo per quello che ti può dare. Cosa ti può dare, il sacramento? E prendi il sacramento e poi lascialo perdere. Cosa ti può dare, qualcosa di umano? Prendi e poi vai. Sii grato per quello che ricevi; certamente dobbiamo la gratitudine, certamente dobbiamo il rispetto anche alla Chiesa per quello che è, ma attenzione: non scambiamo il rispetto per la persona e per la funzione per il rispetto per le bestialità che insegna. Che noi dovremmo accogliere? Sbagliato. Quelle non le dobbiamo accogliere».5
La terza voce è di una catechista devota e piuttosto aggiornata nelle questioni ecclesiali che, parlando della fede, così scrive:
«Per esperienza la fede non si può basare sul papa, né su alcun sacerdote ma sul cammino che ogni individuo fa, sulla base del rapporto, speciale, che ha con Dio. Altrimenti al variare di un papa o sacerdote, verrebbe meno tutto».
Non credo che ci sia bisogno di commentare… o forse sì?
La conclusione che ne ricavo è la seguente: sia chi accetta il rivoluzionario insegnamento di Francesco, sia chi non lo accetta ma riconosce in lui il Papa, rinnega (o è condotto a rinnegare), implicitamente o esplicitamente, Cristo nel suo corpo che è la Chiesa.6

Come fare a non rinnegare la Chiesa/Cristo? Come comportarsi nella situazione che stiamo vivendo? Ovviamente, mi rivolgo qui a chi pensa che l’insegnamento di Francesco non sia “pienamente” cattolico, a chi dubita sul fatto che abbia veramente il munus petrino, a chi ha capito che soprattutto a partire dal Concilio Ecumenico Vaticano II la Chiesa ha iniziato la sua passione (cf. Mt 16,3; Mc 13,28; Lc 12,56). A questi mi permetto di suggerire, in base a quanto ho finora maturato e chiaramente senza la pretesa dell’infallibilità, il seguente modo di procedere.

Come già detto, non abbiamo noi l’autorità per dichiarare ufficialmente nulla e perciò è bene limitarsi a porre la questione della legittimità canonica del pontificato di Francesco soltanto come dubbia. I motivi sono parecchi e forti e perciò è ragionevole farlo. A tale dubbio motivato si aggiunge il fatto che l’insegnamento di Francesco in molti punti si discosta chiaramente dalla Tradizione. Ciò è evidente perché si tratta anche di punti su cui il Magistero di sempre si è già espresso. Ora, non avendo mai chiarito le ombre né sulla legittimità del suo pontificato, né sulla dottrina (i Dubia dei quattro cardinali, per fare solo un esempio, ancora attendono risposta…), allora, essendo la questione molto alta e avendo la Chiesa ben due millenni di storia alle spalle, per criterio prudenziale possiamo non tenere conto di questi ultimi nove anni e muoverci, per quanto possibile, come se Francesco non fosse il Papa. Per fare un’analogia, possiamo comportarci nella valutazione un po’ come ci comportiamo di fronte ad un essere umano nei primissimi giorni del suo sviluppo. Non potendo impegnarci, per onestà intellettuale, nell’affermare che dal punto di vista scientifico e filosofico è già una persona, diciamo però con forza che «l'essere umano va rispettato e trattato come una persona fin dal suo concepimento» (GIOVANNI PAOLO II, Evangelium Vitae, n. 60).

Per quanto riguarda la S. Messa, il mio consiglio è di cercare una Messa tridentina. Se non fosse possibile trovarla ad una distanza ragionevole o ci fossero altre difficoltà, allora scegliere la Messa novus ordo più rispettosa del Mistero. Per quanto riguarda la comunione, riceverla soltanto dal sacerdote e quando degnamente distribuita. Diversamente, fare la comunione spirituale.

