Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 10 settembre 2012

1969. Prime reazioni di "Una Voce" al Messale di Paolo VI. Lettera del duca Caffarelli agli associati

Riporto con un commento di Dante Pastorelli, che ringrazio per averci messo a disposizione questo documento,  la Lettera agli associati scritta nel 1969 dal duca Caffarelli, presidente di Una Voce Italia, in occasione della entrata in vigore del Messale di Paolo VI. Essa è qui ritrascritta perché l'immagine, che vedrete riprodotta sotto, risulta poco leggibile, ma è importante per riscontrare l'autenticità del documento. Il problema, che riguarda l'abrogazione o meno del Rito Tridentino (Messale del 1962), è venuto fuori nella discussione di questo articolo.

Lettera agli associati
di Una Voce-Italia

Il duca Caffarelli nel 1969: "si è voluto riservare a chi ne senta il ragionevole desiderio, la libertà e il diritto di preferire un uso immemorabile alla presente legge"

Roma, 24 novembre 1969

PERSONALE: RISERVATA PER GLI ASSOCIATI DI "UNA VOCE" Italie

Con riferimento alle richieste che da molte parti ci pervengono riteniamo di poter dichiarare quanto segue:
A) La Costituzione Apostolica del 3 aprile 1969, sul Messale moderno, ha forza ed autorità di Legge.
B) È tuttavia dottrina incontestata della Teologia e del Diritto Ecclesiastico che anche l'USO, di ininterrotta consuetudine, ha forza di Legge.
C) Una nuova Legge non può abolire un USO, rivestito di determinate qualificazioni, se essa non lo dica espressamente.
D) La Costituzione Apostolica del 3 aprile 1969 non fa menzione di revoca de l'USO che aveva preceduto l'entrata in vigore del Messale Romano di S. Pio V e della sua ininterrotta continuazione fino ai nostri giorni. Quindi, giusta il Codice di Diritto Canonico, Canon 30, detto USO non è stato abrogato. E prova ne è che le clausole finali della recente Costituzione Apostolica contengono la revoca "delle Costituzioni e delle Ordinanze Apostoliche dei nostri Predecessori e tutte le altre prescrizioni" ciò che, secondo lo stile di quei documenti, non può riferirsi agli usi propriamente detti, i quali appartengono alle Leggi non scritte della Romana Chiesa.
Si è pertanto portati a pensare che per volontà implicita ma certa del Pontefice, si è voluto riservare a chi ne senta il ragionevole desiderio, la libertà ed il diritto di preferire un USO IMMEMORABILE alla recente Legge.
Filippo Caffarelli
Presidente dell'Associazione



Commento di Dante Pastorelli:
Ecco il pasticcio giuridico di Paolo VI ben lumeggiato.
Non concordo, tuttavia, sic et simpliciter coll’affermazione del dottissimo Caffarelli sulla “certa volontà” del Pontefice di riservare il diritto di usufruire dell’antico Uso ai fedeli che volessero ricorrervi. Caffarelli sicuramente non desiderava inasprire gli animi dei soci di Una Voce né innescare uno scontro aperto con Paolo VI, ed usò un linguaggio deferente e diplomatico. La lettera, inoltre, proprio per tal motivo, restò per un certo tempo riservata così com’era stata concepita. Non ricordo quando fu resa pubblica.
Nella “volontà certa” di Paolo VI di cui sopra io non credo affatto, non ho mai creduto. Ritengo invece, checché dica qualcuno che in questo blog solo umanamente ragiona in materia religiosa, che lo Spirito Santo abbia salvato il nostro Messale dalle mene neomoderniste magari semplicemente evitando che a sostener l’azione del Papa, di alta cultura umanistica e letteraria ma digiuno o quasi di competenze giuridiche, ci fosse un giurista insigne come il card. Ottaviani ma solo un Bugnini. Lo Spirito Santo soffia dove e come vuole.
A voler esser più precisi e pignoli oltre che benevoli, possiamo dire anche in questo caso: distinguiamo, anche in questo caso l’uomo (persona Papae) che voleva abolire il Rito Antico – volontà certa – ed il Pontefice (Vicario di Cristo) che parla per atti formali e formalmente non ha espresso la volontà di abrogazione. E chi gliel’ha impedito se non lo Spirito Santo?
In conclusione, fuor di dubbio che Paolo VI non ha applicato una formula di abrogazione espressa od anche indiretta (cessa d’aver efficacia, non si fa più uso et similia) – anche perché mai avvenuto in modo generale nella storia della Chiesa – del nostro Venerando Rito.

