Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 15 luglio 2023

Dall’Arcivescovo Aguer ai sacerdoti «cancellati»

Un grande Arcivescovo. Uno dei pochi... Qui l'indice degli articoli su Traditionis custodes e successive restrizioni.

Dall’Arcivescovo Aguer ai sacerdoti «cancellati»

“Cancellati”. Mi dicono che vengono chiamati così, con questo orrendo aggettivo che ho usato nel titolo di questa lettera. In spagnolo corretto cancelar significa annullare, eliminare dalla memoria, abolire, abrogare. Onestamente, non avevo mai sentito che fosse successo fino ad ora. Mi permetto, allora, un’interpretazione.

Il generale Juan Domingo Perón, tre volte presidente dell’Argentina, coniò una formula che esprime non solo ciò che egli stesso fece, con un cinismo difficile da eguagliare, durante i suoi accidentati periodi di governo, ma anche un comportamento profondamente umano, ancestrale (caratteristico dell’“uomo vecchio”, secondo l’apostolo Paolo), osservato in diversi regimi politici.
La formula recita: Per gli amici, tutto; ai nemici, neanche la giustizia.
E’ sorprendente: il peronismo, che ha sempre cercato di usare la religione, è riuscito a lasciare il segno nella Chiesa cattolica. Sebbene risulti odioso ricordarlo dopo tanto tempo, non dobbiamo dimenticare l’incendio (giugno 1955) delle chiese più antiche e belle di Buenos Aires e la distruzione, con il fuoco che ha bruciato la curia ecclesiastica, dell’archivio storico, o di buona parte di esso, che raccoglieva documenti del XVII secolo. Fu la polizia di regime a commettere quell’aberrazione, con l’ammiccante approvazione, ovviamente, di Perón.

Si può affermare quindi che si cancella chi non è considerato amico, ad esempio per divergenze dottrinali (soprattutto per disaccordo sul valore e l’attualità della Tradizione ecclesiale), pastorali o politiche (sempre discutibili) ed è negata la giustizia.
Conoscendo la situazione dottrinale e pastorale che negli ultimi anni, da circa un decennio, è testimoniata in tutta la Chiesa, possiamo pensare senza timore di sbagliare, trattandosi di tanti casi noti, che chi è stato conquistato dal relativismo o incorre in posizioni estranee alla Tradizione può contare sulla simpatia ufficiale dei vertici ed è sono considerato amico
Riguardo alla Tradizione, dobbiamo ricordare che si aggiorna costantemente, ma resta sempre uguale a se stessa; è una Tradizione viva. San Vincenzo di Lerino spiegava che il linguaggio può certamente adattarsi: si può dire nove, ma non si può dire nova, cioè introdurre novità estranee alla Verità immutabile.
Ricordiamo l’immanente scisma del Sinodo tedesco, davanti al quale Roma tace, con conseguente grande confusione e scandalo da parte dei fedeli cattolici. Dove condurrà questa strada? Sinodo significa qualcosa come “camminare insieme”, ma verso dove?

Pensando ai tanti sacerdoti cancellati, mi permetto di affrontare un caso molto doloroso, quello della diocesi di San Rafael (Mendoza, Argentina). Incomprensibile è stata la condotta di monsignor Eduardo María Taussig (che ho sempre stimato come fratello e amico, e continuo a stimare ancora oggi), quando ha decretato l’obbligatorietà della distribuzione della Santa Eucaristia nella mano (come indicato dallo Stato a causa della pandemia, perché tutti dovevamo contribuire alla prevenzione del contagio partendo dal proprio comportamento). In due occasioni, in conversazioni telefoniche scaturite da sue telefonate, gli ho consigliato di non insistere nel mantenere quell’obbligo, che era contrario alla disciplina vigente nella Chiesa, poiché essa permette ai fedeli di ricevere liberamente la Comunione in piedi o in ginocchio, nella mano o in bocca. Ma accadde qualcosa di peggio: la maggior parte del clero che non aveva accettato tale disposizione del vescovo fu sanzionata, creando così una situazione insostenibile. Non escludo che vi fosse una certa componente ideologica nell’opposizione al provvedimento episcopale; i cortei, le manifestazioni ostili contro la sede del vescovado e altre reazioni dei laici sono ingiustificabili. Ma non capisco come monsignor Eduardo non si sia sforzato, con serenità e amore, di farsi comprendere; l’ambiente creato somigliava all’odium plebis, qualcosa di molto doloroso.
Il vescovo, in tal caso, deve soffrire eroicamente, senza ostinarsi nella sua posizione. L’iniziativa di proibire e opporsi è stata decisa da lui, o gli è stata indicata o suggerita ex auctoritate dall’alto? La prova di forza ha portato a qualcosa di molto grave, la chiusura del Seminario Diocesano, con la dispersione dei tanti studenti.
Roma ha avuto qualche ruolo in questa decisione?

