Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 17 giugno 2021

Contro Papa Bergoglio anche i suoi fan. Un pontificato al tramonto

Quella che segue è l'analisi impietosa di Socci sulla presente situazione di questo pontificato suscitata da un tanto clamoroso quanto inatteso scritto di Melloni su Repubblica di ieri. L'esposizione non manca di lacune e fraintendimenti. Ovvio che non basta dirlo e andrebbe argomentato. Ma a dimostrarlo c'è tutta la decennale attività di questo blog con le denunce, le analisi e le sintesi condivise in diretta, in concomitanza con l'anomalo e dirompente svolgersi degli eventi, in presenza di gesti e parole inauditi... E questa, intanto, è una semplice presa d'atto, per la cronaca, che si va facendo sempre più incalzante. La possibilità delle dimissioni è in ogni caso già prefigurata [qui]

Contro Bergoglio anche i suoi fan.
Un pontificato al tramonto

Cosa sta succedendo nella Chiesa Cattolica? Siamo alla vigilia di un terremoto? Molti segnali inducono a pensarlo e quello arrivato ieri dalle colonne di “Repubblica” – a firma di Alberto Melloni – è davvero clamoroso, perché mostra il duro divorzio di certe aree cattoprogressiste da papa Bergoglio che prima sostenevano entusiasticamente.
Melloni – simbolo della “Scuola di Bologna” e dell’ala “progressista” della Chiesa – inizia la sua requisitoria sottolineando che il cardinale tedesco Marx, nella sua recente lettera di dimissioni, “ha di fatto chiesto le dimissioni del Papa”.
Marx è il leader del potente e ricco episcopato tedesco che, con il suo Sinodo, sembra voler fare una rivoluzione. I vescovi tedeschi sono gli storici sostenitori di Bergoglio, ma la loro fuga in avanti non ha il suo appoggio e ora sono palesemente delusi.

Melloni cita poi altre episodi recenti, come il decreto papale che limita a dieci anni “il mandato dei capi e degli organi dei movimenti ecclesiali”. Norma che – secondo Melloni – “comprime i diritti dei fedeli” e “fissa la liquidazione dei capi in carica in nome di un bene definito ideologicamente”.

Peraltro si tratta di capi di movimenti che sono tutti allineatissimi al pontificato bergogliano e che, in questi anni, sono praticamente appassiti: non se ne vede più la vitalità, né la presenza pubblica (il decreto, a parer mio, ha una sua positività).

Poi Melloni critica l’“esilio di Enzo Bianchi dalla sua comunità” che ritiene addirittura “un danno alla credibilità ecumenica della Chiesa”.

Attacca inoltre l’ispezione ordinata da Bergoglio alla Congregazione del clero, “gesto” dice Melloni “inedito e inutile… che dice della ruvidità con cui viene trattato anche chi – ad esempio il prefetto uscente cardinale Stella – ha servito il Papa lealmente”.

Va ricordato che il card. Stella è ritenuto uno degli strateghi dell’elezione di Bergoglio, nel 2013, perciò questa è un’altra rottura pesante del pontefice con il suo mondo. Stessa critica melloniana per “l’audit del vicariato di Roma” disposta da Bergoglio a cui viene imputato di dare “credito a chiacchiere”.

Melloni inoltre è durissimo su tutta la vicenda del card. Becciu. Secondo lui probabilmente “l’impianto accusatorio è ancora fragilissimo” e si vuole “evitare che una difesa puntuta mandi in mondovisione un processo al governo centrale”.

Dietro questi e altri episodi, spiega Melloni, “alcuni vedono l’influsso eccessivo di consiglieri grossolani; altri il piglio autoritario già rimproverato al giovane papa Bergoglio nella compagnia”. Però l’accumularsi di tali casi, secondo l’intellettuale progressista, “prepara una tempesta”.

Non è il primo “missile” che piove su Bergoglio dalla sinistra clericale. Ma ora appare chiaro il suo crescente isolamento: basta considerare i casi elencati da Melloni (il card. Marx e i vescovi tedeschi, i movimenti ecclesiali, Enzo Bianchi, il card. Stella, il card. Becciu, il vicariato) per rendersi conto che sono tutte personalità e mondi che erano suoi sostenitori.

Il papa argentino è una personalità complessa, a volte difficile da decifrare. Certi suoi iniziali accenti su Gesù hanno toccato corde profonde come il bisogno di misericordia di noi uomini moderni, ma il Vangelo dice che il Buon Pastore è anche la Verità fatta carne e chiede la conversione.

Nella sua attuale solitudine il papa si trova a dover amaramente constatare che il suo pontificato, ormai da tempo, precipita verso un doloroso fallimento.

