Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 21 settembre 2016

Müller: Benedetto a Ratisbona fu “profetico”. Corano e spada, una sfida per l'islam

Marco Tosatti, Stilum Curiae. Di seguito un interessante documento sulla cautela di Benedetto XVI nei confronti della lettera delle 138 personalità musulmane, scritta dopo Ratisbona, nella quale in parte concordavano e in parte dissentivano con le posizioni sostenute dal Papa.

“Profetico”: così il Prefetto per la Dottrina della Fede, il card. Gerhard Müller, definisce oggi il famoso discorso di Benedetto XVI a Ratisbona, che tanto clamore suscitò nel mondo islamico, con manifestazioni di piazza e attacchi – fortunatamente isolate e sporadici – ai cristiani.
Il porporato Tedesco parlava il 13 settembre scorso a Ratisbona, in una conferenza intitolata: “Il discorso di papa Benedetto a Ratisbona: una rilettura dieci anni dopo”.
“Il messaggio duraturo del discorso di Benedetto è che senza la pace di Dio nel nostro cuore non riusciremo a padroneggiare la crisi globale attuale. Amore e riconciliazione – non odio e rappresaglia – portano al futuro”.
Il discorso di Benedetto a Ratisbona fu “un evento storico di prim’ordine”, e la sua importanza apparve chiara nel 2007, quando 138 studiosi islamici scrissero una lettera aperta ai cristiani di tutto il mondo offrendo dialogo e pacifica coesistenza.
Müller si è poi rivolto ai leader del mondo islamico. “Le autorità politiche e religiose nei Paesi islamici devono trovare una risposta a come i cosiddetti Versetti della Spada nel Corano possano essere conciliati con il diritto basilare di libertà di religione. Non devono solo rigettare l’uso dei sistemi violenti per diffondere la religione, ma anche a ogni obiettivo di dominio religioso e politico del mondo”.

* * *
A completamento, estraggo dalla nostra documentazione:

Perché Benedetto XVI è così cauto con la lettera dei 138 musulmani
Sandro Magister www.chiesa 26 novembre 2007


Perché il dialogo che lui vuole è tutto diverso. Il papa chiede all'islam di compiere lo stesso cammino che la Chiesa cattolica ha compiuto sotto la pressione dell'Illuminismo. L'amore di Dio e del prossimo deve realizzarsi nell'accettazione piena della libertà religiosa.[1]

La lettera dei 138 musulmani indirizzata lo scorso mese a Benedetto XVI e ai capi delle altre Chiese cristiane ha avuto una spettacolare risposta collettiva in un messaggio pubblicato sul "New York Times" del 18 novembre, firmato da 300 studiosi.

Il messaggio è nato nella Divinity School della Yale University, in particolare per impulso del suo decano Harold W. Attridge, professore di esegesi del Nuovo Testamento.

I firmatari appartengono per la maggior parte a confessioni protestanti, di tendenza sia "evangelical" che "liberal", e tra essi c'è una celebrità come il teologo Harvey Cox. Ma nella lista dei 300 c'è anche un vescovo cattolico, Camillo Ballin, vicario apostolico nel Kuwait, comboniano. Sono cattolici l'islamologo John Esposito della Georgetown University e i teologi Donald Senior, passionista, e Thomas P. Rausch, gesuita, della Loyola Marymount University. E sono cattolici – sia pure ai margini dell'ortodossia – Paul Knitter, esponente della teologia del pluralismo religioso, ed Elizabeth Schüssler Fiorenza, docente a Harvard e teologa femminista.

Il messaggio si profonde in lodi della lettera dei 138. Ne fa propri i contenuti, ossia l'indicazione dell'amore di Dio e del prossimo come "parola comune" tra musulmani e cristiani, al centro sia del Corano che della Bibbia. E premette a tutto una richiesta di perdono "all'unico Dio[2] di tutte le misericordie e alla comunità islamica di tutto il mondo".
Richiesta di perdono così motivata:
"Dal momento che Gesù dice: 'Togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello' (Matteo 7, 5), noi vogliamo cominciare col riconoscere che nel passato (vedi le Crociate) e nel presente (vedi gli eccessi della 'guerra al terrore') molti cristiani sono stati colpevoli di peccato contro il nostro prossimo musulmano". 
Diffondendo il messaggio, i suoi promotori hanno annunciato che ad esso seguiranno degli incontri con alcuni dei firmatari della lettera dei 138, negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e nel Medio Oriente, incontri aperti anche ad ebrei.

A confronto con questo fervore di dialogo, Benedetto XVI e i dirigenti della Santa Sede appaiono più cauti e riservati. 

Alla lettera dei 138 musulmani la Santa Sede ha risposto fin da subito con dichiarazioni di cortese accoglienza. Ma ha rimandato a tempi più lontani una risposta più approfondita. Anche il primo commento alla lettera dei 138 finora emesso da un organismo collegato alla Santa Sede – il Pontificio Istituto di Studi Arabi e d'islamistica – è stato tenuto in ombra, nonostante mettesse in evidenza gli elementi nuovi e positivi dell'iniziativa musulmana.

Non ne ha riferito neppure "L'Osservatore Romano". L'unico cenno alla lettera dei 138 finora apparso sul giornale della Santa Sede è stato all'interno di una nota che annunciava e commentava l'incontro del 6 novembre di re Abdallah d'Arabia Saudita con Benedetto XVI. "L'Osservatore" non ha dato notizia nemmeno dei commenti alla lettera dei 138 di due studiosi dell'islam molto stimati da papa Joseph Ratzinger, i gesuiti Samir Khalil Samir. egiziano, e Christian W. Troll, tedesco.

