Il papa san Giovanni Paolo II nel 1979 istituì una commissione pontificia per lo studio della controversia tolemaico galileiana, cioè il caso Galilei, a capo della quale pose prima il card. Garrone e poi il card. Poupard. La commissione giunse, in estrema sintesi, alla conclusione che Galileo non era riuscito (bontà loro) a dimostrare scientificamente la doppia rotazione della terra, e che gli avversari di Galileo (quali?) non avevano scoperto alcuna confutazione convincente dell’astronomia copernicana. San G.P. II giunge ad affermare non solo che la Chiesa aveva sbagliato a condannare Galilei, ma anche che l’autentica dottrina della Chiesa è sempre pienamente compatibile colla scienza moderna. Così il card. Ratzinger sostiene l’intrinseca razionalità della fede e la sua piena compatibilità colla scienza moderna (cf. Ratzinger, 1992).
A porre quasi un’aureola sul capo di Galileo Galilei, martire del libero pensiero ed indomito accusatore della chiesa cattolica retriva, repressiva e controriformista, il 15 febbraio 2009, sotto il regno di S.S. Benedetto XVI, viene celebrata, da mgr. Franco Ravasi, all’epoca presidente del Pontificio consiglio della cultura, nella chiesa di Santa Maria degli Angeli e dei Santi in Roma, una messa solenne in onore di Galileo Galilei. In quell’occasione viene letto un messaggio del card. Segretario di Stato mgr. Tarcisio Bertone che dice, tra le altre cose, «Galileo è stato chiamato a ragione “divin uomo”, perché ha saputo leggere e studiare la scienza attraverso gli occhi della fede». Sembra quasi una canonizzazione, sed non coram Sanctissimo, cioè il papa. Mgr. Sergio Pagano, attualmente prefetto dell’Archivio segreto vaticano, pubblica prima nel 1983 e poi nel 2009 I documenti vaticani del processo di Galileo Galilei (1611-1741). Ai documenti il Pagano premette un’introduzione, molto dotta ed erudita, che, sostanzialmente, ripete quanto già sostenuto da preti, vescovi cattolici, scienziati, filosofi, teologi, massoni e illuministi, dal processo e condanna di Galileo Galilei, a proposto del caso Galilei. (Vedi la biografia di Galilei scritta dal grande storico della scienza Ludovico Geymonat). Infatti, secondo mgr. Pagano, Galilei è stato condannato nel 1633 dalla Chiesa cattolica, cioè da papa Urbano VIII, al secolo Maffeo Barberini, fiorentino, grande amico e protettore di Galilei prima e dopo la sua elezione al soglio di Pietro, prima, durante (soprattutto) ed anche dopo il processo del 1633, perché colpevole di aver «disubbidito al precetto di Bellarmino del 1616 (che lo stesso costituto [Galilei] era in grado di produrre in originale e in copia), di aver difeso in scritto e sostenuto teoricamente le tesi copernicane contro il senso e la lettera di tale precetto» e perciò «fu ritenuto “vehemente sospetto d’heresia”» (Pagano, p. CXCVI).
Il Pagano continua con una commovente ed icastica descrizione del Galileo martire della scienza, vittima delle subdole macchinazioni del papa Urbano VIII e dei Gesuiti del collegio romano: «E fu deciso […] che l’anziano scienziato fosse costretto al “carcere formale” (una specie di arresto domiciliare) [mai nelle carceri del sant’Uffizio, ma prima a Villa Medici, la sede a Roma dell’ambasciatore di Firenze, e poi nella villa di proprietà di Galileo, chiamata Il Gioiello, ad Arcetri, presso Firenze] ad esclusivo giudizio del Sant’Officio, e che dovesse recitare per tre anni, una volta la settimana, i sette salmi penitenziali, riservandosi il tribunale di moderare o mutare nell’avvenire queste Penitenze […] Lasciamo a questo punto la vicenda umana di Galileo, terminato il processo, mentre bruciavano nella sua carne le piaghe lasciate dalla lunga ostilità nei suoi confronti, dai cupi sospetti d’essere stato vicino all’eresia, dalle ingiuste accuse dei suoi “nemici” che lo volevano ribelle alla Chiesa, mentre egli volle sempre vivere da cattolico. E da cattolico [da martire???] moriva, “dopo due mesi di malattia che a poco a poco gli consumava gli spiriti”, nella notte fra l’8 e il 9 gennaio 1642 (Pagano, CCII-CCIII). Questa non sembra un’interpretazione storica, ma un’opera di apologetica, cioè di difesa dello scienziato moderno Galilei.
In effetti la principale colpa di Galileo, secondo la comune vulgata, riconfermata dal Pagano, vescovo di curia e quindi prono al modernismo della curia romana, incline al compromesso colla triste mentalità del mondo ad ogni costo, anche alla menzogna, pur di mantenere la poltrona, sarebbe l’eresia copernicana. Ma, come riconosce lo stesso Pagano, Galilei non si può considerare eretico per aver aderito al copernicanesimo, perché questa concezione astronomica non era stata mai considerata, nemmeno condannata, dalle istituzioni ufficiali della Chiesa Cattolica come eresia, nemmeno dal sant’Uffizio. Infatti il sant’Uffizio, in seguito a due denunce fatte da due domenicani di Firenze contro Galilei per sospetta adesione al copernicanesimo, considerato eresia da questi due domenicani, dà mandato a qualificatori teologi di esaminare la questione: «il Sant’Officio sottopose al parere dei suoi qualificatori teologi due proposizioni che erano come il riassunto della vexata quaestio copernicana: 1. Che il sole sii centro del mondo, et per consequenza immobile di moto locale. 2. Che la terra non è centro del mondo né immobile, ma si muove secondo sé tutta, etiam di moto diurno» (Pagano, p. LIII). La proposizione 1 (eliocentrismo) viene dichiarata «stolta e assurda in filosofia e formalmente eretica, perché in contraddizione con la Sacra Scrittura e con le comuni interpretazioni dei Padri e dei teologi cattolici.[…]. Quanto alla seconda proposizione (movimento terrestre) tutti la dissero meritevole della medesima censura filosofica, mentre dal punto di vista della verità teologica essa appariva quantomeno erronea» (Pagano, p. LIII). Perciò, se entrambe le proposizioni erano assurde, in base alla fisica di Aristotele, «i censori giudicavano eretica quella relativa all’immobilità del sole, mentre ritenevano erronea quella concernente la mobilità della terra» (Pagano, p. LIV). Perciò, solo l’affermazione che la terra gira attorno al sole, che sta immobile, era ritenuta formalmente eretica. (cfr. Pagano, p. LIV). Secondo il Pagano, ma non per Pietro Redondi (Cfr. Redondi, 2009, p.48, per cui l’ammonizione di Bellarmino del 1616 a Galilei fu una semplice iniziativa personale) il papa Paolo V diede ordine al cardinale Bellarmino, pro prefetto del sant’uffizio, di convocare davanti a sé Galileo e ammonirlo ad abbandonare le dette due proposizioni condannate (cfr. Pagano, p. LV). Questa procedura era anomala rispetto a quella solita del sant’Uffizio, poiché non si procede ad alcun processo.
