Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 10 settembre 2016

don Elia. Passati al vaglio


Io sono la via, la verità e la vita. 
Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me
(Gv 14, 6).

Aiutare un indù ad essere un indù migliore significa aiutarlo ad assoggettarsi di più ai demòni che adora e all’iniquo sistema sociale creato dalla sua religione, che ha provocato e mantiene condizioni di miseria spaventosa, che non basta alleviare senza risalire alle sue cause. Aiutare un musulmano ad essere un musulmano migliore significa aiutarlo a sottomettersi ancor più ad una divinità lontana e inaccessibile, la cui “misericordia” arbitraria assomiglia piuttosto al capriccio di un tiranno e tiene i suoi fedeli prigionieri di un fatalismo irrazionale e proni ad autorità oppressive che non lasciano nemmeno pensare in modo autonomo. Aiutare un buddista ad essere un buddista migliore significa incoraggiarlo a pratiche alienanti che aprono la porta dell’anima a forze oscure che erroneamente ritiene benefiche. Aiutare un cattolico ad essere un cattolico migliore significa aiutarlo a conformare il proprio cuore e la propria vita a Cristo mediante la preghiera, la lotta contro il peccato e la pratica delle virtù, informate e coronate dalla carità.

Come si vede chiaramente, non è certo la stessa cosa; tra le religioni false (perché elaborate dagli uomini) e l’unica vera (perché rivelata da Dio) la differenza è abissale, tanto che i rispettivi esiti sono diametralmente opposti. Se un cristiano è violento, non lo è certo perché il Vangelo gli insegni questo, con buona pace di chi sostiene che in ciò non si distingue da un musulmano: egli commette un peccato che, se grave, lo esclude dalla vita di grazia. Se un adepto di altre religioni, invece, è violento, iracondo, perverso, sleale, ingiusto o impudico, lo è anche perché il suo culto idolatrico a questo lo autorizza e incoraggia. Cambierà pur qualcosa, nella vita delle persone, tra l’adorare il vero Dio e il render culto agli spiriti immondi… e non vengano a ripeterci ancora la storia dei semi del Verbo, che possono essere eventualmente rintracciati in quegli elementi culturali che sono frutto della retta ragione, non in dottrine religiose ad essa contrarie e zeppe di errori.

Se san Giustino, a metà del II secolo, ricorse ai miti pagani per difendere e spiegare la fede cristiana, lo fece per adattarsi all’uditorio andando incontro alla sua mentalità, mostrandone al tempo stesso l’inadeguatezza e fornendo argomenti alla superiorità del nuovo culto. A differenza dei protestanti, del resto, noi crediamo che il peccato originale non ha tolto all’uomo il lume della ragione, pur offuscandone l’intelletto; per questo la teologia cattolica ha assunto e valorizzato quanto di vero era presente nella filosofia dell’antichità, senza la quale non avremmo né la patristica né la scolastica. La cultura greco-romana, in ogni caso, è stata preparata dalla Provvidenza a servire alla riflessione cristiana sulla verità rivelata; le culture asiatiche ne sono invece generalmente lontanissime, salvo per quegli elementi di saggezza naturale che sono eventualmente frutto, appunto, di un retto uso del raziocinio (che nella condizione decaduta dell’uomo non è certo la regola).

Questo sano realismo ha permesso alla Chiesa, nei secoli passati, di liberare interi popoli dalla cappa tenebrosa dell’errore e dall’opprimente schiavitù di sistemi socio-religiosi disumani, finché nelle facoltà teologiche, sotto la spinta di dichiarazioni conciliari prive di qualsiasi valore dottrinale, non si è cominciato ad esaltare i “valori” dei culti non cristiani, svalutando l’opera evangelizzatrice come indebita aggressione delle altre culture e propagazione coloniale di una visione occidentale, quasi la verità cattolica fosse appannaggio di una parte del mondo e non avesse invece prodotto, ovunque si fosse diffusa, mirabili sintesi di fede e cultura. È comunque risaputo che quei testi esiziali uscirono da teste non certo ortodosse e, in alcuni casi, nemmeno cristiane.