Ma è proprio dalla lettura di questi commenti – in particolare quello di Troll – che si capisce il perché della cautela della Chiesa di Roma. Troll fa notare che la lettera dei 138 musulmani, col suo insistere sui comandamenti dell'amore di Dio e del prossimo come "parola comune" sia del Corano che della Bibbia, sembra voler portare il dialogo sul solo terreno dottrinale e teologico. Ma – obietta Troll – tra il Dio unico dei musulmani e il Dio trinitario dei cristiani, con il Figlio che si fa uomo, la differenza è abissale. Non può essere minimizzata, tanto meno negoziata. La vera "parola comune" va cercata altrove: "nell'applicare quei comandamenti alla concreta realtà delle società pluraliste, qui ed ora".

Va cercata nella tutela dei diritti umani, della libertà religiosa, della parità tra uomo e donna, della distinzione tra i poteri religioso e politico. Su tutto questo la lettera dei 138 è elusiva o muta. E lo è volutamente. Uno dei principali autori della lettera, il teologo libico Aref Ali Nayed, professore all'università di Cambridge, si è spiegato così in un'intervista a "Catholic News Service", l'agenzia della conferenza episcopale degli Stati Uniti: "Il dialogo etico-sociale è utile e se ne ha un grande bisogno. Ma un dialogo di questo tipo avviene già ogni giorno, attraverso istituzioni del tutto secolari come le Nazioni Unite e i suoi organismi. Se delle comunità fondate sulla rivelazione religiosa vogliono veramente dare un contributo all'umanità, il loro dialogo deve essere teologicamente e spiritualmente fondato. Molti teologi musulmani non sono affatto interessati a un dialogo puramente etico tra culture e civiltà".

Qual è invece il dialogo con l'islam voluto da Benedetto XVI? 

Il papa l'ha spiegato nel modo più limpido in un passaggio del discorso prenatalizio alla curia romana del 22 dicembre 2006: "In un dialogo da intensificare con l'Islam dovremo tener presente il fatto che il mondo musulmano si trova oggi con grande urgenza davanti a un compito molto simile a quello che ai cristiani fu imposto a partire dai tempi dell'illuminismo e che il Concilio Vaticano II, come frutto di una lunga ricerca faticosa, ha portato a soluzioni concrete per la Chiesa cattolica.

"Si tratta dell'atteggiamento che la comunità dei fedeli deve assumere di fronte alle convinzioni e alle esigenze affermatesi nell'illuminismo.
"Da una parte, ci si deve contrapporre a una dittatura della ragione positivista che esclude Dio dalla vita della comunità e dagli ordinamenti pubblici, privando così l'uomo di suoi specifici criteri di misura.
"D'altra parte, è necessario accogliere le vere conquiste dell'illuminismo, i diritti dell'uomo e specialmente la libertà della fede e del suo esercizio, riconoscendo in essi elementi essenziali anche per l'autenticità della religione.
"Come nella comunità cristiana c'è stata una lunga ricerca circa la giusta posizione della fede di fronte a quelle convinzioni – una ricerca che certamente non sarà mai conclusa definitivamente – così anche il mondo islamico con la propria tradizione sta davanti al grande compito di trovare a questo riguardo le soluzioni adatte.
"Il contenuto del dialogo tra cristiani e musulmani sarà in questo momento soprattutto quello di incontrarsi in questo impegno per trovare le soluzioni giuste. Noi cristiani ci sentiamo solidali con tutti coloro che, proprio in base alla loro convinzione religiosa di musulmani, s'impegnano contro la violenza e per la sinergia tra fede e ragione, tra religione e libertà".

Di questa proposta lanciata al mondo musulmano da Benedetto XVI nel dicembre di un anno fa, nella lettera dei 138 non c'è traccia. Segno che la distanza tra le visioni dell'uno e degli altri è davvero forte.

La visione di Benedetto XVI è la stessa che altre autorità della Santa Sede manifestano ogni volta che si toccano questi temi. Ne è prova il messaggio rivolto ai musulmani lo scorso ottobre, in occasione della fine del Ramadan, dal pontificio consiglio per il dialogo inter-religioso, presieduto dal cardinale Jean-Louis Tauran: messaggio che ha anch'esso al suo centro "la libertà della fede e il suo esercizio", come compito di tutte le religioni, conforme al "piano del Creatore".

Ed è una visione che Ratzinger va argomentando da anni con grande coerenza, prima da cardinale e poi da papa. La lezione di Ratisbona sulla doverosa "sinergia tra fede e ragione" ne è la fondazione più compiuta.

Ma, prima ancora, le premesse di come Benedetto XVI concepisce il dialogo con l'islam e le altre religioni vanno rintracciate nella discussione che egli ebbe nel gennaio del 2004, a Monaco di Baviera, con il filosofo laico Jürgen Habermas.

In quell'occasione, Ratzinger disse che un "diritto naturale" universalmente valido non è affatto riconosciuto oggi da tutte le culture e civiltà, divise tra loro e divise su questo anche al loro interno. Ma indicò la strada perché "le norme e i valori essenziali conosciuti o intuiti da tutti gli esseri umani" possano ricevere luce e "tenere unito il mondo". La strada è quella di un legame positivo tra ragione e fede, "chiamate alla reciproca purificazione" dalle patologie che espongono l'una e l'altra al dominio della violenza.