Nel nostro Paese, a partire dalla metà degli anni Sessanta del secolo scorso (indico una data approssimativa), il progressismo ha iniziato a impossessarsi di quasi tutte le case di formazione sacerdotale. Venivano create “casette”, con piccoli gruppi promossi da alcuni vescovi, in cui secondo me non si è sviluppata una formazione integrale; erano una sorta di imitazione dei seminari.
Se un vescovo riusciva a escludere i propri seminari da questa corrente, i cui frutti nefasti sono innegabili, adeguando la formazione dei seminaristi alla grande Tradizione ecclesiale, era mal visto dall’”ufficialità”. 
Per quanto mi riguarda, alla fine degli anni Settanta mi fu affidata l’organizzazione del Seminario diocesano di San Miguel, di cui sono stato poi rettore per un decennio, paternamente sostenuto e accompagnato dai primi due vescovi di quella diocesi. Poi il cardinale Antonio Quarracino mi nominò arcivescovo ausiliare. Essendo dedito alla formazione sacerdotale, non so cosa si pensasse di me e del seminario che dirigevo; mi bastava avere l’approvazione e il sostegno del vescovo.
Ma ci fu il caso di un seminario di orientamento tradizionale, al quale giungevano giovani da diverse parti del Paese, che ha dovuto soffrire di una cattiva reputazione creata dall’onnipresente progressismo.

Tornando a San Rafael, non era possibile che l’ingiusta cancellazione di sacerdoti e seminaristi potesse andare avanti all’infinito. Sono molto addolorato per la situazione di monsignor Taussig; si è dimesso di propria iniziativa o le “dimissioni” gli sono state imposte dalla superior auctoritas? Il danno che è stato causato potrà essere sanato presto? Quale sarà la sorte di tanti bravi sacerdoti che sono stati cancellati?

Mi sono soffermato su questo caso – credo che la mia memoria non mi abbia tradito nell’esporlo – perché è vicino ai miei pensieri e al mio cuore; ma mi viene detto che il fenomeno della cancellazione sacerdotale si sta verificando in tutta la Chiesa.
Ad esempio, se un sacerdote vuole celebrare in latino, o usare il Messale del 1962, o se nella sua predicazione affronta argomenti che la Chiesa cattolica ha abbandonato (temi di dottrina spirituale, che non devono essere trascurati), è molto probabile che sia cancellato. Rimarrà senza un normale ufficio pastorale a lui affidato e sarà privato del reddito economico necessario per condurre una vita dignitosa. E la sua famiglia, o i fedeli che lo seguono con devozione e gratitudine, dovranno aiutarlo a sopravvivere.
Che ciò avvenga in una Chiesa in cui – si dice – si è riscoperto il valore della misericordia, è semplicemente scandaloso. Com’è scandaloso che il buon vescovo di Arecibo, Porto Rico, monsignor Daniel Fernández, sia stato deposto mercoledì 9 marzo [vedi] per aver difeso l’obiezione di coscienza, di fronte al ridicolo “obbligo morale” di vaccinarsi, imposto dalla Santa Sede.
Tornerò ad occuparmi di questo caso in prossimi articoli.