In tali Messe, inoltre, recitare sottovoce in latino le preghiere adulterate del Gloria e soprattutto del Padre nostro. Per quanto riguarda la cosiddetta questione dell’una cum, questa non vi tocca. E questo non tanto perché non siete voi a pronunciarla, ma perché come detto la legittimità del pontificato di Francesco è solo dubbia. La questione tocca invece i ministri di Dio e tanto più quanto maggiore è il loro “grado”. A voi, nella situazione attuale, deve interessare soltanto il sacrificio di Cristo (che ordinariamente è valido)7 e la comunione con lui. Se vedete stramberie e/o che l’omelia non è conforme alla dottrina cattolica potete cambiare chiesa, ma non è consigliabile mettersi a discutere col sacerdote, anche solo per rispetto al suo ruolo. Al massimo, quando pensate che possa essere fruttuoso, potete pacatamente fargli presenti le vostre ragioni. Quello che invece dovete e potete sempre fare è pregare per lui. Fondamentale, poi, trovare buoni sacerdoti (i perfetti non esistono) di sana dottrina (cf. 2Tm 4,3) che possano aiutarvi a crescere nella fede della Chiesa e darvi indicazioni per il vostro cammino spirituale.
Che il Signore ci illumini e ci conduca per le sue vie.
P. Tommaso Di Giovanni
______________________
1. http://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2022/07/la-chiesa-madre-e-maestra.html
2. A. SCHNEIDER, Christus vincit, Fede e Cultura, Verona 2020, p. 230.
3. Da 2:10:25 a 2:13:15: https://www.youtube.com/watch?v=b_87k8LW41E
4. Da 3:51 a 4:21: https://www.youtube.com/watch?v=731qI24mNas
5. Da 0:15 a 1:51: https://www.youtube.com/watch?v=d7ZxFHEoGSo
6- A questo punto del discorso ritengo utile aggiungere questa noticina per confessare che io stesso, nonostante abbia avuto una formazione filosofica e teologica sostanzialmente tradizionale, non sono stato immune dalla “bollitura” in corso. Se ne ho preso gradualmente coscienza è anche grazie alla preghiera di molte persone (pregate per tutti, ma in particolare per i sacerdoti!), all’incontro con sacerdoti più svegli e a libri e articoli vari sull'argomento.
7. Le quattro condizioni per la validità, in estrema sintesi, sono: materia, forma, ministro e intenzione.

29 commenti:

Anonimo ha detto...

✠ Per intercessionem Sancti Bartholomæi Apostoli liberet nos Deus a peste et ab omni malo. Amen.

Anonimo ha detto...

Oggi le Gerarchie seminano dubbi, incrinano la Dottrina, promuovono errori e devianze, perseguitano i pochi che vogliono restare fedeli alla verità di sempre.
Non saremo noi a guarire la Chiesa dai suoi molti mali, ci penserà il Signore con i suoi tempi e i suoi metodi (temo dolorosi). A noi il dovere di restare fedeli alla Verità e di mettere al sicuro il seme per trasmetterlo inalterato

Anonimo ha detto...

Sai anche qualche formula in greco?

Anonimo ha detto...

Alla "messa" moderna? Magari con un dito in bocca e uno nel c***? Nemmeno per sogno!

Anonimo ha detto...

Lunedì 29 p.v. si terrà un concistoro cui sono invitati 206 cardinali, non tutti arriveranno causa restrizioni covid, tutti sanno che faranno da comparsa in quanto el Jefe ha già deciso tutto da solo, comunicherà i nomi dei nuovi cardinali, un pensiero : siccome gli argomenti presentati al concistoro verteranno su tematiche che comprendono i pontificati di Paolo VI, GPII e Francesco, mi chiedo se avrà la faccia tosta, dopo che neanche lo nomina, di presentare i nuovi eletti a Papa Benedetto XVI.......

Anonimo ha detto...

Nota 7: "Le quattro condizioni per la validità, in estrema sintesi, sono: materia, forma, ministro e intenzione".

Ma c'è chi sostiene, citando San Tommaso e altri, che il ministro è semplicemente causa strumentale, mentre la causa efficiente è lo Spirito Santo. Se un sacerdote è unito a un apostata e idolatra può essere ancora causa strumentale che agisce in persona Christi?

mic ha detto...

https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2016/10/don-curzio-nitoglia-il-problema-delluna.html?m=1