C'è un grande studioso che ha analizzato con particolare lucidità la visione di Benedetto XVI in rapporto all'islam: il giurista tedesco Ernst-Wolfgang Böckenförde, in un saggio apparso quest'anno in Germania e tradotto in Italia dalla rivista "Il Regno". Böckenförde concorda in pieno col papa nel ritenere che l'islam ha oggi di fronte una sfida simile a quella posta ai cristiani dall'Illuminismo, in materia di libertà di religione.[3]

La Chiesa cattolica rispose a quella sfida, nel Concilio Vaticano II, con la dichiarazione "Dignitatis Humanae" sulla libertà religiosa fondata sui diritti della persona. Ma il mondo islamico – chiede Böckenförde – è pronto a fare un analogo cammino? È pronto a riconoscere la neutralità religiosa dello stato e quindi la pari libertà, nello stato, di tutte le religioni?

I musulmani che vivono "in diaspora", cioè come minoranze nei paesi dell'Europa e dell'Occidente, sembrano disposti a questo riconoscimento. Ne è prova una dichiarazione adottata nel 2001 dal comitato dei musulmani di Germania, che dice: "Il diritto islamico vincola i musulmani che vivono in diaspora ad attenersi all'ordinamento giuridico del luogo".

Ma dove i musulmani sono maggioranza e controllano lo stato? Böckenförde è scettico. Ritiene che l'islam, in situazione di forza, rimane molto lontano dall'accettare la neutralità dello stato e quindi la piena libertà di tutte le religioni. Böckenförde ne è così convinto che conclude il suo saggio esaminando una ipotesi di scuola: l'ipotesi che in un paese europeo gli immigrati musulmani siano vicini a diventare la maggioranza della popolazione. In questo caso – sostiene il giurista tedesco – quel paese ha il dovere di chiudere le frontiere. Per ragioni di autodifesa. Perché uno stato secolare non può rinunciare a quel "diritto naturale" che è il suo fondamento: "un diritto indotto dall’appartenenza a un mondo culturale radicato su elementi della classicità, dell’ebraismo e del cristianesimo, ma ripensati entro un orizzonte illuminista".

In ogni caso non mancano, nel pensiero islamico d'oggi, posizioni "aperte a una razionalità tollerante", come le definì Ratzinger nel suo colloquio con Habermas del 2004. A una di queste posizioni dà rilievo padre Maurice Borrmans, già preside del Pontificio Istituto di Studi Arabi e d'Islamistica, sull'ultimo numero di "Oasis", la rivista multilingue, anche in arabo e urdu, promossa dal patriarca di Venezia, cardinale Angelo Scola.

Borrmans cita uno studioso tunisino residente a Parigi, Abdelwahab Meddeb, che ha positivamente commentato le tesi di Benedetto XVI in un saggio dal titolo "Le Dieu purifié", all'interno di un libro a più voci pubblicato in Francia: "La conference de Ratisbonne: Enjeux et controverses".

Scrive tra l'altro Meddeb:
"A Ratisbona il papa ha voluto incitare i musulmani a condurre un lavoro d'anamnesi perché depongano la violenza e ritornino all'articolazione del logos che i loro antenati avevano conosciuto, al fine di poterlo ampliare e approfondire". 
E dopo aver ricordato tra gli "antenati" di un islam purificato dalla ragione il grande filosofo Averroè[4] (1126-1198), così prosegue:
"È verso questi territori che il musulmano deve far ritorno, per partecipare al grande logos, al suo ampliamento e al suo approfondimento nella via della purificazione che neutralizza la violenza e che instaura una serenità etica". 
Abdelwahab Meddeb non è tra i firmatari della lettera dei 138, e neppure della lettera dei 38 di un anno prima.
__________________________________
Note di Chiesa e post-concilio
1. Attenzione allo scostamento dall'insegnamento costante della Chiesa. (vedi Maria Guarini, Sulla libertà religiosa [qui]. È una vexata questio che richiede ulteriori approfondimenti. Per quanto riguarda il rapporto con le altre religioni, gli stessi cardinali Burke e Brandmüller hanno affermato che la Dichiarazione conciliare “Nostra Aetate” non è dogmatica [qui - qui].
2. Sui fraintendimenti in ordine alla questione del 'Dio unico' vedi [qui - qui]
3. La vera Religione è quella Cattolica. E, più che religione, è Fede in una Persona divino-umana riassunta nel Credo, nell’amministrare la Grazia attraverso i sacramenti, nell'Annuncio e nella Predicazione. È basata sui due misteri principali della Fede rivelata: la Trinità delle Persone divine e l’Incarnazione del Verbo. Al di fuori della Trinità e dell’Incarnazione del Verbo non c’è verità (dogma), vita (soprannaturale) e via (al paradiso). Sempre Gesù ha insegnato: “Io sono la verità, la vita e la via” (Gv., XIV, 6). Egli (non il Talmud o il Corano), la seconda Persona della SS. Trinità, che si è incarnata ed è morta per la nostra salvezza, racchiude tutta la Religione: il Credo, i Sacramenti e la Morale. Al di fuori di Lui non c’è salvezza. Egli è l’unica via che conduce a Cielo. Ora l’islam lo ritiene un buon profeta, ma nega la sua divinità. Quindi non c’è nessuna possibilità di “dialogare mono-a-teisticamente” mediante acrobazie inter-religiose.
4. È molto discussa la reale portata del contributo di un Avicenna o di un Averroè, anche perché, per quanto riguarda Avicenna e la sua "trasmissione" delle opere di Aristotile, questa sarebbe comunque avvenuta per via bizantina (e comunque Avicenna le conobbe grazie alle traduzioni in arabo di monaci siriaci). Inoltre sia Avicenna che Averroè sono considerati "eretici" dalla maggior parte dei teologi islamici dai quali oggi sono condannati.

23 commenti:

mic ha detto...