Il pontificato di Benedetto XVI, e la sua determinata e saggia intenzione di evangelizzare la cultura e rivendicare la Verità naturale e soprannaturale, aveva entusiasmato molti sacerdoti (me compreso), ma il suo passaggio allo status di Papa emerito (che cosa strana!) ha oscurato la Chiesa, e ha aperto in essa crepe attraverso le quali molti dei suoi membri sfuggono.
E’ noto che problemi simili sono sorti altre volte nella storia della Chiesa; lo sguardo della fede deve essere rivolto alle origini, ai tempi apostolici, di cui abbiamo testimonianze nel Nuovo Testamento. In più occasioni il Santo Padre ha invitato i suoi ascoltatori a fare chiasso (è un’espressione figurativa e colloquiale con la quale ha particolarmente commosso i giovani). Significa promuovere l’agitazione, il frastuono, per esprimere la situazione che si sta vivendo, ma rumorosamente, cercando la partecipazione degli altri e opponendosi a qualcosa. Ma sono sicuro che non gli piacerebbe se i sacerdoti “cancellati” si riunissero per “fare chiasso”. Come reagirebbe se ciò accadesse?

Ora mi rivolgo personalmente a voi, fratelli sacerdoti cancellati, con una parola che vuole essere di comprensione e di consolazione. Nella seconda Lettera ai Corinzi, san Paolo esordisce scrivendo: “Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione (pasēs paraklēseōs), il quale ci consola (parakalōn) in ogni nostra tribolazione (thlipsei)… Come abbondano le sofferenze (pathēmata) di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione (paraklēsis)”.
Possiate vivere, cari fratelli, intensamente queste parole! Vivete con forza d’animo la situazione di ingiustizia; liberi da ogni indignazione e acrimonia. L’Apostolo ci insegna a vivere con gioia nella speranza. Gioia e speranza possono apparire eccessive in questo contesto; ma non intendo una speranza mondana che cambi la situazione temporale, anche se questo sarebbe un atteggiamento umano legittimo. Mi riferisco alla Speranza teologale, che ci collega con il Cielo.
Padre mio,
mi abbandono a te,
fa’ di me quello che vuoi.
Qualsiasi cosa Tu faccia di me
io ti ringrazio.
Sono pronto a tutto, accetto tutto.
Purché si compia la tua volontà in me,
in tutte le tue creature.
Non desidero altro, mio Dio.
Rimetto la mia anima nelle tue mani,
la do a Te, mio Dio,
con tutto l’amore che ho nel cuore,
perché ti amo,
e perché ho bisogno di amore,
di far dono di me
di rimettermi nelle tue mani
senza misura,
con infinita fiducia,
perché Tu sei mio Padre
”.
Questo atteggiamento passivo ha una meravigliosa forza per cambiare le cose. Pregate gli uni per gli altri; pregate anche per coloro che vi fanno soffrire. Fatelo davanti al Tabernacolo, adorando il Signore che lì è presente. Affidatevi filialmente alla Santissima Vergine Maria, Madre di Dio fatto Uomo, Madre della Chiesa, Madre di ciascuno di noi.

Cos’altro posso dirvi? Penso ai sacerdoti cancellati in giro per il mondo; vi sono vicino, di cuore vi benedico e vi chiedo di benedire me.
Buenos Aires, 16 marzo 2022.
Monsignor Hector Aguer
Arcivescovo emerito di La Plata (Argentina)
Memoria di san José Gabriel del Rosario Cura Brochero - Fonte

13 commenti:

Anonimo ha detto...

"È sotto la maschera e il travestimento di un progresso che nega il peccato e la colpa che l'Anticristo sfila oggi nel mondo, siede nelle nostre aule, scrive sulle nostre riviste, si pavoneggia sui nostri palcoscenici, promettendo di redimere l'uomo quando avrà abbandonato la Croce e la penitenza." (Fulton J. Sheen, da "For God and Country", 1941)

Anonimo ha detto...

" Ogni epoca é stata sempre la peggiore. E se ve ne sono state di veramente peggiori, si tratta di quelle che produssero gli eventi più grandi.
Sant'Agostino, sole che ancora c'illumina, era verso la fine un piccolo vescovo, assediato dai Barbari, che vedeva crollare un grande impero, la cui storia sembrava dovesse confondersi con quella del mondo...Nel sesto secolo, "epoca di perpetue minacce e d'afflizione", la Liturgia romana, opera tanto meravigliosa, acquistava la sua maggiore ricchezza, mentre l'Italia era in balìa dei Goti e dei longobardi...In pieno tredicesimo secolo - il grande secolo della Cristianità, il più grande, il solo, il secolo che fa sorgere tante nostalgie, il secolo che non tornerà più - la Cristianità credette fosse giunto il suo ultimo giorno. Nessun grido di dolore universale può forse paragonarsi al discorso pronunciato da Papa Innocenzo IV, nel 1245, a Lione nel Refettorio di Saint-Just: costumi abominevoli di prelati e di fedeli, insolenza dei Saraceni, scisma dei Greci, sevizie dei Tartari, persecuzioni d'un imperatore empio...queste sono le cinque piaghe delle quali muore la Chiesa; per salvare il poco che può esser salvato, che tutti si mettano a scavar trincee, solo rimedio contro i Tartari....
"Questo secolo é un secolo di ferro!", gemeva Marsilio Ficino a Firenze nel xv secolo!
Tutto questo non é sufficiente per darci coraggio?"

