Un paio di settimane fa Aldo Maria Valli ha pubblicato sul suo blog un bel post, in cui, attraverso l’allegoria del sogno, esprime la nostalgia per una normalità che nella Chiesa odierna sembrerebbe divenuta cosí rara da essere costretti a sognarla. Si tratta di venti punti sui quali è difficile non trovarsi d’accordo: sono cose talmente ovvie (o, almeno, tali erano fino a pochi anni fa), che non ci dovrebbe essere bisogno di “sognarle”. Che i parroci debbano stare vicini alle coppie che decidono di sposarsi in chiesa; che le parole del vangelo siano chiare (e sicure) e vadano interpretate nel loro evidente significato; che la liturgia abbia la sua sacralità, e quindi tutti, dal Papa fino all’ultimo chierichetto, debbano assumere un atteggiamento consono; che le pontificie accademie debbano farsi promotrici dei piú autentici valori morali, ecc. ecc., sono cose scontate per ogni buon cattolico. Talmente scontate che non dovremmo star qui a parlarne. E invece, nel momento storico che ci troviamo a vivere, sono diventate oggetto di nostalgia, visto che la “normalità” è diventata un’altra, e coincide con l’opposto di tutte quelle ovvietà (che pertanto finiscono per essere considerate eccezioni, stravaganze, singolarità). Grazie, perciò, a Valli per averci ricordato che molto di ciò che oggi viene spacciato per normale, normale non lo è affatto.
Però… c’è un però. Cinque anni fa, in questi stessi giorni, Valli aveva fatto un altro sogno (evidentemente, l’arrivo della primavera stimola in lui l’attività onirica). Lo aveva pubblicato sul sito Vino nuovo. Quel sogno era stato profetico: con un anno esatto di anticipo, aveva previsto l’esito del futuro conclave. E diciamo che, grosso modo, ci aveva preso. In quel caso si trattava di dieci punti: le dieci decisioni del nuovo Papa che sarebbe uscito dal conclave. Beh, quelle dieci decisioni sono l’esatto contrario di quanto sognato quest’anno. Un esempio. Nel sogno di due settimane fa, a un certo punto, Valli dice:
Vado a pranzo con un collega e mi rivela che il papa, per non distinguersi, ha deciso di andare a vivere nel palazzo apostolico, come tutti i suoi predecessori.
Ebbene, il sogno di cinque anni fa si apriva in senso diametralmente opposto:
Per prima cosa il nuovo papa decise di traslocare. Eletto dopo un conclave estenuante, in mezzo a mille polemiche e contrasti, e dopo che il regno del suo predecessore era finito tra lotte di potere tanto sotterranee quanto violente all’interno della curia, decise di dire addio al Vaticano. Basta, bisognava dare un segnale. Fosse stato per lui, si sarebbe trasferito ad Assisi, la città del poverello, ma Pietro, dopo tutto, ha conosciuto il martirio a Roma. Dunque il nuovo papa ordinò: “Roma deve restare la città del successore di Pietro, ma niente piú Vaticano. Vado a vivere a San Giovanni in Laterano. Lí ho la mia cattedra in quanto vescovo di Roma, e siccome il papa è papa perché vescovo di Roma, e non viceversa, è giusto che abiti in Laterano”.
E questa era solo la prima decisione. A essa ne seguivano altre nove, tutte nel segno della piú trita utopia pauperistica: “niente pomposità, niente guardie, niente gendarmi, niente maggiordomi di sua santità, niente corte pontificia”; “revoca di tutti gli incarichi di curia e radicale riduzione degli uffici”; “rinuncia al titolo di capo di Stato”; “convocazione di un grande concilio ecumenico Vaticano III” (non a Roma, ma in Terra Santa); “no al concordato”; per il nuovo conclave, “appuntamento per tutti in piazza San Giovanni, all’aperto”; per quanto riguarda il Vaticano, “niente piú barriere, niente piú cancelli”; al posto di auto lussuose, papamobili ed elicotteri, l’uso di autobus, tram e metropolitana; prima enciclica di poche parole: «In quel tempo, Gesú, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: “Sta scritto: ‘La mia casa sarà casa di preghiera’. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri”».