Perfino il leader storico della comunità di S. Egidio, Andrea Riccardi, che è di casa in Vaticano, ha pubblicato un libro, “La Chiesa brucia: crisi e futuro del cristianesimo”, dove intravede uno scenario apocalittico: la “fine del cattolicesimo” e “un mondo senza la Chiesa”.

Se si pensa all’enfasi con cui Bergoglio era stato acclamato, all’inizio, nel mondo ecclesiastico (si sognava un trionfale “effetto Bergoglio”) si può capire quanto è cocente oggi la disillusione.

La Chiesa – dopo questi otto anni – non è fiorita, ma appare annichilita. La vita religiosa è in stato comatoso. Il suo governo centrale, in Vaticano, è nel caos permanente. La confusione, anche dottrinale, regna sovrana in tutta la comunità ecclesiale. Devastante il bilancio della pratica liturgica domenicale e delle vocazioni, ormai in caduta libera (fra l’altro con il crollo dei matrimoni sacramentali). Clero e vescovi sembrano allo sbando.

Chi pensava che rompere con i grandi pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI avrebbe assicurato un futuro radioso, oggi è smentito. Chi – come Bergoglio, magari con le migliori intenzioni – s’illudeva che la Chiesa, annacquandosi nel mondo, potesse rinvigorirsi, oggi assiste alla storica disfatta.

D’altronde i sociologi della religione – come Rodney Stark – lo avevano dimostrato da anni (del resto il Vangelo dice che se il sale perde il suo sapore diventa inutile).

Oggi la voce della Chiesa non si distingue più da quella dell’Onu. La voce di Pietro non contrasta le ideologie dominanti, laiciste e di sinistra, anzi spesso è in consonanza e suscita – con tale politicizzazione – lo sconcerto dei fedeli e l’entusiasmo dei nemici di sempre della Chiesa.

A parte i rari interventi di Benedetto XVI, non si sente più una voce cattolica che orienti i credenti, e i popoli tutti, in continuità con il magistero costante della Chiesa. Mai la Chiesa era stata così conformista e così irrilevante nel mondo su questioni oggi di enorme portata per l’umanità.

Hanno fatto il deserto e lo hanno chiamato “rivoluzione”. Ma ogni rivoluzione divora i suoi figli e così ora si assiste alla rottura fra Bergoglio e i suoi sostenitori.

La crisi in corso potrebbe indurlo alle dimissioni (improbabili) o ad andare disperatamente avanti in attesa della “tempesta” preannunciata da Melloni.

Infine c’è una terza possibilità: papa Francesco potrebbe riconoscere che il tentativo di dare un futuro alla Chiesa adattandola alla mentalità mondana è fallito e che la strada giusta è quella di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Sembra impossibile, come i miracoli. Che però possono accadere.

Certo, oggi bisogna avere un grande coraggio per riprendere la via eroica di papa Wojtyla e Ratzinger, perché questo è un tempo di persecuzioni. Benedetto XVI, nel suo ultimo intervento, ha affermato che “la vera minaccia per la Chiesa, e quindi per il servizio petrino, viene dalla dittatura universale di ideologie apparentemente umanistiche, contraddire le quali comporta l’esclusione dal consenso di base della società”.

Ratzinger ha elencato i dogmi di queste ideologie sottolineando che “oggi coloro che vi si oppongono sono socialmente scomunicati… La società moderna” ha aggiunto “intende formulare un credo anticristiano: chi lo contesta viene punito con la scomunica sociale. Avere paura di questo potere spirituale dell’Anticristo è fin troppo naturale”.

Ma Francesco (oltre a Dio) avrebbe accanto a sé Benedetto XVI e tutti i fedeli (rimasti) cattolici del mondo, che sono tantissimi. Così la Chiesa potrebbe davvero aiutare la libertà dei popoli.
(Antonio Socci, Lo Straniero – 16 giugno 2021)

30 commenti:

Anonimo ha detto...

Ex Bononia nihil nisi malum.

Anonimo ha detto...