24 commenti:

Anonimo ha detto...

"mai abrogato" è dunque il Messale del 1962.
E i precedenti (quello del '52, ad esempio)?

don gianluigi ha detto...

Che il Messale di S.Pio V fosse effettivamente abrogato era precisa volontà di Paolo VI che in più occasioni ha manifestato e soprattutto nella Costituzione Apostolica "Missale Romanum" si esprime in tal senso riguardo a tutte le precedenti edizioni (compresa quella di Giovanni XXIII): Quanto abbiamo qui stabilito e ordinato vogliamo che rimanga valido ed efficace, ora e in futuro, nonostante quanto vi possa essere in contrario nelle Costituzioni e negli Ordinamenti Apostolici dei Nostri Predecessori e in altre disposizioni. anche degne di particolare menzione e deroga.
Avendo il Papa felicemente regnante sentenziato che il rito antico non è mai stato abolito i casi sono due. O Paolo VI ha abrogato il Messale di S.Pio V e le successive edizioni, ma, non avendo citato espressamente le tradizioni liturgiche immemorabili precedenti che sono confluite nel rito di S. Pio V non le ha potute abrogare (cosa alquanto ardua da dimostrare); oppure Paolo VI ha commesso un illecito, cioè non aveva l'autorità di abolire l'espressione più alta del culto tramandato dagli apostoli.
P.Falsini (pace all'anima sua) e gli altri liturgisti neoterici, infatti sostenevano la perfetta continuità tra il messale antico e quello nuovo. Tuttavia che così non sia è evidente anche solo da un semplice raffronto tra il Messale di Paolo VI e quello dell'arcivescovo Cranmer. Le somiglianze sono impressionanti. Quel messale portò l'Inghilterra ad allontanarsi dalla fede Cattolica. C'è di che riflettere.

Anonimo ha detto...

A prima vista questa lettera non ha senso. I sacerdoti celebravano la Messa tradizionale perchè un Papa aveva promulgato una legge scritta che ordinava di farlo. La consuetudine è semplicemente un uso, oppure una legge non scritta, che può essere o in accordo con la legge scritta, o contraria ad essa, o al di fuori di essa.

La Notifica (28 ottobre 1974, Notitiæ 10 (1974), 353), in ogni caso, afferma che la Nuova Messa è obbligatoria “nonostante il pretesto di una qualche consuetudine, anche di lunga data, accettino rigorosamente l’Ordinario della Messa nel Messale Romano”.

Secondo il Codice, “una legge non revoca le consuetudini centenarie o immemorabili, a meno che non ne faccia espressa menzione” (Canone 30: “…consuetudo contra legem vel præter legem per contrariam consuetudinem aut legem revocatur; nisi expressam de iisdem mentionem fecerit, lex non revocat consuetudines centenarias aut immemorabiles”.).

Ma i canonisti dicono che una clausola “nonostante” (nonobstante), come quella che abbiamo vista, revoca veramente ed esplicitamente una consuetudine immemorabile (Vedi A. Cicognani, Canon Law, 2a ed. (West-minster MD: Newman 1934, 662-3).

Quindi, anche se la vecchia Messa costituisse una consuetudine immemorabile, la Notifica la revoca debitamente, liquidando in più la questione come un “pretesto”.

Epoi, domanda somma: Chi interpreta le leggi del Papa?

Sembrerebbe “ognuno, tranne il Papa”.