P. Tommaso di Giovanni ha detto...

Anche il preparato e stimato sacerdote che è dietro “La scure di Elia” e la “Compagnia della Chiesa poverella” sembra essere andato da qualche settimana in “cortocircuito”. Purtroppo credo che sia inevitabile. In un recentissimo ritiro (meditazione: “Dentro la casa di Dio”) per fare un esempio, commentando la Satis cognitum di Leone XIII, prima afferma (giustamente) che “le verità di fede si basano sull’insegnamento del Magistero (e quindi in ultima analisi del Papa) perché il Signore ha stabilito che ci fosse chi insegnasse in suo nome e noi avessimo la garanzia della verità”... e subito dopo afferma che “se il Papa non lo fa ne risponderà al Signore (e allora dove la garanzia? Inoltre a doverne rispondere sarebbe il Signore), ma io nel riconoscere che quella certa affermazione o quella certa azione non corrispondono alla fede e quindi nel dissociarmi, cosa che è del tutto lecita e doverosa (doveroso andare in questioni di fede contro colui che si è riconosciuto essere garanzia di verità in tali questioni? Ma da quando questo sarebbe un modo di pensare cattolico?), non posso rigettare in toto l’autorità di quel vescovo o del Papa, perché non posso giudicarlo come se fossi al di sopra di lui. Io devo dissociarmi da quella dichiarazione, da quella azione, da quella decisione perché sono contrarie alla fede, ma l’autorità comunque persiste (di fatto, però, non in questioni di fede). Il Signore non ha detto che dobbiamo obbedire solo ai successori degli Apostoli che giudichiamo degni...” (cambio di piano).
E poco dopo, riprendendo il commento al testo cattolico di Leone XIII, afferma che “quanti si separano dalla Chiesa proprio perché rigettano una verità rivelata, non si stanno basando sulla fede, ma sul proprio giudizio. Se io mi separo dalla Chiesa, non posso dire che lo faccio perché voglio difendere la fede trasmessa (ma non era lecito e doveroso?). Attenti, perché è una cosa importante. Se mi separo dalla Chiesa è perché mi baso sul mio giudizio personale. Quindi non posso accampare come motivo la difesa della fede, perché la difesa della fede mi fa dire rimani dentro in ogni caso, qualunque cosa succeda (rimanere dentro, però, nel testo significa obbedire a ciò che sulla fede insegna chi ha autorità per farlo e non al tuo giudizio). Quand’anche i pastori fossero i più indegni che si possano immaginare, ma tu devi rimanere dentro, anche perché non possono essere tutti cattivi i pastori...” (a parte l’indebito cambio di piano, ma il primato petrino? Una volta si diceva che in questioni di fede anche se tutti gli altri vescovi andassero a sinistra e il solo Papa a destra, si dovrebbe seguire quest’ultimo. Ora invece basterebbe seguire un vescovo qualsiasi?).
Ora, considerata la sua indubbia preparazione, io non credo che il sacerdote in questione non sappia come stiano veramente le cose dal punto di vista teologico, ma è mia opinione che tale confuso e contraddittorio modo di argomentare possa dipendere dal voler per forza tenere in piedi “cose” che necessariamente si escludono.

P. Tommaso di Giovanni ha detto...

Per quanto riguarda la Satis cognitum, essa offre numerosi spunti di riflessione per l’oggi. Qui mi limito unicamente a richiamare la citazione di due Padri: «Crisostomo diceva: “Non allontanarti dalla Chiesa, poiché nulla vi è più forte della Chiesa. La tua speranza è la Chiesa, la tua salute è la Chiesa, il tuo rifugio è la Chiesa. Essa è più alta del cielo, più vasta della terra. Non invecchia mai, ma è sempre giovane. Infatti per dimostrare la sua fermezza e stabilità, la Scrittura la chiama monte”. E Sant’Agostino: [...] “Vacillerà la Chiesa, se vacillerà il fondamento: ma come mai vacillerà Cristo?... Non vacillando Cristo, neppure essa declinerà in eterno. Dove sono coloro che dicono che la Chiesa è perita nel mondo, mentre essa neppure può inclinarsi?”.
Di questi fondamenti deve servirsi chiunque cerca la verità».
Mi permetto inoltre di consigliare, senza per forza andare molto indietro nel tempo, di rileggere e meditare i nn. 166-169 del CCC.

P. Tommaso di Giovanni ha detto...

Per anonimo delle 15:03: Certo che può. Le quattro condizioni per la validità sono quelle elencate. D’altronde, per fornire un esempio, pensate che le Messe celebrate da San Vincenzo Ferrer nel periodo in cui era in comunione con l’antipapa siano state invalide? Santa Caterina non lo pensava, ma certo lo voleva col vero papa.