Non so. Appoggiarsi alle analisi di Melloni, no. Fare il massaggio vaticansecondista a BXVI, anche no. Guardare alla Conferenza Episcopale tedesca, no no. Credo sia bene procedere, che tutti i cattolici procedano esaminando la situazione generale per quello che possono; esaminando invece la loro situazione personale con grande attenzione, in particolare esaminando il loro essere o non essere cattolici e perché. Grande franchezza e sincerità interiore; chiese, chiesine, chiesuole alternative non mancano e se la Chiesa Cattolica dovesse essere colpita da uno scisma, il ventaglio delle scelte si amplierebbe. Chi ha scoperto in questi anni di sentirsi buddista vada in pace dai buddisti, chi si sente islamico idem, così per chi si sente induista, scintoista, ebraico, satanista, primitivo, incas, sumero-accadico, assiro babilonese, hurrita, hittita, egizio, etrusco, greco, romano, persiano, elamita, germanico, celtico, manicheo, massone, occultista, protestante a prescindere, vada in pace.
Chi invece desidera essere Cattolico, legga e studi il Catechismo della Dottrina Cristiana del 1912 pubblicato per ordine del Sommo Pontefice S. Pio X, così da farsi un'idea della lingua che si parla nella Chiesa Cattolica, in modo da poter ripartire senza quinte colonne all'interno di cui ora, anche basta!

Anonimo ha detto...

Sembra un tentativo da parte della scuola di Bologna di condizionare il pontefice affinché appoggi il loro candidato alla carica di Presidente della Repubblica.

Anonimo ha detto...

La lettura fornita da Melloni, l'esponente principale della scuola teologica progressista di Bologna, riguardo le dimissioni del cardinale Marx è dirompente. Sarebbero state una richiesta neanche troppo implicita di dimissioni a Bergoglio.

Le motivazioni non lascerebbero infatti molto spazio alle interpretazioni. Se Marx dichiara di sentirsi responsabile per non aver lottato adeguatamente contro la questione abusi negli ultimi anni e se tutta l'istituzione ecclesiastica è correa di questa colpa, chi se non Bergoglio stesso dovrebbe seguire l'esempio di Marx?

La lettura di Melloni chiaramente deriva da fonti ben più dirette di quelle che potremmo avere noi e dunque non va ignorata. Così come non va presa sotto gamba la conclusione dell'articolo, che profetizza "una tempesta imminente".

I progressisti stanno preparando qualcosa contro il "loro" Papa?

D'altronde anche le persone più in malafede del mondo non possono che prendere atto, dopo tutti questi anni, che il pontificato di Bergoglio sia stato un disastro sotto ogni aspetto, senza se e senza ma.

Di seguito, alcuni stralci dall'articolo "Il giugno nero della Chiesa", di Alberto Melloni:

Che nel papato di Francesco ci sia un' autenticità cristiana ineguagliata, lo si vede a occhio nudo. Più difficile è vedere se c' è un filo che lega fatti che si inanellano in questo giugno nero per la dimensione istituzionale della Chiesa. In principio c' è il cardinale Marx. Dimettendosi per denunciare l' inerzia della Chiesa, ha di fatto chiesto le dimissioni del Papa. Insegnando a Francesco come si "assume la colpa", gli ha imputato impotenza in quei metodi spicci che, diventati l' unica cura dell' omertà sui crimini pedofili, non possono più discernere fra calunnie e denunce. La risposta del Papa è stata pubblicare la missiva "personale" di Marx il 3 giugno e il 10 respingere le dimissioni. Mescolando Lc 5 e Gv 21, ha ricordato a Marx che nella Chiesa pasce chi ama e non chi mena.

Successivamente Melloni elenca la disastrosa decisione di porre un limite di 10 anni al mandato di chi guida i movimenti ecclesiali (CL, Neocatecumenali ecc), compresi i fondatori, la vicenda Enzo Bianchi, il mandato a mons. Miragoli di ispezionare la congregazione per il clero salvo poi nominare un prefetto quattro giorni dopo, una strana vicenda interna alla Santa Sede, gli sviluppi dell'affare Becciu e, dulcis in fundo, la gestione della comunicazione nell'affaire della comunione a Biden. E siamo solo a metà mese!!!

Infine il 6 giugno il Papa ha fatto cenno all' Angelus all' eucarestia come «pane dei peccatori». Una frase indirizzata alla conferenza episcopale americana che deve votare su se o chi possa negare a Joe Biden la comunione per la sua posizione pro choice, in materia di aborto. Forse la segreteria di Stato ha già disinnescato la bomba: ma se il Papa non lo avesse ordinato o permesso il rischio che il secondo presidente cattolico sia bersaglio della sua Chiesa c' è. C' è un filo fra questi atti? Alcuni vi vedono l' influsso eccessivo di consiglieri grossolani; altri il piglio autoritario già rimproverato al giovane papa Bergoglio nella compagnia. Non cambia. Fossero anche eventi slegati, il loro accumularsi è un fatto che (per stare a Lc 5) prepara una tempesta.

In pratica, conclude Melloni, in pochi giorni si è accumulata una montagna di pasticci, dovuti (traduciamo noi) ad un cerchio magico di collaboratori completamente inadeguati e al vizio di Bergoglio di decidere da solo senza guardare in faccia a nessuno. Bella roba!!!
Cammpari & De Maistre

Anonimo ha detto...

