«Ah! Voi lo chiamate il bue muto! Io vi dico, quando questo bue muggirà, i suoi muggiti si udranno da un'estremità all'altra della terra!».
Così gridava Sant'Alberto Magno, maestro senza eguali di Tommaso dei conti d'Aquino, ai compagni che lo definivano "bue" - per la grande stazza - e "muto" - per la sua riservatezza e il suo poco discorrere.
Di lì a poco si sarebbe avverato quanto predetto da quell'illuminato maestro quale era Sant'Alberto.
Oggi, come ogni anno secondo il calendario tradizionale, ricorre la memoria liturgica di san Tommaso d'Aquino, il Doctor Angelicus di ieri e di sempre, perla rara della Chiesa e colonna fondante di tutta la dottrina, la filosofia e la teologica cattolica, compendio inimitabile dei duemila anni di Cristianesimo.
In questi tempi di smarrimento, di più totale confusione, tempi in cui la Barca di Pietro sembra non avere nessun tipo di comando attendendo il risveglio del Signore, il soccorso di questa gemma di santità sembra essere quanto mai necessario, per discernere la luce dalle tenebre e per chiamare le cose con il proprio nome. Ritornare al pensiero di San Tommaso, alla Scolastica da lui enunciata: questo è il fondamento essenziale per riscoprire una Fede saldamente cattolica, la quale non può essere votata solo ad una sensibile attrazione verso certe cose che profumano di "tradizionale", ma deve essere altresì formata, scolpita su quella roccia che è Dio, annunciato per mezzo del connubio perfetto tra fides et ratio.
La mancanza di questo principio fondamento che è la teologia cattolica sintetizzata ( si fa ovviamente per dire ) nel tomismo, ha generato i marci frutti che possiamo osservare guardandoci attorno: nella Chiesa ma pure nella società, ormai incapace di comprendere che una cosa è vera per ciò che è veramente, realmente, al cospetto di una realtà oggettiva che di già sentenzia l'essere di quella specifica cosa. L'amara avvertenza di queste mancanze si denota purtroppo anche in tutti quegli ordini religiosi o sacerdoti secolari che, pur meritando elogi ed incensazioni per essersi "autodidatticamente" avvicinati alla tradizione della Chiesa, hanno tuttavia una preparazione scarsa, se non fallace, a causa dei seminari dentro i quali sono stati formati, ignari del pensiero tomistico, base ineluttabile per non soccombere al modernismo e agli inganni dell'insana obbedienza a tutti i costi di cui si servono i ricattatori della lingua ecclesiologica - e quanti ahinoi tra i vescovi.
Le persecuzioni messe in atto negli ultimi tempi, a danno di qualche ordine religioso e pure verso qualche sacerdote che poi si è lasciato "rieducare" ( o tuttalpiù accontentandosi di poco ), non avrebbero trovato risultato se la preparazione sulle spalle fosse stata ferma e retta, potremmo dire seriamente tomistica e cioè connessa con la realtà e con tutto ciò che comporta l'autenticità della Fede, la quale deve anzitutto spiccare come primaria virtù da difendere e custodire contro chiunque la mettesse in discussione nella sua integrità, e a maggior ragione contro chiunque impedisse - ancora peggio - di custodirla in tale integrità.
Va detto però che risulta complesso attribuire una colpa a qualcuno per questo mancamento nella preparazione, dal momento che i tempi sono più saturi che mai, il ripulisti della dottrina essendo stato fatto nei minimi dettagli, di modo da non lasciare più nemmeno la traccia di ciò che è la conoscenza di Dio e l'adesione totale alla Sua Chiesa. Proprio per questo oggi deve essere il giorno opportuno per inginocchiarsi al cospetto dell'Angelico, per chiedere lui la Grazia di tornare ad illuminare la Chiesa, fare splendere la conoscenza di Dio, il discernimento effettivo fra ciò che è Male e ciò che è Bene. La Realtà, la Verità, la Legalità in senso assoluto, cristiano, e perciò degno di esser preso in considerazione in tutta la sua portata.
FIORILEGIO A SAN TOMMASO D'AQUINO
"Poiché il dottore della Verità cattolica deve insegnare non solo al poveretto, ma anche agli incipienti, secondo la parola dell'Apostolo: come ai fanciulli in Cristo vi ho dato da bere latte e non vi ho dato del cibo ( I Cor., III, 1 ), ci siamo proposti in quest'opera di insegnare le cose della religione cristiana nel modo che si conviene all'insegnamento dei principianti."
