Riprendo da Res Novae, che ringrazio, l'articolo che segue che evidenzia le perplessità suscitate dal profilo di quei cardinali progressisti, della cui area ci vien detto che gli strateghi, specialmente gesuiti, s’apprestano a spingere uno di loro verso l’elezione alla Sede di Pietro.
I papabili di sinistra
Lascia perplessi l’analisi del profilo di quei cardinali progressisti, della cui area ci vien detto che gli strateghi, specialmente gesuiti, s’apprestano a spingere uno di loro verso l’elezione alla Sede di Pietro. Sono stati fatti tre nomi: Tagle, Hollerich, Roche. Ma l’elenco non è esaustivo. Ad esempio, si potrebbe fare il nome del nuovissimo cardinale africano Richard Kuuia Baawobr, 63 anni, superiore generale dei Padri Bianchi.
Luis Antonio Tagle, il cardinale-che-piace-ai-giovani
Luis Antonio Tagle, filippino, 65 anni, non ha certo un pensiero di grande originalità, però è deliberatamente progressista [qui - qui]. È stato un brillante allievo dei gesuiti ed ha conseguito la sua laurea in teologia presso la Catholic University di Washington. Ha preso parte ai lavori della Storia del Concilio Vaticano II, curata dalla Scuola di Bologna (Giuseppe Alberigo, Alberto Melloni), che è una storia tipicamente orientata «secondo l’ermeneutica della rottura».
È divenuto il cardinale-arcivescovo di Manila dalle mani di Benedetto XVI, cui era gradito elevare accademici riconosciuti, benché fautori dell’«ermeneutica della rottura». E il pontificato bergogliano ne ha fatto un personaggio di primo piano: nel 2014 e nel 2015 è stato uno dei co-presidenti delle due assemblee del Sinodo sulla Famiglia, facendo quelle apparizioni «giovanili» ch’egli predilige: è un «bravo ragazzo», si dice di lui.
Non ha affatto bisogno di tessere delle reti: tutte le correnti del movimento operano per lui. Il cardinale Rodriguez Maradiaga dell’Honduras [qui - qui - qui] (del Consiglio dei cardinali, che ha preparato la famosa riforma della Curia) lo ha sospinto col titolo di «difensore degli emarginati» alla presidenza della Caritas Internationalis come suo successore.
Considerato un grande esponente del «pensiero teologico asiatico», l’8 dicembre 2019 è stato nominato prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. La riforma della Curia ha raggruppato in un solo dicastero questa Congregazione ed il Consiglio pontificio per la nuova Evangelizzazione. Nominato Pro-Prefetto di una delle sue due sezioni, è stato posto su un piedistallo. Pro-Prefetto solamente in quanto è il papa, per esprimere la preminenza di tale Dicastero, ad esserne il Prefetto, come i papi prima del Concilio, maestri di dottrina, erano essi stessi Prefetti del Sant’Uffizio.
Ma le responsabilità romane e l’atmosfera più che tesa del mondo curiale attuale hanno mostrato i limiti di Tagle e minato la sua salute: è stato vittima della famosa sindrome da esaurimento professionale, di un burnout. Sorridente ed enigmatico, resta però «in riserva».
Jean-Claude Hollerich, il cardinale sinodale
Il cardinale Hollerich, lussemburghese, 64 anni, è, da parte sua, più che l’amico dei gesuiti, è gesuita lui stesso. Ordinato nel 1990, è stato integrato nella provincia gesuita del Giappone, di cui conosceva la lingua e la cultura (ha insegnato all’università Sophia di Tokyo). Arcivescovo ratzingeriano del Lussemburgo nel 2011, è divenuto cardinale bergogliano nel 2019.
Sandro Magister gli ha riservato un articolo killer: «Se il conclave auspicasse un Francesco bis, ecco il suo nome ed il suo programma»[1]. È stato nominato nel 2021 relatore generale al grande sinodo pluriennale sulla sinodalità, che è stato in parte concepito come un mezzo di mediazione con gli «eccessi» del Cammino sinodale tedesco. In una serie di interviste ha avuto così modo di esporre per filo e per segno una sorta di programma moderato.
Si è opposto alla dichiarazione di aborto come diritto fondamentale espressa dal parlamento europeo, ma comprende che si sia preoccupati per la dignità delle donne e ritiene che il discorso della Chiesa in difesa della vita non sia più percepibile e che si debbano trovare altre vie. Quali? Non lo dice. Auspica, «dopo matura riflessione», che vengano ordinati uomini sposati scelti fra i viri probati, ciò che – crede – permetterebbe di risolvere la crisi delle vocazioni. Non ritiene utile l’ordinazione femminile, nella misura in cui il riconoscimento delle potenzialità del sacerdozio comune dei battezzati consenta loro d’esercitare molti ruoli importanti. Concretamente, egli fa sua la misura di compromesso, che è da tempo nell’aria: le donne non devono consacrare l’Eucaristia, ma si può loro affidare l’omelia.