Le virtù dei pagani – si diceva nell’età patristica – sono splendidi vizi, cioè vizi che risplendono con l’apparenza delle virtù. La compassione buddista, a torto ritenuta così vicina alla carità cristiana, in realtà non ha nulla a che vedere con essa. L’uomo decaduto non può realizzare realmente il bene se non nel nome di Cristo e sotto l’azione della grazia, cioè solo in seguito alla giustificazione. Un non cristiano può certo compiere azioni materialmente buone, ma non azioni meritevoli in vista della sua salvezza. Perché un atto umano abbia valore davanti a Dio è necessario che esso sia mosso dalla carità soprannaturale, che in via ordinaria è presente soltanto nell’anima del battezzato in stato di grazia e di cui, eccezionalmente, un rivolo può scorrere in chi, pur avendo una coscienza retta, crede in una falsa dottrina filosofica o religiosa per errore invincibile (e quindi senza sua colpa). Nella compassione di un buddista, quindi, c’è normalmente solo uno sforzo umano di autoperfezionamento nel quale, alle condizioni sopraddette, può rintracciarsi in via eccezionale un germe di carità, che per svilupparsi pienamente ha però bisogno della conversione alla vera fede.

Può viceversa capitare che un cattolico, ponendo ostacolo alla grazia, smetta inconsapevolmente di esercitare la carità teologale e finisca con l’imitare la compassione del buddista. Il risultato visibile sembrerà ai più immutato, ma il movente interiore – e quindi la qualità morale delle azioni – sarà inevitabilmente tutt’altro, come si può arguire (senza per questo pretendere di giudicare la coscienza) dall’esterno, cioè da evidenti omissioni o da scelte errate. Il così funesto ostacolo alla grazia può essere posto dallo stato di peccato mortale o da erronee convinzioni in materia di fede. Escluso il primo caso, bisogna indagare il secondo. Proprio su questo punto, purtroppo, tanti cattolici odierni, anche additati come santi, risultano coinvolti; senza una retta fede, però, non è possibile esercitare la carità e nutrire una fondata speranza, salva l’eccezione sopra enunciata per i non-cristiani. Ma l’errore invincibile è ammissibile in un cattolico, specie se professo?

I trattati di teologia spirituale, sulla base dell’esperienza di tanti mistici, concordano nel ritenere la notte dello spirito una fase transitoria, che ha di solito termine in un arco di tempo ragionevole e sfocia nell’unione trasformante. Una prova del genere che duri cinquant’anni è un fatto rarissimo, che può eventualmente esser disposto da Dio come continuato martirio bianco di un’anima chiamata allo stato di vittima. Con tutta la cautela e il rispetto necessario, possiamo tuttavia domandarci: che succede se, dietro l’apparenza di una notte spirituale, si celano tenebre provocate da un cedimento all’incredulità? Condizioni di vita impossibili, cui si sommano una terribile prova interiore e lo spettacolo quotidiano di una miseria rivoltante, potrebbero condurre un’anima estremamente sensibile alla resa, specie se la coscienza è attanagliata da un senso di impotenza riguardo al dovere di portare gli uomini a Cristo. Un cattivo suggerimento accolto perché scambiato per ispirazione dello Spirito Santo… ed è fatta: il nemico ha vinto senza darlo a vedere.

Ma perché il Signore permetterebbe tale tragica illusione in qualcuno che lo ami sinceramente e lo serva in modo eroico? Egli può dunque lasciare che questa persona, a un dato momento, sostituisca inavvertitamente il Dio vivente con un’idea della sua mente? E può lasciare che milioni di fedeli la considerino santa e la prendano a modello? Ci sono fatti che avvengono nell’intimo della coscienza individuale e che Dio solo conosce; ma se un cattolico, in quel santuario inaccessibile, acconsente a un’ipotesi che sa contraria alla dottrina definita della Chiesa, le conseguenze saranno evidenti e inevitabilmente disastrose. Torniamo tuttavia a domandarci: perché il Signore lo permette? Forse il motivo è analogo a quello per cui ha lasciato che un Papa baciasse il Corano o presiedesse liturgie sincretistiche, pur essendo per altri versi un gigante. D’altra parte, questo è ciò che vogliono il mondo e la gente. È un dolore immenso, ma necessario: Dio ci sta passando al vaglio.

12 commenti:

Florita ha detto...

Unico ed inimitabile don Elia, credo, però, incomprensibile per molti, moltissimi, ossia per i famosi " peggiori sordi che non vogliono sentire"!!!!

Anonimo ha detto...