Si dice che Paolo VI non impegnò nella sua Costituzione Apostolica “la medesima pienezza di potere” che impegnò Pio V nella sua. Paolo VI non menzionò la “natura di un obbligo”, i relativi “soggetti”, la sua “solennità” ma questa affermazione non si basa su nessuna riferimento. Per cui siamo nell’impossibilità di trovare i canonisti che propongono questi criteri di distinzione, ai quali ogni cattolico, laico o chierico, possa far ricorso per decidere da solo se è tenuto ad osservare una Costituzione Apostolica firmata dal Sommo Pontefice della Chiesa Universale.

Vogliono farci credere che la miriade di giuristi esperti di diritto canonico della Curia Romana, incaricati di preparare i decreti del Papa, non sarebbero stati capaci di redigere un testo giuridico adeguato al facile compito di preparare un nuovo rito della Messa, obbligatorio. E ciò, addirittura, neppure dopo cinque tentativi: una CostituzioneApostolica e quattro (le ho contate!) dichiarazioni per l’attuazione della Costituzione.

Invece qualche polemista incompetente e il basso clero del mondo intero sono liberi di giudicare che il Supremo legislatore è giuridicamente incapace di promulgare le proprie leggi, e quindi di rifiutargli la propria sottomissione per decenni e decenni.

Anonimo ha detto...

Il Messale (1952) in quanto tale non può essere abrogato si è abrogata tuttalpiù la sua vigenza.

Caterina63 ha detto...

L'importanza di questa Lettera è data dal fatto che fin dal Pontificato di GP2 e con B16 oggi, si è reso palese un certo IMBARAZZO sulla questione e sull'azione diretta di Paolo VI sul Rito.... non dimentichiamo che lo stesso Ratzinger nella sua autobiografia, nel ricordo di questi fatti, si diceva stupefatto e senza parole....

Il concetto di "NUOVA MESSA" spiegò Ratzinger, fu l'origine dell'incomprensione e di una ambigua e fuorviante interpretazione della volontà del Concilio sulla Liturgia....
Diceva il futuro Papa: " .... se dovessimo parlare di una nuova messa, va da se che daremmo noi stesso un precedente mai avvenuto nella storia della Chiesa. Trento non creò una nuova Messa, nè san Pio V volle dare forma ad una nuova liturgia. Se molti fedeli si sentono oggi scandalizzati da certo linguaggio e da ciò che esso ne deriva, è proprio questo concetto di origine di una messa nuova, e non hanno essi forse ragione di difendere l'origine della sacra liturgia che riscontriamo fin dagli apostoli e non a cominciare da Trento?
Il sacro Concilio non voleva una Messa nuova, su questo aspetto non ci si è ancora chiariti e ci vorranno ancora molti anni per eliminare le ambiguità e il dramma che ne è derivato..."

Caterina63 ha detto...

P.S. non dimentichiamo che la Lettera del SP di B16 che accompagna la liberalizzazione della Messa di sempre, non parte da Trento, ma cita san Gregorio Magno ;-)
La Messa di Paolo VI sarebbe davvero illegittima senza il supporto della Messa di sempre, perchè allora si che sarebbe una messa creata a tavolino, NUOVA, senza radici....
al contrario, la Messa detta san Pio V per via del Messale non del rito in se, non ha bisogno di quella detta Paolo VI per trovare confermazione ;-)

Anonimo ha detto...

Potrebbe indicare la fonte delle citazioni di Ratzinger?

Anonimo ha detto...

Se Mic, gentilmente potesse pubblicare questo post di Matias Augé, credo in risposta al duca Caffarelli.

http://liturgia-opus-trinitatis.over-blog.it/article-un-tormentone-il-messale-del-1962-abrogato-74030144.html

Anonimo ha detto...

