Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 9 settembre 2017

Lettera apostolica in forma di Motu Proprio “Magnum Principium” Quibus nonnulla in can. 838 Codicis Iuris Canonici immutantur, 09.09.2017

Amici miei, c'è del nuovo e, avuto riguardo dell'aria che tira, credo ci sia da preoccuparsi. Eravamo già in guardia qui, nell'apprendere della revisione della Liturgiam Authenticam.

Ora non ho tempo di leggere il testo perché sto per andare a Messa. Ma così a occhio mi pare che siamo al 'rompete le righe' col decentramento alle Conferenze episcopali della preparazione dei libri liturgici. Che n'è dell'unità e dell'universalità de La Catholica? Ma ne parleremo. A più tardi.

Lettera apostolica in forma di Motu Proprio “Magnum Principium” Quibus nonnulla in can. 838 Codicis Iuris Canonici immutantur, 09.09.2017 [vedi]

68 commenti:

Flora ha detto...

Morto il Cardinal Velasio de Paolis oggi a Roma. Uno dei pochi cardinali che ha celebrato la Messa Tridentina dopo la riforma liturgica. R.i.p.

Anonimo ha detto...

Non mi pare ci sia nulla di negativo in quanto promulgato e nulla che minacci l'unitá e universalità della Chiesa.

Anonimo ha detto...

Chi non vede nulla di negativo farebbe bene ad approfondire

"" ...Punto chiave del motuproprio è il rapporto tra sede apostolica e conferenze episcopali nella preparazione e nella traduzione dei testi liturgici. E proprio per «rendere più facile e fruttuosa» la loro collaborazione, attraverso un clima di «fiducia reciproca, vigile e creativa», il Papa riformula il canone in questione, definendo in particolare la distinzione tra «revisione» (recognitio) e «conferma» (confirmatio). Entrambi i compiti sono di competenza della sede apostolica.

Il primo ha per criterio la verifica della fedeltà al rito romano e alla sua sostanziale unità. E consiste in un’opera di «revisione» e valutazione degli adattamenti che ciascuna conferenza episcopale può apportare ai testi liturgici per valorizzare le legittime diversità di popoli ed etnie nel culto divino. Il secondo riguarda invece le traduzioni preparate e approvate dai vescovi per le regioni di loro competenza. Su queste la sede apostolica esercita solo un atto di «conferma», ratificando in sostanza il lavoro degli episcopati e presupponendone ovviamente la fedeltà e la corrispondenza delle versioni al testo liturgico originale.@@

http://www.news.va/it/news/il-motuproprio-magnum-principium-per-continuare-il

marius ha detto...

in poche parole, in cosa consiste la problematica?
https://gloria.tv/article/hse4ND8d3gFo3rwZzFT6LJsG2

mic ha detto...

Non mi pare ci sia nulla di negativo in quanto promulgato e nulla che minacci l'unitá e universalità della Chiesa.

Non ci sarebbe nulla di negativo se non fosse favorita e accentuata la 'localizzazione' che favorisce una fallace 'creatività', per un malinteso spirito di indipendenza dal mistero che in aeternum stat. E' proprio la creatività la radice di moltissimi abusi mai stigmatizzati. Senza trascurare il rischio dell'ulteriore diluizione dei significati nelle traduzioni sempre più 'creative' in base al principio preso come fondamento che "il popolo capisca". Ma come pretendere di far capire il mistero che la liturgia rivela per gradi? Molto si è meditato e scritto su questi punti e non si può continuare a fare affermazioni approssimative e pressappochiste.
Invito a leggere qui
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/p/il-post-concilio-e-lactuosa-participatio.html
e qui, riguardo alle traduzioni nelle lingue vernacolari
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2017/01/un-altro-serio-vulnus-ai-fondamenti-de.html

Luisa ha detto...

Ecco, nell`articolo di Tornielli con i consueti grassetti, alcuni passaggi dell`omelia di Bergoglio a Medellin, un martellamento della sua ideologia così sprezzante per la legge, le norme e la Dottrina della Chiesa, ancora un`arringa contro quelle che per il papa argentino sono solo delle rigidità da eliminare:

-"La relazione con Dio «non può essere un freddo attaccamento a norme e leggi, né tantomeno un compiere certi atti esteriori. Non possiamo essere cristiani che alzano continuamente il cartello “proibito il passaggio”».

- ...è di somma importanza che quanti ci diciamo discepoli non ci attacchiamo a un certo stile, a certe pratiche che ci avvicinano più al modo di essere di alcuni farisei di allora che a quello di Gesù».  


-...la libertà di Gesù si contrappone alla mancanza di libertà dei dottori della legge di quell’epoca, paralizzati da un’interpretazione e da una pratica rigoristica della legge, Gesù «non si ferma ad un’attuazione apparentemente “corretta”» ma «porta la legge al suo compimento e perciò vuole porci in quella direzione, in quello stile di sequela che suppone andare all’essenziale, rinnovarsi e coinvolgersi» 
Gesù insegna che la relazione con Dio non può essere un freddo attaccamento a norme e leggi, né tantomeno un compiere certi atti esteriori che non portano a un cambiamento reale di vita."



- Come Gesù «scuoteva i dottori della legge perché uscissero dalla loro rigidità, ora anche la Chiesa è “scossa” dallo Spirito perché lasci le sue comodità e i suoi attaccamenti. Il rinnovamento non deve farci paura. La Chiesa è sempre in rinnovamento"

«La Chiesa non è una dogana, ha la propria porta aperta perché il cuore di Gesù non è solo aperti, ma trafitto per l’amore che si è fatto dolore».
«Non possiamo essere cristiani che alzano continuamente il cartello “proibito il passaggio”, né considerare che questo spazio è mia proprietà, impossessandomi di qualcosa che non è assolutamente mio» 
"Per tutti c’è posto, tutti sono invitati a trovare qui e tra noi il loro nutrimento. Tutti, buoni e cattivi, sani e malati! Noi siamo semplici “servitori” e non possiamo essere quelli che ostacolano tale incontro."

-"Il Papa ha infine ricordato la Chiesa in Colombia «è chiamata a impegnarsi con maggiore audacia nella formazione di discepoli missionari… Discepoli missionari che sanno vedere, senza miopie ereditarie

Impossessarsi di quel che non è assolutamente suo non è forse quel che Jorge Bergoglio sta facendo e su punti fondamentali della nostra fede?

Pietro C. ha detto...