Perché il dialogo che lui vuole è tutto diverso. Il papa chiede all'islam di compiere lo stesso cammino che la Chiesa cattolica ha compiuto sotto la pressione dell'Illuminismo. L'amore di Dio e del prossimo deve realizzarsi nell'accettazione piena della libertà religiosa

È qui l'inghippo.
Ne abbiamo parlato molte volte.
Appena sarò al PC indicherò i link.

Josh ha detto...

gli inghippi sono molti.

Al di là del fatto che l'illuminismo non ha portato nulla di buono alla Chiesa cattolica,
(si situa proprio lì per es. l'inizio dell'applicazione del cosiddetto metodo storico-critico alla rilettura desacralizzata delle S. Scritture con l'accettazione delle idee per es. di Ibn Ezra, poi di Baruch Spinoza fino -appunto- ai protestanti J. C. Döderlein e J. G. Eichhorn in pieno evo dei lumi, per es. sul libro di Isaia fino a far dire che si trattava di 3 o 4 autori, per rinnegare le parti profetiche all'interno della storia ebraica),
rimane che l'islam è irriducibile a ogni "illuminismo" nel senso di lume di ragione da un lato,
e non ha senso in questi termini parlare nemmeno di "libertà religiosa", mettendo assieme entità storicamente irriducibili una all'altra:

-la cosiddetta libertà religiosa andrebbe casomai applicata tra "religioni" che si occupano di spirito e alcune pratiche, ma in questo caso si tratta anche di progetti politici dittatoriali totalizzanti senza precedenti che prevedono la distruzione dell'altro e di ogni dissidenza, per cui non si può includere nella libertà religiosa chi per la propria religione vuole far soccombere gli altri perchè è scritto nel loro libro;

_la libertà religiosa in aree islamiche non esiste, perchè l'islam è una religio terriera, materiale, carnale e di conquista che non ammette altri culti sui suoli che reclama come propri;

_ne discende, come è di fatto da sempre, nessun diritto di reciprocità, perchè l'islam "sottomissione" mira a sottomettere sia sudditi, sia seguaci sia "infedeli" che devono pagare un pesante tributo anche solo per sopravvivere;

_dovrebbe essere esclusa dalla "libertà religiosa" del "nostro" (??) mondo dal momento che tra la sua considerazione della vita e della morte, della donna, dei minori e specie delle minori, delle libertà minime individuali, del nessun conto in cui tiene l'integrità della persona e della vita umana, CONFLIGGE non solo coi nostri ordinamenti soprannaturali, ma anche coi nostri ordinamenti terreni, da un punto di vista anche solo del diritto minimo

-se uno ama Dio e il prossimo non può accettare nella libertà religiosa chi non ammette alcuna libertà religiosa per gli altri, e anzi promuove la schiavizzazione e l'abbruttimento delle persone

irina ha detto...

L'Islam come prima cosa deve garantire un comportamento "umano" verso i suoi.
Il che vuol dire organizzare i loro stati in maniera tale che il "rispetto" del bambino, della donna, dell'uomo, dell'essere umano in tutte le sue età sia un "fatto", osservabile ovunque da chiunque.
Il resto sono chiacchiere da bar, o da elite che, all'interno della loro mente, guardano il mondo con il binocolo.
Che cosa si conquistano se fanno intorno a sè terra bruciata sempre? Si conquistassero la dignità di esseri umani per loro stessi, prima!
Poi si potrà passare ad altro argomento.
p.s. tralascerei di citare le "nostre" conquiste illuministiche e vaticansecodistiche pastorali come "esemplari".

Anonimo ha detto...

Questi commenti, perdonatemi, sono indicativi che lo spirito del Vat.II allinga pure in mezzo a noi. Il dialogo ha senso solo se volto ad INSEGNARE. La libertà religiosa è un delirio (Papa Gregorio XVI DIXIT) che, al massimo, può essere invocata come argomento ad hominem nei paesi governati da non cristiani. i non cristiani in paesi cristiani debbono essere soggetti ad una sorta di "dhimmitudine" . In definitva l'islam ("CONTENUTO") ha torto perchè è una falsa religione, che porta se non all'inferno, quanto meno ostacOla la salvezza. La struttura socio-politica islamica, ("CONTENITORE") non solo è ben fatto, ma proprio lo stesso che esisteva da noi prima della rivoluzione francese. Soluzione? Pregare. Leggetevi "L'ALBA DI TUTTO". E dedicarsi all'impegno MISSIONARIO affinchè un giorno anche i popoli islamici si convertano a Cristo. Per ora TdG, qualche sette protestante, convneticole NEw Age e gruppi dell'ultra sinistra già lo stanno facendo, anche con qualche successo, almeno tra gli immigrato..

Luisa ha detto...

Così tanto per rinfrescare la memoria:

"Quando Bergoglio filo-islamico attaccava Ratzinger"

http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/11676232/Quando-Bergoglio-filo-islamico-attaccava-Ratzinger.html

Anonimo ha detto...

OT Stato di Veracruz, Mexico, 2 sacerdoti cattolici rapiti da non meglio identificati bandidos, torturati e poi uccisi.....foto agghiaccianti.

Silente ha detto...

Questo è un post molto, molto interessante. Cita il testo, riferito a Benedetto:
Il papa chiede all'islam di compiere lo stesso cammino che la Chiesa cattolica ha compiuto sotto la pressione dell'Illuminismo. L'amore di Dio e del prossimo deve realizzarsi nell'accettazione piena della libertà religiosa.
Ora, possiamo ricordare che l'illuminismo, nelle sue varie e variegate interpretazioni, ma sempre anticristiane, è stato un crimine intellettuale, pari soltanto al luteranesimo? Possiamo ricordare quanto la Chiesa lo ha combattuto? Possiamo ricordare quanto sia ridicolo richiedere all'islam - falsa religione - quanto la Chiesa non può, dottrinalmente e teologicamente, richiedere a sé stessa? Possiamo ricordare che il solo concetto di "libertà religiosa" è stato condannato dalla Chiesa, dogmaticamente, più e più di una volta, come nel "Quanta Cura" e nel connesso "Sillabo?