Questo traggo dal Blog di Augé:

"Non intendo riaprire il dibattito sull’abrogazione o meno del Messale del 1962, ampiamente trattato in questo blog. Propongo però all’attenzione dei lettori gli interventi di Enzo G. Castellari nel post di don Alfredo M. Morselli “Gli errori del Prof. Andrea Grillo” di Messainlatino.it (16.05.2011)
.....
Le prescrizioni di questa Costituzione [“Missale Romanum”] andranno in vigore il 30 novembre del corrente anno, prima Domenica di Avvento.
Quanto abbiamo qui stabilito e ordinato vogliamo che rimanga valido ed efficace, ora e in futuro, nonostante quanto vi possa essere in contrario nelle Costituzioni e negli Ordinamenti Apostolici dei Nostri Predecessori e in altre disposizioni. anche degne di particolare menzione e deroga.
Dato a Roma, presso S. Pietro, il 3 aprile 1969, Giovedì Santo, anno sesto del Nostro Pontificato.
PAOLO PP. VI

Ovviamente non si sta parlando di abrogare un "messale", perché è una idiozia, sarebbe come dire abrogare un personaggio storico del passato! Non si abroga il messale, ma si abroga la VIGENZA del messale. Si abroga la norma giuridica che impone un messale come VIGENTE ossia obbligatorio e da usarsi in tutta la chiesa. L'abrogazione è della Bolla Quo Primum, che sanziona l'obbligatorietà del rito tridentino facendolo divenire, con linguaggio motupropriale, "rito ordinario", sebbene sarebbe più giusto dire rito vigente. Lo stesso san Pio V non ha abrogato i messali precedenti, ma ha imposto l'obbligatorietà ad usare il suo, rendendo l'uso di altri testi (con alcune deroghe) come illecito, non invalido.

Paolo VI non abroga il rito tridentino, ma abroga la vigenza del suo messale. E' da cialtroni affermare che si possa abrogare una messa. Si abroga una legge, non un sacramento. E la legge che viene ad essere abrogata dalla legge successiva è la legge che impone il messale tridentino come obbligatorio. Paolo VI impone il suo messale come obbligatorio, e esplicitamente sancisce che perdono efficacia le costituzioni dei predecessori (tra cui rientra anche Quo Primum).

Affermare che non viene nominata esplicitamente è un po' sciocco, dato che tutta la costituzione Missale Romanum cita la bolla e il rito di San Pio V, dicendo che il nuovo messale lo sostituisce. Ma la conclusione è chiarissima, tutto è abrogato.

(segue)

Anonimo ha detto...

.. segue

Si può solo dire che il messale nuovo sia cattivo, spiegare teologicamente i motivi di questa non bontà, e alla luce di questo, appurato uno stato di crisi e di necessità, interpretare la legge secondo epikeia e prudenzialmente scegliere la celebrazione con il rito tridentino, consapevoli però che viene violata la lettera di una norma (di Paolo VI), per adempiere in spirito al principio superiore del culto divino. Se non si dice questo, si è in grave errore.

Il cavillo del numquam abrogatum è solo una scusa. Il giorno in cui Benedetto o chi per lui abrogherà tutto, per fare il messale ibrido, e citerà esplicitamente tutti i documenti, voi cosa farete, diventerete modernisti, dato che tutta la vostra acribia tradizionale si poggia su un traballante cavillo che fa tenere il piede in due scarpe?

E diciamolo chiaramente: Lefebvre, l'associazione UNA VOCE e altri, negli anni 70 si battevano per affermare che il vecchio rito non era stato abrogato. MA questo va capito nel contesto di quegli anni! Era la soluzione più soft, per giustificare senza cadere apertamente nello scisma (perché di questo si tratta, se si rifiuta di obbedire ad una legge del papa!), l'esistenza stessa di quella anomalia cattolica che era il mondo tradizionalista. Il tradizionalismo è una ribellione a Paolo VI, alla sua teologia, alla sua messa, alle sue riforme dei seminari, al nuovo corso di chiesa che ha messo in piedi! Ma Paolo VI era papa, e quindi o si cadeva nel sedevacantismo, o si diventava scismatici, oppure si cercava una soluzione prudenziale e tamponatrice, per cercare di fare le cose come si facevano prima, senza FORMALMENTE disobbedire. La questione del numquam abrogatum appariva all'epoca la cosa migliore da fare, per salvare capra e cavoli, ossia obbedienza gerarchica al papa per restare cattolici, e obbedienza alla tradizione, per restare cattolici!