Questo, forse, per motivazioni politiche, cioè il rispetto del Granduca di Firenze, ma anche, e soprattutto, perché Galilei aveva grandi protettori a Roma, tra cui i domenicani e l’ambiente culturale più spegiudicato. La Congregazione dell’Indice pubblica il 5 marzo un decreto in cui viene proibita ai fedeli cattolici la lettura dell’opera De revolutionibus orbium caelestium di Copernico. Ma nessuna delle opere di Galileo viene messa all’indice e non viene fatto in nessun luogo del decreto il nome di Galileo, il famoso scienziato del granduca di Toscana, grande amico della famiglia Barberini, in particolare del cardinale Maffeo Barberini. (cfr. Pagano, p. LV). Perché, dunque, nel 1633 viene accusato e condannato per aver sostenuto la teoria copernicana? Perché viene accusato di essere fortemente sospetto di eresia per quanto viene detto nel Dialogo sopra i due massimi sistemi (pubblicato a Roma nel 1632), e che aveva avuto l’approvazione di tutte le autorità competenti: del vicegerente di Roma e vescovo di Belcastro in Calabria Antonio Ricciulli, del Maestro dei Sacri Palazzi Niccolò Riccardi, del vicario generale di Firenze Pietro Niccolini, dell’inquisitore fiorentino Clemente Egidi, nonché del revisore granducale Niccolò Dell’Antella (cfr. Pagano, LVII); addirittura il titolo completo era stato concordato da Galilei col papa Urbano VIII. Perché nel 1616 non viene aperto un processo contro di Galilei, ma viene amichevolmente ed informalmente invitato dal Bellarmino a non insegnare più come dottrina certissima e scientifica il copernicanesimo? Che cosa succede tra l’ammonizione, solo verbale, non scritta, del 1616 e la condanna del 1633? C’è la pubblicazione nel 1623 del Saggiatore: «Pietro Redondi nel 1983 pubblicava una anonima denuncia del Saggiatore di Galileo (stampato a Roma nel 1623), subdola e astuta, probabilmente scritta attorno agli anni 1624-1625, intesa a mostrare al Sant’Officio proprio la pericolosità dell’atomismo sostenuto da Galileo in tale opera; atomismo che poteva riuscire di forte ostacolo alla medesima transustanziazione eucaristica» (Pagano, pp. XLV).
Di questa denuncia e della pericolosità dell’atomismo, sempre affermato da Galileo, rispetto alla transustanziazione, dogma fondamentale nella teologia cattolica, stranamente il Pagano non fa più alcun cenno in tutta la sua dotta introduzione. Ne parla, invece, Pietro Redondi, storico della scienza, professore universitario a Milano-Bicocca, dichiaratamente ateo, nel suo libro Galileo eretico. A Galileo era stato vietato di esser copernicano in astronomia, ma non di essere copernicano in fisica (cfr. Redondi 2009, p. 77) il che significa essere atomisti, cioè considerare, come insegnato da Democrito, Epicuro e Lucrezio, che l’intero universo è composto da atomi, cioè l’ultima parte indivisibile della materia. Nel Saggiatore Galilei è dichiaratamente atomista, se ne ha una prova nella sua distinzione fra qualità oggettive e qualità soggettive: «Per tanto io dico che ben sento tirarmi dalla necessità, subito che concepisco una materia o sostanza corporea, a concepire insieme ch’ella è terminata e figurata di questa o di quella figura, ch’ella in relazione ad altre è grande o piccola, ch’ella è in questo o quel luogo[…]; ma ch’ella debba essere bianca o rossa, amara o dolce, sonora o muta, di grato o ingrato odore, non sento farmi forza alla mente di doverla apprendere da cotali condizioni necessariamente accompagnata […]. Per lo che io vo pensando che questi sapori, odori, colori etc., per la parte del suggetto nel quale ci par che riseggano, non sieno altro che puri nomi [sic!], ma che tengano solamente lor residenza bel corpo sensitivo, sì che rimosso l’animale, sieno levate ed annichilate tutte queste qualità» (Galilei, Saggiatore, § 48). Con queste parole Galilei rifiuta la teoria ilemorfica di Aristotele e di san Tommaso d’Aquino, nega che esista una sostanza corporea come sinolo di forma e materia, nega che gli accidenti, ciò che esiste in altro e non in sé, possano esistere realmente, ma solo nel soggetto che li percepisce.
Ma affermando ciò Galilei, rendendosene conto o meno, nega la verità rivelata della transustanziazione, come insegnata dalla Tradizione della Chiesa cattolica, e dogmatizzata dal Concilio di Trento, nella sessione XIII, al canone 2: «Si quis dixerit, in sacrosanto Eucharistiae sacramento remanere substantiam panis et vini una cum corpore et sanguine Domini nostri Jesu Christi, negaveritque mirabilem illam et singularem conversionem totius substantiae panis in corpus et totius substantiae vini in sanguinem, manentibus dumtaxat speciebus panis et vini, quam quidem conversionem catholica Ecclesia aptissime transsubstantiationem appellat: anathema sit» (DS 1652, vedi anche DS 1642, dove si parla ancora di transustanziazione).
Sebbene nella dichiarazione De Eucharistia e nel canone sopra citato non si parli ex professo di accidenti, tuttavia il dogma della transustanziazione, cioè la conversione intera di tutta la sostanza del pane e di tutta la sostanza del vino nel Corpo immolato e nel Sangue versato di Nostro Signore Gesù Cristo, non si può ragionevolmente affermare se non alla luce dell’ilemorfismo. Infatti con l’espressione «manentibus dumtaxat speciebus panis et vini» si intende dire che, se alle parole della consacrazione si ha un mutamento sostanziale, le specie del pane e del vino, odore, sapore, colore, cioè gli accidenti, permangono. Questo è un miracolo, non solo per il cambiamento della sostanza, ma anche perché le specie, o accidenti, del pane e del vino, permangono senza il loro proprio soggetto, cioè il pane ed il vino. Ma tutto ciò cozza con l’atomismo apertamente professato da Galilei nel Saggiatore, secondo il quale il sapore, il colore, l’odore non sono accidenti reali, ma solo soggettivi, in quanto risiedono solamente nel soggetto senziente. In questo modo Galileo, che ne fosse consapevole o meno non importa, nega che nella transustanziazione le specie permangano, cioè che gli accidenti siano indipendenti dal soggetto percipiente. Perciò per Galilei, non si può nemmeno parlare di transustanziazione, ma forse solamente di companazione: dottrina professata dall’eresiarca Martin Lutero: il pane ed il vino esisterebbero insieme (cum) al Corpo ed la Sangue di Cristo.