Perché Dio permetterebbe? Personalmente son giunta alla conclusione che sia perché siamo stati TUTTI ingannati in modo "invincibile", almeno all'inizio che farei partire dal 1958. L'altra ipotesi è peggiore e vorrei scartarla anche se non è possibile, almeno finchè u Papa infallibile non ci chiarisca, ed è che anche costoro ci hanno ingannato.

lister ha detto...

Quella che aiutava indù, buddisti, musulmani e cristiani ad essere migliori era la stessa che, prima di essere traviata (era il 1931) dai falsi "papi", diceva:
"I am happy that I can give them [a dei bambini] this religious medicine: the Holy Baptism, blessed eternity" (The mother of Charity, Don Lush Gjergji, pag 98).
I cosiddetti "papi" del Conciliabolo dicevano che tutte le religioni sono uguali e Lei, piccola ignorante Albanese, ha creduto loro.
Ha fatto sempre del bene e lo ha fatto sempre "nel nome di Cristo".

Anonimo ha detto...


Il Vaglio e la catechesi a rovescio - il giusto castigo

--il "vaglio" e' in effetti iniziato con l'ascesa al Pontificato di Angelo Roncalli,che il mondo ha battezzato "il papa buono" perche' mostrava di professare quella misericordia latitudinaria, che non chiede pentimenti e conversioni, oggi inflazionata da Papa Francesco. Sono quasi 60 anni e non si sa quando la prova finira'. Forse, piu' che "prova" o "vaglio" bisognerebbe dire "castigo": Dio ci sta guardando in silenzio e lascia che la Santa Chiesa venga umiliata, vilipesa, smantellata dall'interno e dall'esterno, in tutti i modi, come se fosse avviata all'estinzione. Non puo' essere che si arrivi a tanto pero' al momento il clinamen sembra quello. Non abbiamo commesso noi cattolici il peccato di apostasia, col Concilio e dal Concilio? E non apostatarono i Giudei, rinnegando Nostro Signore? Da quanto tempo dura per loro il castigo?
--Nella Dichiarazione conciliare Nostra Aetate si trova, par. 2, ultimo capoverso, la direttiva inaudita ai cattolici di adoperarsi per far progredire i valori professati dai seguaci delle altre religioni! Una catechesi a rovescio, o no? "Essa [la Chiesa] percio' esorta i suoi figli affinche', con prudenza e carita', per mezzo del dialogo e della collaborazione con i seguaci delle altre religioni, sempre rendendo testimonianza alla fede e alla vita cristiana, riconoscano, conservino e facciano progredire i valori spirituali, morali e socio-culturali che si trovano in essi [seguaci delle alre religioni, tutte contrarie alla nsotra]". Invece di cercare di convertirli alla nostra, unica vera, farli progredire nei valori della loro, non rivelata e nemica della nostra!
E solo con l'avvento di Bergoglio tanti hanno cominciato ad accorgersi di queste enormita'? Giusto dunque il castigo divino che stiamo subendo, noi cattolici, per la nostra prolungata tiepidezza. Sono convinto di una cosa: finche' non si mettera' mano al Concilio, estraendone i tumori, il castigo continuera', implacabile nella sua giustizia.

"Poiche', se noi cadiamo nel peccato di apostasia volontariamente, dopo aver ricevuto la piena conoscenza della verita', non rimane piu' alcun sacrificio per tali peccati,ma solo l'attesa angosciosa del giudizio e l'ardore di un fuoco, che divorera' i ribelli" (Eb 10, 26-27). PP

Anonimo ha detto...

Segnalo un ottimo articolo:
http://www.corsiadeiservi.it/it/default1.asp?page_id=1458

Anonimo ha detto...

Non lo so se ci sta passando al vaglio ma è certo che resistere alle forze della dissoluzione ora in atto nella Chiesa Cattolica che sembrano avere tratti di perfidia e abilità oltre l'umano è in termini esclusivamente umani impresa titanica.
Miles

Silente ha detto...

Una preghiera rivolta ai bravi cattolici della Diocesi di Albenga. E possibile sapere quante Vere Messe erano state concesse da Mons. Oliveri nella sua Diocesi e quanto ne rimarranno dopo la nomina dell'ultraprogressista nuovo "vescovo"?
Sarebbe interessante saperlo. E la richiesta per una Vera Messa, inoltrata già da anni, per Loano, che fine ha fatto? Così, solo per saperlo, e per consolidare la nostra opinione sulla intrinseca malvagità dei modernisti.

Anonimo ha detto...