Ecco, proviamo a trarre qualche conclusione:
1) sulla "libertà religiosa" e concetti connessi la dottrina della Chiesa non può essere cambiata. In generale, vale il sempiterno principio: "extra ecclesia nulla salus".
2) la storia dimostra che l'islam è una società basata sulla predazione, sulla schiavizzazione, sulla sottomissione;
3) documenti conciliari come Dignitatis Humanae e Nostra Aetate sono a-dogmatici. Siamo liberi di crederci o di non crederci. Io non ci credo;
4) se pensiamo di combattere e vincere l'islam in nome dell'illuminismo, del modernismo, del democraticismo, del femminismo, ci sbagliamo di grosso.

Io, comunque, non sono disposto ad arruolarmi in un ipotetico, insensato esercito antislamista in nome della modernità, della democrazia, dell'antirazzismo.
Non è questo il mio fronte. Preferisco il più rozzo islamista afgano al più sofisticato democratico della "Casa della Cultura" di Milano. Anche perché, come dire, io non sono democratico. Per nulla.

Aloisius ha detto...

Anonimo h. 11,15,
la liberta' religiosa non può essere considerata un delirio dalla Chiesa perche' gli stati moderni non sono più quelli dei tempi di Gregorio XVI.
Hanno ormai rifiutato la "religione di Stato" e hanno sancito la libertà religiosa nelle proprie Carte Costituzionali.
Sarebbe un delirio rifiutare questo dato di fatto.
Anche perché pretendere di imporre la propria religione sulle altre la renderebbe uguale all'Islam e contraria al Vangelo, posto che Gesù non ha imposto di credere in lui, nemmeno agli apostoli. Ci lascia liberi di non seguirlo.

Diverso è rivendicare una preminenza storica, morale e culturale della Chiesa nel tessuto della nostra società, simboleggiato dal famoso crocefisso nelle aule scolastiche, il cui rifiuto dimostra la mancanza di quella neutralità sbandierata dai laicisti.

BXVI, infatti, ha limitato "il buono" dell'illuminismo alla libertà religiosa e ai diritti naturali (forse a qualche altro aspetto), non in toto.
Papa troppo cattolico e colto per accettare l'illuminismo in toto, conosce meglio di noi quali sono stati i molteplici lati negativi di esso per la Chiesa.

Ma qui inizia un altro discorso:
e'ovvio che accettare la libertà religiosa non vuol dire inquinare la Dottrina della Chiesa cattolica, né abbattere i pilastri della propria fede, né assorbire la protestantizzazione, ecc.

La libertà religiosa riguarda e deve riguardare solo la Chiesa istituzione, precisamente i suoi rapporti esterni con lo Stato e con le altre religioni.

Gli stati laici, chi piu' chi meno, proprio a causa della mentalità anticristiana dell'illuminismo, sono nemici della Chiesa, e non si limitano a considerarla una religione tra le tante, ma vogliono competere con essa, gareggiare sul piano morale, sminuirla, sconfiggerla.

L'importante è che non siano i cattolici a considerarla così.
Ma il problema è proprio questo, i nemici acvlamano la Chiesa di Francesco, che evidentemente sentono vicina al loro pensiero, la rende come piace a loro.

Il discorso è lungo e mi fermo.
Per la libertà religiosa mi limito a concordare con Josh:
"se uno ama Dio e il prossimo non può accettare nella libertà religiosa chi non ammette alcuna libertà religiosa per gli altri, e anzi promuove la schiavizzazione e l'abbruttimento delle persone"

E qui è questione è prettamente politica, e la vedo dura perché ormai sono tutti invasati a reprimere l'islamofobia.

Josh ha detto...

riporto commento ricevuto in pvt:

per Benedetto XVI l'islam sulla libertà religiosa dovrebbe fare il percorso che ha fatto la Chiesa Cattolica incalzata dall'illuminismo..
Andiamo bene!
Ma la libertà religiosa secondo la concezione illuministica non era stata condannata dai papi Gregorio XVI e Pio IX?
Era considerato lo strumento utilizzato dalle sette (illuminati di Baviera e Alte Vendite) per indirizzare la massoneria a ridurre il cattolicesimo alla stessa stregua delle altre religioni nei paesi dove esso era la religione di stato per poterlo poi meglio colpire.
Dov'è la "riforma nella continuità" tanto evocata dal papa emerito, da questo punto di vista?

Anonimo ha detto...


@ Sulla liberta' religiosa.

Lo Statuto Albertino, ossia la costituzione dell'allora Regno di Sardegna poi estesosi a Regno d'Italia, concesso da Re Carlo Alberto di Savoia il 4 marzo 1848 e mantenuto nel Regno d'Italia, diceva, al primo articolo:

Art. 1. La religione cattolica apostolica e romana e' la sola religione dello Stato. Gli altri culti ora esistenti sono tollerati conformemente alle leggi.