Di tutto ciò il vescovo della Chiesa cattolica mgr. Pagano sembra non accorgersi, come sembra che non se ne siano accorti, allora come oggi, i domenicani di Roma, ufficiali del sant’uffizio, il maestro del sacro palazzo, padre Riccardi, i cardinali del sant’Uffizio, il papa Urbano VIII. Se ne accorse invece un gesuita del Collegio romano, il padre Orazio Grassi, professore di matematica e architetto della chiesa di san’Ignazio a Roma, presso il Collegio romano. Comunque sia, il prof. Redondi scopre nell’Archivio segreto vaticano, nel 1982, un documento rimasto sconosciuto a tutti gli storici, forse anche al card. Ratzinger, per 25 anni prefetto della Congregazione della dottrina della fede, che, in quanto prefetto, aveva libero accesso all’Archivio segreto vaticano, in sostanza anche al Pagano. Un documento anonimo, autografo, in lingua italiana, inserito nel fascicolo del processo a Galileo del 1633, indirizzato ad un’autorità del sant’Uffizio «quasi certamente al padre Maestro del Sacro Palazzo. Ossia il padre Nicolò Ridolfi» (Redondi 2009, p. 198). Si tratta di una denuncia in cui si sollevano dei dubbi sull’ortodossia del Saggiatore, citandone brani precisi ed anche i documenti dogmatici a sostegno della perplessità sull’ortodossia dell’autore dell’opera, vi si cita, infatti, il canone 2 della XIII sessione del Tridentino, più sopra riportato, e si avanza l’ipotesi, per scrupolo di coscienza, che quanto affermato nel Saggiatore incorra in eresia circa il dogma della transustanziazione.
Redondi identifica l’anonimo denunziante nel padre Orazio Grassi, gesuita (Redondi 2009, pp. 238-239); il Pagano non è d’accordo con questa identificazione, promette di spiegare le sue ragioni, ma non lo fa. «Se gli atomi di Galileo sono sostanziali, come le omeomerie di Anassagora, la dottrina di Galileo non è compatibile con l’esistenza degli accidenti eucaristici sancita dal canone secondo della XIII sessione del Concilio di Trento» (Redondi 2009, p. 204). Perciò si può ragionevolmente presumere che il processo del 1633 sia stato voluto dal papa Urbano VIII per due ragioni. In primo luogo, perché la situazione politica era mutata, in quanto la fazione cattolica che combatteva contro quella protestante bella guerra dei Trent’anni ancora in corso, finirà nel 1648, stava perdendo per l’intervento della Francia e per l’abilità tattica del re di Svezia Gustavo Adolfo. Perciò il cardinale Gaspare Borgia, in un concistoro, resistette in faccia a papa Barberini (da sempre filofrancese) e lo accusò di fare il gioco dei protestanti contro gli asburgo, imperiali e spagnoli, e cattolicissimi.
In secondo luogo, la protezione che Maffeo Barberini aveva dato e continuava a dare al suo amico Galilei, destava fortissime preoccupazioni nelle persone, intellettuali e clero, più attente alla sana dottrina, in quanto era chiaro, ut in pluribus, che l’atomismo professato da Galilei nel Saggiatore incorreva nell’eresia eucaristica. Anche di queste preoccupazioni si fece più volte portavoce il cardinal Borgia, che arrivò ad accusare il papa Urbano VIII di proteggere gli eretici e di essere sospetto egli stesso di eresia. Di fronte a queste accusa, era in bilico la permanenza del papa Barberini sul soglio di Pietro, in quanto già all’epoca, dopo le considerazioni del Gaetano e del Suarez, era convinzione comune dei teologi che un papa nel momento in cui è formalmente eretico ipso facto non è più papa.
Per difender il proprio potere e il suo grande amico, Urbano VIII decide di mostrarsi più duro con l’eretico Galileo, di farlo processare non per la sua vera eresia, cioè quella contro il dogma eucaristico, ma contro quella falsa del copernicanesimo. L’occasione gli viene data dalla pubblicazione nel 1632 del Dialogo sopra i massimi sistemi, ben sapendo, tuttavia, che in quest’opera Galilei non sostiene apertamente né apoditticamente il copernicanesimo: ««io [Galileo per bocca di Salviati] non pretendo né ho preteso da altri quell’assenso ch’io medesimo non presto a questa fantasia [cioè il sistema copernicano], la quale molto agevolmente potrei ammetter per una vanissima chimera e per un solennissimo paradosso» (Dialogo, Milano, Rizzoli, 2014, p. 857). Il processo, una messinscena farsesca e grottesca, va dal 12 aprile al 21 giugno del 1633. Galileo, che ormai aveva compreso, anche per le informazione dategli dalle sue spie romane, che sarebbe stato processato e condannato, giunge a Roma per ordine del sant’Uffizio, non viene custodito nelle carceri dello stesso, ma prima soggiorna a Villa Medici e poi nella foresteria del sant’Uffizio: trattamento privilegiato voluto da papa Urbano VIII.
Il processo si conclude con la condanna per sospetta eresia di Galileo, il quale però abiura ed ha così come pena il carcere a vita, nelle modalità di cui abbiamo riferito più sopra. In questo modo il papa Urbano VIII prende due piccioni con una fava: si appalesa al mondo cattolico come difensore della sana dottrina cattolica, del Concilio di Trento e salva dal rogo il suo protetto Galilei. Perché se la denuncia dei gesuiti avesse avuto veramente seguito, Galilei sarebbe stato processato per eresia eucaristica e la sua pena sarebbe stata il rogo: come per Giordano Bruno circa trent’anni prima.
Bibliografia minima.
- Geymonat, Ludovico, Galileo Galilei, Einaudi, Torino 1969
- Redondi, Pietro, Galileo eretico, Einaudi, Torino 1983 1^ ed; 2^ ed. Laterza, Roma, 2009.
- Pagano, Sergio, I documenti vaticani del processo di Galileo Galilei (1611-1741), Nuova edizione accresciuta, rivista e annotata da Sergio Pagano, Città del Vaticano, Archivio segreto vaticano, 2009.
- S. Giovanni Paolo II, Discorso alla pontificia accademia delle scienze, 10.11.1979.
- Idem, Discorso alla pontificia accademia delle scienze, 31 ottobre 1992.
- Del Col, Andrea, L'inquisizione in Italia, dal XII al XXI secolo, Mondadori, Milano 2006 vedi in particolare pp. 557-566 (il processo Galilei)
- Ratzinger, A. Joseph, Svolta per l‘Europa? Chiesa e modernità, Paoline, Roma 1992: conferenza tenuta dal card. Ratzinger alla Sapienza di Roma il 15 febbraio 1990.
