Nella nostra traduzione da LifeSiteNews stralci significativi del discorso preparato dal vescovo Athanasius Schneider per i partecipanti alla Conferenza sull’identità cattolica, organizzata da The Remnant a Pittsburgh lo scorso fine settimana.
Una chiosa sulla sottolineatura della 'forma', propria di una mens da conservatori più che da amanti dalla tradizione, utile come sottile espediente di Benedetto XVI nel Summorum Pontificum per giustificare il numquam abrogatam; ma non è possibile parlare del rito antico e del Novus Ordo come “due usi” o “forme” dello stesso rito romano a causa delle differenze radicali nel contenuto teologico e spirituale tra il rito antico e quello riformato di Paolo VI [qui - qui] che presuppongono due diverse ecclesiologie e differenze dottrinali ormai riconosciute apertis verbis. Del resto è poi lo stesso mons. Schneider a parlare di autentica rivoluzione nel caso del Novus Ordo.
Qui l'indice dei precedenti su Traditionis custodes, Responsa ad dubia e Desiderio Desideravi
Il Vescovo Schneider dichiara che la ‘persecuzione’ contro la Messa dei secoli da parte del papa è un ‘abuso di potere’ a cui si deve opporre resistenza.
Il vescovo Schneider ha affermato che l’‘attuale persecuzione’ contro la liturgia tradizionale somiglia a quella contro la fede cattolica da parte dell’eresia di Ario.
PITTSBURGH (LifeSiteNews) — Il vescovo Athanasius Schneider ha definito le restrizioni di papa Francesco alla messa tradizionale un “grave abuso dell’ufficio papale” che “viola la tradizione bimillenaria” della Chiesa cattolica.
Sua Eccellenza ha espresso questi commenti nel discorso che aveva preparato per i partecipanti alla Conferenza sull’identità cattolica, organizzata da The Remnant a Pittsburgh nel fine settimana. La registrazione completa del suo intervento, insieme a quella degli altri relatori, è disponibile sul sito web della conferenza.
Concentrandosi sulle recenti “drastiche” restrizioni imposte da papa Francesco e dal cardinale Arthur Roche alla Messa tradizionale della Chiesa, Monsignor Schneider ha affermato che “la restrizione o il divieto della forma tradizionale della liturgia sono infondati”, poiché “lo Spirito Santo non Si contraddice”.
Citando sia Traditionis Custodes che i successivi Responsa ad dubia del Cardinal Roche, il vescovo Schneider ha definito entrambi i documenti “un grave abuso dell’ufficio papale”.
In alcuni dei suoi commenti fino ad oggi più energici sulla guerra che Papa Francesco sta combattendo contro la liturgia tradizionale, il vescovo Schneider ha avvertito che la Chiesa si trova all’interno di una “lotta” che è condotta “contro il rito antico e tradizionale della Santa Messa, che tutti i santi — da almeno un millennio — hanno amato, e nel caso di sacerdoti e vescovi, celebrato con riverenza e con grande beneficio spirituale”.
Un atto d’amore
Dopo che, negli ultimi 60 anni, siamo stati testimoni di molti sconvolgimenti liturgici, il vescovo ausiliare di Astana ha affermato che Roma non ha l’autorità di “tacciare la forma del rito romano che è rimasta pressoché immutata per un millennio di essere una realtà dannosa e di introdurre misure discriminatorie contro la sua celebrazione”.
Ben lungi dalle caratterizzazioni di “rigidità"” che il Papa fa dei devoti della liturgia tradizionale, Mons. Schneider ha affermato che l’attaccamento ad essa è sempre stato un atto di “amore” per la Chiesa:
Per fedeltà e amore alla Santa Madre Chiesa e all’onore della Sede Apostolica, vescovi, sacerdoti e fedeli si sentono obbligati ai nostri giorni a preservare la forma tradizionale della Santa Messa e dei Sacramenti.
“Il potere attuale odia ciò che è santo, e quindi perseguita la Messa tradizionale”, egli ha dichiarato. “Ma la nostra risposta non dev’essere né rabbia né pusillanimità, ma una profonda sicurezza nella verità e pace interiore, gioia e fiducia nella Divina Provvidenza”.
