Quando Pio XII abbracciò Roma |
Io ne ho un ricordo indelebile nonostante fossi piccolissima. Ho ancora nelle orecchie il rombo cupo degli aerei e negli occhi l'immagine di mia nonna che ci aveva raccolti a dire le preghiere a ridosso del muro portante della nostra casa dello Stradone (via San Giovanni in Laterano)...
Il ricordo di Aloisius : “Mia madre aveva cinque anni, mia nonna fece a tempo a nasconderla in un sottoscala insieme ad uno dei suoi 4 fratelli. Caddero le bombe, mia nonna morì con i figlioli piccoli tra le braccia e così fu sepolta, mio nonno morì mentre cercava di raggiungerla davanti al portone del palazzo. Estrassero mia madre e mio zio semisepolti fino al collo. Un altro zio di 8/9 anni, fu salvato da una signora che lo conosceva, che lo fermò mentre correva verso casa, e una scheggia lo ferì.
Un altro zio, 15 anni, si trovava in via Tiburtina e tornò scavalcando cadaveri, per poi trovare casa distrutta e i genitori morti.
Stavano fuori Roma, ai Castelli, ma credettero alla falsa informazione che Roma sarebbe stata risparmiata, e vi tornarono per morirvi.
Nel dopo guerra, lo zio ferito sposò una tedesca e in Germania mia madre conobbe un americano, un soldato che sganciò le bombe su San Lorenzo: si trovarono al tavolo insieme, ma mia madre non odiò né lui né gli americani, era la guerra.
Una delle tante storie terribili di quel periodo, ma grazie al Signore quella bambina estratta dalle macerie semisepolta divenne mia madre.
Domanda:
a cosa servì quella strage di popolazione civile?
Fu necessaria a sconfiggere i tedeschi, che ormai avevano i giorni contati?
A parte la stazione ferroviaria limitrofa, qual'era l'obiettivo militare, se non la popolazione civile?
Complimenti carissimo dr Valentini, per la bella ricostruzione e l'occasione di ricordare quelle vittime innocenti (mio nonno non volle nemmeno prendere la tessera fascista e per questo perse il lavoro)”.
Mille tonnellate di bombe su Roma
Avevo intenzione di fare un video per gli ottanta anni dal primo bombardamento di Roma. Ho lasciato perdere per non usare le riprese dell’Istituto Luce o altri spezzoni cinematografici sotto copyright.
Pubblico il testo che ho fatto per la voce narrante, e alcune foto che aiutano a conoscere meglio l’Apocalisse che venne scaraventata sulla nostra città.
Ottanta anni fa, nell’estate del 1943, la guerra scendeva brutalmente sull’Italia.
Quadrimotori carichi di bombe partivano dall’Inghilterra e martoriavano Torino, Milano, Genova,
e tante città dell’Italia settentrionale.
Dal Nord Africa decollavano i bombardieri americani che mettevano a ferro e fuoco le città dell’Italia centrale e meridionale.
Mai Roma.Lo strazio accadeva dal novembre del 1942
Un insieme di ragioni storiche, politiche e diplomatiche sembravano salvaguardare la Città Eterna.
Ma purtroppo non era così.
* * *
Lunedì 19 luglio 1943 alle ore 11 a Roma, in piazzale del Verano, i fiorai cospargono d’acqua piante e mazzi di fiori.
L’afa arroventa la città. Il termometro segna 38°
Sulla via Tiburtina sferraglia il 15, il tram diretto a Portonaccio.
Nella basilica di San Lorenzo fuori le mura due donne anziane pregano inginocchiate su una panca.
Nel confessionale don Evangelista il parroco, confessa un soldato.
“ Ao’, macché so’ aeroplani quelli? “ dice una voce nella piazza.
In alto, il rombo di centinai di motori, diventa sempre più intenso e cupo.
Suonano le sirene.
“ Se ne ricordeno adesso” commenta un’altra voce.
“ Anvedi quanti so’! Chissà ’ndo vanno a fa’ danni” si chiede uno dei marmorai.
“ Ma quelli so’ li nostri! “ esclama un giovanottello.
“ Sì, Li nostri. E quando mai ce ne avemo avuti tanti d’aeroplani! “ risponde il marmista.
“ Andranno a Napoli, poveri disgraziati! “ fa una donna guardando in alto.
“ Oddio! Ma quelle cose che so’ ? “ Dal ventre degli aerei minute scaglie argentate scendono nel vuoto da sei mila metri. All’ inizio precipitano orizzontali, poi si raddrizzano e aumentano la velocità.
L’aria tagliata dalla punta scorre sugli alettoni e sibila.