- Pp. Benedetto XVI, Angelus 21 dicembre 2009 (anno galileiano); Omelia 6 gennaio 2009.
31 commenti:
Sorvoliamo sul fatto che Galileo non è "beatificabile" se non altro perché:a)
procreò dei figli, senza contrarre matrimonio con le signore, con la cui collaborazione li mise al mondo (ma oggi su ciò si sorvolerebbe volentieri, anzi, lo si potrebbe proclamare "patrono" delle coppie conviventi);
b) le figlie femmine messe al mondo, le obbligò a monacarsi a forza, per non far loro la dote (e nonostante ciò, non solo a tali figlie, riprova degli agganci che ebbe sempre in Curia, fu concesso, quando il padre era malato di andare a fare le monche di casa da lui, per accudirlo, ma appunto, tali figlie furono le sue principali badanti);
c)ci credesse o meno, un suo cespite era rappresentato dagli oroscopi che compilava su richiesta. La sua colpa peggiore è un delitto di "lesa scienza". Costringendo la scienza nei limiti angusti di "peso, misura e ripetibilità", le ha impedito di pronunciarsi sui "perché" delle cose. Infine Anna Foa, anni fa dimostrò, non solo che il processo era stato più che equo, ma che, paradossalmente, tra Galileo e San Roberto Bellarmino, il più "scientifico" e "moderno" era il secondo. Fino alla realizzazione del famoso "Pendolo di Fuocault", non ci furono vere prove del moto terrestre. Debbo concludere con le parole dell'anarchico ed agnostico Feyereband? "Se Galileo fosse stato messo al rogo, forse le vittime di Hiroshima sarebbero morte di vecchiaia".
Mossa astuta dagli effetti immediati e duraturi.Una volta che le teste sono state ricoperte dall'ombrello dell'inganno, il riportarle alla luce richiede grande fatica e lungo tempo. Un monito questo per ognuno che si trova davanti ad una non verità e lascia correre per compiacenza e/o debolezza.
Aggiungo, circa il mio conterraneo Galileo che, papa Francesco maledice i produttori ed i venditori di armi. Ora, mi pongo una domanda: Galileo, in seguito alle modifiche che apportò al cannocchiale, ed al fatto che subito fece affari al riguardo, vendendolo agli eserciti di tutto il mondo, e così divenne ricco, non è che sarebbe assimilabile a tali categorie?
L'ombrello dell'inganno viene poi sempre impugnato dalle opposizioni che ne fanno una sorta di bandiera, la loro.
Prima c'è da beatificate Lutero...
@ Accuse contro Galileo, non ci vorrebbe piu' equilibrio?
- Le figlie erano illegittime ma concepite con una sola donna, veneziana, non "con le signore" - Di una delle figlie monache ci sono rimaste belle testimonianze di spiritualita' cristiana,nelle lettere al padre, cui era devotissima.
- la trista pratica di mettere le figlie in convento per ragioni economiche esisteva da molto tempo, colpevolmente tollerata dalla Chiesa. Valeva anche per gli uomini, per i cadetti della nobilta', che dovevano scegliere tra il sacerdozio o la vita militare. Talleyrand, essendo cadetto, fu costretto a fare il prete, pur non avendo ne' vocazione ne'fede (al breviario preferiva la compagnia delle attrici), e con prenotato un pingue vescovato, essendo rampollo di una grande famiglia nobile.
- Per qual motivo l'atomismo che Galileo sembra aver professato dovesse esser in contraddizione con il dogma della transustanziazione, dovrebbe forse esser spiegto meglio. Se gli accidenti del pane e del vino sono soggettivi, cioe' tali per il solo percipiente, perche' di per se stessi sarebbero il risultato della composizione atomica della materia (della combinazione delle sue particelle elementari, nel linguaggio della fisica contemporanea), ebbene il miracolo della transustanziazione consiste nel cambiare la composizione atomica della materia (la sua sostanza) che ora e'corpo, sangue, anima e divinita' di NS, lasciando invece intatta l'apparenza esteriore ossia la percezione soggettiva che il comunicante ne ha (come se la composizione atomica della sostanza del pane e del vino fosse rimasta la stessa).
- La denuncia anonima di atomismo contro Galileo rientrava nell'odiosa prassi della delazione contro gli avversari, per farli condannare dal Sant'Uffizio.
- Vorrei aver maggior chiarezza su di un punto,se possibile: quando Galileo fu costretto all'abiura finale, giurando sulla Bibbia, la sua opinione fu dichiarata eretica per via dell'atomismo o della sua professione (al momento non sufficientemente dimostrata) di eliocentrismo? Non fu per quest'ultima? L'eliocentrismo e il moto della terra apparivano assurdi ai piu' ed eretici sia a protestanti che a cattolici. Cosa dice la formula dell'abiura e della condanna? Non commise l'errore la Chiesa del tempo di collegare una questione astronomica alla verita' rivelata ossia di fare di una questione di fisica un dogma di fede, con conseguenze successivmanete devastanti per la fede, quando si capi' che la terra si muoveva effettivamente su se stessa e attorno al sole? E che quindi Galileo aveva ragione a sostenere il moto della terra?
- Queste verita' scientifiche non attentano in nulla a quanto detto nella Bibbia, che presenta le cose della natura come appaiono nella vita di tutti i giorni al nostro punto di vista soggettivo, tant'e' vero che noi ancora oggi diciamo che il sole sorge, tramonta, etc. parvus
Segnalo di Sandro Magister:
"Un giubileo a furor di popolo"
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351186
Padre Zoffoli, in Potere e obbedienza nella Chiesa:
Papi, cardinali, vescovi, Conferenze episcopali, Sinodi, ecc. non possono pronunciarsi su problemi d'ordine scientifico, riguardanti la natura, il mondo fisico, i suoi fenomeni, le sue leggi... Il loro magistero deve contenersi nei limiti della Parala di Dio tramandata e scritta, ossia nell'ambito dei misteri rivelati, della dignità della persona umana, dei suoi valori assoluti, delle verità razionali strettamente connesse con gli articoli del credo.
È il caso di Galileo, perché la commissione cardinalizia e Urbano VIII non avevano alcun potere di dichiarare lo scienziato “veementemente sospetto di eresia», dimostrando di non avere idee chiare sull'oggetto del Magistero, mentre il condannato le aveva chiarissime. «lo crederei - confida al discepolo Benedetto Castelli - che l'autorità delle Sacre Lettere avesse avuto solamente la mira a persuadere a gli uomini quegli articoli e proposizioni che sono necessarie per la salute loro e superando ogni umano discorso non potevano per altra scienza né per altro mezzo farcisi credibili, che la bocca dell'istesso Spirito Santo» (Lett. a B. Castelli, 21.12.1613).