I limiti dell’autorità papale
Monsignor Schneider ha osservato che così come il Papa non può abolire il Credo degli Apostoli, non può nemmeno “proibire l'uso della Messa tradizionale”, poiché farlo sarebbe “un abuso di potere”. Papa Francesco, quando ha promosso la Traditionis Custodes, ha citato le norme liturgiche di papa Pio V; ma Schneider ha spiegato come le due cose non sono paragonabili.
“Papa Pio V non ha dichiarato che la liturgia secondo il Messale romano da lui pubblicato nel 1570 fosse l’unica lex orandi della Chiesa romana e del rito romano”, ha sottolineato.
Ora, dichiarare la Messa riformata di papa Paolo VI espressione unica ed esclusiva della lex orandi del rito romano — come sta facendo Papa Francesco — viola la tradizione bimillenaria di tutti i romani pontefici, che non hanno mai mostrato una così rigida intolleranza.
“È una rigidità”, ha proseguito il vescovo, avvalendosi di una delle parole di Francesco usate spesso nella sua campagna contro la liturgia antica.
Monsignor Schneider ha respinto decisamente le affermazioni di Francesco contenute nella Traditionis Custodes, affermando che “non si può creare all’improvviso un nuovo rito — come ha fatto Paolo VI — e dichiarandolo voce esclusiva dello Spirito Santo ai nostri tempi, e allo stesso tempo tacciando il precedente rito — rimasto pressoché immutato nell’arco di almeno 1.000 anni — di essere carente e dannoso per la vita spirituale dei fedeli”.
Tale argomentazione “porta inevitabilmente alla conclusione che lo Spirito Santo contraddice Se Stesso” — il che sarebbe impossibile, ha osservato Schneider.
Schneider, uno dei vescovi più noti tra quelli che celebrano pubblicamente l’antica liturgia, ha spiegato nel corso della conferenza che essa contiene e irradia “un’eminente integrità dottrinale e sublimità rituale”.
Inoltre, ha spiegato che gli oppositori della Messa sono preoccupati da questi fatti:
Lo splendore della verità, della sacralità e della soprannaturalità del rito tradizionale della Messa preoccupa quei chierici che occupano alte cariche della Chiesa in Vaticano e altri che hanno abbracciato una nuova posizione teologica rivoluzionaria, più vicina alla visione protestante dell’Eucaristia e del culto, caratterizzata dall’antropocentrismo e dal naturalismo.
“Senza dubbio il Novus Ordo di Paolo VI — ha affermato — indebolisce la chiarezza dottrinale relativa al carattere sacrificale della Messa e indebolisce notevolmente il carattere di sacralità e di mistero del culto stesso”.
La nuova Messa di Paolo VI è stata un atto di “autentica rivoluzione”, ha detto Schneider, sottolineando che egli è stato “il primo papa in duemila anni ad aver osato realizzare una rivoluzione dell’Ordo della Messa, un’autentica rivoluzione”.
Rifugiarsi nelle catacombe
Il vescovo, che da bambino ha affrontato di persona grandi prove per poter praticare la fede cattolica, ha avvisato che la liturgia tradizionale potrebbe presto essere consegnata alle “catacombe” per poter tramandare la liturgia tradizionale di generazione in generazione.
“Un tesoro liturgico della Chiesa così grande come è quello rappresentato dalla forma tradizionale della Messa non può essere distrutto come se nulla fosse”, ha affermato. “Questo tesoro liturgico è proprietà della Chiesa”, ha aggiunto, “non proprietà privata di un papa particolare”.
“L’attuale persecuzione contro un rito che la Chiesa romana ha custodito gelosamente e immutabilmente per almeno un millennio — quindi da molto prima del Concilio di Trento — sembra ora una situazione analoga alla persecuzione dell’integrità della fede cattolica durante la crisi ariana nel IV secolo”, ha aggiunto. “Coloro che all’epoca hanno mantenuto immutabile la fede cattolica sono stati banditi dalle chiese dalla stragrande maggioranza dei vescovi, e sono stati i primi a celebrare una sorta di messe clandestine”.