Affermare che disobbedire era il modo per obbedire, non era ancora la strategia più ovvia, perchè prima si tentarono le vie diplomatiche e accomodatizie. UNA VOCE rimase poi su posizioni più prudenti, Lefebvre ad un certo punto abbandonò l'iniziale (ma giustificabilissima e comprensibile) posizione, per parlare apertamente di EPIKEIA. Le consacrazioni episcopali furono appunto fatte secondo questo principio (che è stabilito anch'esso dal diritto canonico).

Ma oggi, parlare ancora di rito mai abrogato giuridicamente, è solo una sciocchezza, una paraculata come si dice a Roma. Di cui il papa si serve per fingere di non avere restaurato niente e quindi di non essere reazionario, e i tradizionalisti timorosi di essere "scismatici" a causa dell'amore per i pizzi si servono, per fingere obbedienza al papa e alla legge.

Ripeto, voglio vedervi tutti quando domani verrà abrogato per bene il rito, per fare la riforma della riforma, cosa direte!

Anonimo ha detto...

l'istruzione Universae Ecclesiae:

4. Il Sommo Pontefice ricorda inoltre i Pontefici Romani che, in modo particolare, si sono impegnati in questo compito, specificamente San Gregorio Magno e San Pio V. Il Papa sottolinea altresì che, tra i sacri libri liturgici, particolare risalto nella storia ha avuto il Missale Romanum, che ha ricevuto nuovi aggiornamenti lungo il corso dei tempi fino al Beato Papa Giovanni XXIII. Successivamente, in seguito alla riforma liturgica posteriore al Concilio Vaticano II, Papa Paolo VI nel 1970 approvò per la Chiesa di rito latino un nuovo Messale, poi tradotto in diverse lingue. Papa Giovanni Paolo II nell’anno 2000 ne promulgò una terza edizione.

Se ne deduce che esistono due Messali, diversi l'uno dall'altro, ma contemporaneamente vigenti...

Forma e sostanza ha detto...

La proibizione di S. Pio V riguarda la sostanza: il deposito della fede nemmeno un Pontefice può modificare.

DANTE PASTORELLI ha detto...

Epoi, domanda somma: Chi interpreta le leggi del Papa?
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Ma non è il Papa che ha interpretato, sulla scorta d'un'attenta analisi di una autorevolissima commissione cardinalizia del 1986, di cui egli stesso fece parte, il complesso intreccio che avvolge la presunta abrogazione della vigenza del rito antico?
Ci si dice sempre che si deve obbedire al Papa regnante.
Noi abbiamo obbedito, obtorto collo a Paolo VI che ci ha tolto il Messale di S. Pio V, ma abbiamo chiesto ed ottenuto dal Papa allora regnante l'indulto sino dal 1985.
Ora dobbiamo disobbedire al Papa regnante per obbedire a Paolo VI?
Mah, dov'è finita la logica?
I canonisiti son divisi, lo sappiamo bene, ma il Papa si è schierato. Dichiarino che il Papa è incorso in un gravissimo errore e che la sua decisione è nulla.
E poi? chi darà retta a questi canonisti?

Dante Pastorelli ha detto...

Scrive AUGE':
"Ma oggi, parlare ancora di rito mai abrogato giuridicamente, è solo una scocchezza, una paraculata come si dice a Roma. Di cui il papa si serve per fingere di non avere restaurato niente e quindi di non essere reazionario, e i tradizionalisti timorosi di essere "scismatici" a causa dell'amore per i pizzi si servono, per fingere obbedienza al papa e alla legge."
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Questo prete sarà liturgista e canonista, ma il suo linguaggio è da angiporto e da ragazzi di vita di pasoliniana memoria, e merita la massima deplorazione.
Ad inappellabile giudizio di Augè il Papa tedesco a Roma ha imparato le paraculate, termine e comportamenti.
Il profondo disprezzo con cui parla delle decisioni pontificie non sfugge al lettore più distratto. Un Papa che finge questo e quello per pararsi il culo.
Per lui disobbedire a Paolo VI e continuare a celebrar col rito di S. Pio V comportava lo scisma, per cui Il primo Lefebvre e Una Voce ricorrevano alla prudenza dei cavilli giuridici; disobbedire ed anzi attaccar in modo spregevole come fa lui con Benedetto XVI che, nel pieno delle sue prerogative di supremo liturgo e Vicario di Cristo, quel rito ha reintegrato a pieno diritto dichiarando ch'era rimasto sempre in vigore, non è scisma? E' un dogma da lui Augè proclamato?
E lasciamo da parte i famosi pizzi che sarebbero un motivo della nostra scelta liturgica e della nostra obbedienza: è una cretinata miserabile all'ennesima potenza che la dice lunga sulla credibilità di Augè.