Nell'ultimo post del mio blog (Traditio Liturgica) ho evidenziato una tematica liturgica sulla quale, guarda caso, non si parla MAI: la liturgia per essere costituita (e ritoccata, poiché non la si può riscrivere dal nulla!) richiede persone impregnate di Spirito Santo, non meri "tecnici liturgici" o "critici letterari". Non vedo perché un poeta deve avere la sua "musa ispiratrice" oltre che sapere tenere la penna in mano e conoscere le tecniche della poesia e un liturgista deve osar pensare che in queste cose lo Spirito Santo è una favola! Ne consegue che i VERI liturgisti sono le persone sante che vivono lo Spirito Santo, non i nostri "teologi-bla-bla-bla"!
Riporto qui la citazione di un presbitero constantinopolitano del VI secolo contro Teodoro di Mospuestia che "osò" riscrivere un'anafora (il prefazio e il canone eucaristico) ignorando la tradizione antica. Il presbitero s'incavola non poco ma che direbbe oggi?? Vedrebbe tutti i liturgisti modern(isti) come un branco di demoni (allora era così che si esprimevano). C'è da meditarci su:

"Egli [Teodoro di Mopsuestia] osava fare ancora un altro atto blasfemo .... Ha composto un'altra anafora in opposizione a quella che i Padri hanno trasmesso alle Chiese; egli non rispettò l'anafora degli Apostoli né mostrò rispetto all'anafora che Basilio il Grande scrisse sotto l'influenza dello Spirito Santo. Di conseguenza, ha messo assieme una raccolta di bestemmie piuttosto che di preghiere...".

(Leontius Byzantinus, Adversus incorrupticolas, qui arcanam et primigeniam nestorianorum impietatem sectantur et de hac eadem haeresi inquisitio et triumphus, PG 86, 1368C)

Anonimo ha detto...

Cambia non solo la Liturgia, anche il diritto canonico.

Anonimo ha detto...

I problemi del rito nuovo non sono le cose "accidentali" come la lingua volgare, lo scarso simbolismo o la mancanza di ritualità, ma "sia nel suo insieme come nei particolari, un impressionante allontanamento dalla teologia cattolica della Santa Messa, quale fu formulata nella Sessione XXII del Concilio Tridentino", come scrivevano a suo tempo i Cardinali Ottaviani e Bacci che chiesero appunto il ritiro del Novus Ordo.

Matteo ha detto...

Da un confronto fra il testo (ho guardato le traduzioni italiane) del can 838 precedente e quello del motu proprio, pare evidente che prima l'approvazione dei libri liturgici era compito della sede apostolica, adesso è della conferenza episcopale. Dopo l'approvazione adesso serve una conferma della sede apostolica che deve rivedere i testi (singokare qui la nota che vorrebbe far intendere che rivederere è ancor di più di una autorizzazione... certo, come no, al più sarà un bel timbrino, sembra una excusatio non petita...).

La svolta decentrista è di portata storica, perché la sede Apostolica avrà molta difficoltà a non confermare quanto approvato da altri. In qualunque lavoro che si faccia, la revisione ultima avviene prima dell'approvazione, quando mai avviene dopo?
Vi faccio l'esempio di quanto avviene nello stato italiano, in cui il parlamento approva le leggi, e poi c'è il presidente della repubblica che fa una analisi sul testo approvato e lo conferma. Quante vole è accaduto che nonostante questo poi alcune leggi siano state ritenute incostituzionali dopo una più attenta disamina? Tante volte, e quando oramai quelle leggi avevano prodotto il danno, spesso in modo irreparabile.
Chi deve dare una conferma sente sempre meno responsabilità di chi dà l'approvazione.
Ma qui si sta parlando di testi liturgici. Un evenruale errore di cattiva interpretazione perpetrato per un decennio può cambiare il sensum fidei. Guardate quanto è capitato con il pro multis...
Secondo me questo motu proprio è uno dei tanti casi di perdita di controllo della sede apostolica, in cui il Papa finirà per essere il presidente di una generica repubblica e non certo regnante con la tiara (ah già... ma guarda un po', quella già persa da un bel po').

Anonimo ha detto...

Non si tiene più conto che contro certe idee di volgarizzazione ci sono i canoni del Tridentino e della bolla "Auctorem Fidei", oltre alle parole di Pio XII di venti anni prima....

Matteo ha detto...

Aggiungo direttamente dalla nota:
...
"La “confirmatio” è un atto autoritativo con il quale la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ratifica l’approvazione dei Vescovi, lasciando la responsabilità della traduzione, supposta fedele, al munus dottrinale e pastorale della Conferenza dei Vescovi. In breve, realizzata ordinariamente per via fiduciale, la “confirmatio” suppone una positiva valutazione della fedeltà e della congruenza dei testi prodotti rispetto al testo tipico latino, tenuto conto soprattutto dei testi di maggiore importanza (ad es. le formule sacramentali, che richiedono l’approvazione del Santo Padre, il Rito della Messa, le preghiere eucaristiche e di ordinazione, che comportano una accurata revisione)."

Ok, il munus dottrinale della Conferenza dei Vescovi... come mai allora ci sono conferenze episcopali che interpretano in un modo AL ed altre nel modo opposto? Una delle 2 ha un munus dottrinale difettoso? Ad esse quindi si vuole lasciare la responsabilità di avere un'unica interpretazione addirittura dei libri liturgici? Stiamo freschi

Japhet ha detto...

Il diacono britannico Nick Donnelly fa notare su Twitter che "la frammentazione della comunione della Chiesa prende velocità". Ancora: "Divisi per dottrina morale, ora la liturgia".

Anonimo ha detto...

https://gloria.tv/article/32J6wdhNUbuq2ZjNJPcmcLWR2/postings/

Silvano ha detto...

Ale', fate tutto quello che vi frulla nella testa, tanto basta qualche riferimemto a Dio , il resto va bene tutto

Anonimo ha detto...

Può il papa lasciare il mandato di legare e sciogliere dato solamente a Pietro a tutte le conferenze episcopali del mondo? E dov'è più l' "una, sancta, catholica et apostolica Ecclesia"?

Felice ha detto...

La frammentazione, la divisione, sono opera di qualcuno, di quel qualcuno che ha iniziato l'opera di divisione distruggendo la lingua comune.

Anonimo ha detto...


@ In effetti, la Lettera Apostolica sembra conferire maggior competenza liturgica alle Conf. Espic.

In prima approssimazione possiamo fare, credo, queste osservazioni.
Il motu proprio dichiara di voler realizzare al meglio quanto stabilito dal Vaticano II con la costituzione Sacr. Conc., agli articoli 36 (par. 3, 4), 40 e 63. Dunque, la direttiva del Concilio non sarebbe stata ancora attuata pienamente e Papa Francesco intende con questo motu proprio renderla il più efficace possibile.
Da qui la necessità di modificare il c. 838 del CIC del 1983 che si occupa proprio del modo di regolare la liturgia, argomento delicatissimo e fondamentale. La modifica essenziale di questo canone sembra proprio quella del par. 2, come è già stato notato.

