C'è Sinodo e Sinodo. A Roma se ne è appena chiuso uno che per tre settimane ha catalizzato l'attenzione di tutto il mondo. E subito ne è cominciato un altro molto meno mediatico.
Dall'altro giorno, infatti, sempre in Vaticano, sono riuniti i ventidue vescovi della Chiesa caldea, la comunità cristiana che ha nel martoriato Iraq le sue radici.
Un Sinodo per certi versi profugo esattamente come il proprio gregge, devastato da decenni di guerre e persecuzioni. Impossibilitato ormai a riunirsi a Baghdad, il Sinodo doveva tenersi alla fine di settembre ad Ankawa, il quartiere dei cristiani ad Erbil, nel Kurdistan iracheno. Il posto dove decine di migliaia di caldei fuggiti da Mosul e dalla piana di Ninive sono accampati da ormai più di un anno, con sempre meno speranze di poter tornare alle proprie case da cui l'Isis li ha cacciati nell'estate 2014. Ma anche il Kurdistan oggi comincia a scricchiolare. E non tanto per nuove minacce dei jihadisti dalle bandiere nere, ma per uno scontro tutto interno ai curdi: quello tra il presidente Masoud Barzani - sostenuto dal suo partito Kdp - e il parlamento locale - con gli storici rivali del Puk di Jalal Talabani. Una lotta di potere all'ombra delle mille ambiguità di un Kurdistan sulla carta ancora parte dell'Iraq, ma in un Paese che di fatto non esiste più.
Certo, almeno per il momento a Erbil sono scaramucce che non toccano direttamente la condizione dei profughi. Ma sta di fatto che - complice anche la presenza del patriarca Raphael Sako [vedi, nel blog] al Sinodo sulla famiglia - i ventidue vescovi caldei hanno deciso di spostare a Roma il loro Sinodo. Così ieri hanno incontrato di nuovo il Papa che ancora una volta è tornato a lanciare un appello per queste comunità cristiane così duramente provate: «Prego affinché i cristiani non siano costretti ad abbandonare l’Iraq e il Medio Oriente», ha detto. Rinnovando l'invito alla comunità internazionale ad «adottare tutte le strategie valide al fine di promuovere il raggiungimento della pace in Paesi terribilmente devastati dall’odio».
L'ennesimo appello che anche ieri è passato via come se nulla fosse in un mondo pronto già ad assistere con indifferenza al secondo inverno nei rifugi di fortuna del Kurdistan per i cristiani di Mosul. Nel pendolo del grande conflitto che insanguina in Medio Oriente, infatti, gli occhi delle diplomazie sono tornati a spostarsi sulla Siria molto più che sull'Iraq.
Con l'intervento russo il fronte principale della guerra è tornato ad essere quello intorno ad Aleppo, con nuove fiammate di distruzione. Ieri si è saputo della granata caduta domenica sul tetto della chiesa latina di San Francesco, nel quartiere di Aziziyeh, mentre era in corso la Messa: «Mi apprestavo a distribuire la santa Comunione - ha raccontato il parroco, padre Ibrahim al-Sabbagh -. Dobbiamo ringraziare il Signore poiché la cupola ha retto il colpo esploso all’esterno, non riuscendo a penetrare nella chiesa».
Il risultato di questa situazione senza sbocchi è che dal Kursdistan i cristiani continuano a partire: «L'anno scorso – ha raccontato l'arcivescovo caldeo di Erbil, mons. Bashar Matti Warda - avevamo 13.500 famiglie di profughi cristiani registrati nella nostra diocesi. Ora sono rimaste solo in 10 mila. Significa che più di 3.000 famiglie sono partite». Sono sui barconi che dalla Turchia provano a raggiungere le isole della Grecia. Sono nelle folle in cammino a piedi lungo la rotta dei Balcani. E tra quanti partono - sostiene l'agenzia assira Aina - ci sono sempre più insegnanti; il che rende ancora più invivibile la situazione nei campi profughi e alimenta ulteriormente il circolo vizioso.
