Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 12 dicembre 2015

Un papa può cambiare la dottrina? È tempo di fare chiarezza sull’infallibilità del pontefice

Il testo che segue è la seconda delle tre parti di un saggio approfondito sulla “fallibilità papale” di Edward Feser pubblicato da LifeSiteNews. Vedi anche la prima parte:Gli errori papali del passato dimostrano quanto sia ridicola la propaganda mediatica in favore del papa”[qui]; è in corso la traduzione della terza:Quando il papa sbaglia: la distinzione dei gradi dell’autorità papale”.

Un papa può cambiare la dottrina? 
È tempo di fare chiarezza sull’infallibilità del pontefice

4 dicembre 2015 (EdwardFeser) – La dottrina cattolica sull’autorità degli insegnamenti del papa è assai chiara, eppure molte persone ne danno una cattiva interpretazione. Un mio amico non cattolico mi ha chiesto recentemente se il papa potrebbe in teoria stravolgere l’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità. Mi ha detto: “Potrebbe semplicemente fare una dichiarazione ex cathedra a questo scopo, no?”. Ebbene no, non potrebbe farlo. Non funziona affatto così. Alcuni pensano che secondo la dottrina cattolica un papa sia infallibile non solo quando pronuncia dichiarazioni ex cathedra, ma in tutto quanto fa e dice. Non è affatto vero. La dottrina cattolica ammette che i papi possano in certi casi commettere gravi errori, persino in campo dottrinale.

Molti cattolici lo sanno, ma interpretano la nozione dell’autorità papale in modi erronei. Alcuni pensano che un cattolico sia obbligato ad accettare l’insegnamento di un papa solo quando tale insegnamento viene da lui pronunciato ex cathedra. Nemmeno questo è vero. L’errore opposto a questo punto di vista ‘minimalista’ è quello di chi pensa che i cattolici debbano essere d’accordo con molte cose che il papa pronuncia non ex cathedra, o che i cattolici debbano aderire più o meno a ogni decisione o insegnamento di un papa in materia di teologia, filosofia, politica, etc. anche quando non li pronunci ex cathedra. Nemmeno questo è vero. Contrariamente a quanto sostiene questo punto di vista ‘massimalista’, vi sono molte cose a cui un cattolico deve prestare esclusivamente una considerazione rispettosa, ma con cui non deve necessariamente essere d’accordo. Come sempre, la dottrina cattolica è equilibrata, un punto intermedio tra due estremi – in questo caso, tra uno minimalista e uno massimalista. Ma presenta anche varie sfumature, e pertanto è necessario fare alcune distinzioni troppo spesso ignorate per comprenderla bene.

Mettiamo innanzitutto in chiaro cosa si intende per ‘infallibilità’. Il Concilio Vaticano I ha insegnato che:
Quando il Romano Pontefice parla ex cathedra, ossia quando – nell’esercizio del suo officio di pastore e maestro di tutti i cristiani, in virtù della sua autorità apostolica suprema – definisce una dottrina relativa alla fede o alla morale che deve essere osservata da tutta la Chiesa, egli possiede – in virtù dell’ausilio divino a lui promesso nella figura di San Pietro – quell’infallibilità che il Divino Redentore si è degnato di concedere alla Sua Chiesa nel definire le dottrine relative alla fede e alla morale. Pertanto, le definizioni emanate ex cathedra dal Romano Pontefice sono in se stesse – e non in virtù del consenso della Chiesa – immutabili.
Il Concilio descrive qui l’esercizio da parte del papa di quello che è chiamato il suo “Magistero straordinario”, opposto al suo “Magistero ordinario”, ossia alla sua attività di insegnamento quotidiana in forma di omelie, encicliche, etc. Questo passo identifica varie condizioni per l’esercizio del Magistero straordinario: in primo luogo il papa deve appellarsi alla sua autorità suprema di maestro in quanto successore di Pietro, l’esercizio della quale è ben diverso dai momenti in cui egli parla esclusivamente come un teologo privato, quando fa dei discorsi a braccio, etc. L’esercizio del Magistero straordinario dovrebbe quindi implicare normalmente una dichiarazione solenne e formale. In secondo luogo, occorre che il papa stia definendo una dottrina concernente la fede o la morale. Il Magistero straordinario non ha quindi a che vedere né con questioni scientifiche – come per esempio quanti elementi ci siano nella tavola periodica –, né con questioni politiche – come per esempio stabilire se certi elementi di una legislazione proposta siano da considerare validi –, o altre cose del genere. In terzo luogo, occorre che il pontefice stia ‘definendo’ una dottrina che sia un insegnamento ufficiale vincolante per tutta la Chiesa. Il Magistero straordinario non ha a che vedere con gli insegnamenti relativi a circostanze locali o contingenti.