Il vecchio testo recita: "E'di competenza della Sede Apostolica ordinare la sacra liturgia della Chiesa universale, pubblicare i libri liturgici e autorizzare (reconoscere) le versioni nelle lingue correnti, nonché vigilare perché le norme liturgiche siano osservate fedelmente ovunque".
Nuovo testo: "E'di competenza della Sede Apostolica ordinare la sacra liturgia della Chiesa universale, pubblicare i libri liturgici, rivedere (recognoscere) gli adattamenti approvati a norma del diritto dalla Conferenza Episcopale, nonché vigilare perché le norme liturgiche siano osservate ovunque fedelmente".

I par. del c. 838 sono 4. Anche nel par. 3, che si occupa della competenza delle Conferenze Ep. c'è un cambiamento significativo.
Vecchio testo: "Spetta alle Conferenze Ep. preparare le versioni dei libri liturgici nelle lingue correnti, dopo averle adattate convenientemente entro i limiti definiti negli stessi libri liturgici, e pubblicarle, previa autorizzazione (praevia recognitione) della S. Sede".
Nuovo testo: "Spetta alle Conf. Ep. preparare fedelmente le versioni dei libri liturgici nelle lingue correnti, adattate convenientemente entro i limiti definiti, approvarle e pubblicare i libri liturgici, per le regioni di loro pertinenza, dopo la conferma della Sede Apostolica".
Si noti bene: 1. nel vecchio testo "i limiti" erano "definiti negli stessi libri liturgici"; nel nuovo, "i limiti" appaiono come sospesi per aria. Limiti "definiti": come, da chi? Negli stessi libri liturgici? In ogni caso, che vorrebbe dire? 2. Nel vecchio testo non si parlava di "approvazione" da parte delle Conf. Ep. Esse preparavano i testi nei limiti etc., poi li sottoponevano alla S. Sede che ne autorizzava la pubblicazione. 3. Nel nuovo, invece, le Conf. ep. approvano e pubblicano i testi dopo "la conferma della S. Sede". Ma "conferma", che vuol dire qui? "Conferma" è più debole di "autorizzazione". Le Conf. Ep. approvano e la S. Sede conferma solamente? Fa da notaio (vedi interv. Matteo)? 4. Il testo dà in nota una spiegazione dei termini impiegati che, a mio avviso, sembra intorbidare ancor più le acque. PP

da Fb ha detto...

"Da oggi, tante liturgie quanti sono i vescovi.
Tana libera tutti.
Il problema, miei cari, sarà sapere dove avviene la Transustanziazione. Ovvero dove esiste un vescovo non solo ancora cattolico (il che è già tutt'altro che scontato), ma che conosca pienamente le norme immutabili del Rito cattolico e, soprattutto, che si impegni a farle rispettare ai suoi sacerdoti.
In poche parole, il problema sarà trovare la santa Messa.
Tutte pecore al macello. Perché senza transustanziazione, non v'è Messa, non v'è liturgia, non v'è Dio.
E quindi... è inutile andare. Anzi, è nocivo all'anima.
Tutto crolla intorno a noi.
Sono i giorni del si salvi chi può. I giorni dei gruppi ristretto delle vergini savie.
I giorni del pusillus grex.
Chi trova un vero pastore (cosa molto rara), chi trova una guida, segua costoro e non li perda. Per non perdersi. Occorre unirsi, a qualsiasi costo.

Anonimo ha detto...


@ Cosa dice il Concilio sul punto

Non bisogna porre limiti alla Provvidenza, ma, essendo già vecchio, non credo vivrò abbastanza per avere la gioia di veder abolite le Conferenze episcopali e i vescovi restituiti individualmente alla loro responsabilità di pastori delle loro diocesi.
Venendo a noi: può esser utile, credo, andare a vedere che cosa stabiliva il Concilio, la cui riforma liturgica è stata il punto di partenza del caos attuale.

Papa Francesco menziona tre articoli, il cui dettato deve, a suo dire, esser ancora pienamente attuato: art. 36, parr. 2 e 4; art. 40 e 63 della costituzione conc. Sacrosanctum Concilium sulla liturgia.
L'art. 36 si occupa di "latino e lingue naz. nella liturgia". Sono 4 paragrafi. Il n. 1 dice che il latino deve esser conservato nei riti latini, "salvo diritti particolari". Il par. 2 afferma però che alla lingua naz. deve esser concessa "una parte più ampia", che verrà indicata via via negli articoli seguenti (e nell'insieme appare piuttosto ampia, bisogna dire: vedi artt. 63, 65, 76, 77, 78, 101, 113). Il par. 3 stabilisce che spetta alla competente autorità eccl. territoriale "decidere circa l'ammissione e l'estensione della lingua nazionale. Tali decisioni devono essere approvate ossia confermate dalla Sede Apostolica". IL par. 4 infine: "la traduzione del testo latino in lingua nazionale da usarsi nella liturgia deve esser approvata dalla competente autorità ecclesiastica territoriale".
Ora, quest'ultima norma la ritroviamo nel c. 838 par. 3, vecchia stesura, sopra citato? Sembrerebbe di no. Tale norma, se la mia interpretazione è esatta, conserva l'approvazione alla S. Sede: le Conf. Ep. si limiterebbero a preparare le versioni con gli opportuni adattamenti e a pubblicarle solo dopo l'approvazione del Papa. Ovvio, si direbbe (Elementary, Watson!).
Per l'appunto, con il presente motu proprio, Papa Francesco amplierebbe la competenza delle Conf. Ep., a scapito di quella della S. Sede, secondo quello che sembra essere l'intendimento esplicito di Sacr. Conc. 36, par. 4 cit. Bisogna, dunque, ritornare al vero spirito del Concilio! Per l'ennesima volta, questa è la direttiva dominante! La corsa verso l'abisso continua, come prima, più di prima.
[Si è fatto tardi, forse continuerò domani, a Dio piacendo] PP

Anonimo ha detto...

Tutto è stato fatto in ascolto attento di colui che Benedetto XVI ha pubblicamente lodato, del Cardinale Sarah, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, seguendo con attenzione tutte le sue direttive.

Aloisius ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

https://onepeterfive.com/new-motu-proprio-antithesis-authentic-liturgical-development/

Gederson Falcometa Zagnoli Pinheiro de Faria ha detto...

Nell'anno 2007 nella città di Aparecida, qui in Brasile, ha avuto luogo il V Incontro Generale dei Vescovi Latini Americani e del Caribe. Nell'occasione è sembrato a noi cattolici del Brasile che ciò che è stato accaduto nell'incontro non è stato trasmesso com fedeltà da quanto se diceva nel testo finale prima di essere invisto a Roma per essere approvato. Secondo il "teólogo" della "liberazione", Agenor Brigenthi, il testo finale ha avuto cerca di 250 modificazioni, tra queste 40 sarebberò stati grandi modificazioni. Il capo della redazione del testo era l'allora cardinale di Buenos Aires Jorge Mário Bergoglio...