È l'agonia lenta del cristianesimo caldeo che il patriarca Sako non si stanca di denunciare. Chiedendo a tutti i suoi fedeli di perseverare nelle tribolazione, di non cedere alla tentazione di un esilio che oggi significa un addio. Ma anche denunciando l'ipocrisia di una coalizione internazionale che non sa andare oltre i raid aerei simbolici contro l'Isis a Mosul. Che non sa dare giustizia a chi è stato spogliato di tutto.
Quello in corso a Roma è dunque il Sinodo di una Chiesa profuga, talmente debole da ritrovarsi divisa persino su come affrontare la piaga di quei sacerdoti che hanno scelto di partire anche loro per San Diego, negli Stati Uniti, senza aspettare l'assenso del vescovo. Il patriarca Sako lo ritiene un fatto gravissimo: ha già minacciato più volte sanzioni canoniche. Ma il vescovo caldeo della costa Ovest degli Usa, mons. Sahrad Jammo, finora li ha protetti. Ed è una delle questioni calde che il Sinodo sta affrontando.
La Chiesa caldea non rinuncia a essere segno di speranza per la propria gente. E da Roma tende di nuovo le mani, in questo secondo inverno, invocando la solidarietà concreta dei cristiani di tutto il mondo. È l'unico modo per provare a sopravvivere. E pregare con il Papa affinché - dopo tante parole - le diplomazie dell'Occidente si scuotano finalmente dall'indifferenza intorno alla loro sorte.
[Giorgio Bernardelli - Fonte]
15 commenti:
Ma oltre alla preghiera, noi come si possono aiutare i cristiani caldei?
Nicola L.
http://www.maurizioblondet.it/finalmente-parte-davvero-lattacco-allisis/
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-scacco-russo-agli-usa-anche-in-iraq-14231.htm
Dandogli armi moderne, addestramento efficace, aiuti finanziari. Indirettamente, bloccando la nefasta "immigrazione" e attaccando militarmente l'Isis e i suoi alleati, a cominciare dai signori della guerra libici. Se volesse l'Italia i mezzi militari per distruggere sistematicamente in Libia tutta la flottiglia dei "barconi" (vuoti) ce li ha. Certo, bisognerebbe combattere, fare operazioni di commando appoggiate dall'aria e dal mare, rapide e distruttive. Ci sarebbero delle perdite. Bisognerebbe modificare o , meglio, cancellare dalla Costituzione l'art. 11 che ci mpedisce di fare la guerra, un articolo indegno di un popolo civile. Quante cose bisognerebbe fare...Manca la volonta', politica e morale. Nel programma di Salvini, per le prossime elezioni, ci sono riforme costituzionali di questo tipo? A. R.
Il y a quelque chose d'obscène et de désolant à observer tous ces prélats du synode romain discuter de divorce, de remariage, d'accouplement homosexuel et de communion sacrilège — bref, se contempler miséricordieusement le nombril, sinon plus bas — tandis que nos frères d'Irak et de Syrie, et de plus loin encore, vivent ce que nous savons. De ceux-ci, ceux-là, les libidineux miséricordieux, n'ont rien à dire ! Pas un mot ! Stupéfiant ! Une preuve de plus que la luxure a pour premier effet de détruire l'intelligence.
Anonyme de 10:18, il faudrait d'abord que l'Italie se retire de l'OTAN, et qu'elle cesse (comme la France d'ailleurs) de s'associer à la politique mortifère des USA, créateurs du pseudo-état islamique.
Au moment où la Russie envoie des centaines de chars aux Syriens pour reconquérir le terrain perdu, les USA parachutent aux terroristes, ou acheminent par la Turquie, des centaines de missiles TOW, destinés à détruire ces mêmes chars (avec une efficacité redoutable).
Comment cela va-t-il finir ? Dieu seul le sait.