Ma vi è anche un’ulteriore condizione cruciale per le dichiarazioni ex cathedra. Il Concilio Vaticano I lo ha sottolineato in un passo che segue di vari paragrafi quello citato sopra:
Poiché lo Spirito Santo è stato promesso ai successori di Pietro non affinché essi possano rendere nota – tramite la Sua rivelazione – alcuna nuova dottrina, ma affinché con la Sua guida essi possano conservare religiosamente ed esporre fedelmente la rivelazione o il deposito della fede tramandato dagli apostoli.
L’insegnamento papale, quindi, ivi compreso l’esercizio del Magistero straordinario, non può contraddire la Scrittura, la Tradizione o anteriori insegnamenti papali vincolanti, e non può nemmeno introdurre novità. I papi hanno solo l’autorità di preservare e interpretare ciò che hanno ricevuto. Possono dedurre le implicazioni di insegnamenti precedenti o chiarirli nel caso in cui siano ambigui; possono rendere formalmente vincolante quanto veniva insegnato in modo informale. Ma non possono cambiare insegnamenti anteriori e non possono creare nuove dottrine dal nulla. Il Concilio Vaticano II si è mantenuto sulla stessa linea quando ha insegnato, nella Dei Verbum, che la Chiesa non può insegnare nulla che sia contrario alla Scrittura:
L’ufficio vivo dell’insegnamento da parte della Chiesa […] non è al di sopra della parola di Dio, bensì la serve, insegnando solo quanto le è stato tramandato, ascoltandola devotamente, conservandola scrupolosamente e spiegandola fedelmente […].
Papa Benedetto XVI ha chiarito questo punto come segue, in un’omelia del 7 maggio 2005:
Il papa non è un monarca assoluto i cui pensieri e desideri sono legge. Al contrario: il ministero del papa è la garanzia dell’obbedienza a Cristo e alla sua Parola. Il papa non può proclamare le proprie idee, bensì deve vincolare costantemente se stesso e la Chiesa all’obbedienza alla Parola di Dio, combattendo ogni tentativo di adattarla o annacquarla e ogni forma di opportunismo […].
Il papa sa di essere legato alla grande comunità della fede di tutti tempi e alle interpretazioni vincolanti che si sono sviluppate durante il pellegrinaggio della Chiesa in questo mondo quando deve prendere importanti decisioni. Il suo potere, pertanto, non è al di sopra ma al servizio della Parola di Dio. Incombe su di lui il dovere di assicurare che questa Parola continui ad essere presente in tutta la Sua grandezza e a risuonare in tutta la Sua purezza, senza essere fatta a brandelli da continui cambiamenti d’uso.
Nonostante il papa non sia sempre infallibile quando esercita il suo Magistero ordinario, lo può essere in alcune circostanze: in particolare, è infallibile quando riafferma qualcosa che faceva già precedentemente parte dell’infallibile insegnamento della Chiesa basato sulla Scrittura e sulla Tradizione. Per esempio, nella Ordinatio Sacerdotalis, Papa San Giovanni Paolo II ha riaffermato l’insegnamento tradizionale della Chiesa per confermare che la Chiesa non è autorizzata a ordinare le donne al sacerdozio, e la Congregazione per la Dottrina della Fede ha in séguito confermato che questo insegnamento deve essere considerato infallibile. La ragione di ciò non consiste nel fatto che il documento papale in questione sia un esercizio del Magistero straordinario, bensì piuttosto nel fatto che quest’insegnamento sia parte della dottrina costante e universale della Chiesa.

Ora, ciò che rende l’insegnamento costante e universale della Chiesa infallibile è in se stesso un tema importante che va tuttavia al di là dello scopo di questo saggio, che si concentra specificamente sull’autorità degli insegnamenti del papa. Basti mettere in evidenza, per quel che qui ci interessa, che gli atti di esercizio del Magistero ordinario sono infallibili quando non fanno altro che riaffermare l’insegnamento costante e universale della Chiesa, esattamente perché non implicano né lo stravolgimento di un insegnamento del passato né l’aggiunta di qualche novità.