Alcuni testi che raccontano un po da quanto ha accaduto:

RIVEDUTO E “SCORRETTO” IL DOCUMENTO FINALE DI APARECIDA. PROTESTE DAL MONDO ECCLESIALE LATINOAMERICANO
http://www.adista.it/articolo/36829

FERITA LA CREDIBILITÀ DELLA CONFERENZA Appello dei partecipanti al Curso de Verão
http://www.adista.it/articolo/36831

La volontà di Francesco di dare più potere alle Conferenze Episcopali trova le sue radice nell'esperienza di Aparecida dove il suo lavoro è stato giustamente censorato da Roma.

Dopo 10 anni non me ricordo de molte cose accadute, ma una in speciale ha causato grande temore nei cattolici brasiliani: allo stesso tempo in che se faceva il V Celam, i teologi della Teologia della liberazione facevano un'incontro in un'altra città vicina ad Aparecida. Molti hanno sospettato che degli inserimenti nel testo del documento finale hanno avuto origine in questa riunione degli eretici della TdL.

Difficile da capire è come un Colegio dei Cardinali elegge come Papa un cardinale che 6 anni prima ha avuto un testo censorato dal Vaticano.

Anonimo ha detto...

Chi non vede problemi evidentemente non ha ancora capito il "metodo Bergoglio", nonostante abbiamo già molti esempi di applicazione. Tale metodo prevede nei passi formali - come la pubblicazione di un documento - l'apertura di piccole falle nelle dighe, opportunamente mascherate da un po' di muschio; di per sé queste falle potrebbero non essere ritenute immediatemente pericolose. Ma il senso è che esse sono predisposte perché poi un'altra autorità vada a picconarci sopra abbondantemente, se non addirittura infilarci un candelotto di dinamite - in questo caso, le Conferenze Episcopali. L'apoteosi di questa tecnica l'abbiamo vista prima nelle conclusioni del Sinodo sulla Famiglia e poi nell'Amoris Laetitia.

Il problema della traduzione è roba non nuova, ha già creato molti problemi. GPII e Ratzinger/BXVI hanno cercato di rimetterlo sotto controllo, per evitare gli abusi che sono già stati commessi localmente. Questa nuova direttiva papale manda all'aria tutti gli sforzi dei due papi precedenti e apre all'abuso totale. Per avere un'idea della situazione, è piuttosto chiaro questo vecchio articolo di Magister:

http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350236.html

irina ha detto...

Meisner, Caffarra, De Paolis, sulla morte dei quali il mio giudizio è sospeso.

Anonimo ha detto...

"Difficile capire come un Collegio di Cardinali possa eleggere come Papa un cardinale che 6 anni prima ha avuto un testo censurato dal Vaticano."
Grandissimo Falcometa!

Sicuramente alcuni di quelli che lo hanno votato non lo conoscevano bene o non sapevano neppure chi fosse, ma hanno creduto a coloro che invece lo conoscevano eccome, e che, eretici come lui, hanno compiuto abili manovre seduttive.
Non dimentichiamo che hanno avuto tutto febbraio per elaborare il colpo di stato, attraverso commissioni segrete che sono poi venute alla luce, andando inoltre contro le direttive della Pascendi Dominici Gregis, per fare così di Roma la sede dell'antiCristo.

Alessandro Mirabelli ha detto...

Com'è che il commento è' del segretario della congregazione e non già del prefetto?

mic ha detto...

μολὼν λαβέ, Molòn labé
'Vieni a prendermi', come disse alle Termopili Leonida a Serse che invitava a deporre le armi...

Come conclude Steve Skojec su OnePeterFive, sarà il motto di coloro (cioè noi) che non avranno altra scelta che custodire e difendere il Rito Romano Antico.

Alessandro Mirabelli ha detto...

@ Luigi Rvm
Tranquillo, Luigi. Siamo in tanti, veramente tanti, che abbiamo da tempo capito cosa vuole Bergoglio: farci morire protestanti. Ma internet e' la nostra forza secondaria, la prima è Dio. Hai notato che da quando c'è il papa gesuita i gesuiti continuano imperterriti nel loro tracollo vocazionale che dura da 50 anni?

Anonimo ha detto...

In riferimento a quanto afferma l'Anonimo delle 10:46

I cardinali "ingenui" che, invece di informarsi com'era loro dovere, avrebbero votato senza conoscere Bergoglio, ora che hanno visto chi è e forse hanno il sospetto di essere stati manipolati, se ne stanno zitti zitti come se niente fosse? A me non sembra per niente normale e penso sia molto grave. Forse è la prassi comportarsi così al Conclave, altrimenti non capisco davvero. Dunque, lo Spirito santo suggerisce ma che lo ascoltino non è forse così frequente.

Luisa ha detto...


"Il modo di esternalizzare le riforme e' molto raffinato e dimostra che è stato premeditato da tempo e da piu persone. Questa è la brutta, bruttissima sorpresa."

Condivido Luigi, il terreno è stato lavorato da tempo per ricevere quei semi marci, geneticamente modificati, e farli fruttificare, le coscienze della massa dei fedeli è stata con cura deformata, pronta ad avallare e ingoiare tutte le novità, i nati post concilio hanno conosciuto e mangiato solo quei frutti, quel che è drammatico e che chi invece ha ricevuto una retta formazione abbia accettato e subito la violenza di quelle trasformazioni senza ribellarsi appunto a causa di quella retta formazione che includeva anche l`obbedienza alle autorità ecclesiastiche, al papa e Paolo VI non poteva essere più chiaro sull`obbligo di quelle trasformazioni.

Sono decenni oramai che in modo più o meno subdolo, e diabolicamente efficace, passo dopo passo, progressivamente ma sicuramente e senza sosta, pennellata dopo pennellata è nato il quadro della nuova chiesa sempre meno quella di Cristo e sempre più quella degli uomini del momento, ma è vero che oggi quella subdola abiltà raggiunge dei vertici mai visti, e i frutti marci sono pronti ad essere raccolti...senza che dalla parte restata sana dell`albero, piccola ma esistente, venga una reazione, anzi quei frutti sani sono vilipesi, derisi e gettati.

Bergoglio sta ATTUANDO il suo (...e di Tucho) programma di governo, basta rileggere l`Evangelii gaudium per rendersese conto, era già quando quel testo è uscito che i pastori retti avrebbero dovuto reagire, ma non lo hanno fatto ed ora, forse, è troppo tardi.