HENRI DE LUBAC, Nuovi paradossi.

Anonimo ha detto...

Riforma sinodale della Chiesa: restaurazione o rivoluzione?

https://www.youtube.com/watch?v=5NfjCa_D8pE

Trasmesso in live streaming il giorno 11 lug 2023
Da alcuni anni rimane aperto il dibattito su come «realizzare una prevista riforma strutturale del governo ecclesiale». Ma possiamo davvero parlare di riforma o non dovremmo piuttosto renderci conto che è in corso una vera e propria rivoluzione? Dove sta andando e dove intende portarci questa "chiesa in cammino"? Mons. Bux e il professor Vignelli ci offriranno pareri e riflessioni interessanti sul tema.

Anonimo ha detto...

A proposito di Arcivescovi, l'atteso intervento di Mons. Viganò sugli ultimi fuochi d'artificio papali è, come sempre, molto interessante sia per la chiarezza che per la nettezza di Monsignore, che, intervistato da Valli, rafforza il mio convincimento che siamo dinanzi ad uno scisma e che il destino dei fedeli cattolici -e sottolineo il cattolici- sia legato alla FSSPX, a cui saranno costretti a emigrare a breve (alcuni l'han già fatto, per la verità).
Netto, e condivisibile, anche il giudizio critico verso la pavidità e pochezza dell'episcopato.
Resta da capire perché la Chiesa Cattolica sia sguarnita in tema di eresie papali. Alcuni testi in proposito sulla figura del Papa eretico non contribuiscono a sciogliere i dubbi su chi debba fare che cosa.

Gz

Papa eretico società allo sbando ha detto...

E così a Torre del Lago Puccini abbiamo avuto una bella Boheme anarco-bolscevìca ambientata tra sessantottini drogati "grazie" al regista Gayral.

E il pubblico, invece di andarsene, è rimasto gridando "buffone !" - Già, ma NON al regista, bensì al Maestro Alberto Veronesi il quale, conoscendola tutta a memoria, l'ha diretta con una benda nera sugli occhi per non vedere quelle insensate porcherie comuniste.

Anche in questo campo ecco l'Italia di oggi.

Anonimo ha detto...

San Pio X identifica l'ignoranza della dottrina cristiana quale la causa primaria del declino della fede e perciò indica che la sana catechesi è d'importanza primaria nella restaurazione della fede. Non è difficile percepire quanto attuali siano le osservazioni e le conclusioni di san Pio X.
— Cardinal Raymond Leo Burke

Piccola riflessione ha detto...

Si legge troppo spesso
che il medioevo sia stato momento storico di barbarie; ma è solo uno slogan e un pregiudizio di chi non ha mai studiato e verificato direttamente le fonti. Basterebbe domandarsi come abbia potuto un'epoca di barbarie salvare l'europa con San Benedetto e i suoi amici, o concepire un'arte di bellezza e armonia senza pari, di cui oggi ci vantiamo. Purtroppo un malizioso retaggio politico-culturale di certi pseudo-libri e pseudo-pensatori ha spopolato nelle scuole in un periodo molto triste per la storia italiana. Questi autori pretesero per primi di applicare alla storia del passato le categorie del presente: un errore mostruoso di prospettiva, di cui ancora, purtroppo, paghiamo le conseguenze. Quella presente non è, forse, un'epoca di vera barbarie?

Anonimo ha detto...

Da decenni le regie operistiche sono su questa falsariga. Sei un melomane di vecchio corso o stai solo seguendo l’imbeccata dei media mainstream di questi giorni?
Tradotto: ti sei svegliato adesso?