Bello il commento di cui sopra, però io non farei un eroe senza macchia di Putin, per quel che riguarda questo disgraziato paese da sempre pessimamente governato, non solo non farà alcuna operazione guerresca, sia pure tesa a distruggere i barconi libici, ma avendo ricevuto diversi milioni di euro per continuare a recuperare i migranti per poi tenerseli e ,mantenerli, visto che nessuno li vuole, ci farà invadere da questi finti poveri fuggiti dalle guerre, tutti maschi, giovani, sanissimi e senza nessunissima voglia di fare alcunché, se non vivere in albergo a scrocco e a delinquere. La Russia non difenderà l'Europa, difenderà i suoi interessi, l' Europa ha già firmato la sua fine facendosi schiavizzare dall'impero del male demoliberal schiavista e strangolante in ogni senso, sì, solo Dio può sapere come andrà a finire, neppure il diavolo che sta facendo un ottimo lavoro, lo sa.
Per azioni militari mirate a distruggere anche parzialmente "i barconi" non e' necessario uscire dalla NATO. Se le facessimo, che farebbe la NATO, ci caccerebbe? Gli Americani hanno troppo bisogno della nostre basi mediterranee. Abbiamo poi firmato (mi sembra) un trattato internazionale che mette al bando le mine, di qualsiasi tipo. Bisogna ritirare la firma e riacquistare la ns liberta' d'azione, tante volte fosse necessario minare le nostre acque nazionali per difenderci. Bisognerebbe anche ritirare la firma da un trattato (mi sembra) che ci impegna a soccorrere i c.d. "migranti" o "profughi". Insomma, qualcosa si potrebbe pur fare, infischiandosene dell'ostilita' dell'ONU e del Vaticano attuale, venduto allo straniero mussulmano. Utopia tutto cio' allo stato attuale. Ma se le prossime elezioni le vincesse Salvini, come e' successo in Polonia? Anche lui una mezza calzetta? Non succedera', certo, che la sinistra crolli in Italia come e' crollata in Polonia. Pero', intanto, non e' inutile dibattere certe idee, tutte fattibili, se c'e' la volonta' politica e morale. A. R.
Papa Francesco tende la mano ai musulmani. Per il Pontefice è, infatti, evidente come "nessuna religione sia immune dal rischio di deviazioni fondamentalistiche o estremistiche in individui o gruppi", ma al tempo stesso invita a "guardare ai valori positivi che esse vivono e propongono, e che sono sorgenti di speranza. Si tratta di alzare lo sguardo per andare oltre". E chiede che tra il cristianesimo e l’islam ci sia un dialogo "aperto e rispettoso"
Le dichiarazioni appena riportate di Papa Francesco sul dialogo con l'Islam dimostrano che o non sa nulla dell'islam o non ci capisce nulla. A. R.
Per quel che riguarda il trattato sulle mine, mi viene da ridere, ma se siamo noi italiani i maggiori produttori ed esportatori di mine antiuomo e giocattolo, per favore, sveglia, i trattati internazionali sono 'fatti' per essere stracciati subito dopo la firma ed usati per avvolgerci il pesce, un trattato internazionale obbliga tutti i naviganti a soccorrere i naufraghi, in acque internazionali e non , e a scaricarli al primo porto che trovano, veramente preesisteva un altro trattato che dice che , una volta saliti a bordo , assumono la nazionalità della nave , quanto alle nostre capitanerie di porto, vengono allertate con telefono GPS dagli stessi scafisti e recuperati in acque internazionali e portati in Italia, in cambio di soldi, si parla di 3 mld. offerti per sconti sul debito pubblico e spese di mantenimento dei migranti. Putin è anche lui iscritto alla sua brava loggetta russa, quindi, per favore......Salvini cavalca l'onda, poi bisogna vedere cosa riuscirebbe a fare, l'esempio di Bossi sr e jr fanno da apripista, quando si sente puzza di denaro sono tutti corruttibili e corrotti, il fenomeno immigrati rende ricchi un mucchio di associazioni onlus più o meno benefiche, Caritas varie comprese, nessuna misericordia gratuita o presunto spirito di carità, non esiste. Spiace per i poveri cristiani del MO che subiscono di tutto e di più, ma nessuno se li fila, vdr in primis, non fanno audience, puzzano troppo di incenso e di martirio.