Catholicus ha detto...

Sempre grande, inimitabile, mons. Viganò, la vera, unica guida dei cattolici nella gravità dell'ora presente :

http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV4650_Vigano_Messaggio_a_Life_Site_News_23_agosto_2022.html

Anonimo ha detto...

Tutti questi sacerdoti anonimi, da questo "p. Tommaso" a "don Elia", che vorrebbero dare consigli agli altri senza metterci la faccia per non subire ritorsioni, oltre alle loro blande posizioni teologiche, mostrano anche una debolezza ed una volontà di non combattere come logica conseguenza. D'altronde l'8 ha la sua importanza.

Pino Miscione ha detto...

San Vincenzo Ferrer celebrava in unione con l'antipapa, non col servo di Satana. Quante sciocchezze leggo. Non vale la pena argomentare né dialogare. Andate al diavolo.

Anonimo ha detto...

Le vecchie babbione vadano in pensione

Un altro aspetto di resistenza ha detto...

https://remnantnewspaper.com/web/index.php/fetzen-fliegen/item/6096-open-letter-to-bishop-of-arlington

tralcio ha detto...

Oggi, memoria di san Bartolomeo apostolo, il vangelo di San Giovanni ci presenta l'incontro di Gesù con Natanaele. E' così commovente e vivido, che vorrei condivido con chi legge il gusto di osservare la scena quasi al rallentatore, cogliendone anche l'ironia.

Siamo dove Gesù si recò per farsi battezzare da Giovanni. L'indomani, rivolgendosi a due suoi discepoli, il Battista si riferisce a Gesù come "l'Agnello di Dio". Al che i due (Andrea e Giovanni l'Apostolo) seguono Gesù venendo invitati da lui a seguirlo: "Venite e vedrete". Erano circa le quattro del pomeriggio. Andrea coinvolge subito suo fratello Simone (Pietro).

Curiosamente il "galileo" di Nazaret ha preso contatto solo con dei suoi corregionali.
Il giorno seguente Gesù decide di partire per la Galilea. E' la volta di chiamare Filippo, di Betsaida, un altro che viene da un posto affacciato sullo stesso lago da cui esce l'acqua del Giordano, quella del battesimo ricevuto da Giovanni .

Filippo trova Natanaele e gli dice senza fronzoli: "Quello di cui hanno scritto Mosè nella legge e i profeti noi l'abbiamo trovato: Gesù di Nazaret".

Al che Natanaele, che le cose di Dio le conosce, storce un po' il naso: se viene da Nazaret non può essere il Messia! Comunque Filippo insiste e Natanaele va da Gesù.

Che bello questo passaggio: la sapienza di Natanaele è aperta a quel di più che nemmeno Filippo conosce (per lui Gesù è figlio di Giuseppe), anche se è Filippo (che appare decisamente meno ferrato in materia, ma riempito da una grazia non sua) a portarcelo.

Gesù non rimprovera affatto Natanaele, lodandolo perché ne conosce una dote importantissima: "in lui non c'è falsità".
Possa il Signore dire di molti di noi queste parole, specialmente quando -per mettere i puntini sulle i- diventiamo scontrosi e poco propensi ad ascoltare le sorprese di Dio.

Natanaele è scevro da moine e salamelecchi e si sorprende: "Come fai a conoscermi?"

Al che Gesù gli nomina un qualcosa che doveva sapere solo lui, avvenuta sotto un fico.
Betfage è un villaggio di fichi, punto di partenza della settimana santa.
La pianta di fichi sarà usata da Gesù per dire l'importanza che ha la presenza dei frutti.

Natanaele/Bartolomeo in un attimo fa la sua professione di fede: "Tu sei il Figlio di Dio".

Gesù lo riprende amabilmente: "Non hai ancora visto niente".

Ed ecco la scala che pende dal Cielo aperto, con gli angeli che scendono e salgono! Amen.

Elle ha detto...

@24 agosto 2022 16:28
Perdonate signore, avete gia' manifestato al vostro confratello, intendo dire a casa sua, sul suo blog, quanto avete rilevato come "cortocircuito“?
Ed egli vi ha risposto?
Perche' se la vostra intenzione e' una sana correzione-disputa converrebbe che avvenisse lì e non in casa d'altri.
In Corde Mariae

Anonimo ha detto...