Anonimo ha detto...

“L’Europa è nata dal monachesimo. Dopo il crollo dell’impero romano eravamo una terra di selve impenetrabili e lupi. Poi sono arrivati i monaci. Un uomo solo davanti a una selva può solo arretrare. Una squadra di uomini compatti, disciplinati, motivati avanza e dissoda il terreno: semina il grano, pianta gli ulivi, costruisce ponti e chiese e ostelli. E la vita ricomincia. Il riso, la birra, il Dom Perignon, il parmigiano, un’intera civiltà: dobbiamo tutto ai monaci. Il motto era Ora et lavora. Prima prega, concentrato e attento, inginocchiato per terra, e poi lavora e ti verrà benissimo. E poi prega di nuovo, all’ora terza, alla sesta, alla nona e un’Europa di boschi impenetrabili e lupi diventerà un giardino fiorito all’ombra di abbazie di una bellezza commovente.”
Silvana De Mari Blog

Anonimo ha detto...

Nessuno scisma ma è la Chiesa bergogliana che si sta autoscismando...questo personaggio vuole distruggere la chiesa cattolica come l'abbiamo sempre conosciuta ma la Chiesa è di Cristo... che stoltezza.

Anonimo ha detto...


# La "barbarie" medievale.

Il problema del Medio Evo, soprattutto in Italia, era l'anarchia politica, le continue lotte civili, anche tra quartiere e quartiere nella medesima città, l'impossibilità di avere uno Stato veramente efficiente, la debolezza di fronte all'assalto mussulmano, le coste aperte ai pirati saraceni, la lotta infine mortale tra i due supremi poteri, il papato e l'imperatore. Dal XII secolo comincia una rinascita economica e culturale in Italia che portò il Paese ad esser il più ricco d'Europa in certe sue parti. Ma proprio l'anarchia politica e l'impossibilità di costituire uno Stato unificato ,soprattutto per l'opposizione della Chiesa, provocò la crisi del Cinquecento, con la conquista straniera di gran parte dell'Italia e l'inizio di una decadenza economica che sarebbe durata almeno due secoli. La ripresa nel Settecento fu debole e si dovette aspettare lo Stato unitario, che tuttavia dal punto di vista economico privilegiò il Nord rispetto al Sud nello sviluppo industriale (anche se l'agricoltura del Sud non ne risentì).
Il c.d. Medio Evo ebbe le grandi vette spirituali che sappiamo (Dante, S. Tommaso, le cattedrali, le abbazie, le piazze comunali, etc), è vittima delle calunnie della cutura laica sin dal Settecento.
Tuttavia non dobbiamo farne un mito, ignorarne cioè gli aspetti negativi, che pur ci furono.
Tra l'altro, non per esser pignoli, si continua a fare l'errore di situare il monachesimo italiano subito dopo la caduta dell'impero romano (fine V secolo, 476). Attenzione alla storia: il nostro monachesimo si afferma dopo la Guerra Gotica, nel VI secolo inoltrato, con la quale venne distrutto (dai Bizantini) quel regno gotico d'Italia che era uno Stato di tutto rispetto, sorto sulle rovine dell'impero romano d'Occidente. Allora cominciò il regno delle selve, anzi cominciò con la Guerra Gotica, che ridusse l'Italia in condizioni spaventose.

Anonimo ha detto...

Eppure anche le selve impenetrabili hanno il loro fascino. Sto giusto leggendo di R. H. Tawney: Religion and the Rise of Capitalism, Verso, s. d. (prima edizione 1926). Ogni cosa ha il suo lato positivo e il suo lato negativo; considerati gli sviluppi del 'labora' benedettino, che va dall'economia medievale (più o meno buona) al puritanesimo americano, passando per il luteranesimo e il calvinismo, forse era meglio non toccare le selve impenetrabili... si fa per dire... ma non del tutto. Adesso regna l'asfalto, il simbolo della moderna civilizzazione. Adesso si 'labora' e basta, si corre al mare per la strinata di rito (le vacanze sono il prolungamento del lavoro), ma non si 'ora' più. E quanta cattiveria, necessaria per la 'competizione'!

Anonimo ha detto...

15 febbraio 1559
Bolla del Papa Paolo IV
Cum ex apostolatus officio