Diego ha detto...

Ora nasce un problema serio e pratico. Domani la CEI pubblica una quinta preghiera eucaristica eretica e senza valida consacrazione con la postilla di usarla solo in certe occasioni di intercomunione con eretici, infedeli e scismatici. Una bella domenica c'è la si ritrova nel messale, che si fa? Assalto alla sede vescovile (se consacrato si macchia di eresia e la chiesa non interviene anzi approva, noi abbiamo una norma nel diritto canonico a favore o no?)? Volantinaggio con rosario sul sagrato della chiesa parrocchiale? Ci si limita a disertare la messa? In questo caso la futura apertura ai sacerdoti sposati non potrebbe aiutarci a creare noi il nostro clero tramite una ordinazione valida sebbene non opportuna? Sono tutte idee buttate giù di getto..

Rr ha detto...

L'ascesa al trono petrino di Jorge era stata predisposta da tempo, e chissà quanti cardinali ne erano a conoscenza, l'applaudivano o si erano "venduti" l'approvazione (più qualcuno ricattabile e quindi ricattato). Chi non conosceva l'uomo, o non lo voleva, non lo ha votato. E piu' o meno si è fatto sentire, in un modo o nell'altro, post electionem. E basta vedere gli spostamenti, i "promoveatur ut amoveatur", le non conferme o dimissioni, il silenzio caduro su alcuni, il discredito creato ad arte su altri, le succintissime note di cordoglio per alcuni, per capire chi erano i non elettori.
Il problema è che più di 2/3 lo hanno votato. E se si va contro lui, i suoi scherani e la sua cricca, si rischia uno scisma di più di 2/3 adversus meno di 1/3, forse.
Allora si preferisce attendere: a tutto c'è rimedio in questa vita, eccetto che alla morte. La nuttata 'a da passa'. E poi se ne eleggera' un altro. Tanto "non praevalebunt", quindi perché preoccuparsi ed agitarsi ?

mic ha detto...

Ora nasce un problema serio e pratico. Domani la CEI pubblica una quinta preghiera eucaristica eretica e senza valida consacrazione con la postilla di usarla solo in certe occasioni di intercomunione con eretici, infedeli e scismatici.

Il problema è che il termine "intercomunione" con eretici infedeli e scismatici è un ossimoro. Non esiste e non può crearla l'uomo. Riguarda una congrega tutta orizzontale dove il soprannaturale non entra e c'è il rischio che entri il preternaturale!
Ma perché non si alzano a dirlo i cardinali? Altro che 'Dubia', qui!

Anonimo ha detto...

"decentramento" in liturgia, "accentramento" per i FFI...

Gederson Falcometa ha detto...

Caro anonimo delle 10:46

Credo che se possa dire che questi che hanno votato, senza conoscere Bergoglio, lo hanno fatto più per ragione anti-ratzingeriani. Adesso Bergoglio è conosciuto da tutti e appena 4 hanno firmato i dubbia. Oggi se può dubitare se abbiamo un Collegio dei cardinali cattolico. In fondo il problema è che ciò che definisce il cattolico come tale ha scomparito. Paolo VI ha arrivato a dire che la Chiesa con il Concilio quase se è stata fatta serva dell'umanità. Forse, in questo senso se è cambiato anche il criterio per la scelta dei vescovi e cardinali. Una cosa è certa il "quase" dell'epoca di Paolo VI con Francesco se è diventato totalmente serva dell'umanità, con Francesco la Chiesa è diventata una ONG al servizio della sinistra!

Purtroppo, tutte le riforme conciliare hanno diventato la Chiesa indifesa, il concilio gli ha impoverito in quanto gli ha abbattuto i suoi bastioni. Le cose che la Chiesa ha vinto prima sono tornati con il Concilio e lei finno ad oggi non sa (o non vuole?) affronttare e vincere come prima. È il caso dell'ambiguità presente nei testi conciliare. Su questo problema non nuovo, diceva il P. Matteo Liberatore nell'ottocento:

"È antica malizia dei maestri di errore, adoperarsi a fare universalmente accettare una parola, di senso ambiguo, proponendola dal lato innocuo; acciocchè valga poi di passaporto per introdurre il lato reo, che da principio si tiene nascos[t]o". L'ENCICLICA DELL'8 DICEMBRE E LA LIBERTÀ, Pe Matteo Liberatore, S. J. http://progettobarruel.comli.com/novita/17/Liberatore_Quanta_cura_V.html

Questo è stato accaduto con i testi del Concilio Vaticano II. Per spiegare la sconfitta hanno hanno inventato la tesi del "Concilio dei mass media" che ha come autore Henri De Lubac. Questa è tanto vera quanto la lettura che ha fatto del P. Teilhard di Chardin. Da quanto se può leggere nel libro "Mito e realtà" di Mons. Landucci, parla di Mons. André Combes (citato come Cb) dell'Istituto Cattolico di Parigi e dell'Università Lateranense, Direttore al «Centre national de la recherche scientifique», dotto e notissimo studioso di problemi spirituali e filosofici, parla di De Lubac come il più grande maestro nell'arte di adulterare il pensiero di Teilhard di Chardin, come se può leggere nelle parole di Mons. Landucci:

"Tra i maestri nell'arte di adulterare il pensiero del T., per difenderlo, secondo Cb., sta purtroppo in prima linea P. Henri de Lubac, che è forse il responsabile principale della più o meno aperta simpatia che prosegue a godere nel campo cattolico, anche italiano, il T. Dice il Cb.: «L'abilità degli apologisti [del T.] non è uguagliata che dalla loro indifferenza al vero significato dei testi che essi pretendono di spiegare. Il P. de Lubac è divenuto maestro in quest'arte singolare. Non è il solo, ma il suo talento rimane, mi sembra, senza pari» (ivi)".

Gederson Falcometa ha detto...

Quindi, i mass media appena hanno fatto la stessa cosa che il proprio De Lubac ha fatto con il P. Teilhard di Chardin. Credeva essere importante parlare sul questo perchè la lettura fatta del Chardin per De Lubac è stata ritenuta valida perchè se è diventato, dopo la tesi "La teologia della storia in S. Bonaventura" di Ratzinger, praticamente parte della "tradizione" fare una lettura degli eretici in modo ecclesiale. Esempio concreto è che non è segreto per nessuno che il cardinale Müller è un innamorato della teologia della liberazione. Però, Benedetto XVI ha scelto lui per essere il preffeto della congregazione della dottrina della fede (prevedendo l'elezione di Bergoglio?). Questo in un primo momento sembra essere una contraddizione una volta che il proprio Benedetto XVI, in quanto preffeto della stessa CDF, ha promulgato dei documenti contro questo teologia. La conttradizione rimane ma nella loro visione della tradizione, Müller è stato scelto perchè fa una lettura accettabile delle posizione di Gustavo Gutierrez (è ciò che dice Sandro Magister nel testo "Pace fatta tra Müller e Gutiérrez. Ma Bergoglio non ci sta": http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350589.html). Qui nel blog è stato pubblicato anni fa un testo dal titolo "Ratzinger e la Teologia della liberazione: "Fu falsificazione della fede"" che può essere letto nell'indirizzo:

http://chiesaepostconcilio.blogspot.com.br/2015/04/ratzinger-e-la-teologia-della.html

Prima di chiamare la TdL di una "falsificazione della fede", Ratzinger gli aveva chiamato di "eresia singolare". Quindi, il cardinale Müller fa una "lettura accettabile" di questo?