Gli altri culti erano quelli di protestanti ed ebrei. Ora, questo tipo di "liberta' religiosa" sotto forma di tolleranza o permesso, autorizzazione e' sempre di fatto esistito, in Italia, sin dall'Alto Medio Evo. All'atto pratico, significava che per esempio gli Ebrei potevano praticare il loro culto pubblico (in sinagoga) anche se con certe limitazioni esteriori e di diffusione. "L'altro culto" era tollerato ma in posizione di inferiorita' giuridica nei confronti dell'unica vera religione, quella cattolica. Tollerato, o ammesso (cambia poco) inoltre, se non contrario al buon costume e alla morale naturale e cristiana. Cosa che non si potrebbe dire per l'islam, che ammette la poligamia, istituto sentito sempre come aberrante da tutta la nostra tradizione giuridica e non, sin dai tempi antichi.
La liberta' religiosa nel senso dei moderni e'diversa, stante la sua origine illuministica e persino pre-illuministica. L'illuminismo respinse il concetto di una religione rivelata, costituita da dogmi. La religione poteva intendersi solo come una credenza della coscienza individuale, che sentiva la presenza di Dio nell'universo, quando la sentiva, a fondamento della morale (a fondamento tramite la coscienza-professioni deistiche di Rousseau). La liberta' religiosa da questo punto di vista e' allora una forma della liberta' della coscienza, della liberta' che deve esser riconosciuta alla coscienza individuale di manifestare le proprie idee e sentimenti, ove non siano nocivi agli altri. In tal modo, questa liberta' di religione presuppone che la religione si debba considerare solo un fatto privato, della coscienza individuale. Cosi' essa pone tutte le religioni sullo stesso piano. In sostanza, le garantisce, alle condizioni ora viste, solo sul presupposto che esse religioni siano false, in quanto alla loro pretesa di essere una verita' rivelata da Dio e l'unica vera. Metafisicamente, il presupposto di tale laica liberta' e' la negazione del trascendente nel senso di "sovrannaturale".
Ora, la liberta' religiosa come semplice liberta' di coscienza sul tipo di quella dei Moderni sembra esser proprio quella proposta nella Dichiarazione conciliare 'Dignitatis humanae' sulla liberta' religiosa. Ma cio' e' in contraddizione con il concetto cattolico di religione e di coscienza. Historicus

Anonimo ha detto...

Il Nome divino
Che dono meraviglioso! È il pegno dei beni eterni e infiniti. Esso proviene dalle labbra del Dio che, pur trascendendo ogni imitazione, ha rivestito un'umanità limitata e ha preso un nome umano: Salvatore. Quanto alla sua forma esterna, questo Nome è limitato; ma, poiché rappresenta una realtà illimitata - Dio - riceve da lui un valore illimitato e divino, le proprietà e la potenza di Dio stesso. «Generoso donatore di un dono prezioso e incorruttibile! Come possiamo noi, miserabili peccatori quali siamo, ricevere questo dono? Non le nostre mani, né la nostra mente e neppure il nostro cuore ne sono capaci. Insegnaci tu stesso a conoscere, nella misura delle nostre possibilità, la grandezza di questo dono, il suo significato, e come bisogna riceverlo e farne uso, affinché non ci avviciniamo a esso in modo indegno e subiamo un castigo a motivo della nostra folle temerarietà, ma, grazie alla comprensione e all'uso corretto che ne facciamo, possiamo ricevere da te gli altri doni che hai promesso e che tu solo conosci».
http://www.iltimone.org/34963,News.html

Anonimo ha detto...

Grazie Historicus:

".......... La liberta' religiosa da questo punto di vista e' allora una forma della liberta' della coscienza, della liberta' che deve esser riconosciuta alla coscienza individuale di manifestare le proprie idee e sentimenti, ove non siano nocivi agli altri. In tal modo, questa liberta' di religione presuppone che la religione si debba considerare solo un fatto privato, della coscienza individuale. Cosi' essa pone tutte le religioni sullo stesso piano. In sostanza, le garantisce, alle condizioni ora viste, solo sul presupposto che esse religioni siano false, in quanto alla loro pretesa di essere una verita' rivelata da Dio e l'unica vera. Metafisicamente, il presupposto di tale laica liberta' e' la negazione del trascendente nel senso di "sovrannaturale". Ora, la liberta' religiosa come semplice liberta' di coscienza sul tipo di quella dei Moderni sembra esser proprio quella proposta nella Dichiarazione conciliare 'Dignitatis humanae' sulla liberta' religiosa. Ma cio' e' in contraddizione con il concetto cattolico di religione e di coscienza."

Josh: "Dov'è la "riforma nella continuità" tanto evocata dal papa emerito, da questo punto di vista? "

La continuità non é mai stata affermata da BVI come un dato oggettivo. La continuità sarebbe data dallo "stesso soggetto Chiesa" che, schizofrenico, o meglio "in cammino" o evoluzione che dir si voglia, dice oggi ciò che negava ieri e viceversa.


Anna

Anonimo ha detto...


Il "soggetto Chiesa" e' uno dei tanti termini ambigui inflazionati dal post-concilio.
Molto pertinente l'osservazione di Anna.
Sviluppiamo: il "soggetto Chiesa" e' la stessa cosa della "coscienza di se' che ha la Chiesa" o "autocomprensione della Chiesa", altra terminologia molto diffusa. Che significa? Forse che i Papi preconciliari si esprimevano cosi'? E' una terminologia di origine filosofica, esistenzialistica. La "comprensione" diventa sempre "autocomprensione" perche', alla maniera di Heidegger (ripreso da Rahner), la conoscenza del soggetto presuppone sempre la "precomprensione" e il "prestrutturarsi" interiore del soggetto stesso conoscente. Onde conoscere l'oggetto fuori di noi e' in realta' un conoscere noi stessi che conosciamo l'oggetto fuori di noi, noi stessi ridotti alla categoria astratta del "pre-comprendere" nel quale sono sintetizzate (inconsciamente) tutte le componenti spirituali del nostro "esserci" cioe' del nostro ambiente, mondo, epoca (della "temporalita'", del nostro tempo).