Il vescovo Schneider ha anche citato ampiamente le lettere di San Basilio Magno, tracciando un confronto tra la gerarchia dell’epoca del santo e dell'era attuale, rilevando innanzitutto che “oggi vengono promossi chierici e vescovi che promuovono l'empietà”. Citando direttamente la descrizione di San Basilio della chiesa del suo tempo, Schneider ha dichiarato:
Le dottrine della vera religione sono rovesciate. Le leggi della Chiesa sono preda della confusione. L’ambizione di uomini che non hanno timor di Dio si precipita sugli alti posti, e l’alto ufficio è ora pubblicamente noto come il premio dell’empietà.Resistenza e speranza
Nonostante un avvertimento così drammatico e la menzione delle catacombe, Schneider non ha voluto alimentare la paura, bensì la speranza per il futuro della Chiesa. “La Chiesa è sempre — anche durante il pontificato di Papa Francesco — nelle mani onnipotenti di Cristo. Non nelle nostre mani”, ha affermato.
Egli ha definito l’attuale crisi della Chiesa “le ore del Golgota”, in cui essa ha sofferto “con Cristo, capo del Suo corpo mistico”.
Di fronte a questa “persecuzione”, l’ausiliare di Astana ha esortato i cattolici a “mantenere la nostra grande sobrietà, il buon senso e la visione soprannaturale. Non dobbiamo cedere alla tentazione di risolvere con mezzi umani l’immensa crisi della Chiesa”.
Egli ha invitato invece i cattolici ad accogliere “l’esilio liturgico” come una persecuzione sofferta per Dio.
Possiamo dire agli uomini di chiesa spiritualmente accecati e arroganti dei nostri giorni — che disdegnano il tesoro del rito tradizionale della Messa e che perseguitano i cattolici che vi sono attaccati — ‘non riuscirete a sconfiggere e a estinguere il rito tradizionale della Messa’. Santo Padre Papa Francesco, Lei non riuscirà a estinguere il rito tradizionale della Messa. Perché? Perché sta combattendo contro l’opera che lo Spirito Santo ha intessuto così accuratamente e con tanta arte nel corso dei secoli e dei tempi.
“La Chiesa cattolica, che ha come capo visibile il Romano Pontefice, tornerà ad essere il pilastro della bellezza e della sacralità del rito della Santa Messa, poiché lo Spirito Santo non Si contraddice”, ha dichiarato.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
15 commenti:
Questo è parlare chiaro. Come si può pensare di non avere resistenze quando si compiono atti tanto arroganti e malvagi? Presto il venticello diventerà un uragano.
Pio V statuendo il rito romano da lui riformato ed emendato ha imposto tale lex orandi per la liturgia eucaristica. Non c'era affatto bisogno di dichiararlo essendo implicito. Francesco acconsente all'errore di Paolo VI nel giustificare la sua invenzione ma è nel pieno del diritto a ribadire l'ovvio
Daouda
* TORNEREMO A PREGARE QUESTO 8 OTTOBRE 2022*
IL MONDO È CONTRO LA PREGHIERA!
- L'ateismo dice: "Sono più nobili le mani che aiutano, delle labbra che pregano".
- Il femminismo dice: "Togliete i vostri rosari dalle nostre ovaie".
- Il protestantesimo dice: "Le preghiere sono vane ripetizioni".
- Il comunismo dice: "La religione è l'oppio dei popoli".
- Il cattolicesimo tiepido dice: "Io sono spirituale ma non religioso".
Se fosse vero che pregare non ottiene nulla, che non è abbastanza, che sono solo "ripetizioni vane", allora nessuno attaccherebbe così tanto le preghiere, perché nessuno attacca ciò che non offende, o che non significa nulla. Ma pregare li offende, li infastidisce, li inquieta, perché sanno che le preghiere, queste suppliche insistenti, come quella del pubblicano nel tempio (Lc 18,9-14), vengono ascoltate e rendono abbondante frutto. Per questo il mondo si scaglia, con tutto la sua forza, contro la preghiera del Santo Rosario.
In Spagna, per esempio, c'è già una legge che mette in carcere coloro che pregano fuori dalle cliniche dove si praticano aborti.
Il rosario è l'arma del nostro tempo, diceva Padre Pio.
Preghiamo il Santo Rosario!