E soprattutto: «Noi dobbiamo cambiare il nostro modo di vedere la sessualità». Infatti: «Le posizioni della Chiesa sul carattere peccaminoso delle relazioni omosessuali sono erronee. Credo che i fondamenti sociologici e scientifici di tale dottrina non siano più corretti». Questo vale a fortiori per i divorziati «risposati» ed anche per i protestanti: «A Tokyo io davo la Comunione a tutti coloro che venivano a Messa. Non ho mai rifiutato la Comunione a nessuno. Partivo dal principio che, se un protestante veniva a comunicarsi, è perché sapeva cosa i cattolici intendano per Comunione, almeno tanto quanto gli altri cattolici che partecipavano a quella Messa». Ma per aggiungere: «Tuttavia, non concelebrerei con un pastore evangelico». Oooh!
Artur Roche, il cardinale che vuole finirla con la liturgia tradizionale
Il neo-cardinale Arthur Roche non ha la levatura di un personaggio storico, né cerca di esserlo: l’Auream quisquis mediocritatem diligit d’Orazio, Chiunque predilige l’aurea mediocrità…, ben si applica alla sua personalità. Ma questo grande umanista è riuscito ad inserirsi tra i possibili post-Francesco. Ed è divenuto il paladino di un’idea: annientare gli avversari della riforma liturgica.
Inglese dello Yorkshire, 71 anni, ha dovuto la sua nomina a Segretario del Culto divino, nel 2012, da parte di Benedetto XVI al fatto di conoscere meglio di chiunque altro il fascicolo delle traduzioni in inglese della nuova liturgia (aveva presieduto l’International Commission on English in the Liturgy, ICEL, il liberalissimo organismo di coordinamento tra le conferenze episcopali anglofone).
Con l’avvento del nuovo pontificato, ha partecipato attivamente all’istituzione per tappe dell’offensiva contro la liturgia tradizionale: motu proprio del 2019, che aboliva la Commissione Ecclesia Dei; avvio, nel 2020, ad opera della Congregazione per la Dottrina della Fede, di un’inchiesta sull’applicazione del motu proprio Summorum Pontificum tra tutti i vescovi della Chiesa latina; pubblicazione di Traditionis Custodes [vedi], il 16 luglio 2021, accompagnata da una lettera del papa ai vescovi, in cui si annuncia chiaramente l’intenzione dei redattori: far sparire a scadenza l’antica lex orandi. Essa era stata posta sotto la tutela della Congregazione per il Culto divino e dei Sacramenti, in altri termini sotto la tutela d’Arthur Roche, che ne era divenuto Prefetto.
E il 18 dicembre 2021, con i suoi Responsa [qui], risposte a domande presumibilmente poste alla Congregazione in merito alla Traditionis custodes, il Prefetto Roche ha aggiunto altro. Solo il messale tradizionale, e dunque la celebrazione dell’Eucaristia, è rimasto consentito in forma di tolleranza. Ha vietato l’uso di altri libri (rituale dei sacramenti e pontificale del Vescovo) ed ha proibito pertanto la celebrazione tradizionale di tutti gli altri sacramenti: battesimi, penitenze, cresime, matrimoni, estreme unzioni e ordinazioni. In teoria.
Oppure il cardinale radical chic Tolentino di Mendonça?
Il Catholic Herald, il quale afferma con sicurezza che la corsa del pre-conclave si gioca attualmente tra Tagle il progressista, Erdö il conservatore[2] e Matteo Zuppi, sito in un centro indefinito[3], osserva però come l’elezione pontificia si faccia con i due terzi dei voti e necessiti di un largo consenso. Per questo egli avanza un nuovo nome, quello del neo-cardinale José Tolentino di Mendonça, che sarebbe «il genere di persona accettabile da tutte le fazioni ed in grado d’attirare un largo sostegno tra queste[4]». Portoghese di Madera, 57 anni a breve, biblista di formazione, ha avuto essenzialmente una carriera accademica ed è divenuto archivista e bibliotecario della Chiesa romana nel 2018, anche se con superficiali competenze in campo paleografico ed archivistico. Invitato, lo stesso anno, a predicare il ritiro quaresimale della Curia, è stato creato cardinale l’anno seguente ed, in occasione dell’ultima riforma della stessa Curia, è divenuto Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione.
È già autore di un considerevole lavoro di poesia, teatro, saggi, preghiere, che gli è valso una collezione di premi letterari. Poeta disincantato, idolo dei salotti di Lisbona e dell’intellighenzia cattolica lusitana, è stato designato nel 2019 portoghese dell’anno dal settimanale Expresso.