I problemi sono più profondi...

Anonimo ha detto...

http://liturgiaedintorni.blogspot.it/2017/09/il-motu-proprio-magnum-principium-e-le.html
IL MOTU PROPRIO “MAGNUM PRINCIPIUM” E LE TRE FEDELTÀ DI PAPA FRANCESCO

Anonimo ha detto...

Non praevalebunt, d'accordo, ma non si può stare silenti ad aspettare che la natura faccia il suo corso. Chi ce lo dice che un successore sarebbe meglio di questo personaggio? Ma, dico, dov'è finita la responsabilità personale?

Vi chiedo un aiuto. Qualcuno sa spiegarmi perchè tanta paura di uno scisma ufficiale? Non c'è già di fatto? Meglio stia sottotraccia, in modo che pochi ne abbiano coscienza piuttosto che una scelta personale decisa e consapevole? Non mi convince questo attendismo, non vorrei coprisse ipocrisia, preferisco la chiarezza in ogni campo, anche se so che i tempi della Chiesa sono lenti e comunque non corrispondenti a quelli ddella vita mondana. Grazie.

Anonimo ha detto...

"Qualcuno sa spiegarmi perchè tanta paura di uno scisma ufficiale?"

La questione è che in questo momento gli scismatici di fatto hanno il coltello dalla parte del manico. Lo scisma, se dovesse proprio avvenire formalmente, dovrebbe verificarsi con loro che escono dalla Chiesa, non certo noi.

Anonimo ha detto...

Oggi, durante la Messa in Rito Ambrosiano antico a cui ho assistito, mi ha colpito questa frase durante il Praefatio:
"Età quia necesse est, ut ab eo, cui plus creditor, amplius exigatur, tu nostras propitius dirigas actiones: ut et propriis non implicemur erroribus, et exuamur externis".
(E poiché è naturale che si esiga da chi ha avuto di più, Tu dirigi propizio le nostre azioni, affinché non solo non ci avviluppiamo nei nostri errori, ma sappiamo non renderci responsabili di quelli degli altri.)
Tutto quanto sta accadendo sembra coinvolgere sempre di più tutti noi fedeli e mi domando, soprattutto pensando ai consacrati e, in particolare, ai Cardinali dei Dubia, fino a quando l'obbedienza non sfumerá nel "rendersi responsabili degli errori altrui".
Scusatemi, la mia non è un'accusa (non mi permetterei mai), ma una domanda dettata dal timore che questa cieca fiducia nello Spirito Santo e nel Non praevalebunt sia ormai un velo per coprire un certo fatalismo deresponsabilizzante e molto prossimo al pessimismo.

Luisa ha detto...

Non so se può interessarvi, in Colombia in un`omelia Bergoglio ha detto queste parole che hanno scioccato dei lettori del Forum catholique:

"La menzione delle donne – nessuna di quelle evocate nella genealogia appartiene alla gerarchia delle grandi donne dell’Antico Testamento – ci permette un avvicinamento speciale: sono esse, nella genealogia, quelle che annunciano che nelle vene di Gesù scorre sangue pagano, e a ricordare storie di emarginazione e sottomissione."

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2017/documents/papa-francesco_20170908_omelia-viaggioapostolico-colombiavillavicencio.html

http://www.leforumcatholique.org/message.php?num=834591

Anonimo ha detto...

"Non ci sarebbe nulla di negativo se non fosse favorita e accentuata la 'localizzazione'"
Non sono d'accordo. Se si legge a fondo la modifica apportata al canone 838, si evince cha la posizione della Sede Apostolica ne esce più rafforzata rispetto a prima. Inoltre l'iter seguito prima della pubblicazione appare più corretto.

mic ha detto...

A una prima lettura sembra che la differenza sia solamente pratica o procedurale, invece diventa sostanziale. La centralità di Roma sembra confermata, ma IMPLICITAMENTE si autorizzano modifiche LOCALI che vengono chiamate "adattamenti approvati a norma del diritto dalla Conferenza Episcopale". Modifiche che richiedono conferma ma, conoscendo l'andazzo della maggior parte delle diocesi e persino i pruriti di intercomunione (non solo con eretici e scismatici ma anche con gli infedeli), che hanno già avuto non poche attuazioni, cosa possiamo aspettarci se non il moltiplicarsi degli abusi e delle profanazioni nonché l'ulteriore annacquamento di un rito della cui struttura mirabile è già stato fatto scempio....
Inoltre le sue affermazioni generiche mostrano che non tiene alcun conto di tutte le precedenti riflessioni sulla collegialità e la revisione della Liturgiam authenticam che ho segnalato.

Anonimo ha detto...

Anonimo ha detto...
"Non ci sarebbe nulla di negativo se non fosse favorita e accentuata la 'localizzazione'"
Non sono d'accordo. Se si legge a fondo la modifica apportata al canone 838, si evince cha la posizione della Sede Apostolica ne esce più rafforzata rispetto a prima. Inoltre l'iter seguito prima della pubblicazione appare più corretto.
Egregio,
ammesso & non concesso che Lei abbia ragione, tenga ben presente che ciò che REALMENTE sta scritto in quel testo (e ciò vale anche per il 99% dei testi usciti da Roma nell'ultimo mezzo secolo) è secondario rispetto a come viene recepito. In quelle righe ci poteva stare scritto di tutto. Ciò che hanno capito TANTO i critici (come noi) QUANTO gli entusiasti (e non ne mancano) è che concede libertà (quasi) assoluta in campo liturgico. Stia ben certo che nessuno smentirà UFFICIALMENTE tale chiave di lettura.

Anonimo ha detto...

https://anonimidellacroceblog.wordpress.com/2017/09/09/spifferi-parte-xli-la-profanazione-delleucaristia-e-cominciata-ed-e-una-realta-nella-diocesi-di-torino-di-fra-cristoforo/

A. ha detto...

Forum catholique:

"La menzione delle donne – nessuna di quelle evocate nella genealogia appartiene alla gerarchia delle grandi donne dell’Antico Testamento – ci permette un avvicinamento speciale: sono esse, nella genealogia, quelle che annunciano che nelle vene di Gesù scorre sangue pagano, e a ricordare storie di emarginazione e sottomissione."