Credo che sia necessario partire da un altro punto, quello della globalizzazione, verso cui la ue è stato un passo economico e il CVII è stato e tuttora è un altro passo simil religioso. Bisogna capire in quali circoli è nata la globalizzazione. Wikipedia rilegge la storia con la lente della globalizzazione, quasi categoria storica da sempre presente; personalmente credo che lo studio dei grandi imperi, delle grandi aree di scambio del passato, abbia dato lo spunto per arrivare ad una globalizzazione 'pensata attuata sotto controllo' dai soliti noti. Cioè lo studio del passato ha aguzzato l'ingegno di chi investe in università ed in circoli di studio e produce future ipotesi. Comunque ora in questo grande frullato della globalizzazione dove ogni elemento deve disciogliersi nel tutto, sesso compreso,è chiaro che la Messa cattolica è troppo connotata e deve diventare, vuoi o non vuoi, un buffet festivo, dove ogni palato gusta quello che vuole. Più di venti anni fa uscì un libro dal titolo 'la globalizzazione della povertà' di Michel Chossudovsky che osserva come le riforme monetarie internazionali servano ristretti gruppi di privilegio e di potere, parimenti è avvenuto un impoverimento della cultura, parimenti deve avvenire un impoverimento della religione cattolica e la Messa Cattolica...resiste, malgrado fiumi di propaganda e di provvedimenti per silenziarla. Questo non è più un fatto solo teologico liturgico morale è un fatto politico che si allinea a tutti coloro che dicono no alla globalizzazione dello ormai sparuto Occidente, il resto del mondo che non è disposto a sciogliersi nel frullato dei pochi vecchi dissoluti manipolatori e corruttori occidentali.
Preghiamo il Santo Rosario!
Sì, arriviamo anche noi alla preghiera continua con il Santo Rosario!
Anche la Federazione russa si schiera, ancora garbatamente, fuori dalla globalizzazione con tutto quello che significa. Attenzione però, all'interno delle Federazione russa molti flirtano con le mode occidentali, com'è sempre stato, non solo in Russia, ma in ogni stato europeo dove un ceto sociale ha fatto sempre da traino ideologico verso il progresso mondano. Oggi possiamo dire che il progresso, bene inteso era il lavoro, la tutela della famiglia, la salute, igiene e nutrizione adeguate, salari giusti, rappresentanza politica, diritto allo studio, però se guardiamo attentamente il progresso ha sempre portato con sé un incalzante lassismo nei costumi. Si ha l'impressione che progresso e lassismo siano proceduti di pari passo, sicuramente dall'inizio dell'età moderna. E' stato voluto questo procedere insieme o è semplicemente accaduto? Non lo so. Possibile che un miglioramento della condizione fisica abbia comportato, naturalmente, un peggioramento dell'uomo interiore? E se così fosse stato perché non si è provveduto a curare meglio l'essere umano interiore? Oppure il progresso materiale è stato la carota che si dava scientemente a tutti per poi metterli fuori combattimento con il bastone della corruzione? Non trovo la risposta. So che alcune famiglie cattoliche, ebraiche o genericamente intellettuali danno ai figli un'educazione che argina il mondo, accada quel che accada. Forse questo problema dell'educazione seria dei figli più facilmente viene trascurato nei periodi di grande progresso materiale. E' forse la necessità dei periodi di bisogno che educa genitori e figli? Forse.
Ben detto, ottimo commento
Siamo purtroppo nelle mani dei sacerdoti legati alla Messa tridentina. Sono loro a dover avere il coraggio di continuare a celebrarla. I semplici fedeli possono fare tutto il baccano che vogliono, ma se il sacerdote che celebrava la Messa tridentina per loro si tira indietro, è finita.
I sacerdoti temono (giustamente) la furia cieca delle curie e il ricatto dell'ubbidienza da parte dei vescovi, diventando tutti dei donabbondio dai mille alibi già pronti. Il vescovo può efficacemente impedirti di celebrare quella Messa: basta spostarti a un incarico che ti toglie tempo, risorse, sonno, pazienza, libertà di movimento, ed è fatta - e credetemi, nelle curie e negli episcòpi questa tecnica è collaudatissima (se solo fosse usata contro i pretuncoli eretici!).
I vescovi a loro volta temono le decisioni delle conferenze episcopali (hanno il terrore di giocarsi la carriera, di "restare a marcire in questa diocesetta di pecorai") e dei media (la paura ancestrale di finire in prima pagina come Colui che si Ribella al Papa).
Insomma, è tutto nelle mani di quei sacerdoti che ritengono che la Tridentina abbia qualche motivo per essere celebrata.
Ed è per questo che è stato così grave, da parte di Ratzinger, provvedere al Motu Proprio senza "creare il precedente" celebrandola lui stesso almeno una volta.