QUALCUNO HA L'ARTICOLO COMPLETO?
Quando parla un uomo dell'establishment titolare unico della narrativa sulla chiesa per tutta l'editoria (anche in Mondadori di Berlusconi, per le pubblicazioni sulla chiesa... da quella masnada di mercenari dissennati che sono i berluscones... domandano a Melloni, non sapendo che è un tutt'uno con il milieu liberal-radicale), bisogna leggere. Perché mentre noi fessi ci occupiamo di teologia, e ci giochiamo papi e conclavi sul sesso degli angeli, quegli altri pensano unicamente al potere e alla politica, e rovesciano papati e comprano conclavi....per tempo
Cit. Antonio Margheriti

Anonimo ha detto...

Potrò certamente sbagliarmi, ma l'impressione è che i "sangallesi", per miopia politica, non abbiano compreso l'effettiva sostanza del peronismo ed ora si trovino a doverne subire, impotenti, gli ovvi svolgimenti ...
Cit. Michele Gaslini

Anonimo ha detto...


Delusione dei Novatori, che vogliono il caos - miopia e cecità di Socci

DA quanto riportato, la posizione di Melloni sembra abbastanza chiara: esprime la profonda delusione della componente modernista più accesa che, in Germania come in Italia come altrove, si attendeva da Bergoglio (seguace della teologia della liberazione in formato "indio" o "popular" che dir si voglia, aperto alle istanze volte al "superamento" della morale cristiana tradizionale, apertissimo al dialogo ecumenico, ostilissimo all'Ordo Vetus) un'avanzata decisiva verso l'attuazione radicale del rinnovamente impostato dal Vaticano II.
Bergoglio si è messo indubbiamente su questa strada ma ha trovato evidentemente degli ostacoli imprevisti, che ne hanno rallentato l'azione, agli occhi dei Novatori. Nell'articolo citato di Melloni non si parla del sacerdozio femminile, altro cavallo di battaglia dei vescovi tedeschi e di "teologi laici" come Melloni. Eppure, dopo aver tenuta viva l'istanza con l'accettare gruppi di studio per studiar meglio la questione, la riforma del diritto penale della Chiesa appena promossa, impone addirittura la scomunica latae sententiae per chi ordinasse una donna e per la donna stessa. Come a dire: questione chiusa, anche se in modo indiretto.
Evidentemente B. ha trovato un'opposizione interna che lo ha costretto ad approvare questa misura radicale. Ogni discorso sulla donna-prete dovrebbe dunque terminare.

Dispiace, invece, che Socci continui a vedere nei due "grandi pontificati" di GP II e Bened. XVI la via maestra alla quale la Chiesa dovrebbe ritornare. Continua a non capire il male fatto dal Vaticano II e come e qualmente quei due Papi, certo migliori di Bergoglio, abbiano comunque contribuito alla dissoluzione della Chiesa, perseguendo il dissennato ecumenismo impostato dal Concilio, facendo propri elementi della cultura laica odierna quali la "libertà di coscienza" apportatrice di indifferentismo, agnosticismo, perdita della vera fede. Per tacere del loro mantenimento del nuovo rito, cui il Summorum pontificum cerca in realtà di subordinare il Vetus Ordo.
Socci afferma che non c'è nessun vescovo che parli oggi il linguaggio della vera Chiesa. Non ha mai sentito nominare mons. Viganò e mons. Schneider? Ma sono entrambi critici del Concilio, il primo in maniera radicale e definitiva. E il Concilio, non si deve toccare, crolli pure la Basilica di S. Pietro sulle sue fondamenta!
L'incomprensione dei mali contenuti in quel vaso di Pandora che è il Vaticano II, deriva probabilmente anche da ignoranza della vera dottrina della Chiesa.

PS. I vari "movimenti ecclesiali" andrebbero sciolti, a cominciare da quelli di taglio "ecumenico", "carismatico" e roba del genere.
T.

Anonimo ha detto...

L'articolo di Melloni lo interpreto come il fatto che chi lo ha messo dov'è ora lo vuole fare fuori. Le finte dimissioni di Marx servivano a farlo confermare nel suo ruolo di capofila dei vescovi tedeschi che vogliono accelerare verso questa rivoluzione (che è il motivo per cui lo hanno portato su). Ora che hanno ottenuto l'effetto di rafforzare Marx davanti ai conservatori, si stanno preparando a una grossa spallata. E questo articolo va in questa direzione.
Cit. Francesco Sollazzo

Anonimo ha detto...