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2017/documents/papa-francesco_20170908_omelia-viaggioapostolico-colombiavillavicencio.html

http://www.leforumcatholique.org/message.php?num=834591

Per favore. Il modo migliore per mettere in crisi la battaglia per la Tradizione è quella di legarsi a questi particolari. PARTICOLARi che sono stati ben esaminati dai Padri Della Chiesa. Infatti:
a) le ave del Signore "*nate*" pagane, poi hanno abbracciato l'Ebraismo. Il fatto che gli Evangelisti le nominino, è fatto proprio per metterci in guardia da idolatrie "razziali";
b)inoltre sempre secondo i PADRI, ne parlano proprio per dimostrare che Gesù è venuto porre la salvezza a disposizione di tutti

Anonimo ha detto...

CdA a tutta birra ?
http://www.repubblica.it/vaticano/2017/09/09/news/_liturgia_sia_espressione_del_popolo_il_papa_concede_piu_liberta_agli_episcopati-175050378/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P5-S1.8-L

Anonimo ha detto...

Sul controllo della Santa Sede, MiL riassume così:

La S. Sede non avrà più il compito della preventiva "recognitio" (esame o revisione attenta e dettagliata sulle traduzioni in lingua vernacola; si veda nota 1) sulle traduzioni eseguite dalle Conferenze Episcopali ma solo quello della "confirmatio" (successiva).

Ovvero: prima si fanno scappare i buoi dalla stalla, e poi ...

Anonimo ha detto...


# Su questa riforma del c. 838 sarebbe interessante sentire l'opinione "tecnica" di un canonista. Noi qui stiamo discutendo sulla base di una prima impressione, da non addetti ai
lavori. Prima impressione che non è detto sia errata.

La mia impressione è appunto simile a quella della maggioranza degli intervenuti sinora: si danno maggiori competenze alle Conf. Ep. in materia liturgica, competenze per altro già previste dal Concilio però concesse finora solo in parte dalla S. Sede.

Forse mi sbaglierò ma mi sembra che il Concilio, all'art. 36 par. 4 della Sacr. Conc. conferisca alle "competenti autorità ecclesiastiche territoriali" il potere di "approvare" le traduzioni in lingua locale: "Conversio textus latini in linguam vernaculam in Liturgia adhibenda, a competenti auctoritate ecclesiastica territoriali, de qua supra [par. 3] approbari debet". Il par. 3 afferma che sono le Conf. Ep. a decidere "l'ammissione e l'estensione della lingua nazionale" (de usu et modo linguae vernaculae statuere) per poi approvarla.
Naturalmente il loro lavoro deve poi passare al vaglio di Roma. Ma al vaglio, come? Questo è il punto. E'Roma che deve alla fine autorizzare o meno l'adozione di queste traduzioni,
non solo in via preclusiva (se non autorizza, non entrano in vigore) ma entrando nel merito; oppure, Roma svolge un controllo che, per quanto accurato (in teoria), si limita a riconoscere la traduzione approvata dalle Conf. Ep.? In quest'ultimo caso il Papa farebbe per così dire "il passacarte" dei vescovi riuniti nelle Conf. Ep.
Il termine "recognoscere" è qui ambiguo. Lo si usa per tradizione nella filologia classica per indicare il lavoro di chi ha edito criticamente un testo. P.e., nella 'Metafisica' di Aristotele edita nel 1957 presso Oxford dal grande Werner Jaeger, si legge in copertina: Aristotelis Metaphysica, recognovit brevique adnotatione critica instruxit W. Jaeger = Ar. Met., W. Jaeger editò premettendovi una breve introduzione critica. Ora, poiché il "lavoro" del Papa non può limitarsi a quello del filologo che pubblica criticamente un testo, in italiano il CIC intendeva il "recognoscere" nel senso forte di "autorizzare", andando oltre il significato letterale. Ora invece, il motu proprio di Papa Francesco ripropone il senso letterale del termine (il Papa dunque soprattutto edita criticamente il testo) mettendo in secondo piano il momento della autorizzazione, svalutato rispetto all'analisi della correttezza filologica (e dottrinale) della traduzione.
Nel suo motu proprio, Papa Francesco ha citato anche l'art. 40 della Sacr. Conc., che è proprio quello che stabilisce la famigerata creatività liturgica, nel principio del "progressivo adattamento liturgico", da attuarsi in particolare ad opera delle "competenti assemblee episcopali territoriali di vario genere legittimamente costituite" (art. 22, par. 2), con l'approvazione di Roma, certo, ma da concepirsi come?

Ma all'opposto il motu proprio vuole rafforzare il potere della Prima Sedes sulla liturgia, come sostengono alcuni?
Cosa ne pensano i canonisti, che sicuramente si esprimeranno su questo testo?
PP

Angelo ha detto...

Ma implicitamente e conoscendo il tipo non sconfineremmo in giudizi temerari, asserire che in NSGC scorreva sangue pagano a me fa comprendere che oltre a sminuirne (e mantengo un basso profilo) la propria regalità divina ed umana, Maria Santissima era una donna qualunque dal quale Lui è nato senza l'incarnazione per opera dello Spirito Santo.
In ogni caso nella migliore delle ipotesi ha peccato in superficialità perché quando si parla al popolo fedele non si devono proferire frasi ambigue che generano confusione.
O forse al papa regnante questo piace particolarmente no?

Rr ha detto...

....storie di emarginazione e sottomissione ....

L'unica cosa che gli interessa, oltre che un "appoggio" a sdoganre le donne diacono ( prima, preti poi).

Non se ne può più.

Gederson ha detto...

"La menzione delle donne – nessuna di quelle evocate nella genealogia appartiene alla gerarchia delle grandi donne dell’Antico Testamento – ci permette un avvicinamento speciale: sono esse, nella genealogia, quelle che annunciano che nelle vene di Gesù scorre sangue pagano, e a ricordare storie di emarginazione e sottomissione."

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2017/documents/papa-francesco_20170908_omelia-viaggioapostolico-colombiavillavicencio.html

Talmud?

mic ha detto...

Per Angelo 11:53
Avevo già annotato in altra discussione.
Dal viaggio in Colombia. Bergoglio ha detto che Gesù era anche di sangue pagano. Ma il Messia, il Figlio di Dio deve essere di discendenza regale davidica. Nella genealogia di Gesù della Scrittura ci sono i riferimenti alla moabita Rut (peraltro convertita). Però Rut (che genera il padre di Iesse, che sarà padre di Davide) era un'ava di Giuseppe, che di Gesù è padre putativo non biologico. Gli conferisce la discendenza davidica, ma non gli ha dato il sangue. L'incarnazione (per la natura umana) il Signore ce l'ha dalla Madre e (per quella divina) dallo Spirito Santo.
Se non è malafede è insopportabile pressappochismo.