Le quattro condizioni di validità della Consacrazione: materia, forma, ministro, intenzione.

A proposito dell'intenzione: si è sempre detto che il ministro deve consacrare condividendo le "intenzioni della Chiesa".
Ma oggi quali sono le intenzioni della Chiesa?
Sono le intenzioni della Chiesa cattolica riformatasi secondo le direttive del Vaticano II.
E queste "intenzioni" corrispondono alle intenzioni della Chiesa di sempre, quando i vertici vaticani stessi ci dicono, adesso con il card. Roche, che dal Concilio in poi è cambiato il modo di intendere l'offerta eucaristica, il cui artefice non è più il solo sacerdote in persona Christi ma il sacerdote assieme ai fedeli, che presiede?
Viene in pratica azzerata la differenza tra sacerdote e fedeli. Secondo Pio XII i fedeli offrivano anche loro la Sacra Ostia assieme al sacerdote ma solo in voto, spiritualmente, simbolicamente.
Conferire poteri sacerdotali ai fedeli era secondo Pio XII un errore esiziale. Ora invece questa sembra esser diventata dottrina corrente.
Forse perché si vuole oggi identificare la Chiesa con il c.d. popolo di Dio.
Se sono saltate tante certezze dogmatiche insegnate per secoli, addirittura sostituite da errori, che garanzia c'è che la Consacrazione avvenga secondo l'intenzione della Chiesa di sempre?
Ovvero: non è aumentata la possibilità di Offerte eucaristiche fasulle e di Consacrazioni invalide?

Anonimo ha detto...

Su don Elia condivido pienamente. Ho sempre letto con attenzione e interesse i suoi articoli ma, ultimamente, provo un profondo senso di fastidio.
Don Tommaso, potrebbe chiarire un aspetto riguardante la recezione dell'Eucaristia?
Personalmente non la ricevo mai sulla mano ritenendo che, e mi corregga se sbaglio, che il fedele non debba ricevere sulla mano l'Eucaristia, non solo per i residui della particola, ma perché solo il sacerdote può toccare le sacre specie.
Non condivido nemmeno l'uso, da parte di alcuni fedeli, di mettere un "corporale" sulla mano, visto che la purificazione è compito esclusivo del sacerdote.
Vorrei, se possibile, una risposta, grazie.

P. Giov. di Tom. ha detto...

Dice bene su tutto e, fondamentalmente, corrisponde a ciò che insegna San Tommaso (ST III, q. 82, a. 3). Per quanto riguarda il fazzoletto, credo che a riguardo dei frammenti ponga più problemi delle mani. Tuttavia, anche se non lo consiglio, capisco però sia chi usa il fazzoletto sia anche chi riceve la comunione sulle mani “pur di ricevere il Signore”. Ognuno ha il suo percorso e i suoi tempi. Raccomando loro soltanto (ma spesso lo sanno molto meglio e da prima di me) di fare attenzione ai frammenti. Inoltre, bisogna tenere presente che san Tommaso stesso non assolutizza ciò che non deve esserlo. Infatti, dopo aver spiegato come va ricevuta convenientemente la comunione, conclude dicendo: “A nessun altro quindi è permesso di toccarlo [il sacramento] all’infuori di un caso di necessità: p. es. se stesse per cadere a terra, o in altri casi simili”.

Catholicus ha detto...

@Anonimo 13:26 : parole sante, caro amico,in cui mi riconosco pienamente; oggi i consacrati fanno a gara a chi le spara più grosse, a chi è più eretico, traditore e apostata, o letteralmente rimbambito...ma credo invece che siano furbi di tre cotte, leccapiedi e collaborazionisti col Male ( e il suo vicario terreno). Sappiano, però, che con la furbizia non si va in Paradiso, ma si finisce tra le fiamme dell' Inferno.

Toh ! guarda... ha detto...