Questo è ciò che Valli sognava cinque anni fa. Evidentemente, ne ha fatta di strada; e non possiamo che rallegrarcene. Sapientis est mutare consilium. Però qualche puntualizzazione, a mio parere, andrebbe pur fatta. Per carità, non mi si fraintenda: non chiedo a Valli di abiurare o anche solo ritrattare le sue precedenti convinzioni. Ormai l’abiura non la si esige piú neanche dagli eretici e dagli scismatici. Però non mi sembra neppure giusto fare finta di nulla, come se niente fosse. È piú che evidente che c’è stata una evoluzione nella sensibilità e nel pensiero di Valli, e io credo che questo vada fatto notare. Valli è un giornalista; e un giornalista, secondo me, ha dei doveri nei confronti dei propri lettori: innanzi tutto, il dovere di spiegare loro il senso e i motivi di certi ripensamenti. Mi spiego. Se ora ci si lamenta di alcune anomalie nella vita della Chiesa, quando solo cinque anni fa quelle stesse anomalie erano state proposte e auspicate come segni di rinnovamento, bisogna spiegare ai lettori che cosa è successo: perché quelli che cinque anni fa erano dei traguardi da raggiungere si sono trasformati oggi in anomalie di cui lagnarsi? Non vorrei che si cadesse nell’errore commesso nei confronti di alcune ideologie dell’età moderna, in particolare il marxismo: molti sono ancora convinti che il “socialismo reale” (quello che era stato instaurato in Unione Sovietica e nei paesi satelliti) fosse un tradimento dell’ideologia (considerata in sé buona), un tradimento dovuto alle responsabilità e ai limiti degli uomini che gestivano la cosa pubblica in quei paesi. In pratica, l’errore stava, secondo costoro, nell’applicazione dell’ideologia e non nell’ideologia stessa.
Ebbene, qualcosa di simile potrebbe accadere anche nella Chiesa. Le idee espresse da Valli nel suo sogno del 2012 costituirebbero l’ideale evangelico della Chiesa; le anomalie che Valli lamenta nella Chiesa odierna dipenderebbero solo dai limiti degli uomini che erano chiamati a dare attuazione a quell’ideale. Personalmente invece credo che le anomalie che oggi riscontriamo nella Chiesa sono proprio conseguenza di quelle idee. Il sogno di cinque anni fa non rappresentava un ideale evangelico; era piuttosto un distillato di pura ideologia, di cui ora stiamo verificando i risultati. E da questo punto di vista, penso che sia provvidenziale che la Chiesa faccia questa esperienza: essa serve ad aprire gli occhi di molti che hanno creduto in quelle idee. Pensavano che fossero il vangelo nella sua purezza, liberato dalle incrostazioni religiose, politiche e culturali che gli si erano depositate sopra nel corso dei secoli; in realtà non si trattava che di una utopia, che aveva ripreso qualche spunto dal vangelo, per farsi piú facilmente accettare, ma che aveva come scopo di stravolgere la Chiesa.
Ovviamente tale ideologia non l’ha inventata Valli, ma esisteva prima di lui, e lui ne era rimasto infatuato come molti altri cattolici (laici, preti, vescovi e cardinali). E neanche è da credere, come potrebbero fare i tradizionalisti, che si tratti di un frutto del Concilio. Essa esisteva già da molto tempo prima che il Vaticano II venisse convocato. Anzi, si potrebbe pensare che il Concilio sia stato proprio il tentativo — fallito — da essa usato per imporsi alla Chiesa. E, dopo il Concilio, ha continuato a diffondersi (proponendosi addirittura come l’interpretazione autentica del Vaticano II, come “spirito del Concilio”), nonostante la resistenza opposta dai Papi che si sono avvicendati, fino a trionfare in questi ultimi anni. E ora, vedendo i risultati dell’applicazione di quella ideologia, viene la nostalgia per una “normalità” che prima si criticava, scambiandola per il ritardo della Chiesa sulla storia (chi non ricorda una delle ultime, infelicissime, uscite del Card. Martini: «La Chiesa è rimasta indietro di duecento anni»?). Ora che la Chiesa, finalmente, cammina al passo con i tempi, ci si accorge che qualcosa non va. Ma non va, non perché qualcosa sia andato storto nell’applicazione del progetto; non va, semplicemente perché il progetto era sbagliato.