L’infallibilità papale, quindi, non è una sorta di potere magico per mezzo del quale il papa può trasformare tutti gli elementi antichi che vuole in verità nuove che tutti sono costretti ad accettare, bensì un’estensione dell’infallibilità del preesistente corpo di dottrine la cui salvaguardia è proprio il cómpito del papa, un cómpito che deve essere realizzato sempre in continuità con quello stesso corpo di dottrine. Ovviamente, quindi, il papa non parlerebbe in modo infallibile se insegnasse qualcosa che non fosse fondato sulla Scrittura, sulla Tradizione o sul precedente insegnamento magisteriale, o che contraddicesse queste fonti di dottrina. Senza queste basi, potrebbe sbagliarsi, e se contraddicesse queste fonti di dottrina, sarebbe sicuramente nell’errore.

È tuttavia un fatto molto raro che un papa – anche quando stia esercitando solamente il suo Magistero ordinario – affermi qualcosa che sia manifestamente una novità assoluta o che sia in conflitto con la dottrina già esistente. I papi sanno che il loro cómpito è quello di preservare e applicare la dottrina cattolica, pertanto quando non stanno affermando qualcosa che non sia una semplice riaffermazione della dottrina preesistente, stanno di solito cercando di dedurre le implicazioni di una dottrina già esistente, di eliminarne ambiguità d’interpretazione, di applicarla a nuove circostanze, e così via. Se si trovano delle inesattezze in tali dichiarazioni, quindi, sarà necessario essere sottili ed esercitare la ragione con cura per identificarle e correggerle. Nella dottrina cattolica esiste pertanto un presupposto (del quale si può tuttavia non tener conto) a favore di quello che il papa afferma persino nel suo Magistero ordinario, che non è infallibile. La posizione predefinita di un cattolico dev’essere quindi quella di aderire a tali insegnamenti non infallibili, almeno quando tali insegnamenti concernono principi della fede e della morale e non l’applicazione dei principi a circostanze contingenti concrete in cui i giudizi relativi a tali circostanze siano per la loro stessa natura al di là della competenza specifica del papa.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Conclusione della conferenza di Parigi, sponsorizzata dal papa ecologista. Ma nessuno dei media papolatri ricorda che nel Magistero non rientrano le questioni scientifiche o politiche:

E alla fine il messaggio che passa, dopo questa settimana di fitti negoziati, è semplice e brutale al tempo stesso: alcuni paesi saranno pagati per rinunciare alla loro industrializzazione e resteranno dipendenti del mondo industrializzato. Pagheremo i poveri, perché restino poveri. Altre nazioni, in forza del loro peso politico ormai acquisito, non rinunceranno affatto al loro livello di inquinamento (o potranno pensarci con più calma) e in compenso percepiranno ugualmente i fondi del mondo industrializzato. La prospettiva per quest’ultimo, invece, sarà quella di rinunciare alla crescita e pagare per gli altri. Nel nome del clima.
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-cop21-pagarei-poveri-perche-restino-poveri-14662.htm

irina ha detto...

Stesso tipo di pensiero applicato per produrre frutti senza seme, tra poco lo si applicherà anche alla riproduzione umana(in questo senso con sentimento si sta lavorando),ed ora paesi lasciati sterili, pagati per questo quindi corrotti, diventando anch'essi così merce. Tutto in linea. Bravi. Non fa una piega.
Qui è satana al lavoro.

Sancte Michael Archangele,defende nos in proelio, contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium.Imperet illi Deus, supplices deprecamur: tuque, Princeps militiae caelestis, satanam aliosque spiritus malignos,qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo, divina virtute in infernum detrude. Amen.

RAOUL DE GERRX ha detto...

Oui, un pape peut tout changer, c'est du moins ce qu'on affirme aujourd'hui, comme le démontre Francesca de Villasmundo à propos de la nouvelle doctrine concernant, notamment, le perfide judaïsme. Voyez ici :

http://www.egaliteetreconciliation.fr/50-ans-de-Nostra-AEtate-un-grand-pas-vers-une-religion-mondiale-36631.html

Et si vous croyez, avec toute la Tradition, qu'il n'en est rien, vous aurez droit à toutes les épithètes dont Bergoglio le Miséricordieux, le Sage, etc. gratifie quotidiennement et charitablement ceux qui ne pensent pas comme lui…



Luisa ha detto...

Segnalo:

http://www.riscossacristiana.it/fuori-moda-la-posta-di-alessandro-gnocchi-101215/

E il l video di un sacerdote coraggioso:

https://www.youtube.com/watch?v=XPdQnHZkHAs&feature=youtu.be

Silente ha detto...