A.R.
o non sa nulla o non capisce nulla o è un " venduto". In tutti e tre i casi, è indegno che stia la' dove sta. Se ne tornasse a Baires a fare il gaucho.
Rr
PS: non solo igno cos'è e cos'è sempre stato l' Islam, ma a quanto pare ignora anche la storia del Cattolicesimo, che è ben più grave.
PPSS: " gaucho" non significa "cow boy". Si chiamano gauchos i figli di un Italiano e di un' Amerindia, che poi spesso finivano per fare quel mestiere. Me lo spiegò un collega argentino di Baires.
La battaglia di ponte Milvio, dove nacque l’Europa cristiana
La battaglia di ponte Milvio è avvenuta il 28 ottobre 312, 1.700 anni fa, quando l’esercito di Costantino incrociò l’armata di Massenzio. Il mondo che ne uscì non sarebbe più stato come prima. Un anno dopo, l’editto di Milano avrebbe spianato la strada alla cristianità. Là l’Europa affonda le proprie radici...
http://www.linkiesta.it/it/article/2012/10/29/la-battaglia-di-ponte-milvio-dove-nacque-leuropa-cristiana/10019/
@ A proposito delle mine e dell'invasione musulmana
Non se se siamo tra i maggiori produttori di questo strumento bellico, per l'esportazione. E' un fatto che non c'e' alcun programma per usarle in modo da difendere i nostri confini. I trattati (ma anche il principio d'umanita') obbligano a soccorrere l'uomo o l'imbarcazione in mare che si trovi in difficolta'. Non obbligano ad andare a prendere i "migranti" sotto costa in Libia, un vero e proprio servizio di traghetto, un ferry-boat per l'Italia. Questa "migrazione" e' un nome recente, per i musulmani e' sicuramente una "egira", come quella di Maometto, che se ando' dalla sua citta' natale per stabilirsi a Medina e da li' fondare uno Stato che avrebbe inglobato la sua citta' natale (migrazione come separazione per riconquista - della Spagna, della Sicilia, dei Balcani etc.). E' pertanto un allontanarsi da casa loro per venire qui a conquistarci, soffocandoci con il numero. La cosa e' cosi' evidente.
L'uso della forza e' comunque legittimo per difendere uno Stato da un'invasione, perche' di questo si tratta. Basta dirlo prima e fare le cose secondo le regole. SE poi facessimo come gli australiani, che gli danno viveri e li rimandano indietro, senza farli sbarcare, quali trattati si violerebbero?
Non mi illudo sui Leghisti tuttavia e' l'unico partito che cerca di opporsi (finora) in qualche modo all'andazzo dominante, pur con i suoi gravi limiti. Ce l'ha una politica estera questo partito? Il fatto e' che finche' continua il tradimento dei chierici nei confronti delle nazioni cattoliche c'e' poco da fare. SE venisse un santo Papa che, oltre a far pulizia radicale nella Chiesa, bandisse la Crociata contro l'islam terrorista, allora le cose sicuramente cambierebbero. Ci vorrebbe un nuovo Gregorio VII, che non esito' a far scoppiare guerre civili, pur di liberare la Chiesa dall'abbraccio mortale dell'impero, che la stava soffocando. Invece di pregare per la cabala del 2017, preghiamo perche' il Signore ci mandi presto il Papa di ferro del quale abbiamo bisogno. A. R.
Il 28 ottobre dovrebbe essere celebrata dall'Europa cristiana , e invece...non ci resta che piangere :
http://gloria.tv/?media=397713&language=o9CtE7uatTg
Sulle spalle dei cristiani del MO pesa inoltre la nostra accidia e la monnezza nostra quotidiana.
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