José di Mendonça, com’è d’uopo, è bergogliano: «Noi viviamo in mezzo alla città, in questo spazio pieno di frontiere e pieno di muri invisibili e di blocchi esistenziali […] Che i cristiani siano risposati, feriti da esperienze coniugali naufragate o dalla realtà delle nuove famiglie oppure omosessuali, essi devono trovare nella Chiesa un ambito d’ascolto, di accoglienza e di misericordia[5]».
È più che bergogliano, poiché è molto vicino a Suor Teresa Forcades [qui - qui], benedettina di Montserrat, femminista convinta: «Accettare l’aborto come un male minore non entra in contraddizione col Dio cristiano»[6]. Lei è pro-contraccezione, pro-ordinazione femminile e percorre il mondo per diffondere le sue idee: «Credo che sul tema dell’accettazione dell’omosessualità o delle minoranze sessuali in generale nella Chiesa, papa Francesco non abbia promosso cambiamenti dottrinali, ma sia cambiata l’atmosfera nella Chiesa. […] Posso parlare per me e per altre compagne, che lavorano per un’inclusione piena dell’omosessualità nella Chiesa[7]». Il cardinale poeta ha fatto una prefazione molto elogiativa del suo libro, La teologia femminista nella storia[8].
[qui si sottolineava: "Vescovo José Tolentino Mendonça - Nel 2013 Mendonça ha elogiato la teologia di Suor Teresa Forcades, la quale sostiene che gli atti omosessuali sono morali, che l'aborto è un diritto e ha affermato che “Gesù di Nazareth non ha codificato o stabilito regole”. Nel 2018 Papa Francesco lo ha fatto arcivescovo e lo ha nominato capo degli Archivi Segreti Vaticani. Lo stesso anno lo ha anche scelto per predicare nel ritiro spirituale quaresimale del papa e degli alti dignitari curiali." -ndR]
[qui si sottolineava: "Vescovo José Tolentino Mendonça - Nel 2013 Mendonça ha elogiato la teologia di Suor Teresa Forcades, la quale sostiene che gli atti omosessuali sono morali, che l'aborto è un diritto e ha affermato che “Gesù di Nazareth non ha codificato o stabilito regole”. Nel 2018 Papa Francesco lo ha fatto arcivescovo e lo ha nominato capo degli Archivi Segreti Vaticani. Lo stesso anno lo ha anche scelto per predicare nel ritiro spirituale quaresimale del papa e degli alti dignitari curiali." -ndR]
Chi vivrà, vedrà. A più riprese ed in molti modi Dio ha a suo tempo inviato flagelli per punire i peccati dei cristiani. Lui solo sa cosa voglia permettere domani.
Don Pio Pace_______________________
[1] Se il conclave vuole un secondo Francesco, ecco il nome e il programma – Settimo Cielo – Blog – L’Espresso (repubblica.it).
[2] Peter Erdö, 70 anni arcivescovo d’Esztergom-Budapest e primate d’Ungheria.
[3] La candidatura di Zuppi, 67 anni, è già caduta sul fronte conservatore in quanto egli ha prefato l’edizione italiana del libro di P. James Martin sj, direttore della rivista gesuita America, Un ponte da costruire. Una relazione nuova tra Chiesa e persone LGBT (Marcianum Press, 2018). In questo tipo di letteratura non si dice mai chiaramente che chi chiede i sacramenti deve aver cessato, per riceverli, di trovarsi in una situazione pubblica di peccato. Certo, la prefazione propone, da parte sua, «una sapiente pedagogia della gradualità». I conservatori ritengono tale riserva insufficientemente chiara, per far sperare un insegnamento morale ineccepibile.
[4] Enter Cardin Mendonça, newly-promoted love poet and possible future Pope – Catholic Herald[5] Radio Renascença, 22 dicembre 2016.
[6] TV5, 11 marzo 2016.
[7] Médias-Presse-Info, 18 ottobre 2019.
[8] La teologia feminista en la història, Fragmenta Editorial, 2007.
8 commenti:
Vedremo cosa succederà quando verrà il momento .Di sicuro tutto porta ad immaginare un futuro Papa simile a Bergoglio ma con qualche caratteristica differente.Potrebbe essere più riservato e meno piacione,o più bendisposto verso l'aborto e meno verso l'immigrazione di massa,o ancora più tollerante e meno spietato,ma la linea conciliare dovrebbe essere la stessa.Però vale sempre il detto dei nostri vecchi :l'uomo propone e Dio dispone.....
Ho conosciuto un liturgista insigne che affermava che, a stabilire le regole per la Chiesa nascente fu lo stesso Cristo risorto nei 40 giorni trascorsi tra la Resurrezione e l'Ascensione.