18 commenti:
Ideologia ovvero malattia.
Suggestioni di coloro, a cui non va bene mai niente del presente,non hanno la forza della costanza, nè della Fede per accettare e costruire l'oggi e il domani,così denigrano e distruggono sia l'oggi che il domani, per rifugiarsi nel pensier io mi fingo del dopodomani, abbellito, con la "fissità e l'ostinazione degli ottusi" (saura plesio),di tutte le virtù che non hanno e di tutti i vizi a cui ambiscono.
Felicissima puntualizzazione.
Grazie per il contributo alla riflessione di tutti!
Forse non del tutto felicissima. Vero che i prodromi della crisi precedono il concilio,ma la crisi scoppia a partire da esso. P. Scalese vuole dire,come al solito, che il concilio é stato manipolato e male interpretato ecc...non credo di sbagliarmi. Dico a lui ciò che lui ha detto a Valli: tutto giusto però...
Probabilmente nel suo sogno di cinque anni fa Valli non aveva visto che quei mutamenti onirici andavano di pari passo con subdoli mutamenti dottrinali imposti alla Chiesa, è quel che sta succedendo oggi, e il sogno diventa un incubo.
L'attacco vero è al papato e alla s. Messa. Ci sono quelli che sono strumenti di questo attacco , gli altri sono quelli che prima o poi si accorgono e decidono da che parte stare se dalla parte dei carnefici , oppure lottare dalla parte del popolo di Dio.
Si dovrebbe riflettere su queste parole di santa Teresa di Lisieux:
"Si piange di più per le preghiere esaudite che per quelle non concesse"
Il sogno di cinque anni fa di valli sembra essersi avverato, peccato che come dice padre Scalese, si è dimostrato essere un sogno sbagliato.
Valli era e rimane un fedelissimo di Martini,un progressista che è in fase di revisionismo, nel 2012 andava tutto a rotoli perché si riteneva fosse sbagliato o inadeguato il Papa, ricordo che Valli fece una uscita irriguardosa e impietosa nei confronti dell'allora pontefice che usava la pedana mobile non tanto per essere esibito come statua pagana, ma per seri motivi di deambulazione, orbene quel papa ha tolto il disturbo come lorsignori speravano e spingevano da tempo, e il marcio è venuto a galla nonostante i profluvii degli incensatori, l'attacco era mirato fin dall'inizio al papato e all'Eucarestia, era quello il disegno di Lutero ora beato fra i santi e martiri, dopodiché arriverà il Padrone e sarà pianto e stridor di denti. Valli ha fatto un ripensamento e ciò va a suo onore, mai però ha chiesto scusa al papa per tutto quanto ha detto e scritto contro, continui pure a fare sogni , ma non si avvereranno, a 'sto punto ormai resta più che pregare che il tutto finisca presto.Lupus et Agnus.
Gli Americani hanno un modo di dire, che ora non ricordo, in cui si ammonisce su quanto si desidera, perche', una volta ottenuto, potrebbe non piacere affatto.
Setto anche : " chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quel cHe lascia, non sa quel cHe trova" .
Nel caso di AM Valli, ci si chiede anche se tutti i suoi nuovi sogni siano in realtà incubi, perché il VdR è Bergoglio, e non il suo amato Martini. È vero che costui sarebbe stato comunque un'altra figura di Papa, ma in concreto ed in soldoni, sarebbe forse stato diverso ?Più elegante e colto di sicuro, meno piacione e"terrone" senz'altro, ma dottrinalmente molto, molto simile.
La cosa sbagliata del progetto fallimentare è questa: aver rinunciato al depositum fidei.
Si è preteso di aver una facoltà nuova di "capire Dio", presumendosi migliori di chi ci aveva consegnato secoli di discernimento e scimmiottando scorciatoie già sperimentate (e giudicate).
Prendiamo il caso del sacramento della penitenza.