...e intanto un'altra statua della Madonna piange, dando messaggi sui castighi in atto e sulla fine dei tempi e della Chiesa

http://www.viterbonews24.it/news/statua-della-madonna-piange-sangue--il-vescovo-rossi-partecipa-alla-veglia_67163.htm

il vescovo partecipa alla veglia di preghiera, esortando i fedeli ad "osservare"

Aloisius ha detto...

Articolo importante questo di don Elia, perché chiarisce uno dei punti critici attuali, cioe' la differenza tra la carità cristiana e quella delle altre religioni o degli atei.
E'una delle argomentazioni più comuni per sminuire la Chiesa cattolica, per equipararala alle altre religioni e per livellare Gesù Cristo agli altri pensatori, negando il soprannaturale.
Argomentazione avvalorata da Bergoglio nella famosa lettera a Scalfari, quando alla
subdola, ma legittima domanda del giornalista ateo, su quale fosse, secondo Francesco, la via del bene e del male, rispose (più o meno) che 'ognuno segue la sua idea di bene e di male e che l'importante è che ciascuno segua quello che lui ritiene bene, essendo il proselitismo un solenne sciocchezza'.

Dunque la direttiva Nostra Aetate di Anonimo delle 17,37, che giustamente la definisce 'catechismo al rovescio', è un'altra attenuante per Bergoglio, che la sta realizzando.
Diciamo pure che Francesco, anziché chiudere gli spiragli al fumo di Satana (espressione di Paolo VI che io interpreto come riferita ai germi di eresia) che entrò in Chiesa con il Vaticano II, ha spalancato le finestre per farlo entrare del tutto.

Condivido anche che il Signore ci stia sottoponendo a un vaglio, che non è in con tradizione con il castigo.
Il Signore è un educatore perfetto, quindi ogni castigo a chi lo ama, pur arrecando sofferenza, è anche un'occasione di miglioramento, di maturazione, di crescita, di separazione dai vizi, da peccati, da persone negative, da modi di pensare sbagliati, una selezione tra chi lo segue è chi no.
Una potatura, che ora viene fatta sull'intero albero, la Sua Chiesa.


Anonimo ha detto...

http://www.asianews.it/notizie-it/Papa:-il-diavolo-vuole-dividere-la-Chiesa-e-l%E2%80%99attacca-alla-radice-dell%E2%80%99unit%C3%A0,-la-messa-38553.html

Catechesi semplice , alla portata dei "piccoli" ha detto...

Dio perdona solo chi si pente
La parabola del figliol prodigo, l'esperienza di Davide e la testimonianza di san Paolo: dimostrano che solo il pentimento è la causa della divina Misericordia e che il perdono non si concederà a chi liberamente decide di andare all'Inferno ostinandosi nei peccati o impugnando la verità conosciuta. Omelia Domenica 11 Settembre 2016, XXIV domenica del tempo ordinario, anno C

19:12 minuti della nostra vita spesi bene, per capire una volta per tutte come Dio esercita la Sua Misericordia .
Secondo la Chiesa Cattolica Apostolica Romana .

https://www.gloria.tv/video/81EeY7Rh7gfRVahjwfGWMBJpH

Elia ha detto...

Effettivamente, dopo il Concilio Vaticano II anche un cattolico e perfino un religioso o un sacerdote può essere in errore invincibile, cioè credere una falsa dottrina pur essendo in buona fede. Lo sviamento causato dalle ambiguità e dagli errori introdotti in alcuni testi conciliari può essere un castigo per chi è tiepido o incline al compromesso; ma per chi ama sinceramente Dio e lo serve fedelmente? In questo secondo caso è un vaglio con cui Dio lo prova per separarlo dalla pula. Il dramma si verifica se un fedele, anche di media cultura religiosa come un insegnante, dà il suo assenso interiore a novità dottrinali perché è l’autorità ecclesiastica ad insegnarle, ciò che in effetti è successo: non ne sarà colpevole (a motivo della fiducia che gli è stato insegnato a riporre in essa) o ne sarà colpevole solo in parte (qualora abbia avuto i mezzi spirituali e intellettuali per prenderne le distanze e non ne abbia fatto l’uso dovuto), ma in ogni caso, oggettivamente, cadrà in errore – e questo errore determinerà le sue scelte. Nella confusione generale di quest’ultimo mezzo secolo, chi ha evitato la trappola o ne è venuto fuori lo deve alla grazia, ad una grazia inestimabile di cui deve rendere grazie giorno e notte.