Che le convinzioni espresse da Bergoglio nella Laudato Si' non siano espressione di magistero straordinario (e forse neanche ordinario), nulla quaestio. Ma sono anche indimostrate da un punto di vista scientifico. Infatti: a) non esiste alcuna prova consolidata e di "lungo periodo" che sia in atto un "riscaldamento globale" e b) non esiste alcuna evidenza né consenso della comunità scientifica riguardo alla "origine antropica" del presunto "riscaldamento globale".
Intendiamoci: i cambiamenti climatici, nella storia della Terra, ci sono sempre stati. Tra l'800 e il 1300 vi fu un "riscaldamento globale" (che significativamente i climatologi definiscono "optimum climatico") che favorì il progresso delle culture, un maggior benessere e la civiltà europea. La vite si coltivava anche in Inghilterra e in Irlanda, la Groenlandia derivava il suo nome da "terra verde" e si ampliarono le aree coltivabili. Carestie e fame si ridussero.
Contro la teoria del "riscaldamento climatico" e la sua presunta "origine umana" (ma i suoi sostenitori hanno già modificato la definizione in un più anodino "cambiamento climatico") si schierano sempre più spesso scienziati e associazioni scientifiche. Basti pensare a Bjorn Lomborg, già fanatico ambientalista, che ora si definisce "ambientalista scettico". O al professor Franco Battaglia, che da anni, con pubblicazioni scientifiche e i suoi documentati articoli su Il Giornale, sostiene che il "riscaldamento globale" è un'enorme bufala. La Società Italiana di Fisica ha recentemente negato la sua firma a un documento di supporto rivolto alla Conferenza di Parigi. Franco Prodi, uno dei più stimati fisici dell'atmosfera, ha più volte ricordato l'importanza primaria del Sole sui cambiamenti climatici. E si potrebbe continuare per pagine e pagine: il professor Antonino Zichichi, il meteorologo Luigi Mariani dell'Università di Milano, i 700 scienziati mondiali che tempo or sono hanno sottoscritto un documento contro le falsità sul clima.
Un dato di fatto è che non esiste più libertà di parola sull'argomento. Chi si oppone al dogma del "riscaldamento globale" viene ostracizzato e ridotto al silenzio. Ultimo caso: il capo del servizio meteorologico di France2, Philippe Verdier, ha osato scrivere, in un suo saggio, parole di critica all'idea dominante riguardo ai cambiamenti climatici. E' stato licenziato dall'emittente.
Altro dato di fatto, la maggioranza dei sostenitori e dei "comunicatori" della teoria del "riscaldamento globale" sono politici ed economisti. Non scienziati. Gli ambienti mondialisti si stanno addirittura inventando la figura (totalmente inesistente) del "profugo climatico" per favorire l'invasione.

Allora perché questo accanimento nel sostenere una teoria fasulla e indimostrata?. Perché questo gioca a favore dell'inedita (ma non stravagante) alleanza mondialista-ecologista, fautrice di un neo-malthusianesimo e di una miserabile (nel senso anche di portatrice di miseria) "decrescita felice". Per costoro, l'uomo è un parassita della Madre Terra, la cui presenza va contenuta e limitata anche attraverso un dittatoriale governo mondiale e la diffusione di aborto, eutanasia, "matrimonio" omosessuale.
Eh sì, come al solito, a monte di tutto c'è sempre una spiegazione teologica (o quanto meno di teologia della storia): l'eterno odio gnostico e neo-gnostico per la più sublime Creatura terrena di Dio: l'uomo.

Anonimo ha detto...

Ci sono 3 dogmi che non si possono discutere
1 teoria darwiniana
2 teoria algoriana
3 27 gennaio data del ricordo obbligatoriamente imposta.
P.S.www.tunbridgewells-ordinariate.com. The year of the Mercy in Lego. no comment.











Anonimo ha detto...

http://mariaportamivia.altervista.org/che-cosa-e-la-fsspx-e-la-fsspx-cattolica/

Anonimo ha detto...

Ma veramente, che cosa sta succedendo? Certe volte, lo confesso, ho un po’ paura.

Sentire il papa, dico il papa!, sostenere colla maggior tranquillità del mondo che la transustanziazione è questione d’ “interpretazioni”, e che “la vita è più grande delle interpretazioni” (e il concilio di Trento? e la “Mysterium fidei”?); o far intendere, nel suo italiano approssimativo e colla sua dialettica confusionaria, che il problema vero non è la contraccezione (sennò saremmo farisei!) ma la povertà e l’ingiustizia sociale (sottinteso ma non tanto: se dunque servono a risolvere il problema demografico, ben vengano i contraccettivi; e l’ “intrinsece malum”? e la “Casti connubii”? e l’ “Humanae vitae”?): tutto questo e non solo questo comincia a esser veramente molto grave.

Fino a quando ci punirà il Signore?

Maso