Difatti, Galileo non aveva scritto nulla contra la S. Scrittura, la tradizione dei Padri, le solenni definizioni di Papi e Concili, che non avevano mai preteso pronunziarsi sui fenomeni naturali. II più autorevole di tutti i teologi, san Tommaso d'Aquino, aveva precisato che la sostanza del dogma a proposito dell'origine del mondo, riguardava soltanto il fatto della sua creazione, mentre quanto al resto [quo autem modo et ordine factus sit], gli esegeti sono liberi di pensare come meglio credono... Era stato appunto questo l'esempio di sant'Agostino, che aveva sostenuto una tesi contraria alle opinioni di sant'Ambrogio, san Giovanni Crisostomo, ecc. (Sent. II, d. 12, q. 1, a. 2, c. sant'AGOSTINO, De Genesi ad Litt., IV, c. 26, PL 34, 314; De Civitate Dei, XI, c. 9, PL 41, 324, ecc.).
La sottomissione di Galileo alle misure disciplinari del Papa hanno rivelato soltanto l'autenticità della sua fede, la sua devozione alla S. Sede, il suo fondato timore di dare scandalo ai «pusilli”, di far supporre ai Protestanti che anche lui si ribellava all'autorità pontificia, ecc. II 6 marzo 1616, scrivendo a Curzio Picchena, confida di poter «mostrare come il mio negozio in questa materia è stato tale che un Santo non l'havrebbe trattato né con maggior reverenza né con maggior zelo verso Santa Chiesa» (Opere, Ed. Naz., XII, p. 244).
Ora, esaminando oggettivamente l'atteggiamento di quel Grande, non può dirsi che la sua accettazione della volontà pontificia sia stata un vero atto di obbedienza cristiana e ciò semplicemente perché Urbana VIII non aveva alcun potere di biasimarlo e condannarlo. II modo di esprimersi della Bibbia a proposito dei fenomeni di natura (come i comuni fedeli d'ogni tempo possono interpretarli) esulava dal campo del suo magistero.
Articolo completamente sgangherato , zeppo di errori sotto il profilo storico , scientifico e apologetico, il cui unico fine sembra quello di gettare un po' di fango su Bertone e Ratzinger (vezzo ancora in voga in certi settori "tradizionalisti" a cui forse aderisce il "Capreolus").
Dal punto di vista della controversia scientifica come già osservato , la maggior parte degli autori concorda sul fatto che tra Galileo e San Roberto Bellarmino, il più "scientifico" e "moderno" era il secondo. L'eliocentrismo non era dottrina sconosciuta al mondo cattolico , la condanna non era aprioristica. Richiesto di portare delle prove che oggi diremmo "galileiane" , lo scienziato ne fornì solo una (ed era sbagliata).
Nonostante questo pretendeva di modificare alcuni passi scritturistici, reale motivo della
condanna.
Galileo non fece un solo giorno di prigione , non gli fu impedito di comunicare le sue conclusioni. La "condanna" fu quella di recitare i salmi per un periodo. Lui proseguì per tutta la vita.
Corollario : Nel 2000 Wojtyla purtroppo chiese scusa per qualcosa di quasi inesistente, offrendo spazio ai nemici della chiesa (e di Galileo). A Ratzinger al solito l'ingrato compito di rimediare (come nel caso dell'evoluzione).
L'azione di Ratzinger era prettamente culturale , volta a recuperare la realtà storica , la conciliabilità tra scienza e fede , in definitiva l'immagine della chiesa e riconquistare pienamente Galileo tra i cattolici, sottraendolo al campo laicista.
Non sarà stato un santo ma di sicuro era lontano anni luce dalla marionetta scientista di nemico e perseguitato dalla chiesa , che gli è stata costruita attorno. Motivo per cui c'era e c'è tutto lo spazio per una "riabilitazione" cattolica. Riabilitazione osteggiata dai cani da guardia della cultura con la c minuscola e forse anche da qualche tradizionalista con la t maiuscola.
Come ha scritto prima qualcuno, beatificheranno Lutero. E poi Calvino, Melantone e tutti i padri delle varie sette protestanti, incluso i carismatici ed i pentecostali. Per finire con i modernisti.
A quel punto di Galileo o Giordano Bruno non avranno più bisogno. E non ne parleranno più.
Fanno sempre così: per anni ci rompono la testa (e qualche altra cosa) con quello o questo filosofo, scienziato, artista, scrittore, cineasta, ecc. poi improvvisamente, cade l'oblio. Perchè? Perchè non servono più, ed anzi qualche onesto ricercatore, esortato e sollecitato così a studiarli, scopre interessanti, ma "controverse" o del tutto non politically correct, opinioni o azioni dei suddetti (chi era spia dell'OVRA, chi era filonazista, chi spiava per i Sovietici, chi sparlava degli Ebrei, cosa normalissima in certe epoche, ecc.).
Di Pasolini ne hanno parlato di più, molto di più, ambienti cattolici o di "destra" che non gli eredi del suo PCI. E se non è stato completamente dimenticato, come Moravia, per es., è solo perchè era omosessuale ed è morto come tale. Ma se per caso fosse sopravvissuto, ed "in articulo mortis" si fosse pentito e fosse tornato alla Fede cattolica, sarebbe caduto completamente "in the memory hole".
RR
Il bello di questo blog è che la gente commenta le pagine leggendone solo il titolo (e nemmeno tutto)... :-D
Papi, cardinali, vescovi, Conferenze episcopali, Sinodi, ecc. non possono pronunciarsi su problemi d'ordine scientifico, riguardanti la natura, il mondo fisico, i suoi fenomeni, le sue leggi...
Questo non dovrebbe valere anche per la "Laudato sii"? E tutte le altre esternazioni da commissario del popolo o, cito Gnocchi che lancia ironicamente un quiz per riconoscere se certi discorsi (avuto riguardo ai contenuti) sono: A) del presidente dell’ordine dei geometri; B) dell’assessore ai lavori pubblici e agli arredi urbani della vostra città; C) dell’assessore ai servizi sociali della vostra città; D) di Nichi Vendola; E) di Marx (Groucho, non Karl); F) del vescovo di Roma.
A prescindere dai contenuti scientifici, il fatto è che la Chiesa una dottrina Sociale ce l'ha. Ma oggi sembra sopravvivere solo il sociale senza la dottrina.
@ Urgentissimo , mea culpa , mea maxima culpa, confesso di aver commentato, per di più OT, senza leggere l`articolo, ammetto che certi temi non attirano la mia attenzione ma l`attualità essendo calzante...finisco spesso OT:):)
Condivido il tuo intervento. La fede e la fisica sono independenti in quanto ai suoi sistemi e categorie ma interdependenti e si possono integrare armoniosamente nella comprensione del mondo creato senza venir a meno nessuna delle due. Un saluto dal Cile
Il commento delle 14:13 risulta agganciato a quello di parvus, ma qui compare in sequenza
Mic,
C'è una soatnziale differenza tra la dottina sociale, la Laudato sii e Galileo: due si basano sulla ragione e su un corpus filosofico-scientifico o fondato sulla Rivelazione o successivamente confermato dall'osservazioni delle leggi naturali predisposte dalla Mente creatrice di Dio, l'altra su superstizioni, ideologie, rilevazioni empiriche fallaci e non riproducibili o modelli matematici probabilistici mai suffragati da dati reali.