Povero Socci, che delusione! che spreco di energie mentali, il suo, per rimanere impantanato a metà del guado, a sbraitare, ma senza voler arrivare al fondo della questione, alle radici del male, solo estirpando le quali si può riportare in auge la vera Chirda di Cristo, il cd piccolo resto. Forza Antonio, basta un piccolo sforzo! Pace e bene

Da il Sismografo, il testo di Melloni ha detto...

Vaticano
Il giugno nero della Chiesa

(Alberto Melloni - repubblica.it) Che nel papato di Francesco ci sia un'autenticità cristiana ineguagliata, lo si vede a occhio nudo. Più difficile è vedere se c'è un filo che lega fatti che si inanellano in questo giugno nero per la dimensione istituzionale della Chiesa. In principio c'è il cardinale Marx. Dimettendosi per denunciare l'inerzia della Chiesa, ha di fatto chiesto le dimissioni del Papa. Insegnando a Francesco come si "assume la colpa", gli ha imputato impotenza in quei metodi spicci che, diventati l'unica cura dell'omertà sui crimini pedofili, non possono più discernere fra calunnie e denunce. La risposta del Papa è stata pubblicare la missiva "personale" di Marx il 3 giugno e il 10 respingere le dimissioni. Mescolando Lc 5 e Gv 21, ha ricordato a Marx che nella Chiesa pasce chi ama e non chi mena.
Il 3 giugno Francesco aveva fissato per decreto generale il limite di 10 anni consecutivi al mandato dei capi e degli organi dei movimenti ecclesiali, salvo deroghe: una norma che comprime i diritti dei fedeli, fissa la liquidazione dei capi in carica (Carrón, Impagliazzo, Martinez, ecc.), mette sub iudice i fondatori viventi (Amirante, Kiko, ecc.): in nome di un bene definito ideologicamente.
Il 7 giugno Enzo Bianchi partiva per l'esilio dalla sua comunità: il Papa aveva cercato di spiritualizzare il (suo) decreto che lo disponeva; ma ora che gli psicologismi che lo avevano ispirato si sono rivelati invincibili, resta un danno alla credibilità ecumenica della Chiesa e un monastero in frantumi.
Lo stesso giorno Francesco ha chiesto a monsignor Egidio Miragoli di "ispezionare" la congregazione del clero: gesto inedito e inutile, giacché quattro giorni dopo è stato nominato prefetto monsignor You Heung-sik che una recognitio poteva farsela da sé; ma che dice della ruvidità con cui viene trattato anche chi - ad esempio il prefetto uscente cardinale Stella - ha servito il Papa lealmente.
È coevo l'audit del vicariato di Roma affidato dal Papa a Alessandro Cassinis Righini - ex Deloitte e ora revisore della Santa Sede. Anche qui un atto che rincara la sfiducia palesatasi il 25 aprile in San Pietro, quando il Papa aveva puntato il dito contro il segretario generale del vicariato monsignor Pedretti e gli aveva imputato la morte per crepacuore di un collaboratore, e dato credito ad altre chiacchiere.
Intanto il 9 giugno un'altra puntata dell'affaire del cardinale Becciu, contro cui si sta preparando un rinvio a giudizio che si dice voluminoso. Per trovare documentazione "indispensabile per la dimostrazione della sussistenza delle ipotesi di distrazione di fondi pubblici" (così la pm Gerace) la polizia giudiziaria italiana e vaticana ha perquisito la diocesi di Ozieri.
Figlia di una rogatoria diplomaticamente suicida, perché impedirà d'ora in poi alla Chiesa di invocare le proprie immunità, la perquisizione potrebbe voler dire che l'impianto accusatorio è ancora fragilissimo ed evitare che una difesa puntuta mandi in mondovisione un processo al governo centrale; oppure potrebbe essere un modo per mettere pressione al porporato, sottovalutando l'antropologia sarda.
Infine il 6 giugno il Papa ha fatto cenno all'Angelus all'eucarestia come «pane dei peccatori». Una frase indirizzata alla conferenza episcopale americana che deve votare su se o chi possa negare a Joe Biden la comunione per la sua posizione pro choice, in materia di aborto. Forse la segreteria di Stato ha già disinnescato la bomba: ma se il Papa non lo avesse ordinato o permesso il rischio che il secondo presidente cattolico sia bersaglio della sua Chiesa c'è.
C'è un filo fra questi atti? Alcuni vi vedono l'influsso eccessivo di consiglieri grossolani; altri il piglio autoritario già rimproverato al giovane papa Bergoglio nella compagnia. Non cambia. Fossero anche eventi slegati, il loro accumularsi è un fatto che (per stare a Lc 5) prepara una tempesta

Anonimo ha detto...