Arcivescovo di Parigi annulla cardinale Sarah
Il cardinale Robert Sarah doveva celebrare una Messa Solenne nella chiesa di S. Roch a Parigi in occasione del 40° anniversario di Notre-Dame de Chrétienté, che organizza il pellegrinaggio a Chartres.
In sintonia con i discorsi vuoti di Francesco sulla "sinodalità", l'arcivescovo Laurent Ulrich di Parigi ha vietato la Messa.
RemnantNewspaper.com crede che il motivo sia la sofferenza della Chiesa di Novus Ordo, sempre più preoccupata del successo di questo pellegrinaggio.
https://gloria.tv/post/43MRUFdqKYf8CneMKiSZhNrmw
Basta assistere alle 2 Messe, VO e NO, per rendersi conto, anche senza particolare cultura liturgica, che si tratta di 2 riti non solo diversissimi tra loro ma che sembrano di 2 religioni diverse: la cattolica e la protestante.
Adriano Ghiso
Sarah si piegherà al diktat di un arcivescovo?
Come Cardinale può celebrare Messa dove vuole, soltanto il Papa potrebbe proibirglielo (e anche in questo caso sarebbe un chiaro ed ideologico abuso di potere).
Ovviamente si piegherà, come si è sempre piegato ai diktat bergogliani.
Però il "coraggio" per attaccare i critici di Bergoglio lo trova senza problemi.
Non possiamo aspettarci nulla dai conservatori: essi credono che la Verità sia decisa dall'Autorità e sono disposti a cambiare dottrina ad ogni papa che contraddice i predecessori.
A volte parlano persino di "immutabilità del dogma" ma in pratica secondo loro il dogma è immutabile fino a che un Papa non lo modifica: vedere il triste esempio di Cavalcoli che ha è arrivato ad inventarsi il concetto che la Chiesa possa per secoli avere MALEINTERPRETATO i suoi stessi dogmi, come se il vero senso di un dogma possa essere oscuro persino allo stesso Papa che lo ha definito...però sarebbe chiarissimo per Bergoglio.
Per questi signori l'unico Papa veramente infallibile è sempre e solo l'ultimo, al punto tale che persino con un'intervista potrebbe vincolare i fedeli ad una dottrina diversa da quella dogmaticamente definita da un suo predecessore.
Il Pensiero Cattolico
1 g ·
Dalle «Omelie sui vangeli» di san Gregorio Magno, papa
*Senso di responsabilità nel ministero*
Sentiamo cosa dice il Signore nell'inviare i predicatori: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe, perché mandi operai per la sua messe!» (Mt 9, 37-38).
Per una grande messe gli operai sono pochi; non possiamo parlare di questa scarsità senza profonda tristezza, poiché vi sono persone che ascolterebbero la buona parola, ma mancano i predicatori. Ecco, il mondo è pieno di sacerdoti, e tuttavia si trova di rado chi lavora nella messe del Signore; ci siamo assunti l'ufficio sacerdotale, ma non compiamo le opere che l'ufficio comporta.
Riflettete attentamente, fratelli carissimi, su quello che è scritto: «Pregate il padrone della messe, perché mandi operai per la sua messe». Pregate voi per noi, affinché siamo in grado di operare per voi come si conviene, perché la lingua non resti inceppata nell'esortare, e il nostro silenzio non condanni presso il giusto giudice noi, che abbiamo assunto l'ufficio di predicatori. Spesso infatti la lingua dei predicatori perde la sua scioltezza a causa delle loro colpe; spesso invece viene tolta la possibilità della predicazione a coloro che sono a capo per colpa dei fedeli.
La lingua dei predicatori viene impedita dalla loro nequizia, secondo quanto dice il salmista: «All'empio Dio dice: Perché vai ripetendo i miei decreti?» (Sal 49, 16).
Altre volte la voce dei predicatori è ostacolata colpevolmente dai fedeli, come il Signore dice a Ezechiele: «Ti farò aderire la lingua al palato e resterai muto. Così non sarai più per loro uno che li rimprovera, perché sono una genìa di ribelli» (Ez 3, 26). Come a dire: Ti viene tolta la parola della predicazione, perché il popolo non è degno di ascoltare l'esortazione della verità, quel popolo che nel suo agire mi è ribelle. Non è sempre facile però sapere per colpa di chi al predicatore venga tolta la parola. Ma si sa con tutta certezza che il silenzio del pastore nuoce talvolta a lui stesso, e sempre ai fedeli a lui soggetti.