E a proposito della Laudato sii: doveva essere l'araldo della COP21 di Parigi che avrebbe dovuto essere al centro di tutte le news di questa settimana. Imvece prima i fatti di Parigi, poi il caccia russo abbattuto dai Turchi, infine la strage in California, l' hanno relegata in quinta o sesta pagina. Non tutti mali vengono per nuocere. Della Laudatio tra pochi mesi non si ricorderà piu nessuno. Sic transit gloria mundi!
Rr
Sono d'accordo con alcuni commentatori che mi hanno preceduto: tra la posizione di San Roberto Bellarmino e della Chiesa, da un lato, e quella di Galileo, dall'altro, la più "scientifica" era la prima. Infatti la Chiesa chiedeva semplicemente a Galileo di presentare l'eliocentrismo come un'ipotesi. Nessuna prova cogente e credibile venne presentata dal Galileo. Peggio: il suo tentativo di usare la tesi delle maree venne ridicolizzato negli anni successivi.
La proposta, ragionevole e fondata per le conoscenze dell'epoca, di San Roberto Bellarmino, cioè che l'eliocentrismo fosse presentata solo come un'ipotesi, appare oggi molto "popperiana". Le tesi di Galileo erano, in quei tempi, apodittiche e non "falsificabili", quindi, appunto, popperianamente non scientifiche. La scienza presenta ipotesi, probabilità sempre smentibili, non certezze eterne.
Non dimentichiamo, infine, che la condanna della Chiesa fu mitissima: in sostanza una sorta di "arresto domiciliare" in una grande villa con giardino.
In molte pubblicazioni, Rino Cammilleri ha ben dimostrato la correttezza, giuridica, canonica, dottrinaria e anche scientifica della Chiesa circa il "caso Galileo".
Ciò che è aberrante è la feroce strumentalizzazione dei laicisti, a partire dall'Illuminismo, di questo caso, con una costante falsificazione dei dati storici e scientifici. In odio alla Chiesa.
Quando, invece, l'idea stessa di scienza è possibile grazie alla visione cristiana di un mondo razionale e quindi studiabile e conoscibile, perché creato da un Logos, appunto, razionale.
Su come sono andate queste faccende, crociate, inquisizione ecc., è stata fatta passare con la solita macchina e tecnica collaudata (media, intellettuali faziosi) la versione anti cattolica funzionale al Potere del Mondo nascondendo la realtà dai fatti che è stata conservata da pochi studiosi seri e onesti perchè fuori dal giro del potere e da esso emarginati.
Visto l'andazzo della nuova chiesa bergogliana sulla beatificazione di Lutero mi si è affacciato all'istante lo stesso pensiero manifestato da alcuni precedenti commentatori. Potrebbe sembrare una battutaccia sarcastica ma col procedere inesorabile della chiesa bergogliana è concreta ipotesi da non scartare.
Miles
PS: naturalmente la suddetta versione anti cattolica è stata fatta propria come sempre dal vasto mare del conformismo progressista cattolico ora più gaudente che mai.
@ Ancora su Galileo - ricordiamo anche le sue giuste intuizioni di grande scienziato
E' giusto ricordare che all'epoca era metodologicamente piu' corretta la tesi di S. Bellarmino, di presentare l'eliocentrismo come mera ipotesi (cosi' si evitavano anche notevoli grane). Metodologicamente piu' corretta perche' Galileo non riusci' a dare una dimostrazione valida, con la sua teoria delle maree il cui meccanismo dimostrerebbe il moto della terra. Lasciamo stare ora i difetti di Galileo uomo (il suo carattere arrogante, la sua vita privata non irreprensibile per quanto riguarda il matrimonio, attaccarlo su questo piano lo trovo squallido) e restiamo al Galileo scienziato. Lui era convinto del moto della terra. Una prova fondamentale per lui era costituita dalle fasi di Venere, che proprio lui, modificando "l'occhiale" inventato altrove, aveva studiato a lungo. L'unica conclusione possibile delle diverse posizioni di Venere rispetto al sole era che Venere si muovesse attorno al sole, secondo un'orbita regolare. Ora, Venere si muoveva e la terra no? Nell'intestardirsi a sostenere come verita' effettiva il moto della terra, c'era anche la superbia dell'uomo Galileo, il suo brutto carattere. Ma non c'era solo questa.
Ora, se e' giusto ricordare che al tempo era piu' corretto presentare il moto della terra come ipotesi, mi sembra del tutto sbagliato dimenticare che poi la scienza ha dato ragione a Galileo e non a chi riteneva il moto della terra semplice ipotesi di studio. E quindi: pur mancando nella dimostrazione ad hoc, l'intuizione di Galileo era quella giusta. Questo non gli viene mai riconosciuto, mi sembra, da parte di certi cattolici. Forse credono ancora che sia valido il sistema tolemaico? Domanda volutamente provocatoria.
I meriti scientifici di Galileo non si fermano alla scoperta delle fasi di Venere e all'intuizione del moto della terra (che adesso viene considerato quasi circolare e non ellittico e quindi in modo piu' vicino all'ipotesi del moto circolare formulata da Galileo). Egli e' giustamente considerato il padre della moderna scienza del moto, dalla quale e' partita la rivoluzione scientifica moderna. Lo dicono ad esempio Newton e Einstein, mica i primi che passabi per la strada, in fatto di scienza.
Bisogna poi separare anche Galileo scienziato dal mito fasullo di vittima della Chiesa e martire della scienza che gli si e' voluto cucire addosso. Cioe': non coinvolgere il Galileo uomo di scienza in quest'immagine deformata e deformante. Mi ricordo tanti anni fa, andai a vedere il "Galileo" di Bertold Brecht il famoso drammaturgo comunista del quale oggi non si parla piu', imposto negli anni Sessanta in maniera impressionante dalla cultura di sinistra. Era un bel pezzo di teatro, come teatro, ma totalmente falso, quanto alla sua aderenza alla realta' storica. Galileo veniva addirittura presentato come una specie di capopolo, in lotta contro la Chiesa, per il "progresso", figuriamoci. parvus
Esistono correnti scientifiche in un certo senso "neo-tolemaiche". Comunque leggete cosa dice a proposito di Galileo il Servo di Dio Mons. Pier Carlo Landucci. Ne avrei tanto da dire, ma lo tengo per me (anzi, altrove ne ho già parlato più e più volte).