Applicando queste categorie (o pseudo-categorie) al "soggetto Chiesa" si ha un'idea di Chiesa completamente diversa e del tutto deformata. Non e' piu' la titolare di una conoscenza superiore e infallibile perche' costituita dalla Verita' Rivelata, mantenuta nei secoli con l'assistenza dello Spirito Santo, quali che siano e siano state le debolezze e gli errori dei singoli uomini di Chiesa. E' invece la Chiesa un "soggetto" che si autocomprende in relazione al proprio tempo e quindi nel movimento continuo dell'interrogarsi inquieto del proprio tempo, del Secolo profano in fuga da Dio, in corsa verso non si sa quali abissi (o si sa anche troppo bene). Alla luce di questa "autocomprensione" (il "mobilismo" di cui parlava R. Amerio) la Chiesa reinterpreta le verita' di fede che dovrebbe invece custodire immutate.
E cosi' si arriva all'obbrobrio delle Dichiarazioni Congiunte con i Luterani eretici, contenenti evidenti cedimenti all'eresia manifesta di questi ultimi. Di queste Dichiarazioni non e' stato uno strumento anche Ratzinger, quand'era cardinale? Comunque non vi si e' mai opposto, anzi. Historicus

Anonimo ha detto...

DIRE CHE L'ISIS NON È MUSULMANO È UNA GROSSA MENZOGNA. UN ILLUMINANTE INTERVENTO DI P. SAMIR KHALIL
http://www.iltimone.org/35161,News.html

Finalmente si interrogano ? ha detto...

L'ESTREMISMO WAHHABITA È UNA DISTORSIONE DELL'ISLAM SUNNITA OPPURE NO? I MUSULMANI SI SPACCANO
http://www.iltimone.org/35100,News.html

Signore Gesu' Cristo , Figlio di Dio abbi pieta' di me che sono peccatore... ha detto...

"SE IL CHICCO DI GRANO NON MUORE..."

Preghiera
Attiraci a te Signore,
noi ti rendiamo grazie
perché ci attiri alla tua croce.
Attiraci a te troveremo il solco
in cui macerare.
Attiraci a te e ogni gioia,
ogni sofferenza avrà un senso,
un fine, attiraci a te e
senza paura afferrata
la tua mano, capiremo
che il dolore è il primo
necessario passo per
risorgere con te.

http://www.collevalenza.it/Carisma/Carisma036.htm

mic ha detto...

Per "finalmente s'interrogano".

Non è così. I musulmani sono spaccati da sempre...

Luisa ha detto...

Una separazione fumosa perchè se il sunnismo whahabita è radicale nel senso che applica alla lettera il Corano chi A PAROLE lo critica in realtà NEI FATTI predica e esige la stessa fedeltà assoluta al testo coranico.

Alfonso ha detto...

Nulla di nuovo!
Dialogo a tre voci:
Simmaco: "Uno itinere non potest perveniri ad tam grande secretum" : ognuno ha il suo modo di vivere, ognuno i suoi riti; gli uomini contemplano le stesse stelle, hanno il cielo in comune, sono parte di uno stesso universo, per cui che importa con quale ideologia ciascuno cerchi il vero, dal momento che"non si può giungere per una sola via a un mistero così grande".
Bergoglio: Condivido, caro Simmaco, molti «pensano in modo diverso, sentono in modo diverso. Cercano Dio o trovano Dio in diversi modi». Alcuni «si dicono agnostici, non sanno se Dio esiste o no. Altri si dichiarano atei». «In questa moltitudine, in questa ampia gamma di religioni e assenza di religioni, vi è una sola certezza: siamo tutti figli di Dio». E' tempo di accogliere, integrare ed assimilare i culti e i riti di tutti i popoli in un'unica religione mondiale, perché siamo tutti "figli di Dio"!

Sant'Ambrogio: "Non congruunt igitur vestra nobiscum" !! Il solo vero Dio è quello dei cristiani, è quello cattolico, è quello che ci ha rivelato Cristo. Bisogna che il cristiano sia coerente tra la professione di fede e la sua manifestazione pubblica. Non può accettare il compromesso, l'accomodamento e far finta di non vedere le differenze e le antinomie. Non può dissimulare una parità ed essere indulgente su ogni cosa. Non può essere permissivo sulle diversità religiose, abbandonando lo zelo della fede in un solo Dio, Uno e Trino.

RR ha detto...

Una postilla ad Historicus: il senso illuministico di libertà religiosa trova compiutezza giuridica negli USA, nati appunto dall' Illuminismo e fondati da Illuministi: lo Stato non riconosce nessuna religione come religione di Stato (pur essendo nati, gli USA, da Puritani, Quaccheri ed altre denominazioni protestanti minori), ma ogni credenza religiosa è rispettata , libera di essere praticata, ma NON nello spazio PUBBLICO. Nessun cittadino può essere discriminato sulla base dl proprio credo religioso.
Questo, in teoria. Che poi i Cattolici abbiano dovuto lottare per affermarsi al pari dei Protestanti, nella pratica, è cosa nota.
Oggi poi sia arriva anche lì all'assurdo che gli unici che sono discriminati, se affermano la propria Fede, non dico in spazi (luoghi) pubblici, ma anche nel privato di un sito web, sono proprio i Cristiani, mentre Ebrei, Maomettani, Adoratori di Satana, Indù, Wicca followers, ecc., possono fare e disfare a piacer loro.