Con questo incisivo prologo iniziale il vostro capolavoro de "La Summa Theologiæ", o Angelico nostro fidato. In questo giorno in cui si ricompie la vostra celebre memoria ci rivolgiamo a voi, smarriti quali siamo in un oceano di menzogne, per ottenere la Grazia di formarci sotto il vostro soave e retto insegnamento, che mai avrà fine e che nessuno, fino ad ora, è mai riuscito ad opinare se non risalendo ad un principio che nega la realtà stessa delle cose.
Per questo abbiamo bisogno di voi, in questa notte delle tenebre, o colonna della teologia cattolica, perché da voi abbiamo udito ed appreso cose per secoli e secoli, cose che - come da voi indicato - scriveste per bambini e poppanti e che ora noi, vittime della nostra stessa miseria, non riusciamo più a conoscere e a comprendere con facilità. Epperò non conoscendo Dio non sappiamo più nemmeno come fare a conoscerlo, ecco perché abbiamo bisogno di voi in questo stregato momento nel quale anche i pastori pargono dormire, o ancor peggio tradire il loro mandato lasciando alla guazza le proprie pecore. Anche loro non conoscono più, non sanno più. Hanno tolto la filosofia da voi ripresa nei seminari, vi hanno relegato e sostituito ad una teologia che nulla ha di cattolico; hanno dilaniato la "recta ratio" per dare voce e spazio al relativismo, al soggettivismo, al peggior personalismo il quale sfugge dagli equilibri che solo una coscienza rettamente formata in Dio può contare di avere.
È quanto i frutti di questo attentato si vedano è riscontrabile nella civiltà intera: ogni giorno vediamo, o finissimo Angelicum, di quanto la vostra dottrina manchi dalla quotidianità delle persone. Il più grave affronto, il più grave danno è anche e sopratutto questo oggi dì: l'impossibilità di ragionare con le persone secondo semplici criteri oggettivi, riconducibili ad una cosa reale in quanto tale, percepibile allo sguardo. L'idealismo e il relativismo, con i loro germi risalenti allo scotismo francescano, oggi ci hanno negato persino di aver ragione quando affermiamo che un umano ha solitamente due braccia e due gambe, un naso e una bocca. La nostra civiltà ha perso Dio, ha sgretolato la tradizione, e così ha fatto sparire anche la bellezza filosofica e teologica del conoscere Dio attraverso il vostro insegnamento, insigne Dottore Tommaso.
Parlando ai Gentili ci insegnate ancora quanto la Fede e la conoscenza naturale non si oppongano minimamente, poiché ciò che da Dio proviene per Dio passa e a Dio ritorna, e quanto abbiamo bisogno di questo! Parlateci dunque ancora, Bue Muto che ruggendo ammaestraste da capo a capo il mondo, parlateci come allora:
«Ciò che si accetta per fede sulla base della rivelazione divina non può essere contrario alla conoscenza naturale. Dio non può indurre nell'uomo un'opinione o una fede contro la conoscenza naturale (...) tutti gli argomenti contro la fede non procedono rettamente dai primi principii per sé noti. » (Summa contra Gentiles, I, 7.)
L'uomo moderno nega la conoscenza naturale giacché ancor prima nega Dio e la propria somiglianza a Lui, appagandosi nel proprio ego e rifiutando di conoscere la sua provenienza e il luogo in cui dovrebbe tornare la propria anima, così come fanno i "filosofi" e sofisti del post-umanesimo dai quali noi siamo sommersi. E ancora qui vogliamo ricorrere a voi, san Tommaso nostro, per ricordarci che la filosofia è tale in quanto ancilla theologiae et regina scientiarum, non per altri scopi, non con altre pretese le quali altro non sarebbero che dettami fasulli e degni della peggio considerazione, per il loro cercare risposte senza partire da una base fondante ed essenziale come la Fede.
Sant'Agostino, in un commento a San Paolo, asserisce che: “la legge fu data perché si invocasse la grazia, la grazia fu data perché si osservasse la legge”, riferendosi ovviamente ad una legge rivelata e naturale, oggi nemmeno lontanamente compresa dall'uomo. E siete sempre voi, Santo Dottore, a riconoscere che certamente l’uomo può - con la luce naturale della ragione -giungere a cogliere alcune verità fondamentali quali l’esistenza e l’immortalità dell’anima, l’esistenza di Dio e il suo impeccabile giudizio ma soltanto, ci rammentate, dopo lungo tempo e non senza fatica né senza errori.
Come si può dunque pensare di ottenere qualcosa, in questa perversa civiltà, sapendo che il peccato ottura le orecchie ed annebbia la vista, autoescludendosi dalla vita di Grazia e quindi precludendo qualsivoglia capacità di ragionamento?