Vi avviene un'azione salvifica di Cristo, che contempla sia la misericordia sia la giustizia. La materia del sacramento sono i peccati del penitente: peccati dei quali c'è contrizione, se ne fa sincera accusa/confessione e c'è il proposito volontario di riparazione/soddisfazione in un tentativo di ascesi tanto più virtuoso quanto più c'è fede.
Proprio perché l'uomo pecca in pensieri, parole e opere/omissioni, ecco che la penitenza si fa esaminandosi rettamente nell'interiorità del cuore/coscienza, poi si apre la bocca e quindi si agisce nella volontà di riparare e soddisfare la giustizia nella conversione.
La misericordia divina cancella la colpa del penitente, evitandoci la pena eterna e restituendoci la vita di grazia. La fede in questa misericordia fa sì che possiamo credere che la nostra confessione troverà comprensione e non punizione o intransigenza!
Ma la vera giustizia -sciolta l'accusa per la colpa- esige la pena, che in parte consiste nella penitenza comminata dal confessore, ma riguarda anche le prove e i dolori della vita, che permangono anche per chi -implorandolo- abbia visto assolta (sciolta) la propria colpa.
E' il caso di Davide, cui Dio non imputa la morte di Uria, ma al quale toccherà la pena del terribile rapporto con il figlio Assalonne.
Per quanto riguarda il perdono della colpa, il "lavaggio" della macchia non è dovuto a qualche ecologico detersivo amico dell'ambiente: è fatto dal sangue di Cristo crocifisso, al quale si associa il dolore innocente di chi come Maria corredime l'umanità peccatrice.
Per quanto riguarda la pena, ecco che ogni perseguitato a causa di Cristo concorre alla riparazione richiesta a chi si accosta al sacrificio di Cristo, nella Santa Messa.
Cancellato tutto o quasi tutto, nel nostro parlare di Cristo, che cosa resta?
Via via si è smesso di parlare di giustizia, non si vuol sentire parlare di colpa o di pena, non si vuole sentire o celebrare il sacrificio, non c'è alcun dolore da offrire in riparazione, perché di fatto non c'è più peccato, essendo tutto cancellato come da un colpo di spugna... Questa sarebbe la divina misericordia?
Di che cosa dovremmo stupirci allora? Di riti ormai ridotti a riunioni di illusi che in noi vi sia gioia a motivo di un significato che vorremmo dare ai nostri desideri, proiezione dei nostri bisogni senza fede che ciò stia avvenendo veramente davanti ad occhi che, mancando di purezza, difficilmente vedranno Dio, essendo troppo concentrati sull'io?
"Gli Americani hanno un modo di dire, che ora non ricordo, in cui si ammonisce su quanto si desidera, perche', una volta ottenuto, potrebbe non piacere affatto."
Forse: "Non si può rimettere la cacca nel cavallo"? (l'originale usa vocaboli più "schietti").
I commenti sopra hanno ben compreso la situazione: Valli è sempre stato un martiniano. Era facilmente una previsione, quella del 2012, non un sogno, perché era il programma di Martini (oggi lo chiamiamo il programma di San Gallo) e Francesco lo mette in opera praticamente punto per punto. Essendo uno in buona fede, Valli si rende conto del disastro: il primo post in cui si capiva questo suo trend tirava in ballo il suo rapporto da genitore con i figli, e la dice lunga sul fatto che questa "conversione" origini dall'amore paterno. In altre parole: rinsavisci dall'ideologia quando, invece di essere roba che rimane astratta, o viene applicata in contesti molto limitati, vedi concretamente come devasta la vita delle persone quando diventa la "normalità".
Certo, farebbe piacere vedere cattolici che predicano l'umiltà ammettere di essersi sbagliato, ma ora non dev'essere questo il nostro problema. Dare tempo al tempo.
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Fabrizio Giudici
Kirill denuncia e condanna l'eresia globale
Predicando nella Domenica dell’Ortodossia, la prima Domenica della Quaresima ortodossa, il primate ha deplorato che il criterio della verità nella società attuale è dato dai "diritti", individuali e che una tale mentalità "ha dato inizio ad un rivoluzionario esilio di Dio dalla vita dell'uomo e quella della società.”
Sua Santità ha detto che l'eresia è iniziata in Europa occidentale e in America, ma ora è in tutto il mondo, che sta infestando anche suo paese. "L'idea di una vita senza Dio sta sviluppando su larga scala in tutto il mondo", ha avvertito.