Preghiamo per Galileo e per l'anarchico ed agnostico Feyereband, magari invocando l'intercessione di San Roberto Bellarmino e del Professor Enrico Medi.
Chi è interessato a questo tema, mi scriva alla mail.
Concordo con Parvus. E poi non vedo che cosa c’entri Galileo Galilei oggi con la Chiesa cattolica e non si capisce per quale motivo dovrebbe canonizzarlo. Galilei è già stato "canonizzato" dalla Scienza, quella vera, e il suo nome rimarrà un riferimento imperituro per tutti coloro che si occuperanno di ricerca in modo serio.
Galileo fu uno dei protagonisti della fondazione del metodo scientifico espresso con linguaggio matematico e pose l'esperimento come strumento a base dell'indagine sulle leggi della natura, in contrasto con la tradizione aristotelica e la sua analisi qualitativa del cosmo ed è questo che conta.
La cosa paradossale è che proprio quelli che hanno usato Galileo contro la Chiesa, oggi rifuggano da ogni metodologia sciwntifica, quella appunto fondata da Galileo, e sparino cazz.te su cazz...te che impongono solo con la forza della politica, dei media, qundo non dei giudici.
E di oggi che la rivista Science ha ritirato un decantato articolo sull'omosessualità, semplicemente perché i suoi dati sono...falsi.
E come questo, potrei citarvi tanti altri. casi.
Rr
PS: non porrei sulla stesso piano Galielo, Newton ed Einstein. Perché le ipotesi e teorie dei primi sono dimostrate, quelle del secondo, no. Inoltre i primi non hanno mai scoppiazzato le ricerche di altri, senza citarlo
Questo è chiaramente un "fuori argomento", ma credo che ne valga la pena. Vi ricordate di Maalula, roccaforte cristiana in Siria, occupata e martirizzata dagli islamisti, con massacri di abitanti cristiani e di religiosi? Vi ricordate le chiese e i conventi distrutti? Venne poi liberata dalle truppe di Assad, appoggiate dagli Hezbollah e dalle milizie cristiane. Oggi leggo questa notizia pubblicata da Federico Iadicicco sul sito di destra Barbadillo: "ho visto, mesi fa, il video dell’assalto a Maaloula, in Siria, da parte degli islamisti di Al Nusra e ho udito con le mie orecchie le parole dei sopravvissuti [...] Hanno raccontato dei loro fratelli uccisi perché rei di aver rifiutato la conversione all’Islam gridando in faccia ai loro aguzzini la loro fede in Gesù Cristo. Hanno mostrato la città distrutta ed i simboli della loro fede divelti [...], dichiarando con coraggio e dignità senza eguali che “potevano aver distrutto i simboli ma che mai avrebbero distrutto la fede che custodivano nel cuore”.
Il 15 di Agosto del 2015 sopra al monastero di Santa Tecla a Maaloula, gli stessi uomini hanno issato di nuovo la statua della Vergine Maria, hanno ripreso possesso della loro piccola Patria. Maaloula è risorta assieme ai suoi figli per non aver rinnegato la fede. Il mio auspicio, il mio sogno è che possano anche l’Europa ed i suoi figli rivivere a vita nuova! Possiamo anche noi ritrovare l’orgoglio della nostra identità, della nostra storia, delle nostre tradizioni e della nostra Fede millenaria."
Dedico queste parole a quel Vescovo di Padova, città del mio Santo, che ha ufficialmente dichiarato, in perfetta sintonia con il Papa, la rinuncia a quelle tradizioni, a quella identità, a quella storia, a quella Fede millenaria per cui sono stati crudelmente assassinati i Martiri di Maaloula.
Di
Brava Rosa, infatti il nobel Einstein non lo ha preso né per la teoria della relatività speciale né per quella della relatività generale. Il primo lavoro era infatti clamorosamente debitore di studi altrui non citati, il secondo non era, e non è, sufficientemente dimostrato.
Quanto a @ Accuse contro Galileo, non ci vorrebbe piu' equilibrio?
A «Per qual motivo l'atomismo che Galileo sembra aver professato dovesse esser in contraddizione con il dogma della transustanziazione, dovrebbe forse esser spiegato meglio. Se gli accidenti del pane e del vino sono soggettivi, cioe' tali per il solo percipiente, perche' di per se stessi sarebbero il risultato della composizione atomica della materia (della combinazione delle sue particelle elementari, nel linguaggio della fisica contemporanea), ebbene il miracolo della transustanziazione consiste nel cambiare la composizione atomica della materia (la sua sostanza) che ora e'corpo, sangue, anima e divinita' di NS, lasciando invece intatta l'apparenza esteriore ossia la percezione soggettiva che il comunicante ne ha (come se la composizione atomica della sostanza del pane e del vino fosse rimasta la stessa.»
Rispondo dicendo che: l'atomismo antico, quindi quello professato da Galilei, nega l'esistenza della sostanza, come intesa da Aristotele e san Tommaso e dal Concilio di Trento, e la realtà degli accidenti, che Galileo chiama qualità soggettive. Queste non esistono nella cosa ma solo nell'animale senziente. Perciò per Galileo non si può parlare propriamente né di sostanza corporea, essendo questa ridotta a mera estensione, né di accidenti reali. In questo modo si nega il dogma della transustanziazione e della permanenza degli accidenti del pane e del vino dopo la mutazione di tutta la sostanza del pane nel Corpo di Nostro Signore e di tutta al sostanza del vino in quella del sangue preziosissimo di Gesù Cristo immolato. Ripeto che per l'atomista Galilei la sostanza non esiste, nemmeno è ipotizzata una sostanza composta di atomi.
A «La denuncia anonima di atomismo contro Galileo rientrava nell'odiosa prassi della delazione contro gli avversari, per farli condannare dal Sant'Uffizio.»
Rispondo dicendo che, le denunce anonime non erano prese in considerazione dal sant'Uffizio, come dice Pietro Redondi. Galilei non fu denunciato al sant'Uffizio da un anonimo, ma dal padre Orazio Grassi, che fece pervenire al sant'Uffizio, tramite una persona da lui e dal sant'Uffizio ben conosciuta, l'autografo con la segnalazione della pericolosità di quanto affermato nel Saggiatore.
A : «Vorrei aver maggior chiarezza su di un punto,se possibile: quando Galileo fu costretto all'abiura finale, giurando sulla Bibbia, la sua opinione fu dichiarata eretica per via dell'atomismo o della sua professione (al momento non sufficientemente dimostrata) di eliocentrismo? Non fu per quest'ultima?»
Rispondo dicendo che la condanna di Galilei e la sua abiura del 1633 si basa sulla falsa affermazione fatta dal sant'Uffizio e dal papa Urbano VIII che Galilei avesse sostenuto la teoria copernicana nel Dialogo. Quest'accusa era apparente, ufficiale. La vera ragione della condanna di Galilei si basa sulla sua negazione del can. 2 della sessione XIII del Concilio tridentino, come più sopra detto.