San Giuseppe Calasanzio Sacerdote
A questo punto, ecco un’esperienza terribile per il Fondatore: veder morire la sua opera. E non per mano di nemici della fede: sono uomini di Chiesa, sono anche uomini suoi, quelli che lanciano durissime accuse all’opera e a lui. Denunciato al Sant’Uffizio, spogliato della sua autorità, vede l’Ordine declassato a semplice Congregazione senza voti, abbandonata da molti dei suoi figli spirituali. Lui fa coraggio ai pochi rimasti: "L’Ordine risorgerà!". Lo ripete fino alla morte, che lo coglie a 90 anni.
http://www.santiebeati.it/dettaglio/29050

Ogni Ordine,chi piu', chi meno, ha avuto percorsi accidentati e leggendo di S.Giuseppe Calasanzio mi e' subito tornato in mente il recente calvario dei FFII.
Ma la felicita' e' la Croce di Gesu'..

Il veleno "conservatore" ha detto...

Sembra un vademecum per andare alla messa-cena protestante moderna, magari "ben celebrata" (come dire: ladro sì, ma ruba bene, non mette a soqquadro gli appartamenti), di dubbia validità.
Gli organizzatori del Pellegrinaggi Romani degli anni '70, che manifestavano sotto le finestre di Montini, fra i quali ricordo l'abbé Louis Coache e l'abbé Noël Barbara, facevano firmare una dichiarazione ai partecipanti con la promessa di non andare mai alla messa moderna. Che differenza con i consigli odierni! Dalla messa moderna bisogna restare lontano come dalla peste. Andare alla messa moderna significa bruciare un granellino d'incenso alla chiesa conciliare, la quale, al servizio di satana e del mondialismo più sfrenato, se ne frega della maggior gloria di Dio e della salvezza delle anime. Chi celebra quel rito NON ha nessuna intenzione di fare quelche fa la Chiesa! Nessuna! All'odio dei modernisti per il S. Sacrificio della Messa bisogna opporre la detestazione della messa moderna. I cattolici tradizionali (spesso solo per modo di dire) odierni manifestano una mollezza straordinaria. Il veleno è veleno. Il veleno "conservatore" non accoppa subito le sue vittime, ma le accoppa eccome!

Anonimo ha detto...

Si vero [deviat spiritualis potestas] suprema, a solo Deo, non ab homine poterit iudicari. – Se devia la suprema autorità spirituale, potrà essere giudicata solo da Dio, non da un uomo (Bolla Unam sanctam, 18 novembre 1302: Denzinger-Schönmetzer, n. 873).

Anonimo ha detto...

La stanchezza persistente porta al culto del silenzio, perché quando si è esausti le parole perdono di significato e martellano nelle orecchie, ridotte a sonorità vuote, a vibrazioni esasperanti. I concetti si stemperano, la forza dell'espressione si attenua, tutto ciò che si dice o si ascolta si svuota fino ad apparire sterile e ripugnante. Sembra allora inutile esprimere un parere, prendere posizione o impressionare qualcuno; dopo essersi forsennatamente prodigati per risolvere tutti i problemi, dopo essersi tormentati al massimo grado, quando occorrerebbe dare risposte definitive, si finisce col trovare nel silenzio la sola realtà e l'unica forma d'espressione.

Emil Cioran

Anonimo ha detto...

Viviamo tempi di un’intensità forse mai provata…

E se nel silenzio matura la parola giusta, poi si deve avere il coraggio di “brandirla!”

Altrimenti a furia di tacere il mondo continua a marcire!

Anonimo ha detto...

Posizioni

Cinque anni fa. Con qualche aggiustamento rimane la mia breve professione di fede.

Vivere come il parrocchiano islandese del secolo XI. Quando per mare arriva il nome del nuovo Papa, si rallegra (la storia continua), anche se quegli è probabilmente già morto. Per il resto consulta il Catechismo e un buon prete. E rimane cattolico.

E questa ancora la mia posizione politica. Sette anni fa:

Auf-enthalt im Un-auf-enthaltbaren.

Trattenersi (soggiornare) in mezzo all'intrattenibile.
Andrea Sandri

Anonimo ha detto...

Grazie a p. Tommaso perché abbiamo un bisogno enorme di conforto e di essere guidati nel nostro cammino in questo tempo doloroso per noi che vogliamo vivere nella Vera Chiesa.
Eleonora Valerioti

Anonimo ha detto...

Ottimi consigli, sono perfettamente d'accordo con la condotta che suggerisce, perfettamente ragionevole.

Si potrebbe avere una lista degli articoli di questo autore? Ne ha inviati solo due?
Riccardo Zenobi