Il primo grappolo di otto bombe da 250 libbre l’una centra in pieno i binari nello scalo merci.
Le altre bombe scendono in progressione su viale dello Scalo San Lorenzo e viale del Verano.
Otto palazzi sono letteralmente sventrati.
È un inferno iniziato alle 11 e tre minuti e terminato alle 13.35
Su Roma, quel lunedì, si avvicendano in sei ondate 363 Fortezze Volanti e Liberators.
Altre centinaia di bombardieri medi e di caccia colpiscono aeroporti e obiettivi scelti con cura.
Dai tetti del Quirinale il Re osserva attento le lunghe file di aerei che formazione dopo formazione, in ordine impeccabile bombardano e se ne vanno. Maestosi e incontrastati.
Vittorio Emanuele abbassa il binocolo, cerca con gli occhi il ministro della Real Casa:
“ Basta, Ormai non posso più attendere . Ormai è l’ora di agire.”
“ Finalmente, maestà! ” risponde il duca d’ Acquarone.
La caccia italiana fa quello che può contro la massa di velivoli che oscurano il cielo della capitale.
Fra i piloti italiani c'è il tenente Bruno Serotini, romano di antica famiglia, che si getta in avanti incurante del numero dei nemici, come Orazio Coclide sul ponte Sublicio.
Punta ai bombardieri, ma i caccia di scorta lo circondano.
Vede la sua città profanata, è determinato a difenderla.
La preponderanza numerica però è tale che il cacciatore rischia presto di diventare preda.
Scarica qualche raffica ben assestata, ma non basta.
È presto circondato dai caccia pesanti bimotori come da una muta di cani rabbiosi.
Il tenente Serotini non si perde d'animo, non ha paura, controlla la situazione, schiva l'attacco di un caccia, lo mitraglia.
Passano pochi secondi, un altro gli si avventa contro di fronte.
E lo fulmina a bruciapelo.
Non molto tempo dopo al Comando Aereo giunge la segnalazione dei Carabinieri di un caccia italiano circondato dagli aerei nemici e caduto, nei pressi di Santa Palomba.
Un veicolo dello stormo viene mandato per recuperare l’aereo.
Lo trovano in un vigneto piantonato da un carabiniere.
Il pilota ha il petto tranciato da una raffica di mitragliatrice sparata da vicino.
Lo alzano dalla carlinga, lo portano nella cappella del vicino cimitero e lo adagiano sul pavimento, come un eroe di altri tempi.
Bruno Serotini era nato a Roma il 7 marzo 1915 e sopra a Roma è morto il 19 luglio 1943. Aveva da poco compiuto 28 anni.
Alla fine della giornata quattromila bombe, più di mille tonnellate di alto esplosivo provocano l’inferno, non solo a San Lorenzo ma anche intorno al tratto urbano della via Prenestina, della Casilina, della Tuscolana e sul Nomentano.
Tremila romani muoiono. Sventrati dalle esplosioni o sepolti dalle macerie.
I feriti sono undicimila.
Il quartiere di San Lorenzo non esiste più.
Nel piazzale del Verano avviene la mattanza di fiorai e marmorai.
La basilica di San Sebastiano viene centrata da una bomba. Il colonnato resiste ma lo splendido tetto in legno è distrutto e la facciata offesa in modo irreversibile.
Splendidi affreschi sono persi per sempre.
Le bombe colpiscono il cimitero monumentale. La tomba di Ettore Petrolini salta in aria.
Si intravede il frac e il cappello a cilindro di quando interpretava Gastone.
Anni dopo il poeta Giuseppe Ungaretti scriverà una poesia: “ Cessate di uccidere i morti ”
Da San Pietro, dopo aver assistito alla tragedia, il papa chiede a monsignor Montini di preparare la macchina. In forma privata e senza scorta Pio XII esce dal Vaticano.
A Porta Maggiore la Mercedes papale viene notata, la voce corre.
A piazzale del Verano scende dall’auto e si avvia a piedi verso quello che rimane della basilica di San Lorenzo. La gente gli è subito intorno, il papa benedice, non c’è modo di di tenere a distanza la folla che cresce a vista d’occhio.
Come altre volte nella storia i romani, nello smarrimento più totale, cercano nel papa, conforto e speranza. (Su Pio XII vedi)
Alle 17.40 esce da Villa Savoia la limousine del re, diretta alle zone colpite.
Ma l’accoglienza è diversa, durante il percorso volano sassi e male parole.
A Porta Maggiore, superato il sottopassaggio della ferrovia, il re scende dalla macchina, si guarda intorno, percepisce risentimento e sconforto, capisce l’aria che tira e torna indietro.