Ha criticato l'elevazione dei diritti umani al sopra della moralità, la decenza, la Bibbia, e anche di Dio stesso. "Stiamo vedendo come gli sforzi concertati sono stati fatti in molti paesi ricchi di stabilire per legge il diritto di una persona a qualsiasi scelta, tra cui i più peccaminose, quelli che contraddicono la Parola di Dio, il concetto di santità, il concetto di Dio"
Il Patriarca ha poi esortato la sua Chiesa a combattere questa moderna eresia. "E 'specificamente per superare la presente eresia, le cui conseguenze possono diventare apocalittiche, che la chiesa deve mirare l’impeto della sua forza, la sua parola, il suo pensiero".
"Dobbiamo difendere l'ortodossia", ha detto Kirill.
http://unafides33.blogspot.it/2017/03/kirill-denuncia-e-condanna-uneresia.html
Veramente l'eresia di una vita senza Dio, organizzata e imposta da uno Stato ateo, nell'epoca contemporanea, è iniziata in Russia non nell'Occidente, nella Russia comunista: un ateismo capillare e sistematico, feroce, ben peggiore di quello dei Giacobini (che comunque sono stati fatti fuori presto dal potere). Il messianesimo della spiritualità russa, la sua sgradevole tendenza all'estremismo e all'assoluto, a contatto con il marxismo, il positivismo, la rivoluzione scientifica e i grandi mutamenti sociali, si sono rovesciati nel messianesimo di segno opposto, quello che fa della negazione di Dio il presupposto stesso dell'avvento dell'uomo nuovo. H.
Ottimo articolo e relativi commenti: un'ideologia che ha preso il sopravvento sulla Fede.
Ma che al suo interno ha quel male insito che la porterà alla rovina, dopo aver lasciato, purtroppo, una lunga scia di morti, feriti e macerie.
Ideologie come nazismo e comunismo, il secondo protratto anche più a lungo nel tempo e nel territorio, hanno dovuto fare un sacco di morti e feriti per far capire di quale male insito fossero portatori al loro interno. E molti ancora non l'hanno capito, da una parte e deall'altra.
Stesso discorso per l'islam, che per me e' solo un'ideologia:
dalla sua violenza insita nel Corano nasce la jihad, come disse BVI prima del suo linciaggio.
Solo un'interpretazione moderata e razionale che si allontani dal testo sacro può rendere pacifica quella parola spesso bellicosa e quelle rigide regole sociali.
Il cristianesimo, invece, non ha questo problema, perché non è un'ideologia, ma l'unica con Dio, Uno e Teino, fatto Uomo, provata da fatti storici e da innumerevoli testimonianze di vita e miracoli nei millenni successivi.
Ha quindi il problema contrario alle ideologie:
essendo così elevato, così Bene assoluto, così Amore assoluto, vero e forte e mai smielato e buonista, è più difficile seguirlo.
Chi lo segue sperimenta, nei suoi limiti, una tale grandezza e bellezza, da testimoniare e propagare quel bene anche a costo della propria vita.
Certamenfe c'è un prezzo da pagare: bisogna rinnegzre se stessi, non avere vie di mezzo, andare contro corrente, faticare, sanguinare, ma il bene è di gran lunga supriore e nessun vero crisiamo rimpiagera' mai di aver pagato quel prezzo.
Ma alcuni deboli, che divengono tali perché perdono la fede, questo prezzo, nonostante il Redentore, non lo vogliono pagare.
Ed ecco allora che arriva la protesta, la riforma, il sabotaggio, l'annacquamento della Parola ad opera di quella categoria di deboli, apostati presuntuosi, che vogliono fare del cristianesimo un'ideologia come le altre per abbassarlo alla loro mediocrita'.
Non vogliono rinunciare a nulla e non gli basta piu' Dio fatto uomo.
E Dio, che è grande e ci conosce molto meglio di noi stessi, sa che noi umani di dura cervice dobbiamo sbattere la testa per capire.