Anonimo ha detto...

Per Mic delle 15,56: non si può parlare di pressapochismo, perché era stato appena letto (era l'otto settembre) il vangelo di Mt, e il papa stesso dice: "Nel Vangelo abbiamo ascoltato la genealogia di Gesù (cfr Mt 1,1-17)": cfr il sito vaticano citato qui alle 15,22.
La perpetua verginità di Maria, lo ricordo ai lettori, era stata affermata nel II Concilio di Costantinopoli (553, Denzinger 427): cfr il sito http://www.latheotokos.it/modules.php?name=news&file=article&sid=190 Questo portale dimentica il concilio Lateranense I del 649: “La Santa Madre di Dio e sempre vergine immacolata Maria… ha concepito senza seme per opera dello Spirito Santo e ha partorito senza corruzione, permanendo indissolubile, anche dopo il parto, la sua verginità”. (Denzinger 503 [256] in latino qui: http://catho.org/9.php?d=bxq#bhj). Tale dogma, già difeso da S. Ambrogio nel sinodo di Milano del 390, fu insegnato espressamente dal papa S. Leone I (Denz. 291,294 [144] http://catho.org/9.php?d=bxm#bbh) e riaffermato da Pio IV nel 1555(Denz.. 1880[993]), che condanna chi afferma che Gesù "non esse conceptum in utero beatissimae semperque Virginis Mariae de Spiritu Sancto, sed sicut ceteros homines ex semine Ioseph" (http://catho.org/9.php?d=bx5#cif).
Antonio, Roma

Anonimo ha detto...

Latino, l'ideale linguaggio liturgico dell'Occidente
http://www.newliturgicalmovement.org/

Anonimo ha detto...

Però Rut (che genera il padre di Iesse, che sarà padre di Davide) era un'ava di Giuseppe, che di Gesù è padre putativo non biologico. Gli conferisce la discendenza davidica, ma non gli ha dato il sangue. L'incarnazione (per la natura umana) il Signore ce l'ha dalla Madre.
Secondo la Tradizione San Giuseppe e San Gioacchino, padre della Madonna erano parenti, forse cugini.

Anonimo ha detto...

È vero, Liturgiam authenticam non è stata formalmente abrogata; teoricamente, essa dovrebbe continuare a guidare le traduzioni bibliche e liturgiche in ogni parte del mondo. Ma, siccome questo non viene detto espressamente, ciascuno si sentirà autorizzato a tradurre secondo i propri criteri.
http://querculanus.blogspot.it/2017/09/colpo-di-spugna.html#more

Anonimo ha detto...

Però Rut (che genera il padre di Iesse, che sarà padre di Davide) era un'ava di Giuseppe, che di Gesù è padre putativo non biologico. Gli conferisce la discendenza davidica, ma non gli ha dato il sangue. L'incarnazione (per la natura umana) il Signore ce l'ha dalla Madre.
Secondo la Tradizione, San Giuseppe e San Gioacchino erano parenti. Entrambi della tribù di Giuda e della stirpe di Davide. Mentre Sant'Anna era della tribù di Levi, della stirpe di Aronne. E Giuseppe d'Arimatea sarebbe stato zio materno di Sant'Anna, prozio della Santa Vergine e pro-prozio del Signore.

Luisa ha detto...


A proposito del sangue pagano che scorrerebbe nelle vene di Gesù metto il link alla discussione su Forum catholique:

http://www.leforumcatholique.org/message.php?num=834591

"O di *JESSE* Eletto fior" ha detto...

"O di *JESSE* Eletto fior" è uno dei più antichi titoli mariani. E' l'ennesima prova che ANCHE la MADONNA, e non solo San Giuseppe, discendeva da Jesse, quindi da Rut.
Tutto l'antico (apocrifo, ma de facto "accettato" dalla Chiesa per i fatterelli che narra) "Proto-Vangelo" di Giacomo gira sulla parentela tra Giuseppe e Gioacchino. Anche i gli stessi nomi dei genitori della Madonna sono citati la prima volta in quel "Proto-Vangelo".

mic ha detto...

OK. Ma la ragione per cui l'affermazione di Bergoglio trae in inganno è che Ruth la Moabita (e dunque non di stirpe ebrea) divenne credente per sua scelta. Non è rimasta pagana!

Anonimo ha detto...

Credete veramente che, dopo che nella Messa era stato letta la genealogia di Gesù secondo Matteo, il papa pensasse alle pie tradizioni (e non la Tradizione come dice l'anonimo delle 20.06 e 20.25)e agli apocrifi su Maria figlia di Davide(e quindi con sangue pagano)? O non è la solita ambiguità dei modernisti? E ammesso (ma non lo concedo)che pensasse alla discendenza da Maria, perché quella insistenza sul fatto biologico, e non sulla conversione -come dice Mic- che fa entrare nel popolo eletto?
Antonio, Roma

Anonimo ha detto...

www.adelantelafe.com./magnum-principium-martirio-espiritual/

Michele Durighello ha detto...

Vedo con piacere che su questi temi il blog diventa frizzante. Su Meisner etc al contrario di IRINA io non sospendo il giudizio e dico che Dio ha voluto preservarli dal caos che verrà. Sulla questione liturgica io dico che se ci fosse qualche sapiente Vescovo e Cardinale attuerebbe sapienti (e non solo furbe) manovre per distinguere la sua forma mentis e la sua diocesi dando opportuno risalto al breviario e al rito tridentino. Se mi consentite la metafora il Re è sotto scacco e dobbiamo usare TUTTO quel che possiamo perché non venga davvero immobilizzato, altrimenti è inequivocabilmente partita persa.

Michele Durighello ha detto...

Noi in questo momento abbiamo un alfiere (in inglese BISHOP che significa anche Vescovo) che sta dando scacco al suo Signore, è un alfiere che dobbiamo trovare il modo di far mangiare ai nostri avversari per poter tornare a giocare secondo le regole e preservare il nostro Re.Scusate ma ho appena finito LA MOSSA DEL CAVALLO di Camilleri che mi ha fatto riscoprire il piacere di giocare a scacchi, che da troppo trascuravo, e mi ha ispirato queste righe.

Silvano ha detto...

mi posso sbagliare ma mi sa tanto di prove di frammentazione della Chiesa mascherata con la teoria delle "varie sensibilità del contesto sociale storico , geografico e culturale..."