In questi ultimi tempi i modernisti sembran sentir il brucior del fuoco alla coda e rizzan la testa come serpenti a sonagli.

Quanto all'eventuale futuro Messale frutto della riforma della riforma la valutazione non può esser preventiva. Chi vivrà vedrà e giudicherà. Auguro ad Augè d'esser allora ancora in vita per deliziarci coi suoi commenti.

Luisa ha detto...

Non so chi sia Castellari ma so che scrivendo:

"Ma oggi, parlare ancora di rito mai abrogato giuridicamente, è solo una sciocchezza, una paraculata come si dice a Roma. Di cui il papa si serve per fingere di non avere restaurato niente e quindi di non essere reazionario,"

sta dicendo che Benedetto XVI è uno sciocco, un paraculo, un bugiardo, un ipocrita e anche vile.

Ricordo che il Papa ha scritto nel SUMMORUM PONTIFICUM che è una legge universale per la Chiesa:

Art. 1.
"Il Messale Romano promulgato da Paolo VI e' la espressione ordinaria della ''lex orandi'' (''legge della preghiera'') della Chiesa cattolica di rito latino. Tuttavia il Messale Romano promulgato da S. Pio V e nuovamente edito dal B. Giovanni XXIII deve venir considerato come espressione straordinaria della stessa ''lex orandi'' e deve essere tenuto nel debito onore per il suo uso venerabile e antico. Queste due espressioni della ''lex orandi'' della Chiesa non porteranno in alcun modo a una divisione nella ''lex credendi'' (''legge della fede'') della Chiesa; sono infatti due usi dell'unico rito romano.
Percio' e' lecito celebrare il Sacrificio della Messa secondo l'edizione tipica del Messale Romano promulgato dal B. Giovanni XXIII nel 1962
e mai abrogato, come forma straordinaria della Liturgia della Chiesa.

Anonimo ha detto...

Questo prete sarà liturgista e canonista, ma il suo linguaggio è da angiporto e da ragazzi di vita di pasoliniana memoria, e merita la massima deplorazione.

Per amore di precisione non è Augé che parla, ma riporta il commento di un certo Castellari, che mi ricorda qualcuno, su MiL.

Certo che quel che dici gli si attaglia, se lo fa suo, dato che lo riporta senza commenti in contrario.

Dante Pastorelli ha detto...

Anonimo ha detto...
"mai abrogato" è dunque il Messale del 1962.
E i precedenti (quello del '52, ad esempio)?
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Il Messale del '62, essendo l'ultima edizione tipica di quello di S. Pio V - nonostante le non felici innovazioni - non dà vita ad un rito formalmente diverso.
Pertanto si deve dedurre che il messale del '52 e precedenti non sono più in vigore.
Ma non è detto che un fiume non pervenga alla sua naturale foce.
Cominciamo a toglier frigoriferi, tavolini, cucine ecc. che ostruiscono il fluir delle acque e fan tracimare il fiume.

Dante Pastorelli ha detto...

Chiedo scusa ad Augè, com'è doveroso, per avergli attribuito uno scritto non suo, e, di conseguenza, tutto quel che ho detto nei suoi riguardi dev'esser riferito a tal Castellari.
Resta comunque la grave responsabilità di Augé per la proposizione di un intervento tanto velenoso nei riguardi di Benedetto XVI.