E perciò ancora ricorriamo a voi, rappresentanza di quel Sole luminoso con il quale spesso siete rappresentato: Solo come lume di Sapienza che Dio ha diffuso tramite voi, Santo Tommaso dei conti d'Aquino.
E quell'attacco smoderato e feroce alla famiglia, verso la quale il Demonio ha concentrato tutte le sue forze scagliando tutto il male che a lui si è votato, non pare forse irreversibile anche perché abbiamo dimenticato ciò che voi insegnate? La vocazione della donna, quella dell'uomo, i ruoli che Dio ha voluto stabilire e che ancora voi avete mirabilmente sentenziato ed ordinato in capolavori di dottrina, dove sono finiti? Per questo ancora vi chiediamo di impetrarci la ragionevolezza per resistere a questi attacchi, di intercedere per noi presso Dio affinché Egli ci doni parole, come dice una preghiera da sant'Anselmo coniata e da recitarsi "ante contiónem", che siano come "acutíssima jácula et ardéntes sagittæ", ovvero dardi affilati e frecce ardenti, che colpiscano le menti degli uditori e vi accendano il fuoco del timore e dell'amore verso Cristo.
Non possiamo piangerci addosso per i malfatti che condannano questa generazione ad essere reietta se non lottiamo per sanare il principio, sradicando il male alla radice. Aiutateci voi, oggi più che mai, a comprendere quanto sta alla base della famiglia la quale altro non è che un prolungamento ed un riflesso dello Sposalizio fra Gesù Cristo e la Sua Santa Sposa:
« Rispetto invece alla natura nella sua universalità, la femmina non è un essere mancato, ma è espressamente voluto in ordine alla generazione. Ora, l'ordinamento della natura nella sua universalità dipende da Dio, il quale è l'autore universale della natura. Quindi, nel creare la natura, egli produsse non solo il maschio, ma anche la femmina. Ci sono due specie di sudditanza. La prima, servile, è quella per cui chi è a capo si serve dei sottoposti per il proprio interesse: e tale dipendenza sopravvenne dopo il peccato. Ma vi è una seconda sudditanza, economica o politica, in forza della quale chi è a capo si serve dei sottoposti per il loro interesse e per il loro bene. E tale sudditanza ci sarebbe stata anche prima del peccato, poiché senza il governo dei più saggi sarebbe mancato il bene dell'ordine nella società umana. E in questa sudditanza la donna è naturalmente soggetta all'uomo: poiché l'uomo ha per natura un più vigoroso discernimento razionale. » (Somma teologica, I, 92, 1, ad 1)
Solo così potremo fare un giorno trionfare la perfezione preternaturalmente databili tra da Dio, e cioè che « la diversità dei sessi rientra nella perfezione della natura umana » ( I, 99, 2, ad 1.).
Tanto abbisogniamo della vostra intercessione, Angelico Dottore; tanto necessitiamo di essere nuovamente posti sotto la guida della vostra filosofia e della vostra teologia, la quale altro non è che la coscienza di Dio e perciò il perfetto equilibrio della ragione che, senza Dio, non si può raggiungere a meno che non nascano dei nuovi "giganti" di Stagira. Ma anche in questo caso qualcuno ci ricorda inesorabilmente il detto "Quos vult Iupiter perdere, dementat prius".
In questa dolce e rincuorante memoria ci ricordate, infine, che tutto prima deve tornare a Dio, e che tutto quanto detto, fatto, o scritto, prima o poi varrà come polvere al cospetto dell'eterna Beatitudine alla quale siamo chiamati quantomeno ad ambire.
Anche voi, ad età di erudizione avanzata, vi trovaste dinanzi a questo sconvolgimento: celebravate la vostra Santa Messa quotidiana nella Cappella di San Nicola, e un'incredibile visione-rivelazione vi si presentò dinanzi. Da lì smetteste di scrivere, vi sbarazzaste di tutto ciò che aveva rappresentato le vostre opere, il vostro insegnamento, le vostre sublimi dettature. Reginaldo da Piperno vi interogò, più non comprendendo, e voi rispondeste, come d'incanto: «Non posso più. Tutto ciò che ho scritto mi sembra paglia in confronto con quanto ho visto».
Possiamo anche noi giungere un giorno a vedere quanto voi, di già, avete veduto qui in terra.
Sancte Thoma de Aquino, ora pro nobis!
5 commenti:
Massime sull‘ospedale da campo
di don Alfredo Morselli
Chi dice che non esistono atti intrinsecamente cattivi, che sono sempre peccato, è come chi dicesse che esistono cancri che ogni tanto non sono malattie, e che bisogna vedere caso per caso.