Aloisius ha detto...

Il punto, però, era la considerazione di papa Ratzingher, sul fatto che i mussulmani dovrebbero accettare la libertà religiosa, così come ha fatto la Chiesa pressata dall'illuminismo.

E su questo, secondo me, ha ragione Ratzingher.
Non va confuso il sacro col profano.
La libertà religiosa riguarda lo Stato, i rapporti esterni Chiesa/istituzione-Stato-altre religioni, non è una questione di dottrina cattolica e teologica.
Nei secoli passati l'eresia era un crimine da punire con la morte perché i poteri temporali consideravano la religione 'di Stato' e, quindi, il crimine contro la Chiesa, anche teologico, era contro lo Stato. Come nei Passi mussulmani.
E questo ha gettato fango sulla Chiesa.

Historicus notava, l'equilibrio, che condivido, della Costituzione Albertina, che riconosceva la religione cattolica come religione di Stato e tollerava le altre.
Essa rispecchiava, però, il tessuto sociale di allora.

Ora non è più così perché la società è cambiata e, a maggioranza, ha voluto e vuole la libertà religiosa, sancita come diritto costituzionale.
Quindi la Chiesa ha dovuto per forza accettare questo dato di fatto e adeguarsi.
Cosa avrebbe dovuto fare? Invitare i politici cattolici a modificare la Costituzione per eliminare la libertà religiosa?

Riconoscere la libertà religiosa non vuol dire rinnegare la fede cattolica, vuol dire prendere atto di un cambiamento sociale irreversibile, rispettare le altre religioni e PRETENDERE rispetto e reciprocità.
Eppure dai vostri interventi, esclusa Rr, pur con interessanti argomentazioni filosofiche, (se non ho capito male) sembra il contrario.

Il problema grosso, invece, è se all'interno della Chiesa, come sta avvenendo con Francesco, si inizia a pensare che libertà religiosa vuol dire libertà di modificare la dottrina della Chiesa e la Parola.
E nel contempo che, al contrario di quanto prevede la Costituzione, la libertà religiosa non è affatto neutra, ma decisamente laicista anticattolica, come notava Rr.

Il problema dell Chiesa, però, non è la libertà religiosa in sé, bensì il modo in cui viene percepita, interpretata e applicata, all'esterno e all'interno.

Luisa ha detto...


Ho ritrovato questo testo di Benedetto XVI che a posteriori ha valore di "testamento" spirituale lasciato ai giovani ma non solo, scrivendolo Benedetto sapeva già che non sarebbe stato presente a Rio.

-MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
BENEDETTO XVI 
PER LA XXVIII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ 
2013-
«Andate e fate discepoli tutti i popoli!» (cfr Mt 28,19)

http://www.laici.va/content/laici/it/sezioni/giovani/magistero/andate-e-fate-discepoli-tutti-i-popoli-.html

Anonimo ha detto...


@ Ancora sulla liberta' religiosa

Il principio della religione cattolica quale unica religione dello Stato italiano fu mantenuto dal fascismo. L'art. 1 del Trattato Lateranense fra l'Italia e la S. Sede, diceva: "L'Italia riconosce e riafferma il principio consacrato nell'art. 1 dello Statuto del Regno 4 marzo 1848, pel quale la religione cattolica apostolica e romana e' la sola religione dello Stato". La Costituzione della Repubblica Italiana mantenne implicitamente il principio all'art. 7 "Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale". Accettando integralmente i Patti Lateranensi, lo Stato italiano ne accettava anche l'art. 1 appena citato.
Fu dopo il VAticano II, che la S. Sede accetto' modifiche ai Patti con l'Accordo del 18 febbrario 1984 (auspici Craxi e Casaroli). Da questo accordo, all'art. 2, risultava che la Repubblica italiana "riconosce alla Chiesa cattolica la piena liberta' di svolgere la sua missione pastorale, etc.". La religione cattolica non era pero' piu' menzionata come unica religione dello Stato italiano. Nel preambolo, a sostegno di questa nuova impostazione, si citava il riconoscimento della liberta' religiosa fatto dal VAt. II e i nuovi rapporti che ne scaturivano tra Chiesa e Stato. Roma non aveva piu' "il carattere sacro della Citta' Eterna" dei Patti Lat., fatto rispettare da Mussolini,; la Rep. Ital. riconosceva solamente che la citta' "aveva un particolare significato" in quanto sede del Sommo Pontefice.
Si traevano le conclusioni, per la gioia di Casaroli e di tutta la nomenklatura vaticana, dalla liberta' religiosa proclamata dal Vat. II, che ha questo di incompatibile col Cattolicesimo: mette tutte le religioni sullo stesso piano, in quanto manifestazioni della coscienza individuale, che non si puo' coartare. E non mostra rispetto persino per l'ateismo? La coscienza non si puo' coartare a credere ma non e' possibile mettere tutte le religioni sullo stesso piano. La Gerarchia cattolica faceva vedere di non credere piu' alla verita' assoluta della Rivelazione che formalmente avrebbe dovuto continuare a predicare.
Era cambiata la mentalita'? Si' certamente, ma soprattutto ad opera dell'autodiminuirsi della Chiesa: era cambiata soprattutto per colpa della Gerarchia stessa, che aveva cominciato a volerla cambiare gia' con l'accettare una liberta' religiosa grazie alla quale il Cattolicesimo si proponeva come una religione fra le altre. Historicus
Era invece corretta l'impostazione precedente, sino al fascismo: una sola vera religione (la nostra), le altre accettate con alcune limitazioni esteriori, non sullo stesso piano dell'unica vera, purche' non contrarie alla morale e ai costumi tramandati.