Questa conclusione era la conseguenza dello studio delle forme primitive di culto cristiano molto simili tra loro anche in località molto diverse fra loro. Evidentemente c'era una unica fonte che aveva dettato le regole.
Se qualche studioso oggi ritiene che Gesù non ha stabilito regole forse e' fuori strada.
http://blog.messainlatino.it/2022/10/a-brescia-il-prete-e-culturale-e-molto.html
Mah! Sembra che si voglia la botte piena e la moglie ubriaca.
Cinquanta sessantenni in crisi di identita'?
Qual'e' infine la loro vocazione ?
Che lo S.Santo lo aiuti a decidersi!
L'amore per se' o l'amore per Qualcun Altro che non ama essere condiviso?
Italians have a saying translated into English that a fat pope always follows a thin pope.
In other words the new pope is the polar opposite of the previous pope.
I think the next pope will be a conservative like Robert Sarah or Raymond Burke or Gerhard Muller appointed by Pope Francis. One of these three would be an excellent choice for pope.
Un papa conservatore ossia un modernista moderato sarebbe un'altra immensa fregatura!
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
26 Ottobre 2022
S. Evaristi Papæ et Martyris
https://gloria.tv/post/EP6Kdwsi8sUN46KjqZZsWaWzk
Il cerchio si sta chiudendo con buona pace di coloro che riconoscono ed intendono ancora tutti i frutti del Concilio Ecumenico come buoni e fecondi.
La svolta antropologica sta dando i suoi frutti avvelenati checche' ne dicano le generazioni clericali cresciute e nutrite dalla distorta interpretazione conciliare e modernista perorata per decenni.
Quella che sembrava una realtà diffusa ma non così pervasiva, e' diventata ormai una tragica realtà imposta attraverso i canali istituzionali. Peccato che per "istituzione" si intenda un folto gruppo di uomini impossessatisi, sin dalle alte sfere, del potere ecclesiastico, ma che non hanno nulla a che fare con la vera comunità dei fedeli legati alla Dottrina di sempre se non per legami - appunto istituzionali.
Questi uomini, hanno fatto si' che grandi peccati quali la distruzione della famiglia tradizionale attraverso lo sdoganamento ormai conclamato delle pratiche del divorzio, dell'omosessualità, dell'onanismo e di altre porcherie legate ai cosiddetti diritti dei "piu' deboli", ove per "piu' deboli", s'intende una potentissima lobby legata alle pratiche piu' peccaminose che ci siano, spacciate per "amore"....hanno fatto si' che questi abominii fossero non piu' da condannare come chiaramente insegnato nelle Scritture, ma addirittura seguiti, benedetti, aiutati, talvolta nutriti.
Anche l'aborto è messo in discussione. Basta vedere le recenti dinamiche della Pontificia Accademia per la Vita, i cui membri, sono gentilmente ricercati tra atei e conclamati sostenitori dell'aborto, in nome del dialogo, nella sua accezione piu' errata.
Quando si sentono Vescovi che dichiarano che la legge 194 va preservata e che in politica non si puo' piu' parlare di "principi non negoziabili", che bisogna unire e non dividere e quindi non si puo' essere intransigenti nelle scelte dettate dalla cattolicità nella funzione di governo pubblico..... allora diciamolo pure.....stiamo vivendo un'apostasia tremenda.
In questa salsa mortifera s'introduce la nuova religione mondiale del "volersi bene", il relativismo religioso che produce un ecumenismo sbagliato. La Sinodalità che apre - tanto per cambiare - un "lungo processo di discernimento" che portera' ad una Chiesa aperta alle istanze del popolo.
Cari uomini che state anche ai vertici della Chiesa...... questo processo aperto, non si chiuderà mai, perche' il vostro Dio che siete sicuri sia manifestato nella Storia, sara' sempre indefinito e compresso in un'evoluzione inevitabile della quale non verrete mai a capo.....un processo evolutivo dove voi non rappresentate il punto fermo, semplice e stabile, ma solo un'agenzia tra le altre che sta li' ad osservare ed imparare.....un processo dalla fase irrimediabilmente orizzontale, anzi discendente.
Non finirete mai di evolvervi verso il basso seguendo la base ed assumerete come modello e come guida, quella "base" che è sempre piu' confusa e smarrita. Questo sara' il vostro criterio, ma non il nostro!
I Cristiani Cattolici, smarriti, ma non privi del Sensum Fidei che orienta i loro passi, hanno bisogno di Guide Vere e non andranno a finire nel baratro!
Giuste analisi! Solo le foto non sono confacenti ai personaggi!! Loro amano stare in pantaloni, non sopportano vesti talari e amano farsi fotografare in pantaloni! Ci tengono ad essere protestanti anche negli abiti!!
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