È bene accolta la principessa Maria Josè che si reca a piedi intorno alle 18 nel quartiere devastato.
Viene avvicinata da donne piangenti. Porta conforto, promette aiuto e interventi.
Fa quello che può. Tornerà a San Lorenzo anche la mattina seguente.
Alle 19 il capo del governo atterra all’aeroporto di Centocelle.
È di ritorno da Feltre dove aveva incontrato Hitler.
La mattina del 20 luglio si reca anche lui nella zona più colpita, si guarda intorno, osserva nella gente astio e malanimo, e torna indietro.
Una seconda visita la farà nella mattinata del 25 luglio, dopo la fatidica notte del Gran Consiglio.
Poche ore prima di andare dal re a Villa Savoia ed essere arrestato.
Negli ospedali migliaia di persone vengono accolte e medicate per come è possibile.
Meschinamente i bombardieri si lasciano dietro ordigni a scoppio ritardato, che massacrano i vigili del fuoco e le squadre di soccorso.
È il volto più spietato della guerra.
Nel 1993 a cinquant’anni dal bombardamento uscì il libro di Cesare De Simone “ Venti Angeli sopra a Roma” parole che nel linguaggio dei piloti americani significava 20mila piedi sopra la città.
Il libro analizza il contrasto fra le esigenze diplomatiche e quelle militari degli Alleati, le loro scelte strategiche e il comportamento dei piloti, prima e durante i bombardamenti di Roma.
De Simone riporta particolari di valenza storica e minuziose testimonianze dei romani che quel lunedì sono stati sotto le bombe e hanno avuto la fortuna di sopravvivere. Massimo Valentini
6 commenti:
Grazie carissima Maria!
19 luglio, anniversario della Strage di Via D'Amelio (1992)
"La paura è umana, ma combattetela con coraggio...E' normale che esista la paura, in ogni uomo, l'importante è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti."
"Potrei anche morire da un momento all'altro, ma morirò sereno pensando che resteranno giovani come voi a difendere le idee in cui credono: ecco, in quel caso non sarò morto invano."
(Paolo Borsellino)
La figura storica di papa Pacelli è stata infangata dalla pubblicazione del libro " Il vicario " prodotto come sappiamo dai servizi segreti sovietici. Un falso, ma di successo: la sua grandezza è tuttora ignorata dai più
Ora con il film, rapito, si continua il discredito su un altro Papa... nessuno si prende la briga di radiografare gli eroi della modernità che sono tutti supereroisantissimi. Non importa. A noi non interessa il successo mondano. A ben vedere, chi non è capace, in qualsiasi racconto, di distinguere il vero dalla interpretazione che ne viene data dallo scrittore, dal drammaturgo, dal regista è ancora nel pregiudizio, nella propaganda, nella illusione. Ringraziamo il Buon Dio, Maria Santissima, il nostro Angelo Custode che con tanto amore, piano piano, ci hanno tolto molte delle nostre bende dagli occhi. È stata una grande grazia.!
20 Juli / luglio 1944 - 2023
Den Gefallenen in Kampf gegen die Tyrannei
Ai caduti nella battaglia contro la tirannide
Nel III secolo, il grande teologo Origene ha giustificato così la resistenza dei cristiani a certi ordinamenti giuridici in vigore: «Se qualcuno si trovasse presso il popolo della Scizia che ha leggi irreligiose e fosse costretto a vivere in mezzo a loro ... questi senz’altro agirebbe in modo molto ragionevole se, in nome della legge della verità che presso il popolo della Scizia è appunto illegalità, insieme con altri che hanno la stessa opinione, formasse associazioni anche contro l’ordinamento in vigore...».
- Bendetto XVI, Discorso al Bundestag (22 settembre 2011)
(Andrea Sandri)
“Incurante del terreno impraticabile per le rovine, con gesto che. in un attimo, richiamava agli astanti le pagine più splendenti del Pontificato Romano, da S. Gregorio Magno, a San Leone I, a Leone IV, a S. Pio V il Successore di Pietro genufletteva sui detriti del fastigio monumentate e delle colonne invitando tutti alla cristiana preghiera per le lacrimate vittime. Il De profundis fu così alternato tra il Pastore e i fedeli, e mentre per le anime amate di coloro che ci hanno preceduto in signo fidei venne implorata la misericordia di Dio, unanime fu la rinnovata adesione alle suppliche di PIETRO VIVENTE perché il mondo voglia finalmente rispondere alle illuminate direttive di pace, di concordia, di giustizia, dettate con instancabile generosità dal RAPPRESENTANTE DI DIO IN TERRA”.
da L'Osservatore Romano della Domenica del 25 luglio 1943.
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