Nella Sua immensa Giustizia, non ci risparmia le conseguenze dei nostri errori e peccati, come e'giusto che sia, anche se spesso le attenua parecchio per preghiere, Grazie e intercessioni e per la Sua immensa bontà.
Non dico nulla di nuovo, lo sapete meglio di me perché lo avrete sicuramente sperimentato nelle vostre vite.
Dice bene, quindi, Fabrizio Giudici:
"...In altre parole: rinsavisci dall'ideologia quando, invece di essere roba che rimane astratta, o viene applicata in contesti molto limitati, vedi concretamente come devasta la vita delle persone quando diventa la "normalità..."
Purtroppo il cristianesimo degradato a ideologia devasta non solo i peccatori responsabili, ma anche i peccatori fedeli e innocenti.
Ma se anche Dio, fattosi Uomo, si è fatto devastare per Amore sino a divenire Cibo, pur essendo fedele e innocente, cosa possiamo volere di più?
Comunque sia Valli lo sento più sincero di tanti... E credo che col tempo riuscira' a risalire a ciò che ha provocato il disastro.
Le umiliazioni sono una sveglia utile: sentirsi in pratica dare del "coniglio" può aver scosso quella autoimposta necessità di dirsi che, nella Chiesa, quel che è detto dall'alto va sempre e comunque accettato. Spero che in tanti si renderanno conto che, come diceva sant'Ambrogio, la testa non l'adopereremo solo per metterci il cappello.
H.,
è vero che il nichilismo è la conseguenza estrema del messianismo marxista, ma lo è anche del liberismo selvaggio.
Tuttavia, mentre la Russia attualmente salvaguarda i valori autentici, l'Occidente sia Atlantico che europeo non fa altrettanto.
Per un'idea sugli intricatissimi e millenari rapporti tra tendenze liberali e socialiste, in quanto provenienti entrambe dai movimenti gnostico-ereticali, si veda questo articolo di Don Curzio: http://doncurzionitoglia.net/2014/07/04/igor-safarevic-le-origini-ereticali-dellanarcosocialcomunismo/
A ciò andrebbe aggiunto lo studio di molti autori italiani, fondamentali per il pensiero contemporaneo (anche se ciò è fatto misconosciuto), perché l'attuale nichilismo dissolutivo affonda buona parte delle proprie radici anche nell'interpretazione gramsciana del marxismo, che oggi (sebbene poco lo si dica) è una delle progaggini "vincenti" del socialismo, dopo l'oggettiva sconfitta subita dal marxismo positivistico (socialismo scientifico). E anche qui la commistione tra socialismo (marxismo), liberalismo e idealismo è notevole, indipendentemente dal fatto che l'interpretazione della "filosofia della prassi" di Gramsci, data da Augusto Del Noce, sia perfettamente corretta o meno. Come noto Del Noce sosteneva che Gramsci, nel proprio intento di reinterpretazione del marxismo tramite lo storicismo di Croce, avesse in realtà incontrato lo zoccolo teoretico duro di Giovanni Gentile (assumendolo dunque inconsciamente), essendo lo stesso Croce debitore dell'attualismo, nel senso che quest'ultimo, al contrario del pensiero di Croce, possedeva una potente forza teoretico-sistematica.
Tutto ciò per dire due cose: 1) è necessario constatare la grande complessità storico-culturale che sta dietro ai rapporti di liberalismo e socialismo; la loro radice comune pare essere costituita in ultima analisi dalla gnosi e dallo gnosticismo (in parte filtrati dalla rivoluzione francese e, per altro verso, passati intatti sotto ad essa come un fiume carsico).
Padre Emile Neubert
Il mio ideale : Gesù, Figlio di Maria
http://www.latheotokos.it/programmi/mioidealegesu.pdf
Famiglia italiana nullatenente , papa' senza lavoro , mamma donna delle pulizie occasionale , qualche volta papa' trovava lavoro in una segheria e dopo una giornata di lavoro veniva ricompensato con una bottiglia di vino . Unica figlia cresciuta a sangue di pollo cotto , i polli che mamma e papa' spennavano per conto di un macellaio . Non hanno mai chiesto l'elemosina , ne' sono ricorsi al Parroco .
http://www.aldomariavalli.it/2017/03/31/elemosina-si-elemosina-no/
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