Dante Pastorelli ha detto...

Scrive il Papa Benedetto XVI:
"Percio' e' lecito celebrare il Sacrificio della Messa secondo l'edizione tipica del MESSALE Romano promulgato dal B. Giovanni XXIII nel 1962 E MAI ABROGATO, come forma straordinaria della Liturgia della Chiesa."

Scrive l'ineffabile Castellari ospitato nella HOME da AUGE':
"Ovviamente non si sta parlando di abrogare un "MESSALE", perché è una IDIOZIA."
Le maiuscole son mie: volevo sottolineare la supponenza e la volgarità del personaggio.

Peter M ha detto...

Personalmente ho sempre pensato alla terminologia del Summorum come a un escamotage necessario per evitare di parlare di biritualismo.
Poi, il discorso dell'abrogazione è più complesso. Sì possono abrogare le preghiere? Mi sono spesso chiesto come si possa proibire a un sacerdote a recitare una preghiera, ad es. per benedire l'incenso - con quale diritto? Ma a ciò ci costringe il legalismo.
Si riconosce sempre una persona cara: ogni tratto somatico, ogni espressione o gesto ce la fa conoscere e ce la rende cara. Persino profumi o suoni ci possono parlare di lei, oppure vecchie fotografie ... Ma per chi lavora effettuando autopsie, il cadavere non evoca memorie o conoscenza: un arto, un fegato, i sintomi di qualche patologia.
Gli eminenti studiosi che prima studiarono approfonditamente i testi della Messa, per poi proporre cosa tagliare, cosa aggiungere, cosa riproporre in modo diverso, potevano amare la Messa? Non avevano forse già smesso di celebrarla come "preghiera che ci precede", da conoscere, amare, curare? Io credo di sì.
E ora discutiamo sulla liceità dell'abrogazione o sulla regolamentazione dell'uso dei due Messali. E questo è un giuridicismo quasi offensivo.
Si smise di pregare la Messa già da molto tempo, poi, gli studiosi ce la tolsero. Forse la gerarchia voleva veramente aiutare a riscoprire la preghiera, ma scelse il metodo di introdurre una nuova Messa - affidata ad anatomi patologo-liturgici - con i risultati che già conosciamo.
E mi ripeto: prima che giuridico, parliamo di un problema spirituale che come tale andrebbe affrontato.

Peter M ha detto...

PS Intendevo dire che il discorso del biritualismo avrebbe potuto rendere giuridicamente più difficile il diritto di ogni sacerdote di Rito Romano di celebrare secondo i due Messali; per dare a tutti il diritto di celebrare i due riti, toccava parlare di "forme".

Domenicano ha detto...

con lo stesso criterio del "mai abrogato" mi aspetto di veder risorgere il rito patriarchino.

Dante Pastorelli ha detto...

PETER ha in parte ragione. Una legge della Chiesa dovrebbe aver come obiettivo la salus animarum.
Ma le leggi della Chiesa formano un corpo giuridico che quella salus deve garantire. Quindi questo corpo giuridico non può esser tralasciato.
Poiché i novatori afferman che giuridicamente è stato abrogato il Messale di S. Pio V (o la sua vigenza come la pignoleria di qualcuno che che dà dell'idiota al Papa suggerisce dall'alto del suo aereo trono) giuridicamente la Chiesa risponde, e giuridicamente i canonisti pro e contra giuridicamente discutono.
Benedetto XVInel Summorum Pontificum e nella Lettera ai Vescovi non fa solo un discorso giuridico, ma altamente spirituale giacché riconosce la profondità, la perfetta espressione della dottrina cattolica, la veneranda santità e l'opera santificatrice del rito antico alla luce del quale deve riformarsi anche il NO.
Tutto quel che fu sacro per la Chiesa ieri è sacro anche oggi.

joseph ha detto...

E perché non tanti altri riti?
A me sembra che ancora non si sia ben compresa la lezione di Pio XII sull'insano archeologismo. Cerchiamo di non dare man forte alle sette di vario genere che corrodono la Chiesa.