Colui che chiama "lanciatore di pietre" il pastore che non ammette alla S. Comunione chi è in stato di peccato e non assolve chi non ha il proposito di non più peccare, è come uno che chiamasse il chirurgo "lanciatore di bisturi" o l'infermiere "lanciatore di siringhe".
http://blog.messainlatino.it/2017/03/massime-sullospedale-da-campo.html
http://www.scuolaecclesiamater.org/2017/03/la-crisi-del-tomismo-e-il-pensiero.html
"Possiamo anche noi giungere un giorno a vedere quanto voi, di già, avete veduto qui in terra."
Credo sia possibile. Bisogna rimettersi sulle sue orme. Ripercorrerle passo, passo.
Con la sua stessa umiltà. Con il suo stesso amor di Dio, senza altro cercare, senza altro volere.
Oratio S. Thomae Aquinatis ante studium
CREATOR ineffabilis, qui de thesauris sapientiae tuae tres Angelorum hierarchias designasti et eas super caelum empyreum miro ordine collocasti atque universi partes elegantissime distribuisti: Tu, inquam, qui verus fons luminis et sapientiae diceris ac supereminens principium, infundere digneris super intellectus mei tenebras tuae radium claritatis, duplices, in quibus natus sum, a me removens tenebras, peccatum scilicet et ignorantiam.
Tu, qui linguas infantium facis disertas, linguam meam erudias atque in labiis meis gratiam tuae benedictionis infundas.
Da mihi intelligendi acumen, retinendi capacitatem, addiscendi modum et facilitatem, interpretandi subtilitatem, loquendi gratiam copiosam.
Ingressum instruas, progressum dirigas, egressum compleas.
Tu, qui es verus Deus et homo, qui vivis et regnas in saecula saeculorum. Amen.
reghiera dello studente
(S.Tommaso d'Aquino)
Ineffabile Creatore,
dai tesori della tua sapienza
traesti le tre gerarchie degli Angeli
e in ordine mirabile le collocasti nel cielo
e con splendida armonia disponesti le parti dell'universo.
Tu sei la vera sorgente della luce e della sapienza
e il Principio dal quale tutto dipende;
degnati di infondere nella mia oscura intelligenza
un raggio del tuo splendore
che allontani da me le tenebre del peccato e dell'ignoranza.
Tu che sciogli e fai parlare la lingua dei bimbi,
ingentilisci la mia parola e da' alle mie labbra
la grazia della tua benedizione.
Dammi acutezza per intendere,
capacità per ritenere,misura e facilità d'imparare,
penetrazione di ciò che leggo, grazia di parola.
Dammi forza per incominciare bene il mio studio;
guidami lungo il corso della mia fatica;
dammi felice compimento.
Tu che sei vero Dio e vero uomo,
Gesù mio Salvatore, che vivi e regni per sempre.
Amen.
"Reginaldo da Piperno vi interrogò, più non comprendendo, e voi rispondeste, come d'incanto: «Non posso più. Tutto ciò che ho scritto mi sembra paglia in confronto con quanto ho visto»."
Questa risposta è rimasta nei secoli. Con l'andar del tempo è stata variamente torta ed infine incompresa, mi sembra di poter dire. L'umile affermazione di San Tommaso è stata spesso intesa come se tutto il lavoro, di cui i suoi scritti sono il risultato, sia un piccolo focherello, da niente, inutile, davanti alla visione di cui il Signore l'ha reso partecipe. Quindi i posteri, per un loro apparente tornaconto immediato, hanno finito col puntare alla visione, tralasciando il lavoro minuto. La Scolastica e, piano piano, qualsiasi scuola e la disciplina che qualsiasi scuola richiede sono cadute in disgrazia. Oggi il fenomeno lo si vede nella decadenza degli esiti finali, impazziti in ogni contenuto e forma.Con il risultato inoltre che dove questo umile lavoro minuto, eseguito per amor della Verità, è mancato, la visione si è, pur presentata ma, infernale e tale l'uomo l'ha riprodotta materializzandola, moltiplicandola,imponendola a tutta l'umanità. Come ho scritto in un precedente commento, chi vuole può rimettersi all'umile scuola della Verità. Solo la libera volontà, dedicata al costante, minuto lavoro compiuto per amor di Dio, Uno e Trino, incontrerà la Grazia della visione divina. Questo, a mio parere, è il lascito di San Tommaso, il lavoro che ha come motivo e come fine NSGC, ha un risultato umano/divino. Ognuno faccia la sua scelta.
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