Si riparte da San Pio X. Dentro, i Cattolici. Fuori, le banderuole.

Anonimo ha detto...

Socci è spesso troppo enfatico e teatrale. Forse in questa sua analisi qualche ragione ce l’ha. Certamente l’unico che sin dall’inizio (anche se era ampiamente intuibile) ha detto che questo pontificato sarebbe finito con gli stracci che volavano in piazza è Ariel Levi Di Gualdo.

gianlub ha detto...

Il "vaccinista" e "draghiano" Socci.....e con questo è detto tutto della sua "cattolicità" oltre ad ignorare l'arc Viganò....Complimenti..."ottima carriera"

Anonimo ha detto...

Comunque Bergoglio, giunto al capolinea, dovrà concludere il suo mandato con l'atto finale, ad Astana:
ISTITUZIONE DELLA RELIGIONE UNICA MONDIALE. Tra pochi giorni.
Poi uscirà di scena, per far entrare tra acclamazioni "uno più grande di lui".
E' necessario tenere gli occhi ben aperti, perchè non tutti capiranno la gravità dell'evento, predetto circa 2500 anni fa.

mic ha detto...

Strano che di Astana non si sia più sentito parlare

Ne davamo notizia qui
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2021/01/il-kazakistan-attende-la-visita-di-papa.html
e qui
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2021/04/bergoglio-e-la-sua-religione-mondiale.html

Anonimo ha detto...

Non doveva essere proprio a giugno?

tutte le religioni

Voce Contro Corrente |venerdì 05 Marzo 2021 - 13:22
Astana, la capitale del mondo ecumenico che riunisce i leader di tutte le religioni
Si terrà a giugno del 2021 ad Astana, capitale del Kazakistan ribattezzata Nur-Sultan nel 2019, la VII edizione del Congress of Leaders of World and Traditional Religions.

Un incontro dal respiro ecumenico che è stranamente passato sotto silenzio e che vedrà riunirsi i leader religiosi mondiali nel segno della pace e della tolleranza. Tra questi, probabilmente anche Papa Francesco e il patriarca ortodosso di Mosca Kirill.

Pace, tolleranza, unità. Valori nobili e lodevoli, se non fosse che la direzione pare essere quella di un ecumenismo di stampo massonico, ben messo in luce da Missione Paradiso nell’ultima diretta dal titolo “Nuovo Medioevo”.

Il Congresso dei leader religiosi del mondo
Il Congress of Leaders of World and Traditional Religions si è tenuto per la prima volta nel 2003. L’iniziativa è del Presidente della Repubblica del Kazakistan Nursultan Abishevich Nazarbayev.

Come riporta il sito, i rappresentanti della Chiesa cattolica sono stati tra i primi a sostenitori del Congresso durante la visita di Nazarbayev in Vaticano.

La riunione si tiene ogni tre anni. Tra gli obiettivi, la ricerca di “punti di riferimento umani comuni nel mondo e nelle forme tradizionali di religioni” e il funzionamento di un’istituzione interreligiosa internazionale permanente per il dialogo tra le religioni e l’adozione di decisioni concordate.

https://vocecontrocorrente.it/2021/03/05/astana-la-capitale-del-mondo-ecumenico-che-riunisce-tutti-i-leader-religiosi/

Anonimo ha detto...

Sono stati otto anni catastrofici,pieni di contraddizioni e di colpi di scena . Adesso tanti nodi stanno venendo al pettine e la situazione diventa ogni giorno più complicata. Ieri sono andato dal commercialista ed alla fine della dichiarazione dei redditi ho chiesto in che percentuale i suoi clienti destinavano 8x1000 alla Chiesa cattolica .Dopo aver riflettuto mi ha risposto:gli anziani ancora si i giovani no.Credo che conoscendomi abbia cercato di indorare la pillola......

Anonimo ha detto...

In proposito a qualcuno potrà interessare:
https://www.youtube.com/watch?v=9CdhqVswEt0

ASTANA, BERGOGLIO E L'APOSTASIA FINALE

Anonimo ha detto...

No, grazie.

Conosciamo l'efficacia di questi carrozzoni internazionali. Uno o due finiscono per gestirli e gli altri a traino, sottomessi.

Sul testo di Melloni ha detto...