Vi sono altre cose, fratelli carissimi, che mi rattristano profondamente sul modo di vivere dei pastori. E perché non sembri offensivo per qualcuno quello che sto per dire, accuso nel medesimo tempo anche me, quantunque mi trovi a questo posto non certo per mia libera scelta, ma piuttosto costretto dai tempi calamitosi in cui viviamo. Ci siamo ingolfati in affari terreni, e altro è ciò che abbiamo assunto con l'ufficio sacerdotale, altro ciò che mostriamo con i fatti. Noi abbandoniamo il ministero della predicazione e siamo chiamati vescovi, ma forse piuttosto a nostra condanna, dato che possediamo il titolo onorifico e non le qualità. Coloro che ci sono stati affidati abbandonano Dio e noi stiamo zitti. Giacciono nei loro peccati e noi non tendiamo loro la mano per correggerli. Ma come sarà possibile che noi emendiamo la vita degli altri, se trascuriamo la nostra? Tutti rivolti alle faccende terrene, diventiamo tanto più insensibili interiormente, quanto più sembriamo attenti agli affari esteriori. Ben per questo la santa Chiesa dice delle sue membra malate: «Mi hanno messo a guardiana delle vigne; la mia vigna, la mia, non l'ho custodita» (Ct 1, 6). Posti a custodi delle vigne, non custodiamo affatto la vigna, perché, implicati in azioni estranee, trascuriamo il ministero che dovremmo compiere.
# S. Pio V ha riformato ed emendato il Rito romano... (vedi commento sopra)
Attenzione: S. Pio V non ha affatto "riformato ed emendato il rito romano". Ha reso obbligatorio il rito romano antico, romano perché celebrato da molti secoli dalla Curia, sulla base della tradizione secondo la quale il CAnone risaliva addirittura a san Pietro. Tale rito era stato diffuso spontaneamente dai francescani in tutta l'Europa e accettato senza costrizione alcuna da parte dei Papi.
Tale rito non fu toccato da san Pio V, che si limitò a togliere alcune feste dei santi. San Pio V, nello stesso tempo, lasciò in vigore tutti quei riti che potessero dimostrare almeno 200 anni di antichità, come l'Ambrosiano, il mozarabico, quelli cattolici orientali...
La codificazione del rito della Curia, già ampiamente diffuso, fu comandata dal Concilio di Trento per porre un freno al proliferare dell'anarchia liturgica provocata dal diffondersi dell'eresia dei Protestanti, distruttori in varioi modo della vera Messa.
Il rito romano antico imponeva un Canone uguale per tutti ma le preghiere dette "private" dell'officiante godevano di una certa libertà, secondo gli usi locali. Su questo i papi non interferirono mai. (Vedere gli studi del grande liturgista del secolo scorso, mons. Klaus Gamber, tedesco).
Bisognerebbe esprimersi sempre con la dovuta precisione.
Dal Concilio di Trento in poi, il potere dei Papi sul rito consiste soprattutto nel togliere o aggiungere qualche festa di Santi. Il Papa ha il dovere di mantenere il rito nella sua purezza e non ha il potere di gettare alle ortiche il rito romano antico, che risale agli Apostoli.
L'azione del papa in questo senso, come ha rilevato mons. Schneider ma lo diceva anche mons. Gamber, è un abuso di potere ed è lecito combatterla, p.e. rifiutandosi di andare alla Messa Novus Ordo e mantenendo la partecipazione, per quanto possibile, a quella di rito romano antico, la vera Messa cattolica.
In realtà un cardinale non può celebrare dove e come vuole, deve chiedere il permesso al parroco e al Vescovo.
Spero proprio che il card. Sarah si opponga e celebri senza il permesso
Precisazione chiarificatrice che sottoscrivo ma svela appunto come il Papa abbia statuito legalmente la sua obbligatorietá rendendola la sola lex orandi permessa il che è esattamente quel che ha fatto Paolo VI ( infatti un indulto ossia una deroga concessiva non la può essere per natura canonica ) von il NO il vui vulnus vonsiste nella sua invenzione contrastante il deposito liturgico romano ed il principio di intangibilitá liturgica non il fatto che sia stato imposto come tale, cosa che Francesco ha solo esplicitato essendo giá ovvia vome decretato dalla Missale Romanum di Paolo VI difatti.
Daouda
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