Johannes Capreolus.
@ Repliche su Galileo e Einstein
- L'atomismo resta solo accennato nella visione scientifica di Galileo, pero' e' vero che egli (come ha detto qualcuno) ha "rimodellato" la nozione della materia, cercando di interpretarla in termini matematici e non secondo le "forme sostanziali" di origine aristotelica.
- La condanna del S. Uffizio nei suoi confronti verte esclusivamente sulle questioni astronomiche. Non vedo su quale fondamento si possa dire che il vero argomento della condanna, rimasto implicito, era religioso, costituito cioe' dalla negazione del can. 2 sess. XIII di Trento, che scomunica chi non crede nel dogma della transustanziazione. Mi sembra un voler trasportare i fatti dall'ambito della questione scientifica e del suo rapporto con la religione a quello esclusivamente religioso, dogmatico. Il che non appare legittimo, dal punto di vista storico.
"Noi pronunziamo, giudichiamo e dichiariamo che tu, Galileo, ti sei reso fortemente sospetto d'eresia a questo Sant'Uffizio, avendo creduto e sostenuto una dottrina falsa e contraria alle sante e divine Scritture, e cioe': che il sole e' il centro dell'universo, che non si muove da Oriente ad Occidente, che la terra si muove e non e' il centro del mondo; e che uno puo' tenere e difendere come probabile un'opinione dopo che e' stata dichiarata e definita come contraria alla santa Scrittura [Ci compiaciamo di assolverti dalla comminazione delle pene e censure nelle quali sei incorso] se tu, con cuore sincero e fede non simulata, abiuri in nostra presenza, maledici e detersti gli errori e le eresie suddette etc.".
- Come hanno detto in tanti, fu uno sbaglio collegare al dogma una questione scientifica. L'infallibilita' del Papa non c'entrava comunque nulla, non ne fu compromessa. Tuttavia fu uno sbaglio anche il "chieder scusa" di GPII. A chi? Quella era la temperie del tempo, alla gran maggioranza dei dotti le idee di Copernico e di Galileo sembravano assurde anche se si parlava da tempo dell'eliocentrismo come ipotesi. La Chiesa avrebbe pero' dovuto esser piu' prudente nella formulazione della condannna, non coinvolgere il dogma in quel modo. Comunque, G. fu imputato di "sospetto d'eresia" e non condannato, in cambio dell'abiura, solo sottoposto a misure disciplinari (a casa sua, nella sua villa, cosa che gli permise, mezzo cieco, di comporre il suo vero capolavoro, i "Discorsi intorno a due nuove scienze"). Parvus [segue]
@ CONTINUA - Fine.
- E' vero che Einstein ebbe il Nobel per aver teorizzato l'esistenza dei fotoni, poi confermata sperimentalmente. Fece anche altre scoperte. E' ritenuta tuttora valida la famosa equazione E = mc al quadrato, sul rapporto fra materia ed energia. Lo si e' accusato di aver copiato la teoria della relativita' ristretta ma non e' vero. Poincare' e Lorentz avevano anticipato elementi della teoria. Ma la sintesi finale fu di Einstein. Questa e' l'opinione prevalente oggi. Del resto, nessuna teoria scientifica nuova nasce come un fiore nel deserto.
Ci sono sempre elementi sparsi anteriori, che prefigurano la nuova teoria, in modo anche solo intuitivo.
- La questione del rapporto tra atomismo e dogma della transustanziazione e' complessa. La scienza contemporanea ha o no dimostrato che la struttura della materia e' atomistica? Anzi, ben al di la' dell'atomismo di un tempo. Mi riferisco alla fisica quantistica, alla "elettrodinamica quantistica". Allora non esiste piu' la "sostanza" delle cose che esistono e non possiamo piu' credere nel dogma della transustanziazione? No. Le particellle vengono a disporsi secondo leggi e un ordine che comporta la formazione dei "corpi", (qui del pane e del vino) secondo le loro proprie leggi e con le loro caratteristiche intrinseche, alla base delle quali vi e' la permanenza della materia (con la sua struttura interna, non casuale di particelle) tipica di quella che si suol chiamare sostanza. Certo, forse dobbiamo concepire la sostanza in termini non strettamente aristotelici, pur muovendo sempre dal concetto di Aristotele (e' cio' che e' in se' e non in altro).
In ogni caso, quale che sia la natura o essenza della sostanza delle cose, tutto cio' nulla ha a che vedere con il miracolo della Transustanziazione, che, in quanto miracolo, denota la presenza dell'Essere perfettissimo suprasostanziale (Dionigi Areopagita) nell'infinitamente piccolo secondo le sue leggi e non le nostre, cioe' al di la' delle leggi che Egli stesso ha dato alla natura. Forse anche Galileo la pensava cosi', in relazione alla Transustanziazione. parvus
Questa e' l'opinione prevalente oggi.
A) la scienza non si fa con le opinioni, ma con esperimenti che provano o non provano ipotesi e teorie. Metodo galileiano. Le opinioni sono quelle dei giornalisti.
B) ci sono molte opinioni non prevalenti, che in realtà sono acquisizioni scientifiche, che però nessuno, o pochi, conoscono, perché vanno contro il "main stream". Tra queste quelle che Einstein è stato, ed è, molto sopravvalutato per fattori che nulla hanno a che fare con le sue ricerche e teorie (non provate) scientifiche.
C) quindi tutti parlano di lui, ma nessuno parla di Bohr, Heisenberg, Poincaré et alii. Diciamo che se Galileo ha goduto "di cattiva stampa clericale", Einstein, in compenso, ha goduto di "ottima stampa MSM".
Se si dà il giusto peso e merito all'uno, sarebbe tempo di fare altrettanto, seppur al rovescio, con l'altro. Almeno nel nostro ambiente.
RR
Silente,
ma tu hai visto foto del "nostro", il vescovo di Padova, la città del Santo ?
RR
Sulle citazioni (e poi lascio l'argomento, chè non c'entra nulla qui): la prima cosa che t'insegnano, quando devi scrivere un articolo scientifico (e prima ancora una tesi di laurea) è: CITA SEMPRE !! in USA ed in tutto il mondo scientifico anglosassone è ritenuto un reato, punibile dalla legge, produrre materiale scientifico, anche originale, se non si citano le fonti di partenza. Vanno SEMPRE citate, proprio per non essere accusati di plagio, e quindi denunciati. Alcune famose carriere, anche recentemente, e non solo nel mondo scientifico, ma pure giornalistico, sono finite per questo. Là. In Italia no.
Rr
Scusatemi ma come fa Don Nitoglia a dire che Bellarmino seguisse la teoria eliocentrica? Non mi pare ci siano prove al riguardo, anzi, nelle lettere a Foscarini si dice molto incredulo sul fatto che la si possa provare e che sia vera.
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