L'HO LETTO CON CALMA
cercando di capire cosa l'ayatollah dei progressisti "cattolici" (in nulla di nulla: è più lontano da me Melloni che il Khomeyni ) ha detto senza dirlo, e se lo dice lui lo pensano tutti loro: in pratica i talebani liberal e ultraprogressisti che hanno scelto la rubiconda faccia suina di Marx, mercé anche il cognome evocativo, vogliono le dimissioni di Bergoglio.
Nulla in contrario, per carità.
Ma per sostituirlo con chi? Col diavolo in persona?
Cit. Antonio Margheriti

Catholicus ha detto...

https://www.informazionecattolica.it/2021/06/17/il-card-comastri-il-progresso-pensato-contro-dio-sta-regalando-una-societa-stanca-di-vivere-violenta-minacciata/

Anonimo ha detto...

Quando tutto sembra perduto, quando sembra che non ci sia più speranza, è l'ora di preparare l'incenso. Il Te Deum sta per cominciare.
padre Thomas de Saint Laurent , Libro della Fiducia

Anonimo ha detto...

Melloni è un ideologo. Pericoloso e potente. È il teorico dell'ermeneutica conciliare della "rottura". Ma appoggiava Bergoglio quanto fautore della rottura al suo culmine. Tant'è che come con Bergoglio "non era mai successo". Ma neppure questo infine è abbastanza rivoluzionario come vorrebbe lui, che vorrebbe che Bergoglio dichiarasse decaduto il papato e il relativo apparato dottrinale, con tutti i vescovi alla pari. Ognuno la sua chiesa in miniatura, purché non ce ne sia una sola, unita, forte, che crei noie al mondo. Insomma, il suicidio. Ma è solo questa liquidazione definitiva espressa in modo chiaro che manca ancora a Bergoglio, nonostante la gravità di quanto ha detto e fatto fin qui.

Anonimo ha detto...

https://www.maurizioblondet.it/bill-gates-vaccinazioni-microchip-e-brevetto-060606-rispiegato-bene/

Bill Gates, vaccinazioni, microchip e brevetto 060606 – Rispiegato bene.
Maurizio Blondet 18 Giugno 2021

......Il caso descritto di seguito si riferisce a un fatto ufficialmente documentato, sebbene ci sia qualcosa di “biblico” in esso.

Il brevetto WO/2020/060606 è stato effettivamente registrato: il 26 marzo 2020. La domanda di brevetto è stata depositata da Microsoft Technology Licensing, LLC, guidata da Bill Gates, il 20 giugno 2019 e, il 22 aprile 2020, il brevetto ha ottenuto lo status internazionale . Il titolo del brevetto è “Sistema di criptovaluta che utilizza dati sull’attività corporea”.

Qual è questa invenzione che le persone di Microsoft hanno deciso di brevettare? L’abstract della domanda di brevetto online afferma :...

Da Lo spigolatore liturgico ha detto...

TRADIZIONE VIVA E TRADIZIONE VIVENTE. CONTINUITÀ E DISCONTINUITÀ.
La tradizione per sua natura è viva.
La tradizione è viva quando la si venera e la si ama, quando la si vive; è viva quando informa il presente e quando la si trasmette integra alle generazioni future. E' viva quando ci si accorge che in passato può esser stata alterata, volutamente o involontariamente, e, dopo accuratissimo studio si giunge a individuare con certezza assoluta in cosa consiste tale alterazione; è viva quando a quel punto si può eliminare l'alterazione. E, in generale, la tradizione è viva quando la si può restaurare, non già per adattarla alle esigenze del presente -ché in tal caso non è più viva- ma per riscoprirne la bellezza velata dal tempo. La tradizione viva poi per ciò stesso è sempre attuale, sempre alla moda. Perché non passa mai di moda. La tradizione vivente -concetto che a partire dall'ultimo concilio è un cavallo di battaglia neomodernistico usato per giustificare ogni novità spacciandola per tradizione- invece è l'uccisione della tradizione viva per adattarla in continuazione alle esigenze dei tempi o delle persone, per fare in poche parole evolvere artificialmente la tradizione vera e farla diventare ciò che non era. E per giustificare tale "omicidio rituale" i modernisti si sono dovuti inventare pure il concetto di "continuità nella discontinuità" in cui, essi affermano, per avere la vera continuità bisogna che ci sia discontinuità. E' un concetto che fa a pugni col principio di non contraddizione che i modernisti sono costretti ad usare per poter giustificare ciò che altrimenti sarebbe ingiustificabile davanti ai loro stessi occhi. Tale concetto è dunque una sorta di paravento che nasconde l'uccisione della tradizione.
Per comprendere la fallacia di tale argomentazione neomodernistica bastano pochi esempi: una strada ferrata, se si interrompe in un punto (discontinuità) per poi ricominciare più in la non ha continuità, il treno si ferma, deraglia, non va avanti, diventa solo un cumulo di lamiere accartocciate. L'impianto elettrico per portare la corrente deve essere tutto in continuità. Se c'è anche un solo, piccolissimo punto di interruzione, cioè di discontinuità, la corrente non passa. Se una conduttura idrica presenta un'interruzione, cioè una discontinuità, non fa più arrivare l'acqua. L'apparato circolatorio deve avere assoluta continuità, se presenta anche un solo punto di discontinuità il sangue non arriva più in tutto il corpo determinando la necrosi degli organi o tessuti non più irrorati. La discontinuità quindi, per sua stessa natura, è assenza di continuità. Parlare dunque di continuità che per esser tale deve presentare discontinuità è da patologia psichiatrica. Roba da frenocomio insomma. Il modernista è incapace di comprendere l'essenza della liturgia antica perché, essendo neoterico, cioè bramando le novità per se stesse la cui esigenza lo ossessiona, è incapace di comprendere il valore delle tradizioni che per lui, il modernista, sono un giocattolo da smontare e rimontare a piacimento, quando non da buttare via. Per il tradizionalista invece le tradizioni sono da amare e venerare, e restaurare laddove necessario. Per tale motivo è il rito antico che ha futuro: perché ha totale continuità col passato. Il rito nuovo non ha futuro proprio perché ha interrotto la continuità col passato. Parafrasando un pochino Paolo VI possiamo dire questo: il messale antico porta sulle nostre labbra la preghiera e i riti dei nostri antenati e dei nostri Santi, dandoci il conforto di una fedeltà al nostro passato liturgico e spirituale, che noi rendiamo attuale per trasmetterlo poi alle generazioni venture (cfr. Udienza generale 26/11/1969).

