Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 26 settembre 2024

Senza il dolore per i peccati commessi non è concesso il perdono

Dal profondo a te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce. Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia preghiera. Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi potrà sussistere? Ma presso di te è il perdono: e avremo il tuo timore. Io spero nel Signore, l'anima mia spera nella sua parola. L'anima mia attende il Signore più che le sentinelle l'aurora. Israele attenda il Signore, perché presso il Signore è la misericordia e grande presso di lui la redenzione. Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe.

Senza il dolore per i peccati commessi  non è concesso il perdono 

"Il dolore dei peccati include necessariamente la risoluzione di non peccare più"

Gli altri sacramenti richiedono che il soggetto abbia le disposizioni convenienti, ma queste non costituiscono la materia del sacramento. Nella penitenza-confessione, il dolore non è solo una condizione, bensì la materia stessa; poiché senza il dolore del peccato, non è concesso il perdono. Il sacerdote dà l’assoluzione dai peccati nel sacramento, sempre che ci sia sufficiente dolore dello spirito, o contrizione, vale a dire odio del peccato commesso con la risoluzione di non peccare più.

La parola contrizione è tratta da un termine latino che significa «macinare» o «polverizzare»; in senso ampio significa avere il cuore affranto. La contrizione è un dolore della mente, non uno sfogo emotivo o un rimorso psicologico. Il figliol prodigo è passato attraverso molti stadi emotivi di rimorso, specialmente quando nutriva i porci o realizzava quanto stessero meglio i servi in casa di suo padre. Ma il vero dolore non è arrivato fino a che non gli entrò nell’anima la risoluzione: «Mi alzerò, andrò da mio padre» (Lc 15, 18).

Qualche volta si dice che tutto ciò che un cattolico deve fare è andare a confessarsi e ammettere i propri peccati, e tornerà bianco come la neve per poi tornare a commettere lo stesso peccato. Questa è una caricatura del sacramento, in cui non c’è volontà di emendarsi né dolore. I peccati di un tale penitente non sono perdonati. Il dolore dei peccati include necessariamente la risoluzione di non peccare più; non è solo un desiderio privo di risvolti pratici.

Una parte dell’atto di contrizione contiene questo proposito: «E io sono fermamente risoluto, con l’aiuto della tua grazia, a confessare i miei peccati, fare penitenza ed emendare la mia vita. Amen». Significa che qui e ora prendiamo la decisione di non peccare; decidiamo di prendere tutti i mezzi necessari per evitare il peccato in futuro, come la preghiera e la fuga dalle occasioni. L’assoluzione non sarà efficace se nel dolore non c’è anche questo elemento chiave, la volontà di emendarsi. Ciò non implica la certezza assoluta che nessuno peccherà ancora, perché questo sarebbe presunzione. Ci sono due modi per verificare la saldezza di un proposito: uno è riparare il peccato il più presto possibile; per esempio, se uno è colpevole di sarcasmo contro il prossimo, va a chiedergli perdono oppure, se ha rubato, restituisce il maltolto. Il secondo modo è evitare le occasioni di peccato, come cattive letture, cattive compagnie, gozzoviglie e ogni azione che in precedenza ci ha condotti al peccato. 
(Fulton J. Sheen, da "I 7 Sacramenti" edizioni Ares)

2 commenti:

Santo del giorno ha detto...

Felice e benedetta Festa dei Santi Cosma e Damiano a tutti voi!
Questi fratelli gemelli non erano solo medici ma anche notevoli testimoni della carità cristiana, al servizio dei malati senza accuse. La loro fede in Cristo li portò al martirio sotto l'imperatore romano Diocleziano, e oggi sono celebrati come santi patroni dei medici e dei farmacisti.
Cosa possiamo imparare da questi uomini?
Dai Santi Cosma e Damiano, ci ispiriamo alla loro virtù della generosità e al loro servizio disinteressato verso il prossimo, specialmente nei momenti di grande bisogno. La loro fede impavida, anche di fronte alle persecuzioni, ci insegna ad avere fiducia nella provvidenza di Dio nelle nostre stesse lotte.
Mentre hanno offerto guarigione e speranza a coloro che li circondavano, anche noi siamo chiamati ad essere strumenti dell'amore di Dio, condividendo la Sua presenza guaritrice con un mondo che desidera compassione e cura. Possiamo seguire il loro esempio servendo gli altri generosamente e confidando nel piano di Dio per noi.
Santi Cosma e Damiano, pregate per noi!

Anonimo ha detto...

...”Nella stanchezza, nella amarezza, nella vecchiezza della nostra vita senza slancio, senza generosità, senza intelligenza ultima, nella nostra vita così schiacciata e appiattita dalla quotidianità, appena diciamo «Ave Maria», appena diciamo «Sia benedetto il frutto del tuo seno»,... sussulta nel nostro grembo il bimbo della vita, quello per cui ci è dato il tempo. Il tempo ci è dato, infatti, per generare la nostra vita vera. Ma affinché questa nasca, è come un velo che si deve rompere, è come un complesso di squame che debbono cadere...
Appena diciamo queste parole, noi percepiamo quanto la nostra vita possa essere carica di purità, cioè carica di intelligenza e di verità nei suoi gesti, nelle sue opere.
È una novità che può avvenire continuamente: tutte le mattine, tutte le ore,....tutti i momenti.” (Luigi Giussani)