Anonimo ha detto...

Ieri rileggendo l'Appendice 2, Anno Ecclesiastico, del Catechismo di San Pio X, di nuovo ho ripreso qualche riflessione sulle Quattro Tempora.

Se la chiesa non avesse confinato alla sagrestia queste Quattro Tempora, ma le avesse sempre vissute, predicate, celebrate in tutta la loro ricchezza, con processioni incluse, forse il problema ecologico non si sarebbe presentato con tanta invadenza oppure presentandosi avrebbe comunque dovuto dire: "Ragazzi, unitivi a noi nelle nostre funzioni e processioni nei campi, pregando e pregando cantando, affinché il Creatore ci renda sempre più capaci di ben custodire il Suo creato!"

Invece prostituiti all'ecologia, inevitabilmente paganeggiante, sempre pagana, infine idolatra.

La Chiesa forse conserva ancora qualche biblioteca sulla flora,la fauna, sui minerali, tutte fonti di conoscenza di rimedi, di terapie, indicazioni di usi alimentari ed anche miglioramenti ambientali ottenuti con coltivazioni di piante e/o inserimento di animali. Ma tutto questo patrimonio la chiesa l'ha abbandonato per correre dietro alla scienza del mondo senza radici cattoliche.

Anonimo ha detto...

Bentornato caro " Mastino" ( di nome e di fatto); spero che la mano invisibile di cui parlava in un suo vecchio articolo su Papale Papale sia in procinto di entrare in azione, come avverte Anonimo 01:02

Anonimo ha detto...

AMM,ci sei mancato in tutti questi anni, torna a mordere, ma sul serio, e lascia le impronte, ben tornato, Anto'.

Anonimo ha detto...

Tra esattamente tredici giorni sarà la Festa del Preziosissimo Sangue di Gesù.
Purtroppo non la troverete nei calendari liturgici, è stata abolita. Evidentemente è stata considerata inutile, ridondante e superflua.
Rimane solamente nel Calendario liturgio tradizionale.
A chi ha realizzato la riforma liturgica un grazie (ironico) anche per questo!
(Guido Villa)

Da Il Giornale ha detto...

C'è una frizione interna al mondo progressista. In realtà, l'attrito era abbastanza noto: Jorhe Mario Bergoglio non ha dato seguito alla sfilza di riforme dottrinali che la cosiddetta "ala sinistra" della Chiesa si sarebbe aspettata. Il Sinodo biennale tedesco e le sue velleità, in questo senso, sono abbastanza esplicativi. Il "fronte progressista" - come si chiama per semplificazione - ha iniziato a sgomitare. Il piano della discussione era fermo alle Conferenze episcopali - quella tedesca in primis - e alle loro rivendicazioni, con il cardinale Reinhard Marx che ha provato a dimettersi per il "punto morto" cui la Chiesa cattolica sarebbe arrivata in materia di lotta agli abusi sui minori. Una mossa simbolica e significativa che però Francesco ha respinto, rifiutando le dimissioni del porporato teutonico.